16/01/17 Tecniche di Assessment Psicologico Programma • • • • • • La diagnosi psicologica La soggettività nel processo diagnostico Tratti, stili e disturbi di personalità Il contributo delle neuroscienze Problemi specifici La struttura di personalità come contesto per la psicopatologia • Diagnosi psichiatrica e diagnosi psicologica 1 16/01/17 Programma • Uso della diagnosi nei diversi orientamenti teorici • Modelli teorici della psicoterapia psicodinamica • Modelli teorici della terapia cognitivo comportamentale • Modelli teorici della terapia interpersonale • Modelli teorici della psicoterapia supportiva • Modelli teorici della terapia di gruppo, familiare e di coppia • Test cognitivi • Test di personalità Testi di riferimento • Dispense • Caviglia e Perrella. Teorie e tecniche della valutazione in psicologia clinica. Franco Angeli Editore. • L’assessment. Teoria e clinica tra neuroscienze e psicoterapia. Aracne Editrice. • Carraresi. Assessment in psicologia clinica. Strumenti di valutazione psicometrica. Centro Studi Erickson 2 16/01/17 Testi di riferimento Un libro a scelta fra i seguenti: Andolfi: Bertrando e Toffanetti: La terapia con la famiglia. Storia della terapia familiare. Astrolabio Editore Raffaello Cortina Editore Gabbard: Caretti & Craparo: Introduzione alla psicoterapia psicodinamica. Trauma e psicopatologia. Astrolabio Editore Raffaello Cortina Editore Testi di riferimento Perdighe & Mancini: Elementi di psicoterapia cognitiva. Fioriti Editore Giamundo: Abuso e maltrattamento all'infanzia. Modelli di intervento e terapia cognitivocomportamentale. FrancoAngeli Editore Ruggiero: Terapia cognitiva. Una storia critica. Raffaello Cortina Editore 3 16/01/17 Diagnosi psicologica “Noi non vogliamo semplicemente descrivere e classificare i fenomeni, ma concepirli come indizi di un gioco di forze che si svolge nella psiche, come l’espressione di tendenze orientate verso un fine, che operano insieme o l’una contro l’altra. Ciò che ci sforziamo di raggiungere è una concezione dinamica dei fenomeni psichici.” (Freud, 1915-1917) Diagnosi psicologica La diagnosi psicologica è sia il processo per mezzo del quale (dia-) cerchiamo di conoscere (gnosis) il funzionamento psichico di un soggetto sia la denominazione che attribuiamo a tale funzionamento 4 16/01/17 Diagnosi psicologica La diagnosi intesa come conclusione del processo conoscitivo può consistere in una semplice etichetta o in una descrizione narrativa del funzionamento psichico: formulazione del caso e che deve rispondere ai requisiti di specificità e di generalizzabilità Diagnosi psicologica Specificità: che cosa caratterizza quel dato individuo e lo rende diverso da tutti gli altri. Generalizzabilità: che cosa ha in comune quel dato individuo con gli altri che presentano caratteristiche e problematiche simili. 5 16/01/17 Alcuni presupposti 1 Una diagnosi esplicitata è una diagnosi verificabile! Diversi contesti teorici implicano diversi informatori cui si ricorre per l’elaborazione della diagnosi. Il clinico è tenuto ad esplicitare gli strumenti, le informazioni, le inferenze e le teorie che sono alla base delle sue ipotesi diagnostiche. Alcuni presupposti 2 Una buona diagnosi deve tener conto sia delle ricerche, che validino la solidità empirica degli strumenti utilizzati, sia della letteratura clinica ed applicativa che ne dimostri l’utilità. 6 16/01/17 Alcuni presupposti 3 Le diagnosi cambiano nel tempo. La diagnosi dovrebbe essere aperta alla verifica e alla possibilità di cambiamento. Alcuni presupposti 4 La diagnosi “cade” nel contesto di una relazione. Il processo diagnostico è possibile solo in presenza di una buona alleanza diagnostica, ed è la base di partenza per sviluppare una buona alleanza terapeutica. 7 16/01/17 Alcuni presupposti 5 La diagnosi psicologica è multidimensionale e multistrumentale. Deve tener conto di molteplici dimensioni psichiche, consce ed inconsce, esplicite ed implicite, sane e patologiche; quindi spesso si deve ricorrere a molteplici strumenti diagnostici ed informatori. Il colloquio clinico è lo strumento di elezione. Alcuni presupposti 6 La diagnosi psicologica non può mai prescindere dalla comprensione del senso soggettivo che una persona attribuisce alle proprie condizioni psichiche. 