Il marketing esperienziale: vendere esperienze e non prodotti Paolo Patruno Il marketing esperienziale esporta le politiche di successo ad alto coinvolgimento emotivo e simbolico, come quelli di lusso e il consumo di beni e servizi culturali, lusso e arte e cultura, in altri il cui core business poco si presterebbe all’enfatizzazione del coinvolgimento emozionale del consumatore. L’obiettivo è instaurare una sorta di empatia tra l’azienda e il cliente che faccia aumentare il coinvolgimento del consumatore e la sua differenziazione percepita durante il processo di acquisto e di consumo. Il marketing esperienziale porta a cercare un vantaggio competitivo, basato sul coinvolgimento emotivo e sulla creazione di esperienze. Da sempre il marketing dichiara di essere orientato al consumatore creando un’interfaccia tra l’azienda e il mercato. Nel corso del tempo, la ricerca di una maggiore efficienza ha portato la materia ad affinare sempre più le sue tecniche. Il Marketing non è una sorta di "ricettario" frutto di una scienza esatta. La logica del marketing esperienziale riporta l’attenzione della funzione di marketing sul consumatore e questo, per l’azienda, significa rivedere le proprie modalità organizzative. Per fare “marketing esperienziale” servono abilità di altri campi disciplinari: oltre alla sociologia e alla psicologia potremmo citare la musica e lo spettacolo, oppure, più affini al nostro settore l’architettura e il design. Occorre riconfigurare l’offerta, intesa come l’insieme delle attività legate alla relazione che si instaura tra azienda e cliente da quando quest’ultimo viene a contatto, per la prima volta, con essa e di cui l’acquisto è solo un momento. L’azienda deve entrare in stretta interazione con l’individuo al quale si rivolge, lo deve conoscere in modo approfondito per cogliere le caratteristiche dell'esperienza di consumo che questi vuole vivere. Le difficoltà sono date dalla necessità di integrare più competenze spesso molto distanti. Si tratta di far collaborare persone che parlano linguaggi specialistici diversi e con personalità molto varie. Persone che vanno motivate e unite da un obiettivo comune: progettare un’esperienza percepita come unica dal singolo consumatore, consci della sua centralità. In prima battuta occorre puntare a coinvolgere l’individuo, sarà, poi, egli stesso a essere più collaborativo e a completare la personalizzazione dell’esperienza. Ma per fare ciò è indispensabile che le imprese definiscano chiaramente il loro target e lo conoscano bene. Il principio da seguire è sempre lo stesso, quello tipico del marketing: perché un’offerta abbia successo deve saper rispondere ai desideri della domanda, ma per farlo è necessario partire da un'approfondita conoscenza di questa. Un principio tanto banale , quanto facilmente dimenticato. La relazione deve essere considerata un momento d’incontro tra interessi complementari, del tipo "io voglio qualcosa che tu produci", allora l’intento dell’azienda di offrire alla sua clientela un’esperienza ricca di emozioni va visto come un modo per potenziare il valore dell’offerta e aumentare la soddisfazione del cliente. Questo presuppone un consumatore consapevole delle strategie adottate dall’azienda. Il marketing emozionale è particolarmente indicato per quelle aziende che si trovano a operare in settori altamente competitivi, settori in cui la competizione è così agguerrita che il vantaggio competitivo è perseguibile solo attraverso strade innovative, e il marketing esperienziale è, appunto, una di queste. Nel settore della protezione solare il marketing esperienziale potrebbe dare risultati eclatanti. Un primo consiglio è sicuramente quello di non affidarsi a strategie precostituite, ma partire dal vero interlocutore che è il consumatore, anzi più propriamente l'individuo. Il consumatore non si comporta sempre in modo razionale, anzi nel processo d’acquisto diventa determinante il fattore emozionale. Il 95% delle scelte dei consumatori sono dettate dall'inconscio, pertanto, compito del marketing sarà curare le relazioni tra impresa e cliente affinché il loro rapporto non sia più costruito sui classici target ma imperniato su un rapporto emozionale. Il consumo risponde a motivazioni psicologiche e il processo d’acquisto si allontana sempre più da qualsiasi modellizzazione per diventare soggettivo e irrazionale. Cambia l’arena competitiva delle aziende: in un mercato dove un numero elevatissimo di prodotti è in grado di offrire un ottimo rapporto qualità/prezzo, la competizione si basa su altre performance. Nel comprare un servizio una persona acquista una serie di attività intangibili che vengono svolte per suo conto. Da qui l’esigenza di cominciare a considerare il “fare impresa” come qualcosa di più del semplice produrre e vendere un bene. Diventa necessario trasmettere informazioni ed esperienze interattive simili alla vita reale. Caratteristiche principali dell’esperienza sono l’unicità e la personalizzazione. Anche le operazioni più banali possono essere trasformate in esperienze memorabili, e quest’ultime non sono altro che eventi che parlano anche alla sfera intima dell’individuo, alla sua psiche. I produttori devono concentrarsi sull’esperienza che i clienti vivono usando i loro prodotti, ovvero, focalizzarsi sull’uso che l’individuo fa del bene. Tenda in&out 2/2013 – www.tendain.it