turrisbabel
Trimestrales Mitteilungsblatt der Stiftung der Kammer der Architekten, Raumplaner, Landschaftsplaner, Denkmalpfleger der Autonomen Provinz Bozen
Euro 8,00 Spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 numero 47) art. 1, comma 1, DCB Bolzano In caso di mancato recapito, rispedire all’ufficio di Bolzano C.P.O. per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere il diritto fisso
Notiziario trimestrale della Fondazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia Autonoma di Bolzano
73
Kino
Cinema
turrisbabel 73
Kino / Cinema
Editorial / Editoriale
2
Un’occasione mancata?
Carlo Calderan
Statements
4
Le sale cinematografiche in Alto Adige
Paolo Caneppele
8
Progetti di cinema di Armando Ronca
Flavio Schimenti
14
Kino(t)räume
Sylvia Ballhause
20
Kinopolitik
Andreas Perugini
22
Trimestrales Mitteilungsblatt der Stiftung der Kammer
La ZeLIG – Scuola di documentario a Bolzano
Heidi Gronauer
der Architekten, Raumplaner, Landschaftsplaner,
Denkmalpfleger der Autonomen Provinz Bozen
24
De Architectura
degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori
della Provincia Autonoma di Bolzano
26
36
Architettura e Multiplex
Andrea Viviani
Tel. 0471 971741 http://www.bz.archiworld.it
e-mail: [email protected]
Gestione e progettazione del cinematografo
Filippo Lazzeri
Sparkassenstraße 15 via Cassa di Risparmio
I — 39100 Bolzano / Bozen
Cinema è architettura
Paola Attardo, Tiziana Corso
Notiziario trimestrale della Fondazione dell’Ordine
42
Cinecity Udine, Multiplex
Andrea Viviani
46
Cinecity Padova, Multiplex
Andrea Viviani
52
Verantwortlich für den Inhalt / Direttore responsabile:
Carlo Calderan
Zusammengestellt von Emil Wörndle
56
60
62
Matteo Torresi, Lorenzo Weber, Alberto Winterle,
Emil Wörndle, Alexander Zoeggeler.
Diese Ausgabe wurde von Karin Kretschmer betreut /
Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 2004
Alessandro Scavazza
64
Das Leo-Kino in Innsbruck
Zusammengestellt von Emil Wörndle
Questo numero è stato coordinato da
Karin Kretschmer
Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 1991
Alessandro Scavazza
Carlotta Polo, Matteo Scagnol, Alessandro Scavazza,
Alberta Schiefer, Kathrin Schiefer, Luigi Scolari,
Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia
Alessandro Scavazza
Redaktion / Redazione: Sandy Attia, Tiziana Corso,
Melanie Franko, Elena Mezzanotte,
Das Capitol-Kino in Bozen
66
Kino „Am Markt“, Lienz
Machné & Durig Architekten, Monika Gogl.
Verantw. für die Werbung / Resp. per la pubblicità:
Zusammengestellt von Calderan/Kretschmer
Tel. 0471 301751
68
Multiplexkino „Cubix“, Berlin
nps tchoban voss GbR Architekten BDA.
Grafik / Grafica: www. Lupe.it (BZ)
Zusammengestellt von Karin Kretschmer
Druck / Stampa: Europunto (VR)
72
Architekturbüro [lu:p]. Zusammengestellt von Karin Kretschmer
Für Wort, Bild und Zeichnungen zeichnen
die jeweiligen Autoren verantwortlich.
74
Erweiterung Kino Xenix, Zürich
Frei + Saarinen. Zusammengestellt von Melanie Franko
Scritti, fotografie e disegni impegnano soltanto
la responsabilità dell’autore.
Filmburg Kronach
74
Ristrutturazione del Cinema Nuovo
e trasformazione in cinema-teatro “P. P. Pasolini”
Register der Druckschriften des Landesgerichtes Bozen
Valle Architetti Associati
Registro stampe del tribunale di Bolzano
Rezension / Recensione
N./n. 22 /97 vom/del 9.12.1997
78
Oktober / Ottobre 2006
Spedizione in A.P., – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004
Lidia Curti, Monica Carmen
82
numero 47), art. 1, comma 1, DCB Bolzano
Titelseite / Copertina:
Sylvia Ballhause, Astra, Essen
Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni
Filmografie
Karin Kretschmer
84
Lieblingsfilme / Film amati
Sandy Attia, Karin Kretschmer
2
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Carlo Calderan
Editorial
Editoriale
Il nuovo cinema in riva
all’Isarco
Foto Carlo Calderan
Un’occasione mancata?
Da qualche parte, oltre la ferro-
Forse è la natura stessa del ci-
sto che riporta il multisala nel
via, in via Macello, sta nascen-
nema ad impedirlo: più che un
mezzo della città: alle diverse
do un multisala che in un colpo
corpo esso è una via d’uscita,
scale il Cine X di Lienz, il Cubix
solo raddoppierà il numero di
un interno da cui accedere allo
di Berlino o il progetto non rea-
sale cinematografiche della pro-
spazio filmico che, come dice
lizzato di H&M per Basilea ci
vincia. A Bolzano quasi tutto ciò
Giuliana Bruno, per consentire
mostrano un’architettura che si
che si trova oltre la ferrovia uf-
visibilità, deve rendersi presso-
concentra sugli interstizi tra le
ficialmente è in via Macello.
ché invisibile e smaterializzarsi.
scatole vuote delle sale sovrap-
Inizia poco dopo ponte Loreto
Ma se i confini della sala de-
poste e trasforma il corpo opa-
e misteriosamente riappare die-
vono scomparire nel buio per
co del cinema in un catalizzato-
tro la funivia del Renon; più che
consentirci di credere alla realtà
re di socialità urbana. Guardan-
una strada, direi un deposito,
proiettata, lo spazio tra la sala
do soprattutto quest’ultimi mi
un’area percepita ancora come
e la strada, il foyer, le gallerie
chiedo se il nuovo cinema di
vuota, a disposizione, sottratta
di accesso sono tra i più densi
Bolzano, lasciato solo in un’area
ad ogni possibile comprensione,
e frequentati della città contem-
qualsiasi, senza divenire parte
in attesa che “ferroplan” final-
poranea. Inoltre il cinema è
di un disegno complessivo di
mente ne chiarisca la collocazio-
per lo più un’impresa privata
crescita delle centralità urbane,
ne urbana. Nel frattempo però
per cui spesso sono solo le re-
non sia un’occasione mancata.
questo vuoto è diventato densis-
gole del mercato a condizio-
simo e guardandolo dalle rive
narne la localizzazione, eppure
Seit einiger Zeit entsteht in der
convulse dell’Isarco si stenta a
non mancano esempi in cui
Schlachthofstraße, hinter dem Bahn-
credere che esista un disegno
precise scelte urbanistiche sia-
gelände, ein großes Kinozentrum.
urbano talmente forte da essere
no riuscite a far coincidere in-
Damit wird sich die Zahl der Kinosäle
in grado di ricollocare questi so-
teressi privati ed ambiziosi pro-
im Land schlagartig verdoppeln. In
lidi in un progetto sensato.
getti di riqualificazione urbana.
Bozen gehört, was sich jenseits der
La scelta di costruire o lasciar co-
Non è così per il cinema di Bol-
Bahngeleise befindet, offiziell zur
struire un cinema in quest’area
zano che mi pare rimanga so-
Schlachthofstraße. Sie beginnt neben
è in qualche modo provocato-
speso tra due tendenze che ab-
der Loretobrücke und taucht hinter
ria, poiché ci costringerà ad ab-
biamo voluto documentare nelle
der Rittnerseilbahn irgendwie wieder
bandonare il centro, ad uscire
pagine seguenti. Da un lato il
auf. Mehr als eine Straße scheint sie
all’esterno delle protettive “mura”
processo di trasferimento dei
mir eine Lagerstätte, eine Zone, die
ferroviarie. Non mi pare però
cinema dai centri urbani alle
noch als auffüllbar verstanden wird,
sia stata un scelta volontaria.
aree industriali esterne che ven-
sie scheint darauf zu warten, dass
Il nuovo cinema riempie un
gono scelte perché più facil-
„ferroplan“ die urbanistische Einord-
lotto, uno tra quelli ancora liberi,
mente raggiungibili in automo-
nung endlich klärt. In der Zwischen-
come una qualsiasi altra attivà,
bile e per la disponibilità di ter-
zeit hat sich dieser städtische Hohl-
avrebbe potuto essere un’auto-
reni a costo inferiore che con-
raum jedoch sehr verdichtet, und
rimessa o degli uffici o un ma-
sente la costruzione di grandi
wenn man ihn vom anderen Flussufer
gazzino, indifferentemente.
complessi multisala ad un livel-
aus betrachtet, tut man sich schwer,
Tra gli edifici pubblici destinati
lo. Uno spostamento in perife-
zu glauben, dass es ein so starkes
alla cultura il cinema è oggi
ria, in una zona per così dire
urbanistisches Konzept geben kann,
l’unico a non essere considera-
franca, assai comune ad esem-
welches all diese Baukörper zu
to uno dei possibili oggetti con
pio in Italia che ha reso pos-
einem sinnvollen Projekt zusammen-
cui costruire la città; sono pochi
sibile la liberazione di energie
führt. Die Entscheidung, in diesem
gli esempi in cui sono stati con-
creative altrimenti sconosciu-
Bereich ein Kino zu errichten oder
cepiti come monumenti urbani,
te all’architettura italiana con-
errichten zu lassen, ist in gewisser
il più famoso, l’Universum di
temporanea, come mostra la
Weise provokatorisch. Sie würde uns
Mendelsohn a Berlino è stato,
furia sperimentale di Viviani nei
zwingen, das Stadtzentrum und die
dopo la ricostruzione, non a
suoi Cinecity in Veneto e Friuli.
schützenden Begrenzungsmauern
caso trasformato in un teatro.
Dall’altra un movimento oppo-
des Bahngeländes zu verlassen. Ich
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Un’occasione mancata? – Editorial / Editoriale
glaube aber nicht, dass dies eine be-
saals im Dunkel verschwinden müs-
Verlagerung in freie Flächen der Peri-
wusste Entscheidung war. Das neue
sen, um an die projizierte Realität
pherie ist in Italien sehr häufig zu sehen
Kino füllt eines der noch brachlie-
glauben zu lassen, so sind doch die
und sie ermöglicht eine freie Entfal-
genden Baulose auf, so wie jede
Räume zwischen Saal und Straße, das
tung kreativer Energie, wie sie sonst
beliebige andere Nutzung, es hätte
Foyer, die Gänge und Rampen zu den
in der zeitgenössischen italienischen
genausogut auch eine Parkgarage
Sälen, mit die am meisten frequen-
Architektur kaum zu beobachten ist.
sein können oder ein Bürogebäude,
tierten Räume der modernen Stadt.
Ein Beispiel dafür ist die experimen-
ein Magazin, irgendetwas eben.
Außerdem ist das Kino zumeist ein
telle Bauwut Vivianis mit seinen Cine-
Von allen öffentlichen Bauten, die
privates Unternehmen, und deshalb
ctys im Veneto und im Friaul.
kulturellen Zwecken dienen, ist das
bestimmen häufig nur die Gesetze
Auf der anderen Seite gibt es die Ge-
Kino heute das einzige, welches nicht
der Marktwirtschaft den Standort.
genbewegung, die das Kinozentrum
als urbaner Baustein gesehen wird.
Trotzdem gibt es Beispiele, in denen
ins Herz der Stadt zurückholt: Bei-
Es gibt kaum Beispiele, wo ein Kino
urbanistische Überlegungen dazu
spiel dafür sind – in unterschiedli-
als urbanes Monument geplant wurde.
führten, dass privates Interesse und
chen Maßstäben – das Cine X in Lienz,
Das berühmteste unter diesen, das
städtebaulicher Anspruch unter
das Cubix in Berlin oder das nicht
Kino Universum von Erich Mendel-
einen Hut gebracht wurden. Für das
realisierte Projekt von H&M für Ba-
sohn in Berlin, wurde nicht zufällig
Kinozentrum in Bozen trifft dies nicht
sel. Sie führen uns eine Architektur
nach seinem Wiedraufbau in ein
zu, – mir scheint, es befindet sich
vor, die sich auf die Zwischenräume
Theater umgewandelt. Vielleicht ver-
irgendwo zwischen den zwei Grund-
zwischen den schachtelförmigen
hindert ja die Natur des Kinos gera-
tendenzen, die wir auf den folden-
Kinosälen konzentriert und den dunk-
de dies: Mehr denn ein Körper ist es
den Seiten dokumentieren wollen.
len Körper des Kinos in einen Kataly-
ein Ausgang, ein Innenraum, über
Auf der einen Seite verlagern sich
sator städtischen Lebens verwandelt.
den man den Raum des Films betritt.
Kinos von den Stadtzentren in peri-
Wenn ich gerade diese Beispiele
Dieser Innenraum muss – wie Giu-
phere Industriegebiete, weil sie mit
betrachte, frage ich mich, ob das
liana Bruno es ausdrückt – sich mög-
dem Auto leichter erreichbar sind und
neue Kino in Bozen, welches an
lichst entmaterialisieren und unsicht-
weil der Baugrund billiger und in grö-
einem so beliebigen Ort ensteht und
bar werden, um den Raum des Films
ßerem Ausmaß verfügbar ist, sodass
in keine Vision für die Entwicklung
sichtbar werden zu lassen. Wenn
große eingeschossige Kinozentren
des Stadtzentrums integriert ist, nicht
aber die Raumbegrenzungen des Kino-
überhaupt entstehen können. Diese
eine vergeudete Chance darstellt.
3
4
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Paolo Caneppele
Statements
L’Edificio Kubicek oggi
Foto Carlo Calderan
Le sale cinematografiche
in Alto Adige
Questo brevissimo excursus sulla genesi
colo foraneo dura in regione fino al 1907–
delle sale cinematografiche in regione non
1908, quando iniziano ad essere inaugura-
è per ovvie ragioni di spazio esaustivo, ma
te le prime sale stabili. A Bressanone, l’im-
sulla base delle ricerche fino ad ora pub-
prenditore Emil Kubicek trova un locale
blicate da vari ricercatori, cerca di dare
idoneo ad ospitare la prima sala stabile
una sintesi sulle origini del fenomeno.
cittadina nei pressi del centro, in via Fienili
Da quanto noto si possono comunque in-
56. Tale sala era situata in un fienile, ora
dividuare alcune linee comuni. Caratteri-
demolito, posto di fronte alla porta Sabio-
stica comune a tutte le sale è la loro po-
na. Non si conoscono le dimensioni; l’uni-
sizione centrale. I primi imprenditori cerca-
ca cosa certa è la vicinanza all’albergo
no solo locali adeguati in diretta vicinanza
Corona (Zur Krone), a cui apparteneva l’im-
al centro città talvolta a scapito della co-
mobile. Il fienile venne sistemato alla me-
modità degli stessi. La seconda conside-
no peggio, d’altronde l’improvvisazione e
razione riguarda la velocità con cui i cine-
la provvisorietà erano caratteristiche co-
ma dopo i timidi e scomodi inizi (ricordia-
stanti delle prime sale cinematografiche,
mo la stalla riadattata di Bressanone dove
o lo spettacolo ebbe inizio. La seconda sala
si tennero le prime proiezioni) vengono
stabile di Bressanone è aperta dal proprie-
ristrutturati o trasferiti in posizioni ancora
tario dell’albergo “Stern”, che nel settem-
più centrali o prestigiose. Terza evidente
bre 1910 chiede il permesso di aprire un
linea di sviluppo è lo stretto legame fra
cinema nei suoi locali in ristrutturazione.
molte sale e l’attività alberghiera; non a ca-
A Merano sabato 14 novembre 1908 è inau-
so il più lussuoso locale della regione fu
gurato il “Theater-Kinematograph” gestito
costruito proprio in un hotel meranese.
dall’albergatore Max Schweigel nel vec-
Il cinema sul versante meridionale delle
chio magazzino del teatro civico sito al nu-
Alpi si fa conoscere con le medesime mo-
mero 44 della Habsburgerstraße. Il pub-
dalità del Nord Europa. La prima proiezio-
blico accorse numeroso nella sala da 200
ne pubblica a pagamento della storia si
posti, allestita con semplicità e gusto.
tenne, a Parigi, nel Salon Indien del Grand
A Bolzano sono aperti quasi contempora-
Café di Boulevard des Capucines 14 e an-
neamente tre cinematografi. Questo fatto,
che nella nostra regione le prime proiezio-
insieme alla loro collocazione, cioè l’area
ni ebbero luogo nei saloni degli alberghi,
della città vecchia, fa intuire chiaramente
in quelli delle birrerie o dei caffè. In Alto
come l’attività cinematografica godesse
Adige il cinema giunge alcuni mesi dopo
di un successo ormai consolidato. Questi
la prima proiezione in terra austriaca avve-
primi cinematografi stabili sono sorti tutti
nuta a Vienna il 20 marzo 1896. A Bolzano
in locali preesistenti dalla destinazione
nel novembre 1896 all’hotel Grifone sono
d’uso originariamente diversa da quella
proiettate immagini cinematografiche.
cinematografica. Il primo cinematografo
A Bressanone il primo spettacolo cinema-
stabile di Bolzano è il Welt-Biograph, inau-
tografico cittadino è ospitato nella sala del-
gurato il 21 dicembre 1907. Il cinemato-
l’albergo Goldener Adler tra la fine di no-
grafo era situato nella casa Perger, che
vembre e i primi giorni di dicembre 1897.
si affacciava sia su via Argentieri e sulla
Questa prima fase dura dal 1896 al 1898
Erzherzog-Rainer-Straße, l’attuale via della
circa. Dal 1898/1899 in poi il cinema rag-
Mostra, di fronte al palazzo Campofranco.
giunge città e cittadine grazie all’intrapren-
Il 22 dicembre 1907 venne inaugurata la
denza degli imprenditori ambulanti che
seconda sala stabile bolzanina battezzata
seguono il calendario delle fiere e delle fe-
Theater-Kinematograph. La sua colloca-
ste patronali. L’epoca d’oro dello spetta-
zione era importante: la sala al primo pia-
6
Statements – Le sale cinematografiche in Alto Adige
April Aprile 2007
no del vecchio Municipio, sotto i Portici
scrivendo le strutture architettoniche del
al civico n 30. Negli stessi giorni è annun-
nuovo cinema, criticano la scelta delle por-
ciato anche l’inizio di proiezioni cinemato-
te e auspicano che siano sistemati dei tap-
grafiche presso le Sale Civiche, che si tro-
peti per attutire il rumore dei passi, ma, nel
vavano in quella che è l’attuale Piazza Ver-
complesso, la sala dava una buona impres-
di, allora Eisackstraße 17. Qui, però, gli
sione, grazie anche alle sue decorazioni.
spettacoli iniziarono solo nel marzo 1908.
Se la sala di Bressanone rimane un’ecce-
A Villabassa (Niederdorf / alta Pusteria), l’as-
zione per alcuni anni, la sala più ammi-
sociazione cattolica dei lavoratori, sotto gli
rata della regione fu inaugurata a Merano
auspici del decano Stemberger, organizza
presso l’Hotel Plankensteiner. Domenica
regolari proiezioni nella sala dell’albergo
12 novembre 1911 venne inaugurato il
o
Goldener Adler. All’inaugurazione, il 22
“Plankenstein-Kinematographentheater”,
novembre 1909, il pubblico accorre nume-
presentato come il più elegante del Tirolo.
roso e accoglie positivamente l’iniziativa.
Il commento musicale ai film veniva offer-
Queste sono le notizie sulle prime sale in
to dal gruppo femminile “Wiener Damen-
regione, ma non bisogna aspettare molto
kapelle Rosa Rinesch” composto da sei
tempo perché anche qui siano costruiti
strumentiste. I primi posti e i distinti era-
edifici appositamente concepiti per le pro-
no forniti di poltroncine imbottite. Inoltre,
iezioni cinematografiche. Il primo ottobre
cosa assolutamente eccezionale, il pro-
1911 il gestore Emil Kubicek apre i bat-
gramma veniva cambiato tre volte alla
tenti del suo nuovo cinema nella Erzher-
settimana il sabato, il martedì ed il vener-
zog-Eugen-Straße. Grazie alla sua intra-
dì. Le riviste del settore giudicarono que-
prendenza, Bressanone ebbe molto presto
sta sala come una delle più moderne,
una vera sala cinematografica. Il nuovo
confortevoli e lussuose dell’epoca e defi-
locale brissinese ospitava al livello strada-
nirono il progetto dell’architetto Karl De-
le l’attività di proiezione; nella parte supe-
lugan un capolavoro degno di una me-
riore era sistemata invece l’abitazione che
tropoli. La sala, dotata di particolari accor-
ospitava la famiglia Kubicek. Dall’atrio si
gimenti antincendio e numerose uscite
accedeva alla spaziosa (17,50 x 6,50 m) sa-
di sicurezza, si distingueva per alcune
la cinematografica con il pavimento incli-
innovative comodità quali il guardaroba,
nato per migliorare la visuale del pubblico.
la sala di attesa, eleganti toilette e in più
Esterna ad essa e isolata da un muro vi era
ventilazione e riscaldamento centralizzati.
la cabina del proiezionista. I cronisti, de-
Le logge avevano ingressi indipendenti.
