Modello di Lewis - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

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MODELLI A SVILUPPO DUALISTICO Modello di Lewis Si concentra sui meccanismi attraverso i quali economie sottosviluppate modificano la loro struttura economica passando da una economia agricola tradizionale e di sussistenza ad una economia più moderna, più urbanizzata e più industrializzata , come può essere quella manifatturiera e dei servizi. Modello a 2 settori di Lewis: anni ’60 e primi anni 70. Anche oggi vanta molti sostenitori. Economia sottosviluppata caratterizzata da 2 settori: ‐ Tradizionale, popolazione rurale, economia di sussistenza, caratterizzata da produttività marginale del lavoro pari a zero. → situazione definita di surplus del lavoro → cioè il lavoro può essere sottratto al settore agricolo tradizionale senza perdite di output. ‐ Settore industriale moderno, urbanizzazione, con alta produttività, nel quale viene trasferito il lavoro dal settore di sussistenza. Focus: Processo di trasferimento del L e la crescita dell’output e dell’occupazione nel settore moderno. ( il settore moderno può essere un settore agricolo più moderno, o quello industriale). Sia il trasferimento del lavoro che la crescita del settore moderno sono determinati dall’espansione dell’output in quel settore. La velocità di espansione dipende dal tasso di investimento industriale e dall’accumulazione del capitale. Tali investimenti sono resi possibili dall’eccesso di profitti nel settore moderno rispetto ai salari → assumendo che i profitti vengano reinvestiti dai capitalisti. Il W del settore industriale è assunto costante e determinato da un premio sul W fisso medio di sussistenza pagato nel settore tradizionale. ( Lewis: W dovrebbe essere 30% più alto del livello di W del settore tradizionale perché si abbia migrazione). (Lewis: 80‐90% della popolazione vive e lavora nelle aree rurali). Settore tradizionale: funzione di produzione: YA=f(L,K*,t*) PMaL = 0 1 W=prodotto medio (non marginale ) Y/L Settore moderno funzione di produzione: YM=f(L,K*,t*) PMaL > 0 W=produttività marginale del lavoro ∆Y/∆L L’output YM può crescere anche per un aumento di K che viene reinvestito: spostamento verso l’alto della funzione di produzione. Lewis: il W pagato nell’area urbana dal settore moderno è > del salario pagato nelle aree rurali. Il settore moderno è più produttivo, paga WM=PMaL>APA =WA → il settore moderno può attrarre tutti il lavoratori del settore tradizionale in surplus senza minacci di aumenti salariali. L’aumento del K per effetto del reinvestimento dei profitti aumenta la produttività dei lavoratori, aumenta il numero di lavoratori assunti allo stesso salario WM. Il processo di crescita sostenuta e di espansione dell’occupazione continua finchè il nuovo settore non assorbe tutto il surplus di lavoro del settore tradizionale. (i lavoratori addizionali potranno essere sotratti al settore tradizionale con il risultato di una riduzione della produzione di prodotti agricoli, la PMaL non sarà più nulla, aumentano salari e occupazione). Critiche al modello: il modello di Lewis è piuttosto semplice e sebbene rifletta l’esperienza di crescita economica di molti paesi occidentali non sempre però è in linea con l’esperienza attuale di molti paesi in via di sviluppo. HP: > accumulazione di K → > crescita del settore moderno → > creazione di posti di lavoro→→ ma se i profitti sono reinvestiti in tecnologie labor saving ? Potrebbero non esserci guadagni in termini occupazionali. HP: surplus di lavoro nel settore tradizionale. Non sempre vero dai dati. Potrebbe aversi anche nel settore urbano. HP: il W del settore moderno è fisso finchè non viene assorbita tutta l’occupazione del settore tradizionale. Non sempre vero dai dati. 2 I modelli di sviluppo dualistico nel dibattito sul Mezzogiorno
Primi anni 50: diverse analisi evidenziavano la caratteristica di area arretrata
del sud Italia: grande peso delle attività primarie, arretratezza tecnologica,
inadeguatezza delle infrastrutture, ridotto spirito industriale, bassa
produttività, bassi salari e forte spinta all’emigrazione.
