Segreteria tel: 080 8965750 Email: [email protected] Presidenza tel: 350 5009520 Email: [email protected] www.aspicpuglia.it MASTER ESPERIENZIALE GESTALT COUNSELING I ANNO INTRODUZIONE AI PRINCIPALI MODELLI DI COUNSELING RELAZIONE Dr.ssa Concetta Brandi Tel. 338-9084390 ASPIC Sede di Bari I PRINCIPALI MODELLI DI COUNSELING 1. MODELLO PSICODINAMICO – PSICOANALITICO: - Gli iniziatori: Psicoanalisi classica di Freud Gli sviluppi successivi: Psicologia analitica di Jung Psicoanalisi neo-freudiana: Psicologia dell’Io: Adler, A. Freud, Hartman, Sullivan, Horney, Fromm, Erikson Psicologia delle relazioni oggettuali e la Psicologia del Sé: Klein, Winnicott, Farbain, Mahler, Kernberg, Kohut 2. MODELLO COGNITIVO – COMPORTAMENTALE: ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● 3. Gli iniziatori: Il comportamentismo ortodosso: Watson, Skinner Gli sviluppi successivi: L’Apprendimento sociale psicodinamico: Dollard, Miller La teoria dell’Apprendimento sociale: Bandura La modificazione cognitiva-comportamentale di Meichenbaum La terapia razionale-emotiva (RET) di Ellis La terapia cognitiva di Beck La teoria dei costrutti personali e il costruttivismo di Kelly La terapia Multimodale di Lazarus MODELLO UMANISTICO-ESISTENZIALE: ●L’approcio esistenziale: May, Maslow, Laing - Antropoanalisi di Binswanger - La Logoterapia di Frankl ●L’approccio umanistico: 1. Centrato sul cliente di Rogers 2. Terapia della Gestalt di Perls (Polster, Simkin) 3. L’Analisi Transazionale di Berne 4. MODELLO SISTEMICO-RELAZIONALE: ● Scuola Strutturale di Minuchin ● Scuola Strategia: Bateson, Watzlawick, Fisch, Bodin ● Scuola Trigenerazionale: Bowen, Witaker ● Scuola Sistemica: Penn, Papp, Silverstein, Selvini Palazzoli, Boscolo 5. MODELLO BIOFUNZIONALE-CORPOREO: ● Vegetoterapia di Reich ● L’analisi Bioenergetica di Lowen 2 ● L’Integrazione Posturale di Painter e il Rolfing di Rolf ● Terapie sessuali di Master & Johnson, Kaplan 1. IL MODELLO PSICODINAMICO-PSICOANALITICO La psicoanalisi è comunemente definita “psicologia del profondo”: il termine “profondo” fa pensare a qualcosa di nascosto e di difficile lettura e si riferisce al passato del cliente, alle sue prime esperienze di vita, rispetto alle quali l’analista cerca di far emergere conflitti, situazioni e ricordi. Nello sviluppo del pensiero psicoanalitico, possono essere rintracciati e evidenziati i 4 capisaldi della teoria freudiana: 1. Coscienza/Inconscio e la struttura della personalità La cura analitica ha permesso di dimostrare che lo psichismo non è riducibile alla sola funzione della coscienza e che alcuni contenuti mentali (fantasie, pensieri, desideri) diventano accessibili alla coscienza solo una volta superate delle resistenze. Questi contenuti mentali restano dinamicamente attivi nell’inconscio e cercano di esprimersi. I contenuti inconsci hanno caratteristiche specifiche, distinte da quelle del sistema cosciente; tali caratteristiche sono (spostamento, assenza di contraddizione e condensazione, assenza di negazione, funzionamento in base al solo principio del piacere-dispiacere). Freud ha dato il nome di processi psichici primari ai modi di funzionamento psichico caratteristici dell’incoscio, esemplificati dal sogno, ai quali ha contrapposto i processi secondari caratteristici del pensiero cosciente, razionale, che obbediscono alle leggi logiche e spazio-temporali. La teoria freudiana si basa su due fondamenti teorici: a prima e la seconda Topica. Viene chiamata Topica perché Freud utilizza una metafora spaziale, geografica, più precisamente topografica, nel descrivere la psiche come distinta in più luoghi psichici (inconscio, preconscio e conscio). a. La Prima Topica nella prima teorizzazione dell’apparato psichico, si distinguono 3 diverse modalità di funzionamento dei processi psichici. 1. un sistema psichico inconscio: costituito da contenuti mentali che non sono presenti in permanenza alla coscienza: essi sono dinamicamente attivi, in quanto esercitano una pressione permanente volta ad ottenere l’accesso alla coscienza, ma incontrano forze contrarie che glielo vietano. Riescono così ad esprimersi in genere soltanto dei “derivati”: attraverso i sintomi, i sogni, i lapsus, le fantasie, le associazioni in seduta. 