1
1 Edificio Kubicek.
Facciata della casa,
ACB 1910, 13/2683.
2 Edificio Kubicek.
Pianta pianoterra,
ACB 1910, 13/2683.
3 Edificio Kubicek.
Pianta cantine,
ACB 1910, 13/2683.
4 Edificio Kubicek.
Sezione A-B, che
evidenzia il pavimento
inclinato. ACB 1910,
13/2683.
turrisbabel 73
turrisbabel 73 April Aprile 2007
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3
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Statements
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Flavio Schimenti
Progetti di cinema di
Armando Ronca
È il 1937 quando Armando Ronca riceve
teatro Verdi ed attrezzata con lo schermo,
l’incarico da parte dell’Azienda di Soggior-
le tende e le poltrone del cinema Roma.
no e di Cura di Bolzano di realizzare un
La sala dei concerti aveva la classica impo-
nuovo edificio “polifunzionale”. Solo l’anno
stazione con la buca per l’orchestra dei log-
seguente il cinema subirà una sostanziale
gioni e delle logge laterali. Il foyer ampio
rivoluzione con la distribuzione delle prime
e spazioso prendeva luce dalle vetrate a
pellicole a colori. L’intreccio fra l’evoluzione
tutta luce dell’ingresso. L’accesso alle sale
del cinematografo e la storia del progetti-
avveniva dal grande scalone d’onore dalla
sta bolzanino si intreccerà e si svilupperà
forma circolare rivestito in marmo e deco-
come una appassionante pellicola. Tornan-
rato con affreschi. Nel 1946 Ronca unirà i
do all’edificio esso doveva essere quello
due saloni per ricavare l’unica sala per le
più rappresentativo della città ed ospitare
proiezioni cinematografiche della capienza
come contenitore le diverse manifestazioni
di 520 posti nella platea inferiore, di 162
artistiche atte a rilanciare Bolzano nell’am-
in quella superiore e di 42 posti nelle sette
bito del turismo internazionale. Nel capo-
loggette in fondo alla sala, per una capien-
luogo era usuale che non esistessero delle
za totale di 724 posti. Nel 1962 il proget-
vere e proprie sale cinematografiche, lo
tista adeguerà la sala con il nuovo grande
stesso teatro Verdi oltre alla sua funzione
schermo e modificherà l’arredamento e le
tradizionale poteva ospitare anche proiezio-
pareti laterali per la riflessione del suono
ni, conferenze e mostre. Quindi per un arco
diventato più sofisticato. La sala del cine-
di tempo, almeno fino al secondo dopo-
ma-teatro Corso, per diverso tempo, sarà
guerra, si concepiscono delle sale spurie.
la più grande e moderna della regione fino
Il complesso architettonico apparentemen-
al 1980 quando il complesso verrà demolito.
te monolitico e compatto era dettato dal
Nel 1953 inizia l’edificazione del complesso
fatto che dovesse inserirsi sulla fila degli
a torre “Maria Teresa” a Bolzano, sul retro
altri edifici piacentiniani di Corso IX (Corso
del quale progetta una sala per il cinema ed il
Libertà), mentre su via Virgilio vi contrap-
teatro di 400 posti, mai realizzato, ma da
pone una facciata dalle slanciate ed ardite
qui sorgerà l’idea di una “unità d’abitazio-
colonne. L’edificio sulla prospettiva monu-
ne” che potesse ospitare anche servizi ri-
mentale dello Sciliar, mima gli altri edifici,
creativi per i residenti. Nello stesso anno
ma si diversifica nell’uso dei materiali: ri-
realizza il cinema e garnì di Siusi allo Sci-
vestimento in laterizio lungo il Corso e ri-
liar, bell’esempio del linguaggio di architet-
vestimento in marmo sulla piazzetta. L’edi-
tura moderna alpina ispirato a Giò Ponti,
ficio inizialmente doveva accogliere la sala
Carlo Mollino e Franz Baumann. Sfruttando
dei concerti, quella delle feste, gli uffici
l’andamento del terreno pone la sala cine-
dell’Azienda, l’ufficio di rappresentanza del
matografica nella parte sottostante e la
duca d’Aosta ed il Reale Automobil Club
riveste in bugnato e la parte alberghiera in
Italiano. Nell’ingresso alla parte teatrale,
maniera aggettante con rivestimento in li-
su un’ampia scalinata d’accesso alterna
stelle di larice. L’accesso al cinema avveni-
colonne e pilastri nel contrasto cromatico
va nella parte retrostante rispetto al fronte
fra il serpentino verde ed il marmo bianco
strada al quale si accedeva da una capiente
in un calibrato gioco di pieni e vuoti. Con
porta in vetro a doppio battente e con le
le vicissitudini della guerra i lavori proce-
maniglie in alluminio di gusto lievemente
di Soggiorno di
dono a rilento, nel 1941 l’edificio è comple-
decò. La planimetria era di forma trapezoi-
Bolzano del 1938
tato e solo nel 1943 può essere collaudato.
dale, mentre la sala era rivestita interamante
Nel 1944 la sala viene utilizzata per diverse
in legno suddivisa fra una galleria ed una
manifestazioni dopo il bombardamento del
platea di uguale capienza per un numero
1 L’atrio al primo piano
Fonte: Archivio comunale
Bolzano N 49/38
o
2 Plastico progetto
originario dell’Azienda
3 Armando Ronca
con un collaboratore
negli anni ’60
1
2
3
10
Statements – Progetti di cinema di Armando Ronca
4
April Aprile 2007
turrisbabel 73
complessivo di 350 posti. Il soffitto trattato
lizzati controssoffitti di forma geometrica,
con materiale fonoassorbente era arricchito
le notevoli rifiniture nel dettaglio della poe-
da plafoniere in vetro di forma circolare.
tica roncaniana ed i rivestimenti imbottiti in
Le poltrone, i corrimani e le maniglie erano
rosso pompeiano di accesso alla sala. Dalla
tutti concepiti dal progettista nel tentativo
notevole acustica poiché concepito anche
di una progettazione unica e continuativa
per altre attività, diventa un esempio tipo-
secondo i dettami del moderno e dell’archi-
logico di riferimento per l’architettura cine-
tettura organica. Anche tale edificio verrà
matografica altoatesina. Ronca aveva stu-
demolito nel 1987. Fra il 1955 ed 1957 su
diato a partire dalla prima trasformazione
commissione della “Società Immobiliare
del Corso del 1946 le nuove tecnologie con
Carrettai” egli progetta e realizza il cinema
l’evoluzione del cinematografo, elaborando
e teatro “Capitol” nel centro storico di Bol-
forme e materiali che potessero seguire
zano. Ronca risolve qui in maniera “leg-
tale evoluzione. L’inserimento dei grandi
gera” la costruzione inserendo la facciata
schermi e l’evoluzione del sonoro venivano
arretrata sul fronte strada e sfruttando il
felicemente risolti confrontandosi con le
lungo lotto fra i due edifici storici. Ottiene
esperienze internazionali. Le più prestigio-
una costruzione prospetticamente traspa-
se sala dedicate al cinema in quegli anni
rente inquadrata dalla Galleria Stella, che
erano oltre al Capitol, il Corso, l’Augusteo
dai Portici si inserisce fra gli antichi edifici
di via Dante, il Cristallo di via Dalmazia, il
storici. Essa è in parte caratterizzata da tre
Boccaccio di via Torino e poi ancora il Ro-
grandi riquadri ad affresco con scene ri-
ma, il Druso, il Costellazione, il Don Bosco,
guardanti la vita cittadina realizzati dal pit-
l’Eden, il Columbia ed il Concordia.
tore Gschwendt nel 1957. Concepito plani-
Nel 1957 Ronca realizza l’Eurotel di Mera-
metricamente in forma rettangolare si ca-
no, complesso alberghiero con infrastruttu-
ratterizzava per 500 posti ricavati in platea
re e servizi ed anche qui prevede l’inseri-
e 174 nella galleria superiore e dotata di
mento di una struttura cinematografica con
quattro uscite di sicurezza. Il foyer lumino-
una sala per 400 posti, non realizzata, ma
so ampio ed arioso era caratterizzato da
riproposta nei diversi Eurotel da lui proget-
due scale speculari, di accesso alla galleria
tati in tutta Europa. Testimonianza di come
superiore, sorrette da un’ossatura portante
il cinema venisse visto come forma di in-
con una trave centrale a ginocchio soste-
trattenimento privilegiato in quel periodo,
nente i gradini a sbalzo di forma prismati-
prima dell’avvento massificato della televi-
co-piramidale. Le lastre di marmo esterne
sione. Ultima composizione architettonica
dell’incavo d’ingresso sono realizzate in
del grande progettista bolzanino riguardan-
rosso trentino. Ritroviamo qui nell’opera
ti sale cinematografiche e teatrali è quella
del progettista tutta l’eleganza e la raffina-
realizzata nell’ampliamento dell’Istituto dei
tezza del palazzo del Turismo con i ben rea-
Salesiani Rainerum a Bolzano fra il 1967
ed il 1969. La sala ricavata nell’interrato è
essenziale nel linguaggio formale sorretta
da nervature intrecciate con cemento a faccia vista, sempre con planimetria di forma
rettangolare ad un’unica platea della capienza di 500 posti, mentre l’unica concessione vezzosa veniva data dalle eleganti
lampade, poste sulle pareti laterali realizzate nel linguaggio del neoplasticismo olandese. In definitiva la lezione roncaniana,
seppure sfortunata nell’abbattimento del
Corso, di Siusi e le modifiche del Capitol e
del Rainerum, ha lasciato un profondo insegnamento nel concepire ed elaborare un
progetto per le sale cinematografiche con
una particolare attenzione all’evoluzione
delle risoluzioni tecnologiche ed all’estetica
espressa con profonda poetica.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Progetti di cinema di Armando Ronca – Statements
5
4 Le maniglie
5 Interno del Cinema
Laurin a Siusi, 1953–54
6 Fianco sud-est del
Cinema Laurin a Siusi
6
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12
Statements – Progetti di cinema di Armando Ronca
April Aprile 2007
7
8
9
1o progetto del Cinema
Capitol a Bolzano
7 Facciata (poi realizzata)
8 Assonometria
9 Pianta
10 Sezione
Fonte: Archivio comunale
di Bolzano, No 14/55
10
turrisbabel 73
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Progetti di cinema di Armando Ronca – Statements
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12
13
2o progetto del Cinema
Capitol a Bolzano
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14
Facciata
Assonometria
Pianta
Sezione
14
13
14
Statements
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Sylvia Ballhause
Kino(t)räume
Ein fotografischer Standpunkt
zum und im Kinosaal
Auf dem vierten Bremer Symposium zum
Film von 1999 forderte Alfons Arns eine „notwendige Besinnung auf grundlegende As-
Die Idee des Kinos war von Anfang an
pekte des Erlebnisorts Kino“4. Schon Edgar
mehr als nur die Projektion von Filmen
Reitz sah 1996 in dem „neukonzipierten Pre-
auf eine Leinwand: Es war und ist immer
mierenhaus, das alle spektakulären Möglich-
auch ein Gemeinschaftserlebnis und ein
keiten der Architektur, der Technik und der
sozialer Ort der Versammlung und der
gesellschaftlichen Begegnung zum prägen-
Unterhaltung . Es ist der Ort, an dem der
den Ereignis der Städte macht“5, die Zu-
Film seine materielle Existenz verlässt und
kunft des Kinos. So entstehe nicht die große
zum Leben erwacht. Das Kino verschafft
Liebe zum Kino in neugebauten Multiplexen,
ihm den ihm gebührenden Raum dafür.
die das Prinzip Warenhaus bei Film und Ar-
Die Faszination „Kino“ besteht also aus
chitektur anwenden und Hunderttausende
weitaus mehr als aus Filmen und dessen
von Besuchern weniger Film als mehr Süßig-
Inhalten — es ist der eigentliche Ort des
keiten konsumieren lassen, sondern in Kino-
kinematographischen Geschehens 2.
bauten, die ihrem Publikum ein neues Zu-
„Die Menschen erkennen mehr und mehr
hause bieten. „Der Blick zurück in die große
den Unterschied zwischen der privaten
Zeit der Filmpaläste der 20er und 50er Jahre
Einsamkeit der Bildschirmunterhaltung
ist daher nicht pure Nostalgie unverbesser-
und dem Erlebnis, im Kino anderen Men-
licher Cineasten“6, sondern die Chance,
schen zu begegnen, die von den gleichen
das Kinoerlebnis wieder zum gesellschafts-
Sehnsüchten getrieben werden wie man
fähigen Stadtereignis in einer Zeit rücklau-
selbst.“ Man begibt sich kollektiv in einen
fender Besucherzahlen zu machen.
1
3
verdunkelten Saal, um gemeinsam Träume, Schicksale und Sehnsüchte zu erle-
Ich fotografierte das erste Kino als Auftrags-
ben, welche durch sichtbare Projektion
arbeit, um den Zustand eines Kinos vor und
der Bilder und ihre Reflexion in den Au-
nach der Renovierung zu dokumentieren.
gen des Zuschauers lebendig werden.
Ich betrachtete also zunächst den Kinosaal
Man sucht im Kino die Geselligkeit und
aus rein technischer und dokumentarischer
das Erlebnis — man verabredet sich da-
Sicht, natürlich nicht ohne die schon vor-
vor, geht gemeinsam hinein, unterhält
handene Zuneigung zum Medium „Beweg-
sich im Foyer und erlebt gemeinsam das
ter Film“. Als ich die Negative entwickeln
Geschehen auf der Leinwand. Danach geht
ließ und schließlich vergrößerte, ergab sich
man — den Film noch im Gedächtnis —
eine Erkenntnis für mich, die der Erfinder
geschlossen aus dem Dunkel des Saals
der fotografischen Messbildkunst Albrecht
hinaus in die Öffentlichkeit, der man für
Meydenbauer auch schon vor ca. 140 Jah-
einige Zeit entschwunden war.
ren betonte: Die fotografische Aufzeichnung
lieferte eine gesteigerte Sichtbarkeit von
Das Kinoerlebnis ist also nicht nur be-
Details und Ansichten, die man am Origi-
schränkt auf den Film, sondern ist ein Zu-
nalschauplatz nicht wahrgenommen hat 7.
sammenspiel von Raum und Bildern. Man
Auch wenn sich meine Erkenntnis eher dar-
erfasst als Besucher nicht nur die Ereig-
aus ergab, dass das fotografische Filmma-
nisse auf der Leinwand, sondern auch das
terial in der Lage war, die in der Dunkelheit
Kino als Ort des Geschehens. So werden
eines Kinosaals verschwindenden Infor-
Traumwelten in Traumhäusern geschaffen
mationen sichtbar zu machen. Mir wurde
— die Kinofaszination hat einen doppelten
bewusst, dass ich einen Raum, der dazu be-
Charakter: die Einheit von angeschautem
stimmt war, verdunkelt zu werden, mittels
Bild und umgebendem Ambiente. Dies ist
Langzeitbelichtung erhellt habe und somit
1 Lichtburg, Essen
2 Gloria, Kassel
Anlass, das Kino als Ort und Raum einmal
seine eigentliche Funktion ins Gegenteil
Fotos Sylvia Ballhause
mehr wahrzunehmen und zu würdigen.
gekehrt habe. Ganz besonders ist mir dies
1
2
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Statements – Kino(t)räume
April Aprile 2007
3
4
turrisbabel 73
turrisbabel 73 Januar Gennaio 2007
5
6
Kino(t)räume – Statements
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Statements – Kino(t)räume
April Aprile 2007
turrisbabel 73
bei dem Saal des Lucerna-Kinos in Prag –
Schachtelkinos der Fall ist, lässt dieses
zwei Jahre nach dem ersten Kino aufge-
Geheimnis des Filmes in dem gebau-
nommen – ergangen, dessen düsterer
ten Saal wie dann auch auf dem Foto
Raum eine enorm lange Belichtungszeit
durch ein weißes Loch entgleiten. Daraus
erforderte und ich in der Mitte der hinteren
resultierte zunächst auch meine Konzen-
Stuhlreihen nur erahnen konnte, welche
tration auf die ersten gebauten und noch
Pracht sich eigentlich in diesem Raum be-
erhaltenen Filmpaläste, in denen man
findet. Noch heute lasse ich gerne meine
die Faszination über die bewegten Bilder
Augen über dieses Bild wandeln, welches
spüren kann – die Architektur versprach
durch die Schärfe und Genauigkeit der
ein dramatisches und erhabenes Ereignis,
großformatigen Aufnahmen kleinste Details
wie man es auch von Theatern kennt.
der verzierten Stuckdecke erkennen lässt.
Ein weiterer Aspekt meiner Arbeit an die-
7
1, 3, 5
Vgl. Edgar Reitz: Euro-
(Hrsg.), Schüren Verlag
päisches Kino – Bacchanti-
Marburg, 2000, S. 33.
sches Erlebnis. In: Media-
7, 8
gramm. Zeitung des ZKM/
bauer: Handbuch der
Zentrum für Kunst und
Messbildkunst in An-
Albrecht Meyden-
Doch abseits dieser architektonischen Ent-
ser Serie ist die Archivierung und Auf-
deckungen bergen die Aufnahmen vor
zeichnung von Bauten, welche in heutiger
allem eines in sich: es ist der Moment, in
Zeit von der Zerstörung bedroht sind. Hier
dem man den Kinosaal als erster Besucher
nimmt die Fotografie die Funktion einer
betritt, das Licht entsprechend hell ist und
visuellen Bibliothek ein, welche auch Mey-
der geschlossene Vorhang noch das Ge-
denbauer mit seiner Messbildkunst ver-
heimnis den Filmes hinter sich verbirgt.
folgte. Das Bild garantiert das Überleben,
Der Kinosaal hält als gebauter Raum ein
„bevor der unerbittliche Verkehr oder die
Versprechen auf eine fiktionale Wirklichkeit,
natürliche Verwitterung sie dem Erdboden
auf eine phantasiegeprägte Welt, die uns
gleich macht.“8 Es ist eine Hommage an die
für eine bestimmte Zeit von der Realität ent-
großen Filmpaläste, aber auch an die klei-
führen möchte. Auch wenn das Medium
nen Landkinos, welche erst durch das Auf-
Film dazu notwendig ist, das Versprechen
kommen des Fernsehens und heute durch
einzulösen, so gibt uns dieser Raum die
die Digitalisierung des Films großen Veränderungen unterliegen und mehr
denn je von der Schließung bedroht sind.
Medientechnologie Karls-
wendung auf Baudenk-
größte Möglichkeit der Abgrenzung von
ruhe, Nr. 22, Januar 1996,
mäler- und Reise-Auf-
Fiktion und Realität. Das zentrale Element
S. 14f.; zuerst in: Süddeut-
nahmen, Halle 1912, 8.
sche Zeitung, 31.10.1995.
Sendlinger Tor, München
welche aber durch den Vorhang verborgen
Sylvia Ballhause — *1977 in Halle (Saale)/
Atrium Nürnberg
ist und erst bei vollkommener Dunkelheit
Deutschland. Lebt als freischaffende Foto-
Cinema Paris, Berlin
des Raumes sichtbar wird. Ein Kinosaal,
grafin in Mannheim / Deutschland.
Filmpalast, Berlin
in dem die Leinwand vor Beginn der Vor-
Im Schüren-Verlag erscheint der Kalender
stellung nicht mehr hinter einem Vorhang
„Kinos in Deutschland 2007“ mit ausge-
verborgen ist, wie es heute in vielen sog.
wählten Fotos von Sylvia Ballhause.
Keaton, in: Erlebnisort
3
4
5
6
7
8
9
Kino, Irmbert Schenk
Fotos Sylvia Ballhause
2
Irmbert Schenk: Erleb-
nisort Kino, Irmbert Schenk
(Hrsg.), Schüren Verlag
Marburg, 2000, S. 7.
4, 6
Alfons Arns: … kein
Rokokoschloß für Buster
ist deswegen auch immer die Leinwand,
Delphi, Berlin
Astra, Essen
Passage, Berlin
turrisbabel 73 Januar Gennaio 2007
8
9
Kino(t)räume – Statements
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Statements
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Andreas Perugini
Kinopolitik
Di questi tempi è strano pensare che
simo Lazzari. Il processo involutivo a trat-
Bolzano in passato fu un centro cinemato-
ti interrotto da promesse e speranze, dai
grafico di prim’ordine. Nel secondo dopo-
contributi pubblici alle nuove multisale
guerra in città si contavano una dozzina di
è ancora in atto. Le scelte della politica si
sale grandi e piccole, parrocchiali e citta-
incrociano con le scelte anche “esistenziali”
dine. oltre al Capitol, l’Eden ed il Concordia
degli operatori. Dall’epoca d’oro alle luci
(recentemente scomparso) vi erano tra gli
rosse, dalla crisi dei piccoli esercenti alle
altri in ordine sparso l’Augusteo, il Roma,
multisale, dal Cineforum al Filmclub luci
il Druso, l’Astra, il Columbia, il Boccaccio,
ed ombre di 50 anni di politiche culturali
il Costellazione, il Centrale, il Cristallo…
in ambito cinematografico raccontati at-
Grandi famiglie di cinematografari detta-
traverso le testimonianze dei protagonisti.
vano le regole di un mercato remunerativo
Il documentario non poteva che essere pre-
ed unico nel suo genere. A quei tempi, in-
sentato in anteprima al Videodrome deca-
fatti, chi gestiva una sala cinematografica
dente seminterrato in cui il Cineforum si è
gestiva anche l'immaginario collettivo e lo
“ritirato” da una decina d’anni.
gestiva in un regime di quasi monopolio.
