turrisbabel Trimestrales Mitteilungsblatt der Stiftung der Kammer der Architekten, Raumplaner, Landschaftsplaner, Denkmalpfleger der Autonomen Provinz Bozen Euro 8,00 Spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 numero 47) art. 1, comma 1, DCB Bolzano In caso di mancato recapito, rispedire all’ufficio di Bolzano C.P.O. per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere il diritto fisso Notiziario trimestrale della Fondazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia Autonoma di Bolzano 73 Kino Cinema turrisbabel 73 Kino / Cinema Editorial / Editoriale 2 Un’occasione mancata? Carlo Calderan Statements 4 Le sale cinematografiche in Alto Adige Paolo Caneppele 8 Progetti di cinema di Armando Ronca Flavio Schimenti 14 Kino(t)räume Sylvia Ballhause 20 Kinopolitik Andreas Perugini 22 Trimestrales Mitteilungsblatt der Stiftung der Kammer La ZeLIG – Scuola di documentario a Bolzano Heidi Gronauer der Architekten, Raumplaner, Landschaftsplaner, Denkmalpfleger der Autonomen Provinz Bozen 24 De Architectura degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia Autonoma di Bolzano 26 36 Architettura e Multiplex Andrea Viviani Tel. 0471 971741 http://www.bz.archiworld.it e-mail: [email protected] Gestione e progettazione del cinematografo Filippo Lazzeri Sparkassenstraße 15 via Cassa di Risparmio I — 39100 Bolzano / Bozen Cinema è architettura Paola Attardo, Tiziana Corso Notiziario trimestrale della Fondazione dell’Ordine 42 Cinecity Udine, Multiplex Andrea Viviani 46 Cinecity Padova, Multiplex Andrea Viviani 52 Verantwortlich für den Inhalt / Direttore responsabile: Carlo Calderan Zusammengestellt von Emil Wörndle 56 60 62 Matteo Torresi, Lorenzo Weber, Alberto Winterle, Emil Wörndle, Alexander Zoeggeler. Diese Ausgabe wurde von Karin Kretschmer betreut / Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 2004 Alessandro Scavazza 64 Das Leo-Kino in Innsbruck Zusammengestellt von Emil Wörndle Questo numero è stato coordinato da Karin Kretschmer Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 1991 Alessandro Scavazza Carlotta Polo, Matteo Scagnol, Alessandro Scavazza, Alberta Schiefer, Kathrin Schiefer, Luigi Scolari, Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia Alessandro Scavazza Redaktion / Redazione: Sandy Attia, Tiziana Corso, Melanie Franko, Elena Mezzanotte, Das Capitol-Kino in Bozen 66 Kino „Am Markt“, Lienz Machné & Durig Architekten, Monika Gogl. Verantw. für die Werbung / Resp. per la pubblicità: Zusammengestellt von Calderan/Kretschmer Tel. 0471 301751 68 Multiplexkino „Cubix“, Berlin nps tchoban voss GbR Architekten BDA. Grafik / Grafica: www. Lupe.it (BZ) Zusammengestellt von Karin Kretschmer Druck / Stampa: Europunto (VR) 72 Architekturbüro [lu:p]. Zusammengestellt von Karin Kretschmer Für Wort, Bild und Zeichnungen zeichnen die jeweiligen Autoren verantwortlich. 74 Erweiterung Kino Xenix, Zürich Frei + Saarinen. Zusammengestellt von Melanie Franko Scritti, fotografie e disegni impegnano soltanto la responsabilità dell’autore. Filmburg Kronach 74 Ristrutturazione del Cinema Nuovo e trasformazione in cinema-teatro “P. P. Pasolini” Register der Druckschriften des Landesgerichtes Bozen Valle Architetti Associati Registro stampe del tribunale di Bolzano Rezension / Recensione N./n. 22 /97 vom/del 9.12.1997 78 Oktober / Ottobre 2006 Spedizione in A.P., – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 Lidia Curti, Monica Carmen 82 numero 47), art. 1, comma 1, DCB Bolzano Titelseite / Copertina: Sylvia Ballhause, Astra, Essen Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni Filmografie Karin Kretschmer 84 Lieblingsfilme / Film amati Sandy Attia, Karin Kretschmer 2 April Aprile 2007 turrisbabel 73 Carlo Calderan Editorial Editoriale Il nuovo cinema in riva all’Isarco Foto Carlo Calderan Un’occasione mancata? Da qualche parte, oltre la ferro- Forse è la natura stessa del ci- sto che riporta il multisala nel via, in via Macello, sta nascen- nema ad impedirlo: più che un mezzo della città: alle diverse do un multisala che in un colpo corpo esso è una via d’uscita, scale il Cine X di Lienz, il Cubix solo raddoppierà il numero di un interno da cui accedere allo di Berlino o il progetto non rea- sale cinematografiche della pro- spazio filmico che, come dice lizzato di H&M per Basilea ci vincia. A Bolzano quasi tutto ciò Giuliana Bruno, per consentire mostrano un’architettura che si che si trova oltre la ferrovia uf- visibilità, deve rendersi presso- concentra sugli interstizi tra le ficialmente è in via Macello. ché invisibile e smaterializzarsi. scatole vuote delle sale sovrap- Inizia poco dopo ponte Loreto Ma se i confini della sala de- poste e trasforma il corpo opa- e misteriosamente riappare die- vono scomparire nel buio per co del cinema in un catalizzato- tro la funivia del Renon; più che consentirci di credere alla realtà re di socialità urbana. Guardan- una strada, direi un deposito, proiettata, lo spazio tra la sala do soprattutto quest’ultimi mi un’area percepita ancora come e la strada, il foyer, le gallerie chiedo se il nuovo cinema di vuota, a disposizione, sottratta di accesso sono tra i più densi Bolzano, lasciato solo in un’area ad ogni possibile comprensione, e frequentati della città contem- qualsiasi, senza divenire parte in attesa che “ferroplan” final- poranea. Inoltre il cinema è di un disegno complessivo di mente ne chiarisca la collocazio- per lo più un’impresa privata crescita delle centralità urbane, ne urbana. Nel frattempo però per cui spesso sono solo le re- non sia un’occasione mancata. questo vuoto è diventato densis- gole del mercato a condizio- simo e guardandolo dalle rive narne la localizzazione, eppure Seit einiger Zeit entsteht in der convulse dell’Isarco si stenta a non mancano esempi in cui Schlachthofstraße, hinter dem Bahn- credere che esista un disegno precise scelte urbanistiche sia- gelände, ein großes Kinozentrum. urbano talmente forte da essere no riuscite a far coincidere in- Damit wird sich die Zahl der Kinosäle in grado di ricollocare questi so- teressi privati ed ambiziosi pro- im Land schlagartig verdoppeln. In lidi in un progetto sensato. getti di riqualificazione urbana. Bozen gehört, was sich jenseits der La scelta di costruire o lasciar co- Non è così per il cinema di Bol- Bahngeleise befindet, offiziell zur struire un cinema in quest’area zano che mi pare rimanga so- Schlachthofstraße. Sie beginnt neben è in qualche modo provocato- speso tra due tendenze che ab- der Loretobrücke und taucht hinter ria, poiché ci costringerà ad ab- biamo voluto documentare nelle der Rittnerseilbahn irgendwie wieder bandonare il centro, ad uscire pagine seguenti. Da un lato il auf. Mehr als eine Straße scheint sie all’esterno delle protettive “mura” processo di trasferimento dei mir eine Lagerstätte, eine Zone, die ferroviarie. Non mi pare però cinema dai centri urbani alle noch als auffüllbar verstanden wird, sia stata un scelta volontaria. aree industriali esterne che ven- sie scheint darauf zu warten, dass Il nuovo cinema riempie un gono scelte perché più facil- „ferroplan“ die urbanistische Einord- lotto, uno tra quelli ancora liberi, mente raggiungibili in automo- nung endlich klärt. In der Zwischen- come una qualsiasi altra attivà, bile e per la disponibilità di ter- zeit hat sich dieser städtische Hohl- avrebbe potuto essere un’auto- reni a costo inferiore che con- raum jedoch sehr verdichtet, und rimessa o degli uffici o un ma- sente la costruzione di grandi wenn man ihn vom anderen Flussufer gazzino, indifferentemente. complessi multisala ad un livel- aus betrachtet, tut man sich schwer, Tra gli edifici pubblici destinati lo. Uno spostamento in perife- zu glauben, dass es ein so starkes alla cultura il cinema è oggi ria, in una zona per così dire urbanistisches Konzept geben kann, l’unico a non essere considera- franca, assai comune ad esem- welches all diese Baukörper zu to uno dei possibili oggetti con pio in Italia che ha reso pos- einem sinnvollen Projekt zusammen- cui costruire la città; sono pochi sibile la liberazione di energie führt. Die Entscheidung, in diesem gli esempi in cui sono stati con- creative altrimenti sconosciu- Bereich ein Kino zu errichten oder cepiti come monumenti urbani, te all’architettura italiana con- errichten zu lassen, ist in gewisser il più famoso, l’Universum di temporanea, come mostra la Weise provokatorisch. Sie würde uns Mendelsohn a Berlino è stato, furia sperimentale di Viviani nei zwingen, das Stadtzentrum und die dopo la ricostruzione, non a suoi Cinecity in Veneto e Friuli. schützenden Begrenzungsmauern caso trasformato in un teatro. Dall’altra un movimento oppo- des Bahngeländes zu verlassen. Ich turrisbabel 73 April Aprile 2007 Un’occasione mancata? – Editorial / Editoriale glaube aber nicht, dass dies eine be- saals im Dunkel verschwinden müs- Verlagerung in freie Flächen der Peri- wusste Entscheidung war. Das neue sen, um an die projizierte Realität pherie ist in Italien sehr häufig zu sehen Kino füllt eines der noch brachlie- glauben zu lassen, so sind doch die und sie ermöglicht eine freie Entfal- genden Baulose auf, so wie jede Räume zwischen Saal und Straße, das tung kreativer Energie, wie sie sonst beliebige andere Nutzung, es hätte Foyer, die Gänge und Rampen zu den in der zeitgenössischen italienischen genausogut auch eine Parkgarage Sälen, mit die am meisten frequen- Architektur kaum zu beobachten ist. sein können oder ein Bürogebäude, tierten Räume der modernen Stadt. Ein Beispiel dafür ist die experimen- ein Magazin, irgendetwas eben. Außerdem ist das Kino zumeist ein telle Bauwut Vivianis mit seinen Cine- Von allen öffentlichen Bauten, die privates Unternehmen, und deshalb ctys im Veneto und im Friaul. kulturellen Zwecken dienen, ist das bestimmen häufig nur die Gesetze Auf der anderen Seite gibt es die Ge- Kino heute das einzige, welches nicht der Marktwirtschaft den Standort. genbewegung, die das Kinozentrum als urbaner Baustein gesehen wird. Trotzdem gibt es Beispiele, in denen ins Herz der Stadt zurückholt: Bei- Es gibt kaum Beispiele, wo ein Kino urbanistische Überlegungen dazu spiel dafür sind – in unterschiedli- als urbanes Monument geplant wurde. führten, dass privates Interesse und chen Maßstäben – das Cine X in Lienz, Das berühmteste unter diesen, das städtebaulicher Anspruch unter das Cubix in Berlin oder das nicht Kino Universum von Erich Mendel- einen Hut gebracht wurden. Für das realisierte Projekt von H&M für Ba- sohn in Berlin, wurde nicht zufällig Kinozentrum in Bozen trifft dies nicht sel. Sie führen uns eine Architektur nach seinem Wiedraufbau in ein zu, – mir scheint, es befindet sich vor, die sich auf die Zwischenräume Theater umgewandelt. Vielleicht ver- irgendwo zwischen den zwei Grund- zwischen den schachtelförmigen hindert ja die Natur des Kinos gera- tendenzen, die wir auf den folden- Kinosälen konzentriert und den dunk- de dies: Mehr denn ein Körper ist es den Seiten dokumentieren wollen. len Körper des Kinos in einen Kataly- ein Ausgang, ein Innenraum, über Auf der einen Seite verlagern sich sator städtischen Lebens verwandelt. den man den Raum des Films betritt. Kinos von den Stadtzentren in peri- Wenn ich gerade diese Beispiele Dieser Innenraum muss – wie Giu- phere Industriegebiete, weil sie mit betrachte, frage ich mich, ob das liana Bruno es ausdrückt – sich mög- dem Auto leichter erreichbar sind und neue Kino in Bozen, welches an lichst entmaterialisieren und unsicht- weil der Baugrund billiger und in grö- einem so beliebigen Ort ensteht und bar werden, um den Raum des Films ßerem Ausmaß verfügbar ist, sodass in keine Vision für die Entwicklung sichtbar werden zu lassen. Wenn große eingeschossige Kinozentren des Stadtzentrums integriert ist, nicht aber die Raumbegrenzungen des Kino- überhaupt entstehen können. Diese eine vergeudete Chance darstellt. 3 4 April Aprile 2007 turrisbabel 73 Paolo Caneppele Statements L’Edificio Kubicek oggi Foto Carlo Calderan Le sale cinematografiche in Alto Adige Questo brevissimo excursus sulla genesi colo foraneo dura in regione fino al 1907– delle sale cinematografiche in regione non 1908, quando iniziano ad essere inaugura- è per ovvie ragioni di spazio esaustivo, ma te le prime sale stabili. A Bressanone, l’im- sulla base delle ricerche fino ad ora pub- prenditore Emil Kubicek trova un locale blicate da vari ricercatori, cerca di dare idoneo ad ospitare la prima sala stabile una sintesi sulle origini del fenomeno. cittadina nei pressi del centro, in via Fienili Da quanto noto si possono comunque in- 56. Tale sala era situata in un fienile, ora dividuare alcune linee comuni. Caratteri- demolito, posto di fronte alla porta Sabio- stica comune a tutte le sale è la loro po- na. Non si conoscono le dimensioni; l’uni- sizione centrale. I primi imprenditori cerca- ca cosa certa è la vicinanza all’albergo no solo locali adeguati in diretta vicinanza Corona (Zur Krone), a cui apparteneva l’im- al centro città talvolta a scapito della co- mobile. Il fienile venne sistemato alla me- modità degli stessi. La seconda conside- no peggio, d’altronde l’improvvisazione e razione riguarda la velocità con cui i cine- la provvisorietà erano caratteristiche co- ma dopo i timidi e scomodi inizi (ricordia- stanti delle prime sale cinematografiche, mo la stalla riadattata di Bressanone dove o lo spettacolo ebbe inizio. La seconda sala si tennero le prime proiezioni) vengono stabile di Bressanone è aperta dal proprie- ristrutturati o trasferiti in posizioni ancora tario dell’albergo “Stern”, che nel settem- più centrali o prestigiose. Terza evidente bre 1910 chiede il permesso di aprire un linea di sviluppo è lo stretto legame fra cinema nei suoi locali in ristrutturazione. molte sale e l’attività alberghiera; non a ca- A Merano sabato 14 novembre 1908 è inau- so il più lussuoso locale della regione fu gurato il “Theater-Kinematograph” gestito costruito proprio in un hotel meranese. dall’albergatore Max Schweigel nel vec- Il cinema