IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST IL CONCETTO DI CAMPO di Andrea Aiolfi 5^D LST I.S.I.S. Giulio Natta Anno scolastico 2013-2014 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST INDICE 1. 2. 3. 4. 5. Introduzione …………………………………………………………………. 2 Mappa concettuale ..…………………………..………………………… 4 Il campo elettromagnetico ..…........................................… 5 Il campo magnetico terrestre ..………………………………….… 12 I campi di concentramento nella Seconda Guerra Mondiale .............……………………………………………………..… 15 6. I campi ed i database ..………………………………………………... 19 7. Bibliografia ..……………………………………………………………..... 23 8. Sitografia .…...……………………………………………………………… 23 Anno scolastico 2013-2014 Pag. 1 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 1. INTRODUZIONE In questa tesina ho deciso di studiare il "concetto di campo" che, a primo impatto, può sembrare banale, ma che si rivela originale se si vanno a investigare tutte le sue possibili accezioni, approfondite nelle varie discipline. La materia con cui ho iniziato la stesura di questo lavoro è fisica, in cui ho approfondito il concetto di campo elettromagnetico concentrandomi in particolar modo sui due campi che lo compongono, elettrico e magnetico. Da fisica sono quindi passato a scienze della terra, dove ho analizzato un particolare tipo di campo magnetico, quello del nostro pianeta, il campo magnetico terrestre. Per mezzo poi del vero e proprio concetto generale di campo, sotto descritto, ho studiato la realtà dei campi di concentramento nel periodo della Seconda Guerra Mondiale soffermandomi, in particolar modo, sulla distinzione tra le diverse tipologie esistite. In seguito, ho focalizzato l'attenzione sul campo di concentramento di Mauthausen, da me visitato qualche anno fa. Da ultimo, ho indagato il concetto di campo in informatica, analizzando i database e, in modo particolare, il passaggio dal modello concettuale al modello logico. Il termine campo (dal latino campus “campagna, pianura”, poi “campo di esercitazioni, campo di battaglia”) ha assunto, per evoluzione dai significati principali che già aveva nella lingua d’origine, notevoli varietà di accezioni e di usi, rimanendo però sempre legato alla sua accezione fondamentale, ovvero “spazio libero, contenuto entro limiti concretamente o idealmente determinati e con caratteristiche proprie”. In fisica, con significato generico, “la regione di spazio dove è definita una grandezza fisica”; nella fisica moderna, “la grandezza funzione del punto (per esempio, la temperatura in un fluido, la forza agente su una carica o su una massa puntiforme), descritta da una variabile scalare, spinoriale, vettoriale o tensoriale definita in funzione delle coordinate in una certa regione dello spazio”. In storia, “luogo di internamento e restrizione della libertà personale per soldati nemici catturati e civili considerati pericolosi per l’ordine interno”. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 2 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST In scienze, “campo geomagnetico, regione dello spazio, intorno alla terra, in cui si manifestano gli effetti magnetici”. In informatica, “ciascuna delle informazioni unitarie in cui può essere suddiviso l’insieme dei dati che formano un record”. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 3 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 2. MAPPA CONCETTUALE STORIA I campi di concentramento nella Seconda Guerra Mondiale FISICA Il campo elettromagnetico IL CONCETTO DI CAMPO INFORMATICA I campi ed i database SCIENZE DELLA TERRA Il campo magnetico terrestre Anno scolastico 2013-2014 Pag. 4 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 3. IL CAMPO ELETTROMAGNETICO Ai giorni nostri tutti abbiamo in tasca un cellulare e sappiamo che qualche volta lo possiamo usare e qualche volta no. «Non c’è campo» è una frase che si sente spesso: non c’è campo in montagna e non c’è campo in metropolitana, ad esempio. Ma cos’è che non c’è quando «non c’è campo»? Il fenomeno è questo: i cellulari risentono, quasi ovunque, di una qualche azione, che però non