prof. Adolfo F. L. Baratta Percorsi Abilitanti Speciali Classe A016 Costruzioni, Tecnologia delle costruzioni e Disegno Tecnico Materiali lapidei Roma, 29 marzo 2014 04 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione petrografica Si dicono materiali lapidei quelli ottenuti da rocce di varia origine, adattati alle applicazioni in edilizia mediante specifiche lavorazioni. Le rocce, di massa cristallina o amorfa, sono i minerali che costituiscono la crosta terrestre. Rocce eruttive, magmatiche, ignee o primarie Originate dal raffreddamento e dalla solidificazione di magmi fluidi provenienti dall’interno della terra. Rocce sedimentarie o secondarie Formate dall’erosione, il trasporto e l’accumulo di sedimenti (organici, precipitazione di Sali disciolti, ecc.). Costituiscono il 75% circa della crosta terrestre. Possono essere disgregate [pietrischi, ghiaie] oppure cementate [arenarie]. Rocce metamorfiche Sedimentarie o eruttive che, a seguito di profonde trasformazioni dovute ad attività endogene (termiche, chimiche o meccaniche), hanno subito radicali trasformazioni [marmi, gneiss, serpentini, scisti, micascisti]. Sezione schematica della litosfera terrestre (10-60 km). 02 Donati, P. Legno, pietra e terra, Giunti editore, Firenze 1990. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione petrografica Nelle rocce eruttive o primarie il magma che viene dalle profondità si solidifica a 1.000°C: si tratta di una miscela di silicati, aggregati cristallini e gas disciolti. In base a dove si solidificano e alla velocità con cui si solidificano si dividono in effusive, filoniane e intrusive. Rocce effusive o vulcaniche Magma che ha subito il processo di raffreddamento in superficie e quindi rapidamente: non presenta cristalli distinti [porfidi, basalti, trachiti]. Rocce filoniane Si solidificano nei camini. Raffreddano più velocemente e hanno una struttura di grana più fine [porfidi]. Rocce intrusive Magma che ha subito il processo di raffreddamento a grandi profondità e quindi lentamente [graniti]. Sono spinte in alto dai processi di trasformazione della crosta terrestre e vengono alla luce grazie all’erosione degli agenti atmosferici. Sono rocce molto compatte e a bassa porosità. Rocce in fusione Strato basaltico Magma 03 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione petrografica Le rocce sedimentarie o secondarie di formano per decomposizione meccanica, chimica e biologica di altre rocce e successivo riconsolidamento. I materiali frantumati vengono trasportati da ghiacciai, acqua e vento e gradualmente depositati, separati per peso. Attraverso trasformazioni fisico e chimiche (la pressione del peso superiore e l’acqua che circola e crea leganti) nel tempo diventano roccia. Con questi due processi si ottengono: - Ghiaie in conglomerati; - Frammenti di roccia in brecce (sedimenti di grana, frammenti >2 mm); - Sabbie in arenarie (tra 2 e 0,2 mm); - Argille in rocce argillose (<0,2 mm). Caratteristica delle rocce sedimentarie è la stratificazione. Arenarie, calcare, travertino, tufo calcareo, dolomia. Rocce in fusione Strato basaltico Magma 04 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione petrografica Le rocce metamorfiche si formano per la trasformazione di rocce ignee, sedimentarie o metamorfiche più antiche a seguito di profonde trasformazioni dovute ad azioni fisiche e chimiche nel corso di millenni (quali, ad esempio, variazioni della temperatura, delle pressioni e movimenti tettonici). Caratteristica delle rocce metamorfiche è la formazione di nuovi cristalli e piani di scistosità con piani tensionali non omogenei. Marmi, gneiss, serpentini, scisti, quarziti, ardesia. Rocce in fusione Strato basaltico Magma 05 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione petrografica Granito Sienite Trachite Basalto Pegmatite Aplite Rocce effusive