sul versante meridionale delle chio magazzino del teatro civico sito al nu- Alpi si fa conoscere con le medesime mo- mero 44 della Habsburgerstraße. Il pub- dalità del Nord Europa. La prima proiezio- blico accorse numeroso nella sala da 200 ne pubblica a pagamento della storia si posti, allestita con semplicità e gusto. tenne, a Parigi, nel Salon Indien del Grand A Bolzano sono aperti quasi contempora- Café di Boulevard des Capucines 14 e an- neamente tre cinematografi. Questo fatto, che nella nostra regione le prime proiezio- insieme alla loro collocazione, cioè l’area ni ebbero luogo nei saloni degli alberghi, della città vecchia, fa intuire chiaramente in quelli delle birrerie o dei caffè. In Alto come l’attività cinematografica godesse Adige il cinema giunge alcuni mesi dopo di un successo ormai consolidato. Questi la prima proiezione in terra austriaca avve- primi cinematografi stabili sono sorti tutti nuta a Vienna il 20 marzo 1896. A Bolzano in locali preesistenti dalla destinazione nel novembre 1896 all’hotel Grifone sono d’uso originariamente diversa da quella proiettate immagini cinematografiche. cinematografica. Il primo cinematografo A Bressanone il primo spettacolo cinema- stabile di Bolzano è il Welt-Biograph, inau- tografico cittadino è ospitato nella sala del- gurato il 21 dicembre 1907. Il cinemato- l’albergo Goldener Adler tra la fine di no- grafo era situato nella casa Perger, che vembre e i primi giorni di dicembre 1897. si affacciava sia su via Argentieri e sulla Questa prima fase dura dal 1896 al 1898 Erzherzog-Rainer-Straße, l’attuale via della circa. Dal 1898/1899 in poi il cinema rag- Mostra, di fronte al palazzo Campofranco. giunge città e cittadine grazie all’intrapren- Il 22 dicembre 1907 venne inaugurata la denza degli imprenditori ambulanti che seconda sala stabile bolzanina battezzata seguono il calendario delle fiere e delle fe- Theater-Kinematograph. La sua colloca- ste patronali. L’epoca d’oro dello spetta- zione era importante: la sala al primo pia- 6 Statements – Le sale cinematografiche in Alto Adige April Aprile 2007 no del vecchio Municipio, sotto i Portici scrivendo le strutture architettoniche del al civico n 30. Negli stessi giorni è annun- nuovo cinema, criticano la scelta delle por- ciato anche l’inizio di proiezioni cinemato- te e auspicano che siano sistemati dei tap- grafiche presso le Sale Civiche, che si tro- peti per attutire il rumore dei passi, ma, nel vavano in quella che è l’attuale Piazza Ver- complesso, la sala dava una buona impres- di, allora Eisackstraße 17. Qui, però, gli sione, grazie anche alle sue decorazioni. spettacoli iniziarono solo nel marzo 1908. Se la sala di Bressanone rimane un’ecce- A Villabassa (Niederdorf / alta Pusteria), l’as- zione per alcuni anni, la sala più ammi- sociazione cattolica dei lavoratori, sotto gli rata della regione fu inaugurata a Merano auspici del decano Stemberger, organizza presso l’Hotel Plankensteiner. Domenica regolari proiezioni nella sala dell’albergo 12 novembre 1911 venne inaugurato il o Goldener Adler. All’inaugurazione, il 22 “Plankenstein-Kinematographentheater”, novembre 1909, il pubblico accorre nume- presentato come il più elegante del Tirolo. roso e accoglie positivamente l’iniziativa. Il commento musicale ai film veniva offer- Queste sono le notizie sulle prime sale in to dal gruppo femminile “Wiener Damen- regione, ma non bisogna aspettare molto kapelle Rosa Rinesch” composto da sei tempo perché anche qui siano costruiti strumentiste. I primi posti e i distinti era- edifici appositamente concepiti per le pro- no forniti di poltroncine imbottite. Inoltre, iezioni cinematografiche. Il primo ottobre cosa assolutamente eccezionale, il pro- 1911 il gestore Emil Kubicek apre i bat- gramma veniva cambiato tre volte alla tenti del suo nuovo cinema nella Erzher- settimana il sabato, il martedì ed il vener- zog-Eugen-Straße. Grazie alla sua intra- dì. Le riviste del settore giudicarono que- prendenza, Bressanone ebbe molto presto sta sala come una delle più moderne, una vera sala cinematografica. Il nuovo confortevoli e lussuose dell’epoca e defi- locale brissinese ospitava al livello strada- nirono il progetto dell’architetto Karl De- le l’attività di proiezione; nella parte supe- lugan un capolavoro degno di una me- riore era sistemata invece l’abitazione che tropoli. La sala, dotata di particolari accor- ospitava la famiglia Kubicek. Dall’atrio si gimenti antincendio e numerose uscite accedeva alla spaziosa (17,50 x 6,50 m) sa- di sicurezza, si distingueva per alcune la cinematografica con il pavimento incli- innovative comodità quali il guardaroba, nato per migliorare la visuale del pubblico. la sala di attesa, eleganti toilette e in più Esterna ad essa e isolata da un muro vi era ventilazione e riscaldamento centralizzati. la cabina del proiezionista. I cronisti, de- Le logge avevano ingressi indipendenti. 1 1 Edificio Kubicek. Facciata della casa, ACB 1910, 13/2683. 2 Edificio Kubicek. Pianta pianoterra, ACB 1910, 13/2683. 3 Edificio Kubicek. Pianta cantine, ACB 1910, 13/2683. 4 Edificio Kubicek. Sezione A-B, che evidenzia il pavimento inclinato. ACB 1910, 13/2683. turrisbabel 73 turrisbabel 73 April Aprile 2007 2 3 4 8 Statements April Aprile 2007 turrisbabel 73 Flavio Schimenti Progetti di cinema di Armando Ronca È il 1937 quando Armando Ronca riceve teatro Verdi ed attrezzata con lo schermo, l’incarico da parte dell’Azienda di Soggior- le tende e le poltrone del cinema Roma. no e di Cura di Bolzano di realizzare un La sala dei concerti aveva la classica impo- nuovo edificio “polifunzionale”. Solo l’anno stazione con la buca per l’orchestra dei log- seguente il cinema subirà una sostanziale gioni e delle logge laterali. Il foyer ampio rivoluzione con la distribuzione delle prime e spazioso prendeva luce dalle vetrate a pellicole a colori. L’intreccio fra l’evoluzione tutta luce dell’ingresso. L’accesso alle sale del cinematografo e la storia del progetti- avveniva dal grande scalone d’onore dalla sta bolzanino si intreccerà e si svilupperà forma circolare rivestito in marmo e deco- come una appassionante pellicola. Tornan- rato con affreschi. Nel 1946 Ronca unirà i do all’edificio esso doveva essere quello due saloni per ricavare l’unica sala per le più rappresentativo della città ed ospitare proiezioni cinematografiche della capienza come contenitore le diverse manifestazioni di 520 posti nella platea inferiore, di 162 artistiche atte a rilanciare Bolzano nell’am- in quella superiore e di 42 posti nelle sette bito del turismo internazionale. Nel capo- loggette in fondo alla sala, per una capien- luogo era usuale che non esistessero delle za totale di 724 posti. Nel 1962 il proget- vere e proprie sale cinematografiche, lo tista adeguerà la sala con il nuovo grande stesso teatro Verdi oltre alla sua funzione schermo e modificherà l’arredamento e le tradizionale poteva ospitare anche proiezio- pareti laterali per la riflessione del suono ni, conferenze e mostre. Quindi per un arco diventato più sofisticato. La sala del cine- di tempo, almeno fino al secondo dopo- ma-teatro Corso, per diverso tempo, sarà guerra, si concepiscono delle sale spurie. la più grande e moderna della regione fino Il complesso architettonico apparentemen- al 1980 quando il complesso verrà demolito. te monolitico e compatto era dettato dal Nel 1953 inizia l’edificazione del complesso fatto che dovesse inserirsi sulla fila degli a torre “Maria Teresa” a Bolzano, sul retro altri edifici piacentiniani di Corso IX (Corso del quale progetta una sala per il cinema ed il Libertà), mentre su via Virgilio vi contrap- teatro di 400 posti, mai realizzato, ma da pone una facciata dalle slanciate ed ardite qui sorgerà l’idea di una “unità d’abitazio- colonne. L’edificio sulla prospettiva monu- ne” che potesse ospitare anche servizi ri- mentale dello Sciliar, mima gli altri edifici, creativi per i residenti. Nello stesso anno ma si diversifica nell’uso dei materiali: ri- realizza il cinema e garnì di Siusi allo Sci- vestimento in laterizio lungo il Corso e ri- liar, bell’esempio del linguaggio di architet- vestimento in marmo sulla piazzetta. L’edi- tura moderna alpina ispirato a Giò Ponti, ficio inizialmente doveva accogliere la sala Carlo Mollino e Franz Baumann. Sfruttando dei concerti, quella delle feste, gli uffici l’andamento del terreno pone la sala cine- dell’Azienda, l’ufficio di rappresentanza del matografica nella parte sottostante e la duca d’Aosta ed il Reale Automobil Club riveste in bugnato e la parte alberghiera in Italiano. Nell’ingresso alla parte teatrale, maniera aggettante con rivestimento in li- su un’ampia scalinata d’accesso alterna stelle di larice. L’accesso al cinema avveni- colonne e pilastri nel contrasto cromatico va nella parte retrostante rispetto al fronte fra il serpentino verde ed il marmo bianco strada al quale si accedeva da una capiente in un calibrato gioco di pieni e vuoti. Con porta in vetro a doppio battente e con le le vicissitudini della guerra i lavori proce- maniglie in alluminio di gusto lievemente di Soggiorno di dono a rilento, nel 1941 l’edificio è comple- decò. La planimetria era di forma trapezoi- Bolzano del 1938 tato e solo nel 1943 può essere collaudato. dale, mentre la sala era rivestita interamante Nel 1944 la sala viene utilizzata per diverse in legno suddivisa fra una galleria ed una manifestazioni dopo il bombardamento del platea di uguale capienza per un numero 1 L’atrio al primo piano Fonte: Archivio comunale Bolzano N 49/38 o 2 Plastico progetto originario dell’Azienda 3 Armando Ronca con un collaboratore negli anni ’60 1 2 3 10 Statements – Progetti di cinema di Armando Ronca 4 April Aprile 2007 turrisbabel 73 complessivo di 350 posti. Il soffitto trattato lizzati controssoffitti di forma geometrica, con materiale fonoassorbente era arricchito le notevoli rifiniture nel dettaglio della poe- da plafoniere in vetro di forma circolare. tica roncaniana ed i rivestimenti imbottiti in Le poltrone, i corrimani e le maniglie erano rosso pompeiano di accesso alla sala. Dalla tutti concepiti dal progettista nel tentativo notevole acustica poiché concepito anche di una progettazione unica e continuativa per altre attività, diventa un esempio tipo- secondo i dettami del moderno e dell’archi- logico di riferimento per l’architettura cine- tettura organica. Anche tale edificio verrà matografica altoatesina. Ronca aveva stu- demolito nel 1987. Fra il 1955 ed 1957 su diato a partire dalla prima trasformazione commissione della “Società Immobiliare del Corso del 1946 le nuove tecnologie con Carrettai” egli progetta e realizza il cinema l’evoluzione del cinematografo, elaborando e teatro “Capitol” nel centro storico di Bol- forme e materiali che potessero seguire zano. Ronca risolve qui in maniera “leg- tale evoluzione. L’inserimento dei grandi gera” la costruzione inserendo la facciata schermi e l’evoluzione del sonoro venivano arretrata sul fronte strada e sfruttando il felicemente risolti confrontandosi con le lungo lotto fra i due edifici storici. Ottiene esperienze internazionali. Le più prestigio- una costruzione prospetticamente traspa- se sala dedicate al cinema in quegli anni rente inquadrata dalla Galleria Stella, che erano oltre al Capitol, il Corso, l’Augusteo dai Portici si inserisce fra gli antichi edifici di via Dante, il Cristallo di via Dalmazia, il storici. Essa è in parte caratterizzata da tre Boccaccio di via Torino e poi ancora il Ro- grandi riquadri ad affresco con scene ri- ma, il Druso, il Costellazione, il Don Bosco, guardanti la vita cittadina realizzati dal pit- l’Eden, il Columbia ed il Concordia. tore Gschwendt nel 1957. Concepito plani- Nel 1957 Ronca realizza l’Eurotel di Mera- metricamente in forma rettangolare si ca- no, complesso alberghiero con infrastruttu- ratterizzava per 500 posti ricavati in platea re e servizi ed anche qui prevede l’inseri- e 174 nella galleria superiore e dotata di mento di una struttura cinematografica con quattro uscite di sicurezza. Il foyer lumino- una sala per 400 posti, non realizzata, ma so ampio ed arioso era caratterizzato da riproposta nei diversi Eurotel da lui proget- due scale speculari, di accesso alla galleria tati in tutta Europa. Testimonianza di come superiore, sorrette da un’ossatura portante il cinema venisse visto come forma di in- con una trave centrale a ginocchio soste- trattenimento privilegiato in quel periodo, nente i gradini a sbalzo di forma prismati- prima dell’avvento massificato della televi- co-piramidale. Le lastre di marmo esterne sione. Ultima composizione architettonica dell’incavo d’ingresso sono realizzate in del grande progettista bolzanino riguardan- rosso trentino. Ritroviamo qui nell’opera ti sale cinematografiche e teatrali è quella del progettista tutta l’eleganza e la raffina- realizzata nell’ampliamento dell’Istituto dei tezza del palazzo del Turismo con i ben rea- Salesiani Rainerum a Bolzano fra il 1967 ed il 1969. La sala ricavata nell’interrato è essenziale nel linguaggio formale sorretta da nervature intrecciate con cemento a faccia vista, sempre con planimetria di forma rettangolare ad un’unica platea della capienza di 500 posti, mentre l’unica concessione vezzosa veniva data dalle eleganti lampade, poste sulle pareti laterali realizzate nel linguaggio del neoplasticismo olandese. In definitiva la lezione roncaniana, seppure sfortunata nell’abbattimento del Corso, di Siusi e le modifiche del Capitol e del Rainerum, ha lasciato un profondo insegnamento nel concepire ed elaborare un progetto per le sale cinematografiche con una particolare attenzione all’evoluzione delle risoluzioni tecnologiche ed all’estetica espressa con profonda poetica. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Progetti di cinema di Armando Ronca – Statements 5 4 Le maniglie 5 Interno del Cinema Laurin a Siusi, 1953–54 6 Fianco sud-est del Cinema Laurin a Siusi 6 11 12 Statements – Progetti di cinema di Armando Ronca April Aprile 2007 7 8 9 1o progetto del Cinema Capitol a Bolzano 7 Facciata (poi realizzata) 8 Assonometria 9 Pianta 10 Sezione Fonte: Archivio comunale di Bolzano, No 14/55 10 turrisbabel 73 turrisbabel 73 April Aprile 2007 Progetti di cinema di Armando Ronca – Statements 11 12 13 2o progetto del Cinema Capitol a Bolzano 11 12 13 14 Facciata Assonometria Pianta Sezione 14 13 14 Statements April Aprile 2007 turrisbabel 73 Sylvia Ballhause Kino(t)räume Ein fotografischer Standpunkt zum und im Kinosaal Auf dem vierten Bremer Symposium zum Film von 1999 forderte Alfons Arns eine „notwendige Besinnung auf grundlegende As- Die Idee des Kinos war von Anfang an pekte des Erlebnisorts Kino“4. Schon Edgar mehr als nur die Projektion von Filmen Reitz sah 1996 in dem „neukonzipierten Pre- auf eine Leinwand: Es war und ist immer mierenhaus, das alle spektakulären Möglich- auch ein Gemeinschaftserlebnis und ein keiten der Architektur, der Technik und der sozialer Ort der Versammlung und der gesellschaftlichen Begegnung zum prägen- Unterhaltung . Es ist der Ort, an dem der den Ereignis der Städte macht“5, die Zu- Film seine materielle Existenz verlässt und kunft des Kinos. So entstehe nicht die große zum Leben erwacht. Das Kino verschafft Liebe zum Kino in neugebauten Multiplexen, ihm den ihm gebührenden Raum dafür. die das Prinzip Warenhaus bei Film und Ar- Die Faszination „Kino“ besteht also aus chitektur anwenden und Hunderttausende weitaus mehr als aus Filmen und dessen von Besuchern weniger Film als mehr Süßig- Inhalten — es ist der eigentliche Ort des keiten konsumieren lassen, sondern in Kino- kinematographischen Geschehens 2. bauten, die ihrem Publikum ein neues Zu- „Die Menschen erkennen mehr und mehr hause bieten. „Der Blick zurück in die große den Unterschied zwischen der privaten Zeit der Filmpaläste der 20er und 50er Jahre Einsamkeit der Bildschirmunterhaltung ist daher nicht pure Nostalgie unverbesser- und dem Erlebnis, im Kino anderen Men- licher Cineasten“6, sondern die Chance, schen zu begegnen, die von den gleichen das Kinoerlebnis wieder zum gesellschafts- Sehnsüchten getrieben werden wie man fähigen Stadtereignis in einer Zeit rücklau- selbst.“ Man begibt sich kollektiv in einen fender Besucherzahlen zu machen. 1 3 verdunkelten Saal, um gemeinsam Träume, Schicksale und Sehnsüchte zu erle- Ich fotografierte das erste Kino als Auftrags- ben, welche durch sichtbare Projektion arbeit, um den Zustand eines Kinos vor und der Bilder und ihre Reflexion in den Au- nach der Renovierung zu dokumentieren. gen des Zuschauers lebendig werden. Ich betrachtete also zunächst den Kinosaal Man sucht im Kino die Geselligkeit und aus rein technischer und dokumentarischer das Erlebnis — man verabredet sich da- Sicht, natürlich nicht ohne die schon vor- vor, geht gemeinsam hinein, unterhält handene Zuneigung zum Medium „Beweg- sich im Foyer und erlebt gemeinsam das ter Film“. Als ich die Negative entwickeln Geschehen auf der Leinwand. Danach geht ließ und schließlich vergrößerte, ergab sich man — den Film noch im Gedächtnis — eine Erkenntnis für mich, die der Erfinder geschlossen aus dem Dunkel des Saals der fotografischen Messbildkunst Albrecht hinaus in die Öffentlichkeit, der man für Meydenbauer auch schon vor ca. 140 Jah- einige Zeit entschwunden war. ren betonte: Die fotografische Aufzeichnung lieferte eine gesteigerte Sichtbarkeit von Das Kinoerlebnis ist also nicht nur be- Details und Ansichten, die man am Origi- schränkt auf den Film, sondern ist ein Zu- nalschauplatz nicht wahrgenommen hat 7. sammenspiel von Raum und Bildern. Man Auch wenn sich meine Erkenntnis eher dar- erfasst als Besucher nicht nur die Ereig- aus ergab, dass das fotografische Filmma- nisse auf der Leinwand, sondern auch das terial in der Lage war, die in der Dunkelheit Kino als Ort des Geschehens. So werden eines Kinosaals verschwindenden Infor- Traumwelten in Traumhäusern geschaffen mationen sichtbar zu machen. Mir wurde — die Kinofaszination hat einen doppelten bewusst, dass ich einen Raum, der dazu be- Charakter: die Einheit von angeschautem stimmt war, verdunkelt zu werden, mittels Bild und umgebendem Ambiente. Dies ist Langzeitbelichtung erhellt habe und somit 1 Lichtburg, Essen 2 Gloria, Kassel Anlass, das Kino als Ort und Raum einmal seine eigentliche Funktion ins Gegenteil Fotos Sylvia Ballhause mehr wahrzunehmen und zu würdigen. gekehrt habe. Ganz besonders ist mir dies 1 2 16 Statements – Kino(t)räume April Aprile 2007 3 4 turrisbabel 73 turrisbabel 73 Januar Gennaio 2007 5 6 Kino(t)räume – Statements 17 18 Statements – Kino(t)räume April Aprile 2007 turrisbabel 73 bei dem Saal des Lucerna-Kinos in Prag – Schachtelkinos der Fall ist, lässt dieses zwei Jahre nach dem ersten Kino aufge- Geheimnis des Filmes in dem gebau- nommen – ergangen, dessen düsterer ten Saal wie dann auch auf dem Foto Raum eine enorm lange Belichtungszeit durch ein weißes Loch entgleiten. Daraus erforderte und ich in der Mitte der hinteren resultierte zunächst auch meine Konzen- Stuhlreihen nur erahnen konnte, welche tration auf die ersten gebauten und noch Pracht sich eigentlich in diesem Raum be- erhaltenen Filmpaläste, in denen man findet. Noch heute lasse ich gerne meine die Faszination über die bewegten Bilder Augen über dieses Bild wandeln, welches spüren kann – die Architektur versprach durch die Schärfe und Genauigkeit der ein dramatisches und erhabenes Ereignis, großformatigen Aufnahmen kleinste Details wie man es auch von Theatern kennt. der verzierten Stuckdecke erkennen lässt. Ein weiterer Aspekt meiner Arbeit an die- 7 1, 3, 5 Vgl. Edgar Reitz: Euro- (Hrsg.), Schüren Verlag päisches Kino – Bacchanti- Marburg, 2000, S. 33. sches Erlebnis. In: Media- 7, 8 gramm. Zeitung des ZKM/ bauer: Handbuch der Zentrum für Kunst und Messbildkunst in An- Albrecht Meyden- Doch abseits dieser architektonischen Ent- ser Serie ist die Archivierung und Auf- deckungen bergen die Aufnahmen vor zeichnung von Bauten, welche in heutiger allem eines in sich: es ist der Moment, in Zeit von der Zerstörung bedroht sind. Hier dem man den Kinosaal als erster Besucher nimmt die Fotografie die Funktion einer betritt, das Licht entsprechend hell ist und visuellen Bibliothek ein, welche auch Mey- der geschlossene Vorhang noch das Ge- denbauer mit seiner Messbildkunst ver- heimnis den Filmes hinter sich verbirgt. folgte. Das Bild garantiert das Überleben, Der Kinosaal hält als gebauter Raum ein „bevor der unerbittliche Verkehr oder die Versprechen auf eine fiktionale Wirklichkeit, natürliche Verwitterung sie dem Erdboden auf eine phantasiegeprägte Welt, die uns gleich macht.“8 Es ist eine Hommage an die für eine bestimmte Zeit von der Realität ent- großen Filmpaläste, aber auch an die klei- führen möchte. Auch wenn das Medium nen Landkinos, welche erst durch das Auf- Film dazu notwendig ist, das Versprechen kommen des Fernsehens und heute durch einzulösen, so gibt uns dieser Raum die die Digitalisierung des Films großen Veränderungen unterliegen und mehr denn je von der Schließung bedroht sind. Medientechnologie Karls- wendung auf Baudenk- größte Möglichkeit der Abgrenzung von ruhe, Nr. 22, Januar 1996, mäler- und Reise-Auf- Fiktion und Realität. Das zentrale Element S. 14f.; zuerst in: Süddeut- nahmen, Halle 1912, 8. sche Zeitung, 31.10.1995. Sendlinger Tor, München welche aber durch den Vorhang verborgen Sylvia Ballhause — *1977 in Halle (Saale)/ Atrium Nürnberg ist und erst bei vollkommener Dunkelheit Deutschland. Lebt als freischaffende Foto- Cinema Paris, Berlin des Raumes sichtbar wird. Ein Kinosaal, grafin in Mannheim / Deutschland. Filmpalast, Berlin in dem die Leinwand vor Beginn der Vor- Im Schüren-Verlag erscheint der Kalender stellung nicht mehr hinter einem Vorhang „Kinos in Deutschland 2007“ mit ausge- verborgen ist, wie es heute in vielen sog. wählten Fotos von Sylvia Ballhause. Keaton, in: Erlebnisort 3 4 5 6 7 8 9 Kino, Irmbert Schenk Fotos Sylvia Ballhause 2 Irmbert Schenk: Erleb- nisort Kino, Irmbert Schenk (Hrsg.), Schüren Verlag Marburg, 2000, S. 7. 4, 6 Alfons Arns: … kein Rokokoschloß für Buster ist deswegen auch immer die Leinwand, Delphi, Berlin Astra, Essen Passage, Berlin turrisbabel 73 Januar Gennaio 2007 8 9 Kino(t)räume – Statements 19 20 Statements April Aprile 2007 turrisbabel 73 Andreas Perugini Kinopolitik Di questi tempi è strano pensare che simo Lazzari. Il processo involutivo a trat- Bolzano in passato fu un centro cinemato- ti interrotto da promesse e speranze, dai grafico di prim’ordine. Nel secondo dopo- contributi pubblici alle nuove multisale guerra in città si contavano una dozzina di è ancora in atto. Le scelte della politica si sale grandi e piccole, parrocchiali e citta- incrociano con le scelte anche “esistenziali” dine. oltre al Capitol, l’Eden ed il Concordia degli operatori. Dall’epoca d’oro alle luci (recentemente scomparso) vi erano tra gli rosse, dalla crisi dei piccoli esercenti alle altri in ordine sparso l’Augusteo, il Roma, multisale, dal Cineforum al Filmclub luci il Druso, l’Astra, il Columbia, il Boccaccio, ed ombre di 50 anni di politiche culturali il Costellazione, il Centrale, il Cristallo… in ambito cinematografico raccontati at- Grandi famiglie di cinematografari detta- traverso le testimonianze dei protagonisti. vano le regole di un mercato remunerativo Il documentario non poteva che essere pre- ed unico nel suo genere. A quei tempi, in- sentato in anteprima al Videodrome deca- fatti, chi gestiva una sala cinematografica dente seminterrato in cui il Cineforum si è gestiva anche l'immaginario collettivo e lo “ritirato” da una decina d’anni. gestiva in un regime di quasi monopolio. Il Cinema era al centro del tempo libero e dello svago. I Bolzanini non affollavano ancora le piste di sci ed una “gita fuori porta” rimaneva, tutto sommato, un evento raro. La domenica le sale cinematografiche registravano il tutto esaurito a partire dalle tre del pomeriggio. La gente si portava la merenda da casa ed amava riscaldarsi al riflesso del grande schermo. Questo spaccato di vita cittadina come si diceva è quanto di più lontano dall’attualità ed è questo che ha convinto il sottoscritto in collaborazione con Elisa Nicoli e Valentina Zaggia di intraprendere la realizzazione di un documentario sul mondo degli operatori cinematografici della nostra città. Un lento declino ha portato la città di Bolzano ad una posizione marginale nel panorama dello spettacolo cinematografico nazionale: da capozona a provinciale. Si tratta di una messa a nudo della storia passata e di quella attuale dei cinema e degli operatori del settore nella nostra città, che ne ripercorre alcuni dei momenti più salienti, tra piccoli orgogli e amare frustrazioni, tra periodi di forte crescita e altri di crisi. Il film, della durata di un’ora, è firmato dallo studioZEM ed è stato realizzato in collaborazione con il Cineforum Bolzano e grazie al finanziamento dell’Assessorato alla Cultura della Provincia. Tra le interviste presenti nel film, spiccano Don Bruno Benedetti, fondatore del Cineforum. le lucide testimonianze di Remo Ferretti, Lidia Menapace, Giuseppe Sfondrini, Mas- 22 Statements April Aprile 2007 turrisbabel 73 Heidi Gronauer La ZeLIG – Scuola di documentario a Bolzano La ZeLIG – scuola di documentario, fondata impostazione e dalla formazione trilingue nel 1988, è una delle poche istituzioni edu- (italiano, tedesco e inglese), adottata per- cative in Europa ad offrire una formazione ché la scuola vede nella conoscenza di lin- specifica nel campo del film documentario. gue diverse una chance straordinaria per È finanziata dall’Assessorato alla formazio- un futuro professionale veramente europeo ne professionale di lingua tedesca e ladi- e perché la fruizione in chiave creativa del- na e da quello di lingua italiana della Pro- la realtà multilinguistica e multiculturale vincia di Bolzano. ZeLIG è molto interessa- che i suoi corsi offrono è sua finalità dichia- ta all’argomento architettura e film, anche rata. Le piccole dimensioni della struttura se nell’arco della formazione triennale non permettono inoltre uno studio intensivo offre corsi specifici sulla ripresa e regia di grazie al facile accesso al vasto parco ap- film d’architettura. La tematica accompa- parecchiature e ai locali. ZeLIG non segue gna tutta la formazione, vista la difficoltà una scuola documentaristica particolare, professionale specifica che questo genere ma permette di confrontarsi con stili, este- presenta: la ripresa dell’oggetto statico per tiche e tradizioni filmiche diverse. I docenti, mezzo di immagini in movimento; la ripre- provenienti dall’area tedesca, italiana e in- sa dell’oggetto tridimensionale, da cat- glese, offrono il più vivace approccio alla turare per lo schermo piatto. Tutto questo cultura cinetelevisiva dei diversi paesi, sono rende la regia e la ripresa del film sull’ar- persone attive nel mondo professionale e chitettura particolarmente difficili. Dunque possono proiettare direttamente sull’inse- una buona scuola, alla quale in passato gnamento gli sviluppi più attuali del settore ZeLIG ha sempre prestato attenzione: fra audiovisivo; questa formazione collegata l’altro nel 1993 ha collaborato alla rassegna al mercato permette agli studenti un rapido Architettura e Cinema, organizzata dall’Or- e facile ingresso nel mondo del lavoro. dine degli Architetti della Provincia di Bolzano, che presentava ben sei film d’archi- ZeLIG rilascia il diploma di qualifica pro- tettura fra i quali: Metropolis, di Lang, Blade fessionale relativo a uno dei tre indirizzi Runner, di R. Scott, Accattone, di Pasolini offerti (regia/sviluppo del progetto, ripresa/ e Il cielo sopra Berlino, di Wenders. ZeLIG luci, montaggio/postproduzione), ricono- ha realizzato anche alcuni film inerenti alla sciuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano, tematica, come p.e. bozen-bolzano: geschich- dallo Stato Italiano e dall’Unione Europea. ten einer heimatstadt (1997) di Andreas Il prossimo ciclo formativo