MatteoValenti
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Infermieristica clinica 1- appunti delle lezioni della Prof.ssa Sardella
tipo di ricovero:
.Ordinario (o d'elezione, il cosìddetto 'ricovero programmato') Il ricovero ordinario può essere
proposto quando il cittadino necessita di un percorso di diagnosi, cura, terapia e riabilitazione per
una patologia che non presenta carattere d’urgenza e quindi può essere programmata. È quel regime
di ricovero in cui il paziente passa da una fase di preospedalizzazione e viene sottoposto a esami
ematochimici, ecg, rx torace. Dal punto di vista gestionale è ben tollerato (sia dai pazienti sia dagli
operatori).
.d'Urgenza [cod.verde]: ad esempio colica, attacco appendicolare, ustione; lo stato tensivo è diverso
rispetto al ricovero programmato. È il codice dell’urgenza differibile. Chi ha questo codice non
presenta sintomi di gravità e non corre gravi rischi; verrà comunque visitato e curato dopo i casi più
urgenti.
.Ricovero d'Emergenza [cod.rosso] Codice rosso: situazione di urgenza assoluta, prevede l'accesso
immediato. Tutte le persone in attesa dovranno pazientare, per consentire di soccorrere chi è in
immediato pericolo di vita, ha la priorità su tutti (ad esempio: incidente stradale, politrauma, trauma
cranico, ictus, emorragia importante). L’accesso alle prestazioni di Pronto Soccorso può avvenire
direttamente, tramite 118 o su proposta del Medico di Medicina Generale o della Guardia Medica.
Dà l'avvio a una serie di fatti che vanno decodificati. Bisogna principalmente garantire 2 fattori:
respirazione, attività cardiaca. Di principale importanza è anche: incanulare il paziente
immediatamente, rilevare i parametri vitali, identificare il paziente (anche con un nome in codice se
non è possibile l'identificazione); in caso di paziente che ha subito violenza il personale sanitario
deve cercare di conservare tutto ciò che può essere una 'prova medico-legale'.
Accettazione medica:
è l'accoglienza di un paziente in un dipartimento di medicina. La richiesta: impegnativa (medico di
base o medico specialista), ricovero d'urgenza (medico che ha dato le prime cure), ricovero
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d'emergenza (pronto soccorso). L'accezzione è l'atto con il quale il sanitario, previa visita, decide il
ricovero ospedaliero e quindi il trattamento sanitario. Le figure presenti entro il prontosoccorso
sono: medico, infermiere, tecnico radiologo.
L’accettazione è organizzata secondo il sistema TRIAGE. È una procedura utilizzata nei Pronto
Soccorso, attuata da personale infermieristico altamente specializzato, che conduce a una
valutazione precisa dell’effettiva urgenza della situazione, sulla base dei sintomi e dei dati oggettivi,
per definire la reale priorità di accesso alla sala visita. L’urgenza viene codificata in quattro codici
colore: ROSSO situazioni molto gravi, con imminente pericolo di vita. Il paziente è
immediatamente trasferito in area critica; GIALLO situazioni gravi o potenzialmente gravi;
VERDE situazioni acute la cui valutazione può essere ritardata per permettere il trattamento dei
pazienti più gravi; BIANCO situazioni non acute o differibili.
Esame obiettivo: è l'accertamento fisico del paziente, raggliamo i dati obiettivi del paziente, è il
primo contatto tra medico e paziente, bisogna mantenere la privacy del paziente, l'ambiente deve
risultare accogliente, ogni cosa che viene fatta al paziente deve essere spiegata. Cosa verifichiamo?
La cute, la testa e il collo, il torace, le mammelle, l'addome, il retto, l'apparato urogenitale, il
sistema muscolo scheletrico, lo stato di coscienza. Gli strumenti per eseguire l’esame obiettivo
sono:
l’ispezione: abilità di osservare
la palpazione: abilità nel percepire attraverso il tatto
la percussione: abilità di sentire attraverso la percussione
l’auscultazione: abilità di ascoltare attraverso il fonendoscopio
Dopo l’esame obiettivo, che deve essere rigorosamente oggettivo, l’infermiere attraverso la
conoscenza dei bisogni, raccoglie i dati (1° FASE DEL PROCESSO DI NURSING).
Bisogno di respirazione, funzione respiratoria Bisogno di alimentazione, funzione digestiva
Bisogno di eliminazione, funzione escretoria renale e intestinale Bisogno di muoversi, funzione di
deambulazione Bisogno di mantenere la funzionalità cardiocircolatoria Bisogno di integrità
cutanea, funzione termoregolazione Bisogno d’igiene Bisogno di un adeguato riposo e sonno.
Diagnostica:
è uno studio che permette di esprimere un orientamento diagnostico sul paziente. È complementare
all'esame obiettivo e non lo sostituisce. La diagnostica si suddivide in: Diagnostica per immagini,
Batteriologica, Biochimica. Nonostante questa diversificazione è molto utilizzata la terminologia
del quadro diagnostico: parte clinica, parte di laboratorio, parte istopatologico. Diagnosi mediante
immagine:
-raggi x: l'esame radiografico deve essere eseguito a digiuno completo da almeno 8 ore, evitando
anche l'assunzione di liquidi. L'esame non è doloroso né fastidioso.
-clisma opaco: è l'esame radiografico del tratto distale dell'intestino (colon, sigma e retto), ottenuto
mediante opacizzazione dei visceri tramite introduzione per via rettale di un mezzo di contrasto
radiopaco, in genere solfato di bario, e loro insufflazione con aria (doppio contrasto). Il clisma
opaco è una indagine complessa e dinamica, poiché studia in tempo reale il progredire del preparato
opaco attraverso le varie porzioni del grosso intestino e ne visualizza anche la peristalsi.
Preparazione Il clisma opaco deve essere eseguito a digiuno completo e dopo un'accurata
preparazione che comprende, nella maggior parte dei casi, una dieta povera di scorie per alcuni
giorni, un'abbondante assunzione di liquidi ed una pulizia intestinale evacuativa. Questa complessa
preparazione ha lo scopo di liberare l'intestino dal contenuto liquido e fecale che ne impedirebbe
una corretta osservazione.
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-La TAC (tomografia assiale computerizzata o TC): è un esame diagnostico avanzato che utilizza
una sofisticata apparecchiatura a raggi X allo scopo di ottenere immagini radiologiche dettagliate di
aree specifiche dell'organismo. Nel corso dell'esame (che di solito non supera i 40 minuti) il
paziente deve sdraiarsi su un lettino che viene fatto scorrere all'interno di un'apparecchiatura. La
fonte dei raggi X ruota attorno all'area da esaminare e raccoglie le immagini che poi vengono
rielaborate da un computer. L'analisi delle immagini consente di distinguere i tessuti normali da
quelli patologici. Si tratta di un esame non invasivo; solo in alcuni casi è richiesta la
somministrazione di mezzi di contrasto. Si deve tenere presente che il paziente viene sottoposto
all'assorbimento di una quantità di radiazioni superiore a quella della radiografia tradizionale.
Viene utilizzata soprattutto per la diagnosi dei tumori, ma anche per l'individuazione di altre
patologie, come quelle a carico del sistema nervoso, degli organi addominali, dell'apparato
muscoloscheletrico. Negli ultimi tempi si stanno affermando due nuove tecniche: la TAC spirale
(l'apparecchiatura ruota a spirale attorno al paziente) e la TAC multistrato (la parte da esaminare
viene "fotografata" in sezioni sottilissime). I vantaggi di queste due tecniche sono soprattutto la
possibilità di avere in tempi ridotti un numero di immagini più elevato.
-Angiografia: è l’esame radiologico in grado di evidenziare i vasi sanguigni dei diversi distretti
corporei al fine di studiarne morfologia e decorso e svelarne eventuali alterazioni. Questa metodica
è resa possibile grazie all’utilizzo di particolari cateteri estremamente sottili che consentono di
raggiungere per via endovascolare il distretto da esaminare e attraverso la somministrazione del
mezzo di contrasto visualizzare e studiare in modo selettivo i vasi con le loro diramazioni. Il mezzo
di contrasto è una soluzione a base di Iodio utilizzata abitualmente anche in altre indagini
radiologiche, quali la TC e l’urografia, al fine di evidenziare organi e tessuti corporei e dunque
potenziare le capacità diagnostiche di ogni studio. L’angiografista è il medico specialista in
radiologia diagnostica ed interventistica che esegue l’esame; egli opera affiancato da personale
tecnico e infermieristico qualificato e dedicato alle procedure angiografiche. Dopo l’esame
angiografico Al termine dell’esame viene rimosso l’introduttore dall’accesso vascolare e viene
eseguita una compressione manuale locale, talora con utilizzo anche di sistemi di chiusura, al fine
di favorire l’emostasi del vaso ed evitare la formazione di ematomi o sanguinamenti. Nel caso di
esami con accesso arterioso la compressione richiederà tempi maggiori ed il paziente dovrà
rimanere allettato per alcune ore ed a riposo per almeno 24 ore.
-L'urografia: è un esame radiologico contrastografico che consente l'esplorazione e lo studio delle
varie sezioni dell'apparato urinario. L'indagine si basa sull'eliminazione, attraverso l'emuntorio
renale, di mezzi di contrasto iodati che sono in grado di opacizzare l'urina e quindi rendere visibile
sul radiogramma le cavità naturali deputate alla sua eliminazione: bacinetto renale, uretere, vescica
urinaria. L'urografia consente un'esplorazione sia morfologica che funzionale: Morfologica, poiché
fornisce una fedele visualizzazione dei reni e dell'apparato escretore. Funzionale, in quanto offre
precise informazioni sull'attività depuratrice dei reni. Preparazione all'esame Per evidenziare
situazioni di rischio, vengono preliminarmente eseguiti i seguenti controlli: elettrocardiogramma,
azotemia, glicemia, creatininemia, protidogramma elettroforetico. È indispensabile una buona
pulizia intestinale, ottenuta con dieta a base di alimenti poveri di scorie nei giorni precedenti
all'esame, con uso di purgante e clismi di pulizia il giorno precedente, e con un digiuno da almeno 8
ore prima dell'esame. lo svolgimento dell'esame I mezzi di contrasto utilizzati sono composti
organici idrosolubili triodati che vengono iniettati per via endovenosa o per infusione lenta. Dopo
l'iniezione del mezzo di contrasto si eseguono radiogrammi seriati: il primo a 2-3 minuti
dall'iniezione o dal termine dell'infusione; gli altri a 10, 15, 30 e 45 minuti dal primo, ed anche più
tardivamente in alcuni casi particolari.