8 16/01/17 Alcuni presupposti 7 Per una buona diagnosi lo psicologo deve saper comprendere sia la conoscenza idiografica (peculiarità di un singolo individuo con la sua specificità e irripetibilità) sia la conoscenza nomotetica (regole/leggi che accomunano il funzionamento delle persone). Le teorie naif Dell’incapacità: la propria sofferenza è causata da fattori interni alla persona come la mancanza di abilità, la mancanza di impegno o dalla conseguenza dei propri errori. Chi crede ciò pensa di stare male perché non riesce o non è stato in grado di evitare un certo danno (ad es. essere lasciato dal partner, sbagliare un esame, ecc..) o di ottenere un bene (ad es. essere amato, lodato, ecc..) e che potrà stare meglio solo se otterrà quello che desidera. Il motivo è quindi da rintracciare nella propria scarsa motivazione, ignoranza, insufficiente abilità, debolezza di carattere, ecc.. 9 16/01/17 Le teorie naif La teoria del malfunzionamento biochimico o del sistema nervoso la sofferenza è causata dal funzionamento sbagliato del cervello o da una forza irrazionale come l’inconscio o l’emozioni indipendenti dalla propria razionalità che fanno agire l’individuo in modo non voluto. Chi pensa questo immagina che l’unico modo per stare bene sia vincere la battaglia contro i propri impulsi ed istinti. Le teorie naif La teoria delle cause esterne impersonali, ossia alla sfortuna, alla mancanza di soldi, agli astri, a forze o energie negative al di fuori del proprio controllo. Chi pensa questo vede se stesso essenzialmente alla mercé di cause esterne e quindi si percepisce come una vittima. Crede, inoltre, di poter stare meglio solo se l’ambiente in cui si trova sarà disponibile e benevolo nei propri confronti. Così non fosse, continuerà a stare male. 10 16/01/17 Le teorie naif La teoria relazionale fa risalire la sofferenza al tipo di reazioni che una persona intrattiene con chi la circonda. Conflitti interpersonali, mancanza di affetto, esperienze traumatiche determinerebbero sofferenza indipendentemente dal modo in cui una persona valuta questi eventi. Va da sé che si può star bene solo se si riceve tutto ciò che è mancato nel passato o tutto ciò che si desidera in una relazione o portando a galla quelle esperienze traumatiche probabilmente inconsce che in qualche modo influenzano il proprio presente. Le teorie naif Altre teoria, come quella dello scienziato, dell’artista o dell’esploratore, invece, sono molto più vicine alle teorie psicologiche sulla sofferenza. Queste ultime sostanzialmente vedono l’individuo come un soggetto attivo che costruisce ipotesi o la realtà in forme diverse per raggiungere scopi e migliorare la propria conoscenza di sé e del mondo, procedendo per congetture e verifiche, per cui individuano nel soggettivo modo di vedere le cose la causa della sofferenza. La guarigione deriverebbe dalla comprensione di come si vedono le cose, dall’imparare a valutare in modo diverso se stessi e il mondo e dall’emettere nuovi tipi di comportamenti. 11 16/01/17 Principali tipologie di diagnosi ü Diagnosi descrittive ü Diagnosi strutturali ü Diagnosi di funzioni o di contenuti ü Diagnosi categoriali ü Diagnosi dimensionali ü Diagnosi monotetiche ü Diagnosi politetiche ü Diagnosi prototipiche Principali tipologie di diagnosi Diagnosi descrittive Si basano sulle informazioni che i diretti interessati sono in grado di riferire esplicitamente, o su informazioni che sono direttamente osservabili (ad es. DSM). Sistema di di classificazione sindromico ateorico. 12 16/01/17 Principali tipologie di diagnosi Diagnosi strutturali Il processo diagnostico si basa sulla teoria di riferimento che permette di passare dal livello di ciò che è direttamente osservabile al livello di ciò di cui si può solo ipotizzare la presenza e l’intensità. Due esempi di diagnosi strutturale di matrice psicodinamica sono: il modello di Kernberg e l’Asse Struttura dell’OPD. Principali tipologie di diagnosi Diagnosi strutturali modello di Kernberg Si basa su tre criteri che non possono essere né osservati direttamente né riferiti dal paziente: ü diffusione vs integrazione dell’identità; ü meccanismi di difesa prevalenti