REGIONE PIEMONTE
AZIENDA SANITARIA LOCALE N. 11
VERCELLI
RISCHIO RUMORE
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RUMORE DURANTE L’ATTIVITA’ LAVORATIVA
Aggiornamento a seguito rilevazione rumore 2003
IL PRESENTE LAVORO
E’ IL RISULTATO
DEL PROGETTO OBIETTIVO SPP
ANNO 2001
Operatori del Servizio:








Maio Giovannino – Responsabile
Bovolenta Gianmario
Colombi Fabio
Cussotto Francesco (fino al 15/07/2001)
Del Prete Simona
Loziori Daniela
Russo Nunziata
Traversini Laura (fino al 14/11/2001)
2
PRESENTAZIONE
Tutto quanto si tenta e bisogna fare per la garanzia dell’integrità
fisica (sicurezza e salute) dei lavoratori esposti al rischio rumore si
basa sulle misure generali di tutela sancite dall’art. 4 del D.Lgs. 277
del 15 agosto 1991:











Valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza;
Eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite
in base al progresso tecnico e, ove ciò non è possibile, loro
riduzione al minimo;
Riduzione dei rischi alla fonte;
Sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è
meno pericoloso;
Priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle
misure di protezione individuale;
Limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o
che possono essere, esposti al rischio;
Controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi
specifici;
Uso di segnali di avvertimento e di sicurezza;
Regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine
ed impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza
in conformità alle indicazioni dei fabbricanti;
Informazione, formazione, consultazione e partecipazione
dei lavoratori, ovvero dei loro rappresentanti, sulle questioni
riguardanti la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro;
Istruzioni adeguate ai lavoratori.
3
PREMESSA
La tutela dei lavoratori e la promozione della salute, obiettivi
fondamentali dell’ASL 11, viene realizzata oggi anche attraverso
iniziative di informazione e formazione direttamente destinate agli
stessi lavoratori, al fine di fornire informazioni sui possibili effetti
derivanti dall’esposizione ad agenti nocivi e migliorare le condizioni
di lavoro.
E’ in questa logica la realizzazione di tale pubblicazione,
conseguente ad un’attenta ricerca sulle conoscenze in merito ai rischi
in ambiente lavorativo derivanti dall’esposizione a sorgenti rumorose
e il cui scopo è adempiere all’obbligo formativo ed informativo che
la vigente normativa pone a carico del datore di lavoro e dei suoi più
stretti collaboratori individuati nei dirigenti e nei preposti.
Allo scopo di facilitare sia la lettura dei concetti generali
rappresentati nel documento, sia l’acquisizione di comportamenti
idonei ad una migliore tutela della salute, si è volutamente tentato di
utilizzare un linguaggio semplice ed immediato compendiato da
numerose e significative illustrazioni.
Vercelli, 31/12/2001
IL DIRETTORE GENERALE
(Dott. Luciano Scarabosio)
4
IL RUMORE
Alla terminologia rumore viene associato comunemente tutto ciò
che provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o intollerabile.
Ma non è sempre così: basti pensare al "verso gioioso di un bambino
piccolo", che pur essendo un rumore, non evoca sensazioni
sgradevoli; inoltre un rumore può essere considerato un avvertimento
che permette ad esempio di individuare un guasto o un pericolo o di
metterci in attenzione ( ad esempio l’allarme dell’impianto di
antifurto).
Tecnicamente il suono è una perturbazione meccanica che si propaga
in un mezzo elastico (gas, liquido, solido) e che è in grado di eccitare
il senso dell’udito.
Un qualsiasi oggetto, se sollecitato, inizia a vibrare (ad esempio una
corda di chitarra, ecc.); tali vibrazioni, per mezzo dell’aria, giungono
fino al nostro orecchio che le trasforma in suoni.
5
Comunemente, vengono definiti “suoni” i segnali sonori composti da
un certo numero di frequenze fisse ben definite (ad esempio il LA di
un diapason).
Vengono definiti “rumori” quei fenomeni casuali costituiti da un
numero infinito di componenti, ciascuna con caratteristiche di
ampiezza e di fase imprevedibili (ad esempio quelli prodotti in un
cantiere edile o dal traffico stradale).
Se si considera il fenomeno acustico in rapporto all’individuo che lo
percepisce, possiamo definire un suono come rumore quando
provoca una sensazione uditiva sgradevole, in quanto diverse sono le
sensazioni da persona a persona e dipendono spesso da situazioni
particolari: stato d’animo, stato fisico, ecc..
Il problema, pertanto, non è quello di stabilire se un dato suono possa
o meno definirsi “rumore” bensì quello di formulare, dopo aver
eseguito specifiche misure e controlli strumentali, un giudizio di
valutazione sull’entità del disturbo arrecato dai rumori e di
studiare i provvedimenti adatti a ridurre il disturbo stesso.
6
PROPAGAZIONE DEL SUONO
La perturbazione sonora che si propaga nell’aria, provoca una
variazione di pressione estremamente contenuta (da 10-5 a 102 Pascal;
1 atm = 100.000 Pascal) e con una velocità molto maggiore (da 20 a
20.000 volte per secondo – Hz) rispetto alle lentissime variazioni di
pressione atmosferica.
Nel caso più semplice le variazioni della pressione sono descritte da
una funzione sinusoidale caratterizzata dalle seguenti grandezze:
 FREQUENZA: numero di oscillazioni complete nell’unità di
tempo (Hz);
 PERIODO: durata di un ciclo completo di oscillazione (s); è
l’inverso della frequenza;
 VELOCITÀ DI PROPAGAZIONE: velocità con la quale la
perturbazione si propaga nel mezzo, in dipendenza dalle
caratteristiche del mezzo stesso (m/s); in aria c è pari a 331,8 m/s;
 LUNGHEZZA D’ONDA: distanza percorsa dall’onda sonora in
un periodo (m);
 AMPIEZZA: valore massimo dell’oscillazione di pressione
(N/m²).