2. un sistema psichico preconscio: costituito da tutti quei contenuti mentali che, pur non immediatamente presenti alla coscienza possono tuttavia essere facilmente resi consapevoli dal soggetto stesso senza la necessità di trasformare il suo psichismo. 3. un sistema psichico conscio: rappresentato dall’insieme dei contenuti psichici accompagnati dalla piena consapevolezza del soggetto. Mentre l’inconscio è retto dalle leggi dei processi primari, il sistema preconsio e conscio sono retti dalle leggi dei processi secondari. b. Nella Seconda Topica Freud ha trasformato le tre dimensioni, nelle tre Istanze della vita psichica, che sono alla base della strutturazione della personalità: Es, Io e Super-Io. Non sono dei modelli che operano separatamente nella personalità, ma funzionano come un tutto. La loro dinamica è di tipo energetica e consiste in una mediazione costante tra l’Es, con i suoi impulsi inconsci e desideri di derivazione istintuale, l’Io razionale basato sulla realtà e il Super-Io etico-morale. Freud considera gli individui come sistemi energetici, in cui il comportamento è determinato dall’energia psichica che viene distribuita tra Es, Io e Super-Io. Dato che la quantità di energia è limitata, ci sarà sempre una delle tre istanza che controlla una maggiore quantità di energia a spese delle altre. ES: è la componente biologica, è l’istanza originaria della personalità, la fonte primaria di energia psichica e la sede degli istinti. Governato dal principio del piacere, la cui meta è la soddisfazione dei bisogni istintuali, l’Es scarica energia per mantenere l’omeostasi interna. È illogico, è amorale, non matura mai e non pensa, ma desidera e agisce. 3 IO: è la componente psicologica, sede della razionalità, è l’istanza che comanda, che controlla e regola la personalità. La funzione è mediare tra gli istinti dell’Es e l’ambiente circostante, infatti distingue tra fantasie e oggetti reali del mondo esterno. Governato dal principio di realtà, l’Io pensa, progetta azioni in modo logico e reale. L’io deve non solo fronteggiare la realtà esterna, ma anche quella interna (i conflitti). SUPER-IO: è la componente sociale, è l’istanza giudicante della personalità. Svolge la funzione di codice morale della persona, stabilendo ciò che è buono e cattivo, giusto e sbagliato. Il super-Io si forma dalla risoluzione del complesso di Edipo. Il Super-Io spinge l’individuo verso mete ideali, più che reali, verso la perfezione, invece del piacere. La sua funzione è quella di inibire gli impulsi dell’Es, persuadere l’Io a sostituire mete reali con mete ideali e ricercare la perfezione. 2. I meccanismi di difesa dell’Io impediscono all’Io di essere invaso dall’ansia. L’ansia deriva dal conflitto tra le tre istanze di personalità per il controllo dell’energia psichica, ed ha la funzione di segnalare all’Io un possibile pericolo da cui potrebbe essere travolto. Le difese dell’Io sono comportamenti normali ed hanno un valore di adattamento, fino a quando non diventano uno stile di vita che permette di evitare il confronto con la realtà. Anna Freud descrisse dettagliatamente i meccanismi di difesa dell’individuo nevrotico: 3. 4. Rimozione: elimina dalla consapevolezza desideri, fantasie o sentimenti inaccettabili; Spostamento: i sentimenti relativi a una data persona vengono reindirizzati verso un’altra. Formazione Reattiva: tiene lontano un desiderio, un impulso inaccettabile adottando un tratto di carattere diametralmente opposto. Somatizzazione: il trasferimento di sentimenti dolorosi a parti del corpo. Conversione: è caratterizzata dalla rappresentazione simbolica di un conflitto intrapsichico in termini fisici. Scissione: separa attivamente, gli uni dagli altri, i sentimenti contraddittori, le rappresentazioni di sé e le rappresentazioni degli oggetti. Introiezione: un oggetto esterno viene simbolicamente preso dentro di sé e assimilato come parte di se stessi. Diniego: disconoscimento diretto di dati sensoriali traumatici. Identificazione