Capitolo 13 - Design dell’esperienza e marketing non-convenzionale UN MARKETING ESPERIENZIALE È POSSIBILE Marco Raimondi Giano Management e Politecnico di Milano Gli approcci “esperienziali” risultano fino ad oggi prevalentemente caratterizzati da una certa parzialità: l’esperienza del consumatore viene assai spesso associata quasi esclusivamente all’attività di shopping, perciò con una focalizzazione sul mondo del retail; oppure il concetto viene banalizzato, venendo utilizzato solo nell’ambito della comunicazione pubblicitaria, senza che a esso corrisponda necessariamente qualche specifica caratteristica esperienziale nell’offerta; o, ancora, il costrutto esperienziale viene essenzialmente ricondotto alla sua componente emozionale. Apparentemente si tratta dunque di soluzioni prevalentemente (anche se non sempre) “tattiche”. In realtà un approccio esperienziale potrebbe essere concepito per rinnovare la posizione competitiva di un prodotto-servizio, facendo evolvere o rafforzando, agli occhi del consumatore (o, meglio, nella sua “esperienza”) il significato e il valore dell’offerta che gli viene proposta, richiedendo perciò – se tale è l’obiettivo – un approccio non solo tattico, ma anche strategico. Di conseguenza l’”esperienza” che il consumatore vive va intesa in senso “olistico”: egli infatti vede formarsi la sua customer experience lungo tutto il suo processo di acquisto e uso del prodotto-servizio, indipendentemente dagli operatori con i quali egli si trova a contatto, in tutti i “momenti della verità” attraversati dal processo. Pertanto, per affrontare questo tema, appare necessario adottare una logica che porti a superare i limiti “classici” dell’approccio di marketing. Un’azienda potrebbe sviluppare la propria offerta trasformandola in senso esperienziale mediante un’impostazione manageriale che prenda le mosse da un “modello” di customer experience ispirato, con diversi adattamenti, ai contributi di Schmitt (1999) e di Lasalle-Britton (2003). La figura a fianco indica le cinque valenze che possono contribuire a produrre una customer experience. Sensoriale Emotiva Essa è qui intesa come una situazione creare esperienze creare esperienze che, per l’individuo, risulti gratificante sensoriali gradevoli emotive che stimolino sul piano razionale, ma anche stimolanagendo sui 5 sensi un rapporto “affettivo” te su uno o più piani, coinvolgendolo in modo significativo, anche se temporaneo, e formando in lui un ricordo posiCustomer tivo e durevole nei confronti del brand. Relazionale Cognitiva experience La realizzazione di questo modello creare esperienze creare esperienze potrebbe concretizzarsi in una serie di positiva e gradevole di problem-solving di azioni operative che però corrono il relazione con che soddisfino serio rischio di costituire tentativi “parValoriale il fornitore e/o l’intelligenza logica ziali” se non disarticolati, che non concreare esperienze con altri clienti tribuiscono alla concezione olistica nedi conferma cessaria al vissuto esperienziale. ed affermazione Occorre dunque una cornice strategica di propri valori entro la quale assumano coerenza e di fondo ruolo le singole iniziative esperienziali. Per questa ragione si può ricorrere a un processo/metodo in cinque fasi con cui governare l’esperienzializzazione Le cinque valenze della customer experience. dell’offerta aziendale, come illustrato nello schema che segue. ■ ■ Parte III - Le applicazioni della psicologia dei consumi Posizionamento e profilo del brand Esplorare Delineare Definire la strategia esperienziale Progettare i contenuti esperienziali Valenze esperienziali il “potenziale esperienziale” l’”experience concept” (“filone esperienziale” da far vivere al cliente) Controllare Leve C. • Un test “duro” di validazione • Misurazione risultati Fasi del processo relazionale con il cliente Il processo di sviluppo di una customer experience. Fase 1. Il primo passo consiste nella individuazione del “potenziale esperienziale” che è proprio del prodotto-servizio (e del brand). Esso viene esplorato con metodi di ricerca qualitativa e osservazionale sui clienti e non-clienti della marca. Il risultato può venire espresso in una “mappa esperienziale” (vedi sotto) che riproduce le cinque valenze esperienziali e le fasi del processo di acquisto del consumatore. In essa sono indicate le principali “attese esperienziali” dei consumatori, ricavate dall’interpretazione di quanto emerso con le indagini indicate poco sopra. È evidente che il potenziale esperienziale tende a essere diverso anche a seconda dei tipi di prodotti-servizi. FASI DEL PROCESSO PRE-ACQUISTO RELAZIONALE VALENZE ESPERIENZIALI COGNITIVA/ RAZIONALE EMOZIONALE SENSORIALE RELAZIONALE VALORIALE Mappa delle “attese” esperienziali. ACQUISTO POST-ACQUISTO