7
TIPI DI SUONO
COSTANTE O CONTINUO
QUANDO IL SUO LIVELLO SONORO
HA VARIAZIONI TRASCURABILI NEL TEMPO
– ENTRO I 5 dB(A) –
PER ESEMPIO UN VENTILATORE, UN
REPARTO DI TESSITURA, ECC.
FLUTTUANTE O DISCONTINUO
QUANDO IL SUO LIVELLO SONORO
È ESTREMAMENTE VARIABILE NEL TEMPO
– SUPERIORE A 5 dB(A) PER ESEMPIO MACCHINE AVENTI
CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO
DIFFERENTI NEL TEMPO, QUALI
UN COMPRESSORE, UNA SEGA ELETTRICA,
ECC.
IMPULSIVO
QUANDO IL LIVELLO SONORO
HA UNA BREVE DURATA
E CON PICCHI DI PRESSIONE ELEVATI:
PER ESEMPIO COLPI DI PISTOLA,
DETONAZIONI, ESPLOSIONI, ECC.
PER RISULTARE IMPULSIVO
AL NOSTRO ORECCHIO OCCORRE PERÒ
CHE FRA UN COLPO E L’ALTRO VI SIA
ALMENO UN INTERVALLO DI UN SECONDO.
8
GLI ORGANI DELL’UDITO
L'orecchio umano è costituito da tre parti principali:
Orecchio Esterno, Medio ed Interno
123456789-
CONDOTTO UDITIVO
TIMPANO
CATENA DEGLI OSSICINI
FINESTRA VOCALE
CHIOCCIOLA (COCLEA) INTERNA
MEMBRANA BASILARE
NERVO UDITIVO
APPARATO (VESTIBOLARE) DELL’EQUILIBRIO
TROMBA DI EUSTACHIO
9
L'orecchio esterno è costituito dal Padiglione Auricolare e dal
Meato Uditivo che hanno lo scopo di convogliare le onde sonore sul
timpano costituito da una membrana tesa.
Il Timpano è l'elemento di separazione tra orecchio esterno ed
orecchio medio.
La cavità dell'orecchio medio è piena d'aria e contiene tre ossicini
che hanno il compito di trasferire le vibrazioni dalla membrana
timpanica alla coclea dell'orecchio interno. Il martello è il più grande
fra gli ossicini dell'orecchio medio, mentre la staffa è l'osso più
piccolo del copro umano (la staffa è completamente sviluppata fin
dalla nascita). La tuba di Eustachio collega l'orecchio medio alla
faringe ed al sistema respiratorio.
L'orecchio interno è fondamentalmente costituito dalla Coclea o
Chiocciola la quale contiene un liquido, messo in vibrazione
dall'incudine che ne trasmette anche la frequenza. Il liquido è a
contatto di numerosissime terminazione nervose, le Cellule Ciliate le
quali, muovendosi, strofinano la superficie superiore della coclea e
producono un impulso nervoso che viene trasmesso al cervello.
10
L'esposizione al rumore può provocare danni ad uno o più dei
componenti dell'orecchio (rottura del timpano, usura delle
articolazioni degli ossicini, usura o rottura delle cellule ciliate).
Il padiglione dell’orecchio esterno funziona un po’ come una
specie di imbuto, raccoglie le onde sonore che viaggiano nell’aria
provenienti da ogni parte e le convoglia nel condotto uditivo
esterno, che è un canaletto rivestito di una membrana con tanti peli
fini e ghiandole varie, che servono a trattenere polvere e corpuscoli
estranei che entrano nell’orecchio.
Il condotto uditivo esterno termina con il timpano, una membrana
che quando viene raggiunta dalle onde sonore vibra e questa
vibrazione mette in moto, uno dopo l’altro, tre ossicini (martello
incudine e staffa) situati nell’orecchio medio, che la parte situata
dietro il timpano.
La staffa, muovendosi e vibrando, stimola un fluido che riempie una
delle due parti in cui è diviso l’orecchio interno; la porzione auditiva
e i terminali del nervo uditivo trasmettono segnali al cervello che li
interpreta e permette, tra l’altro, di apprezzare la buona musica e
disprezzare i rumori fastidiosi.
11
COSA UDIAMO
L’orecchio umano non è in grado di percepire tutti i suoni, ma solo
quelli con una frequenza che va da 20 Hz a 20.000 Hz (Hz, Hertz,
unità di misura della frequenza), con maggiore sensibilità tra i 2.000
Hz e i 5.000 Hz.
I suoni al di sotto dei 20 Hz sono detti infrasuoni e quelli al di sopra
dei 20.000 Hz sono ultrasuoni.
Il diagramma illustra quali zone occupano i suoni del parlato, della
musica e dell’udibile con i limiti di livello sonoro espresso in
decibel.
Il decibel (dB) è l'unità di misura del livello sonoro, che tiene conto
del valore della variazione di pressione causata dalla vibrazione della
sorgente, oltre che della sensazione che noi abbiamo di questa
vibrazione.
La continua esposizione nel tempo a livelli di rumorosità superiori a
90 dB(A) determina la diminuzione della capacità uditiva.
12
I POSSIBILI DANNI ALL’UDITO
L’esposizione continuata a rumori oltre una certa intensità provoca
nell’organismo umano danni sia fisici che psichici.
Questi danni possono essere:
 TEMPORANEI, ossia di durata limitata nel tempo;
 IRREVERSIBILI, ossia che non spariscono più, rimarranno per
la durata della vita, al massimo si potrà evitare che si aggravino.
