La vera storia del cane a sei zampe di LUCIA NARDI A partire dai primi ritrovamenti di Caviaga nel 1946 e fino al 1952 Enrico Mattei punta dritto al petrolio, per scoprire molto presto che il tesoro più abbondante della “cassaforte a cielo aperto”, la pianura Padana, è in realtà quel gas metano che in pochissimi anni farà ripartire la grande industria del nord Italia. Mattei ha però bisogno di far credere, all’opinione pubblica e alla classe politica, che il petrolio c’è e in abbondanza e che il paese può contare su una propria benzina, finalmente prodotta e raffinata “in casa”. Fino al 1948, nel settore della raffinazione, l’Italia era fortemente dipendente dai grandi gruppi internazionali controllati dalle Sette Sorelle. Mattei iniziò allora a imprimere una forte accelerazione alla modernizzazione del ramo commerciale di eni attraverso un’immagine pubblicitaria che fosse al passo dei tempi, in grado di coniugare ottimismo, velocità, progresso. La creazione del marchio del cane a sei zampe fu così interamente legata alla promozione organizzata attorno alle benzine prodotte nell’impianto di Cortemaggiore, esempio per tutti di quella realtà italiana “che ce l’aveva fatta”. L’idea dalla quale partiva Mattei era piuttosto semplice: utilizzare i successi in campo minerario per dare nuova luce anche all’attività commerciale, mostrando ai consumatori il legame virtuoso tra questi due aspetti. Da qui l’idea dello slogan “la potente benzina italiana” e del naming ad effetto Supercortemaggiore, che richiamava, con un efficace neologismo, il rapporto tra innovazione (Super) e affidabilità, impegno, esperienza consolidata (Cortemaggiore). E’ in questi anni che Mattei intuiste il valore della pubblicità come strumento di marketing. Non basta avere un buon prodotto, investendo nella ricerca, nel numero di ottani, nella qualità. Bisogna anche essere in grado di colpire l’immaginazione del cliente, rendere il prodotto riconoscibile e familiare, comparire sui giornali, sui cartelloni stradali, al cinema. A Mattei non sfugge che vincere questa partita, affidandosi ad un segno grafico d’effetto e ad una serie di campagne ben congeniate, possa essere la chiave per guadagnare le quote di mercato che ancora mancano per essere vicini ai più grandi ed agguerriti competitor internazionali, allora presenti in Italia. Per questo motivo e come di consueto, decide di affidare l’ufficio pubblicità non ad un esperto quanto piuttosto ad un uomo di fiducia. Si tratta di Alberto Ali’, segretario particolare di Marcello Boldrini, presidente dell’Agip, uomo allora di nessuna competenza nel campo della comunicazione ma soggetto affidabile e in grado di realizzare quanto di volta in volta Mattei avrebbe richiesto. Ricorda Alì che Mattei, nel conferirgli l’incarico, gli disse: “la pubblicita’ presto avrà un grosso sviluppo ed io intendo seguirla personalmente e dare personalmente le direttive”. L’Italia e’ ancora alla prese con la ricostruzione, il boom economico non e’ ancora cominciato ma Enrico Mattei, come sempre, ha una visione del futuro estremamente lucida. Il consumo, che di li a qualche anno cambierà in maniera sostanziale la vita delle famiglie italiane, e’ alle porte e la sua diffusione sarà legata a doppio filo con la capacità che le singole aziende sapranno mettere in campo in termini di comunicazione. Negli anni a seguire, oltre alla pubblicità, Mattei mette in campo strumenti allora estremamente innovativi: customer satisfaction, cinema industriale, strategie di immagine coordinata, dall’omaggistica brandizzata alle campagne pubblicitarie martellanti, presenti sulla stampa nazionale e locale. L’arrivo di Alberto Alì segna uno spartiacque tra una vecchia concezione dell’impiego della pubblicità ed una realmente funzionale alla vendita di un prodotto. Prima di questa data infatti l’ufficio pubblicità, collocato nell’area della direzione commerciale, era composto da un responsabile, Diego Dusmet, e da una segretaria. I compiti erano ed il