proiettiva: il soggetto proietta parti scisse di sé sul terapeuta; quest’ultimo si identifica con tali parti fino a farle proprie, restituendole poi al paziente che le reintroietta. Istinti e pulsioni. Nella prima esposizione Freud faceva coincidere le pulsioni con l‘energia sessuale, che chiamò “libido”. Ritiene la libido una pulsione sessuale presente sin dalla nascita, che svolge la funzione di attivare l’apparato psichico per la ricerca del piacere e l’evitamento del dolore. Successivamente, ampliò la definizione di libido, includendo l’energia proveniente dalla pulsione di vita – Eros. Infatti, oltre a comprendere l’energia sessuale, la libido costituisce la motivazione alla vita. Freud postulò pure l’esistenza di un istinto di morte, a cui erano collegate le pulsioni aggressive. La pulsione di morte –Thanatos, si manifesta nei comportamenti aggressivi o nel desiderio di morire o di far del male a se stessi e agli altri. Il principio di realtà, che governa l’Io cosciente, impone all’uomo di abbandonare i suoi propositi di soddisfazione libidica e di autodisciplinarsi. La sessualità e gli stadi di sviluppo infantile. L’evoluzione psicologica dell’individuo avviene durante l’infanzia, attraverso il superamento di diversi stadi di sviluppo libidico. Il processo di sviluppo psicosessuale si basa sulla ricerca del piacere sessuale che viene ottenuto attraverso la stimolazione di determinate zone erogene, che comprendono la bocca, l’ano e i genitali. Normalmente la libido evolve dalla fase orale a quella anale e fallica per arrivare infine alla fase genitale; tuttavia frustrazioni ed esperienze insoddisfacenti possono condurre al fenomeno che Freud ha chiamato “fissazione”: una parte della libido rimane fissata a uno stadio pregenitale e associata a mete e oggetti propri di quella fase. Quando ciò accade, l’organizzazione della fase genitale è debole e poco solida, cosicché è facile che si verifichi la “regressione” a una fase antecedente, cioè al punto di fissazione. Nella concezione di Freud questo ritorno alla organizzazione propria di una fase pregenitale è il fattore determinante della nevrosi adulta. Gli stadi di sviluppo psicosessuale sono: fase orale 1° anno e mezzo, fase sadico-anale 2-3° anno, fase fallica 3-6° anno, fase di latenza 6-11 anno, fase genitale . GLI SVILUPPI SUCCESSIVI 4 L’influenza esercitata da Freud in alcuni settori della scienza e della cultura europea di fine ottocento, fece avvicinare alla psicoanalisi un gran numero di seguaci. In seguito alcuni psicoanalisti, suoi discepoli (Rank, Jung, Adler) iniziarono ad avanzare delle critiche rispetto all’eccessiva attenzione che Freud dava alla sessualità. Per Jung non era solamente il trauma sessuale l’unica determinante della nevrosi. Ci potevano essere altri fattori: problemi di adattamento sociale, circostanze di vita sfavorevoli, repressione sociale, questioni di prestigio, ecc. Adler con la Psicologia dell’Io fu il primo a sottolineare l’importanza dei fattori sociali sulla personalità dell’individuo. Questa corrente di pensiero tiene conto dell’influenza dell’ambiente nello strutturarsi della personalità e nella formazione della nevrosi. La meta del comportamento umano è l’adattamento psicosociale: le nevrosi sono il risultato del conflitto tra l’Io e le diverse pressioni sociali, nel corso del processo di adattamento individuale. Altri sviluppi della psicoanalisi sono la Psicologia delle relazioni oggettuali e la psicologia del sé (Klein, Winnicott, Farbain, Mahler, Kernberg, Kohut). Per questa corrente teorica le prime esperienze di rapporto tra il bambino e le figure di accudimento diventano il modello interiorizzato in base al quale saranno costruite le successive relazioni. Dato che lo sviluppo della personalità è determinato dal tipo di relazioni vissute dal bambino durante i primi 3 anni di vita anche il periodo critico dello sviluppo è spostato dalla fase edipica a quella pre-edipica. A differenza di quanto sosteneva Freud, non è il superamento o meno del complesso di Edipo, che influenza la crescita, ma è la capacità della madre di fornire un buon maternage. I primi processi di attaccamento e le relative esperienze gratificanti vissute durante la fase pre-edipica, costituiscono un modello per le relazioni future e permettono di sviluppare un Sé coerente e integrato. LE APPLICAZIONI METODOLOGICHE sono: le libere associazioni, l’interpretazione, l’analisi dei sogni, l’analisi ed l’interpretazione del transfert e del controtransfert, l’analisi e l’interpretazione delle resistenze. L’obiettivo: permettono di aumentare la consapevolezza, comprendere il significato dei sintomi e raggiungere un insight. 