Capitolo 13 - Design dell’esperienza e marketing non-convenzionale Fase 2. La mappa esperienziale aiuta a definire l’experience concept necessario per impostare l’evoluzione dell’offerta su basi strategiche. L’experience concept corrisponde, in qualche modo, alla business definition ai fini delle strategie di un prodotto-servizio. Infatti esso può essere inteso come il “sistema di bisogni” più ampio entro il quale si può inserire il significato dell’utilizzo del prodotto per il cliente (per esempio, estendere il ”prendere a noleggio un film” a ”svago in compagnia davanti alla TV”). Però per delineare il concept esperienziale è indispensabile che esso sia allineato ai fondamenti della brand strategy del prodotto-servizio. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile perseguire l’obiettivo del rafforzamento competitivo della marca mediante l’approccio esperienziale. In particolare il concept dovrà essere coerente con la brand essence, cioè con l’identità di fondo della marca. È evidente che se l’azienda non dispone di una chiara formulazione della strategia di marca, questo approccio costituisce una buona occasione per chiarirsi le idee su un aspetto fondamentale per il proprio costrutto competitivo. Fase 3. Gli elementi definiti fin qui permettono ora di delineare la vera e propria strategia esperienziale. Essa comporta tre tipi di scelte, fra loro collegate: • il mix di ruolo fra fornitore e cliente (quanto è utile/possibile coinvolgere il cliente nel processo esperienziale, facendone un partecipante attivo); • il grado di personalizzazione della relazione con il cliente; • il “tema” sul quale impostare l’esperienza proposta al cliente. Anche la definizione della strategia esperienziale richiede una stretta coerenza con la brand strategy, in particolare con la brand value proposition. La figura qui riportata fornisce un esempio di possibili scelte che caratterizzano questa fase. Servizio personalizzato Gestione eccellente del disservizio • Hotel 7 stelle • Hotel Ritz Carlton Alta • Jeans Levi’s • Disinfestazione BBBK PERSONALIZZAZIONE Protagonismo Entertainment/ socializzazione • Parchi Disney • Hotel tematici • Dischi musicali MMO • Club Med Bassa Basso COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE Alto Esempi di scelte per le strategie esperienziali. Fase 4. È a questo punto possibile procedere alla progettazione “operativa” dei contenuti esperienziali che l’offerta dovrà cercare di far vivere ai clienti. Le possibilità sono molteplici: attivare una o più delle cinque “valenze esperienziali” nelle diverse fasi del processo di acquisto del consumatore (C.) e attraverso le diverse, più o meno classiche, “leve di marketing” (come riportato nello schema che segue). Come già accennato, le diverse azioni operative potranno più facilmente risultare fra loro coerenti se riferite ai contenuti della strategia esperienziale delineati in precedenza; e, soprattutto, coerenti con talune valenze che caratterizzano il brand, in particolare le brand association. ■ ■ Parte III - Le applicazioni della psicologia dei consumi Razionale/ cognitivo Emozionale Sensoriale Relazionale Valoriale uProdotti/ assortimento uPrezzi uPunto di vendita uPersonale di vendita uPromozioni uPubblicità in-store uPubblicità classica uEventi esperienziali Esempio di matrice di possibili leve/valenze con cui esperienzializzare l’offerta. È chiaro che, secondo questa impostazione, i significati esperienziali possono venire introdotti in tutte le componenti dell’offerta e non più solo in quelli più abituali (ma parziali) quali sono gli ambienti di acquisto o la comunicazione. È perciò possibile, fra l’altro, esperienzializzare il prodotto (agire sugli aspetti sensoriali, per esempio progettando il rumore della chiusura dello sportello dell’automobile; oppure sugli aspetti emozionali, come nel caso degli hotel o dei ristoranti tematici o tipici), la marca (agire sugli aspetti relazionali, per esempio conferendo al brand valenze esibitorie, come Harley Davidson ), la rete di vendita (agire sugli aspetti valoriali, per esempio realizzando stazioni di servizio per il carburante alimentate da energia solare). Fase 5. Come in tutti i processi manageriali, anche in questo caso va prevista una fase di controllo dei risultati. Per esempio un test significativo è costituito dalla misurazione dell’impatto sull’immagine della marca e, ancor meglio, dal differenziale di prezzo che l’offerta “esperienzializzata” permette di realizzare. Un test che sarebbe probante, ma normalmente non facile da attuare, potrebbe essere quello di riuscire a fare pagare l’esperienza in se stessa, cioè in modo esplicito e separato, indipendentemente – cioè – dal consumo del prodotto-servizio. Proprio in quanto “esperienza”, per l’appunto.