Il Cinema era al centro del tempo libero
e dello svago. I Bolzanini non affollavano
ancora le piste di sci ed una “gita fuori
porta” rimaneva, tutto sommato, un evento raro. La domenica le sale cinematografiche registravano il tutto esaurito a partire
dalle tre del pomeriggio. La gente si portava la merenda da casa ed amava riscaldarsi al riflesso del grande schermo.
Questo spaccato di vita cittadina come si
diceva è quanto di più lontano dall’attualità
ed è questo che ha convinto il sottoscritto
in collaborazione con Elisa Nicoli e Valentina Zaggia di intraprendere la realizzazione
di un documentario sul mondo degli operatori cinematografici della nostra città.
Un lento declino ha portato la città di Bolzano ad una posizione marginale nel panorama dello spettacolo cinematografico
nazionale: da capozona a provinciale.
Si tratta di una messa a nudo della storia
passata e di quella attuale dei cinema e
degli operatori del settore nella nostra
città, che ne ripercorre alcuni dei momenti più salienti, tra piccoli orgogli e amare
frustrazioni, tra periodi di forte crescita e
altri di crisi. Il film, della durata di un’ora,
è firmato dallo studioZEM ed è stato realizzato in collaborazione con il Cineforum
Bolzano e grazie al finanziamento dell’Assessorato alla Cultura della Provincia.
Tra le interviste presenti nel film, spiccano
Don Bruno Benedetti,
fondatore del Cineforum.
le lucide testimonianze di Remo Ferretti,
Lidia Menapace, Giuseppe Sfondrini, Mas-
22
Statements
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Heidi Gronauer
La ZeLIG – Scuola di
documentario a Bolzano
La ZeLIG – scuola di documentario, fondata
impostazione e dalla formazione trilingue
nel 1988, è una delle poche istituzioni edu-
(italiano, tedesco e inglese), adottata per-
cative in Europa ad offrire una formazione
ché la scuola vede nella conoscenza di lin-
specifica nel campo del film documentario.
gue diverse una chance straordinaria per
È finanziata dall’Assessorato alla formazio-
un futuro professionale veramente europeo
ne professionale di lingua tedesca e ladi-
e perché la fruizione in chiave creativa del-
na e da quello di lingua italiana della Pro-
la realtà multilinguistica e multiculturale
vincia di Bolzano. ZeLIG è molto interessa-
che i suoi corsi offrono è sua finalità dichia-
ta all’argomento architettura e film, anche
rata. Le piccole dimensioni della struttura
se nell’arco della formazione triennale non
permettono inoltre uno studio intensivo
offre corsi specifici sulla ripresa e regia di
grazie al facile accesso al vasto parco ap-
film d’architettura. La tematica accompa-
parecchiature e ai locali. ZeLIG non segue
gna tutta la formazione, vista la difficoltà
una scuola documentaristica particolare,
professionale specifica che questo genere
ma permette di confrontarsi con stili, este-
presenta: la ripresa dell’oggetto statico per
tiche e tradizioni filmiche diverse. I docenti,
mezzo di immagini in movimento; la ripre-
provenienti dall’area tedesca, italiana e in-
sa dell’oggetto tridimensionale, da cat-
glese, offrono il più vivace approccio alla
turare per lo schermo piatto. Tutto questo
cultura cinetelevisiva dei diversi paesi, sono
rende la regia e la ripresa del film sull’ar-
persone attive nel mondo professionale e
chitettura particolarmente difficili. Dunque
possono proiettare direttamente sull’inse-
una buona scuola, alla quale in passato
gnamento gli sviluppi più attuali del settore
ZeLIG ha sempre prestato attenzione: fra
audiovisivo; questa formazione collegata
l’altro nel 1993 ha collaborato alla rassegna
al mercato permette agli studenti un rapido
Architettura e Cinema, organizzata dall’Or-
e facile ingresso nel mondo del lavoro.
dine degli Architetti della Provincia di Bolzano, che presentava ben sei film d’archi-
ZeLIG rilascia il diploma di qualifica pro-
tettura fra i quali: Metropolis, di Lang, Blade
fessionale relativo a uno dei tre indirizzi
Runner, di R. Scott, Accattone, di Pasolini
offerti (regia/sviluppo del progetto, ripresa/
e Il cielo sopra Berlino, di Wenders. ZeLIG
luci, montaggio/postproduzione), ricono-
ha realizzato anche alcuni film inerenti alla
sciuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano,
tematica, come p.e. bozen-bolzano: geschich-
dallo Stato Italiano e dall’Unione Europea.
ten einer heimatstadt (1997) di Andreas
Il prossimo ciclo formativo comincia a set-
Pichler, dove l’autore cerca di analizzare la
tembre 2007. Scadenza per l’ammissione
specifica relazione fra l’ambiente architetto-
21 Marzo 2007. http://www.zeligfilm.it
nico e la vita delle diverse culture a Bolzano.
Due documentari sono stati realizzati nell’ambito dei Quaranta quarti d’ora, iniziativa per la TV promossa dall’Assessorato
alla cultura italiana: La vita notturna a Bol-
zano (2002) di Jorge Yetano, sguardo insolito su Bolzano di notte e Piazza Don Bosco
(2002) di Federico Campana e Martine De
Biasi, un avvicinamento artistico/estetico
alla piazza, sostenuto da una musica molto
atmosferica. Anche in futuro ZeLIG vuole
dedicare attenzione alla tematica dell’architettura, aiutata anche dalla sua specifica
24
Statements
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Paola Attardo, Tiziana Corso
Cinema è architettura
“Noi canteremo le grandi folle agitate dal
Almodòvar con Madrid: Chi può mai di-
lavoro, dal piacere o dalla sommossa:
menticare le immagini di Berlino prima
canteremo le maree multicolori o polifoni-
della grande trasformazione avvenuta alla
che delle rivoluzioni nelle capitali moderne;
caduta del muro, quando Wenders ha fil-
canteremo il vibrante fervore notturno
mato la Alexanderplatz. Il cinema in questo
degli arsenali e dei cantieri incendiati da
senso è il veicolo che ricorda ciò che nel
violente lune elettriche”
tempo si perde o si trasforma; non di me-
(da manifesto futurista)
no le immagini suggestive della Barcellona
svelata in Tutto su mia madre, in una vi-
Il cinema nasce con la città. Questo concet-
suale notturna sublimata dal ritmo della
to, forse discutibile, è confermato nelle pri-
musica. Anche uno dei film più interessanti
me produzioni tedesche degli anni Venti.
di Sofia Coppola, Lost in Traslation, si serve
Come per tutta l’arte del Novecento, anche
delle immagini di Tokyo, vista dall’alto di
il cinema è un’arte metropolitana. A partire
un grattacielo tra i più famosi della metro-
da Metropolis di Fritz Lang e Berlin, die
poli asiatica, per descrivere il senso di ina-
Symphonie einer Großstadt di Walther
deguatezza, smarrimento e solitudine di
Ruttmann, entrati ormai a far parte dei cult,
una giovane donna. Nel secondo caso,
molte produzioni filmografiche d’avan-
quando invece è l’architettura a cibarsi di
guardia del Novecento sono intimamente
cinema per costruire e immaginare nuove
mirate alla descrizione della città e alla vi-
forme occorre far riferimento a quei registi
ta delle persone che in essa si muovono.
che hanno determinato un senso di esteti-
Il bisogno del cinema nasce per mostrare
ca senza necessariamente mostrare o do-
la città, per comprenderla e esplorarla.
cumentare brani di città, ma che hanno
In quanto arte figurativa, il cinema usa un
creato suggestioni di vuoto, piene di senso.
linguaggio che cerca la sintesi tra forma
Basti pensare ad Alfred Hitchcock o ancor
e funzione, e come l’architettura, che vive in
di più a Stanley Kubrick che con 2001 Odis-
costante ricerca tra estetica e uso, entram-
sea nello spazio ha influenzato attraverso
be utilizzano lo spazio e il tempo, la forma
una forma capace di tenere insieme il visi-
e il contenuto, il valore dello spazio vuoto
bile e il non visibile, un mondo intero.
nella definizione di una costruzione.
La forma viene utilizzata per veicolare un
I futuristi con il manifesto di un’architettura
concetto e per questo non deve mai essere
futurista, comprendono, in modo lungimi-
troppo predominante rispetto al messag-
rante, il senso del movimento, la necessità
gio. Proprio come per l’architettura la fun-
di un’arte complessa capace di rimandare
zione. Una cosa forse è certa: il cinema e
i valori di una tecnologia sempre più “par-
l’architettura possono essere archetipi sen-
lante” e quanto mai sublime nelle sue forme.
soriali: capaci di giocare con il tempo e lo
Ecco forse perché i disegni di Antonio San-
spazio, il vuoto e il pieno, la luce, la mate-
t’Elia del 1914 sembrano già evocare le sce-
ria e la non materia. Entrambi possono
nografie di Metroplolis del 1927. Il cinema
svelare l’anima del genius loci attraverso la
e l’architettura hanno da sempre vissuto
costruzione di sensazioni che ci svelano e
due possibili modi di confrontarsi: il cine-
fissano nel tempo la frammentarietà del
ma utilizza l’architettura di una città quale
vivere contemporaneo.
grande scenografia, oppure, l’architettura
si lascia suggestionare dal cinema e lo usa.
Nel primo caso basti pensare ai grandi
registi che hanno determinato l’immaginario collettivo di un intero tessuto urbano
secondo una loro poetica precisa: Wim
Immagine da:
Almodóvar Madrid,
© Pedro Almodóvar
Wenders con la città di Berlino e il suo angelo, Woody Allen con New York, Pedro
26
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Filippo Lazzeri
De Architectura
Gestione e progettazione
del cinematografo
La storia della mia famiglia è legata, a
aver fatto più sale, diciamo almeno quat-
partire dal lontano 1911, alla nascita e allo
tro, anziché tre sale con un piano di ap-
sviluppo dell’esercizio cinematografico in
partamenti sopra e un interrato di garage
regione e a Trento in particolare. Io sono
sotto. In qualche modo, la disponibilità di
nato nel 1968 ed ho respirato fin da bam-
un edificio destinato a cinematografo po-
bino l’aria del cinematografo. Ricordo le
sizionato in centro storico e le contingenze
varie migliorie apportate periodicamente ai
gestionali ci spinsero a “reinventare incon-
locali di famiglia, l’avvento del Dolby sur-
sapevolmente” una tipologia, il cityplex,
round, il Teatro Sociale, che all’epoca ave-
multisala inserita nel tessuto urbano con-
vamo in comproprietà e dove si proiettava-
solidato, che si contrappone al multiplex,
no i film dal loggione, la gestione durante
multisala che si attesta in periferia o in
le vacanze, di qualche locale in Val di Fiem-
zona extraurbana. Poi venne l’occasione
me, dove mi sentivo un bambino privile-
di Bolzano, dopo lo studio di varie soluzio-
giato, perché tutte le sere potevo andare al
ni architettoniche e di fattibilità, alle quali
cinema a vedere un film nuovo, magari con
partecipai nella veste di imprenditore più
qualche rotella di liquirizia in omaggio. Il
che di architetto, finalmente cominciò il
cinema insomma è sempre stato nella mia
cantiere, che tuttora è in corso. Come ar-
vita, e con esso sono cresciuto, prima con
chitetto invece progettai nel 1999 il “Cine-
la testa piena dei sogni ispirati dai tanti
world” di Cagliari. Capitò l’occasione di ri-
film visti, poi piena di propositi imprendito-
strutturare un capannone in disuso, posto
riali. I miei studi di architettura pertanto
in posizione strategica per la città, in multi-
non potevano non incontrarsi con l’attività
sala cinematografica. È stato il mio primo
della mia famiglia, e così è stato. A 28 anni
progetto di grande cityplex (nove schermi,
ho seguito, facendomi le ossa, il cantiere
1500 posti), e per l’azienda fonte di gran-
della multisala “G. Modena” di Trento, su
di soddisfazioni a conferma della correttez-
progetto dell’arch. M. Armani. Era il 1997.
za delle scelte effettuate. Poi l’altro grande
Dividere una monosala in multisala, a tre
intervento nel 2004, il “Cineworld” di Igle-
schermi in quel caso, era per quell’epoca
sias (nove schermi, 1950 posti), una strut-
recente una assoluta novità. Molti si inter-
tura che concilia il rapporto tra forma e
rogavano sull’opportunità di quell’interven-
funzione della multisala, ottenendo una ri-
to e noi stessi non difettavamo di perples-
conoscibilità esterna. Altri studi e progetti
sità varie. A dispetto delle esitazioni l’avvio
in varie zone d’Italia sono in corso d’opera
dell’attività avvenne niente meno che con
e si concretizzeranno presto. La situazione
il film Titanic, passato alla storia del cine-
di Bolzano ha delle peculiarità, rispetto al
ma per gli incassi strabilianti. L’intervento
panorama italiano: il bilinguismo, un ba-
consistette nella demolizione totale del fab-
cino demografico ridotto, hanno fatto si
bricato preesistente e nella ricostruzione,
che le grandi major americane non si sia-
nel rispetto ovviamente di sagoma e volu-
no mai interessate seriamente alla “piazza”
metria. Il cantiere non fu facile, un po’ per
altoatesina. Bolzano conosce poi un mer-
l’inesperienza un po’ perché tutto sommato
cato immobiliare con quotazioni elevate
nessuno, o quasi, aveva mai costruito una
dalla qualità di vita, reale o presunta che
multisala in Italia prima di quel momento.
sia, della città. Sicuramente in una ipotesi
Ricordo, che la Warner Village di Vicenza
di fattibilità di una multisala l’impatto del-
aveva aperto solo due mesi prima di noi
la volumetria necessaria assai generosa,
ed era stato il primo grande multiplex del
sul conto economico di una iniziativa im-
Nord Italia. Adesso, a distanza di quasi
mobiliare contenente un multiplex potreb-
dieci anni, posso solo rimpiangere di non
be scoraggiare qualsiasi imprenditore.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura
La scelta della Cineworld si è rivolta ad una
suto urbano ed anzi rafforzarlo in una cre-
zona che pur essendo in periferia è a ridos-
scita armoniosa, sfruttando le strutture
so del centro storico, via Macello. L’espe-
logistiche esistenti, i parcheggi e i collega-
rienza dimostrata da vari episodi nella pe-
menti pedonali e viari di una città che me-
nisola di multisala posta all’interno dei
rita di essere completata con strutture
centri storici o nelle immediate vicinanze
che siano al livello della qualità di vita che
ha sempre premiato con un buon succes-
offre. Il mio punto di vista in queste consi-
so di pubblico. Spesso i grandi multiplex
derazioni è contemporaneamente quello
periferici, dotati di molte sale, grandi spa-
di gestore, progettista e committente del
zi di intrattenimento e ampi parcheggi in
cinematografo. Il cinematografo deriva
aperta campagna, soffrono nei giorni feriali
ovviamente dal teatro per poi inventare
di scarso apprezzamento da parte del pub-
una tipologia nuova, quella della multisala,
blico. Immaginando di essere per esempio
episodio architettonico assai specialistico,
in una fredda serata invernale di un mer-
che richiede da parte del progettista una
coledì e di voler vedere un film in compa-
completa conoscenza della tecnica cinema-
gnia della fidanzata, sicuramente non si è
tografica. Essere cresciuto dietro le quinte,
ben disposti a raggiungere un locale posto
nel vero senso della parola, o meglio, die-
magari a 10 km dal centro urbano. Si pre-
tro il proiettore mi ha aiutato non poco.
ferisce sicuramente un locale cittadino.
Conoscere i rapporti dimensionali ottimali
Nel caso di Bolzano in particolare, manca
di una sala cinematografica, le caratteri-
proprio la campagna… ogni ettaro della
stiche dei vari sistemi di proiezione e la
valle o è occupato da attività agricole di
loro ottimizzazione, i materiali fonoisolanti
qualità (vigneti ecc.) o orograficamente
più efficaci (il problema è ovviamente quel-
non permette la realizzazione di una multi-
lo di isolare sale contigue, sottoposte ad
sala o ha un valore di mercato improponi-
una forte pressione sonora), gli impianti
bile, considerando la superficie necessa-
di climatizzazione specifici, i problemi ge-
ria per la realizzazione di una multisala con
stionali, i flussi, la biglietteria, la gestione
relativi parcheggi. Nel caso dell’iniziativa
contabile e del personale è indispensa-
Cineworld la nostra esperienza di cityplex
bile per il progettista, che deve saper sce-
a Trento e a Cagliari ci ha permesso di
gliere soluzioni e forniture adeguate al
comprimere efficacemente la struttura por-
caso. Con una cattiva gestione del proget-
tando le sale su due livelli senza compro-
to si possono ottenere medesimi risultati
metterne, ed anzi favorendone la funziona-
con costi di realizzazione che possono
lità dei flussi in entrata ed in uscita del
essere il doppio o il triplo del necessario.
pubblico; il vicino parcheggio all’inizio di
Vari colleghi esercenti, pur avendo cercato
via Macello, al servizio del centro storico
di trasmettere la loro esperienza al loro
ed attualmente sovrabbondante, ha garan-
progettista di fiducia hanno ottenuto manu-
tito la disponibilità dei posti auto neces-
fatti non confacenti alla gestione ed antie-
sari ai clienti. In un futuro ormai prossimo,
conomici. Il progetto di una multisala è
con lo spostamento della ferrovia, tutta
prima di tutto un progetto “industriale” di
la zona verrà di fatto annessa al centro sto-
una macchina che deve funzionare perfetta-
rico. Il numero di posti a sedere, 1500 po-
mente in cantiere ed in esercizio. In un set-
sti in sette sale, è assolutamente congruo
tore così delicato, dove un errore proget-
e adeguato al fabbisogno della città e dei
tuale può determinare l’insuccesso dell’ope-
dintorni, andandosi poi ad armonizzare con
razione imprenditoriale, la responsabilità
l’offerta cinematografica esistente. Molto
del progettista è grande. Qualche volta, in-
spesso, complessi troppo grossi ed onero-
somma, l’architetto consapevole dovrebbe
si nella gestione si sono rivelati dei giganti
“dire di no” al committente, ma qui entra-
assai vulnerabili. Le dimensioni contano,
no in ballo le competenze, i ruoli, e il di-
ma non si può fare a meno di considerare
scorso si complica. La multisala è una sorta
attentamente il contesto. In questo caso è
di edificio multitasking,. Nell’epoca della
fondamentale la scelta di collocare la multi-
simultaneità, del tempo reale e del consu-
sala in prossimità del centro storico, non
mismo di immagini, riflette in qualche modo
per contrapporsi alle altre strutture cittadi-
la contemporaneità fruitiva, la ripetitività,
ne preesistenti, ma per rafforzare il tes-
la serialità odierna. In tutto ciò il rischio di
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28
De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo
April Aprile 2007
turrisbabel 73
spersonalizzazione dello spettatore deve
più rare nella vita quotidiana e aprono,
essere a mio avviso evitata. La multisala
andando oltre, ai temi più profondi del-
deve essere un luogo dove lo spettatore ha
l’esistenza umana. Entrando nelle strutture
più scelta, non un posto dove si deve sen-
di una certa dimensione, come quelle di
tire obbligato ad acquistare un secchio
Cagliari ed Iglesias e quella di prossima
gigante di pop corn. Per spiegare il nostro
apertura di Bolzano, si incontra prima un
punto di vista, si può fare un paragone con
nucleo centrale di incontro e di socializza-
il supermercato, dove entrando per acqui-
zione costituito dalla hall e poi tante sale
stare uno spazzolino da denti si esce con
quante sono i films proiettati. Un po’ come
molti altri articoli acquistati per impulso.
nella vita, le persone si incontrano prima
Può servire a indurre lo spettatore a dei
e si dividono poi, separate da percorsi
consumi non previsti, ma non lo fidelizza,
esistenziali differenti, per vivere ognuna
non lo fa innamorare del cinema e della
l’esperienza che le spetta, per poi magari
struttura. C’è chi preferisce il film dei fratelli
incontrarsi di nuovo per scambiare idee e
Vanzina e chi quello di Ferzan Ozpetek.
impressioni, come all’uscita dal cinema.
Come nella vita, c’è spazio per ogni stato
d’animo e per ogni disposizione d’animo.