Rocce filoniane Rocce eruttive, magmatiche, ignee o primarie Rocce intrusive Arenaria Calcare Travertino Rocce sedimentarie o secondarie Tufo Gneiss Marmo Quarzite Serpentinite 06 Rocce metamorfiche Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione commerciale La classificazione commerciale permette di distinguere i materiali lapidei nelle seguenti categorie: Marmi Roccia cristallina, compatta e lucidabile, da decorazione e da costruzione, composta da minerali di durezza Mohs compresa tra 3 e 4 [alabastri calcarei, calcari, calcari cristallini metamorfici, serpentini]. Arabescati (Versilia), Bardigli grigi (Versilia), Bardigli venati (Versilia), Bianchi di Carrara (Versilia), Candoglia (Novara), Cipollini a venatura verde scuro (Versilia), Fiore di pesco carnico (Carnia), Imetto striato (Grecia), Marmo di Lasa (Val Venosta), Pario a grana grossa (Grecia), Pentelico (Grecia), Statuari (Versilia), ecc. Granito Roccia a struttura cristallina ben visibile con superficie compatta e lucidabile, da decorazione e costruzione, su cui spiccano minerali policromi di durezza Mohs compresa tra 6 e 7 [dioriti, graniti, gneiss, porfidi, sieniti]. Travertino Roccia calcarea di origine chimica e di colore bianco-giallastro tendente al bruno con alcune varietà lucidabili. Di consistenza tenera il travertino, da costruzione o decorazione, ha una inconfondibile struttura vacuolare. Pietra Roccia di composizione mineralogica svariatissima, generalmente non lucidabile [tenere poco compatte: arenari, calcari, peperini, tufi; dure e compatte: ardesie, basalti, trachiti]. UNI 8458:1983 07 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Pietre veneziane Pietra d’Istria Pietra calcarea (roccia sedimentaria) con bassa porosità, elevata resistenza alla corrosione salina, buona resistenza meccanica (135 N/mm2). Lombardo, P. Ca’ Dario, 1479. Edificio in pietra d’Istria decorato con marmi policromi. 08 Trachite euganea Trachite a grana fine (roccia eruttiva effusiva) con buona lavorabilità, elevata resistenza meccanica (155-190 N/mm2), impiegata per pavimentazioni antiscivolo. L’attuale pavimentazione di Piazza San Marco è del 1723 ed è realizzata in masegni (blocco spianato nella faccia superiore e sbozzato a semisfera in quella inferiore) di trachite euganea. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Pietre fiorentine Pietra serena Pietra arenaria a grana fine (roccia sedimentaria), facilmente lavorabile, discreta resistenza meccanica (30-150 N/mm2). Brunelleschi, F. Spedale degli Innocenti, 1429-1445. 09 Sartori, R. Pietre e marmi di Firenze, Alinea, Firenze 2002. Pietraforte Pietra arenaria a grana fine (roccia sedimentaria), caratteristico colore marroneavana, buona resistenza meccanica (150 N/mm2). Arnolfo di Cambio Palazzo vecchio, 1299-1314. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Pietre fiorentine Marmo serpentino di Prato Serpentinite (roccia metamorfica), con struttura non perfettamente omogenea, buona resistenza meccanica (140-250 N/mm2). Badia fiesolana, XI-XV sec. Particolare della facciata. 10 Pietra bigia Pietra arenaria (roccia sedimentaria), con struttura facilmente degradabile che si manifesta con lo sfarinamento, discreta resistenza meccanica (30-120 N/mm2). Ammannati, B. Palazzo Sforza Almeni. 1560 Dettaglio della finestra inginocchiata. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Pietre romane 11 Travertino Pietra calcarea (roccia sedimentaria), con colorazione che varia dal bianco al noce (sono frequenti le impronte di animali o piante), facilmente levigabile, struttura poco compatta, discreta resistenza meccanica (2060 N/mm2). Peperino Ignimbite di tufo saldato (roccia magmatica), presenta particelle di colore nero simile a grani di pepe, con struttura compatta, buona resistenza agli agenti atmosferici, discreta resistenza meccanica (45-70 N/mm2). Salvi, N. Fontana di Trevi, 1732-1735. Carimini, L. Palazzo Brancaccio, 1886-1912. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Basilica della Santissima Triità di Saccargia, Cadrongianos SS (I) XII sec. Pianta. Fronte principale. Dettaglio della muratura in blocchi di basalto nero (roccia effusiva di origine vulcanica) e calcare bianco (roccia sedimentaria). 12 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Classificazione per massa volumica apparente La massa volumica apparente è data dal rapporto, espresso in kg/m3, tra la massa allo stato secco e il volume apparente ovvero il volume delimitato dalla superficie esterna. Un’ulteriore classificazione permette di dividere le rocce in: Molto leggere Con peso fino a 1.000 kg/m3 [pomici] Leggere Con peso compreso tra 1.000 e 1.500 kg/m3 [tufi vulcanici e calcarei, sabbie asciutte] Mediamente pesanti Con peso compreso tra 1.500 e 2.500 kg/m3 [calcarei teneri, arenarie porose, travertini peperini, porfiriti] Pesanti Con peso compreso tra 2.500 e 3.000 kg/m3 [calcari compatti, graniti, sieniti, porfidi, gneiss, dioriti] Molto pesanti Con peso superiore a 3.000 kg/m3 [basalti, graniti, serpentini] 13 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Localizzazione delle principali cave in Europa Una cava di marmo in Italia. Le principali cave di pietra europee sono collocate in Italia e Germania. 14 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Localizzazione delle principali cave in Italia Dal Rapporto Cave 2011 emerge che in Italia ci sono ancora 5.736 cave attive e 13.016 dismesse: a quest’ultime si devono aggiungere quelle abbandonate in regioni in cui i monitoraggi sono meno attendibili, quali Calabria e Abruzzo, che porterebbero il dato ben oltre 15 mila unità. Ogni anno vengono estratti 90 milioni di m3 tra sabbia e ghiaia, 42 milioni di m3 di calcare utilizzati nel ciclo del cemento e 12 milioni di m3 di pietre ornamentali. 3000 2000 Cave attive Cave dismesse e/o abbandonate Bolzano Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Ven. Giulia Lazio Lombardia Liguria Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trento Umbria Valle d’Aosta Veneto Legenda Abruzzo Basilicata 1000 Cave attive e dismesse presenti nelle regioni italiane. 15 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Pietre d’Italia Botticino Breccia Aurora Serpentino Marmo di Lasa Porfido di Altiano Marmo di Chiampo Marmo rosso di Verona Pietra di Vicenza Trachite Euganea Candoglia Marmo verde Ardesia Pietra di Finale Bardiglio Breccia di Stazzema Giallo di Siena Marmo bianco di Carrara Pietra serena Serpentino di Prato Travertino di Rapolano Graniti Basalti Porfidi Travertino Piceno Pietra rosa di Assisi Pietra sponga Pietra di San Terenziano Peperino Pietra basaltina Travertino romano Tufo Pietra grigia reggina Pietra lavica Travertino siciliano 16 www.architetturedipietra.it Pietra di Apricena Pietra di Trani Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Estrazione I principi e le fasi della lavorazione delle pietre sono rimasti immutati nel tempo, seppure nella meccanizzazione degli impianti: gli attrezzi del tagliatore di pietre (cunei, mazzetta e seghe a lama liscia o dentata, martelli, picconi, punteruoli) sono i medesimi. Alcune finiture di qualità e lavorazioni di superfici a vista sono ancor oggi fatte manualmente (strumenti a percussione e a spacco sottili). Le tecniche per tagliare la pietra si basavano e si basano sulle conoscenze petrografiche delle rocce nel seguire gli strati di falda. Dunque occorre conoscere le proprietà della pietra e della relativa roccia perché possa essere usata come materiale da costruzione. La scelta della pietra inizia in cava. È possibile determinare la resistenza agli agenti atmosferici di un campione dopo una attenta analisi, ma il risultato non è estendibile perché ogni roccia è composta da minerali diversi. Per le pietre locali ci si basa sugli anni di esperienza. 