L’effetto meno grave – ma non da sottovalutare – è l’abbassamento
temporaneo dell’udito (ipoacusia temporanea): l’individuo ci sente
meno, gli sfuggono le parole dette con voce “normale”, tiene il
volume della televisione più alto e via dicendo. Il tutto si risolve in
un tempo più o meno lungo, ma si risolve.
Questo sintomi sono causati dal cosiddetto danno acustico, che può
produrre una riduzione della circolazione del sangue nell’orecchio
interno.
Non è da sottovalutare - come già detto – perché l’ulteriore
esposizione a rumore potrebbe essere causa di danni definitivi per
l’orecchio.
Quando il danno è maggiore, l’ipoacusia diviene permanente, per
alcune o per tutte le frequenze.
Gli effetti extrauditivi del rumore, ovvero quelli che interessano altre
parti del corpo, possono cominciare a comparire anche a livelli
sonori meno elevati di quelli che producono l’ipoacusia.
13
Effetti nocivi sull'organo dell'udito
Il danno specifico più grave all'organo dell'udito è rappresentato
dalla sordità. La perdita dell'udito è un danno permanente (le
cellule danneggiate non possono riprodursi) ed è un evento che si
verifica in genere in seguito ad esposizione a livelli molto elevati di
rumore, per periodi prolungati e dell'ordine di anni. Generalmente si
possono raggiungere tali livelli di rumore solamente in ambienti
lavorativi; più rara è invece la perdita dell'udito a causa di eventi
occasionali (esplosioni, traumi, ecc ... ).
La sensibilità al rumore ha comunque una spiccata variabilità
individuale: mentre alcuni individui sono in grado di tollerare alti
livelli di rumore per lunghi periodi, altri nello stesso ambiente vanno
rapidamente incontro ad una diminuzione della sensibilità uditiva
(ipoacusia).
Non esiste una cura per l'ipoacusia da rumore e, considerata la non
facile applicazione delle protesi, l'unico rimedio è rappresentato dalla
prevenzione.
Pur tenendo conto della variabilità individuale, esistono livelli di
rumore che possono essere ritenuti verosimilmente meno dannosi.
Generalmente nei soggetti esposti a livelli inferiori a 80 dB(A) non
compaiono disturbi all'udito.
14
Effetti extrauditivi psicosomatici
Quando avvertiamo un rumore fastidioso, la prima reazione è quella
di individuarne la sorgente e, se possibile, evitare il disturbo. In
numerose occasioni questo non è possibile, per cui l'organismo
rimane esposto ad un agente che gli è nocivo. Ciò determina
l'instaurarsi di una condizione stressante: il rumore è il più noto e
studiato fattore di stress fisico dell'ambiente.
Esso determina, come gli altri fattori di stress, una serie di reazioni di
difesa (modificazioni del ritmo del respiro e accelerazione della
frequenza cardiaca).
Se lo stimolo permane a lungo o se le capacità di difesa
dell'organismo vengono meno, possono verificarsi vere e proprie
malattie psicosomatiche: disturbi all'apparato cardiovascolare
(aumento della pressione e del battito cardiaco), gastroenterico
(aumento della secrezione acida dello stomaco, aumento della
motilità intestinale), respiratorio (aumento della frequenza
respiratoria) e dei sistema nervoso centrale. Tali disturbi vengono
indicati come effetti extrauditivi del rumore proprio perché
interessano altri apparati dell'organismo.
A seconda della reattività dei singoli soggetti gli effetti si possono
manifestare già per livelli di rumore inferiori ai 70 dB(A), tuttavia
possono comparire anche a seguito di stimolazioni molto lievi.
Considerando che i livelli di rumore urbano generalmente sono
compresi tra i 40 e gli 80 dB(A) è comprensibile la rilevanza di
insorgenza di effetti extrauditivi nell'ambito della popolazione.
Va considerato che l'abitudine ad un certo tipo di rumore non
salva chi lo subisce dai danni fisiologici che provoca.
15
Effetti generali di disturbo
Anche per livelli di rumore molto bassi e per esposizioni brevi
possono verificarsi condizioni di alterazione dello stato di benessere.
Il rumore può disturbare il riposo, il sonno e la comunicazione degli
esseri umani, come singoli e come comunità.
Le interferenze con le varie attività umane, la ridotta comprensione
delle parole, i disturbi del sonno e del riposo, le interferenze
sull'attenzione, sul rendimento e sull'apprendimento determinano
condizioni che possono ostacolare le attività di relazione e in
generale peggiorare la qualità della vita.
Le reazioni al rumore non dipendono però solo dal livello: dipendono
molto dalle condizioni nelle quali il rumore si produce. Così, un
rumore improvviso è più disturbante perché percepito come un
allarme (una porta che sbatte, un vetro che si rompe), mentre un
rumore continuo e stazionario è meglio tollerato (il frigorifero, la
TV in sottofondo), un rumore giudicato “necessario” è meglio
tollerato di uno considerato “inutile”; un rumore prodotto in un
contesto di quiete è più disturbante (rubinetto che gocciola di notte).
La risposta di ciascun individuo è poi, specie ai livelli di
inquinamento urbano, grandemente influenzata da fattori legati sia a
determinate caratteristiche del soggetto che sente il rumore e sia a
fattori circostanziali cioè dipendenti dalle occasioni di esposizione;
tale fatto spiega perché le persone possono avere diverse reazioni
allo stesso rumore.
16
Il controllo della capacità uditiva viene effettuato in camere silenti
mediante test specifici chiamati audiometrie, rappresentati con
grafici relativi alla sensibilità dell’individuo a varie frequenze ed
intensità sonore.
Di seguito vengono riportati due tracciati audiometrici:
Fig.A
TRACCIATO NORMOACUSICO: la sensazione uditiva
è la stessa a tutte le frequenze rappresentate nel grafico.