Multisala Cineworld, Cagliari
In qualche modo la fruizione cosciente, attiva e non passiva della sala cinematografi-
Il complesso “Cineworld” è posizionato al-
ca, si differenzia perciò dalla fruizione tele-
l’ingresso della città di Cagliari, sulla grande
visiva, oltre al fatto di costituire un mo-
arteria che collega il nord della Sardegna
mento collettivo ma non uniformante. Non
con il capoluogo. La zona è integrata nel
voglio rivendicare il ruolo educativo della
tessuto urbano ed è facilmente raggiungi-
multisala e del cinematografo in generale,
bile dal centro storico. In zona sono pre-
ma voglio, a titolo di riflessione personale,
senti il palazzetto del ghiaccio ed un gran-
considerare come passando da un canale
de ristorante pub. L’edificio occupa una
all’altro davanti alla televisione e da un sito
superficie di 4000 mq suddivisi in 900 mq
Località
Impresa
V.le monastir 128, Cagliari
Sogedico spa, Cagliari
all’altro davanti ad internet, non si abbia la
per il primo blocco che comprende l’atrio
Committenza e gestione
Progettazione 1999
stessa attenzione, la stessa concentrazione
con cassa, bar, bancone concessions, zona
Cineworld Group spa
Realizzazione 1999 –2000
che si ha nel buio di una sala cinematogra-
attesa, negozio gadgets, servizi, grande
Progettazione
Superficie totale
arch. Filippo Lazzeri
4.000 m
fica, visionando il film che si è scelto di ve-
fontana ornamentale e ascensore. La re-
ing. Giuliano Medici
Cubatura totale
dere, seduti vicino ad altri spettatori. Con-
stante superficie è dedicata alle sale di pro-
Direzione lavori
30.000 m3
ing. Giuliano Medici
No sale 9
dividere e focalizzare l’attenzione sono due
iezione e al corridoio di accesso dove è
ing. Mario Concas
N posti a sedere 1500
attività che, a ben guardare, sono sempre
presente anche il banco bar last-minute.
o
2
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Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura
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De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo
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Centro integrato Cineworld, Iglesias
turrisbabel 73
fast-food, un disco pub, un bar caffetteria, una sala giochi, un ristorante messi-
Località
Progettazione 2003
Monte Figu, Iglesias
Realizzazione 2004–05
Committenza e gestione
Sup. totale coperta
Cineworld Group spa
6.000 m2
Progettazione
Cubatura totale
arch. Filippo Lazzeri
38.000 m3 ca.
Direzione lavori
No sale
ing. Carmelo Piras
8 + 1 arena estiva
Impresa
No posti a sedere
Tecno Sarda Industrie –
1500 (sale) +
Carbonia
450 (arena estiva)
Il complesso “Cineworld” è posizionato
cano, una pizzeria. In mezzo alla piazza
all’ingresso della città di Iglesias in Loca-
trova posto una grande fontana ornamen-
lità Monte Figu. Nella zona sono presenti
tale illuminata dal lucernario sovrastante.
vari supermercati ed un complesso sporti-
La restante superficie è dedicata alle sale
vo con piscina e centro benessere.
di proiezione e al corridoio di accesso
L’edificio occupa una superficie di 6.000 mq
dove è presente anche il banco bar last-
ca. suddivisi in 2.300 mq per il primo cor-
minute. All’esterno trova posto la grande
po di fabbrica che comprende una grande
arena estiva per proiezioni all’aperto, spet-
piazza coperta dove sono in esercizio un
tacoli e concerti.
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Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura
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De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo
April Aprile 2007
Complesso Polifunzionale –
Multisala, Bolzano
turrisbabel 73
a tutte le unità funzionali previste. L’edificio si compone di tre piani interrati e
quattro piani fuori terra. Il complesso sor-
L’immobile è situato nella zona produt-
ge su un lotto con un’estensione di ca.
tiva “Piani di Bolzano”, immediatamente
3000 mq. All’interno dell’edifico si pre-
a ridosso della zona ferroviaria e del cen-
vede di localizzare una attività di cinema
tro storico della città. L’edificio si attesta
multisala con 7 schermi ed una capacità
sulla strada di viabilità principale della
totale di 1500 posti. Nella stessa strut-
zona con un fronte di circa 50 m, da cui si
tura trovano posto anche spazi adibiti a
accede sia agli spazi di autorimessa, sia
attività produttiva e terziario.
1
2
Località
Direzione lavori
via Macello 53, Bolzano
dott. ing. Stefano Brida
Committenza
Impresa
SAS Motor di A. Fiorucci,
Pana spa, Bressanone
Bolzano
Progettazione
Coordinamento di progetto
2003
dott. ing. Stefano Brida,
Realizzazione
Bolzano
2005 –in corso d’opera
Progettazione
Sup. totale coperta
studio Brida, Bolzano
1.791,50 m2
Statica
Cubatura totale 54.602 m3
studio Ardolino, Bolzano
No sale 7
Impiantistica
No posti a sedere 1500
ing. Dario Dal Pozzo, Schio
Sicurezza
1 pianta primo piano
2 pianta piano terra
3 pianta piano interrato
ing. Ivo Kofler, Bolzano
Foto Carlo Calderan
Acustica
arch. Filippo Lazzeri, Trento
3
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De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo
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Il nuovo multisala in
costruzione
Foto: Carlo Calderan
Rendering del progetto
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De Architectura
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turrisbabel 73
Andrea Viviani
Architettura e Multiplex
A partire dal 1999 ho progettato e curato
store, in cui l’economia di massa sanci-
la direzione artistica di 4 multiplex appar-
sce, di fatto, il fallimento dell’urbanistica
tenenti al marchio Cinecity, di proprietà del-
come disciplina. Il paesaggio rimane com-
la Furlan Cinema e Teatri di Mestre. Il pa-
presso tra il grigio delle zone artigianali/
norama in cui questi progetti sono cresciuti
industriali e l’incongruo caleidoscopio
è cambiato molto rapidamente, tanto da
pubblicitario degli edifici-insegna delle
modificarne sostanzialmente le caratteri-
aree commerciali. Tre sono gli interrogati-
stiche tecniche, estetiche e morfologiche.
vi fondamentali su cui riflettere: che ne
Alla fine degli anni ’90 la tipologia era in
sarà di questi enormi volumi quando si
Italia assolutamente priva di storia, prati-
esaurirà il beneficio economico per i loro
camente sconosciuta e limitata a pochi
proprietari? Quale il rapporto tra business
casi isolati. Oggi la diffusione è vasta e non
e cultura, tra pop-corn e rassegna in ver-
vi è città, anche piccola, che non veda co-
sione originale, che si consuma al loro
struito ai propri margini un cinema di otto,
interno? Quale il ruolo dell’architetto chia-
dodici o quattordici sale. Ad aprire la via
mato a interpretare questo genere di com-
è il cosiddetto ‘decreto Veltroni’ che nel
mittenza? Personalmente non ritengo
1996, fissando criteri flessibili per l’apertu-
degradante o mercenario accettare questo
ra dei multiplex, consente nel 1997 l’inau-
tipo d’incarichi. I riconoscimenti ottenuti
gurazione dell’Arcadia di Melzo (MI) prima
dal Cinecity di Udine dimostrano come
e del Warner Village in provincia di Vicen-
la ricerca e l’impegno nobilitano qualsiasi
za poi. Le major straniere (Warner, Pathè,
genere architettonico. Sarebbe invece au-
ecc…) e i marchi che avevano già colo-
spicabile che economia e architettura tro-
nizzato l’europa (UCI, UCG, Kinemax…)
vassero un tavolo comune, in modo che
importano per primi i modelli tedeschi e
il maggior numero d’edifici ‘commerciali’
statunitensi. Solo in un secondo tempo
nasca sotto la guida di architetti abili e
entrano nel mercato imprenditori italiani
sensibili, in grado d’interpretare l’evolver-
(Cinecity, Medusa, Cineplex, Cinestar…),
si dei modelli sociali e territoriali. Agli im-
tentati dagli ampi bacini d’utenza ancora
prenditori spetta l’illuminato compito di
disponibili. La forte crescita arriva presto
comprendere che un’architettura di quali-
a saturare quasi completamente il terri-
tà significa maggior popolarità e longe-
torio, oltre ad operatori provenienti dal
vità dei loro edifici, traducendosi quindi in
medesimo settore, appaiono anche neofiti,
un maggior successo economico. L’archi-
attratti unicamente dalle prospettive eco-
tetto, filtrando e interpretando gli stimoli
nomiche, soprattutto a questi si deve l’ab-
provenienti dal mondo contemporaneo,
bassamento della qualità dei manufatti
rappresenta l’unica certezza perché il pae-
(già generalmente alquanto modesta) che
saggio urbano possa evolvere senza crea-
ora nascono spesso aggregati o accorpati
re abnormi mostruosità.
a grandi centri commerciali. Iniziano le prime cessioni e rilevamenti, nonché i primi
Il multiplex esprime le contraddizioni del
fallimenti. Oggi è la stessa associazione
nostro tempo, in bilico tra virtù e oscenità,
esercenti cinematografici a cercare di por-
è tempio (dove in completa oscurità si
sale nel Cinecity di Trieste
re regole e limiti circa posizione e caratte-
consuma il rito collettivo della settima ar-
Pagine seguenti
ristiche dei prossimi multiplex in Italia.
te), ma anche collettore di immagini pub-
Quello che più appare evidente, a fronte
blicitarie, di stimolo al consumo, dove l’in-
del Cinecity di Treviso
di budget milionari, è l’assenza quasi totale
trattenimento si trasforma in business.
(Foto: Alessandra Chemollo)
dell’architettura, considerata dagli im-
Alla questione è molto attento Rem Kool-
zione del Cinecity di Trieste
prenditori un mero inutile costo. Enormi
has che si chiede come sia possibile pro-
3 La galleria di distribu-
contenitori, assolutamente anonimi, proli-
gettare un’edificio pubblico ‘credibile’ nel-
ferano in costellazioni fatte d’Iper Centri
l’era della moltiplicazione delle icone e
di bricolage, super supermercati, Mega-
del mercato globale. Nell’ultimo Cinecity
Ingresso ad una delle
Atrio del Cinecity di Treviso
1 Il corridoio di entrata
2 Il corridoio di distribu-
zione delle sale del Cinecity di Udine.
(Foto: Alberto Muciaccia)
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De Architectura – Architettura e Multiplex
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turrisbabel 73 April Aprile 2007
Architettura e Multiplex – De Architectura
3
costruito a Limena, vicino a Padova, l’ar-
multi-etnico e multi-religioso della nostra
chitettura assume su di sé questa dicoto-
società, proponevo la loro riedizione in
mia generando un edificio in cui colori e
‘Chiesa delle Chiese’. Dai centoventi fino ai
finiture sono in evidente contrasto, dove,
cinquecento posti, le sale potranno ospita-
nel corridoio di distribuzione principale,
re comunità e fedi religiose più o meno dif-
le geometrie si sconnettono completamen-
fuse. La moschea sarà vicino al Tempio dei
te, la sicurezza e la certezza offerte dalla
testimoni di Geova, alla sinagoga ebraica,
verticalità iniziano a mancare. L’ambiente
alla chiesa evangelica. L’atrio diventerà luo-
è più simile all’atmosfera magica d’un
go d’incontro, di pace e di scambio, tra fe-
Andrea Viviani (Padova, 1964) si laurea a
circo che non al paludato ascetismo d’un
deli di diversa provenineza. Tutti potranno
Venezia nel 1989. Nel 1998 fonda Viviani-
museo, eppure è d’uso comune parlare
godere di servizi degni delle moderne chie-
ArchitettureStudio. Nel 2003 Artdump,
di ‘arte’ circense anche se questa si consu-
se americane: bar, ristoranti, kinderheim
art organization and company. Nel 2004
ma sotto un effimero tendone rimovibile.
e negozi di oggetti, libri e souvenirs. Di cer-
segnalazione al premio “Dedalo-Minosse”
Per i multiplex che il mercato costringerà
to non è l’unica possibilità che per essi si
ed al Premio Architettura “Città di Oderzo”.
a cessare l’attività, si prospetta il grave pro-
prospetta, è importante comunque, che si
Nel 2003 segnalazione al premio per la
blema della loro conversione. Provocato-
rispetti la loro natura di spazio ad uso col-
“medaglia d’oro all’architettura italiana”
riamente (o forse no), in un’intervista ad una
lettivo, magari per altre forme di intratteni-
della Triennale di Milano.
rivista di settore, riflettendo sul destino
mento che oggi ancora non conosciamo.
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Andrea Viviani
Cinecity Udine, Multiplex
All’interno del panorama nazionale Cine-
so al ristorante, collocato al piano primo del-
city2 di Udine (così come il precedente
l’edificio. All’interno, su un’ampia parete
esempio di Cinecity1 di Treviso) rappresenta
curva e bianca, le finestre del fronte aprono
un caso singolare, la richiesta della com-
grandi catini colorati dalla luce. Nel foyer,
mittenza di creare un luogo che oltre alle ec-
oltre quaranta lampade ad incasso punteg-
cezionali performance tecnologiche riguar-
giano il pavimento di cemento industriale
danti l’acustica delle sale, la luminosità
color tabacco. Le pareti color cioccolato del
degli schermi e la comodità delle poltrone,
piano primo si muovono sinuose ospitan-
avesse un’allure d’assoluta originalità, ca-
do fasce metalliche, specchi concavi e bow
pace di creare quella strana e particolare
window in lamiera ossidata, vetrati o lumi-
atmosfera che prepara lo spettatore a vive-
nosi. La luce è trattata in modo scenico.
re la realtà ‘diversa’ proposta dalla finzione
Partendo dai grandi anelli luminosi appesi
cinematografica. Il cinema ha una facciata
al soffitto fino alle pareti retroilluminate, le
monumentale, ben visibile rispetto alla stra-
soluzioni non sono mai banali. Il corridoio
da statale, allontanata dal profondo par-
d’accesso alle sale è una scatola lunga venti
cheggio. Un segno unico, lungo oltre 90 me-
metri, dal pavimento ricurvo, spaccata e ta-
tri e alto 11, ‘disturbato’ dal procedere, senza
gliata da una moltitudine di tagli luminosi.
regola apparente, delle finestre orizzontali,
Nel corridoio di distribuzione le pareti ocra
con i loro vetri colorati, e dai rilievi semi-
spariscono man mano, si aprono e si sfal-
cilindrici che s’inseguono alimentando il
dano rivelando gli impianti soprastanti, la
gioco delle ombre. Il fronte è staccato da
lamiera grecata del solaio, la struttura in
terra da una profonda pensilina. L’estrados-
cemento. Così i numeri luminosi che indi-
so è in policarbonato a camera, l’intradosso
cano le sale si spaccano in due porzioni col-
è in lastre di alluminio forato, oltre cento
locate su piani diversi, rimangono leggibili
tubi al neon sono collocati al suo interno,
per pochi istanti, da una ristretta area pro-
mentre ad ovest si arresta contro il corpo
spettica, dimostrando a chi entra che l’oc-
nero e dall’alta vetrata che segnala l’ingres-
chio, tra i sensi è un re, facile da ingannare.
1
1 Visione notturna
della facciata ricurva
2 La facciata ricurva
dal parcheggio
3 Il lato interno del muro
curvo esterno illumina
l’area di ingresso
Foto Alberto Muciaccia
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Cinecity Udine, Multiplex – De Architectura
2
3
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De Architectura – Cinecity Udine, Multiplex
La pianta del piano terra
e il tunnel di accesso
alla galleria di distribuzione delle sale
Foto Alberto Muciaccia
Dati generali
12 sale, 9200 m2,
2500 posti a sedere
Progettazione
10. 2000
Realizzazione
03. 2001– 01. 2002
Progetto
Andrea Viviani
Collaboratori
Claudio Berin, Caterina
Zaccaria, Marina Susa,
Elena Pratuzzi, Olivia
Pangusiòn Jarava
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De Architectura
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Andrea Viviani
Cinecity Padova, Multiplex
L’uscita di sicurezza
Pagine seguenti
Il corridoio rosso di distribuzione e a destra il bar.
Il Multiplex Cinecity inaugurato a Padova i
sovrapposte. La “naturalizzazione” dell’edi-
primi di dicembre 2005 rappresenta l’oc-
ficio si completa sul fronte principale del
casione per riflettere sulle relazioni tra città
cinema, sopra agl’ingressi. Un’unica gran-
e grandi complessi dedicati al divertimen-
de siepe verde, formata da 800 piante di
to e al tempo libero. Il cinema sorge nella
gelsomino rampicante messe a dimora in
zona industriale di Limena, piccolo comune
semplici, “casalinghi”, vasi in plastica mar-
tagliato a metà da una lentissima camio-
rone; ad aprile fiorirà in un bianco totale,
nabile appesantita dal vicino casello auto-
profumando l’aria. Il pubblico entra attra-
stradale di Padova Ovest. Il progetto ela-
verso porte i cui serramenti in alluminio si
bora una sintesi di questi aspetti essenziali,
frantumano in una triade di colori, bianco,
del ruolo sociale, del confronto con l’area
nero e rosso che si prolunga in un codice
industriale in cui s’insedia e delle modalità
a barre che decora la parete sovrastante.
con cui si possa configurare come cataliz-
È il mondo reale, codificato e quotidiano,
zatore di trasformazione urbana, landmark
che rimane confinato al di fuori, come de-
capace di innescare nuovi modi di vivere.
nunciano le scritte, preoccupatamene inter-
Se nel precedente multiplex a Udine, nel
locutorie, poste sui vetri opalini retroillu-
2001, la qualità architettonica, l’impaginato
minati dei due pilastri esterni. A sinistra la
attento del fronte principale e la cura e la
facciata principale ospita l’ordine gigante
congruità del dettaglio bastavano per “sdo-
della vetrata di un ristorante-pizzeria e, sul
ganare” il genere multiplex, trasformando-
lato opposto, l’interrogativo parallelepipe-
lo da mero contenitore a vera architettura,
do in ceramica bianca (omaggio ai rivesti-
qui, si propone quello che potremmo defini-
menti ceramici delle architetture patavine
re un “anti-multiplex”. Il progetto esprime
di Giò Ponti), destinato ad ospitare una
un linguaggio volutamente contraddittorio,
seconda ristorazione. Quasi al centro, un
sconnesso rispetto al catalogo delle bizzar-
sistema di scale di emergenza fa da appog-
re soluzioni attorno, spasmodicamente tese
gio ad un mega poster di 14 x 8 metri che
a rendere singolari anonimi capannoni pre-
motteggia la crescente, ingombrante, dif-
fabbricati. Eppure esso appare come il loro
fusione di tanti cartelloni pubblicitari posti
figlio ipertrofico, uno specchio deformante
anche nel cuore delle città. Se l’esterno è
in cui si riflette la loro immagine ingigantita.
un condensato di elementi naturali e in-
Ma è proprio nel passaggio di scala che
naturali, apparentemente incongruo, capa-
avviene la trasformazione in Architettura.
ce d’irritare le mentalità più borghesi, l’a-
Anche il multiplex si veste di pannelli pre-
trio interno cerca invece di irretire lo spetta-
fabbricati, mostrandoli per quello che sono:
tore in un gioco di specchi, luci e riflessi
cemento grigio, corrugato da rilievi di tron-
che dissimulano l’ossatura prefabbricata
chi accostati, chiazzato da macchie incon-
lasciata a vista sul soffitto dipinto a scac-
trollate di verde-erba, realizzate a mano,
chiera. L’architettura è una mise en scène
in stabilimento, trasformando un processo
in cui si mescolano ricordi di luoghi tipici
standardizzato come la prefabbricazione,
d’intrattenimento: il casinò, il luna park,
in manufatto artigianale. La base del pre-
il circo (di cui le panche circolari sono un
fabbricato, sollevata da terra per illuminare
riferimento esplicito). Nel vortice di luci e
e areare il parcheggio sottostante, è segna-
colori, tra oggetti giganti (l’isola del kinder-
ta dai lunghi corridoi di ritorno, rivestiti
heim circondata da sgabelli tridenti, il por-
in pannelli multicolore di policarbonato a
tale d’ingresso ai bagni con un’immagine
camera, da cui si stacca la serie di scale
“drogata” di Barbie e Ken, la coppia di
in acciaio delle vie d’uscita d’emergenza.
lampadari icosaedri pendenti sulla tripla
Seguendo un processo di mutazione, i fron-
altezza della zona check-in) e altri stranianti
ti laterali si vestono di una pelle in legno
(le membrane sformate in pvc dei box of-
vero, pannelli di multistrato di okume op-
fice, i tubi della climatizzazione trasformati
portunamente trattato, montati a scaglie
in un’installazione artistica) il visitatore,
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Cinecity Padova, Multiplex – De Architectura
1
2
lasciato fuori il mondo reale, inizia a perder-
svolto del parapetto; le scritte sullo specchio
si in quello irreale della finzione cinemato-
della parete alle spalle del banco di vendi-
grafica. Come Alice nel paese delle meravi-
ta dei popcorn raccontano della vita e della
glie (e le sabbiature degli specchi dei pilastri
morte, così come i decori sugli specchi
del grande corridoio rosso, sono diretta ci-
della zona bar mischiano temi floreali con
tazione delle illustrazioni originali del capo-
maschere a gas e bombardieri. Se l’esterno
lavoro di Lewis Carroll) egli vaga in una
s’interroga sul ruolo, sull’aspetto, sulla rela-
Dati generali
realtà diversa, dove tutto è possibile. Eppu-
zione che un landmark adibito a multisala
14 sale, 10.000 m2,
re, intorno, sono lasciati segnali per avvi-
può assumere a scala urbana, l’interno si
A sinistra
sarlo che tutto non è sempre per come ap-
confronta direttamente con la persona che
Uno dei corridoi di ritorno
pare: la pietra artificiale, che riveste il corpo
lo attraversa, innescando quelle reazioni
scala che conduce all’atrio superiore, è de-
che solo l’arte contemporanea, con le sue
nunciata, nel suo misero spessore, nel ri-
ambiguità e contraddizioni, sa stimolare.
