Filosofi maledetti
Di Apostolos Apostolou
Di solito i pensatori maledetti o i filosofi stramaledetti sono questi pensatori che
svuotano dalle fondamenta alcune convinzioni che hanno guidato la tradizione
dell'Occidente per millenni. O possiamo parlare di filosofi del sospetto ( è un termine
coniato da Paul Ricoeur per Marx, Freud Nietzsche). G. Deleuze e M. Foucault
scrivevano: « I pensatori “maledetti si riconoscono dall’esterno per tre caratteristiche:
un’opera bruscamente interrotta parenti abusivi che pesano sula pubblicazione delle
opere postume, un libro mistero, ossia “il libro” del quale non si finisce mai di intuire
i segreti. L’opera di Nietzsche è bruscamente interrotta dalla follia all’inizio del
1889”».( Deleuze - Foucault, “Introduction générale, F.Nietzsche”).
Primo è Diogene di Sinope (ca 400-325) era il fondatore della critica sociale e di
anarchismo. Riprendendo la distinzione tra natura ( Φύσις ) e leggi o convenzione
( Νομος ) – distinzione al centro della speculazione sofistica -, Diogene individua i
modelli di vita naturale nel comportamento degli animali, dei mendicanti e dei
bambini. Con Diogene emerge, forse per la prima volta sullo scenario greco, l'idea
che il bambino rappresenti una natura buona non ancora corrotta dai bisogni artificiali
prodotti dalla vita associata, in contrapposizione all'ideale corrente. Visse a Corinto
per il resto della sua vita, che dedicò interamente a predicare le virtù
dell’autocontrollo e dell’autosufficienza, abitando in una botte. Nessuno dei suoi
scritti ci é pervenuto, ma intorno alla sua figura fiorì una vasta letteratura di aneddoti,
dalla quale é possibile inferire i tratti dominanti del suo insegnamento.
Come:«Alessandro Magno si fece appresso a Diogene, andandosi a mettere tra lui e il
sole. "Io sono Alessandro, il gran re", disse. E a sua volta Diogene: "Ed io sono
Diogene, il cane"Alessandro rimase stupito e chiese perché si dicesse cane. Diogene
gli rispose: "Faccio le feste a chi mi dà qualcosa, abbaio contro chi non dà niente e
mordo i ribaldi."»
Niceforo Gregoras (1295 circa – 1360 circa) è stato uno storicobizantino, autore di
una Storia romana. Niceforo Gregoras esamina l’ontologia, la storia, e la temporalità.
La parola Kairos « Kairos( καιρός ) è una parola che nell' antica Grecia significava
"momento giusto o opportuno" o "momento supremo"» secondo Niceforo Gregoras è
la condizione di possibilità di esprimere qualcosa come “ora”, ora questo, ora quello.
L’ora non è il frammento di un punto-ora sezionato e solo presente ma esibizione come un “lasciare-vedere”. Kairos (tempo), o temporalità (Καιρικότητα)
corrispondano a ciò che esso stesso è “ora”. L’ora non esprime un interno, un atto di
volontà o uno stato – d’animo, in generale un qualunque avvenimento nell’anima.
Con l’ora ( o la temporalità), si pronunzia l’ esserci, non come un presente (alla
mano), ma nel suo essere al mondo, cioè nella specie fondamentale di questo essere al
mondo nel presenziare .La storia secondo Niceforo Gregora significa intanto l’epoca
cioè la momentanea, l’oggi, può essere quello del puro ora, come altrettanto
presenzialità.
Sebastian Franck ( 1499 – 1542 ) è stato un umanista tedesco . Già prete cattolico, poi
pastore protestante e infine vicino all’anabattismo, fu uno dei più importanti scrittori
spiritualisti di Germania, antesignano della libertà di pensiero e della tolleranza
religiosa .Sebastian Franck nel suo pensiero, contesta il potere temporale del papato ,
così Franck rifiuta l'idea di uno «stato cristiano», che gli appare una struttura
organizzata per la violenza e la repressione delle libertà dei cittadini, incompatibile
con il messaggio evangelico e con il diritto di ciascuno di professare qualunque idea
politica e religiosa. Una religione fatta di regole è necessariamente intollerante e
ipocrita: «se si usa la forza in materia di fede, se si racchiude in un ordinamento il
libero cristianesimo - volendo insegnare allo Spirito santo, portarlo a scuola e
prescrivergli leggi - se si convocano concilii che decidano come, cosa, quando e
perché fare o non fare questo e quello, allora la Chiesa si riempie di ipocriti per questa
costrizione e queste leggi, e per il cristianesimo è finita» Negli scritti di Sebastian
Franck e proprio nei Paradossi esiste un moto principale, quello che dice: “ La vittoria
appartien ai perdenti”.