è presente in alcuni luoghi (la montagna, la metropolitana) dove questa grandezza non arriva. Proprio il telefonino ci permette di verificare la presenza o meno del campo elettromagnetico, che, emesso dalle antenne distribuite sul territorio, esercita forze sulle cariche elettriche mobili presenti nell’antenna del telefonino stesso. Dal punto di vista logico il telefonino è come una carica di prova, che ci segnala l’esistenza di un effetto che i nostri sensi non percepiscono. Ma che cos’è in realtà questo campo elettromagnetico? Il campo elettromagnetico è costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. Il campo elettrico è generato nello spazio dalla presenza di carica, mentre il campo magnetico è generato dalla presenza di carica in moto; inoltre, la variazione di un campo determina la presenza dell'altro. Analizziamo ora nel dettaglio questi due campi di forze. IL CAMPO ELETTRICO La presenza di una carica elettrica provoca nello spazio circostante una perturbazione, la quale si propaga alla velocità della luce (300'000 km/s). L’osservazione della perturbazione indotta dalla carica sorgente è resa possibile attraverso la misura della forza con cui si manifesta su una carica esploratrice, a tale entità si dà il nome di campo elettrico. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 5 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST Il vettore campo elettrico πΈβ , ovvero la forza per unità di superficie, è il rapporto tra la forza πΉ in un punto data che si manifesta su una carica q e la carica stessa: πΈβ = πΉ π Nel SI (Sistema Internazionale) l’unità di misura del campo elettrico è newton su coulomb (N/C). Per riassumere, il campo elettrico è la forza per unità di carica in una data posizione. Pertanto, se conosciamo il valore del campo elettrico πΈβ in un dato punto la forza sentita in quel punto da una carica q è: πΉ = q πΈβ Il verso della forza dipende dal segno della carica, in particolare: - Una carica positiva risente di una forza nella stessa direzione e verso di πΈβ ; - Una carica negativa risente di una forza nella stessa direzione e verso opposto a πΈβ . L’intensità di una forza che agisce su una carica q è: F = |q|E. Il campo elettrico di una carica puntiforme L’intensità del campo elettrico E di una carica puntiforme q a una distanza r è: πΈ=π Anno scolastico 2013-2014 |π| π2 Pag. 6 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST L'intensità del campo elettrico dunque non dipende dalla carica di prova q, ma dalla distanza alla quale il campo viene misurato: allontanandosi dalla carica q generatrice del campo, la sua intensità diminuisce. Le linee di forza Un campo elettrico può essere rappresentato graficamente attraverso le linee di forza; ciascuna di esse corrisponde, in ogni punto, alla traiettoria che verrebbe percorsa da una carica elettrica posta in quel punto (ricordiamo che la carica deve essere abbastanza piccola da non modificare in modo sensibile il campo preesistente). Inoltre, in ogni punto di una linea di forza l'intensità del campo è rappresentata da un vettore tangente alla linea in quel punto. La rappresentazione attraverso le linee di forza è abituale in fisica per visualizzare i campi vettoriali, ma va sottolineato che non corrisponde a qualcosa di realmente esistente. Le regole che seguono consentono di definire un metodo assolutamente coerente per tracciare le linee del campo elettrico. Le linee del campo: 1. sono dirette lungo la direzione del vettore campo elettrico in quel punto; 2. partono dalle cariche positive (+) o dall’infinito; 3. finiscono nelle cariche negative (-) o all’infinito; 4. sono più dense dove ha un’intensità maggiore. In particolare, il numero di linee entranti o uscenti da una carica è proporzionale all’intensità della carica. Il flusso del campo elettrico Considerando un campo elettrico che attraversa una superficie di area A perpendicolare al campo, osservando le linee di campo con le loro frecce possiamo facilmente immaginare un flusso del campo elettrico che attraversa la superficie. Definiamo il flusso del campo elettrico nel