17
Fig.B
TRACCIATO IPOACUSICO DI 2° GRADO: la
sensazione uditiva è diminuita alle frequenze superiori a 2000 Hz, in
un caso come quello rappresentato, a differenza di un tracciato
normoacusico, l’intensità sonora (dB) a 4000 Hz deve essere
incrementata di 50 dB per risultare perfettamente udibile.
18
DATI STATISTICI SUI DANNI ALL'UDITO IN SEGUITO
ALL' ESPOSIZIONE CONTINUA A SORGENTI RUMOROSE
50
45
Ipoacusie %
40
Non tabellate %
35
Altre %
30
Asbestosi %
25
mp cutanee %
Silicosi %
20
Tumori da amianto %
15
mp da vibrazioni %
10
Asma alveoliti %
5
0
1995-1999
Il grafico sopra riportato relativo al quinquennio 1995 – 1999,
ricavato da dati INAIL, evidenzia l'alta percentuale di casi denunciati
di ipoacusia intesi come malattia professionale rispetto ad altre
patologie contratte durante l’attività lavorativa.
19
Relativamente al grafico sottostante, sempre ricavato da dati INAIL,
si evince la progressiva diminuzione negli anni fra il 1995 e il 1999
dei casi denunciati di ipoacusia.
Si ritiene che la diminuzione del 70% circa di tale patologia sia in
massima parte conseguente all’attuazione delle misure di
prevenzione e protezione coincise con l'entrata in vigore e la
conseguente applicazione del D.Lgs. 277/91.
12000
10000
8000
6000
Casi di ipoacusia
4000
2000
0
1995 1996 1997 1998 1999
20
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
.
D.LGS. 277/91
Attuazione
delle
direttive
N°80/1107/CEE,
N°82/605/CEE in materia di protezione dei lavoratori
contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma
dell’articolo 7 della Legge 30/07/1990 N°212.
21
LIMITI DI ESPOSIZIONE AL RUMORE
Il D.Lgs. n° 277/1991, che recepisce in materia di tutela
antinfortunistica la normativa CEE contro il cosiddetto rischio
rumore, ha previsto diversi livelli di rischio rumore a cui
corrispondono adempimenti diversi.
1. Rumorosità INFERIORE A 80 dB(A).
Non è obbligatoria la prova fonometrica, cioè la misurazione
della fonte di rumore con apposito strumento effettuata da
personale tecnico. E’ però sempre necessaria la redazione della
valutazione, compilata su carta intestata della Ditta e firmata dal
legale rappresentante; il documento dovrà essere conservato in
azienda a disposizione degli organi di vigilanza. A titolo di
esempio, non superano i limiti di rumorosità degli 80 dB(A) gli
uffici e gli studi professionali; tuttavia, possono esistere
condizioni in cui, anche negli uffici, la rumorosità sia superiore
alla soglia indicata (es. uffici all’interno di stabilimenti od
officine, ecc.).
22
2. Rumorosità compresa TRA 80 e 85 dB(A).
Qualora vi sia motivo di ritenere che la rumorosità nei locali sia
superiore agli 80 dB(A), il datore di lavoro dovrà procedere ai
seguenti adempimenti:
 individuare, dopo aver consultato i rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza, i punti in cui effettuare le
misurazioni fonometriche;
 incaricare
personale
specializzato
alle
rilevazioni
fonometriche del rumore, facendosi successivamente
rilasciare una relazione tecnica (che andrà allegata alla
valutazione, unitamente a un rapporto di valutazione e a un
elenco dei lavoratori esposti al rischio rumore) con
indicazione dei livelli di esposizione e delle classi di
esposizione che saranno desunte dalla relazione tecnica
redatta dal tecnico incaricato.
 informare i lavoratori o i loro rappresentanti circa:
 i rischi derivanti dall’esposizione al rumore e le misure di
protezione che i lavoratori devono osservare e quelle
predisposte dall’Azienda per fare fronte al rischio rumore,
 la funzione dei mezzi individuali di protezione dell’udito,
 le circostanze in cui è obbligatorio l’uso delle misure
individuali di sicurezza,
 il controllo sanitario,
 i risultati e il significato della valutazione del rischio
rumore.
23
3. Rumorosità compresa TRA 85 e 90 dB(A).
In aggiunta a tutti gli adempimenti indicati al punto 2, il datore
di lavoro dovrà formare i lavoratori o i loro rappresentanti circa:
 l’uso corretto dei mezzi individuali di protezione dell’udito
(da fornire ad ogni lavoratore),
 l’uso corretto, ai fini della riduzione al minimo dei rischi per
l’udito, degli utensili, delle macchine e delle apparecchiature,
che utilizzate in modo continuativo, comportino
un’esposizione quotidiana dei lavoratori superiore a 85
dB(A).
4. Rumorosità SUPERIORE A 90 dB(A).
In aggiunta a tutti gli adempimenti indicati ai punti 2 e 3, il
datore di lavoro dovrà comunicare all’Organo di Vigilanza entro
30 giorni dalla valutazione, le misure tecniche e organizzative
applicate per ridurre o limitare il rischio derivante dalla
esposizione al rumore, informando i lavoratori o i loro
rappresentanti. E’ obbligatorio l’uso dei mezzi individuali di
protezione (es. cuffie) forniti dal datore di lavoro. Se l’uso di tali
mezzi comporta dei rischi di incidente, si deve ovviare con
mezzi appropriati affinché detti incidenti non accadano. E’
inoltre obbligatorio indicare su un apposito registro i dipendenti
esposti quotidianamente a un rumore superiore a 90 dB(A) o con
una pressione acustica istantanea (ossia, con un "picco" di
rumore) superiore a 140 dB.