[nel caso in cui il paziente sia allergico al mezzo di contrasto, il paziente va preparato con
l'assunzione di alcuni farmaci (tra cui il cortisone) ed è necessaria la presenza dell'anestesista]
Le indagini possono essere invasive (se violano l'integrità della cute o gli orifizi naturali del
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paziente) o non invasive.
Punture esplorative:
Si pratica per accertare la presenza di liquidi che si possono raccogliere nelle varie cavità naturali o
in cavità prodottesi per l'accumulo di trasudati o essudati morbosi, e, in caso positivo, per estrarne
una certa quantità da sottoporre poi a esame (fisico, chimico, citologico, batteriologico). Si
adoperano a tale scopo siringhe, munite di ago di calibro piuttosto grosso per evitare che coaguli o
frammenti di tessuti possano occluderlo. Preparata opportunamente la regione sulla quale deve
effettuare la puntura, si spinge l'ago finché si abbia la sensazione della cessata resistenza e se ne
percepisca la punta liberamente mobile nella cavità. Nel caso che l'aspirazione dia esito negativo, si
modifica la direzione dell'ago o si ripete addirittura la puntura in altre regioni vicine.
.pericardiocentesi: si intende l’introduzione di un ago, sotto ecografia, nel sacco pericardico per
l’estrazione del liquido
.toracentesi: si intende l’introduzione di un ago nella cavità pleurica attraverso la parete toracica. E’
una procedura di competenza medica.
.paracentesi: si intende l’introduzione di un ago nella cavità peritoneale per l’estrazione del liquido
ascitico.
Terapia:
segue una diagnosi e si occupa del trattamento di malattie e ferite, dei metodi usati per la loro
guarigione e per alienarne i sintomi.
Terapia generale:
prescrizione (competenza medica), approvvigionamento (reperimento farmaci necessari),
conservazione (sistemazione ordinata, fare attenzione a ciò che va in frigo), preparazione (giusta
dose, pulizia, igiene, massima attenzione), somministrazione (giusto paziente, giusto tempo di
infusione, giusta via), controllo (monitorare il paziente e gli effetti), smaltimento (ad esempio alcuni
farmaci colorano le urine o le feci, ciò va detto al paziente per evitargli inutili preoccupazioni e
ansie).
La terapia può essere intramuscolare (somministrazione di un farmaco nel muscolo). Lo scopo è
quello di garantire un assorbimento relativamente rapido dei farmaci (max 30 minuti), la sede di
somministrazione maggiormente usata è il quadrante superiore esterno del gluteo, altre sedi sono il
muscolo deltoide/bicipite, il vasto-laterale della coscia e il muscolo antero-gluteale. Le complicanze
possono essere: Lesione di un vaso sanguigno con conseguente formazione di ematoma Lesione di
nervi (dolore acuto e paralisi acuta o subacuta) Formazione di ascessi (x infezione o ematoma negli
immunodepressi) Ematomi (specie nei pz in terapia anticoagulante) Somm.ne ematica per
procedura errata Rottura ago Necrosi asettica (per intolleranza vs il farmaco).
La terapia può essere enterale orale, ovvero somministrazione di farmaci introdotti dalla bocca con
assorbimento per via gastrica/intestinale, seguendo il percorso: bocca, stomaco, intestino, fegato,
circolo sanguigno, distribuzione sistemica. Nello specifico la terapia enterale orale presenta
vantaggi come: economicità, non è aggressiva, è sicura (in condizioni normali), è utilizzabile per
tutte le età, è semplice, ci può essere autosomministrazione, c'è possibilità di intervenire dopo un
errore; ma ha anche alcuni svantaggi come: il dosaggio non è preciso, non è praticabile in caso di
nausea e vomita, pericolosa in caso di disfagia, non è utilizzabile se il paziente è in coma, non ha
effetto immediato. I preparati esistenti per la terapia di tipo orale sono: compresse, confetti, perle,
capsule, granulati, gocce, pastiglie effervescenti, pillole, polveri, sciroppi, sospensioni. Nursing: la
terapia orale non va lasciata sul comodino ma va fatta ssumere nel momento in cui l'infermiere la
prepara e la consegna al paziente o al genitore del bambino, assicurandosi che il paziente inghiotta
la compressa (aiutandosi con dell'acqua dove possibile e necessario). Precauzioni: gli antidiabetici
vanno somministrati 20’ prima dei pasti; gli antipertensivi vanno somministrati previo controllo
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della P.A.; i digitalici vanno somministrati previo controllo della frequenza cardiaca (se il pz è
aritmico la frequenza va misurata auscultando il cuore); i diuretici esigono il controllo della P.A. e
della diuresi.
La somministrazione farmaci per via mucosa presenta vantaggi di: economicità, non aggressività,
sicurezza per terapia locali e generali, utilizzabilità a tutte le età, non complessità, possibilità di
autosomministrazione, rapidità d'azione. Lo svantaggio è invece il fatto che non è utilizzabile in
pazienti non collaborativi. I preparati somministrabili per via mucosa sono: candelette, gocce,
irrigazioni, ovuli, pomate, schiume. Bisogna fare attenzione a garantire la privacy del paziente
(soprattutto per la somministrazione vaginale), bisogna far sentire a proprio agio il paziente,
coinvolgere e far collaborare un genitore in caso di paziente pediatrico. Le precauzioni generali
sono: i farmaci oculari, specie le pomate, sono personali; usare i guanti per non venire a contatto
col medicamento.
La terapia sottocutanea è la somministrazione di farmaci nel sottocute. Gli scopi sono garantire
assorbimento lento di farmaci, somministrare eparina calcica, insulina, eritropietina, effettuare
anestesi locali. Le sedi di somministrazione sono: deltoide, zona tra arcata costale e spina ilica,
lontana almeno 3cm dalla zona periombellicale, antero-materale coscia, glutei. I vantaggi sono:
assorbimento lento, non è una procedura complessa, si può effettuare autosomministrazione ed è
adatta per somministrazioni frequenti. Gli svantaggi sono: dolore e/o necrosi (se il farmaco è
irritante), variabilità di assorbimento, adatta solo per piccoli volumi. Le possibili complicanze sono:
lesione di un vso sanguigno, ematomi, edemi locali, irritazioni, indurimenti, eritemi, dolore, necrosi
cutanea locale, infezioni, somministrazione endovenosa per errore di procedura.
La terapia endovenosa si pratica attraverso un accesso venoso via catetere venoso, abbocath o
farfallina. L'abbocath è il sistema più sicuro; permette movimenti ed è composto da un tubicino in
silicone. Il sistema infusionale è un metodo che ci permette infusioni. Questo sistema è composto
da abbocath, flebo (in vetro o pvc), una soluzione, un deflussore (vari: a caduta, a goccia,
volumetrico quello del sangue, infusomat con regolatore e conteggio delle gocce ma non preciso
come la pompa, deflussore per sangue con gocciolatore dotato di filtro, per farmaci fotosensibili)
La terapia rettale prevede l'introduzione di un farmaco nell'ano. È una terapia economica, ha effetto
rapido, si può utilizzare per tutte le età. Non si può usare se il paziente ha diarrea o emorroidi. Può
essere autosomministrata; si presenta sottoforma di supposte, fiale, microclismi e clismi (le
supposte generalmente vanno tenute in frigo).
Lo sviluppo della diagnosi infermieristica:
la d.i. rappresenta un metodo necessario e utile per organizzare le conoscenze infermieristiche, non
è rigida ma segue i bisogni e il grado di autonomia del paziente. Perché le diagnosi
infermieristiche? Una vasta istruzione di tipo universitario, un corpo di conoscenza unico, un
orientamento al servizio degli altri, un'associazione professionale, autonomia e
autoregolamentazione.
Diagnosi infermieristica ---> identificazione più chiara del corpo di conoscenza infermieristica --->
maggiore responsabilità ---> maggiore autonomia professionale
Garantire agli inf. un sistema che consenta loro di recuperare la documentazione relativa al cliente
utilizzando le d.i. anziché quelle mediche. Dare agli infermieri la possibilità di sviluppare o di
integrarsi in un sistema informatizzato sanitario che raccolga analizzi e sintetizzi i dati necessari per
l’attività professionale e la ricerca. Creazione di un sistema per remunerare l’attività professionale
collegata alla diagnosi infermieristica e non solo alla diagnosi medica.
La diagnosi infermieristica è un giudizio clinico riguardante le risposte della persona, della famiglia
o della comunità a problemi di salute/processi vitali attuali o potenziali. La diagnosi infermieristica
costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a conseguire degli esiti di
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cui l’infermiere è responsabile. La d.i. è sia una struttura sia un processo. È importante riuscire a
definire quali sono gli atti da fare immediatamente e quali quelli che possono essere tardivi.
Valutare e discernere cosa è più rischioso per la vita del paziente. Fatta la diagnosi, il piano
terapeutico ha degli obiettivi, tali obiettivi possono essere a breve, a medio, a lungo termine.
La struttura della diagnosi infermieristica, cioè le sue componenti, dipendono dal tipo: reale, di
rischio, Possibile, di benessere,di sindrome.
La d.i. reale o attuale, rappresenta una condizione che è stata valutata clinicamente grazie a
determinate caratteristiche definenti maggiori. Questo tipo di D.I. ha quattro componenti:
denominazione o titolo, definizione, caratteristiche definenti, fattori correlati. TITOLO: deve essere
espresso in modo chiaro e conciso per una immediata comprensione DEFINIZIONE:deve
ulteriormente chiarire il titolo diagnostico CARATTERISTICHE DEFINENTI: sono segni e sitomi
che nel loro insieme rappresentano la diagnosi stessa e si suddividono in maggiori e minori.
FATTORI CORRELATI: sono fattori etiologici o altri fattori contribuenti che influenzano quel
determinato cambiamento dello stato di salute.
Diagnosi infermieristiche di rischio e rischio elevato. Giudizio clinico secondo il quale un
individuo, una famiglia o una comunità è più vulnerabile nei confronti di un certo problema di altre
in condizioni uguali o simili. Gli standard e i percorsi clinici e critici, dovrebbero contenere le d.i.
di rischio, riservando quelle di rischio elevato alle liste di problemi o alle note di decorso relative al
singolo. TITOLO: preceduta dalla frase “rischio di..” per i singoli e di “rischio elevato di..” per le
popolazioni. DEFINIZIONE:deve ulteriormente chiarire il titolo diagnostico FATTORI DI
RISCHIO: rappresentano le situazioni che accentuano la vulnerabilità della persona o del gruppo.
FATTORI CORRELATI: sono fattori etiologici o altri fattori contribuenti che influenzano quel
determinato cambiamento dello stato di salute.