2. IL MODELLO COGNITIVO – COMPORTAMENTALE In tale approccio fondamentali sono i principi dell’apprendimento, utilizzati al fine di far acquisire abilità e modelli di risposta efficaci e, nello stesso tempo, per diminuire ed annullare quelli problematici. GLI INIZIATORI Il Comportamentismo è un indirizzo psicologico fortemente influenzato dallo spirito pragmatista della cultura americana negli inizi del novecento. Esso rappresenta il capovolgimento più radicale per quanto riguarda l’oggetto specifico della psicologia, che diventa il comportamento, visto attraverso le sue manifestazioni osservabili: comportamenti emotivi, comportamenti di apprendimento, comportamenti abitudinari. Il comportamentismo nacque ufficialmente con un articolo di Watson del 1913. Per WATSON dato che i fenomeni profondi della coscienza non potevano essere verificati con una metodologia sperimentale e quantitativa, li considerava privi di valore e da sostituire con una valutazione dei comportamenti osservabili. Il comportamento poteva essere modellato automaticamente e involontariamente con il condizionamento. La psicopatologia è il risultato di un processo di apprendimento, in virtù del quale il soggetto acquisisce dei comportamenti anomali oppure manca di acquisire quelli ritenuti normali. Pertanto il disagio deriva dall’apprendimento di m odel li di comport am ent o n on a datti vi, ch e devon o esser e sostit uiti da m odelli pi ù a deguati . SKINNER: il precedente modello di Watson venne aggiornato dagli studi di Skinner: l’individuo è un organismo attivo, che seleziona i suoi comportamenti in rapporto alle risposte dell’ambiente. Il comportamento operante è costituito da una sequenza di azioni- risposte sostenuta dai principi del rinforzo. L’individuo agisce sull’ambiente e produce delle risposte, che hanno la funzione di rinforzo che modifica il comportamento. In mancanza di qualsiasi tipo di rinforzo non avviene nessun tipo di apprendimento. A differenza di Watson, Skinner riconosce l’esistenza dei processi di pensiero, ma non gli attribuisce nessuna influenza nel determinare il comportamento individuale. GLI SVILUPPI SUCCESSIVI 5 L’apprendimento sociale psicodinamico (Dollard e Miller): le risposte sono strettamente connesse con gli stimoli e il legame tra stimoli e risposte è appreso. La frequenza con cui si danno risposte simili a stimoli uguali forma le abitudini. Le abitudini sono il risultato di riflessi innati e di sequenze apprese stimolo-risposta. Con il loro modello Dollard e Miller hanno cercato di costruire una scienza generale del comportamento umano, integrando la teoria dell’apprendimento con alcuni principi psicodinamici. Il riconoscimento del ruolo dei processi di pensiero nell’insorgere della psicopatologia, ha contribuito al passaggio da una teoria pura del comportamento ad una teoria comportamentale-cognitiva. La teoria dell’apprendimento sociale di Bandura: egli definisce il concetto di apprendimento non più soltanto in termini di comportamenti emessi ma, anche in termini di acquisizioni di rappresentazioni mentali che possono essere tradotte o meno in comportamenti manifesti. Egli sottolinea il concetto di self-efficacy, quell’insieme di convinzioni che le persone possiedono riguardo alle proprie capacità di organizzare ed eseguire azioni efficaci e necessarie al raggiungimento dei propri scopi. Dal livello di self-efficacy che una persona possiede derivano le modalità di reazione alle difficoltà della vita, l’entità dello sforzo e la capacità di perseverare. LE TEORIE COGNITIVO – RAZIONALISTE Queste teorie considerano le emozioni come il prodotto dell’elaborazione cognitiva e focalizzano la loro attenzione sui contenuti e sui processi di pensiero connessi con la sfera delle emozioni e ritenuti responsabili delle situazioni di disagio psichico. 