Convegno con luminari da tutto il mondo a cura di Fondazione Eni Enrico Mattei e Università Se gli affari si vestono di verde In Val d’Agri progetti pilota per coniugare petrolio e tutela della natura MATERA - CONIUGARE il concetto di business a quello di sostegno dell'ecosistema e della biodiversità. La questione ha impegnato e continua ad impegnare esperti e rappresentanti di imprese internazionali, come conferma il convegno che ha condotto da tutto il mondo a Matera studiosi e decision makers. Fondazione Eni Enrico Mattei, Università della Basilicata e Regione Basilicata, che ne ha patrocinato i lavori, hanno riunito un parterre di straordinario valore sulla scorta di un'attività che vede nelle aree come la Val d'Agri lo sviluppo di progetti pilota che guardano alla risorsa naturale come ad un patrimonio sul quale investire con lo sguardo rivolto al rispetto delle aree limitrofe e ai vantaggi per le comunità che le abitano. Proprio in quest'area geografica l'Eni ha messo in campo un progetto sulla biodiversità, avviato nel 2003 che ha consentito di sviluppare modalità particolari di ripristino delle aree in cui si è operato finora. Sulla scorta delle ricerche di un gruppo internazionale che riunisce le compagnie che lavorano nel settore Oil & Gas, l'Eni rivolge la sua attenzione ai temi legati all'ecosistema ma soprattutto al meccanismo virtuoso che ne riesce a preservare le caratteristiche, trasformandole in opportunità imprenditoriali. Il segreto sta nella valutazione effettiva delle risorse ambientali, nella considerazione reale del loro valore economico. Solo alla luce di questo principio si evita lo sfruttamento fine a se' stesso. Dalla capacità del suolo di depurare le acque o dell'ambiente nei processi di regolazione del clima fino alla preservazione delle strutture geologiche, spetta all'uomo evitare di giungere al processo di distruzione del bene comune, garantendone la difesa. In questo senso si inseriscono gli studi legati alla forestazione. Il taglio frequente degli alberi, ad esempio, indebolisce la struttura del suolo e la sostanza organica con la creazione di dinamiche pericolose. L'incremento della popolazione globale ha influito, inoltre, negativamente sulla disponibilità di risorse che è necessario preservare. Nel 2050 si prevede che il pianeta sarà abitato da 9 miliardi di persone che dal 2048, secondo uno degli studi illustrati ieri, dovranno fare i conti ad esempio con una fauna marina quasi inesistente. Numeri che, se da un lato spaventano, dall'altro consentono una pianificazione degli interventi ormai inevitabile. Il confronto ha coinvolto esponenti della Stanford University (prof.ssa Fiorenza Micheli), della Banca Europea degli investimenti (Peter Carter), del Centre for Environmental Leadership in Business (Claire Blekinsop) ed ha ulteriormente allargati i confini di una dibattito sul quale resta ancora molto da dire. La consapevolezza delle imprese ha subito una accelerazione positiva negli ultimi tempi, “merito” anche delle catastrofi ambientali che hanno messo in luce l'utilizzo sconsiderato delle risorse naturali. Lo conferma Marta Ceroni, dell'Università del Vermont nonché componente della Fondazione Eni, Enrico Mattei: «Esiste un interesse reale dell'industria per la trasparenza e l'utilizzo di strumenti economici che uniscano impresa e ambiente. Si sono sviluppati meccanismi per incorporare meccanismi ambientali nei processi decisionali. D'altronde questo è un momento ideale perché gli economisti hanno già sviluppato il dibattito». L'attenzione dell'Eni si è tradotta in una task force che è impegnata su questi temi e che con un percorso innovativo, apre un nuovo contesto sul quale si lavorerà per giungere alla nuova concezione di sostenibilità e eco compatibilità. Perchè non sempre impresa fa rima con sfruttamento. Antonella Ciervo - da “Il Quotidiano” del 24/09/2010