3180 posti a sedere
1 Il corridoio rosso di
distribuzione
2 Pianta piano inferiore
51
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Zusammengestellt von Emil Wörndle
Das Capitol-Kino in Bozen
Das Capitol-Kino, das in den 50er Jahren
men, und für einen Privaten wäre eine In-
von Arch. Ronca erbaut worden war, war
vestition zu einer Zeit, als das Kino seine
ursprünglich DAS große Kino in Bozen, das
besten Zeiten hinter sich hatte, ziemlich
Kino für den großen Film, das größte Haus
riskant gewesen. Dem Verein war klar,
in der Stadt. Der Eigentümer des Kinos
dass die erforderlichen Investitionen aus
hatte es verpachtet, selbst führte er seiner-
eigenen Kräften nicht zu schaffen gewesen
zeit nur das Eden-Kino, das einzige Kino,
wären und so wurden schnell erste Ideen
das früher in Bozen deutsche Filme zeigte.
gesammelt und mit Arch. Benno Simma
Dort begann auch der Filmclub, der Verein,
ein Projekt ausgearbeitet, um für eine
der heute das Capitol-Kino führt, mit sei-
Finanzierung durch die öffentliche Hand
nen Filmvorführungen, vorerst einmal pro
anzusuchen. Im Zuge der weiteren Überle-
Woche. Nach einer Übergangsphase im Saal
gungen wurde klar, dass das ursprüngliche
des Rainerums, baute der Verein in der
Projekt so nicht machbar war. Es war klar,
Streitergasse Nr. 20 ein Kellerkino mit 60
dass es in Bozen ein Kino mit 600 Plätzen
Plätzen eigenhändig auf, sozusagen als Un-
nicht mehr brauchen würde, daher sollte
tergrundkino, als einziges Kino in Bozen, in
das Capitol-Kino bei gleichbleibender Ku-
dem deutsch gesprochenes Kino und Essay-
batur in ein 2-Saal Kino mit insgesamt nur
kino gezeigt wurde. Schon damals hatten
noch 300 Plätzen umgebaut werden. Das
die Betreiber des Vereins versucht, im Capitol-
Kino sollte aber auch Treffpunkt für filmbe-
Kino Fuß zu fassen. In der Zwischenzeit
geisterte Menschen werden, deshalb soll-
wurde aber bereits am jetzigen, am Club 3
ten auch eine Bar und ein Bistrobereich für
Saal in der Streitergasse Nr. 8, an einem Kino
die Kinogänger geschaffen werden, wo sich
mit 99 Plätzen gebaut. Dieser erste richtige
Gleichgesinnte treffen können. Es ist und
Saal des Filmclubs war früher eine Holzhütte,
war Bestandteil der Philosophie der Be-
ein Magazin für ein angrenzendes Laden-
treiber, dass ein Kinosaal eine schwarze
geschäft, nach dessen Auflösung sich die
Schachtel sein muss, der Blick soll auf die
Eigentümer an die Betreiber des Filmclubs
Leinwand konzentriert sein, das einzige
gewandt hatten und anboten, daraus einen
Licht soll von dort kommen. Nach den Er-
Kinosaal zu machen. Schon beim ersten
fahrungen mit dem Umbau vom Club 3,
Saal war es für den Verein nicht möglich,
die teilweise nur mühsam umzusetzen
die Investition aus eigener Tasche zu finan-
waren, war es für die Betreiber selbstver-
zieren, aber mit Beiträgen der öffentlichen
ständlich, einen Architekten zu beauftra-
Hand war es möglich, das Projekt von Arch.
gen, der bereits Erfahrung in der Planung
Mayr Fingerle durchzuziehen.
von Kinos hatte, schon allein in Bezug
Als sich abzeichnete, dass der Pachtvertrag
auf die technischen Kenntnisse wie Film-
des Capitol-Kino am Auslaufen war und
projektion, Akustik, Sicherheitsbestimmun-
die Pächter, die Gebrüder Sfondrini, aus
gen, etc. Durch die Kontakte mit den Be-
Altersgründen an einer Verlängerung nicht
treibern des Leo-Kino in Innsbruck, die
weiter interessiert waren, versuchten die
eine vergleichbare Philosophie verfolgten,
Betreiber des Filmclubs, in erster Linie
und weil auch die Struktur des Kinos ähn-
Herr Martin Kaufmann, in vereinten Kräf-
lich war, wurde das Projekt schließlich mit
ten mit Fritz Pichler und Elisabeth Baum-
Arch. Kurt Rumplmayr aus Innsbruck um-
gartner, den Eigentümer des Kinos zu
gesetzt. In der Ausführungsphase war auch
überreden, das Capitol-Kino an den Film-
Arch. Robert Veneri aus Bozen beteiligt.
club zu verpachten. Die Gespräche zogen
Die Aufgabe und der Gestaltungsspielraum
sich über zwei Jahre hin. Schlussendlich
für den Architekten lagen im konkreten Fall
konnte ein Pachtvertrag für 25 Jahre, bis
darin, aus einem Saal zwei Säle zu machen.
2025, ausgehandelt werden.
Die wesentlichen Entscheidungen traf der
1999 konnte das Capitol-Kino übernommen
Verein in der Gruppe, mit dem Architekten
werden. Es war ziemlich heruntergekom-
war man in den meisten Punkten auf glei-
54
De Architectura – Das Capitol-Kino in Bozen
April Aprile 2007
1
2
turrisbabel 73
cher Wellenlänge, dem es so möglich war,
Für den Filmclub bleibt das Programm-
vielleicht mit einigen wenigen Abstrichen
kino als Ziel, aber die Betreiber werden
des Bauherren, seine Idee und sein Konzept
von allen Seiten gedrängt, ein breites
durchzusetzen. Der dritte Saal wurde im
Programm zu bieten, einen Mix aus an-
Vorjahr umgebaut, die Bestuhlung wurde
spruchsvollem Programm und sogenann-
ausgetauscht, es wurde eine Reihe weniger
tem Blockbuster, und so werden derzeit
gemacht, und um ihn auf das gleiche
alle Schichten bedient, wobei man auch
Niveau der anderen beiden Säle zu brin-
Zuspruch aus entfernteren Gemeinden
gen, wurden auch Bild- und Tontechnik
wie Meran oder Brixen hat.
erneuert. Zur Zeit sind ein paar organisato-
Die Betreiberphilosphie ist aber, kein Kom-
rische und logistische Änderungen im
merzkino sein zu wollen, nach außen po-
Gange, die auf den Wunsch des derzeitigen
sitioniert sich das Kino ganz klar als Kul-
Pächters des gastronomischen Bereichs
turkino, was sich an kleinen Details zeigt,
zurückzuführen sind, im Eingangsfoyer eine
es gibt zum Beispiel kein Popcorn zu
gemütlichere Situation zu schaffen und
kaufen, auch das Drumherum an Geschäf-
evtl. auch die Straße zu nutzen. Aus diesem
ten und Geschäftemacherei ist nicht
Grund wurde die Kassa nach hinten verlegt,
vorgesehen. Und es gibt konkrete Hoff-
aber die ganze Umgestaltung ist derzeit
nungen, sich in naher Zukunft diesem Ziel
noch in der Planungs- und Umbauphase.
wieder verstärkt widmen zu können.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Das Capitol-Kino in Bozen – De Architectura
3
1 Grundriss Obergeschoss
2 Grundriss Erdgeschoss
3 Schnitt
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Alessandro Scavazza
Il nuovo Palazzo del Cinema
al Lido di Venezia
Nel 1932 si inaugurò la “Prima esposizione
esterna ed un posticcio involucro di due
di Arte Cinematografica” sulla terrazza del-
piani fuori terra collocato di fronte all’in-
l’Hotel Excelsior al Lido di Venezia. L’intento
gresso del Palazzo del Cinema, segnando-
dei fondatori era di offrire al cinema un
ne un netto scadimento linguistico visibile
palcoscenico importante in una cornice ec-
ancora oggi.
cezionalmente chic e mondana. In mancan-
Successivamente, negli anni sessanta e
za di una giuria e dell’assegnazione di pre-
settanta si susseguono innovazioni, modifi-
mi ufficiali, introdotti solamente più tardi,
che e contestazioni che pregiudicarono la
curiosamente la rassegna si concluse con
qualità della rassegna. Solo con gli anni
un democratico referendum tra il pubblico
‘80 la Mostra fu rilanciata in pieno quando
che votò il miglior regista. Nasceva così uno
ormai sembrava destinata ad un lento e
dei grandi appuntamenti del cinema inter-
naturale declino, surclassata soprattutto
nazionale, l’edizione fu un tale successo
dal prestigio crescente della rassegna di
che si ripetè due anni dopo e poi, dal 1935,
Cannes, maggiormente capace di attirare
direttamente a cadenza annuale, segno evi-
su di sé le attenzioni e gli investimenti
dente del riscontro di pubblico conseguito.
delle majors americane. Le strutture rima-
La crescita fu tanto rapida che la realizza-
sero però insufficienti di fronte al crescente
zione di un luogo dedicato si impose come
numero di spettatori e nel 1991, in occasio-
urgenza. Il nuovo Palazzo del Cinema, di-
ne della V Mostra Internazionale di Architet-
segnato dall’Ing. Luigi Quagliata fu appron-
tura, fu indetto un concorso a inviti per la
tato a tempo di record ed inaugurato per
progettazione di un nuovo Palazzo del
l’edizione del 1937. L’edificio, composto da
Cinema. Esso non doveva essere concepito
una hall di ingresso e da una sala cinema-
solo come sede privilegiata della Mostra
tografica, l’attuale Sala Grande, fu caratte-
d’Arte Cinematografica, ma anche come un
rizzato da una geometria molto essenziale
moderno Palazzo dei Congressi fruibile per-
secondo le tendenze moderniste dell’epoca.
manentemente durante tutto l’arco dell’an-
L’impostazione del prospetto principale
no, rispondendo così alla domanda sempre
adotta una equilibrata coniugazione di li-
più pressante che istituzioni culturali, asso-
nee verticali ed orizzontali: alla tripartizio-
ciazioni e gruppi imprenditoriali (non solo
ne della vetrata centrale corrisponde una
nazionali) rivolgevano da qualche tempo
serie di profonde striature al piano terra,
alla città di Venezia. La realizzazione della
mentre i corpi laterali arrotondati e fitta-
nuova struttura avrebbe coinvolto maggior-
mente finestrati riprendono un elemento
mente il Lido nell’organizzazione delle atti-
tipico dell’architettura di quegli anni.
vità culturali, decongestionando le aree
Nel secondo dopoguerra la Mostra conob-
espositive del centro storico e garantendo
be un periodo di forte espansione, per cui
la valorizzazione di zone altrimenti margi-
divenne necessario l’ampliamento dell’edi-
nali potenziandone i servizi esistenti.
ficio che fu affidato allo stesso Ing. Luigi
L’Ente Biennale, nella scelta dei partecipanti
Quagliata nel 1952. Il progetto complessivo
al concorso di progettazione, cercò di assi-
previde l’ampliamento della Sala Grande,
curare la partecipazione di esperienze pro-
un’arena scoperta, altre sale cinematografi-
gettuali diverse fra loro per avere un con-
che, la biblioteca ed il museo del cinema,
fronto quanto più ampio possibile. Il pro-
uffici e servizi per una capienza complessi-
getto vincitore fu quello dell’architetto spa-
del Palazzo del Cinema
va di circa 5000 posti. Fu inoltre previsto il
gnolo Rafael Moneo. L’edificio proposto fu
di Venezia
riordino generale dell’area includendo l’a-
però ritenuto troppo costoso e l’intero pro-
diacente Casinò. Di questo ambizioso pro-
getto fu abbandonato, preferendo piuttosto
getto si realizzarono però solo l’arena
risanare l’esistente e utilizzare delle struttu-
1 Il fronte originario
2 Progetto per l’ampliamento del Palazzo
del Cinema
1
2
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De Architectura – Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia
April Aprile 2007
turrisbabel 73
3
re temporanee per accogliere più spettatori
la cui struttura ipogea, in grado di sfrutta-
durante lo svolgimento della manifestazio-
re maggiore spazio senza essere invasiva
ne cinematografica. Nel 1991 fu realizzato il
rispetto all’area circostante, ha conseguito
Palagalileo sul sito dell’arena esterna e nel
unanimi consensi per qualità architettonica
1995 si avviarono opere di ristrutturazione
e funzionalità. La parola oggi è ancora una
del Palazzo del Cinema. Inoltre, dal 1999
volta in mano all’Amministrazione Pubblica
venne sia concesso in uso il Casinò che in-
chiamata a tradurre in risultati concreti gli
nalzata annualmente una tensostruttura
sforzi compiuti dall’Ente Biennale. Se vera-
denominata PalaBNL. Questa frammenta-
mente la Mostra d’Arte Cinematografica di
zione di spazi espositivi ha creato e crea
Venezia vuole porsi come principale riferi-
problemi operativi e di gestione nell’orga-
mento nell’ambito del cinema d’autore,
nizzazione della manifestazione stessa.
sicuramente disporre di una struttura fun-
Inoltre, per quanto riguarda gli spazi esterni,
zionale ed innovativa può fare la differenza;
è immediato notare come non ci sia asso-
la sensazione tuttavia è che per l’ennesima
luta relazione fra gli edifici e lo spazio pub-
volta ci si trovi di fronte ad un progetto
blico. Non esiste una forma di dialogo che
destinato a rimanere sulla carta in seguito
sia in grado di creare nitide spazialità ur-
alle esigue disponibilità economiche.
bane, ma tutto si risolve in un’informe colata di asfalto che restituisce una sgrade-
Bibliografia
vole sensazione di incompiutezza. In segui-
- AA.VV.: “Concorso Internazionale per il
to a queste difficoltà, nel 2004 l’Ente Bien-
nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Vene-
nale ha voluto affrontare nuovamente il
zia”, Electa, Milano 1991.
problema di una nuova e più moderna
- Pina Mangeri: “Il nuovo Palazzo del Cine-
logistica per la sua Mostra d’Arte Cinema-
ma”, Marsilio, Venezia 2006.
tografica, bandendo un altro concorso di
www.labiennale-concorso.org
progettazione al quale parteciparono dieci
gruppi di architetti selezionati da una rosa
iniziale di settanta progettisti. Obiettivo
principale del bando è ancora una volta la
costruzione di un edificio di grande rilievo
architettonico capace di rispondere non sol3 – 4 Progetto per
tanto alle criticità esistenti, ma di generare
l’ampliamento del Palazzo
del Cinema
ampie ricadute produttive sull’intero terri-
5 “L’ampliamento” del
torio circostante. Vincitori del concorso sono
Palazzo del Cinema
Fonte didascalie Fondazione La Biennale di Venezia
stati lo studio italiano “5 + 1” in collaborazione con l’architetto francese Rudy Ricciotti,
turrisbabel 73 April Aprile 2007
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Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia – De Architectura
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Alessandro Scavazza
Concorso internazionale per il
Nuovo Palazzo del Cinema. 1991
Il fascino esercitato dalla città di Venezia
Il prolungamento verso l’esterno di questa
ha fatto sì che il progetto vincitore si carat-
piattafomra-terrazza si rivela come il luo-
terizzasse per essere completamente ri-
go più adatto per le cerimonie pubbliche,
volto verso di essa. La facciata verso le
garantendo la debita atmosfera alle mani-
spiagge del Lido diviene invece più dimes-
festazioni del Festival del Cinema.
sa per sottolineare la preminenza del pro-
Il secondo piano è occupato esclusivamen-
spetto del Casinò. La zona d’ingresso verso
te dal ristorante e si affaccia anch’esso tan-
la laguna presenta un’ampia piattaforma
to sull’atrio d’ingresso quanto verso la città
sostenuta da tiranti di acciaio. La sua dupli-
di Venezia. Il terzo piano ospita gli uffici,
ce funzione è sia di fornire riparo alle im-
inclusa la sala della giuria. Tutte le cabine
barcazioni che portano i visitatori alla ras-
di proiezione e gli archivi cinematografici
segna cinematografica, sia di prolungare
sono in comunizìcazione fra loro per mezzo
all’esterno lo spazio del caffè-ristorante
di un percorso sospeso nel vuoto.
interno per apprezzare al meglio la vista
della città. L’organizzazione interna dell’edi-
Concorso Internazionale ad inviti pub-
ficio predilige la presenza di grandi spazi
blicato nel 1991. Progettisti partecipanti:
fra i quali si distribuiscono le sale cinema-
Carlo Aymonino, Mario Botta, Sverre Fehn,
tografiche e denota come il Palazzo del Ci-
James Stirling, Steven Holl, Fumihiko Maki,
nema sia concepito prevalentemente come
Aldo Rossi, Rafael Moneo, Jean Nouvel,
una struttura in grado di stimolare i contatti
Oswald M. Ungers. Membri della giuria:
sociali durante lo svolgimento del festival.
Francesco Dal Co (Presidente), Kurt Forster,
Attorno all’atrio d’ingresso, caratterizzato
Arata Isozaki, Gianluigi Rondi, Manfredo
dalla notevole altezza, al piano terreno si
Tafuri. Progetto vincitore: Rafael Moneo
sviluppano le sale cinematografiche maggiori, la libreria, un caffè ed il mercato del
cinema, facendo di questo spazio il luogo
più importante dove intessere relazioni sociali. Il luogo del mercato è individuato da
una griglia regolare di pilastri che permette ai vari stands dei produttori di potersi
organizzare e distribuire in base al mutare
delle esigenze. Le sale cinematografiche
sono orientate l’una verso l’altra nella direzione dello schermo, in modo da avere un
retroscena comune con spogliatoi e servizi
necessari per le cerimonie di premiazione.
Il cinema più grande, con accesso dall’atrio principale, è ovviamente più spazioso ed è completato da una galleria, mentre
quello di media grandezza presenta un
unico ordine di posti con un proscenio circolare. Al piano superiore la disposizione
1
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4
irregolare delle sale minori verte ad ottePianta piano terra
Pianta primo piano
nere fra loro degli spazi adeguati per l’in-
Prospetto est
trattenimento delle persone, mentre il bar
Sezione trasversale
Fonte didascalie
Arch. Rafael Moneo
e la terrazza si affacciano internamente
verso l’atrio principale d’ingresso.
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Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 1991 – De Architectura
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Alessandro Scavazza
Concorso internazionale per il
Nuovo Palazzo del Cinema. 2004
Il progetto del Nuovo Palazzo del Cinema
da telai poligonali, e chiusa sugli altri tre.
si integra nel progetto complessivo degli
Il delicato aspetto della Passerella degli atto-
spazi aperti che riguarda soprattutto l’am-
ri e dei registi è l’argomento chiave per co-
bito della nuova “Piazza del Cinema”, l’area
municare l’immagine della Mostra del Ci-
verde prospiciente il canale e il tracciato
nema a livello mondiale. Essa viene risolta
del Lungomare Marconi, creando uno
immaginando due distinte sequenze cine-
spazio di aggregazione che lega e valorizza
matografiche che si sviluppano attraverso il
gli edifici esistenti con la nuova struttura.
Giardino, rigoglioso ed introverso, e la Piaz-
L’area diventerà prevalentemente pedo-
za del Cinema, metafisica e monumentale:
nale con confini chiari e definiti capace non
Nel primo caso dello sbarco al Casinò, il
solo di accogliere il pubblico durante le va-
percorso-passerella si inserisce nel tema
rie manifestazioni, ma anche di offrire uno
del rispetto del verde esistente e nella sua
spazio a servizio della cittadinanza per tut-
trasformazione in un vero e proprio Giar-
to l’arco dell’anno. La scelta di realizzare
dino del Cinema. Si è così immaginato un
in ipogeo le aree funzionali che non hanno
percorso che converge verso la facciata ve-
alcuna necessità di svilupparsi all’esterno
trata della Grande Sala secondo la sequen-
garantisce un attento inserimento ambien-
za: sbarco al Casinò, attraversamento del
tale e un razionale assetto distributivo.
Giardino del Cinema, arrivo sulla Piazza del
La sua disposizione planimetrica, parallela
Cinema e ingresso al nuovo Palazzo del
al lungomare, si distribuisce secondo una
Cinema con passerella interna al Foyer.
sequenza capace di connettere gli edifici
Il secondo percorso si sviluppa dal Palazzo
che su di essa insistono. Il complesso potrà
del Cinema alla Grande Sala attraverso l’e-
essere realizzato a stralci funzionalmente
norme vuoto della Piazza aperta verso il
autonomi, tale autonomia si estenderà an-
mare: la compressione dello spazio nel
che alla fase di funzionamento dell’edificio
punto di ingresso e la successiva verticalità
completato. In questo modo viene garanti-
intendono favorire lo scoppio improvviso
ta la necessaria flessibilità nell’uso della
di applausi e flash al momento dell’entrata
struttura che ospiterà, oltre alla Mostra del
delle stars del cinema.
