Liceo scientifico Blaise Pascal Anno scolastico 2008/2009 E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi) Una grande azienda pubblica italiana tra passato e futuro. TESI DI MATURITA’ di Francesco Chierichetti STORIA dell’ ARTE: STORIA: Analisi del famoso simbolo (cane a 6 zampe) dell’Eni e Industrial Design Enrico Mattei ed il ruolo dell’Eni nella ricostruzione italiana post bellica ENI SCIENZE: Rocce sedimentarie, formazione petrolio e tecniche di estrazione. FISICA: Alternatore, corrente indotta, legge di Faraday-Neumann Motivo della scelta del tema ENI è un’azienda che rappresenta nel mondo la capacità industriale italiana e costituisce un modello vincente per uscire dall’attuale crisi economica mediante l’eccellenza nel lavoro. MATERIE INTERESSATE DAL TEMA •Educazione artistica •- La bellezza dell marchio di ENI, industrial design •Storia • ruolo di ENI nella ricostruzione post bellica dell'economia italiana • la storia del fondatore Enrico Mattei •Scienze •Geologia : giacimenti di idrocarburi •Fisica •Energia elettrica: come si ottiene/ come si misura ED. ARTISTICA La storia del marchio • La necessità di un nuovo simbolo aziendale, in grado di rendere facile e immediata la riconoscibilità della società energetica italiana in ogni parte del mondo, ha indotto ENI, nel 1952, ad effettuare un concorso per la sua creazione. • La commissione concorsuale scelse, all'unanimità, nella riunione conclusiva che si svolse nel settembre 1952 a Merano, il bozzetto del "Cane a Sei Zampe”, realizzato dallo scultore Luigi Broggini, uno dei protagonisti dell’arte italiana nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale. La testa del cane Si racconta che il bozzetto iniziale di Broggini raffigurasse il "cane a sei zampe" con la testa in avanti e la fiamma proiettata nella stessa direzione. Solo in seguito, giudicando troppo aggressiva la figura, si è pensato di correggere il disegno, girando la testa del cane all'indietro. In questo modo l'animale ha assunto la posizione innaturale, ma meno feroce, che ci è familiare. 1972, tempi moderni • Per creare un vero e proprio marchio e sviluppare un’immagine coordinata di Gruppo viene contattata l’agenzia Unimark. • La soluzione di Unimark è la cosiddetta "palina": un quadrato giallo ad angoli smussati che fa da sfondo al famoso cane a sei zampe. • Il cane viene ridisegnato: le creste sono meno accentuate per ricordare meno chimere e grifoni germanici, l'occhio è tondo e più grande. Un cane meno feroce, più familiare. • Il cambiamento più importante riguarda il carattere tipografico istituzionale utilizzato per le scritte. Quello originario è un carattere stretto e alto, poco leggibile soprattutto a distanza. Il nuovo lettering aziendale è personalizzato dall'inserimento con un filetto bianco centrale. "Il filetto bianco dà dinamicità al carattere, si snoda da una lettera all’altra creando una notevole continuità. Il simbolo che si vuole evocare è quello della strada, le due corsie divise dalla riga bianca spartitraffico. Il Marchio del 1998 • La trasformazione dell'Eni da ente pubblico in società per azioni determina l'esigenza di un nuovo restyling, per rinnovare l'immagine del marchio della società che, approdando in Borsa, deve esprimere un'organizzazione d'impresa profondamente mutata. • Il cane "esce" dalla palina ad angoli smussati, gialla con bordo nero, molto legata alle stazioni di servizio, per "entrare" in un'area di forma quadrata insieme al logo Eni. Il quadrato è attraversato centralmente da un filo rosso orizzontale che separa i due elementi. Il Marchio Oggi • ENI è oggi più che mai un'azienda vicina, aperta e dinamica. I suoi valori chiave sono la sostenibilità ambientale, la cultura, la partnership, l'innovazione e l'efficienza. • Proprio in linea con questi valori, ENI ha sviluppato un logo che mantiene gli elementi di continuità che l'hanno caratterizzato finora, ed esalta lo spirito di un'impresa in continua evoluzione, integrata, attenta al territorio e in relazione con tutti i propri interlocutori. • Il marchio è oggi soprattutto un marchio in movimento: il cane a sei zampe esce dal quadrato, si muove, è proiettato verso una realtà aziendale nuova. • Il logo diventa per la prima volta interattivo e scomponibile per meglio sottolineare il carattere aziendale: aperto, dinamico, integrato Enrico Mattei il Fondatore di ENI • Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna (Pesaro), secondo di cinque figli,fa parte di una famiglia modesta, il padre Antonio è brigadiere dei carabinieri. • Mattei inizia a lavorare nella fabbrica di letti di Scuriatti come verniciatore e nel 1923 entra come garzone alla Conceria Fiore, dapprima come operaio, poi aiutante chimico ed infine, a soli vent’anni, diventa direttore del laboratorio. • Quando cominciano a sentirsi gli effetti della grande crisi economica degli anni trenta e gli affari iniziano ad andare male, Mattei si trasferisce a Milano. • Spinto dal suo grande spirito imprenditoriale, nel 1934, fonda l’industria Chimica Lombarda. • Mattei si occupa anche di politica e, durante il periodo della Liberazione dal regime fascista, si unisce ai gruppi partigiani operanti montagne. Enrico Mattei ad un raduno partigiano • A Milano prende contatto con gli esponenti della Democrazia Cristiana che, per le sue capacità organizzative più che militari, gli affidano il comando del Corpo Volontari per la Libertà (partigiani cattolici). • Dopo la guerra viene incaricato dal capo del governo, Alcide De Gasperi, di liquidare le aziende dell’AGIP e di provvedere alla privatizzazione degli asset energetici. • Mattei, resosi conto dell’importanza strategica per l’Italia del settore energetico, convince De Gasperi a perseguire un obiettivo fondamentale: dare all’Italia una grande azienda energetica nazionale, in grado di assicurare - a prezzi più bassi rispetto a quelli internazionali - quanto serviva al fabbisogno energetico delle rinascenti industrie e delle famiglie. Mattei, negli anni cinquanta, raddoppiò la perforazione dei pozzi, sfruttò al meglio la ricerca mineraria soprattutto in Val Padana, strinse le alleanze politiche ed industriali necessarie per avere l’appoggio del governo e dei partiti che lo sostenevano, al fine di realizzare l’obiettivo strategico che aveva in mente. • Il metano della val Padana, gestito dall’azienda affidata dal governo a Mattei, interessava molto alle industrie energetiche internazionali (le cosiddette “sette sorelle”) le quali attaccarono Mattei molto pesantemente anche a livello politico. • Esse, il 9 maggio del 47, riuscirono a fargli perdere la vicepresidenza, anche se non ad estrometterlo dal consiglio di amministrazione. Gli americani si impossessarono di tutto il patrimonio delle ricerche AGIP e ne presero visione; molti pozzi vennnero venduti dallo Stato a compagnie petrolifere inglesi. • Mattei era convinto che il controllo italiano delle proprie risorse petrolifere fosse necessario per garantire così anche l’autonomia politica. Mattei riteneva che l’indipendenza politica di uno Stato passasse dalla sua indipendenza economica e, per questa ragione, affermava che i giacimenti spettassero esclusivamente allo Stato, in favore di tutta la sua popolazione. • Mattei ottiene, dopo avergli dato l’appoggio alle elezioni del 1948, l’aiuto politico di De Gasperi e viene nuovamente nominato vicepresidente di AGIP. Mattei riuscì, con l’istituzione dell’ENI nel 1953, ad affermare il ruolo strategico dell’energia nello sviluppo economico italiano e a ispirare fiducia nel possibile miracolo dell’indipendenza energetica. Fu abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo divenne uno dei punti di forza che la società, oltre gli interessi specifici, seppe offrire all’azione diplomatica dell’Italia. Fu tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse. Politica estera • Mattei inizia a tessere rapporti con tutti i principali Stati esteri produttori di petrolio e proponendogli il 75% di interesse rispetto al solito 50% delle 7 sorelle (teoria del fifty fifty) riesce ad impossessarsi di molti giacimenti soprattutto in Iran, Egitto, Libia e Giordania. Offre inoltre aiuti economici e borse di studio per le scuole di formazione, peremettendo così una possibilità di rinasciata per i paesi erretrati e poco civilizzati. • Mattei piace ai leader dei paesi produttori perché non si rivolge a loro con l’aria di superiorità propria delle 7 sorelle, ma con rispetto e vivo interesse dato che sa di aver bisogno del loro petrolio. Il 27 ottobre 1962 il "Morane Saulnier 760" di Mattei proveniente da Catania e diretto a Linate precipita a Bascapè (Pavia). Enrico Mattei fu così assassinato ed il suo caso fu insabbiato ed i testimoni messi a tacere. La strategia di Mattei era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle”, non