Aspettando Vinitaly: continua il dibattito sul mercato interno
PROMUOVERE IL MADE IN ITALY IN ITALIA:
QUESTA LA RICETTA PER VENDERE DI PIÙ... ANCHE ALL’ESTERO
Export e mercato interno sono le facce della stessa medaglia, perché il sistema vitivinicolo
italiano non può fare a meno né dell’uno né dell’altro. Per questo bisogna migliorare il
rapporto con i consumatori italiani per aumentare le vendite, ma anche per accrescere la
riconoscibilità e l’attrazione del vino italiano nei confronti dei milioni di stranieri che ogni
anno visitano il Bel Paese. Nella terza serie di interviste di Vinitaly si confrontano Carlotta
Pasqua presidente di Agivi, Gianni Zonin, il giornalista Franco Ziliani, Massimo Perini di
Unes e il consulente marketing Roberto Racca. Il dibattito sul sito www.vinitaly.com.
Verona, 7 marzo 2011 – “Siamo esterofili nel giudicare, ma regionalisti nell’operare”, lo dice
Carlotta Pasqua, presidente di Agivi, l’Associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani.
“Dobbiamo invece continuare ad investire nel mercato italiano valorizzando la qualità dei vini del
territorio e coltivando la cultura del bere bene, ma anche imparare a misurarci con il resto del
mondo”.
La sua ricetta per uscire dal momento di empasse che caratterizza il mercato enologico italiano,
forte all’estero ma in affanno all’interno dei confini nazionali, è condivisa dai protagonisti della
terza serie di interviste a istituzioni di categoria, produttori, comunicatori, operatori della
distribuzione, pubblicitari/esperti di costume realizzate da Vinitaly (7-11 aprile 2011). Il dibattito
sul calo dei consumi interni proposto dal più importante Salone internazionale dedicato al vino
coinvolge questa settimana, oltre a Carlotta Pasqua, Gianni Zonin della Casa Vinicola Zonin, il
giornalista Franco Ziliani, Massimo Perini category marketing manager di Unes e Roberto Racca
consulente marketing del settore vino.
Il confronto, pubblicato sul sito www.vinitaly.com è aperto ai commenti e verte su tre domande.
Può il Paese primo produttore vivere di solo export, con i rischi rappresentati dalle fluttuazioni
monetarie e dalle agguerrite politiche di marketing e distribuzione dei competitori dei cosiddetti
Nuovi Mondi?
Il gap del mercato italiano è di natura economica, culturale o è un problema di comunicazione?
Perché al contrario il trend dell'export è in crescita?
Secondo Pasqua occorre “riportare l’attenzione sul mercato interno, occupandoci seriamente di
filiera, qualità, consumi e prezzi”, perché se è vero, come dice Franco Ziliani, che i vini “di
maggiore blasone avrebbero problemi di sopravvivenza senza l’export... di troppo export si può
anche morire”.
Per questo, dice Massimo Perini, bisogna “mettere in atto qualche strategia di
promozione/formazione per salvaguardare il mercato italiano”, superando il gap della mancanza di
“una comunicazione strutturata, che da un lato crei cultura e dall’altro promuova adeguatamente il
vino”.
“Soprattutto tra i giovani è necessario diffondere la cultura del vino e il suo consumo consapevole,
per distinguerlo dagli spirits”, dice Gianni Zonin che aggiunge: “La promozione, oltre che dai
produttori, deve essere sostenuta dalle istituzioni preposte”.
Serve una comunicazione meno autoreferenziale, che miri “ad avvicinare le nuove generazioni e il
target femminile”, dice Roberto Racca consulente marketing del settore vino. Senza dimenticare che
“essere profeti in patria dà riconoscibilità anche nei confronti dei tanti stranieri che visitano ogni
anno il nostro Paese”.
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