17 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Estrazione L’estrazione delle pietre naturali avviene in: - cave a cielo aperto; - cave in galleria. Obiettivo dell’estrazione è ottenere blocchi grezzi rettangolari di dimensioni adeguate e produrre la minor quantità possibile di “scarto”. La lavorazione avviene nelle seguenti fasi: 1. predisposizione dei gradoni; 2. taglio. I blocchi vengono fratturati lungo le superfici di separazione naturale (fenditure) tramite l’impiego di esplosivo, perforazione continua, cunei, acqua ad alta pressione, filo diamantato; 3. ribaltamento tramite martinetti idraulici o funi; 4. riquadratura in blocchi commerciali mediante filo diamantato; 5. caricamento su automezzi e trasporto; 6. segagione tramite telaio multilama; 7. finitura. Cave a cielo aperto (Maiano Fiesole) e a galleria (Carrara). 18 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Localizzazione delle principali cave in Italia 1-5 cave 6-20 cave Oltre 20 cave Distribuzione di cave attive in Italia [Fonte: Rapporto cave 2010, Legambiente]. 19 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Caratteristiche tecnologiche Le caratteristiche tecnologiche più rilevanti sono: Lavorabilità Capacità della roccia di essere lavorata mediante strumenti semplici (scalpelli, martello, etc.) o complessi (seghe, taglierine a percussione, etc.). Tale proprietà comprende interventi quali la segagione, scalpellatura, burattatura, fresatura, incisione, tornitura, levigazione e lucidatura. Divisibilità Attitudine di una pietra a dividersi secondo particolari direzioni determinate dalla struttura della roccia di provenienza. La divisione può avvenire per stratificazione, scistosità, fessurazione e fratturazione. Durezza Capacità di opporsi alla penetrazione di utensili meccanici: è una proprietà strettamente collegata con la resistenza a compressione. Durevolezza Capacità di resistere alle azioni degradanti atmosferiche e biologiche: è una proprietà direttamente collegata alla porosità della pietra. 20 Francisco e Manuel Aires Mateus, Centro de artes, Sines (P) 2002-06. L’intero comparto urbano è rivestito, sulle superfici verticali ed orizzontali, con lastre di pietra. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Lavorabilità Le principali operazioni dei materiali lapidei sono: - segagione. La descrizione del più antico sistema è di Plinio il Vecchio (Hist. Nat. I, XXXVI): dopo che i quadratari avevano squadrato i blocchi, i sectores serrarii ricavavano da essi le lastre ottenute mediante una lama di ferro non dentellata che “riusciva, con l’aiuto dell’arena inzuppata e di chissà quanto tempo, a segarlo”. Questo sistema rimase in uso fino all’entrata in funzione delle segherie ad acqua e di quelle con motore a vapore; - scalpellatura. Scalfittura eseguita a mano (con scalpello) o con l’ausilio di macchine (scalpellatori elettrici, martelli perforatori, etc.); - burattatura. Lavorazione che permette di ottenere la smussatura degli spigoli della pietra; - fresatura e incisione. La prima viene eseguita con frese diamantate, che con l’ausilio dell’acqua e delle macchine a controllo numerico, permettono di incavare in modo grossolano il prodotto. L’incisione permette di scrivere, disegnare e acquisire qualunque tipo di illustrazione; - tornitura. Operazione che consente la formazione di solidi a sezione circolare; - levigazione e lucidatura. Sono le ultime lavorazioni e consentono di ottenere superfici lucide (tramite l’abrasione di piatti composti da impasti abrasivi), spazzolate (con spazzole diamantate che solcano la superficie), opache (con acidi e ravvivanti protettivi al naturale). 