budget era di 300 milioni, sostanzialmente necessari a comprare qualche spazio pubblicitario su alcune riviste di settore e occasionalmente sui settimanali più diffusi. Nel corso dei cinque anni successivi il budget dell’ufficio arriva a 3 miliardi e mezzo ottenendo come risultato quello di aver fatto conoscere il nome di Agip e di eni ed averlo legato a prodotti di qualità. D’altra parte la prima indicazione che Alì riceve da Enrico Mattei e’ proprio quella di “costruire” l’immagine dei prodotti. Lanciati in un mercato in cui i competitor erano agguerriti ed esperti, oltre che presenti da molto tempo, le benzine prodotte mancavano completamente di appeal presso una clientela di automobilisti in via di espansione. Non sfugge a Mattei che la motorizzazione dell’Italia e’ appena agli inizi e che gli anni della ripresa economica sono un terreno ideale per seminare. Fino a quel momento, prodotti ed azienda non hanno un marchio. La loro riconoscibilità e’ affidata esclusivamente al nome, nessun segno grafico aiuta il cliente a richiamare alla memoria la benzina italiana. Agli inizi del 1952 – quando ormai la nascita di Eni e’ certa - Mattei, ben cosciente di dover risolvere questa mancanza, decide di fare un investimento economico importante per l’epoca: un concorso con un montepremi di dieci milioni di lire per i due marchi dei due prodotti di punta (Supercortemaggiore e Agipgas), i relativi cartelloni pubblicitari e la colorazione della colonnina di distribuzione del carburante. Mattei stabilisce in prima persona – come e’ solito fare – le modalità di svolgimento del concorso, i tempi, i premi, persino la giuria. Nell’aprile del 1952, dopo un rapido consulto con Alberto Alì e Marcello Boldrini, il bando e’ pronto. Nel maggio viene pubblicato sulla rivista Domus, allora diretta da Gio Ponti, considerata la rivista di architettura e arredamento più importante in Italia. E’ interessante notare come Mattei individui nell’italianità del prodotto il punto di forza della nuova campagna pubblicitaria. Il bando recita infatti “le ricerche condotte nella Pianura Padana hanno portato alla scoperta, fra gli altri, del grande giacimento di Cortemaggiore che, oltre al metano, produce un’imponente quantita’ di benzia e di gas liquidi. Per caratterizzare attraverso sensazionali immagini grafiche questi prodotti ITALIANI [in maiuscolo nel testo del bando] che vengono lanciati sul mercato, l'Agip con la collaborazione della rivista Domus, bandisce per tutti gli artisti cinque grandi concorsi con dieci milioni di premi”. La leva sull’orgoglio italiano e’ ulteriormente sottolineata dall’indicazione fornita di accompagnare il prodotto Supercortemaggiore con lo slogan “la potente benzina italiana” mentre quello dell’Agipgas con “il gas liquido del sottosuolo italiano. Un altro elemento di interesse: nel bando l'uso dell’aggettivo sensazionale legato alle immagini grafiche che dovranno pubblicizzare il prodotto è più volte ripetuto. Enrico Mattei vuole colpire i clienti, fare rumore attorno ai prodotti, vuole, in altre parole, “stupire” il consumatore, secondo una filosofia che accompagnerà tutta la sua azione al comando dell’impresa energetica nazionale. Scorrendo le altre indicazioni che il bando pubblicato da Domus fornisce ai partecipanti si legge anche che i cartelloni pubblicitari dei due prodotti dovranno avere eccezionali valori grafici, essere moderni ed efficaci, rappresentare un emblema che diventi popolare. Il bando fissava al 31 luglio 1952 il termine ultimo di presentazione delle opere secondo una serie di requisiti standard: per i cartelloni, era necessaria una misura di 100 centimetri per 70, la consegna su superficie rigida e un motto. Per i marchi, un foglio ripiegato di 40 centimetri per 20 contenente all’interno il marchio a colori e in bianco e nero. La giuria vanta un parterre di grande qualità: oltre a due rappresentanti dell’Agip e al segretario Dante Ferrari, giornalista, compaiono Mario Sironi, pittore e parte attiva