1. Il Counseling Razionale Emotivo (RET) di Ellis: il principio su cui si basa questo modello è quello dell’influenza reciproca tra cognizioni, emozioni e comportamento. Secondo tale modello i problemi emotivi derivano da errori nel modo di pensare riguardo ad un dato evento, piuttosto che dall’evento stesso Egli considera il ruolo dei processi cognitivi, in particolare delle idee irrazionali, all’origine del mantenimento delle emozioni spiacevoli e dei comportamenti disadattivi. Il modo migliore per modificare le emozioni disturbanti è quello di intervenire sui pensieri irrazionali per sostituirli con altri più razionali, appropriati alla realtà oggettiva dei fatti. I counselor RET lavorano per persuadere i clienti che le loro credenze sono irrazionali e per insegnare loro una filosofia di vita più adattiva, un modo di pensare e comportarsi più realistico, maturo e logico. Meta della RET è il cambiamento dei sentimenti e dei comportamenti errati, attraverso la modificazione delle forme di pensiero inappropriate e la riduzione dei sentimenti di colpa. 2. La terapia cognitiva di Beck: la sua terapia nasce dalle ricerche sulla depressione. Riprendendo i concetti della RET e in accordo con i principi dell’apprendimento sociale di Bandura, Beck collega l’organizzazione dei processi cognitivi ai fattori biologici e sociali, e all’influenza dei modelli di apprendimento sviluppati nel passato. L’uomo è una creatura cognitiva complessa, la cui personalità è modellata dall’apprendimento di valori e percezioni che strutturano la visione unica di sé, degli altri e del mondo. Questi valori e percezioni che costituiscono la personalità sono organizzati in schemi cognitivi. Meta della terapia di Beck, come per Ellis, è necessario sostituire i pensieri negativi con pensieri più aderenti alla realtà, sviluppando delle traduzioni alternative degli eventi. L’acquisizione di forme di pensiero corrette porta alla conseguente modificazione del comportamento. Gli obiettivi sono: 1. individuare i pensieri assoluti, dicotomici; 2. confronto di questi pensieri con la realtà effettiva; 3. mettere in discussione le credenze che sostengono i pensieri disfunzionali; 4. valutare le premesse alternative. 6 LE TEORIE COGNITIVO-COSTRUTTIVISTE Hanno la visione di un uomo che attivamente crea il proprio sapere e la propria rappresentazione del mondo. 1. 2. La teoria dei costrutti personali e il costrutivismo di Kelly: secondo la teoria dei costrutti personali, gli individui costruiscono e interpretano attivamente la realtà. I processi di pensiero che caratterizzano l’individuo vengono espressi nel modo in cui anticipa gli eventi. I costrutti sono modelli personali di costruzione della realtà: le persone anticipano gli eventi attraverso il riconoscimento di regolarità e di temi ricorrenti di episodi vissuti in passato, che si presentano nel pensiero e nel comportamento presente. La terapia Multimodale di Lazarus: più che una tecnica è un sistema terapeutico che usa diverse tecniche riprese dalle 3 correnti principali dell’approccio comportamentale: classico, operante e cognitivo. La selezione delle tecniche più appropriate avviene rispetto al tipo di problema del cliente e viene continuamente adattata in relazione ai diversi momenti del percorso. LE APPLICAZIONI METODOLOGICHE: è una approccio direttivo basato sul condizionamento attraverso la desensibilzzazione del sintomo (ansie, fobie, paure, ossessioni), e con strategie attive di rinforzo per favorire il ripetersi di comportamenti adeguati. Le tecniche comportamentali: Desensibilizzatone sistematica, tecnica implosiva, l’anticipazione della risposta, il modellamento, training asserivo. Le tecniche cognitive: stress inoculation training, le tecniche di ristrutturazione cognitiva. 