DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO Uno studente italiano

DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
Uno studente italiano su cinque incontra nella sua carriera scolastica delle difficoltà tali da
richiedere l’aiuto da parte di un esperto. Esse sono di tanti tipi diversi e spesso non sono la
conseguenza di una specifica causa, ma sono dovute al concorso di molti fattori che riguardano sia
lo studente sia il contesto in cui egli viene a trovarsi. Il termine difficoltà di apprendimento si
riferisce a qualsiasi difficoltà incontrata da uno studente durante la sua carriera scolastica mentre il
termine disturbo di apprendimento è legato al processo di apprendimento e riguarda quella parte di
studenti in cui la difficoltà, particolarmente evidente e costante nel tempo, non può essere imputata
semplicemente a fattori di natura contestuale o temporanei.
I Disturbi Specifici di Apprendimento non rientrano nell’Handicap (Legge Quadro n° 104/92), e
pertanto l’alunno con DSA non ha diritto al supporto di un insegnante di sostegno. Nel mondo della
scuola sta crescendo la diffusione di una consapevolezza del problema, e ciò è stato determinato
anche dagli interventi normativi, avviati sin dal 2004 e giunti all’emanazione della Legge 170
dell’ottobre 2010, che definisce le norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito
scolastico. La sfida attuale della didattica è allora quella di individuare le forme, le modalità, i
dispositivi più funzionali alla costruzione di apprendimenti significativi per gli alunni interessati da
tali disturbi.
I DSA: COSA SONO
Si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (D.S.A.), nel caso in cui un soggetto indenne da
problemi di ordine cognitivo, neurologico, sensoriale, emotivo o sociale, presenti una difficoltà in
qualche settore specifico dell’apprendimento. Si tratta di un disturbo che si manifesta appena si
viene esposti all’apprendimento della letto–scrittura e si modifica nel tempo, senza tuttavia
scomparire (“…permane come espressione di una peculiare architettura neurofisiologica o
biochimica o immuno-endocrina che in quanto tale non è modificabile…” Stella, 1999, p.44). I
Disturbi Specifici dell’Apprendimento si manifestano in ragazzi intelligenti, nonostante abbiano
avuto normali opportunità educative e scolastiche. Non hanno nulla a che vedere con un eventuale
svantaggio culturale. I disturbi specifici di apprendimento si caratterizzano per un ritardo
consistente nella acquisizione delle diverse funzioni (linguaggio verbale, lettura, scrittura o capacità
di calcolo), e per la loro successiva realizzazione faticosa e inaccurata. Per esempio, per quanto
riguarda lo sviluppo della letto-scrittura, il bambino inizia leggere e/o a scrivere dopo tempi di
esposizione scolastica molto più lunghi, oppure, inizia per tempo, ma legge le parole in modo
sbagliato, oppure commette errori di ortografia per un tempo molto lungo (alcuni anni) e nonostante
vengano adottati interventi educativi o riabilitativi per correggerlo.
Le basi neurobiologiche dei disturbi specifici di apprendimento oggi sono universalmente
riconosciute.
Si può fare una diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento quando, a test standardizzati di
lettura, scrittura e calcolo, il livello di una o più di queste tre competenze risulta almeno di due
deviazioni standard inferiore ai risultati medi prevedibili, oppure l’età di lettura e/o scrittura e/o di
calcolo è inferiore di almeno due anni in rapporto all’età cronologica del soggetto, e/o all’età
mentale, misurata con test psicometrici standardizzati, nonostante un’adeguata scolarizzazione.
CARATTERISTICHE CHE DEFINISCONO I DSA
•
Specificità: disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma
circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale
•
il carattere “evolutivo” di questi disturbi
•
la diversa espressività del disturbo nelle diverse fasi evolutive dell’abilità in questione
•
la quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbilità)
•
il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSA in
interazione attiva con i fattori ambientali nella determinazione della comparsa del disturbo
•
il disturbo specifico comporta un impatto significativo e negativo per l’adattamento
scolastico e/o per le attività della vita quotidiana.
ASPETTI EZIOLOGICI
Per i disturbi specifici di apprendimento sono stati descritti principalmente due fattori: genetici e
acquisiti. Questi fattori possono manifestarsi da soli o in concomitanza ed essere tra loro correlati.
•
•
Fattori genetici ( disturbo della migrazione dei neuroni, ectopia delle circonvoluzioni
cerebrali). Riguardo agli aspetti genetici esistono tre filoni di ricerche convergenti
che indicano come la dislessia o almeno qualcuna delle sue forme sia ereditaria: studi
di gemelli dislessici, di famiglie dislessiche e studi genetici molecolari. Allo stato
attuale, con gli studi di associazione genetica, si può soltanto affermare che esistono
regioni di un certo interesse per la dislessia che sono diffuse in tutte le regioni del
genoma umano. Nessuna di queste osservazioni può essere considerata definitiva e
sono necessari numerosi studi.