soltanto per il tornaconto del nostro ente petrolifero, ma anche per stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime. Una strategia semplicemente inaccettabile per le grandi compagnie petrolifere che si spartiscono le ricchezze del mondo. Il petrolio, da cosa deriva? Classificazione delle rocce sedimentarie: Dal tipo di sedimento, e conseguentemente dalle caratteristiche del processo sedimentario, deriva la principale suddivisione delle rocce sedimentarie in: Rocce clastiche o sedimentarie: formate da frammenti di altre rocce (clasti) trasportati dal luogo di formazione,modificati più o meno intensamente e infine depositati. Rocce di origine chimica : formate dalla precipitazione di sali o altri composti contenuti nelle acque marine e derivate dall'alterazione di altre rocce. Rocce sedimentarie organogene: Si originano dalla deposizione e successiva cementazione di materiali prodotti dall’azione di organismi viventi. I fondali marini dei mari profondi sono coperti da un fango formato dai gusci di organismi planctonici microscopici. Questi fanghi danno origine a rocce come rocce carbonatiche (componente sia vegetale che animale, in particolare resti di animali invertebrati), rocce silicee (formate da resti di organismi a guscio siliceo) e rocce fosfatiche (formate da scheletri di vertebrati o escrementi di uccelli marini). I combustibili fossili vengono classificati come rocce sedimentarie organogene, perché si originano dall’accumulo di organismi viventi. Mentre però le rocce carbonatiche e silicee sono costituite da materiale inorganico, carbone e petrolio mantengono una componente organica. Chiamiamo queste sostanze combustibili fossili per sottolineare che sono stati conservati nelle rocce per secoli e per ricordare che bruciando tali sostanze si può ottenere dell’energia. Dopo la morte degli organismi si assiste a una rapida decomposizione del materiale organico, per l’azione dell’ossigeno dell’aria o di quello disciolto nell’acqua. In taluni casi però può non accadere perché i resti vengono subito ricoperti da materiale sedimentario argilloso che crea un sedimento melmoso, quasi impermeabile, ricco di prodotti organici. Affinché questa melma si conservi deve depositarsi in acque povere di ossigeno per evitare che batteri aerobi decompongano questa “sostanza” ricca di plancton e argilla. In questo modo il materiale organico si conserva, si trasforma e in tempi molto lunghi può dare origine a carboni fossili e ai giacimenti di idrocarburi. I carboni fossili sono originati da una lenta trasformazione di resti di origine vegetale. Con il passare del tempo si assiste ad un processo di arricchimento indiretto in carbonio, dovuto alla “perdita” di altri elementi costituenti il materiale organico, principalmente ossigeno e idrogeno. I carboni vengono classificati in base all’età e quindi al contenuto in carbonio da cui dipende il potere calorifico. Il petrolio è composto da una miscela di idrocarburi. Gli idrocarburi sono molecole a catena costituite da atomi di carbonio e di idrogeno. Sono caratterizzati in base alla viscosità (capacità di scorrere) e alla volatilità (capacità di evaporare), tali proprietà dipendono direttamente dalla dimensione delle molecole: i prodotti composti da brevi catene di molecole tendono a manifestarsi in forma gassosa, le molecole a catena di lunghezza moderata in forma liquida (benzina) e quelle a catena lunga in forma solida (catrame). COME SI FORMA UN GIACIMENTO PETROLIFERO Abbiamo visto che il petrolio si forma in seguito alla decomposizione di sostanze organiche. Le loro cellule si depositano sui fondali insieme all’argilla e una volta solidificati, grazie alla pressione esercitata dall’alto, prendono il nome di pelite organica scura: chiamata anche roccia madre. Queste sostanze decomposte più leggere dell’acqua tendono a migrare verso l’alto fino a quando la loro risalita viene ostacolata da uno strato relativamente impermeabile, detto “trappola stratigrafica”, che ne provoca l’accumulo generando così un giacimento. All’interno di un giacimento gli idrocarburi si stratificano a seconda della densità: i gas nella zona alta, il petrolio nella zona intermedia e l’acqua nella zona inferiore. La roccia in cui si accumula il petrolio deve essere porosa e permeabile e viene chiamata “roccia serbatoio”. LA MODERNA RICERCA DEL PETROLIO La scoperta dei primi campi