21 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Lavorabilità L’aspetto e il colore di un materiale lapideo dipendono dal componente essenziale che lo costituisce e dal procedimento di lavorazione superficiale (ad urto, a pressione, termiche e a rasamento) che subisce. Lavorazioni superficiali della pietra serena. Legenda 1. Sabbiato (pressione) 2. Filo di sega (urto) 3. Fiammato (termico) 4. Rigato (urto) 5. Rigato a spina (urto) 6. Bocciardato (urto) 7. Levigato (rasamento) 8. Scalpellato (urto) 9. Fiammato con trattamento idrorepellente e idrorepellente tonalizzato (termico) 22 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Bartolomei, A. ; Montanari, F. (a cura di) Pietra serena, Edizioni Aida, Firenze 2008. Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Divisibilità La divisibilità è l’attitudine ad essere divise secondo particolari piani o giaciture del banco di provenienza. La divisibilità può essere palese, quando avviene secondo i piani di scistosità, o latente, quando avviene secondo altre direzioni perpendicolari o oblique rispetto al piano di scistosità. 23 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Divisibilità 1 2 3 4 Legenda 1. Divisibilità per fessurazione (rocce eruttive); 2. Divisibilità per fratturazione (rocce eruttive e sedimentarie); 3. Divisibilità per stratificazione (rocce sedimentarie); 4. Divisibilità per scistosità (rocce metamorfiche). 24 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Divisibilità Con la sostituzione nelle attività di cava del filo elicoidale con quello diamantato si incrementano la velocità di lavorazione, e di conseguenza i costi di produzione, ed aumenta la gamma di prodotti con maggiori livelli di precisione e minore fragilità. Tali condizioni produttive praticabili anche per effetto all’avvento di macchine a controllo numerico, capaci di modellare la materia litica traendo i parametri di lavorazione direttamente dai prototipi digitali dei pezzi da realizzare. Baumschlager Eberle Laboratorio ETH, Zurich (CH) 2008 25 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durezza e Scala di Mohs La durezza è l’attitudine a resistere ad azioni meccaniche di scalfittura e incisione, abrasione ed usura, taglio e segabilità. Per misurare il grado di scalfittura di un minerale si ricorre alla Scala di Mohs che gradua dieci minerali secondo un criterio di scalfittura reciproca. La Scala di Mohs, ideata dal tedesco Friederich Mohs nel 1812, si basa su valutazioni empiriche. 1. Talco 2. Gesso Teneri Sono scalfiti dall’unghia 3. Calcite 4. Fluorite 5. Apatite Semiduri Sono scalfiti da una punta di acciaio 6. Ortoclasio 7. Quarzo 8. Topazio 9. Corindone 10. Diamante Duri Non sono scalfiti da una punta di acciaio Ognuno dei dieci minerale scalfisce quello precedente e viene scalfito da quello successivo. D L Rapporto tra durezza (D) e lavorabilità (L). 26 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durezza e Scala di Rosiwal Un’evoluzione della Scala di Mohs è la Scala di Rosiwal, sviluppata dall’austriaco August Rosiwal nel 1896. In questa scala viene utilizzato il Corindone, che comprende molte pietre preziose quali il rubino e lo zafiro e al quale viene attribuito il valore 1.000, come elemento di riferimento per stabilire Scala di Scala di tutti gli altri gradi di durezza. Minerale Mohs Rosiwal La durezza dei minerali viene determinata con prove di laboratorio, eseguite con uno Talco 1 0,03 sclerometro, che misurano la loro resistenza Gesso 2 1,25 all’abrasione. Calcite 3 4,50 Dalla lettura dei valori della Scala di Rosiwal emerge chiaramente che i rapporti tra il grado Fluorite 4 5,00 precedente e quello successivo della Scala di Apatite 5 5,50 Mohs non sono costanti. Ad esempio, il Corindone (n. 9 nella Scala di Mohs) è 6 volte più duro del Ortoclasio 6 37 Topazio (n. 8 nella Scala di Mohs) e 140 più Quarzo 7 120 tenero del Diamante (n. 10 nella Scala di Mohs). In questo