3. IL MODELLO UMANISTICO – ESISTENZIALE Il modello umanistico-esistenziale nasce negli anni ’40-’50 negli Stati Uniti e si presenta immediatamente come alternativa interessante alle due maggiori correnti di pensiero del tempo, il comportamentismo e la psicoanalisi. Altra denominazione di questo approccio è la “terza forza”, nasce sotto l’influenza di diverse filosofie di pensiero accomunate dalla focalizzazione su alcuni concetti basilari. Gli psicologi umanisti condividono: un punto di vista in cui le esperienze non sono ridotte a pulsioni o difese; un orientamento fenomenologico del comportamento umano, dove la prospettiva interna e l’esperienza consapevole determinano la realtà individuale; un interesse per il qui ed ora; una visione degli esseri umani come individui unici, che possiedono la motivazione all’autorealizzazione; la fiducia nella fondamentale libertà e autonomia degli individui, nonostante i limiti imposti dalla società; l’accettazione che la natura umana non può mai essere pienamente definita. L’innovazione e la peculiarità della psicologia umanistica sta principalmente nel suo eclettismo, in cui si riconoscono le diverse scuole di pensiero. Il contributo di questi orientamenti e le rispettive procedure utilizzate sono descritte di seguito. 7 Counseling esistenziale Ogni individuo ha un proprio modo di essere al mondo, fatto di significati personali. Gli uomini sono responsabili e autori della propria esistenza, vivono all’interno di relazioni, sviluppano una consapevolezza che permette loro di vivere. L’attenzione è per le esperienze immediate e su come la persona sperimenta il suo esistere e il suo essere nel mondo. Ogni persona conosce se stessa attraverso le relazioni con gli altri, attraverso il suo essere-nel-mondo. Consideriamo alcuni aspetti che sono comuni a tutti gli approcci esistenziali: la coscienza di sé- autoconsapevolezza: maggiore è l’autoconsapevolezza maggiore sarà la possibilità di essere liberi e responsabili di dirigere la nostra vita; le scelte:qualsiasi scelta facciamo è una decisione che contribuisce a creare il nostro destino. Essere consapevoli di avere più scelte possibili, aumenta il nostro senso di responsabilità per le conseguenze di queste scelte. L’assunzione di responsabilità: è il principio più importante per cambiare. le relazioni con gli altri; ogni individuo vive la propria vita con uno sguardo alla morte: la consapevolezza della morte è una condizione di base che permette di dare significato alla vita. La meta è aiutare il cliente a ricercare i significati della sua vita, e a farlo tornare libero di fare scelte e comportarsi in modo genuino. Il counselor cerca di comprendere il mondo soggettivo del cliente, non utilizza tecniche rigide ma procedure che facilitano il contatto emotivo e l’alleanza. Le tecniche: si può utilizzare l’interpretazione, l’Intenzione paradossale e la Dereflessione (Fralnkl le utilizzava per i casi d’ansia e nevrosi ossessive compulsive). L’intenzione paradossale è una messa in scena dei sintomi di cui il cliente ha paura. Le indicazioni del counselor in questi casi non son rivolte al tentativo di annullare il sintomo bensì cercano di farlo accettare al cliente con frasi “non temerlo ma partecipalo”. La Dereflessione è uno spostamento dei sentimenti e azioni sull’ambiente, per ottenere un maggiore equilibrio. Psicologia umanistica: Rogers e il counseling centrato sul cliente o persona L’uomo è visto come costruttivo, buono, affidabile, capace di assumersi le responsabilità delle sue azioni avendone consapevolezza. La persona nella sua vita tende all’auto-realizzazione che favorisce un aumento dell’autostima. L’auto-realizzazione si riferisce alla tendenza di base dell’organismo di realizzarsi in relazione al suo potenziale di crescita innato. Una persona sana si sviluppa grazie alla presenza di altri significativi che accettano l’individuo in modo incondizionato, empatico e genuino. La meta del counselor secondo l’approccio centrato sul cliente è quello di costruire una relazione accogliente, empatica, dove il cliente è sostenuto per raggiungere i suoi obiettivi di crescita. Le tecniche: sono quelle verbali quali l’ascolto attivo, la parafrasi, le chiarificazioni, e