2.5 L`occupazione nel turismo

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Guido Candela, Paolo Figini - Economia del turismo, 2ª edizione
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L’occupazione nel turismo
Analizziamo ora l’occupazione nel turismo, partendo dalle modalità con cui i sistemi di contabilità
nazionale registrano le diverse nozioni di occupazione e proseguendo con un’analisi del mercato del
lavoro nel settore turistico.
2.5.1 L’occupazione turistica nei sistemi di contabilità
L’OCSE tratta l’occupazione nel turismo distinguendo tra lavoro dipendente permanente (permanently employed workers) e lavoro autonomo (self-employed workers). Naturalmente solo per i lavoratori dipendenti viene rilevato esplicitamente anche il numero di ore lavorate; infatti quest’informazione per i lavoratori autonomi è difficile da acquisire.
Tradizionalmente nella contabilità nazionale “l’occupazione totale interna” è trattata come il
numero di persone che, in un Paese, partecipa al processo produttivo. Con questa definizione si
giunge però implicitamente a una completa identificazione tra attività e occupazione svolta. In
pratica, tuttavia, non è sempre così a causa della presenza del “doppio lavoro”. E questa situazione
si riscontra assai spesso nel turismo.
Diverse nozioni di occupazione consentono di tenere conto del fatto che un lavoratore può
svolgere una o più funzioni lavorative e che la sua attività va comunque riferita a un’equivalente
occupazione media annuale, e sono particolarmente importanti per rispondere ai problemi di
valutazione del secondo lavoro. Infatti usando queste categorie si può considerare, per esempio, il
lavoro di un postino che, in stagione, effettua un turno alla reception di un albergo o di un
dipendente di un’agenzia di viaggio che integra il proprio reddito aprendo, in orario serale,
un’agenzia per il cambio turistico. Si noti che questi esempi sono volutamente diversi per introdurre
implicitamente, direttamente per il turismo, due importanti distinzioni relative al problema del
doppio lavoro:
1. il lavoro occasionale o marginale che avviene nello stesso settore di attività (è il caso del
dipendente d’agenzia), ma che può anche contemplare il traboccamento fra settori diversi (è
il caso del postino);
2. il doppio lavoro che può originarsi per un lavoratore dipendente che svolge altro lavoro
dipendente (è il caso del postino), o per un lavoro dipendente che compie come seconda
attività un lavoro autonomo (è il caso del dipendente d’agenzia). In più si riconosce
esplicitamente l’esigenza di valutare anche l’occupazione dell’economia sommersa e
dell’economia illegale.
Rispetto all’occupazione, l’economia sommersa, a sua volta, può essere distinta in due differenti
tipi: di origine economica, se lo scopo dell’attività è quello di evadere le imposte, i contributi sociali
o il rispetto del contratto di lavoro; di origine statistica, per quelle attività che sfuggono, per difetto
d’informazione, da ogni tentativo di rilevazione. Un esempio per il turismo di economia sommersa
del primo tipo è quello del ragazzo minorenne che lavora come venditore di gelati in un bar sulla
spiaggia, nel periodo serale di maggior afflusso turistico; molti altri esempi possono essere
immaginati con facilità. L’economia illegale è quella che trae origine da attività illecite: anche in
questo caso possiamo trovare riscontro nel turismo, per esempio nelle attività di prostituzione o di
spaccio di droghe.
2.5.2 Il mercato del lavoro nel turismo
Per quanto riguarda l’occupazione turistica è bene distinguere al suo interno alcune fondamentali
componenti che, da un punto di vista economico, identificano segmenti sufficientemente precisi di
lavoro: la distinzione tra occupazione primaria, che è da riferire al mercato del lavoro interno, e
occupazione secondaria, che è da riferire al mercato del lavoro esterno; la distinzione tra
occupazione pubblica e privata.
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Mercato del lavoro interno ed esterno
La distinzione in mercato interno ed esterno del lavoro, introdotta in economia del lavoro da
Doeringer e Piore (1971), è stata applicata ai problemi del lavoro per il turismo da Delbono e
Fiorentini (1987); essa richiama l’attenzione sulla caratteristica dell’occupazione turistica di essere
fortemente frazionata dal punto di vista qualitativo, in particolare per effetto della stagionalità cui la
produzione turistica è soggetta (Paragrafo 6.5). Sul mercato del lavoro interno si presentano per il
turismo una domanda e un’offerta di prestazioni continuative, qualificate e specialistiche; sul
mercato del lavoro esterno si presentano invece una domanda e un’offerta di prestazioni stagionali,
spesso generiche e scarsamente qualificate.
Si noti che la continuità del lavoro è la caratteristica del mercato interno, ma in questo mercato è
importante anche la qualifica di professionalità. Possiamo avere infatti lavoratori altamente
qualificati, a elevato reddito, ma con contratti stagionali: può essere, per esempio, il caso di un
grande sommelier che alterna, tutto l’anno, contratti stagionali ad alto reddito presso alberghi di
lusso in estati balneari e in inverni alpini. Il contratto stagionale, quindi, è solo un indicatore del
mercato esterno, ma non una sua peculiarità: l’aspetto determinate è la qualificazione o la genericità
del lavoro. Nel mercato esterno troviamo, nel turismo, anche lavoratori occupati in lavori atipici,
come per esempio le cubiste che lavorano nelle discoteche.