seguente modo: Anno scolastico 2013-2014 Pag. 7 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST π = πΈπ΄ Se la superficie è parallela alle linee di campo, nessuna linea del campo elettrico attraversa la superficie e quindi il flusso del campo elettrico attraverso tale superficie è nullo: π=0 In un caso intermedio le linee del campo elettrico attraversano la superficie formando un angolo θ con la perpendicolare alla superficie stessa. Nel caso più generale, quindi, il flusso del campo elettrico è il seguente: π = πΈπ΄ cos θ Nel SI si misura in newton per metro quadro su coulomb (Nβm2/C). Flusso del campo elettrico = πΈπ΄ cos θ Flusso del campo elettrico = EA La legge di Gauss Considerando una carica puntiforme positiva q posta al centro di una superficie di raggio r, il campo elettrico sulla superficie della sfera ha intensità costante: πΈ=π π π2 Poiché il campo elettrico è perpendicolare alla superficie sferica in ogni suo punto il flusso del campo elettrico è semplicemente il prodotto di E per l’area della sfera A=4πr2: π π = πΈπ΄ = (π π 2 )(4ππ 2 ) = 4πkq Anno scolastico 2013-2014 Pag. 8 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST Spesso è utile esprimere k in funzione di un’altra costante, ε0, definita dalla relazione k=1/4πε0. Questa nuova costante, chiamata costante dielettrica (o permittività) del vuoto, è: π0 = 1 4πππ = 8,85 β 10−12 C2/N β m2 La legge di Gauss afferma, quindi, che data una carica q racchiusa all’interno di una superficie arbitraria, il flusso del campo elettrico attraverso questa superficie è: π= π π0 Nel SI si misura in newton per metro quadro su coulomb (N β m2/C) IL CAMPO MAGNETICO Così come le cariche elettriche, descritte in precedenza, creano intorno a loro un campo elettrico, così un magnete crea intorno a sé un campo magnetico. β è, dunque, un campo Il campo magnetico π΅ vettoriale generato nello spazio dal moto di una carica elettrica o da un campo elettrico variabile nel tempo. Il suo verso in un determinato punto è dato dal verso nel quale punta il polo nord dell’ago della bussola posta in quel punto. Le linee del campo magnetico sono più dense vicino ai poli e sono chiuse (escono dal polo nord e rientrano nel polo sud). L’intensità della forza magnetica β , una particella di carica q si muove in Considerato un qualsiasi campo magnetico π΅ β , l’intensità della questa regione con una velocità π£, indicando con θ l’angolo tra π£ e π΅ forza πΉ a cui è soggetta la particella è: πΉ = |π|π£π΅π ππθ Nel SI si misura in newton (N). Anno scolastico 2013-2014 Pag. 9 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST La forza magnetica, quindi, dipende da diversi fattori, due dei quali sono in comune con la forza elettrica: 1) La carica q della particella; β ). 2) L’intensità del campo (in questo caso il campo magnetico π΅ Ci sono però altri due fattori che hanno effetto solo sulla forza magnetica senza influenzare la forza elettrica. 1) La velocità v della particella; 2) L’ampiezza dell’angolo θ. Dalla formula precedente è quindi possibile ricavare l’intensità del campo magnetico B: π΅= πΉ |π | π£ π ππθ Nel SI si misura in tesla, in onore di uno dei pionieri dell’elettromagnetismo, l’ingegnere serbo Nikola Tesla. 1 T = 1 N / (A β m) Il tesla è un’unità di misura piuttosto grande, quindi spesso si usa anche un’altra unità di misura: il gauss (G). 1 G = 10-4 T La regola della mano destra β che a π£. La forza magnetica πΉ punta in una direzione perpendicolare sia a π΅ Per determinare il verso della forza magnetica su una carica positiva si fa uso della regola della mano destra: si inizia puntando le dita della mano destra nella direzione β . Il pollice della velocità π£. Successivamente si ruotano le dita nella direzione di π΅ punta nella direzione di πΉ . Se la carica è negativa la forza punta nel verso opposto a quello del pollice. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 10 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST Regola della mano destra La Forza di Lorentz La forza di Lorentz è la forza che si sviluppa tra un oggetto elettricamente carico ed il campo elettromagnetico. Sia data una carica puntiforme q in moto con una velocità π£ in una regione β . La caratterizzata dalla presenza di un campo elettrico πΈβ ed un campo magnetico π΅ forza di Lorentz è la forza πΉ che si esercita tra il campo elettromagnetico e la carica, β secondo la relazione: ed è proporzionale a q e al prodotto vettoriale tra π£ e π΅ β) πΉ = π(πΈβ + π£ π₯ π΅ Anno scolastico 2013-2014 Pag. 11 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 4. IL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE La terra, come molti altri pianeti, ha un suo campo magnetico. Per molti aspetti il campo magnetico terrestre è simile a quello di una gigantesca barretta magnetica. Campo magnetico terrestre Il campo magnetico generato dalla Terra, detto anche campo geomagnetico, corrisponde alla regione dello spazio, intorno alla Terra, in cui si manifestano gli effetti magnetici. Il campo magnetico terrestre viene rappresentato tramite le linee di forza. I poli magnetici non coincidono con i poli geografici, dal momento che l’asse che unisce i due poli magnetici è inclinato di circa 11° rispetto all’asse di rotazione terrestre. Una bussola, quindi, non ci indica i poli geografici bensì quelli magnetici. Per un orientamento corretto dobbiamo conoscere i concetti di declinazione e inclinazione magnetica, di intensità e polarità del campo magnetico. La declinazione magnetica ci consente di conoscere il polo nord geografico esatto conoscendo il polo nord magnetico, essa corrisponde infatti all’angolo fra la direzione del polo nord magnetico e la direzione del polo nord geografico. Tale declinazione può essere orientale, se la direzione dell’ago della bussola è posta a est rispetto al meridiano geografico del luogo, o occidentale, se è posta a ovest. Le linee che uniscono i punti della superficie terrestre aventi la stessa declinazione sono dette isogone. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 12 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST L’inclinazione magnetica rappresenta invece l’angolo che l’ago magnetico forma con il piano dell’orizzonte, quindi con la superficie terrestre. L’inclinazione magnetica varia da 90° (ai poli magnetici) a 0° (all’equatore). Le linee che uniscono i punti della superficie terrestre aventi la stessa inclinazione sono dette isocline. L’intensità del campo magnetico terrestre corrisponde alla forza esercitata dal campo magnetico su ogni punto della superficie terrestre. Essa è massima ai poli e decresce man mano che ci avviciniamo all’equatore; essa decresce, inoltre, man mano che ci allontaniamo dal nostro pianeta. La regione dello spazio nella quale si manifesta la sua azione è detta magnetosfera, essa è di notevole importanza per la Terra in quanto funge da scudo protettivo contro le radiazioni cosmiche. Sebbene l’intensità del campo geomagnetico non rimanga costante nel tempo, le variazioni più importanti riguardano i poli magnetici: si tratta delle inversioni di polarità del campo magnetico terrestre. Inversioni del campo magnetico Per inversione della polarità del campo magnetico si intende che il polo nord magnetico è diventato polo sud e viceversa, parleremo quindi di polarità diretta quando il polo nord magnetico è vicino al polo nord geografico e di polarità inversa quando il polo nord magnetico è vicino al polo sud geografico. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 13 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST È ormai noto come il campo geomagnetico non sia stazionario ma soggetto a variazioni temporali in direzione ed intensità. Lo studio della magnetizzazione delle rocce del passato geologico ha mostrato come il campo sia stato soggetto a inversioni di polarità magnetica (Epoche, Eventi ed Escursioni), la cui ricorrenza sembra essere casuale, e che interessano simultaneamente tutte le regioni della Terra. A partire dagli anni sessanta, lo studio della successione delle polarità magnetiche nelle successioni rocciose ha portato alla compilazione di una prima “Scala delle Polarità Geomagnetiche” (GPTS). Questa fu definita, e poi via