Tuttavia il resto dell’Italia era relativamente sviluppata.
L’Italia seguiva quindi un modello dualistico di sviluppo.
Il dualismo è inteso come l’esistenza, nell’ambito dello stesso sistema
economico, di realtà che seguono percorsi differenziati di sviluppo, sia in
termini di tassi di crescita pro capite che in termini di trasformazioni socioeconomiche, lasciando inalterate le differenze tra le relative specificità.
Dualismo territoriale
Dualismo industriale o settoriale
Dualismo nel mercato del lavoro
Anni 50: Vera Lutz, Lewis e Kindleberger → modelli che si basano sulla fiducia
nella capacità dei meccanismi di mercato di ripristinare automaticamente
l’equilibrio nel sistema economico.
Il modello di Marzano e il Modello dualistico di sviluppo trainato dalle
esportazioni di Graziani: gli squilibri nel tempo tendono ad accentuarsi.
Vera Lutz: dualismo nel mercato del lavoro e nel settore industriale
Tesi di fondo: le cause del dualismo sono da ricercarsi nel mancato rispetto
delle leggi di mercato. (concorrenza perfetta, piena occupazione, pieno
impiego). Mercato del lavoro considerato la causa prima del dualismo, seguito
dal mercato dei capitali e dei beni.
Catena causale: dualismo nel mercato del lavoro che aggrava il dualismo nella
produttività che a sua volta provoca sviluppo ritardato.
Dualismo dannoso, genera distorsioni e mantiene disoccupazione: per
superarlo occorre ripristinare le condizioni di concorrenzialità a partire dal
mercato del lavoro dove la disoccupazione non è strutturale ma dipende dal
comportamento dei sindacati.
Le implicazioni di politica economica suggerite dalla Lutz sono favorevoli
all’emigrazione. ( si riduce anche la pressione sul settore agricolo).
Kindleberger:
3 Applica il modello di Lewis in Italia. Eccesso di offerta di lavoro nel settore
arretrato, crescente domanda di lavoro nel settore moderno, salari costanti.
Profitti reinvestiti fanno aumentare la domanda di lavoro e riattivano il circuito.
Continui miglioramenti nelle tecniche aumentano la produzione più
dell’incremento dell’occupazione, aumenta la quota di profitti più della quota
dei salari. == Tasso di sviluppo economico crescente e circolo virtuoso.
Il circolo virtuoso cessa nel momento in cui si esaurisce l’offerta di
manodopera.
Eckaus: lega l’origine del dualismo al fattore tecnologico: sono le discontinuità
tecniche del processo produttivo che provocano l’apertura di un divario tra
settori (divario tra settori che adottano tecniche tradizionali con elevato
impiego del fattore lavoro e settori che impiegano tecniche avanzate con
elevato impiego di capitale).
Le economie in ritardo traggono vantaggio dalla possibilità di accedere a
tecnologie moderne e efficienti, ma devono fare il salto tecnologico : necessità
per questo di grandi dimensioni e di un mercato non solo locale.
Di fatto però il progresso tecnico è monopolizzato delle economie ricche (spinte
anche dalla scarsità di manodopera) mentre quelle arretrate possono solo
avvantaggiarsi di tecniche già “superate”. In ogni caso anche queste tecniche
possono essere labor saving e aggravare il problema dell’eccesso di offerta che
si registra nelle economie arretrate.
Marzano:
si colloca in posizione alternativa all’impostazione neoclassica (dove il
meccanismo di mercato risolve automaticamente gli squilibri).
Nel modello ci sono tre settori: uno industriale “conducente” lo sviluppo, uno
industriale “condotto” dallo sviluppo e uno agricolo anch’esso condotto. Quindi
la distinzione tra settore arretrato e settore moderno si ha all’interno del
settore industriale.
Differenziazione anche territoriale: sviluppo squilibrato in termini di
distribuzione regionale di nuovi investimenti e attività produttive innovative
che porta ad un processo di concentrazione.
Analizza il contributo dei singoli settori allo sviluppo.
Il modello mostra come un processo di causa –effetto, di interdipendenza delle
aspettative, delle decisioni, dei risultati e dei cambiamenti porta alcuni settori e
alcune regioni a trarre vantaggio e altri ad esserne svantaggiati, aumentando
in tal modo le differenze esistenti.
4 Il dualismo e i modelli export led
Il dualismo economico e territoriale e il processo di divergenza tra settori
(regioni) avanzate e settori (regioni) arretrati viene accentuato dall’apertura
internazionale.
In generale i modelli di sviluppo guidati dalle esportazioni attribuiscono un
ruolo decisivo, nello sviluppo di un paese che si trova ad un livello intermedio,
a fattori interni (legati al mercato del mercato) e fattori esterni (legati
all’apertura degli scambi).
↑esportazioni → ↑ produzione → ↑ reddito che favorisce il processo di
accumulazione del K, degli investimenti, della produzione, →→→ quindi la
crescita.
La crescita si arresta nel momento in cui si esaurisce la riserva di manodopera,
a quel punto aumentano i W e questo si ripercuote negativamente sui redditi,
sul risparmio , sull’accumulazione. A livello internazionale, un aumento dei
salari fa aumentare i P e questo rende i prodotti e il paese meno competitivo
sul mercato estero. Si giunge così ad uno stadio di economia matura in cui lo
sviluppo è lento o si alterna a fasi recessive che si arrestano per effetto di
aumento della disoccupazione e della riduzione dei W.
Graziani :
nel contesto dualistico italiano sottolinea in proposito come questi modelli
export led finiscano per rappresentare un elemento di espansione per le
imprese che si rivolgono al mercato estero, e finiscano per penalizzare le
imprese che hanno una produzione rivolta al solo mercato interno.
Questo rafforza il dualismo.
Le imprese che esportano sono più produttive, sono intensive di capitale,
pagano salari più alti, conseguono economie di scala e maggiore competitività
anche sul mercato interno. La concorrenza sul mercato estero le spinge ad
essere più produttive e più efficienti.
Le imprese che non si rivolgono al mercato estero non hanno nessun incentivo
ad essere più produttive. Pagano W più bassi, sono dimensionalmente più
piccole e meno efficienti.
Si accentua in tal modo il dualismo tra settore progredito e dinamico e settore
stagnante con un minor tasso di sviluppo.
La necessità di esportare porta alla specializzazione. Specializzarsi cioè nella
produzione di beni per cui c’è una elevata domanda internazionale.
5 Vale anche per i paesi in via di sviluppo: è la domanda internazionale che
determina lo sviluppo della struttura industriale di un paese e quindi i paesi in
via di sviluppo si modelleranno sulla domanda dei paesi industrializzati che
sono in grado di offrire ampi mercati di sbocco.
Il paese sarà così caratterizzato da un settore moderno, specializzato,
orientato all’esportazione e in continuo sviluppo, e un settore orientato al solo
mercato interno, stagnante e con lento ritmo di crescita.
Le imprese del settore orientato all’esportazione assorbono minore
manodopera e per questo sono maggiormente esposte alle rivendicazioni
sindacali e costrette a pagare W più alti.
Le imprese del settore tradizionale assorbono l’occupazione in eccesso e questo
fa si che si mantengano nel settore W bassi, e questo incentiverà ancora una
volta ad utilizzare tecniche a bassa intensità di capitale.
La divergenza aumenta.
La distinzione tra settori dinamici e settori stagnanti assume anche
connotazione territoriale, visto che i secondi si trovano nel Mezzogiorno.
Si accentua il dualismo territoriale.
L’investimento concentrato nei settori caratterizzati da tassi di aumento della
produttività più elevati mantiene la separazione tra settori avanzati e settori
arretrati: si contraddice l’ipotesi di convergenza.
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