Cinema, anche altri eventi quali congressi,
1
2
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4
teatro, musica ecc., che potranno impe-
Concorso Internazionale ad inviti pub-
gnare anche solo singole parti dell’edificio.
blicato nel 2004. Progettisti partecipanti:
Il mercato del cinema, le sale piccole e le
5+1 & Rudy Ricciotti; Boeri Studio; Oriol
altre funzioni ricettive e distributive si com-
Bohigas – MBM arquitectes; Bolles + Wilson;
pattano a comporre un solo sistema archi-
Francesco Cellini; Eisenman Architects;
tettonico, ottimale dal punto di vista del
Massimiliano Fuksas; Rafael Moneo – Ar-
risparmio di territorio urbano e del funzio-
chea Associati; Kada, Massarente, Moscardi,
namento delle attività. La Grande sala –
Saccarola, Venezia Ingegneria, Pipianato.
2400 posti – è il punto dove confluiscono i
Membri della giuria: Davide Croff (Presi-
flussi rituali generati dal festival e dalle al-
dente), Pio Baldi, Aldo Bello, Hans Hollein,
tre iniziative mediatiche: il pubblico pro-
Volkwin Marg, Pina Maugeri, Marco
viene principalmente dall’Hotel Excelsior a
Mueller, Mauro Strada, Enrico Valeriani.
ovest e dall’imbarcadero a nord. La sala è
Progetto vincitore: 5+1 & Rudy Ricciotti.
anche il perno di una composizione urbana
Planimetria di progetto
Pianta struttura ipogea
che integra piazza e mare, giardino e natu-
Sezione longitudinale
ra, Casinò e nuovo Palazzo del Cinema.
Vetrata della Grande Sala
Fonte didascalie Fondazione La Biennale di Venezia
La struttura presenta una vetrata sul lato
del giardino (di cui è il fondale), composta
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Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 2004 – De Architectura
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Zusammengestellt von Emil Wörndle
Das Leo-Kino in Innsbruck
Das Leo-Kino ist eine Innsbrucker Institu-
den Plänen von DI Kurt Rumplmayr mit
tion. Ende des 19. Jahrhunderts wurde ein
den Umbauarbeiten begonnen, wobei
ehemaliger Schankgarten zunächst in eine
von Anfang an darauf geachtet wurde, dass
Radfahrhalle, später dann in einen Vereins-
einerseits das Charakteristikum des Kino-
und Theatersaal umgebaut. Namensgebend
saals mit seinem Flair aus den 50er Jahren
für den Saal war Papst Leo XIII, dessen So-
bestehen bleibt, andererseits alle zeitge-
zialenzylika „Rerum novarum” die Bevöl-
mäßen Anforderungen, die das Kino von
kerung zu christlichem und sozialem Enga-
heute aufweisen muss, verwirklicht werden.
gement aufrief und in deren Folge sich Ende
Im neuen LEOKINO entstand so ein Film-
des 19. Jahrhunderts katholische Arbeiter-
kulturzentrum mit zwei Kinosälen und
vereine formierten, die sich den sozialen
einem Platzangebot von insgesamt 285
Aufgaben widmeten, derer die Arbeiter-
Sitzplätzen (LEOKINO 1: 202, LEOKINO 2:
schaft dringend bedurfte. 1955 wurde dieser
83), das der Idee eines Kulturkinos in ver-
Saal von den Architekten Prachensky und
stärkter Weise Rechnung trägt. Durch das
Lottersberg in das Leo-Kino umgebaut. Es
neue LEOKINO hat Innsbrucks Kinokultur
umfaßte 458 Sitze und wurde von den Be-
eine zusätzliche Stätte für den Film abseits
treibern als das „erste echte Familienkino”
des Mainstreams erhalten. Das LEOKINO
bezeichnet, das Filme zu zeigen beabsich-
dient laut Angaben der Betreiber der „film-
tigte, die von „Lichtspieltheatern, die einzig
kulturellen Erweiterung der Stadt Inns-
und allein nur auf Gewinn aus sind”, nicht
bruck“ und ist ein vorläufiger Höhepunkt
übernommen würden. In den Zeitungen,
eines beinahe zwei Jahrzehnte lang entwic-
die von der Eröffnung berichteten, wurde,
kelten Filmkulturkonzepts des Cinemato-
neben der Bauweise, den Architekten vor
graph-Teams. Ziel der Betreiber ist es,
allem bescheinigt, ein Kino mit „auserlese-
durch das Das LEOKINO „cineastische Im-
nem Geschmack” errichtet zu haben. Auch
pulse zu setzen und kulturpolitisch beispiel-
in technischer Hinsicht wurde das Leo-Kino
gebend zu wirken“. Der Cinematograph
als das Kino mit der größten Breitwandlein-
und das LEOKINO sind Mitglieder des
wand Innsbrucks hoch gelobt, ebenso die
europäischen Kinonetzwerkes EUROPA
Vorführanlage, die schon damals mit allen
CINEMAS. Diese Organisation hat sich zum
üblichen Bild- und Tonformaten ausgestat-
Ziel gesetzt, den europäischen Film ver-
tet war. 1978 übernahm der Betreiber des
stärkt ins Kino zu bringen und damit einem
Metropolkinos, Ferdinand Purner, die Pacht
größeren Publikumskreis zugänglich zu
des Leo-Kinos. Dessen Tochter, Ingrid Hue-
machen. Diese Bestrebung deckt sich auch
ber, unterbreitete 1997 gemeinsam mit den
mit den Anliegen des LEOKINOS, da die
Eigentümern dem Cinematograph das An-
überwiegende Anzahl der Erstaufführungen
gebot, das Leo-Kino zu übernehmen. Nach
europäischer Provenienz sind. Bei der
Vertragsabschluss mit dem Katholischen
Adaptierung des LEOKINOS zu einem be-
Arbeiterverein wurde im August 1998 nach
hindertengerechten und festivaltauglichen
1
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Das Leo-Kino in Innsbruck – De Architectura
lichst aller vorhandenen Tonsysteme gelegt.
Die verschiedenen analogen Lichttonverfahren und die schon seit den 50er Jahren
bestehenden mehrkanaligen Magnettonverfahren sollen wiedergegeben werden
können. Die neueren analogen Verfahren
Dolby-Stereo oder Ultra-Stereo, Dolby-SR
und Digitalton sind ebenfalls Bestandteil
der Kinotechnik im LEOKINO. Für eine verbesserte Bildwiedergabe sorgen neueste
Projektionsobjektive. Überdies ist der große
Saal (LEOKINO 1) nach den Richtlinien der
THX-Standards ausgestattet und umgebaut
worden. Der THX-Standard betrifft nicht nur
die Ton- und Projektionsanlage, sondern
auch die Bauweise des Kinosaals. Raumanordnung und Bildwand stehen in einem
vorgegebenen günstigen Verhältnis, darü-
2
1 Schnitt
2 Grundriss Obergeschoss
3 Grundriss Erdgeschoss
Filmkulturzentrum wurde erneut besonde-
ber hinaus wurden raumakustische Maß-
res Augenmerk auf die technischen Stan-
nahmen (z.B. schalldämmende Platten) zur
dards gerichtet. Die technische Ausstattung
Erreichung des THX-Normmaßes gesetzt.
ermöglicht neben den zwei im kommer-
Auch die Anordnung der Stufenkonstruk-
ziellen Kino üblichen Bildformaten („Breit-
tion und die Sitzreihenabstände entspre-
wand” 1:1,85 und „Cinemascope” 1:2,35)
chen der geforderten Norm. Die finanziel-
alle anderen genormten Bildformate des
len Mittel, zur Verfügung gestellt von Stadt,
35mm-Films (Stummfilm-Vollbild; 1:1,33;
Land und Bund, wurden hinsichtlich der
1:1,37; 1:1,66) und Sonderformate. Weiters
technischen und baulichen Erfordernisse
besteht die Möglichkeit der 70mm-, der
für ein lebens- und entwicklungsfähiges
16mm- und der 8mm-Filmprojektion. Gro-
Filmkulturzentrum mit einem Höchstmaß
ßer Wert wird auf die Spielbarkeit mög-
an Sparsamkeit eingesetzt.
3
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De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Machné & Durig Architekten, Monika Gogl. Zusammengestellt von Calderan/Kretschmer
Kino „Am Markt“, Lienz
Der Platz „Am Markt“ liegt als Bindeglied
Erschließung ist, sondern auch Platz zum
zwischen Hauptplatz und Brücke über die
Verweilen bietet. Das Foyer mit Terrasse
Isel. Die Elemente eines städtischen Plat-
sollte wie ein zweiter, erhöhter Platz wirken,
zes, wie die Schule, die ehemalige Kirche,
von dem aus man in die umgebende Berg-
der große Kastanienbaum und natürlich die
landschaft blicken kann. Das Dach bildet
umgebenden Geschäfte sind dort schon
eine Horizontale zwischen den zwei vertika-
vorhanden. Das neue Kino versucht, diese
len Dominanten (Kirchturm – Hotel) und
Elemente zu einem gesamten Platz zusam-
begrenzt den Platz, ohne eine wirkliche Fas-
menzuführen. Mit dem Entwurf erhält der
sade zu bilden. Der Eindruck eines offenen
Marktplatz eine große Treppe, die nicht nur
und einladenden Gebäudes entsteht.
1
Peter Machné, Arch. DI
1
2
3
4
Marianne Durig, Arch. DI
vom Marktplatz zu der
Monika Gogl
offenen Terrasse, eine Art
Standort Am Markt,
öffentliche Loggia
Bauherr Annemarie und
Brigitte Rossbacher, Lienz
Projekt Arch. DI Hans-
Erdgeschoss
Obergeschoss
Eine Treppe führt
A – 9900 Lienz - Osttirol
5 Das Foyer mit den
Kubatur 13.140,90 m3
zwei hängenden Projek-
BGF 2.880,30 m2
tionskabinen
Kinoausstattung 4 Säle,
Fotos Paul Ott
600 Sitzplätze, ca. 200 m2
Leinwandfläche
Bauzeit 03. 2000 – 06. 2001
2
Schnitt
3
turrisbabel 73 April Aprile 2007
4
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Kino „Am Markt“, Lienz – De Architectura
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De Architectura
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turrisbabel 73
nps tchoban voss GbR Architekten BDA. Zusammengestellt von Karin Kretschmer
Multiplexkino „Cubix“, Berlin
Mit dem aus einem Gutachten resultie-
die Gebäudeecken und betonen die diago-
renden Auftrag für ein Multiplexkino von
nalen Bezüge zwischen Innen und Außen,
2.400 Plätzen erwuchs die Aufgabe nach
wobei die Glaserker der Foyers deutlich
einer neuen Interpretation des Themas:
vor die flächenbündige Fassade auskragen.
Der Realisierung eines hochkonzentrierten
Sie belichten großzügige „urbane“ Foyer-
Raumprogramms für Kultur auf innerstäd-
zonen im Innern, von denen aus der Blick
tisch enger Parzelle. Der Standort hat Tra-
das gesamte Umfeld des Alexanderplatzes
dition in Sachen Unterhaltung. Seine gute
umfasst. Es entsteht eine intensive Wech-
Erreichbarkeit sowie eine außerordentlich
selbeziehung: Der Außenraum wird in das
hohe Passantenfrequenz sind durch den
Gebäude einbezogen – gleichzeitig wirkt
direkt benachbarten Bahnhof Alexander-
das Gebäudeinnere werbewirksam nach
platz gegeben. Sie lassen ein Kino mit in-
außen. Eine Verblendung in großformati-
tegrierten Gastronomieflächen auch von
gen, hochglanzpolierten schwarzen Granit-
der Nutzung her als idealen ersten Bau-
platten unterstreicht den solitären, im
stein im Gesamtzusammenhang des Mas-
Maßstab verfremdeten Eindruck des Ge-
terplanes für die Umgebung des Alexan-
bäudes. Sie bildet kontrastreich den Hinter-
derplatzes erscheinen. Den Begrenzungen
grund für eine großformatige Lichtinstal-
des innerstädtischen Standortes begegne-
lation des Künstlers Julian Rosefeld auf
te man in diesem Fall mit außergewöhn-
den beiden Seitenfassaden des Kinos.
licher räumlicher Dichte: Die statische Kon-
Der Künstler erhielt den Auftrag für seine
struktion ermöglicht auf einer Grundfläche
bisher größte Arbeit nach einem eingela-
von 37 x 46 m die Stapelung von neun
denen Künstlerwettbewerb. Seiner Aus-
Sälen, auf vier Ebenen gegeneinander
einandersetzung mit der Illusionsmaschine
verdreht – zur Zeit seiner Entstehung das
Kino und dem chimärenhaften Wechsel
größte Kino Deutschlands. Die strenge,
des städtebaulichen Umfeldes am Alexan-
kompakte Saalanordnung verschafft dabei
derplatz entsprang das Motto:
der Erschließung Übersichtlichkeit. Analog
zur gedrehten Anordnung der Säle und
ICH GLAUBE // NUR WAS // ICH SEHE
entsprechend der städtebaulichen Bezüge
das – auf Deutsch und Englisch – in seiner
vermittelt die Fassade den Eindruck einer
Mehrfachlesbarkeit die gebaute wie proji-
in horizontale Bewegung geratenen Hülle:
zierte „Realität“ zum Produkt des Betrach-
Überdimensionale Glasfelder übergreifen
ters werden lässt.
1
Projekt Sergei Tchoban,
nps tchoban voss GbR Architekten BDA, A. M. Prasch,
P. Sigl, S. Tchoban, E. Voss
Standort Rathausstr. 1,
D-10178 Berlin - Mitte
Baujahr 2001
1 Längsschnitt
2 Ansicht bei Nacht
Foto Florian Bolk
70
De Architectura – Multiplexkino „Cubix“, Berlin
April Aprile 2007
5
3
6
3 Cubix mit Berliner
Fernsehturm und Bahnhof
Alexanderplatz
Foto: Prof. Dieter Leistner
4 Innenraum
Foto: Prof. Dieter Leistner
5 2. Obergeschoss
6 Erdgeschoss
7 1. Obergeschoss
Foto: Florian Bolk
4
turrisbabel 73
72
De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Architekturbüro [lu:p]. Zusammengestellt von Karin Kretschmer
Filmburg Kronach
Das Projekt der Filmburg wurde in zwei Bau-
Die architektonische Gestaltung sowohl
abschnitten verwirklicht. Im ersten wurden
der Innenräume wie auch der Fassade sol-
bei laufendem Betrieb ein Saal mit 150 Plät-
len beim Betrachter filmische Assoziatio-
zen, ein neuer Eingangsbereich sowie eine
nen wecken. So lassen die Fensterbänder
Lounge mit Blick auf die Festung realisiert.
der Fassade an Filmstreifen denken und
In dem zweiten Bauabschnitt wurde der
die innere räumliche Abwicklung folgt einer
alte Saal saniert und in zwei Säle umge-
kontinuierlichen Bewegung, die begleitet
wandelt. Im Zuge des Umbaus bekam die
wird durch die Theke im Eingangsbereich,
Filmburg zudem eine neue Fassade, die sich
die sich als blaues Band gemeinsam mit
in ihrer Gestaltung eindeutig von der Um-
der Treppe zum neuen Saal und weiter nach
gebung des alten Stadtzentrums abhebt. Es
oben zu der Lounge emporwindet. In der
ist angedacht, in einem weiteren Bauab-
Lounge angekommen, hat man einen herr-
schnitt einen vierten Kinosaal hinzuzufügen.
lichen Ausblick auf die alte Festung.
2
1
3
Projekt Architekturbüro
[lu:p] – Renee Lorenz
Standort Schwedenstr. 37,
D – 96317 Kronach
Baujahr 2003 – 2005
1
2
3
4
5
6
Kettlerhaus
Obergeschoss
Scnitt Kinosaal 1
Scnitt Kinosäle 2+3
Ansicht Filmburg
Rückansicht
4
turrisbabel 73 April Aprile 2007
5
6
Filmburg Kronach – De Architectura
73
74
De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Frei + Saarinen. Zusammengesteltt von Melanie Franko
Erweiterung Kino Xenix, Zürich
Der Filmclub Xenix, der sich durch ein
des Vorplatzes nicht erlaubt. Zudem dämm-
alternatives und experimentelles Veranstal-
te eine Rosskastanie, welche als Teil des
tungsprogramm auszeichnet, betreibt seit
Schulhofes im Inventar der schützenswerten
über zwei Jahrzehnten in einem Pavillon
Gärten und Anlagen der Stadt Zürich aufge-
aus dem Jahre 1904 ein Kino mit integrier-
führt ist, den baulichen Spielraum weiter ein.
tem Barbetrieb. Der Holzbau beherbergte
Wie also an ein 100-jähriges Gebäude an-
als Erweiterung zur angrenzenden Schule
bauen mit dem Anspruch, eine Einheit zu
ursprünglich zwei Klassenzimmer und war
bilden, ohne sich anzubiedern? Durch die
eigentlich als Provisorium gedacht. Da der
von Frei + Saarinen vorgeschlagene Konzep-
beliebte, vor allem im Sommer viel besuch-
tion des stirnseitigen Anbaus gelingt – trotz
te parkartige Treffpunkt mitten in der Stadt
oder vielleicht gerade aufgrund aller Vor-
aufgrund seiner von jeher provisorischen
gaben – eine Optimierung der innenräum-
WC-, Kühl- und Lagerräume den baurecht-
lichen Situation sowie eine Neuinterpreta-
lichen Anforderungen nie gerecht wurde,
tion der außenräumlichen Disposition.
sprach sich die Zürcher Stadtverwaltung
Die Bereiche Bar, Kino und Foyer werden
als Eigentümerin dafür aus, die „Kinoba-
eigenständiger, ohne auseinanderzufallen.
racke“ baurechtskonform zu erweitern und
Der ursprüngliche, fast an einen altertüm-
räumlich sowie betrieblich zu optimieren.
lichen Speisewagen erinnernde Barraum
2005 wurde das junge Zürcher Architektur-
bleibt in seinem Wesen erhalten und mündet
büro Frei + Saarinen mit dem Umbau be-
beinahe übergangslos in die neue Erwei-
auftragt. Die Vorgaben waren alles andere
terung. Dazu trägt einerseits die bestehen-
als einfach: Da sich besagter Bau in einer
de Theke bei, die einfach um einige Meter
Freihaltezone befindet, war ein Totalabbruch
verlängert wird. Andererseits sind die Archi-
mit anschließendem Neubau nicht möglich:
tekten darauf bedacht, die vorherrschende
Ein Gebäude darf lediglich um 30% der
Materialität und Farbigkeit weiter zu ver-
bestehenden Grundfläche erweitert werden.
wenden. Das Kino wird technisch aufgerüs-
Außerdem soll die Identität des Gebäudes
tet, erhält ein Foyer mit eigenem Eingang
gewahrt werden – eine Vorgabe, deren Ein-
und eine steilere Anordnung der Sitzreihen.
haltung das Amt für Denkmalpflege be-
Das Abknicken des Volumens strukturiert
stätigen muss. Der zur Erweiterung vorge-
kaum merklich die Außenbereiche. Der fahr-
gebene Perimeter war stark eingeschränkt,
bare Speisestand, der während der Som-
eine Verbreiterung des Barraumes zulasten
mermonate unter dem Blätterdach der Rosskastanie dem Angebot kulinarischer Spezialitäten dient, erhält einen eigenen „Restaurantbereich“. Der bestuhlte Vorplatz der
Bar wird ebenfalls klarer abgesteckt. Durch
die neue, gänzlich zu öffnende Front wird
der Innenraum mit der zusätzlichen, im
Sommer im Außenbereich schräg gegenüber installierten Theke optisch verbunden
und somit ein großer Barraum unter freiem
Himmel aufgespannt. Ein neues skulpturales Dach verbindet Bestand und Anbau zu einem großzügigen Ganzen und
gibt dem Gartenpavillon mehr Gewicht
im Ensemble mit Schulbau und Turnhalle.
Um Umsatzeinbußen gering zu halten,
wird die Umbauphase auf wenige Wintermonate zusammengestaucht. Die Eröffnung soll im März 2007 stattfinden.
76
De Architectura
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Valle Architetti Associati
Ristrutturazione del Cinema
Nuovo e trasformazione in
cinema-teatro “P. P. Pasolini”
L’ex Cinema Nuovo, costruito da Ermes
vata la pianta e la sezione compatta men-
Midena nel 1955, è stato ristrutturato e
tre è stata demolita l’ultima campata per
trasformato in cinema-teatro. Tipico cine-
rendere possibile la realizzazione della tor-
ma del dopoguerra con sala rettangolare
re scenica e dei camerini. La composizione
covolta, con una campata dalla luce di
della facciata è stata mantenuta sostitu-
metri 14,78 e lunghezza di metri 26,90 ed
endo le parti tamponate in muratura con
un’altezza all’apice della volta di metri 12.
dei vetri serigrafati, mentre l’atrio è stato
Nei lavori di ristrutturazione è stata conser-
ricostruito come in origine.