i riassunti. Analisi transazionale di Berne E’ una teoria che permette l’analisi completa della personalità e dei cambiamenti interpersonali e utilizza una serie di tecniche originali di cambiamento. Il problema è visto come un blocco nella crescita del potenziale psicofisico dell’individuo. L’individuo è responsabile e consapevole delle sue azioni e decisioni, si basa sul suo agire e sulle sue prime esperienze di vita. Studia: i processi intrapsichici, i processi relazionali, e quelli distorti, il programma o copione di vita. L’Io si manifesta in stati: Genitore, Adulto e Bambino. Il counselor ha un atteggiamento di base che mette in atto le tre P: permesso, protezione e potenza. Le tecniche: attraverso tecniche specifiche il cliente viene messo in grado di procurarsi mezzi alternativi per darsi carezze (incoraggiare il disagio e la confusione, il confronto con il cliente, il dialogo interiore). Vengono spesso usate tecniche della Gestalt, della psicodinamica tecniche corporee,PNL, etc. Perls e la Gestalt Counseling Per sviluppare il suo approccio Perls ha utilizzato i contributi della teoria della forma, quali il concetto di chiusura delle forme incomplete, di figura/sfondo, il principio che il tutto è maggiore della somma delle parti. 8 Perls sostiene che la tendenza di ogni organismo è la ricerca dell’equilibrio. Un bisogno non soddisfatto diventa quindi una gestalt incompleta e porta alle scissioni che producono le nevrosi e determinano lo stallo e l’arresto nell’evoluzione. L’uomo nasce “unito”, viene poi frammentato dalle esperienze di vita. L’individuo vive in un continuo adattamento creativo all’ambiente nel luogo del confine contatto, dove avvengono tutte le interazioni e dove si sviluppano gli eventuali meccanismi di interruzione del ciclo del contatto. Il clima accogliente permette al cliente di aumentare la consapevolezza di sé, assumersi la responsabilità, sviluppare competenze per soddisfare i propri bisogni, diventare consapevole delle proprie sensazioni, saper chiedere aiuto e saper dare aiuto, sviluppare l’autosostegno. Il counselor si focalizza sull’espressione delle emozioni e sul coinvolgimento nel qui ed ora. Il couselor indirizza il cliente nella ricerca del “come” più che del perché. Una delle tecniche più conosciute è la sedia vuota; inoltre le fantasie guidate; tecniche verbali quali parlare in prima persona; il continuum di consapevolezza, amplificazione, ecc. La psicologia umanistica si pone come obiettivo quello di cercare di comprendere l’individuo nella sua unicità. L’immagine che dà dell’individuo è essenzialmente positiva e attiva, inserita in un processo di crescita autorealizante. I temi principali sono: l’attenzione al qui ed ora, il rispetto della tendenza attualizzante dell’individuo, e la fiducia nelle sue risorse, focalizzandosi su questi come persona. I sentimenti e la loro consapevolezza giocano un ruolo importante nell’approccio umanistico esistenziale. 4. MODELLO SISTEMICO-RELAZIONALE L’accento è sull’interazione, la circolarità il grado di accordo psicosociale dei diversi livelli (individui gruppi, sistemi, reti di sistemi). E’ centrato sui problemi interattivi delle crisi dei rapporti di coppia o all’interno della famiglia. Le tensioni negative e i vari risentimenti impediscono la reciproca cooperazione all’interno del sistema e la comunicazione si fonda spesso su messaggi paradossali, che creano nelle famiglie soggetti gravemente disturbati (schizofrenia, anoressia, etc). Allo stato attuale esistono numerose scuole di terapia familiare, che pur condividendo le origini teoriche, presentano alcune differenze. La Scuola Strutturale (Minuchin): dal punto di vista strutturale, la famiglia è un sistema con dei confini e un’organizzazione gerarchica dinamica, ma stabile, formato da modelli ripetitivi di interazione che si sono evoluti nel tempo. Le mete: consistono nel cambiamento strutturale e nella risoluzione del sintomo. La scuola Strategica (Watzlawick, Fish, Bodin): hanno sviluppato un modello di trattamento centrato sulla soluzione rapida dei problemi presentati dal cliente. L’obiettivo