del gruppo Novecento, Mino Maccari, incisore che ha animato con i suoi disegni numerosi periodici tra i quali la rivista aziendale eni “Il Gatto Selvatico”, Gio Ponti architetto e designer cui sara’ affidata successivamente la progettazione di acuni oggetti d’arredo dei MotelAgip, Antonio Baldini, scrittore e presidente in quegli anni della esposizione Quadriennale d'Arte di Roma, e Silvio Negro, giornalista e curatore di numerose mostre fotografiche. Per l’Agip Mattei chiama la moglie di Marcello Boldrini, Renata, esperta d’arte responsabile delle scelte di investimenti in arte di Enrico Mattei e il professor Faleschini. Tra il maggio e il luglio del 1952 arrivano alla segreteria del concorso oltre 4.000 elaborati. Un successo insperato, spiegabile con il ghiotto montepremi messo a disposizione dall’Agip, un’occasione importante, per la grafica pubblicitaria italiana, per confrontarsi con una prova impegnativa: dare voce ad un prodotto che non e’ mai stato italiano. Il numero dei partecipanti, i continui impegni dei giurati, impediscono alla commissione di esprimere un verdetto in tempi rapidi. E’ soltanto l’8 settembre infatti che la commissione giudicatrice (ad eccezione di Gio Ponti che non riuscirà a rientrare in tempo da un viaggio di lavoro in Argentina) si decide finalmente a dare avvio ai propri lavori. Un resoconto dettagliato di questa operazione ci racconta un vero tour de force: il primo giorno la giuria lavora ininterrottamente fino alle 21, 30. Il giorno successivo fino alle venti e quello ancora dopo fino alle 1,30 della mattina. Alla fine una votazione che il verbale sottolinea “a grande maggioranza” dichiara i vincitori. Per il cartellone Supercortemaggiore – che di lì a poco invaderà le strade italiane – viene prescelto il cane a sei zampe, presentato dal milanese Giuseppe Guzzi, accompagnato dal motto “3X3”, per il cartellone Agipgas il bozzetto del veneziano Enzo Rota, per il marchio Supercortemaggiore, il bozzetto presentato dai due artisti Carlo Dradi e Fulvio Pardi (anche se Giuseppe Guzzi viene nuovamente scelto e si piazza al terzo posto), e infine per il marchio Agipgas quello del torinese Egidio Matta. Rimane invece inspiegabilmente senza vincitore il concorso per la colorazione del distributore Supercortemaggiore: “la Commissione constata con rincrescimento che, malgrado l’impegno dei concorrenti, nessun bozzetto presenta i requisiti indispensabili per l’assegnazione dei premi” 1 . 1 Per il cartellone Supercortemaggiore vengono scelti i lavori di “ 1. Giuseppe Guzzi; 2. Eugenio Tomiolo; 3. Attilio Cattani e Cesare Pedrelli; 4. Renzo Bassi e Franco Padovani; 5. Mario Puppo e Armando Testa. Per il cartellone Agipgas: “1. Enzo Rota; 2. Silvio e Nino Gregori; 3. Walter Doddis; 4. Alfredo Lalia e Orseolo Torossi; 5. Carlo Benedetti e Livio Bolzonella. Per il marchio Supercortemaggiore “1. Dradi Carlo e Fulvo Pardi; 2. Marcello Nizzoli; 3. Giuseppe Guzzi”. Per il marchio Agipgas “1.Egidio Matta; 2. Emilio Massaro; Sergio Zanutto; 3. Umberta Barniz e Vincenzo Vacatello La gestione della segreteria del concorso da parte della rivista Domus e soprattutto l’indicazione ai partecipanti di ritirare le proprie opere entro un tempo determinato non ci permettono oggi di capire la qualità dei bozzetti presentati. L’archivio storico eni infatti non conserva che pochissime tracce del concorso e di quanto fu fatto attorno alle premiazioni e all’esposizione degli elaborati. E’ interessante comunque sottolineare come al concorso parteciparono, oltre all’autore del cane a sei zampe – senza dubbio uno dei più originali ed importanti scultori del Novecento italiano – personaggi del calibro di Fortunato De Pero e Armando Testa. Nel primo caso l’archivio del Mart, oltre a conservarne i bozzetti originali, consente di leggere il disappunto con cui l’artista apprende della propria mancata vittoria spingendosi a scrivere ad Enrico Mattei (che non conosceva personalmente). Nella corrispondenza di Depero relativa alla