via raffinata e ampliata, con il contributo di numerosi studi condotti in diverse parti del globo su rocce ignee, sedimentarie, e tramite l’interpretazione delle anomalie magnetiche misurate sui fondali marini. Anche se i cambiamenti nella direzione del campo geomagnetico sono meglio conosciuti per gli ultimi 5 milioni di anni, oggi disponiamo di informazioni, sia pur discontinue, sui cambiamenti di polarità degli ultimi 80 milioni di anni e che si estendono, sia pur con minore dettaglio, fino ad arrivare a 170 milioni di anni fa. All’interno di ciascuna Epoca magnetica esistono poi degli “Eventi” geomagnetici riconosciuti a scala globale, e delle “Escursioni” più brevi, la cui durata è, per definizione, inferiore ai 30 000 anni. L’ultima inversione avvenne 800 mila anni fa e la terra fu investita da repentini cambiamenti climatici nonché dall’estinzione di diverse specie animali. Ma dopo un certo tempo il campo magnetico si ristabilizzò fino a come lo conosciamo noi oggi. Anche se il campo dovesse diventare molto debole, sulla superficie terrestre siamo protetti dalle radiazioni atmosferiche. Così come non vediamo e percepiamo la presenza del campo geomagnetico ora, è possibile che potremmo non accorgerci di alcun cambiamento significativo dopo l’inversione. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 14 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 5. I CAMPI DI CONCENTRAMENTO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Con il termine campo di concentramento si può indicare una vasta tipologia di luoghi di reclusione e di internamento finalizzati a diversi scopi. I primi campi di concentramento furono un prodotto del colonialismo europeo che segnò la storia mondiale a cavallo tra XIX e XX secolo. I primissimi campi furono messi in funzione nel 1896 dagli spagnoli a Cuba per contrastare l’insurrezione delle popolazioni locali. Essi divennero poi i luoghi per eccellenza della repressione e del terrore delle grandi dittature totalitarie del Novecento, in particolar modo del regime hitleriano in Germania e di quello stalinista nell’Unione Sovietica. Campo di concentramento di Auschwitz, Germania Il termine campo di concentramento o lager (tratto dalla lingua tedesca) viene spesso usato per indicare diverse tipologie di luoghi che, seppure molto simili, hanno obiettivi specifici diversi. Occorre, pertanto, fare un’analisi dettagliata delle due più importanti e note tipologie esistite. Il campo di lavoro forzato era un luogo nel quale i reclusi erano sottoposti ad una forma di lavoro coatta, appunto il lavoro forzato, in funzione di una pena da scontare o per motivi di oppressione o schiavismo. Essi ebbero larga diffusione soprattutto nell’Unione Sovietica, dove vennero ribattezzati con il termine gulag, nei quali le condizioni di vita erano ai limiti della sopravvivenza: i prigionieri erano costretti a Anno scolastico 2013-2014 Pag. 15 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST svolgere lavori durissimi, in cave e miniere, nella costruzione di strade, ferrovie, aeroporti, fortificazioni e nella produzione di mattoni. Il campo di sterminio (anche conosciuto come “campo della morte”) era un particolare tipo di campo di concentramento il cui scopo unico era quello di uccidere i prigionieri che vi giungevano. Questi centri di annientamento, sei i principali sul territorio tedesco, furono creati dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale per dare il via alla cosiddetta “soluzione finale” del problema ebraico, che consisteva nell'uccisione di tutti gli ebrei d'Europa compresi nella sfera d'influenza politico-militare del Terzo Reich, per purificare la nazione e decretare la superiorità della razza ariana. Creati sulla base di un complesso ed efficiente programma organizzativo, i campi di sterminio nazisti causarono la morte di circa sei milioni di ebrei. Essi erano basati su tecniche scientifiche e una pianificazione di tipo industriale, con il fine di distruggere un'intera popolazione sulla base di concezioni ideologico-razziali. L'attività di annientamento dei campi di sterminio rappresentò la fase culminante e più tragica dell'Olocausto, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa. La differenza tra le due tipologie di campo sopra descritte sta nell'idea per cui si uccide e, in particolare, nel ruolo assunto dalla morte nell’uno e nell’altro caso. Mentre nei campi di lavoro forzato la morte era una conseguenza delle condizioni di lavoro terrificanti e di un trattamento alimentare ed assistenziale scadente, nei campi di sterminio era scientificamente programmata, l’unica “via d’uscita”. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 16 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI MAUTHAUSEN Il campo di concentramento di Mauthausen (dall'estate 1940 denominato Mauthausen - Gusen) era un campo di sterminio nazista, una fortezza in pietra eretta dal 1938 in cima ad una collina sopra la piccola cittadina di Mauthausen, nell’Alta Austria. Mauthausen: Ingresso automezzi La storia del campo L’8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta “annessione“ (“Anschluss”) dell’Austria al Reich, giunsero a Mauthausen i primi prigionieri provenienti dal campo di concentramento di Dachau. La motivazione determinante nella scelta di costruire il Lager in quel luogo fu la stessa che indusse successivamente alla costruzione del vicino sotto-campo di Gusen nel 1940: la presenza di cave di granito. Inizialmente i prigionieri furono impiegati nell’edificazione stessa del lager e nel lavoro forzato presso una ditta di proprietà delle SS che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio della Germania nazista. Fino al 1943 la funzione prevalente del lager fu la persecuzione e la reclusione definitiva degli oppositori politici ed ideologici. Per un certo tempo Mauthausen e Gusen furono gli unici campi di concentramento classificati di categoria III, previsti per “detenuti difficili da recuperare”, il che significava che in quei luoghi le condizioni di reclusione erano durissime e la mortalità fra le più alte tra tutti i lager del sistema nazista. Tra il 1942 e il 1943, come in tutti gli altri campi di concentramento, i prigionieri vennero in numero sempre maggiore impiegati nell’industria bellica e, per gestire la quantità di prigionieri che aumentava progressivamente, nacque l’esigenza di costruire numerosi campi-satellite. Alla fine del 1942, nei campi di Mauthausen, di Gusen e nei campi-satellite circostanti il numero dei prigionieri si aggirava intorno ai 14.000; solo dopo tre anni, nel marzo del 1945, si raggiunse un totale di oltre 84.000 detenuti. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 17 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST Dopo la seconda metà del 1944 arrivarono a Mauthausen trasporti di migliaia di deportati, provenienti soprattutto dai campi di concentramento, ubicati più a est, che venivano evacuati. Nella primavera del 1945 furono smantellati i campi-satellite situati ad est di I campi-satellite di Mauthausen Mauthausen. Tutti i prigionieri furono convogliati verso Mauthausen-Gusen per mezzo di vere e proprie marce della morte, finendo per provocare uno spaventoso sovraffollamento, soprattutto nel campo principale. A seguito di ciò, la fame e le malattie fecero aumentare di colpo la mortalità. La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti dai cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, ebrei, jugoslavi e spagnoli. L’amministrazione delle SS del lager registrò uomini, donne e bambini provenienti da più di 40 nazioni. In totale, durante il periodo tra la costruzione del lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 200.000 persone. Migliaia di prigionieri furono fucilati o assassinati con iniezioni letali, altri fatti morire di botte, altri ancora di freddo durante i cosiddetti “Totbadeaktionen” (i prigionieri venivano sottoposti a docce gelide finché morivano di freddo e sfinimento o affogavano cadendo). Almeno 10.000 prigionieri furono assassinati per asfissia, in particolar modo nella camera a gas nel campo centrale. La maggior parte dei prigionieri dei lager, tuttavia, non sopravvisse allo sfruttamento spietato della manodopera, accompagnato da maltrattamenti, denutrizione, mancanza di vestiti adeguati e di cure mediche. Complessivamente, a Mauthausen, Gusen e negli altri campi-satellite, morirono circa 100.000 prigionieri, dei quali quasi la metà perì durante i sei mesi precedenti la liberazione. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 18 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 6. I CAMPI ED I DATABASE Il concetto di campo in informatica va associato associa principalmente alla trattazione dei database. Un database è un archivio dati, o un insieme di archivi ben strutturati, in cui le informazioni in esso contenute sono strutturate e collegate tra loro secondo un particolare modello logico e in modo tale da consentire la gestione e l’organizzazione efficiente dei dati stessi e l'interfacciamento con le richieste dell'utente attraverso i cosiddetti “query language”, il tutto grazie a particolari applicazioni software dedicate (DBMS), basate su un'architettura di tipo client-server. Nel procedimento di creazione di un database possiamo distinguere 4 differenti fasi: 1) analisi dei requisiti; 2) modello concettuale; 3) modello logico; 4) modello fisico. Nel passaggio dal modello concettuale al modello logico, sul quale si è concentrato il nostro studio della seconda metà dell’anno, così come le entità diventano tabelle, anche gli attributi si trasformano in campi. Un attributo rappresenta una delle informazioni che descrivono l’entità (es. “nome” è attributo dell’entità “studente”). Il campo, equivalente dell’attributo nel modello logico, è, quindi, l'unità di base per l'immissione dei dati in un record. Un record è, invece, un insieme di campi che sono in relazione tra di loro, rappresenta cioè l’istanza di una classe. Analizziamo ora nel dettaglio la progettazione logica di un database. La progettazione logica consiste di diverse fasi: 1) analisi e trasformazione dello schema ER; 2) applicazione dei vincoli di integrità referenziali; 3) normalizzazione. Nella prima fase viene effettuato il mapping, procedimento di conversione basato sull’applicazione di determinate regole di derivazione degli elementi dello schema ER. Le principali regole di derivazione relative alle entità e agli attributi sono le seguenti: ogni entità viene trasformata in una tabella, la chiave primaria dell’entità diventa Anno scolastico 2013-2014 Pag. 19 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST chiave primaria della tabella e, come detto prima, ogni attributo e ogni istanza diventa rispettivamente campo (colonna) e record (riga) della tabella. Per ogni tabella definiamo poi la cardinalità (il numero di record) e il grado (il numero di campi). Per ciò che riguarda il “mapping delle associazioni” dobbiamo distinguere tre diversi casi in base al tipo di associazione. Nelle associazioni 1:1 si crea un’unica tabella in cui gli attributi di una entità migrano nell’altra. Nelle associazioni 1:N si creano due tabelle, aggiungendo nella tabella figlia un attributo con funzione di chiave esterna corrispondente alla chiave primaria della tabella padre. Infine, nelle associazioni N:M si creano tre tabelle, una per ogni entità del modello ER e una terza tabella contente due attributi con funzione di chiave esterna corrispondenti alle rispettive chiavi primarie delle altre due tabelle. Nella seconda fase vengono applicate alcune regole che garantiscono l’integrità referenziale. Queste regole possono essere raccolte in due macro-gruppi: - vincoli intrarelazionali; - vincoli extrarelazionali. I vincoli intrarelazionali, riferiti ad una singola tabella, si distinguono nei seguenti tipi: - vincolo di unicità: impedisce che all’interno di un campo sia inserito due volte lo stesso valore; - vincolo di obbligatorietà: obbliga ad inserire all’interno di un campo un valore del dominio; - vincolo di chiave primaria: oltre a unire i due precedenti vincoli definisce il campo indicato come elemento identificatore; - vincolo di dominio: indica se nel dominio dei valori di un attributo ce ne sono alcuni che non possono essere assunti; - vincolo di tupla: fissando una tupla, indica se nel dominio dei valori di un campo ce ne sono alcuni che non possono essere assunti. I vincoli extrarelazionali sono invece riferiti ad almeno due tabelle. - Vincolo di integrità referenziale: si deve applicare a ogni chiave esterna di una relazione e impedisce che quella chiave esterna assuma valori non presenti nella chiave primaria a cui essa fa riferimento. Anche per quanto riguarda l’inserimento, la modifica e la cancellazione dei record si devono osservare delle regole. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 20 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST Per l’inserimento e la modifica sono: - dipendente: consente l’inserzione di un record nella tabella figlio solo se il valore della chiave esterna è presente tra i valori della chiave primaria dei record del padre; - automatico: consente l’inserzione di un record nella tabella figlio, se il record nella tabella padre non esiste, viene creato con valore della chiave primaria uguale al valore della chiave esterna del record della tabella figlio; - nullo: consente l’inserzione di un record nella tabella figlio, se il record nella tabella padre non esiste, la chiave esterna viene messa a null; - default: consente l’inserzione di un record nella tabella figlio, se il record nella tabella padre non esiste, la chiave esterna viene impostata a un valore predefinito; - assolutamente niente (o nessun effetto): consente sempre l’inserimento di un record nella tabella figlio, non è richiesta in nessun modo la presenza di un record nella tabella padre. Invece, per quanto riguarda la cancellazione sono: - con restrizione: consente la cancellazione di un record della tabella padre solo se non ci sono record nella tabella figlio associata; - a cascata: consente sempre la cancellazione di un record della tabella padre e cancella tutti i record corrispondenti della tabella figlio; - nulla: consente sempre la cancellazione di un record della tabella padre, se esiste un record nella tabella figlio i valori della chiave esterna vengono impostati a null; - default: consente sempre la cancellazione di un record della tabella padre, se esiste un record nella tabella figlio i valori della chiave esterna vengono impostati a un valore predefinito; - assolutamente niente (o nessun effetto): consente sempre la cancellazione, non viene effettuato nessun controllo. Nella terza fase si mette in atto la normalizzazione, un processo di semplificazione di un database per ottenere la struttura ottimale. Un database non normalizzato presenta problemi di ridondanza, inefficienza, complessità e perdita di informazioni. Per risolvere questi problemi occorre, quindi, suddividere una relazione in più relazioni grazie all’applicazioni delle cosiddette forme normali: criteri che devono essere soddisfatti dalle tabelle per evitare la ridondanza dei dati e possibili anomalie che ne conseguono. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 21 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST - Prima forma normale (1FN) Una tabella è in prima forma nomale se e solo se ciascun attributo è definito su un dominio di valori atomici. - Seconda forma nomale (2FN) Una tabella è in seconda forma normale se è in prima forma normale e tutti i suoi attributi non-chiave dipendono dall’intera chiave, cioè non possiede attributi che dipendono solo da una parte della chiave. - Terza forma normale (3FN) Una tabella è in terza forma normale se è in seconda forma normale e tutti i suoi attributi non-chiave dipendono direttamente dall’intera chiave; la terza forma normale elimina la dipendenza transitiva degli attributi della chiave. Anno scolastico 2013-2014 Pag. 22 IL CONCETTO DI CAMPO ANDREA AIOLFI 5^D LST 7. BIBLIOGRAFIA - Walker, Corso di fisica vol. 3, edizioni linx, cap. 23 e 26. - Mossudu A., Temi di geografia generale edizione mista, Tramontana, cap. 12. 8. SITOGRAFIA http://online.scuola.zanichelli.it/ http://www.treccani.it/ http://it.wikipedia.org/ http://www.mauthausen-memorial.at/ http://www.sapere.it Anno scolastico 2013-2014 Pag. 23