del counselor è cambiare tutte le sequenze di comportamento organizzate intorno a un sintomo. La Scuola Trigenerazionale (Bowen, Whitaker): hanno evidenziato l’importanza della differenziazione dalla famiglia di origine, trovando una correlazione tra il livello d’ansia e il grado di differenziazione: maggiore è la fusione tra individuo e famiglia di origine, minore è la capacità di funzionare. Esiste un inconscio familiare che viene trasmesso da una generazione all’altra e che, pur attenuato dalle esperienze di vita, mantiene la sua influenza. La meta è quella di differenziare il Sé di ognuno dei membri della famiglia dal sistema di relazioni emotive in cui ognuno è con-fuso. La Scuola Sistemica (Penn, Papp, Silverstein, Selvini Palazzoli, etc): La famiglia è un sistema autocorrettivo che si autogoverna mediante regole costituitesi nel tempo attraverso tentativi ed errori. L’obiettivo è quello di creare un ambiente pieno di possibilità, in cui la famiglia può scegliere quella più adatta al cambiamento. LE APPLICAZIONI METODOLOGICHE: la scultura della famiglia, l’assegnazione dei compiti, ridefinizione (riformulare un problema enfatizzando gli aspetti positivi di una situazione conflittuale), l’ordalia (prescrivere un compito esasperante da associare al sintomo), il genogramma(schema che riproduce i rapporti della famiglia nell’arco di tre generazioni). 9 5. IL MODELLO BIOFUNZIONALE- CORPOREO Questo modello considera l’organismo umano come una realtà psico-corporea integrata. Ogni evento psichico si manifesta a livello corporeo attraverso tensioni muscolari e somatiche, formatesi come difese da ansie e da emozioni che possono fuoriuscire in modo incontrollato. Reich e la Vegetoterapia: si pone come obiettivo far riemergere emozioni rimosse e ricordi traumatici imbrigliati nella corazza caratteriale, formatasi nei primi anni di vita in seguito alla mancata soddisfazione degli impulsi istintuali e modella il nostro modo di essere nel mondo, provocando una rigidità muscolare cronica. Il modello reichiano si è sviluppato intorno all’analisi dei 7 blocchi fisici individuati e disposti ad anello intorno alla colonna vertebrale e allo scioglimento di questi attraverso esercizi di manipolazione profonda e respirazione. Lowen e l’analisi Bioenergetica: Lowen anche se allievo di Reich ha proposto delle innovazioni, basa il suo modello sull’identità funzionale tra mente e corpo, cioè sulla considerazione che ogni cambiamento nel pensiero, nel comportamento o nei sentimenti di una persona è influenzato dalla funzionalità del suo corpo. L’analisi bioenergetica ritiene importante l’espressione delle emozioni trattenute, perché consente la liberazione delle energie necessarie al cambiamento. Il Rofing e l’Integrazione Posturale: il Rolfing è una terapia che mira a raddrizzare il corpo mediante lo scioglimento delle tensioni somatiche, attraverso massaggi profondi usati per rimuovere eventuali distorsioni nella struttura corporea. È una tecnica corporea più che psicoterapeutica. L’integrazione posturale elaborata da Painter, pone l’accento sul rilassamento dei tessuti connettivali associato ad un lavoro sulla persona e sulla consapevolizzazione dei suoi sentimenti. Le contratture corporee tengono imprigionate le emozioni e quindi lo scopo è liberarle. Painter ha proposto un approccio olistico integrato che consideri l’aspetto cognitivo, emotivo e strutturale. Il counseling sessuale (Kaplan, Master & Jonson): all’origine delle difficoltà sessuali ci sono più cause combinate tra loro. L’intervento prevede l’esplorazione e la modificazione dei processi psicologici, forniscono una maggiore conoscenza del funzionamento biologico delle zone erogene, liberando l’immaginario del paziente dalle ansie che contribuiscono alla frigidità e all’impotenza. 10 BIBLIOGRAFIA Giusti, Montanari, Montanarella, Manuale di Psicoterapia Integrata, Franco Angeli, 1997. Rivista Integrazione, n. 5/6 1999. Giusti, Pitrone, Essere insieme, Sovera, 2004. Giusti, riTrovarsi prima di cercare l’altro, Armando Editore, 1987. Canestrari, Psicologia Generale e dello sviluppo, Clueb 1984. 11