24
TABELLA RIEPILOGATIVA DEGLI ADEMPIMENTI IN
RELAZIONE AI VARI LIVELLI DI ESPOSIZIONE
LIVELLO DI ESPOSIZIONE QUOTIDIANA PERSONALE
<80 dB(A)
Controllo
esposizione
Informazione
ai lavoratori
Controllo
sanitario
Tra 80 e 85
dB(A)
Tra 80 e 85
dB(A)
>90 dB(A)
Controllo dell’esposizione "ad opportuni intervalli" (non oltre i 5
anni), e comunque ogni qualvolta vi è un mutamento nelle
lavorazioni o nei macchinari.
La relazione sulla valutazione del rumore deve rimanere a
disposizione dei lavoratori.
Informazione ai lavoratori su :
rumore
Il lavoratore
può fare
richiesta del
controllo
sanitario
Mezzi di
protezione
individuali
Controllo
sanitario
obbligatorio
con
frequenza
biennale
Dotazione di
mezzi di
protezione
individuali
per l’udito
(tappi,
cuffie)
facoltativo
25
Controllo
sanitario
obbligatorio
con frequenza
annuale
Uso dei mezzi
di protezione
individuali
messi in
dotazione
obbligatorio
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Finalità della misura del rumore
Le misure del rumore hanno lo scopo di rilevare in modo obiettivo il
livello di rumorosità delle attività svolte.
Per ottenere delle misurazioni valide, queste devono essere effettuate
con la strumentazione e i metodi fissati dalle norme internazionali e
dal D.Lgs. 277/91.
Le misurazioni devono fornire dati rappresentativi dell’esposizione al
rumore durante tutte le attività lavorative.
Si tratta quindi di ottenere un valore medio delle misurazioni che
rappresenta il livello medio costante di pressione sonora a cui il
lavoratore è esposto: il cosiddetto livello sonoro equivalente.
Il livello equivalente singolo (di ogni misurazione) è ottenuto
automaticamente dallo strumento.
Il livello equivalente totale, cioè il livello di esposizione personale
(Leq) è ottenuto eseguendo una particolare somma (somma
logaritmica) dei livelli equivalenti di ogni misurazione in relazione
alla quantità di tempo dedicata alle varie attività.
Ottenuto il Leq, occorre verificare il limite di appartenenza per
attivare le misure di prevenzione: fino ad 80 dB(A), tra 80 e 85
dB(A), tra 85 e 90 dB(A), superiore a 90 dB(A).
La misurazione e la valutazione del rischio è fondamentale, inoltre,
per analizzare le rumorosità pericolose e per scegliere
conseguentemente i dispositivi di protezione individuali più idonei.
26
La valutazione del rumore deve essere ripetuta:

ogni qualvolta vengano introdotte nelle lavorazioni modifiche
che influiscano in modo sostanziale sul rumore prodotto;

ogni qualvolta lo richieda l’organo di vigilanza, con
provvedimento motivato;

in ogni caso, secondo le più recenti indicazioni Regionali e
dell’ISPESL, trascorsi tre anni dalla misurazione
precedente, se il livello di esposizione individuale è
compreso tra 80 e 90 dB(A);

annualmente, qualora il livello di esposizione individuale
quotidiano ecceda i 90 dB(A).
Strumenti per le misurazioni acustiche
Lo strumento da utilizzare per tutte le rilevazioni dei rumori è il
fonometro.
I fonometri integratori sono gli strumenti ideali per la misurazione
del rumore negli ambienti di lavoro.
27
Il documento di valutazione del rischio
Ultimate le misurazioni acustiche viene redatto un “rapporto di
valutazione del rischio”.
La prima parte indica la finalità delle misurazioni, le apparecchiature
impiegate, i valori ottenuti e la registrazione dei dati.
Lo scopo principale delle rilevazioni è la valutazione
dell’esposizione al rumore dei lavoratori per l’adozione dei sistemi
prevenzionali e protettivi prescritti; la relazione contiene una tabella
del rumore individuale la quale serve ad inquadrare i lavoratori nelle
rispettive fasce di esposizione rispetto alle quali la normativa prevede
i diversi criteri protettivi da adottare.
I risultati delle misurazioni sono tenuti a disposizione dei lavoratori,
ovvero delle loro rappresentanze, e degli organi di vigilanza; inoltre
vengono forniti al Medico Competente per le valutazioni del caso
(periodicità visite, ecc.).
In ambito aziendale dell’ASL 11, si è provveduto, nell’anno 2001, ad
effettuare l’aggiornamento alla valutazione del rumore mediante
misurazioni fonometriche in quelle postazioni di lavoro nei 4 presidi
ospedalieri presumibilmente considerate a rischio.
La valutazione ha interessato anche le restanti strutture dell’ASL.
I risultati che ne sono derivati sono rappresentati nelle tabelle
riprodotte nelle pagine successive, che riassumono la classificazione
dei lavoratori in base alle seguenti classi di rischio riprese dalle Linee
Guida ISPESL:
0.
1.
2.
3.
Esposizione inferiore o uguale a 80 dB(A);
Esposizione superiore a 80 e minore o uguale a 85 dB(A);
Esposizione superiore a 85 e minore o uguale a 90 dB(A);
Esposizione superiore a 90 dB(A), oppure Lpicco > 140dB.