ü integrità vs compromissione dell’esame di realtà Ne derivano tre organizzazioni di personalità: nevrotica, borderline e psicotica 13 16/01/17 Il colloquio diagnostico strutturale Il colloquio diagnostico strutturale che, mette in luce le caratteristiche strutturali dei tre principali tipi di personalità, è incentrato su: a) Sintomi; b) Conflitti e difficoltà del paziente; c) Modalità con cui li manifesta durante il colloquio. E’ un colloquio di tipo psicoanalitico che si basa sulla: - Interazione paziente terapeuta; - Chiarificazione; - Messa a confronto; - Interpretazione (dei conflitti d’identità, dei meccanismi difensivi, del grado di distorsione della realtà che il paziente manifesta in questa interazione soprattutto in quanto questi elementi si individuano all’interno della traslazione). Principali tipologie di diagnosi Diagnosi strutturali Asse Struttura dell’OPD Il sistema diagnostico OPD richiede una valutazione basata su colloqui incentrati a rilevare 3 aree: ü l’area dei sintomi; ü l’area delle rappresentazioni di sé; ü l’area della relazioni con gli altri significativi. Ø Prevede uno schema di conduzione del colloquio clinico che segue precise modalità e sonda aree predefinite. Ø È operazionalizzato= sono descritti in maniera precisa i criteri che conducono alla diagnosi al fine di ridurre distorsioni soggettive 14 16/01/17 Principali tipologie di diagnosi Diagnosi strutturali Asse Struttura dell’OPD La valutazione dei colloqui è organizzata su 5 assi: 1. VISSUTO DI MALATTIA E PRESUPPOSTI TRATTAMENTO 2. RELAZIONI (come pz “sente” sia di comportarsi sia il comportamento altrui verso di lui, come il comportamento del pz è visto dal clinico e come quest’ultimo si è sentito nella relazione con il pz.) 3. CONFLITTI (intrapsichici e recenti. 7 conflitti persistenti: dipendenza vs autonomia, sottomissione vs controllo, accudimento vs autarchia, sull’autostima, colpa e super-egoici, edipici e sessuali e relativi all’identità) 4. STRUTTURA PSICHICA (6 dimensioni: percezione del sé, autoregolazione, difese, percezione dell’oggetto, comunicazione e legame) 5. DISTURBI MENTALI E PICOSOMATICI Principali tipologie di diagnosi Informatori e format di raccolta dati Due altri problemi connessi alla “scelta” di una diagnosi descrittiva vs strutturale sono: a) i potenziali informatori, cioè le persone in grado di fornire le informazioni necessarie a elaborare la diagnosi b) il format ideale di raccolta dati (questionari, checklist, interviste, ecc). 15 16/01/17 Raccolta dati • Soggetto valutato à self-report • Clinico valutatore à clinician-repor • “Terzi”/altri à informant-report • Dati oggettivi di tipo neuroscientifico Raccolta dati Colloquio libero - Intervista semistrutturata Intervista strutturata Formalizzazione Stabilisce una serie di ambiti sui quali bisogna chiedere informazioni: motivo della richiesta, rappresentazione di sé, relazione con i genitori e i fratelli, relazioni con amici e partner, vita sessuale, vita lavorativa e hobby, storia scolastica, anamnesi patologica/terapie precedenti, eventi di vita rilevanti, tono dell’umore prevalente, obiettivi e aspettative + Stabilisce le SPECIFICHE domande da formulare e l’ORDINE in cui vanno formulate. Ideale in ambito di ricerca. 16 16/01/17 Colloquio libero Nella fase di apertura si esplora il motivo per cui il soggetto è sottoposto a valutazione diagnostica (“La ascolto” o “In cosa posso esserle utile?” o “Quale è il motivo che l’ha portata qui?”). Si raccolgono informazioni sulle motivazioni consapevoli per cui cerca la valutazione, sull’eventuale sintomatologia, sulle problematiche prevalenti, sulle caratteristiche del suo eloquio, ecc. Colloquio libero Nella fase centrale si approfondiscono le informazioni che sembrano più rilevanti e si inizia l’eventuale raccolta della storia di vita del soggetto; una prima valutazione su come “il soggetto risponde agli interventi del clinico”. La fase finale è introdotta da una domanda del tipo ”C’è qualcosa di importante su di sé che vorrebbe dirmi e che non le ho chiesto?” Viene data una breve restituzione ed alcune indicazioni sul tipo di lavoro successivo. Si può domandare come il paziente ha vissuto il colloquio di valutazione. 17