comincia a set- Pichler, dove l’autore cerca di analizzare la tembre 2007. Scadenza per l’ammissione specifica relazione fra l’ambiente architetto- 21 Marzo 2007. http://www.zeligfilm.it nico e la vita delle diverse culture a Bolzano. Due documentari sono stati realizzati nell’ambito dei Quaranta quarti d’ora, iniziativa per la TV promossa dall’Assessorato alla cultura italiana: La vita notturna a Bol- zano (2002) di Jorge Yetano, sguardo insolito su Bolzano di notte e Piazza Don Bosco (2002) di Federico Campana e Martine De Biasi, un avvicinamento artistico/estetico alla piazza, sostenuto da una musica molto atmosferica. Anche in futuro ZeLIG vuole dedicare attenzione alla tematica dell’architettura, aiutata anche dalla sua specifica 24 Statements April Aprile 2007 turrisbabel 73 Paola Attardo, Tiziana Corso Cinema è architettura “Noi canteremo le grandi folle agitate dal Almodòvar con Madrid: Chi può mai di- lavoro, dal piacere o dalla sommossa: menticare le immagini di Berlino prima canteremo le maree multicolori o polifoni- della grande trasformazione avvenuta alla che delle rivoluzioni nelle capitali moderne; caduta del muro, quando Wenders ha fil- canteremo il vibrante fervore notturno mato la Alexanderplatz. Il cinema in questo degli arsenali e dei cantieri incendiati da senso è il veicolo che ricorda ciò che nel violente lune elettriche” tempo si perde o si trasforma; non di me- (da manifesto futurista) no le immagini suggestive della Barcellona svelata in Tutto su mia madre, in una vi- Il cinema nasce con la città. Questo concet- suale notturna sublimata dal ritmo della to, forse discutibile, è confermato nelle pri- musica. Anche uno dei film più interessanti me produzioni tedesche degli anni Venti. di Sofia Coppola, Lost in Traslation, si serve Come per tutta l’arte del Novecento, anche delle immagini di Tokyo, vista dall’alto di il cinema è un’arte metropolitana. A partire un grattacielo tra i più famosi della metro- da Metropolis di Fritz Lang e Berlin, die poli asiatica, per descrivere il senso di ina- Symphonie einer Großstadt di Walther deguatezza, smarrimento e solitudine di Ruttmann, entrati ormai a far parte dei cult, una giovane donna. Nel secondo caso, molte produzioni filmografiche d’avan- quando invece è l’architettura a cibarsi di guardia del Novecento sono intimamente cinema per costruire e immaginare nuove mirate alla descrizione della città e alla vi- forme occorre far riferimento a quei registi ta delle persone che in essa si muovono. che hanno determinato un senso di esteti- Il bisogno del cinema nasce per mostrare ca senza necessariamente mostrare o do- la città, per comprenderla e esplorarla. cumentare brani di città, ma che hanno In quanto arte figurativa, il cinema usa un creato suggestioni di vuoto, piene di senso. linguaggio che cerca la sintesi tra forma Basti pensare ad Alfred Hitchcock o ancor e funzione, e come l’architettura, che vive in di più a Stanley Kubrick che con 2001 Odis- costante ricerca tra estetica e uso, entram- sea nello spazio ha influenzato attraverso be utilizzano lo spazio e il tempo, la forma una forma capace di tenere insieme il visi- e il contenuto, il valore dello spazio vuoto bile e il non visibile, un mondo intero. nella definizione di una costruzione. La forma viene utilizzata per veicolare un I futuristi con il manifesto di un’architettura concetto e per questo non deve mai essere futurista, comprendono, in modo lungimi- troppo predominante rispetto al messag- rante, il senso del movimento, la necessità gio. Proprio come per l’architettura la fun- di un’arte complessa capace di rimandare zione. Una cosa forse è certa: il cinema e i valori di una tecnologia sempre più “par- l’architettura possono essere archetipi sen- lante” e quanto mai sublime nelle sue forme. soriali: capaci di giocare con il tempo e lo Ecco forse perché i disegni di Antonio San- spazio, il vuoto e il pieno, la luce, la mate- t’Elia del 1914 sembrano già evocare le sce- ria e la non materia. Entrambi possono nografie di Metroplolis del 1927. Il cinema svelare l’anima del genius loci attraverso la e l’architettura hanno da sempre vissuto costruzione di sensazioni che ci svelano e due possibili modi di confrontarsi: il cine- fissano nel tempo la frammentarietà del ma utilizza l’architettura di una città quale vivere contemporaneo. grande scenografia, oppure, l’architettura si lascia suggestionare dal cinema e lo usa. Nel primo caso basti pensare ai grandi registi che hanno determinato l’immaginario collettivo di un intero tessuto urbano secondo una loro poetica precisa: Wim Immagine da: Almodóvar Madrid, © Pedro Almodóvar Wenders con la città di Berlino e il suo angelo, Woody Allen con New York, Pedro 26 April Aprile 2007 turrisbabel 73 Filippo Lazzeri De Architectura Gestione e progettazione del cinematografo La storia della mia famiglia è legata, a aver fatto più sale, diciamo almeno quat- partire dal lontano 1911, alla nascita e allo tro, anziché tre sale con un piano di ap- sviluppo dell’esercizio cinematografico in partamenti sopra e un interrato di garage regione e a Trento in particolare. Io sono sotto. In qualche modo, la disponibilità di nato nel 1968 ed ho respirato fin da bam- un edificio destinato a cinematografo po- bino l’aria del cinematografo. Ricordo le sizionato in centro storico e le contingenze varie migliorie apportate periodicamente ai gestionali ci spinsero a “reinventare incon- locali di famiglia, l’avvento del Dolby sur- sapevolmente” una tipologia, il cityplex, round, il Teatro Sociale, che all’epoca ave- multisala inserita nel tessuto urbano con- vamo in comproprietà e dove si proiettava- solidato, che si contrappone al multiplex, no i film dal loggione, la gestione durante multisala che si attesta in periferia o in le vacanze, di qualche locale in Val di Fiem- zona extraurbana. Poi venne l’occasione me, dove mi sentivo un bambino privile- di Bolzano, dopo lo studio di varie soluzio- giato, perché tutte le sere potevo andare al ni architettoniche e di fattibilità, alle quali cinema a vedere un film nuovo, magari con partecipai nella veste di imprenditore più qualche rotella di liquirizia in omaggio. Il che di architetto, finalmente cominciò il cinema insomma è sempre stato nella mia cantiere, che tuttora è in corso. Come ar- vita, e con esso sono cresciuto, prima con chitetto invece progettai nel 1999 il “Cine- la testa piena dei sogni ispirati dai tanti world” di Cagliari. Capitò l’occasione di ri- film visti, poi piena di propositi imprendito- strutturare un capannone in disuso, posto riali. I miei studi di architettura pertanto in posizione strategica per la città, in multi- non potevano non incontrarsi con l’attività sala cinematografica. È stato il mio primo della mia famiglia, e così è stato. A 28 anni progetto di grande cityplex (nove schermi, ho seguito, facendomi le ossa, il cantiere 1500 posti), e per l’azienda fonte di gran- della multisala “G. Modena” di Trento, su di soddisfazioni a conferma della correttez- progetto dell’arch. M. Armani. Era il 1997. za delle scelte effettuate. Poi l’altro grande Dividere una monosala in multisala, a tre intervento nel 2004, il “Cineworld” di Igle- schermi in quel caso, era per quell’epoca sias (nove schermi, 1950 posti), una strut- recente una assoluta novità. Molti si inter- tura che concilia il rapporto tra forma e rogavano sull’opportunità di quell’interven- funzione della multisala, ottenendo una ri- to e noi stessi non difettavamo di perples- conoscibilità esterna. Altri studi e progetti sità varie. A dispetto delle esitazioni l’avvio in varie zone d’Italia sono in corso d’opera dell’attività avvenne niente meno che con e si concretizzeranno presto. La situazione il film Titanic, passato alla storia del cine- di Bolzano ha delle peculiarità, rispetto al ma per gli incassi strabilianti. L’intervento panorama italiano: il bilinguismo, un ba- consistette nella demolizione totale del fab- cino demografico ridotto, hanno fatto si bricato preesistente e nella ricostruzione, che le grandi major americane non si sia- nel rispetto ovviamente di sagoma e volu- no mai interessate seriamente alla “piazza” metria. Il cantiere non fu facile, un po’ per altoatesina. Bolzano conosce poi un mer- l’inesperienza un po’ perché tutto sommato cato immobiliare con quotazioni elevate nessuno, o quasi, aveva mai costruito una dalla qualità di vita, reale o presunta che multisala in Italia prima di quel momento. sia, della città. Sicuramente in una ipotesi Ricordo, che la Warner Village di Vicenza di fattibilità di una multisala l’impatto del- aveva aperto solo due mesi prima di noi la volumetria necessaria assai generosa, ed era stato il primo grande multiplex del sul conto economico di una iniziativa im- Nord Italia. Adesso, a distanza di quasi mobiliare contenente un multiplex potreb- dieci anni, posso solo rimpiangere di non be scoraggiare qualsiasi imprenditore. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura La scelta della Cineworld si è rivolta ad una suto urbano ed anzi rafforzarlo in una cre- zona che pur essendo in periferia è a ridos- scita armoniosa, sfruttando le strutture so del centro storico, via Macello. L’espe- logistiche esistenti, i parcheggi e i collega- rienza dimostrata da vari episodi nella pe- menti pedonali e viari di una città che me- nisola di multisala posta all’interno dei rita di essere completata con strutture centri storici o nelle immediate vicinanze che siano al livello della qualità di vita che ha sempre premiato con un buon succes- offre. Il mio punto di vista in queste consi- so di pubblico. Spesso i grandi multiplex derazioni è contemporaneamente quello periferici, dotati di molte sale, grandi spa- di gestore, progettista e committente del zi di intrattenimento e ampi parcheggi in cinematografo. Il cinematografo deriva aperta campagna, soffrono nei giorni feriali ovviamente dal teatro per poi inventare di scarso apprezzamento da parte del pub- una tipologia nuova, quella della multisala, blico. Immaginando di essere per esempio episodio architettonico assai specialistico, in una fredda serata invernale di un mer- che richiede da parte del progettista una coledì e di voler vedere un film in compa- completa conoscenza della tecnica cinema- gnia della fidanzata, sicuramente non si è tografica. Essere cresciuto dietro le quinte, ben disposti a raggiungere un locale posto nel vero senso della parola, o meglio, die- magari a 10 km dal centro urbano. Si pre- tro il proiettore mi ha aiutato non poco. ferisce sicuramente un locale cittadino. Conoscere i rapporti dimensionali ottimali Nel caso di Bolzano in particolare, manca di una sala cinematografica, le caratteri- proprio la campagna… ogni ettaro della stiche dei vari sistemi di proiezione e la valle o è occupato da attività agricole di loro ottimizzazione, i materiali fonoisolanti qualità (vigneti ecc.) o orograficamente più efficaci (il problema è ovviamente quel- non permette la realizzazione di una multi- lo di isolare sale contigue, sottoposte ad sala o ha un valore di mercato improponi- una forte pressione sonora), gli impianti bile, considerando la superficie necessa- di climatizzazione specifici, i problemi ge- ria per la realizzazione di una multisala con stionali, i flussi, la biglietteria, la gestione relativi parcheggi. Nel caso dell’iniziativa contabile e del personale è indispensa- Cineworld la nostra esperienza di cityplex bile per il progettista, che deve saper sce- a Trento e a Cagliari ci ha permesso di gliere soluzioni e forniture adeguate al comprimere efficacemente la struttura por- caso. Con una cattiva gestione del proget- tando le sale su due livelli senza compro- to si possono ottenere medesimi risultati metterne, ed anzi favorendone la funziona- con costi di realizzazione che possono lità dei flussi in entrata ed in uscita del essere il doppio o il triplo del necessario. pubblico; il vicino parcheggio all’inizio di Vari colleghi esercenti, pur avendo cercato via Macello, al servizio del centro storico di trasmettere la loro esperienza al loro ed attualmente sovrabbondante, ha garan- progettista di fiducia hanno ottenuto manu- tito la disponibilità dei posti auto neces- fatti non confacenti alla gestione ed antie- sari ai clienti. In un futuro ormai prossimo, conomici. Il progetto di una multisala è con lo spostamento della ferrovia, tutta prima di tutto un progetto “industriale” di la zona verrà di fatto annessa al centro sto- una macchina che deve funzionare perfetta- rico. Il numero di posti a sedere, 1500 po- mente in cantiere ed in esercizio. In un set- sti in sette sale, è assolutamente congruo tore così delicato, dove un errore proget- e adeguato al fabbisogno della città e dei tuale può determinare l’insuccesso dell’ope- dintorni, andandosi poi ad armonizzare con razione imprenditoriale, la responsabilità l’offerta cinematografica esistente. Molto del progettista è grande. Qualche volta, in- spesso, complessi troppo grossi ed onero- somma, l’architetto consapevole dovrebbe si nella gestione si sono rivelati dei giganti “dire di no” al committente, ma qui entra- assai vulnerabili. Le dimensioni contano, no in ballo le competenze, i ruoli, e il di- ma non si può fare a meno di considerare scorso si complica. La multisala è una sorta attentamente il contesto. In questo caso è di edificio multitasking,. Nell’epoca della fondamentale la scelta di collocare la multi- simultaneità, del tempo reale e del consu- sala in prossimità del centro storico, non mismo di immagini, riflette in qualche modo per contrapporsi alle altre strutture cittadi- la contemporaneità fruitiva, la ripetitività, ne preesistenti, ma per rafforzare il tes- la serialità odierna. In tutto ciò il rischio di 27 28 De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo April Aprile 2007 turrisbabel 73 spersonalizzazione dello spettatore deve più rare nella vita quotidiana e aprono, essere a mio avviso evitata. La multisala andando oltre, ai temi più profondi