senso la Scala di Rosiwal è più precisa Topazio 8 175 perché fornisce il valore reale della durezza del Corindone 9 1.000 matriale. Diamante 10 140.000 Valori indicativi della Scala di Rosiwal comparati con la Scala di Mohs. 27 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durezza e Scala di Knoop Un sistema di misurazione della durezza dei materiali alternativo alla Scala di Mohs è quello della Scala di Knoop, sviluppato da Frederick Knoop nel 1939 per conto dello statunitense National Bureau of Standard, utilizzato soprattutto per materiali molto duri e fragili quali la ceramica e il vetro. La micro-durezza di Knoop è l’attitudine di una Scala di Scala di roccia ad essere incisa o segata e la prova si Minerale Mohs Knoop ottiene mediante la valutazione della Talco 1 1 penetrazione di un utensile diamantato. In base a tale proprietà si possono distinguere: Gesso 2 32 Pietre dure (Basalto, Gneiss, Granito, Porfido, Quarzite) Contengono principalmente minerali come quarzo, feldspati e mica, sono resistenti agli acidi e al taglio. Pietre tenere (Arenaria, Calcare, Marmo, Travertino) Contengono calcite, argilla o mica. Non sono resistenti agli acidi e possono essere incise con materiali duri. Calcite 3 135 Fluorite 4 163 Apatite 5 430 Ortoclasio 6 560 Quarzo 7 800-900 Topazio 8 1.300-1.400 Corindone 9 2.000 Diamante 10 8.000-8.500 Valori indicativi della Scala di Knoop comparati con la Scala di Mohs. 28 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durezza e Scala di Knoop 8.000 Diamante Scala di Knoop Comparazione tra la Scala di Knoop e la Scala di Mohs per i materiali lapidei. 7.000 6.000 Corindone 5.000 4.000 1 2 3 4 5 Topazio Quarzo Apatite Calcite Gesso Talco 1.000 Fluorite 2.000 Ortoclasio 3.000 6 7 8 9 10 Scala di Mohs 29 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durezza Avendo le pietre una disomogenea struttura minerale piuttosto diffusa si preferisce stabilirne la durezza misurandone la segabilità cioè la loro lavorabilità ovvero lo strumento in grado di segarle. 1. Calcari 2. Travertini 3. Tufi 4. Arenarie 5. Calcari 6. Arenarie forti 7. Serpentini 8. Basalti 9. Graniti 10. Porfidi Pietre tenere Segabili con seghe dentate Pietre semidure Segabili con lame lisce e sabbie silicee Dure Segabili con lame lisce e sabbie quarzose o smeriglio Durissime Segabili con polveri diamantifere industriali o con carburundum [carburo di silicio] È importante ricordare che, a parità di componenti minerali, la compattezza aumenta la resistenza all’abrasione e quindi la durezza, determinando anche maggiori difficoltà di segagione. Inoltre, le pietre imbevute d’acqua perdono di coesione e quindi di durezza. 30 D Dim Rapporto tra durezza (D) e dimensioni degli elementi (dim). Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durevolezza La durevolezza è l’attitudine di una pietra in opera a durare nel tempo, senza subire sensibili alterazioni o degradi per effetto degli agenti atmosferici oppure per cause di natura chimica e organica. I fattori che condizionano la durata nel tempo delle pietre in opera è condizionata dall’azione contemporanea di due gruppi di fattori: 1. estrinseci, dovuti cioè alle azioni chimiche e fisico-meccaniche degli agenti atmosferici, degli agenti inquinanti e degli agenti naturali; 2. intrinseci, dovuti alla composizione mineralogica della roccia da cui proviene la pietra, dalla sua struttura e dal trattamento superficiale. Tra i fattori estrinseci le escursioni termiche sono tra le più pericolose. I valori del coefficiente di dilatazione termica lineare sono in genere molto bassi, ma variano molto da roccia a roccia: occorre pertanto molta cautela nell’abbinamento di materiali lapidei diversi e nell’abbinamento con altri materiali soprattutto in presenza di elevate escursioni termiche. Italo Gamberini Hotel Brunelleschi, Firenze 1974-88. 