Fattori acquisiti: una sofferenza cerebrale precoce rallenta la velocità di maturazione,
come avviene nei neonati pretermine di basso peso e nei neonati a termine con
asfissia , provocando anche un rallentamento dei processi di apprendimento e dello
sviluppo delle abilità di lettura. Molto spesso queste difficoltà si evidenziano come
disabilità neuropsicologiche specifiche ( deficit di attenzione, disturbi linguistici,
disturbi di memoria, alterazione delle competenze spazio- temporali e impaccio
motorio.
I DSA PIÙ COMUNI: QUALI SONO E COME SI MANIFESTANO
I Disturbi Specifici di Apprendimento si distinguono in:
DISLESSIA (difficoltà di lettura),
DISGRAFIA (difficoltà nell’elaborazione del tratto grafico),
DISORTOGRAFIA (ripetizione di errori ortografici, che si associa ai disturbi precedenti)
DISCALCULIA (difficoltà a compiere semplici calcoli mentali).
LA DISLESSIA
Negli ultimi anni, nel campo degli studi sulla dislessia si è notato un considerevole cambiamento,
ottenuto dal risultato di ricerche significative in ambito scientifico e della formazione. Si è
compresa l’importanza e l’interazione fra fattori biologici, cognitivi, comportamentali e sociali,
tanto che la dislessia può essere definita e spiegata in modo diverso in base allo scopo con cui ci si
approccia all’argomento. Ciò che più interessa da docenti, fra i vari approcci esistenti, è la
comprensione di quali difficoltà e risorse posseggano i bambini dislessici nei confronti degli
apprendimenti e di quali strategie didattiche e modalità educative possano essere d’aiuto per
migliorare gli apprendimenti e il vissuto psicologico. Presupposto fondamentale risulta quello di
considerare che, poiché i dislessici in primo luogo sono individui, mentre possono presentare
difficoltà e punti di forza comuni, presentano comunque differenze individuali dalle quali sarà
necessario partire.
•
La dislessia è un ritardo di lettura severo e persistente che resiste ai comuni metodi di
insegnamento ed ai tentativi di recupero.
•
Il bambino dislessico mostra difficoltà a fissare le corrispondenze grafema-fonema, a
velocizzare questo processo e quindi a passare alla successiva fase di decodifica di unità
morfologiche. Allo stesso modo risultano rallentate molte altre attività che richiedono l’uso di
questi processi mentali di codifica dell’informazione. Il bambino dislessico può leggere, ma riesce a
farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera
automatica. Perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara.
Bisogna distinguere due tipi fondamentali di dislessia: quella acquisita e quella evolutiva.
Il termine dislessia acquisita fa riferimento ai disturbi di lettura che accorrono in seguito ad un
danno cerebrale in persone in cui le abilità di lettura erano, prima del danno subito, normali. La
dislessia acquisita può essere riscontrata sia negli adulti sia nei bambini.
Con dislessia evolutiva si fa riferimento al disturbo di lettura proprio di persone che non hanno mai
imparato a leggere correttamente e rapidamente. In questo senso, anche la dislessia evolutiva può
essere riscontrata sia negli adulti sia nei bambini. In queste pagine tratteremo della dislessia
evolutiva, di quel disturbo quindi, che si manifesta quando al bambino vengono richieste certe
abilità. Le difficoltà scolastiche di un bambino dislessico compaiono già nei primi anni di scuola e
persistono nel tempo. L’automatizzazione dell’identificazione della parola e/o della scrittura non si
sviluppa o si sviluppa in maniera incompleta o con grandi difficoltà. Spesso il bambino finisce con
l’avere anche problemi psicologici, ma questa è una conseguenza, non la causa della dislessia. In
Italia la dislessia sembra essere presente nel 4% circa della popolazione scolastica, con maggiori
segnalazioni nei maschi che nelle femmine. Il bambino dislessico spesso compie errori nella lettura
e nella scrittura, ad esempio:
•
•
•
•
È molto lento nella lettura.
Può avere una ragionevole rapidità di lettura, ma non comprende ciò che ha letto.
Non legge mai per il gusto di farlo.
Può essere distratto dal riconoscere “disegni” nel testo scritto e si lamenta che le parole
saltano fuori dalla pagina.
• Legge male ad alta voce.
