TARTARUGHE VIMAX MAGAZINE MARZO 110 2012 di Cristiano Papeschi e Linda Sartini NON SOLO PROBLEMI DI DIETA Come tutti gli animali, anche le tartarughe hanno fabbisogni alimentari precisi che, se non osservati, possono minare il loro benessere “LA salute inizia a tavola” recitava un vecchio detto: questa regola è quanto mai valida per gli animali da compagnia, e i rettili non fanno eccezione. Quello delle tartarughe è un gruppo molto eterogeneo di specie con fabbisogni estremamente diversi. Dal punto di vista delle abitudini alimentari esistono in linea generale tre gruppi, un po’ come succede nel regno animale: carnivori, erbivori, onnivori. Conoscere le loro esigenze nutrizionali è indispensabile per garantire loro una buona salute. PER LE CARNIVORE. Le tartarughe carnivore sono per lo più quelle semiacquatiche come la Emys orbicularis, ovvero la tartaruga palustre europea, o le giovanissime Trachemys (che successivamente diventeranno onnivore). Queste due specie, ma anche molte altre, necessitano di proteina animale di elevato valore biologico per la loro sopravvivenza: in parole povere, quindi, di piccoli pesci o insetti, ma anche mangimi commerciali appositamente studiati che contengono una percentuale di proteine e grassi compresa tra il 30 e il 60%, mentre la fibra e i carboidrati devono essere presenti in quantità trascurabili. Uno degli errori di gestione più frequenti con le specie carnivore è la somministrazione esclusiva di gamberetti secchi che, nel giro di pochi mesi, porta inevitabilmente a ipovitaminosi A, oppure di una dieta a base di polpa di pesce o di carne macinata che, visto l’insufficiente contenuto in calcio, espone questi rettili al rischio di sviluppare la malattia ossea metabolica. GHIOTTONERIE VEGETARIANE. Tra i cheloni strettamente erbivori per eccellenza vi sono le tartarughe di terra come per esempio Testudo spp. e Geochelone spp., molto diffuse nelle nostre case e nei nostri giardini. Prendiamo l’inossidabile Testudo hermannii: la sua dieta dovrà garantire un apporto di fibra compreso tra il 18 e il 28%, proteine in ragione di un 15-35% e pochi grassi (meno del 10%), mentre i carboidrati, anche in questo caso, dovranno essere veramente trascurabili. Un altro dato nutrizionale molto importante è rappresentato dal rapporto calcio/fosforo, che dovrà essere almeno di 2:1 per evitare la malattia ossea metabolica. In sintesi, come dovremmo alimentare le nostre tartarughe di terra? Se possibile, meglio evitare i mangimi commerciali, a meno che non forniscano le debite garanzie (divieto assoluto di ripiegare, in mancanza di altro, su mangimi per tartarughe carnivore), e optare per una dieta molto più casereccia a base di erba medica e tarassaco, che contengono elevate quantità di calcio, nonché di verdure come il radicchio o la cicoria. Se allevate all’aperto queste tartarughe saranno fra l’altro in grado di ricercare eventuali foraggi appetibili per conto proprio, quindi di integrare arbitrariamente la dieta. La frutta dovrebbe essere evitata, tranne in alcune specie di Geochelone spp. (per esempio Geochelone carbonaria), che invece ne richiedono una elevata quantità: per non correre rischi è sempre bene però informarsi prima in maniera approfondita. Anche con le tartarughe terrestri si rischiano errori alimentari, piuttosto frequenti, come per esempio somministrare carboidrati sottoforma di pane o pasta, di cui sono particolarmente golose. E attenzione alle crocchette per cani o gatti lasciate nella ciotola: la tartaruga sarà ben lieta di darvi fondo, con gravi conseguenze. ONNIVORE, MA NON TROPPO. Le tartarughe onnivore – Trachemys scripta elegans adulte, molto diffuse nei nostri acquari, ma anche specie come Tryonyx spp., Kinosternon spp., Graptemys spp. e tante altre – possono permettersi qualche