petroliferi avvenne per caso, grazie alle manifestazioni superficiali. Attualmente i geologi inizialmente compilano una carta geologica soffermandosi sulle regioni contenenti rocce sedimentarie, dato che il petrolio è originato da sedimenti di placton e argilla. Per rendere più dettagliata la sezione eseguono una ricerca a riflessione sismica tramite un esplosione o un autocarro vibratore mandano nel sottosuolo onde sismiche e ne studiano la velocità con cui vengono riflesse sulla superficie. . LA PERFORAZIONE Presa la decisone di costruire un pozzo petrolifero in una determinata zona si procede con la perforazione. Quest’ultima avviene utilizzando un tubo rotante munito di una trivella tempestata di diamanti industriali da cui fuoriesce un liquido refrattario detto “fango di trivellazione” che raffredda la trivella e asporta i detriti della perforazione. Per sollevare il pesante tubo viene costruita una torre chiamata derrick. Completato il pozzo gli operai rimuovono il tubo e la torre e installano una pompa. FISICA L’ Eni, oltre ad occuparsi dell’estrazione di petrolio, fornisce energia elettrica alle nostre case. La tensione elettrica che usiamo nelle nostre case è generata nelle centrali elettriche dagli alternatori: dispositivi che trasformano energia cinetica (lavoro che si deve compiere su un corpo di massa m, inizialmente fermo, per portarlo ad una certa velocità assegnata) in energia elettrica Infatti l’alternatore contiene parti che devono continuare a muoversi affinché non smetta di produrre forza elettromotrice (f.e.m. definita come differenza di potenziale, ovvero come rapporto tra ∆L e ∆q). In una centrale elettrica l’alternatore è mantenuto in movimento dalla rotazione di una turbina. L ’alternatore di un’automobile, che alimenta la batteria, è mantenuto in movimento dal motore. La dinamo di una bicicletta che fa accendere le luci, è mantenuta in movimento dal moto della ruota. Un alternatore è costituito da una spira che viene fatta ruotare con velocità angolare costante all’interno di un campo magnetico e la diversa orientazione della spira rispetto alle linee di campo B fa sì che il flusso magnetico vari continuamente, generando così una corrente indotta. Per la legge di Faraday-Neuman, più rapidamente muoviamo la spira, maggiore è la forza elettromotrice e, a parità di resistenza elettrica, maggiore è anche la corrente indotta nella spira. In qualunque circuito immerso in un campo magnetico si genera una f.e.m. indotta (forza che il generatore deve produrre per avere una corrente uguale all’intensità della corrente indotta) se e solo se il flusso concatenato con il circuito varia nel tempo. Consideriamo una spira che viene estratta con ѵ costante da un campo magnetico uniforme e calcoliamo il flusso negli istanti t e ∆t. Si noterà che il flusso attraverso la spira subirà una variazione. All’intervallo t il flusso è dato dalla seguente equazione dove l e x sono rispettivamente la lunghezza e l’altezza della spira immersa nel campo. Dopo l’intervallo ∆t il flusso diventa dove ∆x è la dimensione della lunghezza della spira estratta dal campo magnetico. E’ evidente che il flusso attraverso la spira ha subito una variazione: = - Blѵ∆t (dato che s = vt e ∆x = v∆t) = = - Blv (risulta negativa perché la porzione di spira immersa nel campo magnetico è diminuita) = Così abbiamo spiegato il motivo per cui in un alternatore, costituito da una spira ovale che viene fatta ruotare all’interno di un campo magnetico, il flusso magnetico vari continuamente generando così una corrente indotta. Seguendo il movimento della spira, vista in sezione nella figura qui a fianco, concludiamo che : quando la spira è perpendicolare al campo magnetico si avrà un flusso massimo quando la spira sarà parallela al campo si avrà un flusso nullo (angolo tra n alla superficie e linee di campo pari a 90 e di conseguenza cos90=0) quando si formerà un angolo di 180 il flusso diventerà minimo dato che risulterà negativo L’alternatore genera una tensione alternata che cambia continuamente valore, ma si ripete sempre uguale dopo un periodo T, pari al tempo impiegato dalla spira per fare un giro completo. Questa tensione alternata provoca una corrente alternata che scorre con intensità variabile: per metà periodo in un senso e per l’altra metà nel senso opposto. « Senza energia l'uomo, semplicemente, non esiste. » (Mark Twain) Francesco Chierichetti