• Nella lettura e nella scrittura mostra ripetizioni, trasposizioni, aggiunte, omissioni,
sostituzioni o inversioni di lettere(m/n; v/f; b/d), parole e numeri(18 con 81).
• Durante la lettura può provare mal di testa, giramenti di testa o malessere.
• Si confonde con alcuni tipi di lettere, numeri o parole e tende ad invertirli
• Tende a non ricordare le elencazioni (nomi, cose, numeri, ecc.) specie se in sequenza.
• Si confonde facilmente con le lunghe spiegazioni verbali, specie se in sequenza.
• Esprime le sue idee con difficoltà.
• Nella lettura e/o nella scrittura tende a ripetere sillabe, parole e addirittura intere frasi.
• Talvolta legge o scrive parole al contrario, talvolta salta le parole.
• Dimentica la parte centrale della frase o ciò che ha appena finito di leggere.
• Trova difficoltà nel compitare correttamente.
• È facilmente distratto da stimoli sonori.
• A volte non riesce a imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere
dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno.
• Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra /sinistra, ieri,
domani ) e può avere difficoltà ad esprimere verbalmente quello che pensa.
• In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (per esempio allacciarsi
le scarpe), nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione.
• Spesso acquisisce problemi psicologici di vario tipo.
Le difficoltà si acuiscono alla scuola primaria, ma anche in seguito permangono errori nella lettura
e lentezza, che ostacolano la comprensione del significato del testo scritto. I lavori scritti richiedono
un forte dispendio di tempo e il bambino appare disorganizzato sia a casa che a scuola. Incontra
difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota di istruzioni impartite oralmente.
LA DISGRAFIA
La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà a
riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici; essa riguarda quindi esclusivamente il grafismo
e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni
a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione. Il bambino disgrafico incontra
difficoltà relative ai seguenti ambiti:
•
•
•
•
•
•
Posizione del corpo e impugnatura (gomito non poggiato, busto inclinato, disimpegno
dell’altra mano che giocherella o è impegnata in altri compiti)
Orientamento nello spazio grafico (margini, righe, distanze)
Pressione sul foglio (eccesso o difetto del tono muscolare)
Direzione del gesto grafico (inversione)
Riproduzione di oggetti e copia (scarsa coordinazione oculo-manuale)
Dimensione dei grafemi (scarso rispetto delle dimensioni)
• Unione dei grafemi (difficoltà a seguire con lo sguardo la propria scrittura)
• Ritmo grafico ( velocità o lentezza eccessivi, disarmonia, frequenti interruzioni.
LA DISORTOGRAFIA
Specifico disturbo della correttezza della scrittura intesa come processo di trascrizione tra
fonologia e rappresentazione grafemica della parola.
I bambini disortografici sono coloro che mancano di competenza ortografica, che compiono in altre
parole molti errori di scrittura, anche con parole semplici che non celano alcun tranello. Inoltre il
bambino disortografico può presentare difficoltà a livello di velocità di scrittura,qualità del
grafismo, qualità dell’espressione scritta.
Errori fonologici
•
•
•
•
Scambio grafemi (b-p, b-d, f-v, r-l, p-q, a-e)
omissioni o aggiunte di lettere o sillabe
inversioni (il-li)
grafema inesatto (sh,sch, ghi)
Errori non fonologici
•
•
•
•
Separazioni irregolari (in-sieme)
Fusioni irregolari (“lacqua”, “nonèvero”)
Scambio grafema omofono (“quore”, quaderno, squola)
Omissione o aggiunta di h
Altri errori
•
•
Accenti
Doppie
LA DISCALCULIA
Con discalculia evolutiva si definiscono le difficoltà nei compiti numerici e aritmetici di base, come
ad esempio leggere e scrivere correttamente i numeri o eseguire calcoli a mente con sufficiente
rapidità e precisione .Più precisamente, si parla di discalculia evolutiva, in quanto le difficoltà
accompagnano gli apprendimenti e non insorgono improvvisamente. Molti bambini possono avere
incertezze con i numeri e l’aritmetica, ma per alcuni queste difficoltà presentano caratteristiche
comuni che vanno sotto il nome di discalculia. Non è sufficiente dunque avere difficoltà in
matematica per essere definiti discalculici, ma occorre che siano rispettati alcuni parametri,
condivisi dalla comunità scientifica. La discalculia è un disturbo specifico dell'apprendimento,
molto più raro della dislessia, che interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico e con le
normali attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo, e non è imputabile a danni organici o
ad insegnamenti inadeguati .Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione,
sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso
rispetto all'età cronologica, all' intelligenza generale e alla classe frequentata.