I mercati interno ed esterno sono caratterizzati da comportamenti molto diversi degli operatori e
sono legati fra loro da relazioni piuttosto complesse. In questi termini, essi costituiscono
tecnicamente segmenti del mercato del lavoro per il turismo; teniamo quindi separate le loro analisi.
La domanda di lavoro nel mercato interno si configura come un aggregato composto di domande
distinte secondo capacità professionali dirette alla produzione di servizi turistici. Gli esempi più
tipici sono quelli connessi alle attività più qualificate delle agenzie di viaggio e dei tour operator, o
alle professionalità, di ogni livello, presenti all’interno del settore alberghiero e dei pubblici
esercizi. Queste componenti della domanda primaria sono però profondamente dinamiche,
principalmente a causa della differenziazione del prodotto turistico e del miglioramento degli
standard qualitativi dell’offerta.
Questo insieme di occupazioni è generalmente contraddistinto da una spiccata indipendenza
rispetto alla stagionalità turistica, sia perché legato da contratti di lavoro annuali, sia perché l’alta
qualifica del lavoratore consente di compensare la stagionalità offrendo la professionalità a turismi
diversi, sia per il fatto puramente economico che un lavoro stagionale professionalmente elevato ad
alta retribuzione consente comunque di coprire praticamente un reddito annuale.
In questi termini questa occupazione è autonoma rispetto ad attività diverse, nel duplice senso
che i lavoratori primari non possono risultare, o non hanno bisogno di essere, occupati in altri
settori, né rappresentano un serbatoio di forza lavoro per altri settori. Si può parlare, allora, del
mercato interno come di una domanda e di un’offerta di lavoro prettamente turistica, integrata con
continuità in questa struttura produttiva e finalizzata allo svolgimento di mansioni tipicamente
riferibili al turismo. Il mercato del lavoro interno è, infine, caratterizzato da un’integrazione tra
domanda e offerta di lavoro in perenne movimento, influenzata in modo sensibile dalla dinamica
delle strutture di mercato e dai processi che rallentano o accelerano il processo di evoluzione del
prodotto turistico. Solo su qualificate professionalità, infatti, può fondarsi la creazione di istituzioni
pubbliche e private finalizzate al miglioramento degli standard qualitativi e alla promozione e
diffusione della concorrenza di particolari zone e avvenimenti di potenziale richiamo turistico.
Il mercato del lavoro esterno, invece, si basa sull’interrelazione tra un’offerta di lavoro per
persone non qualificate, per periodi di tempo limitati (stagionali o infra-stagionali); è una domanda
di lavoro che si origina da componenti “marginali” della forza lavoro disponibile (fra questi vi sono,
genericamente, anche i giovani in cerca di prima occupazione). Questo mercato è influenzato in
modo rilevante dalle condizioni del mercato del lavoro in generale, in quanto, presentando forti
interrelazioni con altri mercati, può servire a compensare le fluttuazioni occupazionali che si
verificano in altri settori; il mercato esterno è interrelato anche con la condizione economica
generale dei Paesi in via di sviluppo, tramite i processi migratori (legali e illegali). In questo
mercato, più che in quello interno, si presentano – dipendentemente dalle fasi cicliche e dal bisogno
di integrazioni salariali – forti asimmetrie tra domanda e offerta, relative sia al potere contrattuale
sia all’elasticità rispetto alla remunerazione.
I mercati del lavoro interno ed esterno sono comunque fra loro comunicanti, e può accadere
spesso che quest’ultimo sia una forma di “anticamera” per il mercato interno; l’occupazione
stagionale, infatti, può costituire dal punto di vista del lavoratore un processo di apprendimento
(learning by doing) di professionalità e dal punto di vista del datore di lavoro una forma di periodo
di prova dei lavoratori in cerca di prima occupazione.
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Occupazione pubblica e privata
Veniamo ora alla seconda distinzione: l’occupazione turistica nel settore privato e nel settore
pubblico. In un’economia di mercato l’occupazione turistica privata si spiega da sola, e infatti tale
occupazione assorbe di gran lunga la quota più importante dell’offerta di lavoro; per sostenere le
ragioni dell’occupazione pubblica è invece necessaria qualche, seppure breve, riflessione.
La natura del fenomeno turistico è tale da implicare fenomeni di esternalità e di offerta di beni
pubblici (Capitolo 14), e vedremo come questi fenomeni conducano al fallimento del mercato.
Allora è necessario un intervento del policy maker, sia per il recupero delle condizioni di efficienza,
sia per indurre i privati a comportamenti cooperativi, sia per coordinare e completare l’offerta del
prodotto turistico nella destinazione (Paragrafo 3.3). Una gestione corretta del turismo crea anche
una domanda di “lavoratori pubblici del turismo” capaci e decisori.
Nel suo complesso, quindi, il mercato del lavoro turistico richiede la collaborazione di due
segmenti di occupazione:
1. operatori con capacità organizzativo-professionali che siano in grado di offrire stimoli
imprenditoriali per l’impresa privata;
2. operatori politico-pubblici capaci d’introdurre (e fare applicare) provvedimenti volti a
rimediare al fallimento del mercato. Fra questi temi pubblici, oggi, troviamo certamente
anche quello della tutela dell’ambiente. Lavoro privato e lavoro pubblico, ossia iniziativa
privata e controllo pubblico, devono collaborare per assicurare efficienza in un prodotto
complesso come quello turistico.
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