del- deve essere un luogo dove lo spettatore ha l’esistenza umana. Entrando nelle strutture più scelta, non un posto dove si deve sen- di una certa dimensione, come quelle di tire obbligato ad acquistare un secchio Cagliari ed Iglesias e quella di prossima gigante di pop corn. Per spiegare il nostro apertura di Bolzano, si incontra prima un punto di vista, si può fare un paragone con nucleo centrale di incontro e di socializza- il supermercato, dove entrando per acqui- zione costituito dalla hall e poi tante sale stare uno spazzolino da denti si esce con quante sono i films proiettati. Un po’ come molti altri articoli acquistati per impulso. nella vita, le persone si incontrano prima Può servire a indurre lo spettatore a dei e si dividono poi, separate da percorsi consumi non previsti, ma non lo fidelizza, esistenziali differenti, per vivere ognuna non lo fa innamorare del cinema e della l’esperienza che le spetta, per poi magari struttura. C’è chi preferisce il film dei fratelli incontrarsi di nuovo per scambiare idee e Vanzina e chi quello di Ferzan Ozpetek. impressioni, come all’uscita dal cinema. Come nella vita, c’è spazio per ogni stato d’animo e per ogni disposizione d’animo. Multisala Cineworld, Cagliari In qualche modo la fruizione cosciente, attiva e non passiva della sala cinematografi- Il complesso “Cineworld” è posizionato al- ca, si differenzia perciò dalla fruizione tele- l’ingresso della città di Cagliari, sulla grande visiva, oltre al fatto di costituire un mo- arteria che collega il nord della Sardegna mento collettivo ma non uniformante. Non con il capoluogo. La zona è integrata nel voglio rivendicare il ruolo educativo della tessuto urbano ed è facilmente raggiungi- multisala e del cinematografo in generale, bile dal centro storico. In zona sono pre- ma voglio, a titolo di riflessione personale, senti il palazzetto del ghiaccio ed un gran- considerare come passando da un canale de ristorante pub. L’edificio occupa una all’altro davanti alla televisione e da un sito superficie di 4000 mq suddivisi in 900 mq Località Impresa V.le monastir 128, Cagliari Sogedico spa, Cagliari all’altro davanti ad internet, non si abbia la per il primo blocco che comprende l’atrio Committenza e gestione Progettazione 1999 stessa attenzione, la stessa concentrazione con cassa, bar, bancone concessions, zona Cineworld Group spa Realizzazione 1999 –2000 che si ha nel buio di una sala cinematogra- attesa, negozio gadgets, servizi, grande Progettazione Superficie totale arch. Filippo Lazzeri 4.000 m fica, visionando il film che si è scelto di ve- fontana ornamentale e ascensore. La re- ing. Giuliano Medici Cubatura totale dere, seduti vicino ad altri spettatori. Con- stante superficie è dedicata alle sale di pro- Direzione lavori 30.000 m3 ing. Giuliano Medici No sale 9 dividere e focalizzare l’attenzione sono due iezione e al corridoio di accesso dove è ing. Mario Concas N posti a sedere 1500 attività che, a ben guardare, sono sempre presente anche il banco bar last-minute. o 2 turrisbabel 73 April Aprile 2007 Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura 29 30 De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo April Aprile 2007 Centro integrato Cineworld, Iglesias turrisbabel 73 fast-food, un disco pub, un bar caffetteria, una sala giochi, un ristorante messi- Località Progettazione 2003 Monte Figu, Iglesias Realizzazione 2004–05 Committenza e gestione Sup. totale coperta Cineworld Group spa 6.000 m2 Progettazione Cubatura totale arch. Filippo Lazzeri 38.000 m3 ca. Direzione lavori No sale ing. Carmelo Piras 8 + 1 arena estiva Impresa No posti a sedere Tecno Sarda Industrie – 1500 (sale) + Carbonia 450 (arena estiva) Il complesso “Cineworld” è posizionato cano, una pizzeria. In mezzo alla piazza all’ingresso della città di Iglesias in Loca- trova posto una grande fontana ornamen- lità Monte Figu. Nella zona sono presenti tale illuminata dal lucernario sovrastante. vari supermercati ed un complesso sporti- La restante superficie è dedicata alle sale vo con piscina e centro benessere. di proiezione e al corridoio di accesso L’edificio occupa una superficie di 6.000 mq dove è presente anche il banco bar last- ca. suddivisi in 2.300 mq per il primo cor- minute. All’esterno trova posto la grande po di fabbrica che comprende una grande arena estiva per proiezioni all’aperto, spet- piazza coperta dove sono in esercizio un tacoli e concerti. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura 31 32 De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo April Aprile 2007 Complesso Polifunzionale – Multisala, Bolzano turrisbabel 73 a tutte le unità funzionali previste. L’edificio si compone di tre piani interrati e quattro piani fuori terra. Il complesso sor- L’immobile è situato nella zona produt- ge su un lotto con un’estensione di ca. tiva “Piani di Bolzano”, immediatamente 3000 mq. All’interno dell’edifico si pre- a ridosso della zona ferroviaria e del cen- vede di localizzare una attività di cinema tro storico della città. L’edificio si attesta multisala con 7 schermi ed una capacità sulla strada di viabilità principale della totale di 1500 posti. Nella stessa strut- zona con un fronte di circa 50 m, da cui si tura trovano posto anche spazi adibiti a accede sia agli spazi di autorimessa, sia attività produttiva e terziario. 1 2 Località Direzione lavori via Macello 53, Bolzano dott. ing. Stefano Brida Committenza Impresa SAS Motor di A. Fiorucci, Pana spa, Bressanone Bolzano Progettazione Coordinamento di progetto 2003 dott. ing. Stefano Brida, Realizzazione Bolzano 2005 –in corso d’opera Progettazione Sup. totale coperta studio Brida, Bolzano 1.791,50 m2 Statica Cubatura totale 54.602 m3 studio Ardolino, Bolzano No sale 7 Impiantistica No posti a sedere 1500 ing. Dario Dal Pozzo, Schio Sicurezza 1 pianta primo piano 2 pianta piano terra 3 pianta piano interrato ing. Ivo Kofler, Bolzano Foto Carlo Calderan Acustica arch. Filippo Lazzeri, Trento 3 34 De Architectura – Gestione e progettazione del cinematografo April Aprile 2007 turrisbabel 73 turrisbabel 73 April Aprile 2007 Il nuovo multisala in costruzione Foto: Carlo Calderan Rendering del progetto Gestione e progettazione del cinematografo – De Architectura 35 36 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Andrea Viviani Architettura e Multiplex A partire dal 1999 ho progettato e curato store, in cui l’economia di massa sanci- la direzione artistica di 4 multiplex appar- sce, di fatto, il fallimento dell’urbanistica tenenti al marchio Cinecity, di proprietà del- come disciplina. Il paesaggio rimane com- la Furlan Cinema e Teatri di Mestre. Il pa- presso tra il grigio delle zone artigianali/ norama in cui questi progetti sono cresciuti industriali e l’incongruo caleidoscopio è cambiato molto rapidamente, tanto da pubblicitario degli edifici-insegna delle modificarne sostanzialmente le caratteri- aree commerciali. Tre sono gli interrogati- stiche tecniche, estetiche e morfologiche. vi fondamentali su cui riflettere: che ne Alla fine degli anni ’90 la tipologia era in sarà di questi enormi volumi quando si Italia assolutamente priva di storia, prati- esaurirà il beneficio economico per i loro camente sconosciuta e limitata a pochi proprietari? Quale il rapporto tra business casi isolati. Oggi la diffusione è vasta e non e cultura, tra pop-corn e rassegna in ver- vi è città, anche piccola, che non veda co- sione originale, che si consuma al loro struito ai propri margini un cinema di otto, interno? Quale il ruolo dell’architetto chia- dodici o quattordici sale. Ad aprire la via mato a interpretare questo genere di com- è il cosiddetto ‘decreto Veltroni’ che nel mittenza? Personalmente non ritengo 1996, fissando criteri flessibili per l’apertu- degradante o mercenario accettare questo ra dei multiplex, consente nel 1997 l’inau- tipo d’incarichi. I riconoscimenti ottenuti gurazione dell’Arcadia di Melzo (MI) prima dal Cinecity di Udine dimostrano come e del Warner Village in provincia di Vicen- la ricerca e l’impegno nobilitano qualsiasi za poi. Le major straniere (Warner, Pathè, genere architettonico. Sarebbe invece au- ecc…) e i marchi che avevano già colo- spicabile che economia e architettura tro- nizzato l’europa (UCI, UCG, Kinemax…) vassero un tavolo comune, in modo che importano per primi i modelli tedeschi e il maggior numero d’edifici ‘commerciali’ statunitensi. Solo in un secondo tempo nasca sotto la guida di architetti abili e entrano nel mercato imprenditori italiani sensibili, in grado d’interpretare l’evolver- (Cinecity, Medusa, Cineplex, Cinestar…), si dei modelli sociali e territoriali. Agli im- tentati dagli ampi bacini d’utenza ancora prenditori spetta l’illuminato compito di disponibili. La forte crescita arriva presto comprendere che un’architettura di quali- a saturare quasi completamente il terri- tà significa maggior popolarità e longe- torio, oltre ad operatori provenienti dal vità dei loro edifici, traducendosi quindi in medesimo settore, appaiono anche neofiti, un maggior successo economico. L’archi- attratti unicamente dalle prospettive eco- tetto, filtrando e interpretando gli stimoli nomiche, soprattutto a questi si deve l’ab- provenienti dal mondo contemporaneo, bassamento della qualità dei manufatti rappresenta l’unica certezza perché il pae- (già generalmente alquanto modesta) che saggio urbano possa evolvere senza crea- ora nascono spesso aggregati o accorpati re abnormi mostruosità. a grandi centri commerciali. Iniziano le prime cessioni e rilevamenti, nonché i primi Il multiplex esprime le contraddizioni del fallimenti. Oggi è la stessa associazione nostro tempo, in bilico tra virtù e oscenità, esercenti cinematografici a cercare di por- è tempio (dove in completa oscurità si sale nel Cinecity di Trieste re regole e limiti circa posizione e caratte- consuma il rito collettivo della settima ar- Pagine seguenti ristiche dei prossimi multiplex in Italia. te), ma anche collettore di immagini pub- Quello che più appare evidente, a fronte blicitarie, di stimolo al consumo, dove l’in- del Cinecity di Treviso di budget milionari, è l’assenza quasi totale trattenimento si trasforma in business. (Foto: Alessandra Chemollo) dell’architettura, considerata dagli im- Alla questione è molto attento Rem Kool- zione del Cinecity di Trieste prenditori un mero inutile costo. Enormi has che si chiede come sia possibile pro- 3 La galleria di distribu- contenitori, assolutamente anonimi, proli- gettare un’edificio pubblico ‘credibile’ nel- ferano in costellazioni fatte d’Iper Centri l’era della moltiplicazione delle icone e di bricolage, super supermercati, Mega- del mercato globale. Nell’ultimo Cinecity Ingresso ad una delle Atrio del Cinecity di Treviso 1 Il corridoio di entrata 2 Il corridoio di distribu- zione delle sale del Cinecity di Udine. (Foto: Alberto Muciaccia) 40 De Architectura – Architettura e Multiplex April Aprile 2007 turrisbabel 73 1 2 turrisbabel 73 April Aprile 2007 Architettura e Multiplex – De Architectura 3 costruito a Limena, vicino a Padova, l’ar- multi-etnico e multi-religioso della nostra chitettura assume su di sé questa dicoto- società, proponevo la loro riedizione in mia generando un edificio in cui colori e ‘Chiesa delle Chiese’. Dai centoventi fino ai finiture sono in evidente contrasto, dove, cinquecento posti, le sale potranno ospita- nel corridoio di distribuzione principale, re comunità e fedi religiose più o meno dif- le geometrie si sconnettono completamen- fuse. La moschea sarà vicino al Tempio dei te, la sicurezza e la certezza offerte dalla testimoni di Geova, alla sinagoga ebraica, verticalità iniziano a mancare. L’ambiente alla chiesa evangelica. L’atrio diventerà luo- è più simile all’atmosfera magica d’un go d’incontro, di pace e di scambio, tra fe- Andrea Viviani (Padova, 1964) si laurea a circo che non al paludato ascetismo d’un deli di diversa provenineza. Tutti potranno Venezia nel 1989. Nel 1998 fonda Viviani- museo, eppure è d’uso comune parlare godere di servizi degni delle moderne chie- ArchitettureStudio. Nel 2003 Artdump, di ‘arte’ circense anche se questa si consu- se americane: bar, ristoranti, kinderheim art organization and company. Nel 2004 ma sotto un effimero tendone rimovibile. e negozi di oggetti, libri e souvenirs. Di cer- segnalazione al premio “Dedalo-Minosse” Per i multiplex che il mercato costringerà to non è l’unica possibilità che per essi si ed al Premio Architettura “Città di Oderzo”. a cessare l’attività, si prospetta il grave pro- prospetta, è importante comunque, che si Nel 2003 segnalazione al premio per la blema della loro conversione. Provocato- rispetti la loro natura di spazio ad uso col- “medaglia d’oro all’architettura italiana” riamente (o forse no), in un’intervista ad una lettivo, magari per altre forme di intratteni- della Triennale di Milano. rivista di settore, riflettendo sul destino mento che oggi ancora non conosciamo. 