I problemi più comuni in questa categoria di disturbi sono:
• il mancato riconoscimento dei simboli numerici;
• l'incapacità di comprendere i concetti base delle quattro operazioni, i termini e i segni
aritmetici;
• disturbi nella conoscenza delle procedure (applicazione degli algoritmi delle operazioni).
• la difficoltà ad allineare correttamente i numeri secondo i principi del valore posizionale
delle cifre;
• l'incapacità di apprendere in modo soddisfacente la tavola pitagorica;
• la difficoltà di identificare i dati rilevanti per la corretta risoluzione di un problema
aritmetico.
EVOLUZIONE DEI DSA
I DSA si presentano con caratteristiche multiformi che possono variare tra soggetto e soggetto ed
anche in uno stesso soggetto, in funzione del tempo, del percorso scolastico effettuato e delle
strategie di compenso che sono state messe in atto. L’ampia eterogeneità di profili funzionali
condiziona l’ evoluzione.
La dislessia cambia forma con la scolarizzazione: mentre all’inizio il bambino spesso non è in
grado di leggere la singola parola, successivamente, dopo qualche anno la sua lettura appare molto
lenta e a volte scorretta.
La correttezza della conversione del grafema in fonema tende comunque a migliorare in misura
molto consistente, soprattutto nei sistemi ortografici regolari come l’italiano, per cui la lettura del
dislessico alla scuola media è abbastanza corretta, ma in genere molto lenta. La lentezza nei
processi di decodifica, che in genere vengono automatizzati e risultano molto facili e rapidi,
costituisce dunque la principale caratteristica della dislessia nei bambini di scuola media
secondaria, di primo e di secondo grado.
L’evoluzione dei disturbi specifici di apprendimento è in genere favorevole per la maggior parte dei
soggetti. Almeno il 70% dei bambini con disturbi del linguaggio o con dislessia, disortografia e
discalculia, tende a compensare il disturbo nell’arco dell’età evolutiva e raggiunge un livello
sufficiente per l’adattamento sociale e lavorativo. L’ampiezza dell’arco temporale richiesto per
trovare i meccanismi di compenso comporta tuttavia significativi problemi in ambito scolastico e
conseguenze di natura psicopatologica determinate dalle ripetute frustrazioni sperimentate a scuola.
Fra i bambini con dislessia l’insuccesso scolastico e l’abbandono degli studi è molto più frequente
di quanto accade nella media della popolazione. La scelta del percorso formativo dopo la fase
obbligatoria è spesso condizionata dalla presenza di questi disturbi. (Stella e Gallo 2005)
Anche il rischio di devianza e di disturbi psichiatrici è molto più elevato fra soggetti che in età
evolutiva hanno presentato disturbi dello sviluppo. Per ridurre al minimo queste conseguenze è
molto importante la diagnosi precoce che consente di avviare precocemente percorsi riabilitativi e
di attuare in ambito scolastico strategie di insegnamento e modalità di apprendimento adatte a
ridurre il deficit funzionale fin dai primi anni di scolarizzazione. In ogni caso, trattandosi di disturbi
di natura neurobiologica, è importante considerare che il loro recupero richiede un tempo lungo e
che, anche quando vengono introdotte misure terapeutiche e riabilitative adeguate, i risultati attesi
sono la riduzione delle conseguenze funzionali del deficit e non la scomparsa repentina delle
difficoltà.
Identificazione precoce dei casi sospetti
La dislessia evolutiva è un disturbo congenito che si manifesta in età scolare ma può avere una
evidente sintomatologia già durante la scuola dell'infanzia. Da recenti studi i cui risultati sono stati
riportati dal dottor Giacomo Stella è emerso che il 40% dei dislessici ha avuto disturbi del
linguaggio in età prescolare.
Di dislessia non si guarisce in quanto è un disturbo e non una malattia, ma attraverso interventi
mirati e, soprattutto, precoci da parte di personale qualificato (logopedisti e insegnanti) il bambino
può essere adeguatamente rieducato limitando gli insuccessi scolastici. Più l'intervento è precoce
maggiore sarà la possibilità di recupero.
In quest'ottica è necessario che già nella scuola dell'infanzia venga effettuata un'osservazione
sistematica di comportamenti considerati a rischio che devono essere evidenziati, prima di tutto, alla
famiglia consigliando una consulenza logopedica e spiegando che solo specifici test potranno
evidenziare la reale presenza di un disturbo (DSL). In seguito le osservazioni verranno discusse con
le insegnanti della scuola primaria che accoglieranno il bambino in modo che possano continuare a
prestare attenzione a determinati comportamenti ed evoluzioni delle abilità. E’ quindi fondamentale
la sensibilizzazione del corpo insegnante verso i DSA per un’individuazione precoce di soggetti “a
rischio” al fine di orientare le famiglie verso centri per la diagnosi.