Diagnosi infermieristiche possibili. Sono enunciati che descrivono un problema che si sospetta per
il cui accertamento occorrono dati ulteriori. Sono composte da: d.i. possibile e dati correlati che
inducono l’infermiere a sospettare la diagnosi
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diagnosi infermieristica di sindrome. Le D.I. a sindrome includono un insieme di D.I. reali o di
rischio elevato la cui presenza è predetta a causa di un certo evento o situazione. Sindrome da
trauma da stupro Rischio di sindrome da immobilizzazione.
PROBLEMA
TITOLO
DELLA
DIAGNOSI
SINTOMO
FATTORI
CONTRIBUENTI
SEGNI E
SINTOMI
È necessario chiarire anzitutto che le diagnosi infermieristiche non sono nuovi vocaboli per
definire: diagnosi mediche, stati patologici, trattamenti o strumenti, effetti collaterli di farmaci,
indagini diagnostiche, situazioni. L'enunciato diagnostico non va scritto in termini di: segni,
inferenze, obiettivi, bisogni del cliente, bisogni infermieristici.
Il sangue:
è un tessuto fluido contenuto nei vasi sanguigni, costituito da una parte liquida e da una parte
corpuscolare. La parte liquida si chiama plasma (acqua, proteine, albumine). La trasfusione di
sangue è una terapia (va quindi prescritta dal medico). Donare il sangue è un atto non retribuito,
può donare chi è maggiorenne e in buona salute, non deve aver subito interventi chirurgici,
piercing, tatuaggi, colonscopie, et simila negli ultimi 6 mesi. Il donatore deve pesare più di 50kg ed
avere tra i 18 e i 65 anni. Donatore universale è chi ha il gruppo 0 negativo.
Utilizzo del sangue: servizi di primo soccorso e di emergenza urgenza (ipovolemia), interventi
chirurgici e trapianti di organo, cura delle malattie oncologiche, forma di anemia cronica. Il
fabbisogno di sangue e di uno dei componenti non si verifica solamente in presenza di condizioni o
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eventi eccezionali quali terremoti, disastri o incidenti, o durante interventi chirurgici, ma anche
nella cura di malattie gravi quali tumori, leucemie, anemie croniche, trapianti di organi e tessuti.
Globuli bianchi: per la cura di leucemie, tumori, intossicazioni da farmaci.
Globuli rossi: per la cura di anemie, emorragie.
Piastrine: per malattie emorragiche.
Plasma: quando vi siano state grosse variazioni quantitative dovute ad ustioni, tumori del fegato,
carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili.
Plasma derivati: immunoglobuline aspecifiche per alcune malattie immunologiche, albumina per
patologie del fegato e dell'intestino.
Il sangue va trasportato a temperature tra +1°C e +10°C (l'ideale sarebbe 4°C)
Trasfusione:
E’ l’introduzione nel torrente circolatorio di emocomponenti che può determinare complicanze:
Trali:è un evento inatteso che comincia entro 4 ore dalla fine della trasfusione e che determina
dispnea ed ipossia dovute a edema polmonare non cardiogeno. La causa va ricercata nella presenza
di anticorpi del donatore che reagiscono con le cellule del ricevente determinando un aumento della
permeabilità della microcircolazione polmonare.
Reazione emolitica intravascolare: Sintomi: febbre, brividi, ansia, shock, c.i.d., dispnea, dolore
retrosternale;
Reazione emolitica extravascolare: Sintomi: febbre, caduta ematocrito, aumento della bilirubina
indiretta, aumento dell’urobilinogeno urinario);
La trasfusione è di competenza medica, il medico deve essere presente durante l'attacco della sacca
e precedentemente deve verificare l'integrità e la validità della sacca pervenuta. In caso di
complicanze mai togliere l'abbocath, bensì bloccare subito la trasfusione (non togliere l'ago),
infondere una fisiologica, chiamare il medico.
Il paziente chirurgico:
l'intervento chirurgico è un mezzo per trattare traumi e malattie. Lo scopo dell'intervento chirurgico
può essere: diagnostico (per confermare un sospetto diagnostico, biopsie, endoscopie, laparotomie
esplorative), curativo (per rimuovere la causa di malattia, escissione di masse tumorali, rimozione
di calcoli), riparativo, ricostruttivo (per ricostruire menomazioni o deformità), palliativo (per
alleviare dolore o disagio). Il grado di un intervento chirurgico si classifica in: emergenza (quando
la vita del paziente è in grave pericolo), urgente (quando il paziente necessita di intervento entro 2448 ore), necessario (quando il paziente ha necessità di essere operato nel prossimo futuro), elettivo
(quando il paziente deve essere operato ma l'attesa non aggrava). Gli interventi si suddividoono in 3
tipologie: puliti (vengono effettuati su cute integra), contaminati (interventi consecutivi a un
trauma recente, aperto. Comportano il non rispetto dell'asepsi o uno spandimento significativo del
contenuto gastrointestinale), sporchi (interventi su traumi di vecchia data con ritenzione di tessuti
devitalizzati, corpi estranei. La ferita è già infetta, armi da fuoco, da taglio..)
nursing chirurgico:
inizia con la fase che precede l'intervento, continua nel post-operatorio fino alla dismissione e al
domicilio.
.obiettivi: identificare le cause dell'ansia pre-operatoria e gli interventi per ridurla; eventuali fattori
di rischio pre-operatorio; interventi per prevenire e ridurre il rischio di complicanze post-operatorie;
interventi per educare il paziente all'intervento chirurgico.
.consenso informato è l'autorizzazione volontaria e scritta. Il paziente deve sapere ed essere
consapevole. Il consenso non deve essere un'arma del: medico come autodifesa medico-legale; del
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malato a garanzia di eventuali danni. Le informazioni devono essere chiare, semplici, dettagliate,
comprensibili, complete.
Il nursing pre-operatorio si sviluppa in 3 fasi: remota, prossima, immediata. La fase remota inizia
dal momento del ricovero, consiste nella preparazione (esami di laboratorio e radiologici, dieta,
preparazione della cute). La fase prossima riguarda la preparazione della cute, cura delle unghie e
dei apelli, clistere, preparazione intestinale, sedativi, dieta, controllo parametri vitali, controllo della
cartella clinica. La fase immediata si attua poche ore prima dell'intervento, triconomia, vestizione
del paziente, rimozione metalli e protesi, controllo diuresi, posizionamento sondino, antibiotico,
profilassi, preparazione psicologica, rilevazione parametri vitali, controllo cartella, trasporto.
[*tricotomia:procedura attraverso la quale vengono rimossi i peli della zona interessata, si abbassa
così il rischio di infezioni nosocomiali, va affettuata nel momento più prossimo possibile
all'operazione]
Il nursing post-operatorio si sviluppa in 3 fasi: attes, risveglio, completo risvegio-giornate
operatorie-dimissione.
L'attesa è vissuta a letto, nella stanza in ambiente ospedaliero. Il risveglio ha luogo in barella/letto,
l'infermiere rileva i parametri vitali. La fase di completo risveglio-giornate operatorie-dimissione
far stare il paziente in una corretta posizinoe, mobilizzazione del paziente, monitoraggio parametri
vitali, bilancio idirico, diuresi, medicazine, alimentazione, peristalsi intestinale; è necessario un
monitoraggio sub-intensivo ogni 8 ore nei primi 2 giorni post-operatori.
CONTROLLI EMATOCHIMICI di routine al termine dell'intervento ed in ogni giorno successivo
sino alla ri-alimentazione con completa canalizzazione: emocromo, azotemia, creatinina, elettroliti,
glicemia, altri ed eventuali secondo il quadro clinico ed il tipo di intervento.
BILANCIO IDRICO
perdite misurabili: urine (1200/1500 die; di più nell'insufficienza renale; 0/400ml nell'oligonuria);
feci (eventuali – circa 200ml/mg); drenaggi esterni
perdite non misurabili esterne: respirazione
perdite non misurabili interne: edemi, traumi, infiammazione, nell'intestino occluso, nei
versamenti, sequestro di liquidi chirurgico
GESTIONE DEL DOLORE POST-OPERATORIO
va sempre segnalato in cartella ed è sempre necessaria la prescrizione medica per la
somministrazione di antidolorifici. Gli analgesici più usati sono: morfina, buprenorfina, fentamyl,
meparidina, tramadolo (oppiacei).
Sondino Naso Gastrico (SNG)
decomprime lo stomaco evaquando le secrezioni. Nella pratica clinica deve essere rimosso quando
il paziente è canalizzto e riacquista attività.
Digiuno rialimentazione:dieta liquida alla ripresa della peristalsi in coincidenza con la rimozione
del sng.
Drenaggi: i drenaggi a caduta sfruttano la forza di gravità (solitamente sono inseriti in cavità
naturali) [il bulau è un drenaggio a caduta]; drenaggi in aspirazione.
Catetere vescicale: viene solitamente rimosso in III-IV giornata.
Medicazioni: solitamente non va medicata (cambiata) il giorno stesso dell'intervento e non va
cambiata ogni giorno. Valutare se la ferita è rossa, purulenta, arrossata.
Complicanze post-operatorie:shock, eventuali emorragie, peritoniti, broncopolmoniti, ab ingestis,
embolia polmonare, tromboflebiti, febbre post-operatoria (fino a 38°C), squilibri idroelettrolitici,
infezione della ferita, deiscenz di suture interne ed esterne, ulcera da stress, malattie virali.
MatteoValenti
La stomia ed il suo trattamento:
la stomia è l'esteriorizzazione di un viscere con abbocamento alla cute; si confeziona nel
trattamento di alcune patologie come processi ostruttivi del colon, del tenue, delle vie urinarie; la
stomia può essere temporanea o permanente. Una stomia è, quindi, un orifizio artificiale presente
nella parete addominale per l'eliminazione di feci o urina. L'organo coinvolto può essere lo
stomaco, l'intestino tenue, l'intestino crasso, l'uretere. Il paziente portatore di una stomia deve
acquisire un'abilità nel gestire questa via d'eliminazione, avere cura della stomia, prevenire
eventuali problemi d'evaquazione, superare i risvolti psicologici negativi della malattia che ha
richiesto l'intervento chirurgico, accettare questa nuova condizione. Il ruolo dell'infermiere, quindi,
s'incentra nell'insegnare al paziente ad essere autosufficiente, nel fornigli un supporto psicologico e
tecnico.
