TEMATICA:
DISABILITA’ E DISAGIO SCOLASTICO
ATTIVITA’: La dislessia un disturbo a specifico di apprendimento
Corsista: Marcelle Helen Green
La dislessia è un disturbo che si manifesta con un’evidente difficoltà nel leggere e nello
scrivere, provocata dall’incapacità di riconoscere le parole. Questa incapacità può avere
una causa genetica, ma più frequentemente può essere imputabile a strabismo, alla
scarsa attenzione o a sottostanti cause psicologiche. La dislessia non è una malattia
invalidante, eppure sortisce effetti fastidiosi colpendo i bambini in età scolare ed è in
crescita, essendosi diffusa dal 2% al 12 % in 20 anni.
L’incapacità di leggere, in età scolare, può portare a gravi conseguenze sull’equilibrio
psicologico del bambino, in quanto egli tende a sottostimarsi, isolandosi e perdendo la
voglia naturale dell’apprendere. Fortunatamente, questa è una favola a lieto fine. La
dislessia, infatti, si cura facilmente e non lascia segni; anzi, spesso chi è stato dislessico
da bambino ed è stato curato, risulta avere una intelligenza più acuta del normale.
Qualche esempio? Kennedy, Leonardo e Einstein sono stati tutti bambini dislessici. È
fondamentale però intervenire con tempestività.
Solitamente ci si accorge abbastanza precocemente se il bambino è dislessico, poiché ci
sono sintomi ben specifici, quali il mancato utilizzo della punteggiatura, la confusione della
sinistra con la destra, l’inversione di lettere e numeri a due cifre. Quando questi sintomi
sono evidenti e capitano spesso, è opportuno far visitare il bambino da un logopedista.
L’esame al quale sarà sottoposto consisterà nella costruzione di frasi di senso compiuto,
nel posizionare degli oggetti al proprio posto e, se già frequenta la scuola, nella lettura di
una favola e nella scrittura di frasi sotto dettatura. A seconda dei risultati del test, il
logopedista farà la diagnosi e penserà ad una terapia adeguata.
Le terapie tradizionali si presentano sotto forma di esercizi di stimolo dell’udito, vista e
percezione contemporaneamente, donandogli così anche una maggiore sicurezza in se
stesso. La terapia più recente, invece, si chiama realtà uditiva virtuale e viene praticata
con l’ausilio di cuffie. Attraverso questo meccanismo, il bambino ascolta una favola in cui
suoni e voci dei personaggi hanno toni diversi, in modo da sembrare alcuni vicini, altri
lontani, altri a distanza più ravvicinata. Questa tecnica permette al cervello del bambino di
“allenarsi” a percepire quello che giunge ad un orecchio e quello che giunge all’altro,
costruendo un nuovo equilibrio.
L’importante, in ogni caso, è che le terapie siano come un gioco. Il bambino, in questo
modo, le affronterà con più entusiasmo, non si annoierà ed otterrà migliori e più rapidi
risultati.
Decalogo per gli insegnanti
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in caso di sospetta dislessia consigliare una consulenza specialistica tempestiva
coordinarsi con gli operatori sanitari e la famiglia
incoraggiare sempre il bambino
non assegnargli carichi di lavoro troppo onerosi o fuori dalla sua portata
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concedergli più tempo per rispondere, per leggere e per scrivere;
mettere in evidenza le altre capacità che possiede;
concedergli molta attenzione e infondergli fiducia in se stesso e nelle sue capacità
non metterlo in imbarazzo davanti alla classe, evitare definizioni come lento, pigro,
svogliato
9. non confrontare i suoi risultati con quelli dei compagni
10. se necessario usare sussidi e supporti didattici come cassette video, audio e cd
rom, utilizzare il pc per la scrittura, ecc.
Dislessia: domande e risposte
Cos'è la dislessia?
La dislessia è un disturbo dell'apprendimento della lettura e della scrittura che si manifesta
in bambini di intelligenza normale, che non hanno problemi fisici o psichici e hanno avuto
adeguate opportunità di apprendere
Chi colpisce?
Colpisce circa il 5% della popolazione italiana in età scolare (circa 1.500.000 bambini). A
volte il dislessico é un bambino che ha avuto un Disturbo Specifico di Linguaggio in quanto
la lettura e la scrittura ripropongono al bambino, ad un livello più alto, le difficoltà che ha
avuto nel linguaggio.
I maschi sono tendenzialmente colpiti più delle femmine, con un rapporto di 1:1,5.
Spesso altri membri della famiglia hanno avuto o hanno lo stesso problema.
Come si manifesta?
I bambini dislessici non sono tutti uguali e i vari possibili sintomi non è detto si presentino
contemporaneamente in ogni bambino.
I sintomi più frequenti sono:
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Difficoltà a identificare i suoni che costituiscono una parola e le sequenze di suoni
che costituiscono le sillabe e le parole
Difficoltà a riconoscere le lettere e le sequenze di lettere che formano la parola
scritta
Difficoltà a sviluppare una lettura veloce e corretta con una comprensione puntuale
di quanto viene letto
Difficoltà ad acquisire l'ortografia
Difficoltà ad esprimersi per scritto
Difficoltà nella matematica: nello scrivere e leggere i numeri, nell'imparare le
tabelline e le operazioni, nel comprendere e risolvere i problemi
Difficoltà nell'organizzazione spazio-temporale: confusione tra alto/basso, tra
destra/sinistra, tra ieri/oggi/domani, ecc
Problemi di attenzione e di concentrazione
L'aspetto che più colpisce è la discrepanza tra l'intelligenza che è buona e le prestazioni di
lettura e di scrittura che sono inferiori alla classe frequentata ed alle aspettative di genitori
ed insegnanti.
Cosa fare?
La diagnosi deve essere fatta tempestivamente da specialisti; neuropsichiatri infantili,
psicologi, logopedisti che operano nei Servizi di Neuropsichiatria Infantile e se necessario
in centri specificamente deputati alla diagnosi dei disturbi del linguaggio e
dell'apprendimento.
Cosa non fare
Non colpevolizzare il bambino attribuendo la difficoltà a disimpegno e scarsa applicazione.
In tale modo si riducono l'autostima e la motivazione all'apprendimento.
Cosa devono fare i genitori?
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Informarsi e richiedere una valutazione diagnostica appropriata
Aiutare e seguire il bambino a casa
Eventualmente cercare un aiuto per le attività scolastiche
Usare sussidi e supporti didattici come cassette video, audio e cd rom
Cosa deve fare l'insegnante?
L'insegnante è in genere la prima persona ad accorgersi del problema. Se ha il dubbio di
una dislessia deve suggerire alla famiglia di rivolgersi al più presto a specialisti. In seguito
deve agire in maniera coordinata con gli operatori sanitari e la famiglia.
A scuola è importante:
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incoraggiare sempre il bambino
concedergli attenzione e infondergli fiducia in se stesso e nelle sue capacità
concedergli più tempo per le attività scolastiche
non fissare degli obiettivi fuori dalla sua portata
mettere in risalto le cose che riesce a fare bene e le altre capacità che possiede
Cosa non deve fare l'insegnante?
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Non assegnare al bambino un carico di lavoro troppo oneroso dimenticando che il
bambino dislessico impiega un tempo maggiore per svolgere i compiti
Non metterlo in imbarazzo davanti alla classe definendolo lento, pigro o svogliato
Non confrontare i suoi risultati con quelli dei compagni.
a cura della dott.ssa Giovanna Zardini
Istituto Neurologico "C. Besta" - Divisione Neurologia dello Sviluppo
curatore del libro "I disturbi di apprendimento della lettura e della scrittura"