28
PRESIDIO OSPEDALIERO S. ANDREA di
VERCELLI
FIGURE PROFESSIONALI CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE SUPERIORE A 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 85 e 90 dB(A)
Operatori addetti alla falegnameria
Operatori addetti all’officina meccanica
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 80 e 85 dB(A)
Operatori addetti alla centrale termica e
sottostazioni termiche
Operatori idraulici
Operatori addetti alla manutenzione edile
Operatori addetti alla lavanderia – area
lavatrici
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
2
88,4
1
88,8
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
4
84,1
3
82,3
2
84,6
6
80,7
Classe di
rischio
2
Classe di
rischio
1
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE MINORI DI 80 dB(A)
Classe di
rischio
TUTTE LE RESTANTI FIGURE PROFESSIONALI
OPERANTI NELL'AREA DEL
PRESIDIO OSPEDALIERO S. ANDREA
0
29
PRESIDIO OSPEDALIERO S.S. PIETRO e PAOLO di
BORGOSESIA
FIGURE PROFESSIONALI CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE SUPERIORE A 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 85 e 90 dB(A)
Operatori addetti alla Centrale Termica
Operatori addetti al Servizio Tecnico
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 80 e 85 dB(A)
Operatori addetti alla lavanderia – area
stireria e rammendo
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
1
85,3
4
85,4
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
Classe di
rischio
2
81,1
1
Classe di
rischio
2
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
A SORGENTI RUMOROSE MINORI DI 80 dB(A)
Classe di
rischio
TUTTE LE RESTANTI FIGURE PROFESSIONALI
OPERANTI NELL'AREA DEL
PRESIDIO OSPEDALIERO S.S. PIETRO e PAOLO
0
30
PRESIDIO OSPEDALIERO S.GIOVANNI BATTISTA di
GATTINARA
FIGURE PROFESSIONALI CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE SUPERIORE A 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI
N.
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
lavoratori
A SORGENTI RUMOROSE
occupati
COMPRESA TRA 85 e 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI CON
ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 80 e 85 dB(A)
Operatori addetti al Servizio Tecnico
Leq,d
Classe di
rischio
2
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
Classe di
rischio
2
82,8
1
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A SORGENTI
RUMOROSE MINORI DI 80 dB(A)
Classe di
rischio
TUTTE LE RESTANTI FIGURE PROFESSIONALI
OPERANTI NELL'AREA DEL
PRESIDIO OSPEDALIERO S. GIOVANNI BATTISTA
0
31
PRESIDIO OSPEDALIERO S. SALVATORE di
SANTHIA’
FIGURE PROFESSIONALI CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE SUPERIORE A 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI
N.
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA
lavoratori
A SORGENTI RUMOROSE
occupati
COMPRESA TRA 85 e 90 dB(A)
NESSUNA FIGURA PROFESSIONALE
FIGURE PROFESSIONALI CON
ESPOSIZIONE GIORNALIERA A
SORGENTI RUMOROSE
COMPRESA TRA 80 e 85 dB(A)
Addetto al Servizio Tecnico –
Manutenzione elettrica
Addetto al Servizio Tecnico –
Manutenzione idraulica
Leq,d
Classe di
rischio
2
N.
lavoratori
occupati
Leq,d
1
83,8
1
82,2
Classe di
rischio
1
FIGURE PROFESSIONALI
CON ESPOSIZIONE GIORNALIERA A SORGENTI
RUMOROSE MINORI DI 80 dB(A)
Classe di
rischio
TUTTE LE RESTANTI FIGURE PROFESSIONALI
OPERANTI NELL'AREA DEL
PRESIDIO OSPEDALIERO S. SALVATORE
0
32
MISURE DA ADOTTARE
IN APPLICAZIONE DEL D.LGS. 277/91
In relazione alle caratteristiche del luogo di lavoro ove si svolge
l’attività ed a quelle proprie della stessa attività, le misure da attuare
o prevedere sono le seguenti:
1. La valutazione del rischio per identificare i lavoratori esposti
ed il luogo di lavoro interessato;
 La valutazione è effettuata, a seconda dei casi, con riferimento a
dati di letteratura, a situazioni analoghe già considerate e note, a
eventuali misurazioni fonometriche, al fine di giungere alla
valutazione ed identificazione del livello di esposizione personale
al rumore.
2. Scelte di tipo organizzativo;
 Va considerata la possibilità di ridurre al minimo il numero di
persone addette alle attività ove siano prevedibili livelli di rumore
che possano superare gli 85 dB(A);
 Utilizzo limitato , per quanto possibile, dell’agente rumore;
 Deve essere resa possibile l’alternanza di attività e mansioni
diverse e l’esecuzione di lavorazioni rumorose in zone ove non si
svolgono attività;
3. Misure tecniche di prevenzione;
 Insonorizzazione, quando possibile, dei macchinari datati;
 Interventi di sostituzione degli stessi, se non adeguabili, con le
indicazioni previste dalla normativa;
4. Dotazione di dispositivi di protezione individuali, consegnati
agli interessati e messi a disposizione di chiunque ne faccia
richiesta motivata.
5. Controllo sanitario dei lavoratori, su loro richiesta [per
esposizione personale quotidiana tra 80 e 85 dB(A)] o per
obbligo [esposizione personale quotidiana superiore a 85
dB(A)], con la possibilità dei lavoratori di prendere visione dei
propri controlli sanitari.
33
LOTTA CONTRO IL RUMORE IN SINTESI
Strutturazione delle misure nella lotta contro il rumore
In via di principio, si dispone di tre possibilità per combattere il
rumore: eliminare l’oggetto generante il pericolo o schermare la
fonte di pericolo o proteggere la persona esposta al pericolo, così
come illustrato dalle figure seguenti.
Eliminare il pericolo
Neutralizzare il pericolo
Proteggersi dal pericolo
34
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
A che cosa servono?
Servono a proteggere l’apparato uditivo da rumori elevati.
Nelle lavorazioni ove non si può contenere il rumore con misure
tecniche, organizzative e procedurali, gli addetti devono essere dotati
di adeguati protettori auricolari, alla cui scelta collaborano i
lavoratori per mezzo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
(RLS).
Quando usarli?
Occorre usarli quando il livello sonoro è dannoso: in base a quanto
disposto dal D.Lgs. 277/91, è obbligatorio l’uso dei DPI quando
l’esposizione quotidiana personale supera i 90 dB(A), è comunque
consigliabile anche a livelli inferiori.
Negli ambienti di lavoro con esposizione a rumori pericolosi per
l’udito, l’uso della protezione auricolare è obbligatorio.