Tecnicamente è importante determinare: il tipo di stomia e a sua posizione sull'addome, il tipo e la
dimensione della placca, la protezione da applicare sulla cute; la dimensione e la forma (le stomie
di un condotto ileale protrudono come una papilla, le stomie del colon sono ampie, le stomie appena
confezionate sono edematose); il colorito della stomia (deve apparire rosea, stomie molto pallide o
con un colorito piuttosto scuro bluastro o rosso scuro indicano un'insufficiente vascolarizzazione
dell'area. Bisogna valutare, inoltre, che: un modico gemizio ematico è normale solo inizialmente;
un arrossamento transitorio è normale solo dopo la rimozione della placca; sensazioni di bruciore
sotto la placca possono indicare una lesione cutanea). Le stomie possono essere temporanee
(confezionate per lesioni di tipo traumatico o stati di flogosi intestinale, queste permettono al
segmento distale malato dell’intestino di essere posto a riposo e guarire); permanenti (Le
colostomie permanenti sono confezionate per fornire una via attraverso cui eliminare le scorie,
quando il retto o l’ano non sono funzionali in seguito a malattie o ad anomalie congenite).
.Confezionamento:
Modalità principali per confezionare una stomia:
LA COLOSTOMIA SU BACCHETTA Un’ansa intestinale viene portata fuori dall’addome e una
bacchetta di plastica viene posta sotto l’ansa intestinale (può essere suturata alla cute). La bacchetta
mantiene l’intestino fermo finché la sottostante sutura si consolida in 7-10 giorni;
LA COLOSTOMIA ESCLUDENTE A CANNA DI FUCILE Viene confezionata con due stomie
separate Una è quella prossimale o funzionante, e l’altra è quella distale o defunzionalizzata.
Generalmente, sono adiacenti;
LA COLOSTOMIA TERMINALE Ha una sola stomia che corrisponde all’estremità della porzione
prossimale dell’intestino. L’estremità distale dell’intestino e del retto può essere sia resecata, in
seguito ad un intervento di resezione addominoperineale (resezione colo-rettale attraverso una
duplice incisione, addominale e perineale), sia chiuso con una sutura e posto nella cavità
addominale.
.dieta:
Il paziente che ha subito un intervento chirurgico sull’intestino, non assume niente per bocca finché
non si ripristina la peristalsi intestinale e, successivamente, una dieta liquida ed a basso contenuto di
scorie quando tollerata o quando l’intestino è guarito. Più tardi il paziente potrà ingerire gran parte
o tutti gli alimenti ed i liquidi assunti prima dell’intervento cercando di mantenere una dieta ben
bilanciata.
.cura della stomia e della cute circostante:
Nei portatori di colostomia o ileostomia, il materiale fecale ha un’azione irritante sulla cute
peristomale (la cute che circonda la stomia). Ciò è particolarmente vero in caso di ileostomie in cui
l’ansa afferente contiene enzimi digestivi; Anche in portatori di stomie urinarie vi è lo stesso
MatteoValenti
problema perché l’urina ha un’azione irritante sulla cute e può essere causa di lesioni. E’
IMPORTANTE: Trattare immediatamente ogni irritazione o ferita cutanea; Pulire la cute asportando
qualsiasi escrezione e quindi asciugandola completamente; Applicare una soluzione protettiva sulla
cute circostante alla stomia; Applicare una placca adattata alla stomia in modo che non vi siano
perdite attorno ad essa.
.sacche e placche per stomia:
in commercio sono disponibili molti tipi di placche con sacche, tutte hanno tre cose in comune:
Una sacca per raccogliere le secrezioni; Un’apertura alla base per facilitarne lo svuotamento; Una
placca. Le sacche temporanee monouso sono in plastica trasparente ed hanno un quadrato adesivo
nel quale viene ritagliato un orifizio delle dimensioni della stomia. Le sacche permanenti sono in
gomma o vinile opaca ed hanno una placca solida ad anello che si adatta attorno alla stomia.
Poiché la stomia si riduce di volume con il tempo, sono necessarie misurazioni periodiche della
stessa per ottenere una placca di misura appropriata.
Considerazioni generali: La stomia è l’esito di un intervento chirurgico e può andare incontro a
complicanze: suppurazione, necrosi, retrazione, emorragia, prolasso. Il riconoscimento tempestivo
di queste complicanze evita il reintervento. La stomia non va mai coperta per non impedire il
controllo della vitalità così come deve essere controllata la pervietà dell’ano preternaturale con un
dito guantato. Alla stomia va applicato un contenitore trasparente per controllare lo stoma, la
quantità e la qualità del materiale drenato. La stomia e la cute vanno lavate e deterse ogni giorno e,
se necessario, vanno praticate, quotidianamente, delle irrigazioni transtomiche che facilitano lo
svuotamento intestinale. La cute, dopo il lavaggio, va asciugata senza strofinare e, nel caso
d’arrossamento, va medicata con pomata all’ossido di zinco Al paziente portatore di stomia sarà
consigliata l’irrigazione stomale mattutina per una buona performance giornaliera.
Tumore dell'intestino:
Il tumore del colon-retto è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che
riveste questo organo.
.gestione preoperatoria: informazione e preparazione alla diagnostica e all'atto chirurgico,
preparazione psicologica, preparazione fisica. Esami diagnostici elettivi: clisma opaco,
rettocolonscopia, TAC ---> condotta terapeutica ---> intervento. Preparazione: 2 giorni prima
assunzione di un flacone di xPrep, giorno precedente l'intervento ore 8 MgSolf ore 16 Mylicon;
giorno dell'intervento: tricotomia, doccia, digiuno.
.post-operatoria immediata:sorveglianza post-operatoria, controllo parametri vitali, valutazione
qualità e quantità drenaggi, posizionamento del paziente, controllo della ferita, controllo stomia,
indicazioni alimentari (digiuno fino alla prima evaquazione).
.sondino naso grastrico:rimozione tra la I e la II giornata (su indicazione medica); pulizia attorno al
drenaggio, rilevazione della quantità, rilevazione del colore, rilevazione dell'odore del materiale
raccolto.
Farmaci stupefacenti:
Sostanza che, per le sue proprietà chimiche e bio-chimiche, è in grado di indurre variazioni nel
funzionamento dei neurotrasmettitori nel sistema nervoso umano e delle connessioni neuronali, in
modo da alterare lo stato cosciente. Gli stupefacenti più usati per la loro forte attività analgesica
sono: Buprenorfina, Codeina, Diidrocodeina, Fentanyl, Idrocodone, Idromorfone, Metadone,
Morfina, Ossicodone, Ossimorfone. Il carico e lo scarico degli stupefacenti va aggiornato
quotidianamente e tenuto in perfetto ordine, ogni registroè numerato, bollato, vidimato dal direttore
sanitario e dal primario, le sue pagine sono numerate progressivamente e la conservazione dura fino
MatteoValenti
a 2 anni dall'ultima registrazione. Su ogni pagina deve essere scrittoi l farmaco, la forma
farmaceutica, il dosaggio, l'unità di misura per la movimentazione e la firma di chi esegue la
movimentazione ed eventuali annotazioni per casi particolari.
Infusioni endovenose:
tipi di soluzioni e.v.
Cristalloidi: liquidi chiari.
Isotonici: hanno la stessa pressione osmotica delle cellule. Sono normalmente utilizzati per
espandere la componente intravascolare, non alterando l’osmolarità serica. NaCl o,9% - Ringer
lattato.
Ipotonici: hanno meno pressione osmotica delle cellule, pertanto abbassano l’osmolarità serica. I
liquidi passano alle cellule ed agli spazi interstiziali. Sono somministrati in caso di disidratazione.
Ipertonici: pressione osmotica > delle cellule. Aumenta l’osmolarità serica. Sono spesso
somministrate nel post-operatorio per mantenere il volume circolante e prevenire l’edema.
Colloidi: liquidi che contengono proteine o molecole di amido.
Emoderivati
TPN
Infusione: ruolo e responsabilità
Calcolo-Regolazione: può essere influenzata da diversi fattori come l'altezza del contenitore,
posizione dell’estremità, posizione del catetere, pervietà del catetere, costrizione o strozzatura del
deflussore, bolle d’aria.
Adempimenti: posizionare; monitorare; mantenere; interrompere l’infusione; istruire il paziente. La
prescrizione medica fissa 4 punti: tipo e quantità di soluzione; soluzione o farmaco da aggiungere;
velocità di infusione; durata dell’infusione.
Le pompe infusionali.
Sono uno strumento che, se ben utilizzato, garantisce la precisione della gestione del flusso
(velocità) di medicamenti, principalmente, per via endovenosa. La conoscenza del loro
funzionamento dà la possibilità del recupero immediato di alcuni parametri (i volumi infusi) con
consequenziale ricaduta positiva sui carichi di lavoro. Il loro utilizzo rende pertanto l'intervento
terapeutico farmacologico infusivo efficace ed efficiente.
Nutrizione parentale totale (tpn):
Consiste nella somministrazione per via endovenosa di soluzioni di destrosio, acqua, lipidi,
proteine, elettroliti, vitamine ed oligoelementi. Provvede a fornire tutte le calorie necessarie
all’organismo. Tra questi pazienti possono essere inclusi quelli con grave malnutrizione, gravi
ustioni, patologie intestinali (rettocolite ulcerosa) insufficienza renale acuta, insufficienza epatica,
interventi chirurgici maggiori. Le "sacche di nutrizione parenterale" possono essere humus per la
crescita di batteri, non devono quindi stazionare per più di 24 ore.
.valutare
Stato iniziale d’idratazione ed il bilancio elettrolitico, stato nutrizionale di base (peso, dati
antropometrici, apporto calorico), parametri vitali, segni di pneumotorace, segni di sepsi, segni di
tromboflebite, presenza nelle urine di glucosio ed acetone.
.sede d'impianto
Le soluzioni TPN sono ipertoniche, vengono iniettate in vene centrali a flusso elevato dove saranno
immediatamente diluite nel sangue del paziente. Un catetere di Hickman, di Broviac o altro viene
MatteoValenti
posizionato nella vena cava superiore e collegato ad una flebo di destrosio o di fisiologica. Il
catetere viene fissato alla cute con un punto e/o con un cerotto adatto e nella medesime area cutanea
vengono applicati un unguento antimicrobico ed una medicazione temporanea finché il
posizionamento del catetere non viene confermato radiologicamente. È importante controllare se il
paziente presenta sintomi di dolore toracico e respiro affannoso ed auscultare il torace per ricercare
rumori respiratori anormali.
CVC (catetere venoso centrale)
Per il posizionamento del catetere può essere seguita una procedura chirurgica o non chirurgica. Le
vie venose centrali (succlavia, cava, giugulare) vengono utilizzate essenzialmente per le seguenti
ragioni: per somministrare soluzioni nutrizionali che sono altamente irritanti per le vene più piccole,
per somministrare medicinali irritanti, per monitorare la pressione venosa centrale (PVC), per
effettuare prelievi di sangue del sistema venoso centrale.