41 42 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Andrea Viviani Cinecity Udine, Multiplex All’interno del panorama nazionale Cine- so al ristorante, collocato al piano primo del- city2 di Udine (così come il precedente l’edificio. All’interno, su un’ampia parete esempio di Cinecity1 di Treviso) rappresenta curva e bianca, le finestre del fronte aprono un caso singolare, la richiesta della com- grandi catini colorati dalla luce. Nel foyer, mittenza di creare un luogo che oltre alle ec- oltre quaranta lampade ad incasso punteg- cezionali performance tecnologiche riguar- giano il pavimento di cemento industriale danti l’acustica delle sale, la luminosità color tabacco. Le pareti color cioccolato del degli schermi e la comodità delle poltrone, piano primo si muovono sinuose ospitan- avesse un’allure d’assoluta originalità, ca- do fasce metalliche, specchi concavi e bow pace di creare quella strana e particolare window in lamiera ossidata, vetrati o lumi- atmosfera che prepara lo spettatore a vive- nosi. La luce è trattata in modo scenico. re la realtà ‘diversa’ proposta dalla finzione Partendo dai grandi anelli luminosi appesi cinematografica. Il cinema ha una facciata al soffitto fino alle pareti retroilluminate, le monumentale, ben visibile rispetto alla stra- soluzioni non sono mai banali. Il corridoio da statale, allontanata dal profondo par- d’accesso alle sale è una scatola lunga venti cheggio. Un segno unico, lungo oltre 90 me- metri, dal pavimento ricurvo, spaccata e ta- tri e alto 11, ‘disturbato’ dal procedere, senza gliata da una moltitudine di tagli luminosi. regola apparente, delle finestre orizzontali, Nel corridoio di distribuzione le pareti ocra con i loro vetri colorati, e dai rilievi semi- spariscono man mano, si aprono e si sfal- cilindrici che s’inseguono alimentando il dano rivelando gli impianti soprastanti, la gioco delle ombre. Il fronte è staccato da lamiera grecata del solaio, la struttura in terra da una profonda pensilina. L’estrados- cemento. Così i numeri luminosi che indi- so è in policarbonato a camera, l’intradosso cano le sale si spaccano in due porzioni col- è in lastre di alluminio forato, oltre cento locate su piani diversi, rimangono leggibili tubi al neon sono collocati al suo interno, per pochi istanti, da una ristretta area pro- mentre ad ovest si arresta contro il corpo spettica, dimostrando a chi entra che l’oc- nero e dall’alta vetrata che segnala l’ingres- chio, tra i sensi è un re, facile da ingannare. 1 1 Visione notturna della facciata ricurva 2 La facciata ricurva dal parcheggio 3 Il lato interno del muro curvo esterno illumina l’area di ingresso Foto Alberto Muciaccia turrisbabel 73 April Aprile 2007 Cinecity Udine, Multiplex – De Architectura 2 3 43 44 De Architectura – Cinecity Udine, Multiplex La pianta del piano terra e il tunnel di accesso alla galleria di distribuzione delle sale Foto Alberto Muciaccia Dati generali 12 sale, 9200 m2, 2500 posti a sedere Progettazione 10. 2000 Realizzazione 03. 2001– 01. 2002 Progetto Andrea Viviani Collaboratori Claudio Berin, Caterina Zaccaria, Marina Susa, Elena Pratuzzi, Olivia Pangusiòn Jarava April Aprile 2007 turrisbabel 73 46 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Andrea Viviani Cinecity Padova, Multiplex L’uscita di sicurezza Pagine seguenti Il corridoio rosso di distribuzione e a destra il bar. Il Multiplex Cinecity inaugurato a Padova i sovrapposte. La “naturalizzazione” dell’edi- primi di dicembre 2005 rappresenta l’oc- ficio si completa sul fronte principale del casione per riflettere sulle relazioni tra città cinema, sopra agl’ingressi. Un’unica gran- e grandi complessi dedicati al divertimen- de siepe verde, formata da 800 piante di to e al tempo libero. Il cinema sorge nella gelsomino rampicante messe a dimora in zona industriale di Limena, piccolo comune semplici, “casalinghi”, vasi in plastica mar- tagliato a metà da una lentissima camio- rone; ad aprile fiorirà in un bianco totale, nabile appesantita dal vicino casello auto- profumando l’aria. Il pubblico entra attra- stradale di Padova Ovest. Il progetto ela- verso porte i cui serramenti in alluminio si bora una sintesi di questi aspetti essenziali, frantumano in una triade di colori, bianco, del ruolo sociale, del confronto con l’area nero e rosso che si prolunga in un codice industriale in cui s’insedia e delle modalità a barre che decora la parete sovrastante. con cui si possa configurare come cataliz- È il mondo reale, codificato e quotidiano, zatore di trasformazione urbana, landmark che rimane confinato al di fuori, come de- capace di innescare nuovi modi di vivere. nunciano le scritte, preoccupatamene inter- Se nel precedente multiplex a Udine, nel locutorie, poste sui vetri opalini retroillu- 2001, la qualità architettonica, l’impaginato minati dei due pilastri esterni. A sinistra la attento del fronte principale e la cura e la facciata principale ospita l’ordine gigante congruità del dettaglio bastavano per “sdo- della vetrata di un ristorante-pizzeria e, sul ganare” il genere multiplex, trasformando- lato opposto, l’interrogativo parallelepipe- lo da mero contenitore a vera architettura, do in ceramica bianca (omaggio ai rivesti- qui, si propone quello che potremmo defini- menti ceramici delle architetture patavine re un “anti-multiplex”. Il progetto esprime di Giò Ponti), destinato ad ospitare una un linguaggio volutamente contraddittorio, seconda ristorazione. Quasi al centro, un sconnesso rispetto al catalogo delle bizzar- sistema di scale di emergenza fa da appog- re soluzioni attorno, spasmodicamente tese gio ad un mega poster di 14 x 8 metri che a rendere singolari anonimi capannoni pre- motteggia la crescente, ingombrante, dif- fabbricati. Eppure esso appare come il loro fusione di tanti cartelloni pubblicitari posti figlio ipertrofico, uno specchio deformante anche nel cuore delle città. Se l’esterno è in cui si riflette la loro immagine ingigantita. un condensato di elementi naturali e in- Ma è proprio nel passaggio di scala che naturali, apparentemente incongruo, capa- avviene la trasformazione in Architettura. ce d’irritare le mentalità più borghesi, l’a- Anche il multiplex si veste di pannelli pre- trio interno cerca invece di irretire lo spetta- fabbricati, mostrandoli per quello che sono: tore in un gioco di specchi, luci e riflessi cemento grigio, corrugato da rilievi di tron- che dissimulano l’ossatura prefabbricata chi accostati, chiazzato da macchie incon- lasciata a vista sul soffitto dipinto a scac- trollate di verde-erba, realizzate a mano, chiera. L’architettura è una mise en scène in stabilimento, trasformando un processo in cui si mescolano ricordi di luoghi tipici standardizzato come la prefabbricazione, d’intrattenimento: il casinò, il luna park, in manufatto artigianale. La base del pre- il circo (di cui le panche circolari sono un fabbricato, sollevata da terra per illuminare riferimento esplicito). Nel vortice di luci e e areare il parcheggio sottostante, è segna- colori, tra oggetti giganti (l’isola del kinder- ta dai lunghi corridoi di ritorno, rivestiti heim circondata da sgabelli tridenti, il por- in pannelli multicolore di policarbonato a tale d’ingresso ai bagni con un’immagine camera, da cui si stacca la serie di scale “drogata” di Barbie e Ken, la coppia di in acciaio delle vie d’uscita d’emergenza. lampadari icosaedri pendenti sulla tripla Seguendo un processo di mutazione, i fron- altezza della zona check-in) e altri stranianti ti laterali si vestono di una pelle in legno (le membrane sformate in pvc dei box of- vero, pannelli di multistrato di okume op- fice, i tubi della climatizzazione trasformati portunamente trattato, montati a scaglie in un’installazione artistica) il visitatore, turrisbabel 73 April Aprile 2007 Cinecity Padova, Multiplex – De Architectura 1 2 lasciato fuori il mondo reale, inizia a perder- svolto del parapetto; le scritte sullo specchio si in quello irreale della finzione cinemato- della parete alle spalle del banco di vendi- grafica. Come Alice nel paese delle meravi- ta dei popcorn raccontano della vita e della glie (e le sabbiature degli specchi dei pilastri morte, così come i decori sugli specchi del grande corridoio rosso, sono diretta ci- della zona bar mischiano temi floreali con tazione delle illustrazioni originali del capo- maschere a gas e bombardieri. Se l’esterno lavoro di Lewis Carroll) egli vaga in una s’interroga sul ruolo, sull’aspetto, sulla rela- Dati generali realtà diversa, dove tutto è possibile. Eppu- zione che un landmark adibito a multisala 14 sale, 10.000 m2, re, intorno, sono lasciati segnali per avvi- può assumere a scala urbana, l’interno si A sinistra sarlo che tutto non è sempre per come ap- confronta direttamente con la persona che Uno dei corridoi di ritorno pare: la pietra artificiale, che riveste il corpo lo attraversa, innescando quelle reazioni scala che conduce all’atrio superiore, è de- che solo l’arte contemporanea, con le sue nunciata, nel suo misero spessore, nel ri- ambiguità e contraddizioni, sa stimolare. 3180 posti a sedere 1 Il corridoio rosso di distribuzione 2 Pianta piano inferiore 51 52 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Zusammengestellt von Emil Wörndle Das Capitol-Kino in Bozen Das Capitol-Kino, das in den 50er Jahren men, und für einen Privaten wäre eine In- von Arch. Ronca erbaut worden war, war vestition zu einer Zeit, als das Kino seine ursprünglich DAS große Kino in Bozen, das besten Zeiten hinter sich hatte, ziemlich Kino für den großen Film, das größte Haus riskant gewesen. Dem Verein war klar, in der Stadt. Der Eigentümer des Kinos dass die erforderlichen Investitionen aus hatte es verpachtet, selbst führte er seiner- eigenen Kräften nicht zu schaffen gewesen zeit nur das Eden-Kino, das einzige Kino, wären und so wurden schnell erste Ideen das früher in Bozen deutsche Filme zeigte. gesammelt und mit Arch. Benno Simma Dort begann auch der Filmclub, der Verein, ein Projekt ausgearbeitet, um für eine der heute das Capitol-Kino führt, mit sei- Finanzierung durch die öffentliche Hand nen Filmvorführungen, vorerst einmal pro anzusuchen. Im Zuge der weiteren Überle- Woche. Nach einer Übergangsphase im Saal gungen wurde klar, dass das ursprüngliche des Rainerums, baute der Verein in der Projekt so nicht machbar war. Es war klar, Streitergasse Nr. 20 ein Kellerkino mit 60 dass es in Bozen ein Kino mit 600 Plätzen Plätzen eigenhändig auf, sozusagen als Un- nicht mehr brauchen würde, daher sollte tergrundkino, als einziges Kino in Bozen, in das Capitol-Kino bei gleichbleibender Ku- dem deutsch gesprochenes Kino und Essay- batur in ein 2-Saal Kino mit insgesamt nur kino gezeigt wurde. Schon damals hatten noch 300 Plätzen umgebaut werden. Das die Betreiber des Vereins versucht, im Capitol- Kino sollte aber auch Treffpunkt für filmbe- Kino Fuß zu fassen. In der Zwischenzeit geisterte Menschen werden, deshalb soll- wurde aber bereits am jetzigen, am Club 3 ten auch eine Bar und ein Bistrobereich für Saal in der Streitergasse Nr. 8, an einem Kino die Kinogänger geschaffen werden, wo sich mit 99 Plätzen gebaut. Dieser erste richtige Gleichgesinnte treffen können. Es ist und Saal des Filmclubs war früher eine Holzhütte, war Bestandteil der Philosophie der Be- ein Magazin für ein angrenzendes Laden- treiber, dass ein Kinosaal eine schwarze geschäft, nach dessen Auflösung sich die Schachtel sein muss, der Blick soll auf die Eigentümer an die Betreiber des Filmclubs Leinwand konzentriert sein, das einzige gewandt hatten und anboten, daraus einen Licht soll von dort kommen. Nach den Er- Kinosaal zu machen. Schon beim ersten fahrungen mit dem Umbau vom Club 3, Saal war es für den Verein nicht möglich, die teilweise nur mühsam umzusetzen die Investition aus eigener Tasche zu finan- waren, war es für die Betreiber selbstver- zieren, aber mit Beiträgen der öffentlichen ständlich, einen Architekten zu beauftra- Hand war es möglich, das Projekt von Arch. gen, der bereits Erfahrung in der Planung Mayr Fingerle durchzuziehen. von Kinos hatte, schon allein in Bezug Als sich abzeichnete, dass der Pachtvertrag auf die technischen Kenntnisse wie Film- des Capitol-Kino am Auslaufen war und projektion, Akustik, Sicherheitsbestimmun- die Pächter, die Gebrüder Sfondrini, aus gen, etc. Durch die Kontakte mit den Be- Altersgründen an einer Verlängerung nicht treibern des Leo-Kino in Innsbruck, die weiter interessiert waren, versuchten die eine vergleichbare Philosophie verfolgten, Betreiber des Filmclubs, in erster Linie und weil auch die Struktur des Kinos ähn- Herr Martin Kaufmann, in vereinten Kräf- lich war, wurde das Projekt schließlich mit ten mit Fritz Pichler und Elisabeth Baum- Arch. Kurt Rumplmayr aus Innsbruck um- gartner, den Eigentümer des Kinos zu gesetzt. In der Ausführungsphase war auch überreden, das Capitol-Kino an den Film- Arch. Robert Veneri aus Bozen beteiligt. club zu verpachten. Die Gespräche zogen Die Aufgabe und der Gestaltungsspielraum sich über zwei Jahre hin. Schlussendlich für den Architekten lagen im konkreten Fall konnte ein Pachtvertrag für 25 Jahre, bis darin, aus einem Saal zwei Säle zu machen. 2025, ausgehandelt werden. Die wesentlichen Entscheidungen traf der 1999 konnte das Capitol-Kino übernommen Verein in der Gruppe, mit dem Architekten werden. Es war ziemlich heruntergekom- war man in den meisten Punkten auf glei- 54 De Architectura – Das Capitol-Kino in Bozen April Aprile 2007 1 2 turrisbabel 73 cher Wellenlänge, dem es so möglich war, Für den Filmclub bleibt das Programm- vielleicht mit einigen wenigen Abstrichen kino als Ziel, aber die Betreiber werden des Bauherren, seine Idee und sein Konzept von allen Seiten gedrängt, ein breites durchzusetzen. Der dritte Saal wurde im Programm zu bieten, einen Mix aus an- Vorjahr umgebaut, die Bestuhlung wurde spruchsvollem Programm und sogenann- ausgetauscht, es wurde eine Reihe weniger tem Blockbuster, und so werden derzeit gemacht, und um ihn auf das gleiche alle Schichten bedient, wobei man auch Niveau der anderen beiden Säle zu brin- Zuspruch aus entfernteren Gemeinden gen, wurden auch Bild- und Tontechnik wie Meran oder Brixen hat. erneuert. Zur Zeit sind ein paar organisato- Die Betreiberphilosphie ist aber, kein Kom- rische und logistische Änderungen im merzkino sein zu wollen, nach außen po- Gange, die auf den Wunsch des derzeitigen sitioniert sich das Kino ganz klar als Kul- Pächters des gastronomischen Bereichs turkino, was sich an kleinen Details zeigt, zurückzuführen sind, im Eingangsfoyer eine es gibt zum Beispiel kein Popcorn zu gemütlichere Situation zu schaffen und kaufen, auch das Drumherum an Geschäf- evtl. auch die Straße zu nutzen. Aus diesem ten und Geschäftemacherei ist nicht Grund wurde die Kassa nach hinten verlegt, vorgesehen. Und es gibt konkrete Hoff- aber die ganze Umgestaltung ist derzeit nungen, sich in naher Zukunft diesem Ziel noch in der Planungs- und Umbauphase. wieder verstärkt widmen zu können. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Das Capitol-Kino in Bozen – De Architectura 3 1 Grundriss Obergeschoss 2 Grundriss Erdgeschoss 3 Schnitt 55 56 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Alessandro Scavazza Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia Nel 1932 si inaugurò la “Prima esposizione esterna ed un posticcio involucro di due di Arte Cinematografica” sulla terrazza del- piani fuori terra collocato di fronte all’in- l’Hotel Excelsior al Lido di Venezia. L’intento gresso del Palazzo del Cinema, segnando- dei fondatori era di offrire al cinema un ne un netto scadimento linguistico visibile palcoscenico importante in una cornice ec- ancora oggi. cezionalmente chic e mondana. In mancan- Successivamente, negli anni sessanta e za di una giuria e dell’assegnazione di pre- settanta si susseguono innovazioni, modifi- mi ufficiali, introdotti solamente più tardi, che e contestazioni che pregiudicarono la curiosamente la rassegna si concluse con qualità della rassegna. Solo con gli anni un democratico referendum tra il pubblico ‘80 la Mostra fu rilanciata in pieno quando che votò il miglior regista. Nasceva così uno ormai sembrava destinata ad un lento e dei grandi appuntamenti del cinema inter- naturale declino, surclassata soprattutto nazionale, l’edizione fu un tale successo dal prestigio crescente della rassegna di che si ripetè due anni dopo e poi, dal 1935, Cannes, maggiormente capace di attirare direttamente a cadenza annuale, segno evi- su di sé le attenzioni e gli investimenti dente del riscontro di pubblico conseguito. delle majors americane. Le strutture rima- La crescita fu tanto rapida che la realizza- sero però insufficienti di fronte al crescente zione di un luogo dedicato si impose come numero di spettatori e nel 1991, in occasio- urgenza. Il nuovo Palazzo del Cinema, di- ne della V Mostra Internazionale di Architet- segnato dall’Ing. Luigi Quagliata fu appron- tura, fu indetto un concorso a inviti per la tato a tempo di record ed inaugurato per progettazione di un nuovo Palazzo del l’edizione del 1937. L’edificio, composto da Cinema. Esso non doveva essere concepito una hall di ingresso e da una sala cinema- solo come sede privilegiata della Mostra tografica, l’attuale Sala Grande, fu caratte- d’Arte Cinematografica, ma anche come un rizzato da una geometria molto essenziale moderno Palazzo dei Congressi fruibile per- secondo le tendenze moderniste dell’epoca. manentemente durante tutto l’arco dell’an- L’impostazione del prospetto principale no, rispondendo così alla domanda sempre adotta una equilibrata coniugazione di li- più pressante che istituzioni culturali, asso- nee verticali ed orizzontali: alla tripartizio- ciazioni e gruppi imprenditoriali (non solo ne della vetrata centrale corrisponde una nazionali) rivolgevano da qualche tempo serie di profonde striature al piano terra, alla città di Venezia. La realizzazione della mentre i corpi laterali arrotondati e fitta- nuova struttura avrebbe coinvolto maggior- mente finestrati riprendono un elemento mente il Lido nell’organizzazione delle atti- tipico dell’architettura di quegli anni. vità culturali, decongestionando le aree Nel secondo dopoguerra la Mostra conob- espositive del centro storico e garantendo be un periodo di forte espansione, per cui la valorizzazione di zone altrimenti margi- divenne necessario l’ampliamento dell’edi- nali potenziandone i servizi esistenti. ficio che fu affidato allo stesso Ing. Luigi L’Ente Biennale, nella scelta dei partecipanti Quagliata nel 1952. Il progetto complessivo al concorso di progettazione, cercò di assi- previde l’ampliamento della Sala Grande, curare la partecipazione di esperienze pro- un’arena scoperta, altre sale cinematografi- gettuali diverse fra loro per avere un con- che, la biblioteca ed il museo del cinema, fronto quanto più ampio possibile. Il pro- uffici e servizi per una capienza complessi- getto vincitore fu quello dell’architetto spa- del Palazzo del Cinema va di circa 5000 posti. Fu inoltre previsto il gnolo Rafael Moneo. L’edificio proposto fu di Venezia riordino generale dell’area includendo l’a- però ritenuto troppo costoso e l’intero pro- diacente Casinò. Di questo ambizioso pro- getto fu abbandonato, preferendo piuttosto getto si realizzarono però solo l’arena risanare l’esistente e utilizzare delle struttu- 1 Il fronte originario 2 Progetto per l’ampliamento del Palazzo del Cinema 1 2 58 De Architectura – Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia April Aprile 2007 turrisbabel 73 3 re temporanee per accogliere più spettatori la cui struttura ipogea, in grado di sfrutta- durante lo svolgimento della manifestazio- re maggiore spazio senza essere invasiva ne cinematografica. Nel 1991 fu realizzato il rispetto all’area circostante, ha conseguito Palagalileo sul sito dell’arena esterna e nel unanimi consensi per qualità architettonica 1995 si avviarono opere di ristrutturazione e funzionalità. La parola oggi è ancora una del Palazzo del Cinema. Inoltre, dal 1999 volta in mano all’Amministrazione Pubblica venne sia concesso in uso il Casinò che in- chiamata a tradurre in risultati concreti gli nalzata annualmente una tensostruttura sforzi compiuti dall’Ente Biennale. Se vera- denominata PalaBNL. Questa frammenta- mente la Mostra d’Arte Cinematografica di zione di spazi espositivi ha creato e crea Venezia vuole porsi come principale riferi- problemi operativi e di gestione nell’orga- mento nell’ambito del cinema d’autore, nizzazione della manifestazione stessa. sicuramente disporre di una struttura fun- Inoltre, per quanto riguarda gli spazi esterni, zionale ed innovativa può fare la differenza; è immediato notare come non ci sia asso- la sensazione tuttavia è che per l’ennesima luta relazione fra gli edifici e lo spazio pub- volta ci si trovi di fronte ad un progetto blico. Non esiste una forma di dialogo che destinato a rimanere sulla carta in seguito sia in grado di creare nitide spazialità ur- alle esigue disponibilità economiche. bane, ma tutto si risolve in un’informe colata di asfalto che restituisce una sgrade- Bibliografia vole sensazione di incompiutezza. In segui- - AA.VV.: “Concorso Internazionale per il to a queste difficoltà, nel 2004 l’Ente Bien- nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Vene- nale ha voluto affrontare nuovamente il zia”, Electa, Milano 1991. problema di una nuova e più moderna - Pina Mangeri: “Il nuovo Palazzo del Cine- logistica per la sua Mostra d’Arte Cinema- ma”, Marsilio, Venezia 2006. tografica, bandendo un altro concorso di www.labiennale-concorso.org progettazione al quale parteciparono dieci gruppi di architetti selezionati da una rosa iniziale di settanta progettisti. Obiettivo principale del bando è ancora una volta la costruzione di un edificio di grande rilievo architettonico capace di rispondere non sol3 – 4 Progetto per tanto alle criticità esistenti, ma di generare l’ampliamento del Palazzo del Cinema ampie ricadute produttive sull’intero terri- 5 “L’ampliamento” del torio circostante. Vincitori del concorso sono Palazzo del Cinema Fonte didascalie Fondazione La Biennale di Venezia stati lo studio italiano “5 + 1” in collaborazione con l’architetto francese Rudy Ricciotti, turrisbabel 73 April Aprile 2007 4 5 Il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia – De Architectura 59 60 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Alessandro Scavazza Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 1991 Il fascino esercitato dalla città di Venezia Il prolungamento verso l’esterno di questa ha fatto sì che il progetto vincitore si carat- piattafomra-terrazza si rivela come il luo- terizzasse per essere completamente ri- go più adatto per le cerimonie pubbliche, volto verso di essa. La facciata verso le garantendo la debita atmosfera alle mani- spiagge del Lido diviene invece più dimes- festazioni del Festival del Cinema. sa per sottolineare la preminenza del pro- Il secondo piano è occupato esclusivamen- spetto del Casinò. La zona d’ingresso verso te dal ristorante e si affaccia anch’esso tan- la laguna presenta un’ampia piattaforma to sull’atrio d’ingresso quanto verso la città sostenuta da tiranti di acciaio. La sua dupli- di Venezia. Il terzo piano ospita gli uffici, ce funzione è sia di fornire riparo alle im- inclusa la sala della giuria. Tutte le cabine barcazioni che portano i visitatori alla ras- di proiezione e gli archivi cinematografici segna cinematografica, sia di prolungare sono in comunizìcazione fra loro per mezzo all’esterno lo spazio del caffè-ristorante di un percorso sospeso nel vuoto. interno per apprezzare al meglio la vista della città. L’organizzazione interna dell’edi- Concorso Internazionale ad inviti pub- ficio predilige la presenza di grandi spazi blicato nel 1991. Progettisti partecipanti: fra i quali si distribuiscono le sale cinema- Carlo Aymonino, Mario Botta, Sverre Fehn, tografiche e denota come il Palazzo del Ci- James Stirling, Steven Holl, Fumihiko Maki, nema sia concepito prevalentemente come Aldo Rossi, Rafael Moneo, Jean Nouvel, una struttura in grado di stimolare i contatti Oswald M. Ungers. Membri della giuria: sociali durante lo svolgimento del festival. Francesco Dal Co (Presidente), Kurt Forster, Attorno all’atrio d’ingresso, caratterizzato Arata Isozaki, Gianluigi Rondi, Manfredo dalla notevole altezza, al piano terreno si Tafuri. Progetto vincitore: Rafael Moneo sviluppano le sale cinematografiche maggiori, la libreria, un caffè ed il mercato del cinema, facendo di questo spazio il luogo più importante dove intessere relazioni sociali. Il luogo del mercato è individuato da una griglia regolare di pilastri che permette ai vari stands dei produttori di potersi organizzare e distribuire in base al mutare delle esigenze. Le sale cinematografiche sono orientate l’una verso l’altra nella direzione dello schermo, in modo da avere un retroscena comune con spogliatoi e servizi necessari per le cerimonie di premiazione. Il cinema più grande, con accesso dall’atrio principale, è ovviamente più spazioso ed è completato da una galleria, mentre quello di media grandezza presenta un unico ordine di posti con un proscenio circolare. Al piano superiore la disposizione 1 2 3 4 irregolare delle sale minori verte ad ottePianta piano terra Pianta primo piano nere fra loro degli spazi adeguati per l’in- Prospetto est trattenimento delle persone, mentre il bar Sezione trasversale Fonte didascalie Arch. Rafael Moneo e la terrazza si affacciano internamente verso l’atrio principale d’ingresso. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 1991 – De Architectura 1 2 3 4 61 62 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Alessandro Scavazza Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 2004 Il progetto del Nuovo Palazzo del Cinema da telai poligonali, e chiusa sugli altri tre. si integra nel progetto complessivo degli Il delicato aspetto della Passerella degli atto- spazi aperti che riguarda soprattutto l’am- ri e dei registi è l’argomento chiave per co- bito della nuova “Piazza del Cinema”, l’area municare l’immagine della Mostra del Ci- verde prospiciente il canale e il tracciato nema a livello mondiale. Essa viene risolta del Lungomare Marconi, creando uno immaginando due distinte sequenze cine- spazio di aggregazione che lega e valorizza matografiche che si sviluppano attraverso il gli edifici esistenti con la nuova struttura. Giardino, rigoglioso ed introverso, e la Piaz- L’area diventerà prevalentemente pedo- za del Cinema, metafisica e monumentale: nale con confini chiari e definiti capace non Nel primo caso dello sbarco al Casinò, il solo di accogliere il pubblico durante le va- percorso-passerella si inserisce nel tema rie manifestazioni, ma anche di offrire uno del rispetto del verde esistente e nella sua spazio a servizio della cittadinanza per tut- trasformazione in un vero e proprio Giar- to l’arco dell’anno. La scelta di realizzare dino del Cinema. Si è così immaginato un in ipogeo le aree funzionali che non hanno percorso che converge verso la facciata ve- alcuna necessità di svilupparsi all’esterno trata della Grande Sala secondo la sequen- garantisce un attento inserimento ambien- za: sbarco al Casinò, attraversamento del tale e un razionale assetto distributivo. Giardino del Cinema, arrivo sulla Piazza del La sua disposizione planimetrica, parallela Cinema e ingresso al nuovo Palazzo del al lungomare, si distribuisce secondo una Cinema con passerella interna al Foyer. sequenza capace di connettere gli edifici Il secondo percorso si sviluppa dal Palazzo che su di essa insistono. Il complesso potrà del Cinema alla Grande Sala attraverso l’e- essere realizzato a stralci funzionalmente norme vuoto della Piazza aperta verso il autonomi, tale autonomia si estenderà an- mare: la compressione dello spazio nel che alla fase di funzionamento dell’edificio punto di ingresso e la successiva verticalità completato. In questo modo viene garanti- intendono favorire lo scoppio improvviso ta la necessaria flessibilità nell’uso della di applausi e flash al momento dell’entrata struttura che ospiterà, oltre alla Mostra del delle stars del cinema. Cinema, anche altri eventi quali congressi, 1 2 3 4 teatro, musica ecc., che potranno impe- Concorso Internazionale ad inviti pub- gnare anche solo singole parti dell’edificio. blicato nel 2004. Progettisti partecipanti: Il mercato del cinema, le sale piccole e le 5+1 & Rudy Ricciotti; Boeri Studio; Oriol altre funzioni ricettive e distributive si com- Bohigas – MBM arquitectes; Bolles + Wilson; pattano a comporre un solo sistema archi- Francesco Cellini; Eisenman Architects; tettonico, ottimale dal punto di vista del Massimiliano Fuksas; Rafael Moneo – Ar- risparmio di territorio urbano e del funzio- chea Associati; Kada, Massarente, Moscardi, namento delle attività. La Grande sala – Saccarola, Venezia Ingegneria, Pipianato. 