Laurus nobilis Famiglia LAURACEE ALLORO, LAURO

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AMBIENTE - E’ coltivato in tutte le regioni a clima mediterraneo,
dove è anche spontaneo: per questo motivo è incerto l’areale
originario. Piuttosto rustico, vegeta su terreni fertili, profondi, nei
boschi a sempreverdi e latifoglie della macchia mediterranea.
Tollera basse temperature, purché non prolungate.
CARATTERI BOTANICI
TRONCO - largo e alto fino a 10-20 metri. Corteccia: liscia,
dapprima verde, indi grigio scura o bruna. Rami eretti.
FOGLIE - ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella parte
superiore e opache in quella inferiore. Sono coriacee, lanceolate,
margini ondulati, alterne, persistenti.
FIORI - ermafroditi o dioici per aborto, in piccole ombrelle
ascellari ornate da brattee alla base, piccoli di colore giallo
verdognolo e profumati. Fioritura: marzo - aprile
FRUTTI - drupa ovoide, dapprima verde, indi nera a maturità,
contenente un seme sferoidale.
USI - L'alloro è usato in tutto il mondo per insaporire stufati,
brodi, marinate e minestre, utilizzato in piatti di carne e di pesce,
nonché per insaporire alcuni salumi ma anche bevande e dolci.
Le drupe oleose danno un olio di uso medicamentoso e
industriale. Le foglie sono condimentarie e dotate di proprietà
medicamentose.
E’ stimolante generale, deodorante, antisettico e digestivo.
I frutti servono contro i reumatismi; le foglie anche per i piedi
stanchi e sudati. Si coltiva largamente come pianta ornamentale,
anche come siepi e bordure perché sopporta bene la potatura.
Laurus nobilis
Famiglia LAURACEE
ALLORO, LAURO
ETIMOLOGIA - Il nome del genere ha origini incerte; alcuni
propongono la derivazione dal celtico laur, verde, altri dal latino
laudo, poiché la pianta era usata per intrecciare corone e
ornamenti celebrativi.
STORIA
E
LEGGENDE - Noto fin dall'antichità, i Greci lo
consacrarono ad Apollo. L'aroma sottile e penetrante richiamava
le capacità profetiche di questo dio e delle sue sacerdotesse.
D'alloro erano le corone sul capo degli imperatori Romani, dei
poeti e dei letterati; da sempre è simbolo del sapere (si pensi al
termine laurea). Apicio lo usa nella ricetta del maiale, usandone
sia le bacche che le foglie; con le bacche faceva il "vino laurino" e
anche l’unguento laurino", sopravvissuto poi per parecchio tempo.
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