.posizionamento chirurgico: incisione della parete toracica, il catetere viene inserito al di sotto del
tessuto sottocutaneo su una vena centrale, ad esempio la vena succlavia e sospinto fino nell’atrio
destro, con questa tecnica la sede di uscita del catetere è sul torace a poca distanza dal punto di
ingresso nel sistema venoso.
.posizionamento non chirurgico: nella vena succlavia destra o sinistra (approccio sottoclavicolare),
con la punta del catetere nella vena succlavia o nella vena cava superiore (catetere corto), nell’atrio
destro del cuore (catetere lungo e medesime tecnica), nella vena giugulare destra o sinistra
(approccio sopraclavicolare), quando vengono utilizzati gli approcci sotto e sopraclavicolari, di
solito viene praticata un’anestesia locale nella sede, prima dell’inserimento del catetere, la
comparsa d’aritmie può indicare che la punta del catetere sta irritando il cuore e che il
posizionamento richiede delle correzioni.
.Il catetere:cateteri a breve termine si posizionano quasi tutti in succlavia (sono a2 o a 3 vie), non
può rimanere in situ per più di un mese, viene applicato da un medico (anche in reparto).
L'infermiere prepara: 1 telino sterile con buco, garze e tamponi sterili, catetere, soluzione
fisiologica, 2 siringhe (10cc e 5cc), eparina, più tappetti monouso, 1 medicazione pronta, fili di
sutura, forbici o lama sterile, il sistema infusionale. Il catetere utilizzato è qusi sempre il 'certofix'.
Procedura: esporre e far firmare il consenso informato (competenza medica), individuare il sito di
inserzione, disinfettare, reperire il vaso, pungere, inserire il catetere, ancorare il catetere alla cute, su
questa zona va posizionata una medicazione sterile che va cambiata almeno ogni 2 giorni.
Cateteri a medio termine (fino a 6 mesi), si inseriscono in succlavia (sono i meno utilizzati)
Cateteri a lungo termine (anche più di 2 anni) e sono: Tienam, Hickman, Port, Groshorg.
Se il CVC viene messo in una vena il catetere è esterno, i CVC a lungo termine vengono inseriti in
una tasca sottocute (ad esempio il Port). I Port hanno una parte in titanio con in mezzo un "bottone"
in silicone che pungeremo con un ago di Hubert (ha forma a uncino)
In caso bisognasse fare un prelievo da CVC bisogna fare lo scarto perché la prima parte di sangue
risulterebbe falsata per otturazione o per ciò che viene infuso, dopo il prelievo bisogna eparinizzare
per evitare la formazione di trombi.
*il CVC Groshorg non necessita di essere eparinizzato perché ha un sistema di valvole che può
evitare l'eparinizzazione (se il catetere viene usato spesso non è necessaria l'eparinizzazione, se
resta chiuso per 10-15 giorni è necessario comunque eparinizzare).
.le complicanze legate al CVC
(dopo l'inserimento del CVC si effettua una rx-torace).
MatteoValenti
Sintomi: embolia (apprensione, dispnea, tachicardia, pallore, cianose, tosse, ipotensione e perdita di
conoscenza); pneumotorace (respirazione superficiale, dolore toracico, tachicardia); sepsi
(improvviso aumento della temperatura, brividi, nausea e vomito, dolore alla schiena e malessere
generalizzato).
Accenni di Medicina Nucleare:
Una medicina nucleare efficiente non si occupa solo della buona diagnostica, ma di come il lavoro
per arrivare ad essa venga svolto. In medicina nucleare si svolgono vari tipi di esami, ciascuno con
il suo tempo, con la sua preparazione e con possibili e varie complicazioni. Grazie alla medicina
nucleare vengono visualizzate le funzioni chimico fisiche dell'organo analizzato, tutto ciò grazia al
radiofarmaco adatto.
.la struttura del servizio: il servizio è distinto in due zone: la zona «fredda» e la zona «calda». nella
prima avvengono l’accoglienza del paziente, la compilazione della cartella medica, il ritiro dei
referti e l’attesa degli eventuali parenti dei pazienti. nella seconda si conservano, si preparano e si
somministrano i radio farmaci; si eseguono, si elaborano e si refertano gli esami. in Medicina
Nucleare sono usati almeno 30 diversi tipi di radio farmaci, ognuno adatto per esplorare una diversa
funzione. La velocità di accumulo varia da pochi secondi ad alcuni minuti, ad alcune ore o perfino
giorni.
.somministrazione: E’ questo un momento particolare sia per il paziente che per l’infermiere, infatti
vanno considerate molteplici aspetti: 1) Tensione del paziente che teme eventuali reazioni durante
la somministrazione del radio farmaco. 2) Eventuali problemi nel reperire un buon accesso venoso.
3) Utilizzo di guanti in lattice. 4) Estrazione della siringa contenente il radio farmaco dal
contenitore di trasporto piombato solo dopo aver individuato e preparato il sito di iniezione. 5)
Smaltimento dell’ago e della siringa negli appositi contenitori piombati. Nella radiologia la
macchina colpisce il paziente con radiazioni, nella medicina nucleare è il paziente che emana
radiazioni che la macchina percepisce, la differenza funzionale è quindi sostanziale.
.esecuzione degli esami: Le immagini della Medicina Nucleare sono prodotte dai cosiddetti raggi
gamma (radiazioni elettromagnetiche della stessa natura fisica dei raggi-X) emessi da particolari
sostanze debolmente radioattive (chiamate radio farmaci) che sono somministrate ai pazienti.
Durante la registrazione non è necessario che il paziente si spogli, ma in genere si richiede di
togliere indumenti ingombranti, cinture, collane, oggetti metallici. A seconda dell’indagine la
registrazione può richiedere un certo tempo, anche 20/25 minuti durante i quali si raccomanda al
paziente l’immobilità sul lettino, naturalmente mantenendo un respiro tranquillo e regolare.
Precauzioni per i pazienti:dopo la somministrazione di un radiofarmaco per un esame diagnostico, i
pazienti rimangono debolmente radioattivi per un certo numero di ore, con una durata che varia
rispetto al tempo che la sostanza impiega a decadere. Vi sono dubbi e timori nelle persone che si
sottopongono a queste metodiche, ma la buona pratica ci indirizza su quelle che sono le corrette
informazioni da fornire al paziente quando il medico nucleare raccoglie i dati che lo riguardano e
prima di fargli firmare il consenso informato. È buona abitudine fornire un foglio informativo per i
pazienti che si sottopongono ad esami scintigrafici al momento della prenotazione cosicché gli
stessi abbiano il tempo di leggerlo e comprenderlo.
Matteo Valenti
MatteoValenti
Infermieristica clinica 1- appunti dalle lezioni del prof.Cucinotta
Calcolosi biliare o colelitiasi: diagnosticata qualsiasi calcolosi (o litiasi) è necessario ricorrere
all'intervento per via della presenza di calcoli. Nello specifico la colelitiasi è caratterizzata dalla
formazione di calcoli all'interno del lime della colecisti. Questi calcoli sono dovuti alla
precipitazione dei sali biliari. I calcoli possono essere di 2 tipi:
.unico: detto a stampo perché prende la forma della colecisti. È asintomatico perché è talmente
grosso che non si muove e quindi non provoca dolore. È pericoloso perché inspessisce la parete
della colecisti formando lesioni che provocano neoplasie (il tumore alla colecisti non può essere
operato)
.vario: di piccole e varie dimensioni. Il calcolo può essere espulso dalla colecisti, ma può
successivamente incunearsi nelle vie biliari. Si può incuneare nella papilla di water bloccando il
passaggio dei succhi biliari, in tali casi si verifica ( i succhi tornano indietro) una pancreatite che
può essere acuta (improvvisa), necrotica (che uccide i tessuti), emorragica (lesiona i tessuti).
Evoluzioni e complicanze.
La calcolosi biliare può avere evoluzioni e conseguenze come colecistite acuta e cronica, litiasi
della via biliare principale, cancro alla colecisti (inizialmente si provoca un inspessimento e
successivamente può formarsi una neoplasia), pancreatite acuta o cronica. Ciò può essere
accompagnato da empiema che è una raccolta di pus in una cavità pre-formata (la cavità toracica o
la coleciste, detta anche cistifellea, sono cavità preformate, a differenza di un ascesso che è una
raccolta di pus in una cavità neo-formata).
MatteoValenti
Protocollo perioperatorio (preoperatorio – postopoeratorio): l'obiettivo di una buona pratica è far
restare il paziente il meno possibile in ospedale per motivi economici, funzionali, rischio di
infezioni nosocomiali, disagio del paziente.
MatteoValenti
preoperatorio
prelievo: colinesterasi (enzima epatico che serve a smaltire l'anestesia); routine; funzionalità
epatica; funzionalità renale; assetto della coagulazione; emocromo (deve essere a 12 altrimenti il
paziente necessita di trasfuzione); markers (indicatori dell'epatite)
elettrocardiogramma
consenso informato
invio richieste esami diagnostici
guida alla valutazione: sesso, pregresse patologie, pregressi interventi, motivo del ricovero,
condizioni generali, uso di stupefacenti, allergie, stato della cute, mobilità, protesi, parametri vitali.
Tricotomia: (depilazione) serve ad eliminare i microrganismi riducendo così lo sviluppo di
infezione (la rasatura deve essere eseguita nel momento più prossimale possibile all'intervento), se
si usa un rasoio elettrico bisogna evitare di esercitare una eccessiva pressione. Dopo la rasatura
controllare che sulla superficie cutanea preparata non vi siano lesioni o abrasioni. Verificare
l'evetuale comparsa di reazioni allergiche.
.postoperatorio
rilevare e identificare i dati clinici da valutare nella fase di risveglio dall'anaestesia e nel periodo
post-operatorio. Identificare l'eventuale comparsa di segni clinici di complicanze post-op.
Controllare pressione, temperatura, drenaggio (quantità e qualità).
Cose da sapere riguardo l'operazione:
.posizionamento
Lo scopo principale della posizione di Trendelenburg è quello di sfruttare la gravità per ottenere una
migliore perfusione di organi vitali (detti anche nobili) quali encefalo, cuore e reni. Per questo la
posizione di Trendelenburg è definita anche posizione anti-shock. La posizione di Trendelenburg
inversa, anche definita anti Trendelenburg, è una posizione applicata in campo sanitario, che in
determinati casi può agevolare le condizioni del paziente o ridurre le complicanze legate a
determinate patologie. È opposta alla posizione di Trendelenburg. Viene praticata nei letti
ospedalieri articolati e prevede l'inclinazione a 25-30° del letto in modo tale che la testa e il torace
risultino su un piano superiore rispetto a quello dei piedi (paziente supino). Ha benefici sul cranio
per la contro estensione delle lesioni della colonna vertebrale; favorisce il drenaggio chirurgico
delle raccolte pleuriche e delle fistole.