E’ altrettanto importante che le famiglie prestino attenzione ai piccoli “campanelli d’allarme” che
possono evidenziarsi nei propri figli.
Indicatori di rischio in fase prescolare:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
a 4-5 anni difficoltà di linguaggio, pronuncia dei suoni non buona o frasi incomplete
scarsa abilità nell’utilizzo delle parole nei giochi linguistici, nelle rime, nelle storielle
inventate, nell’invenzione di nomi per i personaggi, nell’isolare oralmente il primo suono o
la prima sillaba di una parola
difficoltà ad imparare l’ordine alfabetico
difficoltà a ripetere nel giusto ordine i nomi dei giorni della settimana e dei mesi
inadeguato riconoscimento destra/sinistra
difficoltà ad orientarsi nel tempo
difficoltà sintattica
Aspetti psicomotori:
lentezza nelle varie attività
nella copia da modello difficoltà o disordine nel foglio
manualità fine inadeguata
goffaggine nel vestirsi, allacciarsi le scarpe, riordinare.
Le difficoltà nelle competenze comunicativo- linguistiche, motorio-prassiche, uditive e visuospaziali in età prescolare sono possibili indicatori di rischio di DSA, soprattutto in presenza di una
anamnesi familiare positiva.
Tali difficoltà devono essere rilevate dal pediatra nel corso dei periodici bilanci di salute,
direttamente o su segnalazione da parte dei genitori e/o degli insegnanti della scuola dell’infanzia e
del primo anno della scuola primaria.Se persistenti nel tempo vanno segnalati ai servizi sanitari
dell’età evolutiva per un approfondimento ed una eventuale riabilitazione logopedica e/o
psicomotorica.
Nell’arco del primo anno della scuola primaria è opportuno che le insegnanti realizzino delle
osservazioni sistematiche e periodiche delle competenze di lettura- scrittura-calcolo con l’obiettivo
sia di realizzare attività didattiche-pedagogiche mirate sia di individuare eventuali difficoltà. Al
termine del primo anno devono essere segnalati ai genitori i bambini che presentino una o più delle
seguenti caratteristiche nella lettura-scrittura:
•
•
•
•
difficoltà nell’associazione grafema-fonema e/o fonema-grafema;
mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura;
eccessiva lentezza nella lettura e scrittura;
incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo riconoscibile;
Vanno segnalati anche i bambini che nella matematica presentino ritardi nella acquisizione di
abilità inerenti alle componenti di intelligenza numerica ed in particolare che non abbiano raggiunto
una o più delle seguenti abilità :
•
•
•
il riconoscimento di piccole quantità,
la lettura e la scrittura dei numeri entro il dieci,
il calcolo orale entro la decina anche con supporto concreto.
E’ necessario segnalare un bambino che alla fine della II elementare:
•
•
•
•
Legge ancora per parole;
Compie errori fonologici in lettura e scrittura;
Non sa staccare correttamente le parole;
Non sa ripetere quello che ha letto.
La segnalazione da parte degli insegnanti vede come primo interlocutore la famiglia per un
successivo invio ai servizi sanitari per l’età evolutiva eventualmente mediato dal pediatra.
. E’ auspicabile, infatti, che i servizi sanitari possano realizzare la valutazione già alla fine del
primo anno, in tempo per avviare durante il successivo anno scolastico tutti quegli interventi e
tutte quelle procedure che siano utili a ridurre le difficoltà riscontrate, sebbene una diagnosi di
dislessia-disortografia non possa essere formulata prima dell’inizio del terzo anno della scuola
primaria; e di discalculia non prima della fine del terzo.
DIAGNOSI
La diagnosi di DSA può essere fatta solo dallo psicologo o dal neuropsichiatra infantile, quando i
risultati ottenuti da un bambino in prove specifiche rilevano una competenza nella scrittura, lettura
e/o calcolo significativamente al di sotto di quanto previsto in base all’età, all'istruzione e al livello
di intelligenza.
La diagnosi permette:
di evitare errori di valutazione che possono portare a colpevolizzare il bambino ("Non impara
perché non si impegna") o attribuire la causa delle difficoltà a problemi psicologici o familiari.
Questi errori determinano sofferenze e frustrazioni.
di mettere in atto aiuti specifici (misure compensative e dispensative), tecniche di riabilitazione e
di compenso, nonché altri semplici provvedimenti come la concessione di tempi più lunghi per lo
svolgimento dei compiti, l'uso della calcolatrice o del computer.
.