2
Località Cervignano
No posti a sedere
del Friuli (UD)
300 in platea
Committente Comune di
450 in galleria
Cervignano del Friuli
Superficie 1.100 m2
Progetto architettonico
preliminare, definitivo, esecutivo e direzione lavori
Studio Valle Architetti Ass.
1 Pianta piano terra
2 Pianta primo piano
3 Sezione longitudinale
Collaboratori Marco
Carnelutti, Carlo Mauro
Foto Giovanni Chiaramonte
Progetto e realizzazione
Courtesy Studio Valle
1995–96
Architetti Associati
1
3
78
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Lidia Curti, Monica Carmen
Rezension
Recensione
Giuliana Bruno.
Atlante delle emozioni
La geografia della tenerezza
solo nella voce autoriale critica ma anche
in quella autobiografica: il prologo ‘espone’
Questo libro è tanti libri insieme, con
il suo corpo nel racconto di una sua malat-
personaggi che appaiono e riappaiono in
tia (per la prima volta appare un grembo
scenografie diverse, non senza che alcuni
femminile ed è il suo) e la conclusione
prendano a tratti il centro della scena come
evoca la sua traiettoria di vita tra il nord
Peter Greenaway e Rachel Whiteread, Da-
dell’America e il sud dell’Italia.2 La narrazio-
niel Libeskind e Jean Nouvel, Gerard Rich-
ne del suo esilio e dei temporanei ritorni a
ter e Annette Messager, e quinte che si
Napoli diviene testo filmico accanto ad
susseguono, dalla città di Napoli alle map-
altri, Rossellini, Pasolini, Antonioni, fino a
pe psicogeografiche dei situazionisti, o i
Godard, Wenders e Martone… Si ha così la
panorami dei diari di viaggio femminili.
corporeizzazione di un percorso intellettua-
È uno scenario con tanti fili e tanti cam-
le, in cui Giuliana Bruno ha esposto il suo
mini, una mappa dai confini incerti e aperti
corpo sulla tavola anatomica, nella geogra-
su cui lo sguardo va dall’insieme ai fram-
fia della tenerezza, su un atlante emotivo.
menti che lo compongono.
Il corpo femminile si materializza nell’Atlan-
Impossibile leggere queste pagine stando
te, si dispone nello spazio, come tributo
fermi e senza partire verso propri itinerari,
all’essere della donna nello spazio: già Ger-
l’autrice stessa parla di una scrittura/lettura
trude Stein, che viene richiamata da Bruno
che è movimento esterno e interno, mozio-
per la sua concezione di ‘geografia amoro-
ne e commozione a un tempo, ‘e-mozione’:
sa’ (pp. 188–89), in alcune sue poesie lo
movimento tra un luogo e l’altro, come nel-
aveva descritto attraverso la disposizione
la carta dei ‘paesi della tenerezza’ di M.lle
architettonica dei suoi versi; in Etica della
de Scudéry che è uno dei punti in cui i
differenza sessuale, Luce Irigaray afferma
tanti fili spesso si riannodano per poi di-
che la donna è luogo, e si percepisce come
stricarsi daccapo e dirigersi verso altri siti.
luogo di passaggio e movimento, ed ela-
Su questa carta, appaiono fiumi e mari, la-
bora un sapiente discorso sull’associazione
ghi e foreste, paesi e città, i cui nomi evo-
di spazio e desiderio femminile. Per Giulia-
cano itinerari d’amore e di passione, di tra-
na la carta della tenerezza, frutto di una
dimento e delusione, di inizio e di fine.
scrittura femminile in uno spazio collettivo
Tutti compongono quel ‘discorso amoroso’
esclusivamente femminile, indica una to-
che è la sostanza del libro di Bruno teso a
pografia dei sentimenti, delle passioni e
sistemare questo discorso in un paesaggio;
materialmente dipinge lo spazio del grem-
in esso – amorosamente – si iscrivono la
bo femminile, vasi sanguigni, utero, appa-
miriade di tasselli critici, la mappa dei
rato riproduttivo, solido e liquido assieme:
saperi (la teoria stessa diventa cartografia
spazio come corpo, corpo come mappa;
tenera) accanto all’io dell’autrice che è
spazio relazionale, legame tra cartografia e
ovviamente presente in tutto il libro non
intersoggettività tra donna e donna.
1
1
1 Il maquillage dell’emozione urbana, da L’uomo
con la macchina da presa.
Stampa da fotogrammi.
2 L’architettura è di scena
in The Fountainhead
(La fonte meravigliosa,
King Vidor, 1949). Stampa
da fotogrammi.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni – Rezension / Recensione
2
Fine ultimo del camminamento è il cinema
assenze, limiti, ci chiediamo se i vuoti ora
in tutte le sue parti: come architettura
non siano riempiti ma non pensiamo che
esterna e interna, testi e contesti multipli
questo sia nelle intenzioni dell’autrice.
e in movimento (il corpo si muove verso lo
È molto importante ricordare una poetica,
spettacolo e dentro lo spettacolo, un vero
importante visione di Napoli in questo mo-
e proprio cammino spettatoriale), come
mento, a spezzare il cerchio del genere per-
luogo di passaggio tra ottico e tattile, tra
nicioso ‘discorso su Napoli’ che di tanto
conscio e inconscio; il montaggio è il mez-
in tanto si trasforma in uno dei tanti panici
zo fondamentale della ‘incarnazione’, aven-
morali, nutrimento dei media. In questo
do attraverso l’assemblaggio il potere di
atlante la città riappare come luogo ‘spae-
plasmare un’emozione da una serie di na-
sato e fabbricato’, al centro di mille visioni
ture morte: al cinema gli spazi delle emo-
da Sartre a Benjamin e Lacis, Napoli come
zioni vengono messi in mobilità.
punto di approdo in questa ‘modalità tene-
Il cinema era al centro dell’altro libro di
ra di mappare’ cui tutto il libro obbedisce.
Giuliana, Rovine con vista (1995), sugli inizi
della cinematografia a Napoli illustrata attraverso l’opera e l’attività della regista e
Cinema architettonico e
architettura filmica
produttrice Elvira Notari negli anni venti e
trenta del secolo scorso. La mappa in rovi-
Libro/romanzo, libro/edificio: vi si può en-
na era quella della città napoletana in cui
trare, soffermarsi nell’atrio spazioso da cui
l’autrice osservava le flaneuses di inizio
si dipartono a spirale i piani. Nell’“ambien-
secolo tra la galleria e la stazione di Napoli,
te” del prologo intravvediamo le tante porte
luoghi di transito e movimento (la Galle-
che schiudono i diversi capitoli, ossia le di-
ria Umberto I più che mai luogo di mobili-
verse stanze, le loro molteplici viste, odori
tà in cui si incontrano gli immigrati d’oggi)
e contenuti. L’architettura si attraversa in
così come di nuovo ora in questo libro si
movimento e mette in moto immagini e pen-
osservano le viaggiatrici, da Nellie Bly alla
sieri; per questo, nel realizzare il Carpenter
Katherine di Viaggio in Italia di Rossellini o
Center, la sede del Dipartimento per gli Studi
la Delia di L’amore molesto di Elena Fer-
Visivi e dello Spazio di Harvard, Le Corbu-
rante o se stessa. A legare i due libri c’è il
sier progettò nell’atrio del suo edificio una
camminamento dell’autrice nella rete com-
rampa curvilinea che dà accesso ai vari piani,
plessa di riferimenti teorici e critici che si
sollecitando l’occhio a tessere relazioni d’in-
è fatta ora ancora più fitta; allora il discor-
sieme e dettagliate. È questo l’ambiente che
so era anche una distribuzione di lacune,
ha ispirato la struttura dell’Atlante: “sono
79
80
Rezension / Recensione – Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni
3
1
La Carte du pays de
Tendre, inclusa in Clèlie,
5 Raffigurare la sala
cinematografica: Hiroshi
April Aprile 2007
turrisbabel 73
16 anni che passo molto del mio tempo in
onde luminose” 5. Ma è soprattutto nel la-
questo edificio, voluto così dai suoi ideato-
voro del fotografo contemporaneo Hiroshi
ri, perché già nella forma esprimesse la per-
Sugimoto che lo spazio cinematografico di-
meabilità che esiste tra le arti e l’idea che
venta l’esperienza essenziale del cinema.
la visione non è mai univoca ma mobile.” 3
La serie di fotografie dedicate agli interni
Premessa dell’Atlante è che il movimento
dei cinematografi, forniscono una visione
produce un’emozione e che per correla-
storica condensata, tracciano la mappa della
zione l’emozione produce un movimento.
genealogia dello spazio cinematografico.
E-mozione, letteralmente: “ciò che porta
Dai “palazzi atmosferici”, all’architettura mo-
fuori”, è ciò che, durante la narrazione cine-
dernista di Kiesler, alla psicogeografia della
matografica, attraversa lo spazio interiore
cartografia situazionista, l’architettura in-
dello spettatore. Uno spazio però, già abi-
contra il cinema sul terreno dello spazio me-
tato dalle immagini in movimento di cui si
tropolitano. A partire dagli anni 20’, il rap-
nutre l’inconscio metropolitano. Il cinema
porto che andò delineandosi tra cinema e
come “schermo urbano dello spazio vissu-
architettura si condensa attorno all’idea di
to” è il campo in cui si evidenzia la geogra-
“montaggio”, di cui si è detto sopra. “Un in-
fia intima di tali immagini. “Alla vigilia del-
sieme architettonico (…) è un montaggio
l’invenzione del cinema, una rete di forme
dal punto di vista dello spettatore in movi-
architettoniche ha prodotto una nuova spa-
mento (…). Anche il montaggio cinemato-
zio-visualità. Luoghi come gallerie, stazioni
grafico è un modo di ‘collegare’ in un unico
ferroviarie, grandi magazzini, serre e giardi-
punto (lo schermo) vari elementi (frammenti)
ni d’inverno incarnavano la nuova geogra-
di un fenomeno filmato in diverse dimen-
fia della modernità. Erano tutti luoghi di
sioni, da diversi punti di vista e da vari lati” 6.
transito. L’essenza di queste nuove architet-
Il progetto teorico The Manhattan Transcripts
ture era la mobilità – una forma di cinema”. 4
(1981) dell’architetto Bernard Tschumi, così
Le prime sale cinematografiche vennero
come gli edifici di alcuni architetti contem-
progettate come carrozze ferroviarie. Allo
poranei, ripropongono l’idea di movimento
spettatore veniva offerto un multiforme ef-
interno all’architettura. ”La concezione dina-
fetto di viaggio che entrava in risonanza con
mica dell’architettura ci consente di pen-
la struttura della sala cinematografica/fer-
sare lo spazio come pratica. Ciò implica che
rovia che lo ospitava. Il fruitore/spettatore
chi abita lo spazio (o vi si intromette) sia in-
è un voyageur, un viaggiatore. che attra-
corporato nell’architettura, non solo ripro-
versa un terreno aptico (tattile) ed emotivo.
ducendo le sue diverse traiettorie, ma rein-
L’architettura del cinema, ossia dello spa-
ventandole come fa il cinema, riportando
zio pubblico consacrato a questo particola-
cioè la storia che tali navigazioni creano” 7.
re aspetto dell’esperienza urbana, concorre
Il libro ha esplorato l’incontro tra cinema e
in modo determinante a influenzare qua-
architettura, cinema e arte in tutte le dire-
lità e senso della fruizione cinematografica.
zioni: arte come architettura filmica, o cine-
Il Film Guild Cinema a New York di Frederik
ma come architettura visuale, in un percorso
romanzo di Madeleine
Sugimoto, Kino Panora-
Kiesler (1928) fu ideato specificatamente a
che, ispirandosi al concetto situazionista di
de Scudèry del 1654, è
ma, Paris, 1998. Fotografia
un documento che appa-
partire dall’idea della fruizione filmica. L’ar-
deriva, ha proposto deviazioni inedite dalle
in bianco e nero.
re in vari punti del libro
4 Foyer del Titania Palast,
chitettura del cinema di Kiesler, era radical-
molte rotte intraprese. Percorsi che inizia-
e nella copertina.
Berlino.
mente diversa dall’architettura elaborata e
no, si interrompono per poi ripresentarsi di
2
L’autrice, professore di
5 Una “macchina ottica
Visual e Environmental
volante”: interno del
monumentale dei “palazzi atmosferici” in
nuovo in un intreccio che molti dei campi
Studies a Harvard, è nata
Film Guild Cinema,
voga a quei tempi. “Trovarsi nel cinema di
qui toccati – spesso discipline con alti stec-
e ha studiato a Napoli e si
New York, 1928. Architetto
è poi trasferita a New York
Kiesler era come trovarsi dentro alla cine-
cati – troverebbero difficile immaginare.
Frederik Kiesler.
dove vive dal 1980.
3
Intervista rilasciata dal-
6 Bernard Tschumi Archi-
presa. La forma dello schermo assomiglia-
tects, progetto per “Pas-
va a quella di un obiettivo e si palesava
Lidia Curti insegna all’Università degli Stu-
come un occhio meccanico. Il soffitto era
di di Napoli l’Orientale. È autrice di Female
obliquo e il pavimento inclinato, sicchè la
Stories, Female Bodies (1998) e di La voce
sala, l’ambiente del cinema era simile a
dell’altra (2006) oltre che di saggi su fem-
l’autrice su “Espresso”
seggiata cinematografica”,
dell’11.01.07 p. 60.
Parco della Villette, Parigi,
4
Giuliana Bruno, Atlante
1982–97. Particolare.
delle emozioni, 2006, ed.
7 Guy Debord e Asger
Bruno Mondadori, p. 17.
Jorn, Guide psychogéo-
5
Ib., p. 44.
graphique de Paris, 1957,
una camera oscura. (...) (Gli spettatori) si
minismo e psicanalisi, cinema e lettera-
6
Ib., p. 52 (cit. tratta da
mappa psicogeografica
trovavano all’interno di quella che Kiesler
tura. Ha curato tra l’altro La questione post-
stesso considerava una macchina ottica
coloniale con Lain Chambers e La nuova
volante, che si muoveva alla velocità delle
Sherazade (2004).
S. M. Ejzenstein, El Greco
situazionista che dise-
y el cine, 1937, p. 41).
gna il discorso delle pas-
7
Ib., p. 53.
sioni nella “città nuda”.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni – Rezension / Recensione
4
6
7
5
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Rezension / Recensione – Filmografie
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Karin Kretschmer
Filmografie
Diese Filmografie ist eine lose Zusammen-
auf eine positive Art und Weise äußerst
stellung von Filmen, die mit dem Thema
skurril erscheinen.
des vorliegenden Heftes zu tun haben.
■ Das Cabinett des Dr. Caligari, Deutsch-
Die Auswahl erhebt in keinster Weise An-
land 1919, Robert Wiene. Einer der wich-
spruch auf Vollständigkeit und ist nach rein
tigsten Filme, der die Bildsprache des Ex-
subjektiven Kriterien zusammengestellt.
pressionismus verwendet, um den Wahn-
Neben den Klassikern wie „Metropolis“
sinn des namensgebenden Dr. Caligari
und „Blade Runner“ wurde versucht, auch
darzustellen.
weniger bekannte Filme aufzulisten bzw.
■ Der Golem, wie er in die Welt kam,
solche, die sich erst auf den zweiten Blick
Deutschland 1920, Paul Wegener. Ein weite-
mit Architektur beschäftigen.
rer wichtiger Film des Expressionismus.
Die Filmbauten stammen von Hans Poelzig.
Der Architekt
■ L’inhumain (Die Unmenschliche), Frank-
reich 1923, Marcel L’Herbier. Die Filmbau■ The fountainhead (Ein Mann wie Spreng-
ten des Architekten Robert Mallet-Stevens
stoff), USA 1948, King Vidor. Ein an dem
dienten zum einen zur Konsolidierung der
Leben Frank Lloyd Wrights orientierter Film,
einzelnen Charaktere, waren aber auch
über den Kampf eines visionären Architek-
gleichzeitig Ausdruck eines in der damali-
ten gegen einfallslose Konventionen, in
gen Zeit progressiven Architekturverständ-
dem der modernen Architektur eine wichti-
nisses. Am Film war u.a. auch der Künst-
ge Rolle zukommt.
ler Fernand Léger beteiligt.
■ Mr. Blandings builds his dream house
■ Bronenosec Potjomkin (Panzerkreuzer
(Nur meiner Frau zuliebe), USA 1948, Henry
Potemkin), UdSSR 1925, Sergej M. Eisen-
C. Potter. Bauherren, die den Entwurf mit
stein. Bevor Hitchcock in Vertigo die Treppe
ihren Wünschen zunichte machen, ein ge-
zu einem der wichtigsten räumlichen Aus-
stresster Architekt und Baustellen, auf de-
drucksmittel machte, schuf Eisenstein schon
nen alles schiefgeht, was nur schiefgehen
die unvergessliche Szene auf der Treppe
kann – schon vor 60 Jahren war es nicht
von Odessa.
viel anders als heute.
■ Metropolis, Deutschland 1925/26, Fritz
■ The belly of an architect (Der Bauch
Lang. Der Klassiker.
des Architekten), Großbritannien 1986,
■ Things to come (Was kommen wird),
Peter Greenaway. Die Geschichte eines
Großbritannien 1936, William Cameron
Architekten, der nach Rom kommt, um
Menzies. Menzies, der „Metropolis“ stark
eine Architekturausstellung zu organisie-
kritisiert hatte, wollte mit seinem Film ein
ren. Ein Film, der der antiken Architektur
Gegenstück zu diesem schaffen. An den Film-
Roms huldigt.
bauten war u.a. László Moholy-Nagy betei-
■ Die Architekten, DDR 1990, Peter Kahane.
ligt. Obwohl Le Corbusier eine Mitarbeit
Mit knapp 40 Jahren bekommt ein Archi-
abgelehnt hatte, wurden einige seiner Ideen
tekt endlich einen großen Auftrag in Form
aus „Vers une architecture“ aufgegriffen.
eines Kulturzentrums in einem der Neu-
■ Mon oncle (Mein Onkel), Frankreich / Ita-
bauviertel Berlins. Wiederum ein Film über
lien 1958, Jaques Tati. Eine Satire auf das
Kreativität contra Bürokratie.
moderne Leben, die moderne Architektur
und deren Auswüchse, denen das alte, ver-
Architektur und Stadt
winkelte und einfache Haus des Protagonisten Monsieur Hulot als Gegenwelt ent-
1 One day in Europe,
■ Le voyage dans la lune (Die Reise zum
gegengesetzt wird.
Deutschland / Spanien
Mond), Frankreich 1902, Georges Méliès.
■ North by north-west (Der Unsichtbare
2005, Hannes Stöhr.
Der erste Science-Fiction-Film der Film-
Dritte), USA 1959, Alfred Hitchcock. Mit u.a.
geschichte mit unglaublichen architektoni-
den Vereinten Nationen und einer 60er
schen Szenarien, die in der heutigen Zeit
Jahre Villa in der Nähe des Mount Rush-
2 Berlin Babylon,
Deutschland 2000, Philipp
Gröning.
turrisbabel 73 April Aprile 2007
more kommen zeitgenössischen Architek-
Filmografie – Rezension / Recensione
Trauer tragen), Großbritannien 1973, Nico-
turen eine wichtige inszenatorische Be-
las Roeg. Venedig als stimmungsvoller
deutung zu.
Hintergrund und Spiegelbild der Handlung
■ Accattone (Accattone – Wer nie sein
um Übersinnliches und den Tod.
Brot mit Tränen aß), Italien 1961, Pier Paolo
■ Don Giovanni, Frankreich / Italien / BR,
Pasolini. Stellvertretend für all die anderen
Deutschland 1979, Joseph Losey. Großteils
Filme des Neorealismo (Rocco und seine
an Originalschauplätzen wie dem Teatro
Brüder, Mamma Roma etc.), die neben
Olimpico und der Villa Rotonda gedreht.
ihrer Handlung auch eine Dokumentation
■ Blade Runner, USA 1982, Ridley Scott.
der Architektur der italienischen Vorstädte
Die Filmarchitektur verbindet erfundene ar-
dieser Periode sind.
chitektonische Zukunftsvisionen mit in einen
■ James Bond / Dr. No, Großbritannien
anderen Kontext gebrachten real existieren-
1962, Terence Young; Goldfinger, Groß-
den Bauwerken wie u.a. Frank Lloyd
britannien 1964, Guy Hamilton; You only
Wrights Ennis Brown House, dem Bradbury
live twice (Man lebt nur zweimal), Groß-
Building und der Union Station.
britannien 1967, Lewis Gilbert; Diamonds
■ Brazil, Großbritannien 1984, Terry Gilliam.
are forever (Diamantenfieber), Großbritan-
Einer weiterer Klassiker des modernen
nien 2005, Hannes Stöhr. Vier Städte –
nien 1971, Guy Hamilton; The spy who
Science-Fiction-Films. U.a. in Wohnanlagen
Moskau, Istanbul, Santiago di Compostela
loved me (Der Spion, der mich liebte),
von Ricardo Bofill gedreht.
und Berlin – so unterschiedlich und doch so
Großbritannien 1977, Lewis Gilbert; Moon-
■ Caro Diario (Liebes Tagebuch), Italien /
ähnlich, wie der Film entdeckt.
raker, Großbritannien / Frankreich 1979,
Frankreich 1993, Nanni Moretti. In einer der
■ Angel-a, Frankreich 2005, Luc Besson.
2
Lewis Gilbert. All diese James Bond Filme
drei Szenen erkundet Moretti auf seinem
Ein schwarzweiße Liebeserklärung an Paris
mit den sehenswerten Sets von Ken Adam.
Motorino verschiedene Stadtviertel Roms
und seine Brücken sowie stimmungsvoller
■ Il Gattopardo (Der Leopard), Italien /
(Garbatella, Spinaceto etc…).
Hintergrund für eine ungewöhnliche Lie-
Frankreich 1962, Luchino Visconti. Ein
■ Heat, USA 1995, Michael Mann. Grandios
besgeschichte.
weiterer Filmklassiker, in dem die Bauten
die Aufnahmen des nächtlichen Los Ange-
■ Broken Flowers, USA / Frankreich 2005,
des sizilianischen Landadels den archi-
les, vor dessen Kulisse das Katz-und-Maus-
Jim Jarmusch. Bevor überhaupt einige der
tektonischen und emotionalen Hintergrund
Spiel zwischen Al Pacino als Cop und Robert
Charaktere des Films in Erscheinung getre-
für die Erzählung vom Untergang einer
de Niro als Gangster stattfindet.
ten sind, wurden sie schon durch die Ar-
Epoche bilden.
■ Brucio nel vento (Brennen im Wind), Ita-
chitektur der Umgebung, in der sie leben,
■ Le Mépris (Die Verachtung), Frankreich /
lien / Schweiz 2001, Silvio Soldini. Eine un-
beschrieben.
Italien 1963, Jean-Luc Godard. Ein Großteil
benannte Schweizer Stadt spiegelt mit ihrer
des Films wurde in (und vor allem: auf) der
winterlichen Atmosphäre die Einsamkeit
Villa Malaparte auf Capri gedreht.
und Verlorenheit der dort lebenden Gastar-
■ Playtime (Tatis herrliche Zeiten), Frank-
beiter wider.
■ Paradiso del Cevedale, 1991, Carmen
reich / Italien 1965, Jaques Tati. Für Playtime
■ Les Triplettes de Belleville (Das große
Tartarotti. Ein wunderschöner Film über
wurde mit Tativille eine Stadt erbaut, die
Rennen von Belleville), Frankreich / Kanada /
das dem Verfall preisgegebene Hotel Para-
die Trabantenstädte der 60er Jahre auf die
Belgien 2003, Sylvain Chomet. In diesem
diso von Gio Ponti im Martelltal.
Spitze treibt. Das klassische Paris taucht
von Tati-Verehrer Chomet gedrehten Trick-
■ Il Girasole – Una casa vicina a Verona,
nur noch in Spiegelungen der Glasfassaden
film, der sich teilweise visuell an Otto Dix
Schweiz 1995, Christoph Schaub und
auf. Architektur und Filmhandlung sind un-
und Georges Grosz orientiert, wird das be-
Marcel Meili. Eine filmische Annäherung
trennbar miteinander verbunden.
liebte Thema „Kleinstadt versus Metropole“
an ein Haus, welches sich, dem Sonnen-
■ Don’t look now (Wenn die Gondeln
aufgenommen.
verlauf folgend, einmal um die eigene
■ Dogville, Dänemark / Frankreich / Schwe-
Achse drehen kann.
den / Norwegen / Deutschland / Niederlande
■ My Architect, USA 2003, Nathaniel Kahn.
1
Dokumentarfilme
2003, Lars von Trier. Ein Film, der durch jeg-
Ein Sohn macht sich auf die Suche nach
liche Abwesenheit von Filmarchitektur her-
seinem verstorbenen und ihm kaum be-
vorsticht. Umso erstaunlicher, wie man
kannten Vater Louis Kahn, in dem er u.a.
sich, kulturell bereits entsprechend konditio-
seine Bauwerke und ehemaligen Wegge-
niert, das Fehlende automatisch dazu denkt.
fährten aufsucht.
■ Lost in Translation, USA / Japan 2003,
■ Berlin Babylon, Deutschland 2000,
Sofia Coppola. Neben Bill Murray und
Philipp Gröning. Eine mit filmischen Mit-
Scarlett Johansson übernimmt Tokio die
teln gestaltete Dokumentation über die
dritte Hauptrolle in diesem Film.
Großbaustelle Berlin mit der Musik der Ein-
■ One day in Europe, Deutschland / Spa-
stürzenden Neubauten.
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Rezension / Recensione – Lieblingsfilme / Film amati
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Sandy Attia, Karin Kretschmer
Lieblingsfilme / Film amati
Als Architekten neigen wir dazu, die Welt
Martin Taschler Das Fest. Ein wunderbar
stark visuell wahrzunehmen. Von daher ist
einfacher Film über ein immer aktuelles
es nicht weiter verwunderlich, wenn das
Thema. Empfehlenswert.
Kino großen Einfluss auf uns und unsere
Bruno De Rivo Blade Runner. “I’ve seen
Arbeit hat. So erlauben uns Filme nicht nur,
things you people wouldn’t believe. Attack
uns an imaginäre Orte zu begeben, sondern
ships on fire off the shoulder of Orion.
auch, gedanklich die Grenzen der heutigen
I watched C-beams glitter in the dark near
Technik hinter uns zu lassen und der Zeit
the Tannhauser gate. All those moments
vorauszueilen, um in der Zukunft zu leben
will be lost in time, like tears in rain. Time
und zu entwerfen. Während diese einerseits
to die.”
oft aus unvorstellbaren und faszinierenden
Benno Weber Zabriskie Point (1969), Miche-
Wirklichkeiten besteht, kann es sich ande-
langelo Antonioni, Filmmusik Grateful
rerseits aber auch um vertraute Orte und
Dead, Rolling Stones, Pink Floyd, Jerry
Dinge handeln, die vom Regisseur aus dem
Garcia u.a. In der revolutionären Phantasie
gewohnten Kontext genommen und neu
der 68er-Generation fliegt in der Schluss-
zusammensetzen wurden – er also lediglich
szene die Villa in modischer Stahl-Glas-Kon-
das neu erfindet, was wir bereits kennen.
struktion, mitten in der Wüste von Death
Die Schönheit und Faszination einiger der
Valley gelegen, als Inbegriff der Konsumge-
stärksten Filme besteht genau hierin: eine
sellschaft in einer spektakulären Explosion
allumfassende Vision, die uns packt und
und in Endlosschleife zur Musik von Pink
uns dazu inspiriert, auf eine Art und Weise
Floyd in die Luft.
zu denken, die so weit von uns entfernt und
Markus Vigl Blade Runner. Regie: Ridley
uns vielleicht gleichzeitig doch so nah ist.
Scott. Einzigartig! Und vor allem unserer
Zeit voraus!!!!!!!! Unglaublich aber wahr.
Um ein wenig Klarheit über die Kinovor-
Südtirol??? Ist zu klein für mich!
lieben der südtiroler Architektenschaft
Fulvio Melle Beh… tutti i film di Montalba-
zu gewinnen, haben wir folgende Fragen
no… sì, sì il commissario. La fotografia,
an alle Kammermitglieder gesendet:
soprattutto per ciò che riguarda l’architettu-
“Für die nächste Ausgabe von turrisbabel,
ra, è stupenda. Vengono messi in risalto le
die der Architektur und dem Kino gewid-
architetture e le strutture urbane barocche
met sein wird, würde sich die Redaktion
che caratterizzano la Sicilia intera, una terra
über einen persönlichen Beitrag der Kol-
di incontro fondamentale tra culture del
legen freuen.Gibt es einen Film, der Euch
mediterraneo. Quindi non solo architettura
in Erinnerung geblieben ist – einen Film,
ma anche urbanistica.
der Euch besonders berührt hat als Archi-
Othmar Egger Il film che mi ha impressio-
tekt und folglich als feinfühlige Person in
nato è Koyanisqatsi.
Bezug auf Raum, Licht und auf alles, was
Johann Vonmetz Mein Favorit: Paris Texas
uns umgibt? Könnt Ihr uns bitte, möglichst
(Wim Wenders). Der suchende Wanderer in
bis zum 20.10. 06, den Titel des Films und
der unendlichen Weite des Raumes im Ein-
den Regisseur, mitteilen und die Wahl
klang mit der kongenialen Filmmusik und
mit einem Satz begründen? Lasst uns ge-
der Beengtheit der artifiziellen Welt, in dem
meinsam die Kinokultur der Südtiroler
sich die Lebens- und Leidensgeschichte
Architekten entdecken! Danke für Euren
zweier Menschen auf dramatische Art und
wertvollen Beitrag und einen herzlichen
Weise verdichtet. Habe ihn vor sehr langer
Gruß von der Redaktion”.
Zeit gesehen, ist aber der beste.
Francesco Minniti Le mani sulla città di
Hier nun die Antworten, die uns erreichten –
Francesco Rosi. Difficile da sintetizzare in
vielleicht regen sie ja dazu an, sich mal
una frase: capolavoro visivo delle trasfor-
wieder architektonisch vom Kino inspirie-
mazioni territoriali, urbanistiche e ambien-
ren zu lassen. Viel Vergnügen!
tali di una città. Documento delle tensioni
turrisbabel 73 April Aprile 2007
Lieblingsfilme / Film amati – Rezension / Recensione
e delle lotte politiche tra una classe diri-
appare la città: la periferia, l’appartamento
motica non può nulla contro Peter Sellers!
gente e l’opposizione, che denuncia i crimi-
signorile con vista sui giardini, l’ingresso
Michael Scherer Der unsichtbare Dritte,
ni compiuti ai danni della collettività. Storia
dell’ospedale con la scala razionalista.
USA 1959, Alfred Hitchcock nach einem
narrata interprete delle paure, delle speran-
Nel Casanova invece la scenografia sette-
Drehbuch von Ernest Lehman. Meines
ze, della vita di una società, e contempo-
centesca è completamente costruita in
Erachtens ist Hitchcock ein Meister im Fin-
raneamente in grado di parlare alla nostra
studio, la scena è puro cinema, è una visio-
den des geeigneten Bühnenbildes für die
contemporaneità perché prefigura ciò che
naria rappresentazione che indaga il secolo
jeweilige Filmsituation. Das gilt für alle
è accaduto e ancora oggi può accadere.
utilizzando una cura formale di grandissi-
seine Streifen. Jede Szene im unsichtbaren
Michael Mumelter Sono un grande fan
ma intensità in innumerevoli sequenze,
Dritten spielt in einem spannenden (Archi-
dell’architetto americano John Lautner.
memorabile l’iniziale visione notturna della
tektur-)Umfeld: Zug, Maisfeld, Headquarter
Nato circa nel 1910, dal 1940 fino agli an-
silenziosa divinità del mare che si contrap-
der Vereinten Nationen, Sotheby’s, Mount
ni 80–90 ha costruito parecchie ville fanta-
pone al clamore carnevalesco.
Rushmore usw. Das Ende des unsicht-
stiche nello stile di quell’epoca. In una di
Sigrid Hauser Le Mépris, J.-J. Godard, 1963.
baren Dritten gipfelt in einem spektakulä-
queste, la casa Elrod, Palm Springs, Cali-
Im zweiten Teil des Films demonstriert Go-
ren Case-Study-House in der Nähe des
fornia, 1968 è stata girata una sequenza di
dard die Verfilmung der Odyssee. Er wählt
Mount Rushmore. Die V-förmigen Stützen
uno dei film di James Bond, con Sean Con-
als Dekor die Villa von Malaparte auf Capri,
der über dunkler Wildnis „schwebenden“
nery. Purtroppo non mi ricordo il nome
er schwenkt auf den Horizont, er kadriert
Architektur eignen sich hervorragend zum
del film. È una scena di combattimento tra
die enormen Felsen, die aus dem Meer tau-
Hinaufklettern, um die gefangene Geliebte
James Bond e due, tre donne (amazzone).
chen, er verwendet Farben und Licht. Der
befreien zu können.
Nel film The big Lebowski con Jeff Bridges
Film gibt dem Haus seinen Titel: einsam,
Luca Da Tos Non toccare la donna bianca.
si vede un’altra casa di Lautner, la Sheats,
stolz und nur dem Meer zugewandt über-
Un western in città, in un luogo simbolo
Los Angeles, 1963, ristrutturata nel 1989.
setzt es die Idee der odysseischen Welt und
dove l’architettura non appare, se non per
Una casa fantastica con degli interni par-
überträgt das Gefühl der Verachtung.
la sua temporanea assenza fisica, ma che
zialmente in cemento armato. Un altro spa-
Klassenverhältnisse – Danièle Huillet / Jean-
in realtà incombe con tutto il suo carico di
zio interessante è la centrale dei Man in
Marie Straub, 1983. Ein Filmfragment zu
contraddizioni…
black con Will Smith, un interno tutto bian-
einem Romanfragment: Franz Kafkas Ame-
Claudio de Luca Respiro, Italia 2002, di
co, stile anni 70.
rika-Roman in einer filmischen Überset-
Emanuele Crialese. Il film è ambientato
Tobias Zeitter Gattaca von Andrew Niccol,
zung. Huillet und Straub lösen das Medium
a Lampedusa. In Sicilia. L’ultima ripresa
USA 1997 mit Ethan Hawke und Uma Thur-
Kino auf in Sprache und Bild. Sie nehmen
è girata in acqua. La telecamera è immer-
man, architektonisch kühl-ambitionierte
die Worte Schuld, Verzweiflung und Hoff-
sa nel mare e inquadra, dal basso verso
Zukunftsvision. Solaris von Steven So-
nung und zeigen, was Kafka gemeint hat.
l’alto, un gruppo di persone che nuotano.
derbergh nach einem Buch von Stanislav
Also re-zitiert der junge Karl Roßmann,
È lo sguardo di un pesce? No. Vediamo
Lem, USA 2002 mit George Clooney, ex-
er spricht im Staccato, er hebt die Linien
semplicemente che esiste un’altra luce u-
trem kühle, clean-designte Raumstation
zwischen den Zeilen hervor: Der Zuschauer
guale, un’altra acqua uguale, un altro spa-
als beeindruckende Kulisse zu einem faszi-
im Kino soll Sprache hören und sehen.
zio uguale, un’altra possibilità di vedere.
nierenden Sci-Fi-Film.
Don Giovanni – W. A. Mozart / Joseph Losey,
Insomma… tu, occhio che giri nel mondo,
Roberto D’Ambrogio Il ferroviere di Pietro
1979. Keine Opernverfilmung im herkömm-
cambia la tua posizione e vedrai un’altra
Germi. Non mi sono mai dimenticato che
lichen Sinn: Die Bauten Palladios in Vicen-
architettura, la stessa architettura, una nuo-
è stato il primo film a farmi piangere (il
za und Venedig sind nicht nur Hintergrund
va architettura.
primo film non si scorda mai). Vorrei farlo
und Kulisse, sondern Schauplätze des Ge-
Mariachiara Breda Gattaca di Andrew
vedere ai miei figli, ma non ci riesco. For-
schehens. Über die Stufen der La Rotonda
Niccol per l’atmosfera surreale degli spazi
se nemmeno a rivederlo. Da allora comun-
entblättert Leporello seinen unendlichen
quasi monocromatici nello sfondo del ‘ma-
que se non piango, i film non esistono.
Leporellokatalog der männlichen Perfidie –
rin civic county center’, S. Rafael-Califor-
Paolo Bonatti Se il giudizio attiene allo
selten hat Musik derart die Leidenschaften
nia, di Frank Lloyd Wright. Blade Runner
sguardo dell’architetto propongo due film
des menschlichen Daseins zum Ausdruck
di Ridley Scott per la visione angosciante
dello stesso autore all’opposto tra loro nel
gebracht, selten hat Architektur derart sou-
della città futuristica (che non vorremmo
tempo, nel soggetto e nelle scenografie:
verän daran teilgenommen.
mai avere), in una terra post apocalittica di
La dolce vita e Casanova di Federico Fellini.
Simona Galateo Hollywood Party. Regia:
desolazione e follia. In the mood for love
In ambedue prevale la visione notturna,
Blake Edwards, 1968. La casa è uno dei
di Wong Kar-Wai per i dettagli riflessi in
ma la scenografia del primo è anche la città
protagonisti principali del film che ironizza
un’atmosfera sospesa, quasi plastica e scol-
contemporanea dove l’architettura moderna
sulla ricca società hollywoodiana, sul loro
pita. Per il susseguirsi di immagini lente e
è lo specchio ideale per rappresentare
modo eccentrico di vivere e sulle possibili-
veloci in sfacettature di inquadrature che
il tema delle contraddizioni di un’epoca di
tà dell’avanguardia elettronica nel gestire
si riflettono nei volti, nei corpi, negli ogget-
passaggio, tema che si sviluppa nel susse-
l’ambiente domestico delle ville hollywoodia-
ti di spazi decostruiti, incorniciati in colori
guirsi di diversi episodi nei cui punti nodali
ne alla fine degli anni sessanta; ma la do-
vivaci, sbiaditi, dissolti.
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Rezension / Recensione – Lieblingsfilme / Film amati
April Aprile 2007
turrisbabel 73
Paolo De Martin L’uomo del treno di Patrice
und Sinnlichkeit des Restaurants samt Kü-
Leconte, Francia 2002. Questo è un film
che, in dem die hauptsächliche Handlung
che parla dello straniero che ci abita. Nella
stattfindet und der dramatischen Inszenie-
tradizione del pensiero occidentale, l’icona
rung mit Hilfe der Beleuchtung in Kombina-
dello straniero raffigura la problematica
tion mit exzellenter Filmmusik.
relazione fra identità e alterità. L’uomo del
Manuela Demattio Le mele d’adamo, film
treno indaga ciò che accade quando ci tro-
danese, 2005; Mulholland Drive di David
viamo davanti al volto dell’altro: lo stranie-
Lynch; Kletter Eva, film danese per bambi-
ro, il diverso, non è fuori da noi come ras-
ni, 2004.
sicurante estraneità, ma è dentro che ci
Stefan Taschler Tiger & Dragon. Zwei wun-
abita. È lo spazio del confine labile che rela-
dersame Liebesgeschichten verknüpft
ziona noi e ”l’altro da noi”. Vivendo la vita
Regisseur Ang Lee in seinem bildgewalti-
dell’altro è finalmente possibile diventare
gen, actionreichem Romatik-Epos vor
ciò che si è. Se l’altro si immedesima in
der exotischen Kulisse des alten Chinas.
me, fino a diventare simile a me, allo stes-
Im Film wird die Schwerkraft aufgehoben…
so modo compio il percorso opposto e
wunderbare Bilder und Aufnahmen… In-
divento simile all’altro. Ci incrociamo dopo
nenraum: Patiohaus mit Arbeitshof…; Mein
una simmetria di vicende parallele, pren-
Onkel von Jacques Tati und Matrix 1.
dendo l’uno la strada dell’altro.
Alberto Winterle Caro diario di Nanni Mo-
Ivo Khuen Delicatessen (1990) von J. P. Jeu-
retti, 1993. Nel primo capitolo del film Nan-
net und Marc Caro. Das alte Haus, in wel-
ni Moretti attraversa, ondeggiando con la
chem der gesamte Film spielt, ist in jedem
sua vespa, i quartieri residenziali di Roma
Sinne „fantastisch“.
deserta a ferragosto. È un interessante
Ulrich Kostner Lost in Translation von So-
sguardo sulla città, sulle sue case, sui suoi
phia Coppola. Ein Lehrstück darüber, wie
quartieri popolari, dai nomi ormai famosi:
gewöhnliche Räume durch ungewöhnliche
il villaggio olimpico, la Garbatella, Spina-
Blickwinkel außergewöhnlich werden.
ceto, Casalpalocco… Un girovagare che si
Tobias Zeitter The Cell von 2000 (USA) mit
conclude, accompagnato dalle note di Keith
Jennifer Lopez. Regie von Tarsem Singh.
Jarrett, sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia
Ein eher mittelprächtiger Thriller, aber mit
nel luogo dove è stato ucciso Pasolini.
wirklich beeindruckender Filmarchitektur!
Alexa von Bruchhausen The big Lebowski
wegen seiner Flash-Raum-Eindrücke und
The cube wegen seiner räumlichen Tristesse und immer wiederkehrender Aussichtlosigkeit.
Marta Fütterer The Fountainhead (1949).
Regie: King Vidor mit Gary Cooper, Patricia
Neal, Raymond Massey &… Sehenswert!
Die Geschichte eines visionären Architekten.
Ein Film Hollywoods, in dem der zeitgenössischen Architektur ein eindrucksvoller Raum
gegeben wird… viele Hochhausmodelle
und Konzepte der 30er und 40er Jahre…
drama & some kitschy stuff of course…
Armin Blasbichler When We Were Kings,
USA, 1996. Regie: Leon Gast. “I am so fast
that last night I turned off the light switch
in my hotel room and was in bed before
the room was dark”, Muhammad Ali. Weil
mit ihm das Beste in uns herausbricht: Mut,
Anmut, Demut.
Herta Waldner Ein Film von Peter Greenaway: Der Koch, der Dieb, die Frau und ihr
Liebhaber, und zwar wegen der Opulenz