.laparoscopia e laparotomia
Laparotomia: è l'apertura chirurgica invasiva della cavità addominale con incisione di tutti i piani
cutanei e muscolo parietali a scopo terapeutico.
Laparoscopia: esplorazione della cavità addominale praticata a scopo diagnostico e terapeutico
attraverso piccole incisioni chirurgiche. Con la laparoscopia si gonfia l'addome con anidride
carbonica se è necessario allontanare le pareti dello stomaco e avere una migliore visuale). I
vantaggi della laparoscopia sono: il paziente subisce un trauma chirurgico minore, minore sarà il
dolore post-operatorio e più rapida la ripresa del paziente, quindi dimissione precose e riduzione dei
costi di ospedalizzazione, per qunato riguarda l'atto dell'operazione si avrà una visiote magnificata
delle strutture anatomiche (HD e ingrandite di 8-9 volte). Quindi bisogna sempre operare in
laparoscopia quando possibile in quanto presenta vantaggi per il paziente e per il budget: minore
dolore e disagio postoperatorio, minore immunodepressione, ridotta ospedalizzazione, minori
complicanze polmonari, più rapida ripresa delle funzioni gastrointestinali; questi vantaggi si
traducono in ripresa lavorativa e sociale più precoce.
Emicolectomia dx (asportazione, resezione del colon dx)
Emicolectomia sx (asportazione, resezine del colon sx)
Colectomia segmentaria trasverso (asportazione)
MatteoValenti
tumore del colon retto:
è la 4° neoplasia per incidenza nel mondo, maggiormente colpiti sono i paesi economicamente
avanzati, il picco di incidenza è tra i 60 e i 70 anni. Le sedi interessate a questo tumore sono colon
prossimale (15/20%), trasverso (12%), discendente (20%), sigma (15-20%), retto (25-30%).
.le cause: fattori genetici, parenti di primo grado di pazienti affetti da cancro colon.retto hanno un
rischio 2-4 volte maggiore di sviluppare la malattia; sindromi ereditari, come la PAF (poliposi
adenomatosa familiare), forma autosomica dominante caratterizzata dalla presenza di numerosi
polipi (a volte anche 1000) nel grande intestino (sigma e retto); fattori dietetici, le fibre arebbero
un'azione protettiva così come l'assunzione di vegetali, frutta, cereali, vitamina C, possono invece
contribuire al sorgere della malattia alimenti ricchi di grassi; etiologia, abitudini di vita, polipi,
pregressa patologia colonrettale. Una patologia oncologica può dirsi guarita dopo che passano 5
anni dalla chemioterapia o dall'operazione. Se il tumore ricompare entro i 5 anni è considerato una
recidiva, se un tumore compare dopo 5 anni dall'ultimo trattamento è considerato un nuovo tumore
(tumore primitivo).
.prevenzione
lo screening dei soggetti con storia familiare di cancro colon-rettale nei parenti di primo grado
dovrebbe iniziare all'età di 40 anni, negli altri sogetti è utile seguire annualmente la ricerca di
sangue occulto nelle feci dopo i 50 anni. Ha origine quasi sempre da polipi adenomatosi, tumori
benigni dovuti al proliferare delle cellule della mucosa intestinale, che impiegano mediamente tra i
7 e i 15 anni per trasformarsi in forme maligne. È in questa finestra temporale che lo screening
consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che abbiano acquisito
caratteristiche pericolose. I polipi, infatti, possiedono due proprietà che li rendono facili da
individuare: tendono a sanguinare e sporgono dalla mucosa per cui sono visibili sulla sua superficie.
Per questa ragione i test di screening attualmente in uso sono:
la ricerca del sangue occulto nelle
feci la rettosigmoidoscopia La colonscopia vera e propria in Italia è consigliata soltanto in una
seconda fase, se la ricerca del sangue occulto nelle feci ha dato esito positivo. Anche per la
cosiddetta colonscopia virtuale non ci sono attualmente prove che sia superiore ai test attualmente
in uso per i programmi di screening.
.diagnosi
la sintomatologia inziale è aspecifica potendosi presentare con modeste turbe dell'alvo, algie
addominali, sporadiche perdite di sangue.
Colon dx: tende al sanguinamento continuo, ma non eccessivo, può dare dolore, anemia.
Colon sx: diametro minore, contiene più feci solide, per cui i segni ostruttivi sono più precoci.
Retto: turbe dell'alvo ed emorragia.
Esami diagnostici: endoscopia, clisma opaco, TC, RMN.
.preparazione all'intervento: somministrazione di una soluzione per svuotare il colon, catetere
vescicale
.intervento chirurgico:quando si asporta un tumore al colon si asportano almeno 20-30 cm in più sia
a valle che a monte del tumore, inoltre va considerata la vascolarizzazione quindi la presenza di
vasi sanguigni che non possono essere recisi. Nel caso in cui il tumore sia in posizione molto bassa,
dal punto di vista distale non possiamo rispettare i 20-30 cm, bisogna quindi asportare anche
l'ampolla rettale e asportare l'ano, in questi casi si chiudono i glutei e il paziente avrà per tutta la
vita una colonstomia creando così una tasca retto-sigmoidea (tecnica Mainz).
Se le feci si presentato in uno stato liquido il tratto asportato è quello dx,, quando invece le feci
hanno una certa consistenza il tratto asportato è quello sx. Effettuata una emicolectomia, le due parti
vengono ricongiunte e suturate, ma per 20-30 gg il paziente viene stomizzato finché la sutura non si
cicatrizza e il paziente può ricominciare lentamente a mangiare (prima con una diet liquida e bassa
MatteoValenti
quantità e via via normalizzandosi).
Anastomosi: (ricongiungimento)
termino-terminale (anse con stesso calibro)
termino-laterale (anse con calibro diverso)
latero-terminale (anse con calibro diverso)
latero-laterale isoperistaltica [seguono la stessa direzione] (anse con calibro diverso)
latero-laterale antiperistaltica [hanno direzioni opposte] (anse con calibro diverso)
*nei 'finali' non utilizzati si effettua una "borsa di tabacco" che è una tecnica di chiusura
Stomia: la stomia o stoma è l'abboccamento temporaneo o definitivo diu viscere alla superficie
cutanea con l'obiettivo di permettere la fuoriuscita del contenuto viscerale.
Colonstomia: è l'apertura e la fissazione temporanea o definitiva del colon alla parete addominale
allo scopo di deviare all'esterno il contenuto intestinale (se c'è una stomia a canna di fucile si tratta
di una stomia temporanea).
Ileostomia: è l'apertura e la fissazione temporanea o definitiva dell'ileo alla parete addominale allo
scopo di deviare all'esterno il contenuto intestinale (se c'è una stoami a canna di fucile si tratta di
una stomia temporanea).
IGIENE E CURA DELLO STOMA: lo stoma deve essere mantenuto sempre pulito e idratato, il
materiale di fuoriuscita da uno stoma è acido quindi corrosivo, bisogna dunque fare attenzione che
la cute circostante e sottostante non si sporchi e non si irriti perché la sacca deve aderire
perfettamente alla cute, lo stoma va trattato non sterilmente, bensì come un ano artificiale.
Sacca ideale: perfetta adesività alla cute, anallergica, protezione della zona peristomale, assenza di
residui alla rimozione, imprmeabilità totale ai liquidi e agli odori, silenziosità. La sacca può essere
MatteoValenti
monopezzo, bipezzo, con lo scarico, senza scarico. Il foro della placca deve essere il più possibile
uguale alla stomia. Esistono paste e protettivi peristomali da utilizzare in caso di irregolarità dello
stoma o per proteggere la cute più delicata (pasta cementizia).
Complicanze: variazioni di colore della stomia (porpora, grigio, nero); diminuizione secrezioni
stomali; odore (processo avanzato).
Infermieristica in sala operatoria: "la chirurgia è la sconfitta della medicina".
La sala operatoria si suddivide in zona sporca (farmacia, magazzino); zona filtro (spogliatoio, si
lasciano gli indumenti "civili"); zona pulita (si dice sterile in gergo, ma è in realtà a bassa carica
microbica); ci sono 2 tipi di percorso, il percorso sporco (lo percorroono i materiali dalla sala
operatoria alla sterilizzazione); il percorso pulito (lo percorrono i materiali dalla sterilizzazione alla
sala operatoria); inoltre all'interno del blocco operatorio c'è una pressione positiva, che spinge
dall'interno verso l'esterno (per non fare entrare i microbi).
All'interno della sala operatoria abbiamo:
-tavolo madre (con tnt) dive cu sibi tyttu u ferru cge oissibi servure durante l'operazine anche in
caso di complicanze
-tavolo servitore (con tnt) dove ci sono i ferri che sicuramente servono
ora si lavora con i 'kit', un kit per ogni intervento
indumenti: pantaloni, guanti, divisa, scarpe autoclavabili e sterilizzabili, copriscarpe, cuffie,
mascherina. Dopo un tot. di tempo la mascherina, i guanti, gli strumenti, ecc.. vanno cambiati
perché non ritenuti più sterili; in quanto questi materiali inorganici non hanno anticorpi quindi non
possono difendersi.
precedentemente in sala op. tutti i pensili poggiavano a terra (letto, armadietto, tavoli, ecc..), oggi
tutto è sospeso per garantire maggiore pulizia, igiene e sanificazione. Per quanto riguarda i
bocchettoni sono tutti colorati in maniera standard a livello mondiale e sono: bianco (ossigeno),
giallo aspirazione, blu (protossido).
schema sala op.
Tavolo madre
bisturi elettrico
Tavolo servitore
letto operatorio
aspiratore
respiratore
Il ruolo dell'infermiere in sala operatoria (questa è solo un'organizzazione interna, non esiste
l'infermiere circolante e l'infermiere strumentista, si chiamano entrambi 'infermiere di sala
operatoria).
infermiere circolante: assistenza anestesista (monitoraggio della stazione di anestesia, monitoraggio
livello dei gas alotano-fluotano, integrità e pulizia delle parti intercambiabili, corretto collegamento
delle prese ossigeno-aspirazione-protossido), assistenza strumentista, checklist di tutte le
apparecchiature presenti nella s.o., posizionamento del paziente per lo specifico intervento
chirurgico in collaborazione con il chirurgo e anestesista, sistemazione della lampada scialitica,
MatteoValenti
mantenimento ordine e pulizia della sala operatori prima, durante e dopo l'esecuzione
dell'intervento chirurgico.