vicenda del concorso Agip c’è un altro elemento interessante. Gia’ nel 1952 era nota la notizia che il cane a sei zampe era uscito non dalla penna di Giuseppe Guzzi ma dall’estro geniale di Luigi Broggini. Il pittore Francesco del Pozzo, infatti, nel comunicare a Depero la sua mancata vittoria, gli elenca i vincitori menzionando per il supercortemaggiore non Giuseppe Guzzi ma, appunto Luigi Broggini. Di certo si sa che l’evento conclusivo, cui partecipò Enrico Mattei e la moglie Greta Paulas, fu inserito all’interno di una serie di eventi previsti per il raduno degli agenti Agip organizzato a Merano tra l’11 e il 15 di settembre tra i quali il rally automobilistico “Trofeo Supercortemmaggiore”, Cortemaggiore-Merano. La decisione di far riunire la giuria direttamente a Merano e immediatamente prima della premiazione spinse molti degli artisti partecipanti a recarsi a Merano. Un resoconto dettagliato su “Auto italiana” del 30 settembre 1952 ricorda come numerosissimi furono gli artisti che erano convenuti a Merano, ove erano state esposte le opere migliori e dove sarebbero stati distribuiti i ben 10 milioni di premi messi in palio per il concorso e di cui al primo classificato di ogni serie sarebbe spettato un bel milione e mezzo” (fatta eccezione per la categoria dedicata ai marchi a cui spetta 1 milione). L’esposizione delle opere dovette riscuotere un certo successo se si decise di prorogare la data per il ritiro dei bozzetti dal 20 settembre al 18 ottobre. Durante questo periodo i migliori cartelloni pubblicitari della Supercortemaggiore, una trentina in tutto, vengono spostati nella più importante galleria d’arte di Milano, la Galleria dell’Annunciata, non a caso la stessa nella quale Renata Boldrini accompagna Enrico Mattei a scegliere i propri quadri. Molto si e’ detto sulla storia del cane a sei zampe. Nelle numerose biografie dedicate negli anni al presidente di eni si e’ spesso creato leggende attorno al marchio. In realta’ i verbali del concorso e la ricostruzione della sua storia sfatano una volta per tutte il racconto che il cane di Broggini non avesse vinto alcun concorso e che Enrico Mattei l’avesse personalmente ripescato tra gli esclusi. Sfatano anche, una volta per tutta, l’altra storia spesso riportata, che il cane avesse originariamente 4 zampe e che Enrico Mattei ne avesse fatte aggiungere altre due, con un sorprendente tocco di fantasia e originalita’. Non e’ neanche vero, tuttavia, che Enrico Mattei fu completamente ignaro rispetto a quanto si andava decidendo sul marchio. Se e’ vero infatti (e molte persone del suo entourage di allora lo confermano) che al presidente di eni il cane, la sua forma strana e aggressiva, le sei zampe, la colorazione forte, la fiamma rossa piacevano eccome, e altrettanto vero che ebbe una parte per niente marginale nel decidere di utilizzare questa grafica non solo per i cartelloni pubblicitari ma anche per il marchio. Già alla fine del 1952 infatti, il cane a sei zampe rappresenta “la potente benzina italiana” sulle pagine dei principali quotidiani e su molte riviste di vario contenuto, a tiratura nazionale. Ecco che il cane, per il quale a breve Ettore Scola (allora all’ufficio pubbicità dell’Agipgas) conierà il fortunato slogan “cane a sei zampe fedele amico dell’uomo a quattro ruote”, andrà rapidamente ad identificare non solo i prodotti ma, più in generale, l’azienda. Nel brevetto di registrazione del marchio, depositato all’Ufficio centrale brevetti di Roma il 23 settembre 1953, una sintetica descrizione del celebre cane recita: “Il marchio consiste in una impronta rettangolare, a fondo giallo e limitata da una linea rossa. Nel centro, in nero, trovasi un animale a 6 zampe, somigliante ad un cane, volto verso la sinistra di chi guarda, ma con la testa che guarda all’indietro. La bocca è spalancata e da essa esce una fiamma rossa” [reg. n. 113252] L’Italia ripartirà proprio da qui. Da questa fiamma in grado di riaccendere entusiasmo, ottimismo, voglia di fare.