Con il protettore auricolare si abbassa quasi sempre il livello
d’esposizione (Leq) al di sotto di 85 dB(A). Il protettore auricolare
offre , nella maggior parte dei casi, la protezione desiderata a
condizione che:

Chi è esposto al rumore lo utilizzi continuamente attenendosi alle
istruzioni d’uso;

Le sue caratteristiche fonoisolanti siano adeguate all’effettiva
situazione del rumore presente sul posto.
35
Quali caratteristiche?
Oltre a possedere i requisiti generali previsti per i DPI, quali
ergonomia (indossabili senza eccessivo fastidio), innocuità, comfort
ed efficacia, devono garantire un buon grado di attenuazione del
rumore.
I protettori auricolari sono adeguati se mantengono il livello sonoro
uguale o inferiore a 90 dB(A).
I protettori auricolari si distinguono in:
 Inserti auricolari (o tappi) monouso. Essi sono in genere
composti da :
a) Lana piuma protetta da un cappuccio di politene (plastica);
b) Cera purificata su base di cotone;
c) Schiuma poliuretanica;
 Archetti o inserti riutilizzabili di norma in gomma siliconata;
 Cuffie con cuscinetti sostituibili, per garantire igiene ed efficacia,
rivestiti di materiale plastico ed imbottiti di lana piuma.
Nella scelta del DPI adeguato occorre tenere presente la necessità di
raggiungere un buon grado di attenuazione e la necessità di non
abbassare eccessivamente il livello sonoro uditivo del lavoratore (ad
esempio al di sotto del livello di una normale conversazione) per non
procurare notevoli disagi.
36
37
IL CONTROLLO SANITARIO
Il controllo sanitario rappresenta un prezioso passaggio attraverso il
quale si può apprezzare tempestivamente l’eventuale instaurarsi di un
danno uditivo.
Qualora l’esposizione personale giornaliera al rumore superi gli 85
dB(A), le visite divengono obbligatorie, mentre oltre gli 80 dB(A), le
visite avvengono su motivata richiesta del lavoratore, previo parere
del Medico Competente.
Da ciò si evince l’importanza del controllo sanitario relativamente
alle prescrizioni del Medico Competente, che, se non seguite,
potrebbero essere causa di nocumento alla salute del lavoratore.
Il parere del Medico è fondamentale non solo per confermare
l’idoneità o meno del lavoratore alle mansioni svolte ma anche per la
scelta dei dispositivi di protezione.
Il test audiometrico è il procedimento per controllare l’udito di una
persona.
38
GLOSSARIO TECNICO
Accertamento: attività finalizzata al controllo
dell’applicazione
di
una
norma
di
legge
e
dell’adeguamento ai requisiti previsti dalla stessa.
Accertamento dell’esposizione 1: descrizione e
quantificazione dell’esposizione al rischio fisico e
ambientale derivante da una determinata fonte.
Accertamento dell’esposizione 2: analisi di una
serie di variabili quali l’intensità e la frequenza
dell’esposizione,
le
fonti
d'esposizione,
le
caratteristiche psicofisiche dei soggetti esposti,
l’organizzazione del lavoro, la tipologia delle attività
svolte, l’uso di DPI, le condizioni igieniche.
Accertamento delle conseguenze: descrizione e
quantificazione
delle
correlazioni
esistenti
tra
l’esposizione ad un agente di rischio e il conseguente
danno per la salute.
Cartella sanitaria e di rischio: documento compilato
dal medico competente nel quale sono segnalati i rischi
cui è esposto il lavoratore, i risultati delle visite, gli
esami e i giudizi di idoneità.
Datore di lavoro: soggetto titolare del rapporto di
lavoro con il lavoratore o, comunque, soggetto che,
secondo la tipologia e l'organizzazione dell'impresa, ha
la responsabilità dell'impresa stessa ovvero dell'unità
produttiva.
39
Decibel (dB): rapporto tra la quantità misurata ed il
livello di riferimento. La scala dei dB è logaritmica e
usa la soglia dell’udito di 20 µPa come livello di
riferimento.
Dispositivi di protezione individuale (DPI) 1:
qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e
tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro
uno o più rischi.
Dispositivi di protezione individuale (DPI) 2:
apparecchiature ed attrezzature per uso individuale a
presidio e difesa nei confronti di possibili agenti
pericolosi per l’incolumità fisica o per la salute
dell’uomo durante le fasi lavorative.
Fattore di rischio: indicatore dell’esistenza di un
pericolo da cui possa derivare un danno fisico, psichico
o sociale per un individuo.
Caratteristica del concetto “fattore di rischio” è la
variabilità dell’effetto sulla percezione individuale
derivante da alcuni elementi quali:
 concentrazione del rischio,
 involontarietà del rischio,
 assenza di beneficio,
 immediatezza del danno,
 carattere sconosciuto del rischio.
Frequenza: numero delle variazioni di pressione
nell’unità di tempo (secondo). L'unità di misura della
frequenza è l'hertz (Hz).
40
Interventi tecnici di prevenzione: interventi
effettuati sulle strutture di un luogo di lavoro, sulle
macchine, sugli utensili e sulle sostanze utilizzate per
realizzare la condizione di prevenzione "alla fonte".
Lavoratore subordinato: soggetto che, fuori del
proprio domicilio, presta la propria attività lavorativa
alle dipendenze e sotto la direzione altrui, con o senza
retribuzione, anche al solo scopo di apprendere un
mestiere, un’arte o una professione.
Luogo di lavoro: luogo destinato a contenere posti di
lavoro, ubicato all'interno dell'azienda o dell'unità
produttiva, nonché ogni altro luogo nell'area della
medesima comunque accessibile per lavoro.
Malattia professionale 1: tutte quelle affezioni
determinate dal lavoro o dall’ambiente nel quale esso
si svolge, che possono agire come causa principale o
concausa nella genesi o nell’aggravamento della
malattia.
Malattia professionale 2: tutte quelle malattie, dal
punto di vista assicurativo, comprese nelle liste chiuse
di cui al DPR n. 1124 del 1965, al DPR n. 482 del 1975
e al DPR n. 336 del 1994.
Malattia professionale 3: tutte quelle affezioni per le
quali il nesso di causa con il lavoro sia direttamente o
indirettamente dimostrabile.
41
Medico Competente: medico in possesso di uno dei
seguenti titoli:
1) specializzazione in medicina del lavoro o in
medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in
tossicologia industriale o in igiene industriale o in
fisiologia ed igiene del lavoro o in clinica del lavoro ed
altre specializzazioni individuate, ove necessario, con
decreto del Ministro della Sanità di concerto con il
Ministro dell'Università e della ricerca scientifica e
tecnologica; (NB: è in fase di approvazione legislativa
una modifica che estende agli specialisti in medicina
legale ed in igiene e medicina preventiva la definizione
di Medico Competente;
2) docenza o libera docenza in medicina del lavoro o in
medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in
tossicologia industriale o in igiene industriale o in
fisiologia ed igiene del lavoro;
3) autorizzazione in deroga, di cui all'art. 55 del
Decreto Legislativo 15 agosto 1991, n. 277 richiamata
dall’art. 2 comma 1 lettera d del D.Lgs. n. 626/94.
Pericolo 1: proprietà o qualità intrinseca di una
determinata entità (sostanza, attrezzo, metodo)
avente potenzialità di causare danni.
Pericolo 2: fonte di possibili lesioni o danni alla salute.
Preposto: soggetto che sovrintende, come dipendente
all’interno dell’azienda, alle attività soggette alle
norme sulla sicurezza e igiene del lavoro. Trattasi di
dipendente dell’azienda (caporeparto, capoofficina,
ecc.) che detiene alcune responsabilità di direzione dei
lavori o dei lavoratori, senza peraltro essere un
dirigente.
42
Prevenzione primaria: interventi rivolti a ridurre
l’azione dei fattori di rischio, a diminuire l’incidenza di
specifiche malattie, a favorire la promozione della
salute.
Prevenzione secondaria: interventi rivolti alla
diagnosi precoce di una malatta per modificarne
positivamente la storia naturale.
Prevenzione terziaria: interventi rivolti a ridurre la
prevalenza dell’infermità e di patologie correlate
derivante da una malattia e a conservare e facilitare
l’utilizzo delle funzioni residue dell’individuo per
migliorarne la qualità di vita.
Rischio 1: probabilità che sia raggiunto il livello
potenziale di danno nelle condizioni di impiego e/o di
esposizione nelle dimensioni possibili del danno stesso.
Rischio 2: combinazione di probabilità e di gravità di
possibili lesioni o danni alla salute in una situazione
pericolosa.
Salute: nel 1946 l’O.M.S. sigla tale definizione: “stato
di completo benessere fisico, psicologico e sociale di
un individuo”.
N.B. uno stato di completo benessere fisico,
psicologico e sociale si presenta come concetto
ideale
e
quindi
non
realisticamente
raggiungibile.
Il
benessere
deve
essere
interpretato come un processo di ricerca di
equilibrio ed armonia da parte dell’individuo che
è genericamente sottoposto a fattori di stress
(stressors) ambientali, psicologici e sociali.
43
Situazione pericolosa: situazione nella quale un
soggetto è esposto ad un pericolo o a più pericoli.
Sorveglianza
sanitaria:
attività
del
Medico
Competente, comprendente visite ed esami medici, al
fine di valutare le condizioni di salute e l’idoneità dei
lavoratori esposti a specifici rischi lavorativi.
Valore limite di esposizione: valore dell’esposizione
personale dei lavoratori ad un agente nocivo presente
nell’ambiente di lavoro.
Valutazione del rischio 1: valutazione globale della
probabilità e della gravità di possibili lesioni in una
situazione pericolosa per scegliere le adeguate misure
di sicurezza.
Valutazione del rischio 2: processo di comparazione
dei valori di rischio, determinati con le fasi di
accertamento e stima del rischio, al fine di produrre
una stima qualitativa e quantitativa degli effetti
sfavorevoli derivanti dall’esposizione agli agenti di
rischio.
44
INDICE
PRESENTAZIONE
PREMESSA
IL RUMORE
PROPAGAZIONE DEL SUONO
TIPI DI SUONO
GLI ORGANI DELL’UDITO
COSA UDIAMO
I POSSIBILI DANNI ALL’UDITO
EFFETTI NOCIVI SULL’ORGANO DELL’UDITO
EFFETTI EXTRAUDITIVI PSICOSOMATICI
EFFETTI GENERALI DI DISTURBO
DATI STATISTICI SUI DANNI ALL’UDITO IN SEGUITO
ALL’ESPOSIZIONE CONTINUA A SORGENTI
RUMOROSE
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
LIMITI DI ESPOSIZIONE AL RUMORE
TABELLA RIEPILOGATIVA DEGLI ADEMPIMENTI IN
RELAZIONE AI VARI LIVELLI DI ESPOSIZIONE
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
FINALITA’ DELLA MISURA DEL RUMORE
STRUMENTI PER LE MISURAZIONI ACUSTICHE
IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
MISURE DA ADOTTARE IN APPLICAZIONE DEL
D.LGS. 277/91
LOTTA CONTRO IL RUMORE IN SINTESI
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
A CHE COSA SERVONO?
QUANDO USARLI?
QUALI CARATTERISTICHE?
IL CONTROLLO SANITARIO
GLOSSARIO TECNICO
45
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
3
4
5
7
8
9
12
13
14
15
16
PAG.
PAG.
PAG.
19
21
22
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
25
26
26
27
28
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
PAG.
33
34
35
35
35
36
38
39
46
47
48