Infermiere strumentista: assistenza chirurgica, lavaggio e riodino dei kit chirurgici, sterilizzazione.
.apparecchiature:
lampada scialitica I: è una luce fredda (serve a illuminare il campo operatorio) è una luce senza
ombra (dà luce da più parti)
monitor: indica frequenza, saturazione di ossigeno, atti respiratori per minuto, temperatura
corporea, pressione arteriosa
posizinoamento elettrodo neutro (sono monouso): filo di terra, è una piastra siliconata che serve a
scaricare le cariche di corrente elettrica. Gli elettrobisturi di nuova generazione non funzionano se
la piastra non aderisce perfettamente. Si posizionano il più vicino possibile (rispettando il campo
operatorio) al punto di incisione.
Lampada scialitica II: se ne può occupare sia l'infermiere circolante che l'infermiere strumentista,
va manovrata sempre posizinandosi su una pedana/scaletta alle spalle del chirurgo operatore (è
affiancata da una scialitica satellite)
manipolo (della lampada scialitica): a inizio operazione si decide se manovrarlo in maniera sterile o
in maniera non sterile.
Lettino paziente: è snodabile in più parti e smontabile per poter essere pulito.
.come muoversi in sala operatoria: la sala op. è un ambiente asettico, dotato di strumentazioni per
l'anestesia e la chirurgia.
Fase pre-operatoria:
lavaggio delle mani: rimuovere monili, unghie corte, assicurarsi che le maniche nn invadano le zone
interessate al lavaggio, azionare il timer (i tempi diepndono dal principio attivo ed è suggerito dalla
casa produttrice del prodotto), ripetere la procedura del lavaggio 3 volte (dopo il corretto lavaggio
delle mani, le mani non sono sterili ma hanno bassa carica microbica). I lavaggio oltre il gomito, II
lavaggio poco prima del gomito, III lavaggio fino al polso. Per asciugare iniziare dalla mano verso
il gomito (sempre mani in alto).
Per la disinfezione della cute usare soluzione a base di iodiopovidine. La betadine ha un tempo di
azione di 2 minuti (agisce ad ampio raggio), la clorexidina ha un tempo di azione di 20-30 secondi.
Lo strumentista o il chirurgo con un tampone imbevuto di disingettante pratica l'antisepsi della linea
di incisione cutanea sino alla sua periferia, facendo attenzione a non ripassare sull'area disinfettata
ed evitando il gocciolamento del disinfettante; un tampone sporco non dovrà mai ripassare su una
superficie pulita. Ripetere l'azione almeno 2 volte sostituendo ogni volta il tampone con un nuovo
tampone sterile e mantenendo la stessa progressione dell'area di incisione alla periferia, senza poi
disinfettare in senso opposto (*in caso di ferita infetta partiamo invece dalla periferia verso il centro
dove la carica batterica è maggiore. Ferita/incisione = SOLUZIONE DI CONTINUO
i rischi professionali in sala operatoria.
-biologico da contaminazione (puntura da aghi o soluzione di continuo)
-allergia da guanti in lattice
-da inalazione da gas anestetici
-meccanico da sollevamento (1 infermiere su 3 ha mal di schiena)
-radiazioni
categorie esposte: 1infermiere strumentista, 2chirurgo, 3personale tecnico
incidente maggiore: 60% rottura del guanto, 30% puntura di ago
non incidenti ma con disturbi acuti: cefalea, sonnolenza, astenia, rallentamento memoria e/o
attenzione
patologie a carico di: fegato, rene, midollo osseo, organi seminali, sistema nervoso centrale
MatteoValenti
Sterilità e disinfezione: il termine "sterile" indica l'incapacità di un organismo di riprodursi, per i
microrganismi sterilità è sinonimo i morte perché le loro attività vengono percepite solo in presenza
di moltiplicazione; i materiali privi di microrganismi viventi sono anch'èessi definiti sterili. (la
sterilizzazione distrugge anche le spore). La disinfezione distrugge i germi, ma restano le spore.
La sterilizzazione deve essere praticata su oggetti e presidi che contattano: mucose o soluzioni di
continuo, cavità sterili dell'organismo, cavità non sterili dell'organismo durante attività
diagnostiche. L'obiettivo del processo di sterilizzazione è la completa distruzione di un
microrganismo patogeno e non patogeno comprese le forme sporigene.
.parametri critici del processo:temperatura, tempo di esposizione, qualità del vapore, assenza di
aria, assenza di surriscaldamento.
.l'efficacia della sterilizzazione: è notevolmente influenzata da grado di contaminazione iniziale,
fattori fisici presenti durante il processo di sterilizzazione, la sterilizzazione inizia con la pulizia e la
detersione.
.importanza delle fasi precedenti la sterilizzazione: decontaminazione, preparazione del materiale
alla disinfezione, decontaminazione e pulizia del materiale, asciugatura, confezionamento,
caricamento in autoclave. La decontaminazione serve a inattivare i virus e i batteri e facilitare lo
stacco dei detriti dal materiale biologico, tutto ciò grazie a dei prodotti enzimatici.
.fondamentale il mantenimento della sterilità: il confezionamento dei prodotti che devono essere
sottoposti a processo di sterilizzazione riveste un ruolo fondamentale dal momento che esso deve
garantire il mantenimento della sterilità
.pulizia usare detergenti a digestione enzimatica, temperatura ambiente dell'acqua, tempi giusti,
impiego di spazzolini morbidi (la parte di pulizia&asciugatura è in altra zona rispetto al
confezionamento)
.verifica e manutenzione: controllo efficienza degli strumenti, lubrificazione, identificazione di
strumenti difettosi o danneggiati
.confezione permette la penetrazione dell'agente sterilizzante, mantenimento della sterilità, garantire
il minimo rischio di contaminazione al momento dell'apertura
decontaminazione ----> detersione ------> asciugatura -----> confezionatura
confezionamento buste
il contenuto non deve occupare più di 3/4 del volume del contenitore; la chiusura viene effettuata
con termosaldatrice (lasciando un margine di apertura di 5cm); tuttto il materiale per la chirurgia va
confezionato in doppia busta. Rispetto alla carta, iil vantaggio della busta è che ha una facciata
trasparente che ne permette immediatamente l'identificazione. Sulla busta ci sono 2 etichette,
l'etichetta interna che indica se il materiale è stato processato, l'etichetta esterna indica invece
codice autoclave-numero del ciclo-tipo di ciclo-matricola operazione-data sterilizzazione e
scadenza.
Sistemi di sterilizzazione
1 vapore sottopressione (autoclave)
2 gas plasma (sterrad) i tempi di sterilizzazione son maggiori ma permette la sterilizzazione di
strumenti delicati come ad esempio videocamere
3 acido periacetico (steris) (a freddo) non permette il confezionamento
4 Et.O. (ossido di etiliene)
Controlli sterilizzazione
fisici [ogni mattina]: manometri, termometri, strumenti registratori, test di BowieDick, prove
umidità residua
chimici [a ogni cestello]:strisce, nastri adesivi, carta impregnata che cambia colore quando esposta
MatteoValenti
a calore e pressione per un tempo adeguato
biologici [ogni 30 giorni]: spore di bacillus stearothermophilus in provetta, che deve morire dopo la
sterilizzazione)
L.D.D. Lesioni da decubito:
lesioni di differente etiologia, profondità e superficie, richiedono trattamenti terapeutici differenti e
presentano anche prognosi diverse. Normalmente la guarigione di una lesione deriva dalla
proliferazione cellulare. Tutte però sono causate dal non arrivo di ossigeno che porta necrosi
[profondità: epidermica-dermica-muscolare-periostio]. Il nostro obiettivo è la stimolazione del
tessuto.
/etiologia: diabetica, vascolare, da pressione o decubito/
Lesioni diabetiche: interamente neuropatiche (l'eccessivo zucchero nel sangue corrode e inattiva
certi nervi e la vascolarizzazione viene quindi a mancare la sensibilità e l'ossigeno , interamente
vascolari, causate da entrambe le cause. Sono ad 'occhio di pernice' solitamente interessano poca
superficie ma hanno grossa profondità. Ci sono 5 gradi di classificazione: (I) lesione superficiale,
(II) lesione a capsule articolari tendini e legamenti, (III) lesione profonda con infezione o
osteomielite, (IV e V) lesione gangerosa localizzata o estesa.
Lesioni vascolari: la causa risiede nel malfunzionamento delle valvole venose degli arti con
conseguente aumento della presione venosa (microcircolo). Quando il sangue ristagna forma dei
trombi che non permettoono il flusso sanguigno quindi manca l'ossigenazione dei tessuti. Gli stadi:
(I) eritema con cute intatta, (II) lesione superficiale, (III) lesione profonda senza interessamento
della fascia, (IV) lesione interessante la fascia, il muscolo e le ossa. Solitamente sono di ampia
superficie e poca profondità. In caso di presenza di necrosi, detriti, infezione, il muscolo crea una
fibrina protettiva che va rimossa chirurgicamente o con enzimi, successivamente va trattata con
acido ianuronico (fitostimoline o connettivina)
Lesioni da pressione: derivano da pressione o frizione, principale localizzazione la regine
sacrococcigea, talloni, alla della scapola. Stadi: (I) eritema con cute integra, (II) lesione superficiale
con aspetto di abrasione o di vescicola, (III) lesione profonda senza interessamento della fascia,
(IV) lesione con interessamento della fascia muscolare e ossa. Le più diffuse sono di tipo
superficiale (stadio I e II).
Terapia: (segreto: spesso i pazienti con lesioni hanno carenza di proteine, dare quindi integratori e
albumina)
Lesioni diabetiche: trattare la patologia di base, parte guariscono se trattate adeguatamente con
detersione, medicazioni topiche, scarico dell'arto, terapia anticoagulante, alcune tuttavia sono
resistenti al trattamento e necessitano chirurgia di tipo vascolare.
Lesioni vascolari: curare la patologia di base, toilette dell'ulcera, terapia anticoagulante, bendaggio
compressivo per favorire il ritorno venoso, il 70% - 80% guarisce in circa 2-3 mesi.
Lesioni da pressione: prevenzione, lesioni in stadio 1 e 2 guarisce dopo 1-2 settimane con terapie
standard e terapia anticoagulante.
Linee di terapia: tradizionali? Avanzate?
Con linee di terapia avanzate, in media il tempo di guarigione si dimezza, diminuendo anche il
rischio di complicanze.