Giordano Bruno (1548-1600) Il suo pensiero, inquadrabile nel naturalismo
rinascimentale, fondeva le più diverse tradizioni filosofiche influssi ebraici e
cabalistici – ma ruotava tutto intorno a un'unica idea: l’infinito, inteso come
l’universo infinito, effetto di un Dio infinito, fatto d'infiniti mondi, da amare
infinitamente. Bruno sosteneva il copernicanesimo postulando un universo infinito.
Contro le dimostrazioni basate su assunti geometrizzanti – la teoria dei moti- dell’
aristotelismo. Dai presupposti filosofico-religioni di Bruno la filosofia morale, come
già la cosmologia non riusciva a oltrepassare il livello dell’entusiasmo dell’eroico
furore. Il Dio di Giordano Bruno è da un lato trascendente, in quanto supera
ineffabilmente la natura, ma nello stesso tempo è immanente, in quanto anima del
mondo: in questo senso, Dio e Natura sono un'unica realtà da amare alla follia, in
un'inscindibile unità panenteistica di pensiero e materia, in cui dall'infinità di Dio si
evince l'infinità del cosmo, e quindi la pluralità dei mondi, l'unità della sostanza,
l'etica degli "eroici furori". Per queste argomentazioni e per le sue convinzioni sulla
Sacra Scrittura, sulla Trinità e sul Cristianesimo, Giordano Bruno, già scomunicato, fu
incarcerato, giudicato eretico e quindi condannato al rogo dall' Inquisizione della
Chiesa cattolica. Fu arso vivo a piazza Campo de' Fiori nell'anno 1600. L’esaltazione
bruniana del lavoro dell’indefessa e talvolta dolorosa ricerca di nuove mete materiali
come intellettuali che è implicata nelle sue meditazioni etiche, non devono far
dimenticare le ambiguità di fondo di queste.
Niccolo Machiavelli (1496-1527). Machiavelli è considerato un tipico esempio di
uomo rinascimentale. Questa definizione – secondo molti – descrive in maniera
compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine machiavellico. Con il termine
machiavellico si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto
nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese
dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore
negli interessi propri e del suo popolo. Machiavelli parla a un certo punto di un uomo
«il quale d’animo, di prudenza e di bontà superò in quel tempo qualunque cittadino e
merita di essere annoverato intra i pochi che abbino beneficata la patria loro…la bontà
sua non gli lasciò mai venire pensiero nell’animo che fusse al bene universale
contrario.» (Dalla Istorie fiorentine,) La storia è il prodotto dell'attività politica
dell'uomo per finalità terrene esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività,
nella situazione politica e nel pensiero del tempo s’identifica con la persona del
principe. Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai
pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di coraggio. la politica è
una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio rende possibile la
comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia. Cosi la politica e la
storia diventano arti della forza. Non dimentichiamo però quello che scrive
Machiavelli in ( Discorso sopra Pisa , 1499) : «Sognare un mondo diverso, battersi
per costruire una città o un mondo diverso, è davvero credere che sia possibile che il
cielo, il sole, gli elementi, gli uomini, sono pieni di moto, di ordini, e di potenza»
Baruch Spinoza (1632-1677). Spinoza appartiene a una famiglia ebrea di
commercianti, di origine spagnolo o portoghese, fa parte della comunità Talmud Tora
cioè, “lo studio della Legge”. Baruch Spinoza è stato un filosofo “scomodo” secondo
Remo Bodei, perché ha scosso nelle fondamenta delle convinzioni radicate nella
tradizione occidentale. Il Trattato teologico-politico è una delle prime grandi opere in
favore della libertà di pensiero e di culto nello stato moderno, e quindi è un libro sul
Potere. Spinoza smonta profezie e miracoli, denuncia le credenze superstiziose che
puntellano le religioni, sostiene che liturgie e cerimonie nulla hanno a che vedere con
l'autentica pietà, Spinoza ha fatto coincidere Dio con la Natura, negando sia una
divinità personificata, sia la provvidenza divina.”. la causa dell'inconciliabilità del suo
pensiero con l'ebraismo nella sua identificazione di Dio con la natura ( Deus, sive
Natura : Dio, ovvero la Natura) e nel rifiuto di un Dio-persona come quello biblico.
«Dio esiste solo in un senso filosofico», «la legge di Mosè non è vera», «l'anima non
è immortale», le andasse discutendo all'interno della comunità ebraica. Cosi la
Sinagoga il 24 luglio del 1656 ha scomunicato Spinoza. Il testo della scomunica di
Spinoza: «I Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da
tempo delle cattive opinioni e del comportamento di Baruch Spinoza, hanno tentato in
diversi modi e anche con promesse di distoglierlo dalla cattiva strada. Non essendovi
riusciti e ricevendo, al contrario, ogni giorno informazioni sempre maggiori sulle
orribili eresie che egli sosteneva e insegnava e sulle azioni mostruose che commetteva
– cose delle quali esistono testimoni degni di fede che hanno deposto e testimoniato
anche in presenza del suddetto Spinoza – questi è stato riconosciuto colpevole.