31 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Durevolezza I materiali lapidei si degradano all’azione di agenti atmosferici esterni interagenti di origine fisica, chimica e biologica. Si possono distinguere almeno tre tipi di alterazioni dei materiali lapidei ovvero: - sfarinamento. È la polverizzazione superficiale del materiale che si riduce in polvere; - alveolizzazione. È la formazione di alveoli circolari di profondità variabili; - desquamazione. È il distacco di scaglie e placche provocato dalla presenza di Sali (solfati, cloruri e nitrati) provenienti generalmente dall’aria inquinata o dal suolo. È interessante sottolineare che alcune pietre possono generare nel tempo una sorta di protezione naturale determinata da una patina di carbonato di calcio. Pietra arenaria desquamata. 32 sfarinata e Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Caratteristiche fisiche Le principali caratteristiche fisiche di un materiale lapideo sono: Massa volumica apparente Fornisce un’indicazione di massima della compattezza ed è dato dal rapporto, espresso in kg/m3, tra la massa ed il volume apparente: nei materiali lapidei varia tra 1.000 e 3.000 kg/m3. Coefficiente di imbibizione È la capacità di assorbire acqua valutata in base all'aumento di peso che ne consegue. Fornisce indicazioni sulla compattezza e sulla durevolezza in condizioni ambientali normali e nei casi di contatto prolungato con acque meteoriche o terreni umidi. Il coefficiente di imbibizione dei materiali lapidei varia da valori molto bassi, quali lo 0,5% dei graniti, a valori piuttosto elevati, quali il 15% dei tufi. Coefficiente di dilatazione lineare termica I valori rilevati nelle rocce sono per lo più da considerarsi trascurabili. Tuttavia quando la dilatazione è impedita si creano all'interno della roccia tensioni che possono spingersi oltre il valore sopportabile di resistenza alla compressione o provocare deformazioni irreversibili del materiale (motivo per il quale nelle pavimentazioni è utile prevedere un sistema di giunti di dilatazione). Resistenza del colore alla luce La colorazione dei materiali lapidei può variare nel tempo, specie in elementi posti all’esterno. In generale, i materiali bianchi tendono ad assumere tonalità giallastre o grigie, quelli scuri a schiarire, quelli verdi, rossi e gialli ad assumere toni meno brillanti. 33 Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Colore e trama 34 Bianco di Carrara Fior di pesco Carnico Travertino romano Giallo di Siena Pietra serena Pietra del Cardoso Serizzo Valmasino Granito giallo Cipollino Verde Rosso di Verona Portoro Percorsi Abilitanti Speciali – Classe A016 prof. Adolfo F. L. Baratta Difetti I materiali lapidei possono presentare difetti, non sempre facilmente individuabili, dipendenti dalla loro origine naturale. Tali difetti, che sono dovuti essenzialmente a cause meccaniche o a inclusioni varie, sono: 1. pelo, fessura, appena percettibile e di notevole lunghezza, orientata in una direzione qualsiasi; 2. pelo furbo, fessura, di pochi millimetri di lunghezza, rilevabile soltanto quando si bagna il materiale; 3. pelo cieco, fessura occulta rilevabile soltanto ad avvenuta segagione del blocco; 4. tarolo, piccolo foro presente in alcuni marmi; 5. punto di ruggine, piccola macchia naturale di idrossido di ferro; Lastra in marmo con 6. nodulo, di natura selciosa o quarzosa, appare di sovente nelle tarolo. rocce tenere; 7. catena, inclusione, di aspetto e struttura contrastante rispetto alla massa della roccia, ad andamento filoniano irregolare; 8. macchie, presenza di cristalli, anche piccolissimi, di minerali solforati di ferro che si alterano chimicamente; 9. efflorescenze, macchie biancastre formate dall’associazione di cristalli minutissimi di carbonati e solfati di calcio. Efflorescenze in un rivestimento in marmo. 35