.la medicazione ideale: ambiente umido, scambi gassosi, isolamento termico, impermeabile a
microrganismi, comoda e non dolorosa, alta assorbenza, protezione meccanica (pressioni, urti,
sfregamenti) e dallo sporco, anallergica e sicura, non ederente. Le medicazioni avanzate fungono da
spugna (poliuretano), creano un microambiente che assorbe l'umido in eccesso (ne troppo umido, ne
troppo secco).
MatteoValenti
Med.composta= ha quel principio attivo che aderisce e fa da spugna
Med.a piatto= garza, cerotto, film, pellicola
abbiamo 3 momenti di guarigione:
g. per I intenzione: sutura (ferita operatoria) (subito)
g. per II intenzione: in presenza di pus --> medicazione in poliuretano (col tempo)
g. per III intenzione: apro i punti, guarisco l'infezione, richiudo (dove già esiste un taglio)
la medicazione ideale, aspetti funzionali: monitoraggio costante, sterile, conformabile alle superfici
irregolari, flessibile e adattabile a qualsiasi contorno anatomico, costi/benefici, lunghi intervalli di
cambio (minore rischio di infezione, minori cali di temperatura, gestione a domicilio).
Presupposti della medicazione tradizionale: assorbimento dei liquidi sino all'essiccamento,
emostasi, non antisepsi, non protezione dalle infezioni, occultamento della ferita.
Medicazioni avanzate: medicazione che, interagendo cn lesioni cutanee, creano e mantengono un
ambiente umido, idoneo ad accelerare il processo di riparazione fisiologico (pellicole trasparenti,
schiume, idrocolloidi, idrogeli, alginati.
FILM SEMIPERMEABILI: hanno un effetto barriera, mantengono un ambiente umido, prevengono
la disidratazione, favoriscono l'autolisi del tessuto necrotico. Può essere usata per lesioni con
escara, per il fissaggio di medicazioni primarie non adesive, prevengono le LdD. Non usare su cute
macerata, su cute fragile, su lesioni infette, su lesioni con abbondante essudato.
IDROCOLLOIDI: medicazioni occludenti o semioccludenti costituite da sostanze gelificanti. A
contatto con la ferita gelatificano. Si usano per il trattamento di diversi tipi di lesione poco
essudanti e al rpimo stadio come idratante. Nonusare su ferite molto essudanti, su ferite infette, su
cute fragile perilesionale.
bicomponente/tricomponente
ioni d'Argento (antisettico) + alginato di calcio (assorbente) + schiuma (poliuretano)
da usare in lesioni: con fondo necrotico e/o fibroso umido, superficiali o profonde, richiedono una
medicazione secondaria. Attenzione possono essere lesivi dei tessuti sani, possono essere irritanti,
alcuni preparati richiedono più applicazioni al giorno, si inattivano in presenza di antisettici a base
di iodio e di metalli pesanti.
Se lo strato di necrosi e/o fibrina è sottile si usano soluzioni enzimatiche, se lo strato di necrosi e/o
fibrina è spesso si usa CMC carbossil metil cellulosa.
IDROGELI: gel trasparenti a base di acqua. Azione: rimozione del tessuto necrotico reidratando e
promuovendo il processo autolitico naturale, detersione efficace sulla fibrina, sulla necrosi
proteggendo il tessuto di granulazione. Indicazioni: lesioni infette, lesioni necrotiche con escara,
lesioni profonde come riempitivi di cavità. Controindicati in lesioni con intensa essudazione, usare
una medicazione secondaria impermeabile per controllare l'evaporazione.
IDROFIBRE: medicazoni sterili in tnt composte da fibre di idrocolloidi (cmc). Combinano l'azione
degli idrogeli e degli alginati. A contatto con l'essudato gelatificano. Azione: assorbono discrete
quantità di essudato 'verticalmente', riducono la macerazione. Indicazione: lesioni a spessore
parziale o totale; essudazione media-intensa, lesioni cavitarie. Attenzione alla rimozione se si
presenta troppo asciutta bagnare con soluzione fisiologica.
MatteoValenti
ALGINATI: medicazione primaria, assorbenti, sterili, composta da sali di Ca e Na, azione: riducono
la macerazione, assorbono buona quantità di essudato. Indicazioni: lesioni superficiali e/o profonde
ad essudato abbondante e con fondo fibrinoso e/o deterso, lesioni sanguinanti superficiali o
profonde, possononesere usate su ferite infette, riempitivo di cavità essudanti. Attenzione: non
utilizzarli su lesioni asciutte, in presenza di escara o tessuto necrotico non essudante.
SCHIUME: schiuma poliuretanica assorbente e un film di copertura. Azione: assorbe in modo
controllato, riduce la macerazione, non ha attività autolitica. Indicazioni: lesioni granuleggianti ad
essudato medio abbondante , mantengono un buon assorbimento anche sotto compressione.
Controindicata su lesioni non essudanti, con fondo secco, se impregnate possono macerare la cute
perilesionale.
COLLAGENE: azione: medicazioni che promuovono la formazione ed organizzazione di nuove
fibre di collagene. Indicazioni: essudazione minima-media, lesioni contaminate, lesioni che
necessitano di emostasi. Attenzione: per lesioni secche è necessario idratare il fondo con "acqua
sterile".
Medicazioni assorbenti: medicazioni al carbone attivo e ioni d'argento. Richiedono cambi frequenti,
assorbenti, lesioni maleodoranti.
Sondino naso gastrico:
è una sonda che viene posizionata nel corpo del fondo gastrico, un tipo è più rigido (in poliuretano),
un tipo è meno rigido (in silicone). Quello in poliuretano dura 3-4 giorni è molto più rigido e può
decubitare, quindi creare delle soluzioni di continuo, lo utilizziamo quando serve per poco tempo se
il SNG deve sostare per molto tempo usiamo quello in silicone. Il sondino ha una funzione drenante
nel caso in cui la peristalsi sia ferma, il SNG evita che il paziente vomiti. Ha anche la funzione di
distendere le anse intestinali (che si tendono per la presenza e la stagnazione di aria). Il SNG ha
anche la funzione di somministrazione di terapia (ricordandosi di clampare per non permetere un
ritorno di flusso). Tramite il sondino naso gastrico si effettua la lavanda gastrica. Il sondino naso
gastrico in silicone (può restare in sede anche 1 mese e mezzo) si usa per i pazienti lungodegenti (ad
esempio in rianimazione).
SNG a una sola via (solitamente in poliuretano)
SNG a più vie (solitamente in silicone): 1 via per gli alimenti, 1 via per iniettare liquidi, 1 via per il
lavaggio (con acqua sterile, fisiologica, acqua potabile).
.posizionamento SNG:
paziente collaborativo: dalla narice con maggiore pervietà, si estende il collo, si piega il collo, si fa
deglutire un pò d'acqua per abbassare la glottide, si inserisce dolcemente per la lunghezza pre
stabilita
paziente non collaborativo: stessa manovra che si effettua con il paziente non collaborativo, ma si
usa la pinza di merkel per abbassare la glottide.
Misurazione: per stabilire la lunghezza da inserire: misuriamo la distanza dalla punta del naso
all'angolo del lobo auricolare + angolo del lobo auricolare al manubrio xifoideo + 15 cm.
Verifica: la manovra corretta per verificare se il SNG è in sede è tramite una cartina tornasole che
misura il ph (se siamo in sede il ph risulterà acido).
Cosa serve per la procedura: piano di lavoro (non sterile), guanti, lubrificante, siringa da 60, acqua
fisiologica, contenitore per il materiale che viene drenato, cerotto per fissare, sondino.
MatteoValenti
Biopsie e punture:
.paracentesi: rimozione di liquido ascitico dalla cavità peritoneale per mezzo di una puntura che
attraversa la parete addominale (scopo diagnostico e terapeutico). 3 provette: microbiologia,
laboratorio analisi, anatomia patologica. Pre-procedura: consenso informato, pesare il paziente,
rilevare i parametri vitali, infondere espansori della volemia, misurare la circonferenza addominale,
fare urinare il paziente, posizionare il paziente leggermente sul fianco. Materiale occorrente: guanti
e telo sterili, disinfettante, anestetico locale, siringhe e aghi monouso, rubinetto a 3 vie, deflussori di
collegamento e contenitori, provette, set paracentesi. Intra-procedura: collaborare con il medico.
Post-procedura: medicazione compressiva, monitorare parametri vitali, inviare subito i campioni,
controllo della medicazione, misurare peso. Potenziali complicanze: shock ipovolemico,
perforazione.
.toracentesi: aspirazione di liquido o di aria dallo spazio pleuric (scopo terapeutico e diagnostico).
Pre-procedura: rilevamento parametri vitali, somministrare sedativo tosse se prescritto,
preparazione cutanea (tricotomia), posizionare il paziente in posizione flower (seduto o semiseduto
abbracciato a un cuscino). Materiale occorrente: guanti e telo sterili, disinfettante, anestetico locale,
siringhe e aghi monouso, rubinetto a 3 vie, deflussori di collegamento e contenitori, provette, set
toracentesi. Intra-procedura: assistere il paziente e assistere il medico. Post-procedura: rx di
controllo su prescrizione medica, medicazione compressiva, monitorare parametri vitali, inviare
subito i campioni, controllo della medicazione, misurare peso. Potenziali complicanze:
pneumotorace, emotorace, enfisema sottocutaneo.
.rachicentesi: la punta lombare consiste nell'inserzione di un ago sterile nello spazio sub-aracnoideo
tra la III e la V vertebra lombare. Fuoriuscita di liquido cerebrospinale. Scopo soprattutto
diagnostico, ma in minima parte anche terapeutico. Indicazioni: analizzare il campione, misurare la
pressione LCS [liquor cerebro spinale], introdurre anestetico, introdurre mezzo di contrasto,
introdurre un farmaco. Pre-procedura: guanti e telo sterile, posizionare il paziente in decubito
laterale sul margine del letto con il mento sul tarace e ginocchia flesse fino a toccare l'addome, ago
da spinale, anestetico locale, disinfettante. Intra-procedura: assitere il medico, assistere il paziente.
Post-procedura: medicazione compressiva, decubito supino per 8-24 ore, controllo condizioni del
paziente, è importante che il paziente no stia in posizione coricata ma in posizione semiseduta (per
non fare andare l'anestetico verso il cervello), adeguata idratanzione orale o parentale. Potenziali
complicanze: lipotimia, cefalea, nausea, vomito.
.biopsia epatica: procedura sterile, i campioni vanno conservati in formalina al 10%. Postprocedura: medicazione compressiva, crioterapia, invio campione, emocromo dopo 3 ore. Potenziali
complicanze: emorragia, sindrome vagale, febbre, ipovolemia acuta fino a shock emorragico.
Matteo Valenti