Avendo esaminato tutto ciò in presenza dei Signori Rabbini, i Signori del Mahamad
hanno deciso, con l'accordo dei Rabbini, che il nominato Spinoza sarebbe stato
bandito ( enhermado ) e separato dalla Nazione d'Israele in conseguenza della
scomunica ( cherem )» .Louis Althusser sposa il contenuto centrale del pensiero di
Spinoza come scrive Aldo Pardi perché nella filosofia di Spinoza non esistendo
distinzione ontologica tra pensiero e materia, non è possibile una filosofia al di fuori
della società che la esprime.
La filosofia del sospetto (philosophie du soupçon) è un termine coniato da Paul
Ricoeur, divenuto usuale in ambito filosofico per sottolineare una caratteristica che
accomuna le elaborazioni filosofiche critiche delle ideologie, intese come falsa
coscienza, sviluppate nel XIX e XX secolo da Karl Marx, Friedrich Nietzsche e poi
anche da Sigmund Freud.La dominano tre maestri che in apparenza si escludono a
vicenda, Marx, Nietzsche e Freud. Marx, Nietzsche e Freud sono concepiti maestri o
filosofi del sospetto, in quanto hanno saputo esercitare la facoltà dubitante (dubbio
radicale) nei confronti della soggettività alienata ed estranea a se stessa che,
producendo falsi miti, leggende e illusioni, ha di fatto falsificato la realtà. Il sospetto
serve solo a smascherare, demitizzare, a sottoporre a giudizio critico tutte quelle
certezze spacciatesi nel tempo come verità.
Pierre Klossowski ( 1905 – 2001 ) intellettuale ai margini della cultura accademica,
le sue idee proliferarono nelle filosofie del periodo detto del post-strutturalismo
( Gilles Deleuze e Michel Foucault in particolare). Fu, assieme a Georges Bataille, tra
i principali promotori della Nietzsche-renaissance che, nella vita culturale francese
degli anni '60, pose al centro dell'attenzione un Nietzsche riletto alla luce del pensiero
della differenza. Il mito dell'eterno ritorno di Nietzsche per Klossowski diventa una
simulazione che esiste in tutte le teorie che erano culminate nella filosofia
hegeliana.L'Eterno Ritorno è necessariamente un simulacro poiché è la parte
comunicabile di un'esperienza non comunicabile, un fantasma, quindi una
contraffazione. Secondo Klossowski il simulacro dell'Eterno Ritorno è pensato da
Nietzsche come complotto contro il pensiero gregario. E l' otreuomo , è solo un
simulacro di scopo, giacché il Circolo Vizioso in sé non ha fine. Anche un altro
livello del pensiero di Klossowski è il corpo. Il corpo, dice Klossowski, è un insieme
di unità, le politiche di scarica di energia che agiscono a casaccio, e l'identità. Però il
corpo diventa la dinamica dei rapporti e insieme la forza irrappresentabile e ineffabile
che non riesce a decifrare. Anche un altro livello che esamina Klossowski è la legge
cosi come si presenta nella scrittura di Sade, cioè la legge come simulacro della
perversione. Klossowski non ha lasciato la tematica della follia e la sua connessione
con la corporeità. La follia come anti-logica degli scarti o come auto-riflessione del
disincanto della estroflessione della corporeità?
Vilém Flusser (1940-1991) Vilém Flusser, noto a livello internazionale soprattutto
come uno dei più influenti filosofi della comunicazione e della tecnologia degli ultimi
decenni, è nato nel 1920 a Praga e crebbe in una famiglia d’intellettuali ebrei. A
vent’anni fuggì a Londra a motivo dei nazisti ed emigrò in Brasile. Era docente di
filosofia della comunicazione all’Università di São Paulo. Dopo trentun anni di
soggiorno in Brasile rientrò in Europa nel 1972 e si stabilì in Provenza. Di ritorno
dalla sua prima visita a Praga dal tempo dell’emigrazione, morì nel 1991 in un
incidente stradale alla frontiera tra Germania e Repubblica Ceca. Flusser ha parlato
del rapporto fra uomo e tecnica, ma anche esamina l’ emigrazione come pensiero.
L’emigrazione è una situazione creativa dirà Flusser, e dolorosa. Chi lascia la propria
terra soffre, perché mille vincoli lo legano alla patria e, quando questi vengono recisi,
è come se avvenisse un’operazione chirurgica.” Secondo Flusser l’uomo oggi non
pensa ma considera, e questo perché (dirà Flusser quando ha parlato di fotografia) il
pensiero oggi è l’immagine totalmente in debito con la soggettività dello sguardo.
Sicuramente la denominazione di “naudit” (maledetto) venne attribuita da poeta
Verlaine a se stesso e fini col comprendere una serie più vasta di poeti che vivevano
oltre schemi classici rifiutavano alcuni principi e erano anarchici, ricchi di
sregolatezze, per esempio alcol, droga, ecc. I pensatori maledetti sono geni
incompresi che cercano le esperienze esterne e pongono in crisi tutte le certezze e le
condizione esistenziale di squilibrio.
Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia.