l`erbavoglio - Corpo Forestale dello Stato

Il Forestale n. 77 60 pagine
29-11-2013
17:11
Pagina 50
L’ERBAVOGLIO
Alloro
Laurus nobilis
Fam.: Lauraceae
Nelle regioni temperate dell’area mediterranea, nelle
macchie e nei boschi, si può incontrare l'alloro, molto
utilizzato anche nei giardini e nei parchi come pianta
ornamentale. Si tratta di una specie caratteristica dei
climi più miti, tanto che un maestro dell’ecologia forestale, Aldo Pavari, lo individuò come specie di riferimento
per dare il nome alla più calda delle cinque fasce fitoclimatiche, il Lauretum, appunto.
In Italia cresce spontaneamente nelle zone centro-meridionali e lungo le coste, è una pianta piuttosto rustica,
che si sviluppa bene in tutti i terreni e può essere coltivato in qualsiasi tipo di orto. Si tratta di un albero
sempreverde alto fino a 8-10 metri, che può anche avere
portamento cespuglioso. Le foglie, oblanceolate od ovali,
coriacee, di un bel verde scuro, hanno la pagina superiore
lucida e quando sono schiacciate emettono un profumo
dolce e aromatico grazie al ricco contenuto di oli essenziali, fra cui eugenolo e limonene.
Si tratta di una specie dioica, vale a dire che esistono
piante che portano solo fiori maschili e piante che hanno
solo fiori femminili. I fiori sono unisessuali, piccoli e di
colore giallo chiaro, sono riuniti in ombrelle e compaiono
a marzo-aprile. I frutticini sono delle drupe molto aromatiche, simili a piccole olive che divengono nero-bluastre
con la maturazione nei mesi di ottobre e novembre.
Il nome “alloro” deriverebbe dal celtico “lauer” cioè
“sempreverde”. Nella mitologia greco-romana era una
pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria. In
particolare nell’antica Grecia era ritenuta una pianta
sacra ad Apollo: il mito narra, infatti, che Eros, avendo
colpito Apollo con uno dei suoi dardi, avesse scatenato
in questi una grande passione per la ninfa Dafne, la
quale, per sfuggire allo spasimante, invocò l’aiuto degli
dei che la trasformarono in una pianta d’alloro. Da quel
momento Apollo dichiarò sacra tale pianta e si cinse il
capo con ghirlande fatte con le sue fronde, stabilendo
che ogni mortale che si fosse distinto per atti eroici
50 - Il Forestale n. 77
avrebbe potuto fare altrettanto: da qui l'accezione figurativa di simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e
dell'onore, tanto che nelle prime Olimpiadi del 776 a.C. i
vincitori furono incoronati con l’alloro.
Nell’antica Roma gli imperatori se ne cingevano il capo,
mentre nel Medioevo la corona d’alloro iniziò ad essere
considerata un tributo da offrire a chi si fosse distinto
nella poesia e nella letteratura, usanza questa diffusa
anche nel Rinascimento, quando i grandi poeti iniziarono
ad esser detti “laureati” (si pensi a Dante, il “sommo
poeta”). Lo stesso termine “laurea” è riconducibile a tale
uso: chi è infatti riconosciuto come portatore di un sapere ha facoltà di cingersi il capo di alloro.
Oltre al valore simbolico, molte sono anche le virtù terapeutiche riconosciute a questa pianta sin dai tempi più
remoti: ha infatti proprietà tonico-stimolanti, digestive,
aperitive, espettoranti, diuretiche e antitumorali, oltre ad
aver trovato sempre largo uso anche in cucina (veniva
usato anche in epoca romana) e nella preparazione di
liquori, come il Laurus. Le foglie sono ricche di vitamina C,
acido folico, sali minerali ed acido laurico che possiede
proprietà repellenti naturali contro insetti e parassiti.
I componenti presenti nelle foglie di alloro vengono impiegati per la produzione di medicinali per il trattamento di
artrite, dolori muscolari, bronchite e sintomi dell'influenza.
Bianca Maria Landi
COPETA di Natale
Ingredienti:
• 1 Kg di noci e nocciole ( di cui circa 3/4 noci)
• 1 Kg di miele
• foglie di alloro di medie dimensioni
Preparazione: Scaldare il miele in una pentola antiaderente, farlo imbiondire per alcuni minuti fino a
quando non emana profumo di caramello, quindi
aggiungere noci e nocciole tritate grossolanamente.
Mescolare fino ad ottenere un amalgama compatta di
colore bruno, come un croccante.
Stendere il composto su un asse di legno con il mattarello, per facilitare l’operazione lo si può stendere
fra due strati di carta da forno, fino ad aver ottenuto
uno spessore di circa mezzo centimetro.
Finchè l’impasto è ben caldo, tagliarlo a piccoli rombi
e posizionarli fra due foglie di alloro ben pulite, avendo cura di disporre le foglie in modo che la parte lucida
(la pagina superiore) sia a contatto con la copeta.
Il dolce così ottenuto si conserva e viene offerto durante tutto il periodo natalizio.