2400 posti – è il punto dove confluiscono i Membri della giuria: Davide Croff (Presi- flussi rituali generati dal festival e dalle al- dente), Pio Baldi, Aldo Bello, Hans Hollein, tre iniziative mediatiche: il pubblico pro- Volkwin Marg, Pina Maugeri, Marco viene principalmente dall’Hotel Excelsior a Mueller, Mauro Strada, Enrico Valeriani. ovest e dall’imbarcadero a nord. La sala è Progetto vincitore: 5+1 & Rudy Ricciotti. anche il perno di una composizione urbana Planimetria di progetto Pianta struttura ipogea che integra piazza e mare, giardino e natu- Sezione longitudinale ra, Casinò e nuovo Palazzo del Cinema. Vetrata della Grande Sala Fonte didascalie Fondazione La Biennale di Venezia La struttura presenta una vetrata sul lato del giardino (di cui è il fondale), composta turrisbabel 73 April Aprile 2007 Concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema. 2004 – De Architectura 1 2–3 4 63 64 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Zusammengestellt von Emil Wörndle Das Leo-Kino in Innsbruck Das Leo-Kino ist eine Innsbrucker Institu- den Plänen von DI Kurt Rumplmayr mit tion. Ende des 19. Jahrhunderts wurde ein den Umbauarbeiten begonnen, wobei ehemaliger Schankgarten zunächst in eine von Anfang an darauf geachtet wurde, dass Radfahrhalle, später dann in einen Vereins- einerseits das Charakteristikum des Kino- und Theatersaal umgebaut. Namensgebend saals mit seinem Flair aus den 50er Jahren für den Saal war Papst Leo XIII, dessen So- bestehen bleibt, andererseits alle zeitge- zialenzylika „Rerum novarum” die Bevöl- mäßen Anforderungen, die das Kino von kerung zu christlichem und sozialem Enga- heute aufweisen muss, verwirklicht werden. gement aufrief und in deren Folge sich Ende Im neuen LEOKINO entstand so ein Film- des 19. Jahrhunderts katholische Arbeiter- kulturzentrum mit zwei Kinosälen und vereine formierten, die sich den sozialen einem Platzangebot von insgesamt 285 Aufgaben widmeten, derer die Arbeiter- Sitzplätzen (LEOKINO 1: 202, LEOKINO 2: schaft dringend bedurfte. 1955 wurde dieser 83), das der Idee eines Kulturkinos in ver- Saal von den Architekten Prachensky und stärkter Weise Rechnung trägt. Durch das Lottersberg in das Leo-Kino umgebaut. Es neue LEOKINO hat Innsbrucks Kinokultur umfaßte 458 Sitze und wurde von den Be- eine zusätzliche Stätte für den Film abseits treibern als das „erste echte Familienkino” des Mainstreams erhalten. Das LEOKINO bezeichnet, das Filme zu zeigen beabsich- dient laut Angaben der Betreiber der „film- tigte, die von „Lichtspieltheatern, die einzig kulturellen Erweiterung der Stadt Inns- und allein nur auf Gewinn aus sind”, nicht bruck“ und ist ein vorläufiger Höhepunkt übernommen würden. In den Zeitungen, eines beinahe zwei Jahrzehnte lang entwic- die von der Eröffnung berichteten, wurde, kelten Filmkulturkonzepts des Cinemato- neben der Bauweise, den Architekten vor graph-Teams. Ziel der Betreiber ist es, allem bescheinigt, ein Kino mit „auserlese- durch das Das LEOKINO „cineastische Im- nem Geschmack” errichtet zu haben. Auch pulse zu setzen und kulturpolitisch beispiel- in technischer Hinsicht wurde das Leo-Kino gebend zu wirken“. Der Cinematograph als das Kino mit der größten Breitwandlein- und das LEOKINO sind Mitglieder des wand Innsbrucks hoch gelobt, ebenso die europäischen Kinonetzwerkes EUROPA Vorführanlage, die schon damals mit allen CINEMAS. Diese Organisation hat sich zum üblichen Bild- und Tonformaten ausgestat- Ziel gesetzt, den europäischen Film ver- tet war. 1978 übernahm der Betreiber des stärkt ins Kino zu bringen und damit einem Metropolkinos, Ferdinand Purner, die Pacht größeren Publikumskreis zugänglich zu des Leo-Kinos. Dessen Tochter, Ingrid Hue- machen. Diese Bestrebung deckt sich auch ber, unterbreitete 1997 gemeinsam mit den mit den Anliegen des LEOKINOS, da die Eigentümern dem Cinematograph das An- überwiegende Anzahl der Erstaufführungen gebot, das Leo-Kino zu übernehmen. Nach europäischer Provenienz sind. Bei der Vertragsabschluss mit dem Katholischen Adaptierung des LEOKINOS zu einem be- Arbeiterverein wurde im August 1998 nach hindertengerechten und festivaltauglichen 1 turrisbabel 73 April Aprile 2007 Das Leo-Kino in Innsbruck – De Architectura lichst aller vorhandenen Tonsysteme gelegt. Die verschiedenen analogen Lichttonverfahren und die schon seit den 50er Jahren bestehenden mehrkanaligen Magnettonverfahren sollen wiedergegeben werden können. Die neueren analogen Verfahren Dolby-Stereo oder Ultra-Stereo, Dolby-SR und Digitalton sind ebenfalls Bestandteil der Kinotechnik im LEOKINO. Für eine verbesserte Bildwiedergabe sorgen neueste Projektionsobjektive. Überdies ist der große Saal (LEOKINO 1) nach den Richtlinien der THX-Standards ausgestattet und umgebaut worden. Der THX-Standard betrifft nicht nur die Ton- und Projektionsanlage, sondern auch die Bauweise des Kinosaals. Raumanordnung und Bildwand stehen in einem vorgegebenen günstigen Verhältnis, darü- 2 1 Schnitt 2 Grundriss Obergeschoss 3 Grundriss Erdgeschoss Filmkulturzentrum wurde erneut besonde- ber hinaus wurden raumakustische Maß- res Augenmerk auf die technischen Stan- nahmen (z.B. schalldämmende Platten) zur dards gerichtet. Die technische Ausstattung Erreichung des THX-Normmaßes gesetzt. ermöglicht neben den zwei im kommer- Auch die Anordnung der Stufenkonstruk- ziellen Kino üblichen Bildformaten („Breit- tion und die Sitzreihenabstände entspre- wand” 1:1,85 und „Cinemascope” 1:2,35) chen der geforderten Norm. Die finanziel- alle anderen genormten Bildformate des len Mittel, zur Verfügung gestellt von Stadt, 35mm-Films (Stummfilm-Vollbild; 1:1,33; Land und Bund, wurden hinsichtlich der 1:1,37; 1:1,66) und Sonderformate. Weiters technischen und baulichen Erfordernisse besteht die Möglichkeit der 70mm-, der für ein lebens- und entwicklungsfähiges 16mm- und der 8mm-Filmprojektion. Gro- Filmkulturzentrum mit einem Höchstmaß ßer Wert wird auf die Spielbarkeit mög- an Sparsamkeit eingesetzt. 3 65 66 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Machné & Durig Architekten, Monika Gogl. Zusammengestellt von Calderan/Kretschmer Kino „Am Markt“, Lienz Der Platz „Am Markt“ liegt als Bindeglied Erschließung ist, sondern auch Platz zum zwischen Hauptplatz und Brücke über die Verweilen bietet. Das Foyer mit Terrasse Isel. Die Elemente eines städtischen Plat- sollte wie ein zweiter, erhöhter Platz wirken, zes, wie die Schule, die ehemalige Kirche, von dem aus man in die umgebende Berg- der große Kastanienbaum und natürlich die landschaft blicken kann. Das Dach bildet umgebenden Geschäfte sind dort schon eine Horizontale zwischen den zwei vertika- vorhanden. Das neue Kino versucht, diese len Dominanten (Kirchturm – Hotel) und Elemente zu einem gesamten Platz zusam- begrenzt den Platz, ohne eine wirkliche Fas- menzuführen. Mit dem Entwurf erhält der sade zu bilden. Der Eindruck eines offenen Marktplatz eine große Treppe, die nicht nur und einladenden Gebäudes entsteht. 1 Peter Machné, Arch. DI 1 2 3 4 Marianne Durig, Arch. DI vom Marktplatz zu der Monika Gogl offenen Terrasse, eine Art Standort Am Markt, öffentliche Loggia Bauherr Annemarie und Brigitte Rossbacher, Lienz Projekt Arch. DI Hans- Erdgeschoss Obergeschoss Eine Treppe führt A – 9900 Lienz - Osttirol 5 Das Foyer mit den Kubatur 13.140,90 m3 zwei hängenden Projek- BGF 2.880,30 m2 tionskabinen Kinoausstattung 4 Säle, Fotos Paul Ott 600 Sitzplätze, ca. 200 m2 Leinwandfläche Bauzeit 03. 2000 – 06. 2001 2 Schnitt 3 turrisbabel 73 April Aprile 2007 4 5 Kino „Am Markt“, Lienz – De Architectura 67 68 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 nps tchoban voss GbR Architekten BDA. Zusammengestellt von Karin Kretschmer Multiplexkino „Cubix“, Berlin Mit dem aus einem Gutachten resultie- die Gebäudeecken und betonen die diago- renden Auftrag für ein Multiplexkino von nalen Bezüge zwischen Innen und Außen, 2.400 Plätzen erwuchs die Aufgabe nach wobei die Glaserker der Foyers deutlich einer neuen Interpretation des Themas: vor die flächenbündige Fassade auskragen. Der Realisierung eines hochkonzentrierten Sie belichten großzügige „urbane“ Foyer- Raumprogramms für Kultur auf innerstäd- zonen im Innern, von denen aus der Blick tisch enger Parzelle. Der Standort hat Tra- das gesamte Umfeld des Alexanderplatzes dition in Sachen Unterhaltung. Seine gute umfasst. Es entsteht eine intensive Wech- Erreichbarkeit sowie eine außerordentlich selbeziehung: Der Außenraum wird in das hohe Passantenfrequenz sind durch den Gebäude einbezogen – gleichzeitig wirkt direkt benachbarten Bahnhof Alexander- das Gebäudeinnere werbewirksam nach platz gegeben. Sie lassen ein Kino mit in- außen. Eine Verblendung in großformati- tegrierten Gastronomieflächen auch von gen, hochglanzpolierten schwarzen Granit- der Nutzung her als idealen ersten Bau- platten unterstreicht den solitären, im stein im Gesamtzusammenhang des Mas- Maßstab verfremdeten Eindruck des Ge- terplanes für die Umgebung des Alexan- bäudes. Sie bildet kontrastreich den Hinter- derplatzes erscheinen. Den Begrenzungen grund für eine großformatige Lichtinstal- des innerstädtischen Standortes begegne- lation des Künstlers Julian Rosefeld auf te man in diesem Fall mit außergewöhn- den beiden Seitenfassaden des Kinos. licher räumlicher Dichte: Die statische Kon- Der Künstler erhielt den Auftrag für seine struktion ermöglicht auf einer Grundfläche bisher größte Arbeit nach einem eingela- von 37 x 46 m die Stapelung von neun denen Künstlerwettbewerb. Seiner Aus- Sälen, auf vier Ebenen gegeneinander einandersetzung mit der Illusionsmaschine verdreht – zur Zeit seiner Entstehung das Kino und dem chimärenhaften Wechsel größte Kino Deutschlands. Die strenge, des städtebaulichen Umfeldes am Alexan- kompakte Saalanordnung verschafft dabei derplatz entsprang das Motto: der Erschließung Übersichtlichkeit. Analog zur gedrehten Anordnung der Säle und ICH GLAUBE // NUR WAS // ICH SEHE entsprechend der städtebaulichen Bezüge das – auf Deutsch und Englisch – in seiner vermittelt die Fassade den Eindruck einer Mehrfachlesbarkeit die gebaute wie proji- in horizontale Bewegung geratenen Hülle: zierte „Realität“ zum Produkt des Betrach- Überdimensionale Glasfelder übergreifen ters werden lässt. 1 Projekt Sergei Tchoban, nps tchoban voss GbR Architekten BDA, A. M. Prasch, P. Sigl, S. Tchoban, E. Voss Standort Rathausstr. 1, D-10178 Berlin - Mitte Baujahr 2001 1 Längsschnitt 2 Ansicht bei Nacht Foto Florian Bolk 70 De Architectura – Multiplexkino „Cubix“, Berlin April Aprile 2007 5 3 6 3 Cubix mit Berliner Fernsehturm und Bahnhof Alexanderplatz Foto: Prof. Dieter Leistner 4 Innenraum Foto: Prof. Dieter Leistner 5 2. Obergeschoss 6 Erdgeschoss 7 1. Obergeschoss Foto: Florian Bolk 4 turrisbabel 73 72 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Architekturbüro [lu:p]. Zusammengestellt von Karin Kretschmer Filmburg Kronach Das Projekt der Filmburg wurde in zwei Bau- Die architektonische Gestaltung sowohl abschnitten verwirklicht. Im ersten wurden der Innenräume wie auch der Fassade sol- bei laufendem Betrieb ein Saal mit 150 Plät- len beim Betrachter filmische Assoziatio- zen, ein neuer Eingangsbereich sowie eine nen wecken. So lassen die Fensterbänder Lounge mit Blick auf die Festung realisiert. der Fassade an Filmstreifen denken und In dem zweiten Bauabschnitt wurde der die innere räumliche Abwicklung folgt einer alte Saal saniert und in zwei Säle umge- kontinuierlichen Bewegung, die begleitet wandelt. Im Zuge des Umbaus bekam die wird durch die Theke im Eingangsbereich, Filmburg zudem eine neue Fassade, die sich die sich als blaues Band gemeinsam mit in ihrer Gestaltung eindeutig von der Um- der Treppe zum neuen Saal und weiter nach gebung des alten Stadtzentrums abhebt. Es oben zu der Lounge emporwindet. In der ist angedacht, in einem weiteren Bauab- Lounge angekommen, hat man einen herr- schnitt einen vierten Kinosaal hinzuzufügen. lichen Ausblick auf die alte Festung. 2 1 3 Projekt Architekturbüro [lu:p] – Renee Lorenz Standort Schwedenstr. 37, D – 96317 Kronach Baujahr 2003 – 2005 1 2 3 4 5 6 Kettlerhaus Obergeschoss Scnitt Kinosaal 1 Scnitt Kinosäle 2+3 Ansicht Filmburg Rückansicht 4 turrisbabel 73 April Aprile 2007 5 6 Filmburg Kronach – De Architectura 73 74 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Frei + Saarinen. Zusammengesteltt von Melanie Franko Erweiterung Kino Xenix, Zürich Der Filmclub Xenix, der sich durch ein des Vorplatzes nicht erlaubt. Zudem dämm- alternatives und experimentelles Veranstal- te eine Rosskastanie, welche als Teil des tungsprogramm auszeichnet, betreibt seit Schulhofes im Inventar der schützenswerten über zwei Jahrzehnten in einem Pavillon Gärten und Anlagen der Stadt Zürich aufge- aus dem Jahre 1904 ein Kino mit integrier- führt ist, den baulichen Spielraum weiter ein. tem Barbetrieb. Der Holzbau beherbergte Wie also an ein 100-jähriges Gebäude an- als Erweiterung zur angrenzenden Schule bauen mit dem Anspruch, eine Einheit zu ursprünglich zwei Klassenzimmer und war bilden, ohne sich anzubiedern? Durch die eigentlich als Provisorium gedacht. Da der von Frei + Saarinen vorgeschlagene Konzep- beliebte, vor allem im Sommer viel besuch- tion des stirnseitigen Anbaus gelingt – trotz te parkartige Treffpunkt mitten in der Stadt oder vielleicht gerade aufgrund aller Vor- aufgrund seiner von jeher provisorischen gaben – eine Optimierung der innenräum- WC-, Kühl- und Lagerräume den baurecht- lichen Situation sowie eine Neuinterpreta- lichen Anforderungen nie gerecht wurde, tion der außenräumlichen Disposition. sprach sich die Zürcher Stadtverwaltung Die Bereiche Bar, Kino und Foyer werden als Eigentümerin dafür aus, die „Kinoba- eigenständiger, ohne auseinanderzufallen. racke“ baurechtskonform zu erweitern und Der ursprüngliche, fast an einen altertüm- räumlich sowie betrieblich zu optimieren. lichen Speisewagen erinnernde Barraum 2005 wurde das junge Zürcher Architektur- bleibt in seinem Wesen erhalten und mündet büro Frei + Saarinen mit dem Umbau be- beinahe übergangslos in die neue Erwei- auftragt. Die Vorgaben waren alles andere terung. Dazu trägt einerseits die bestehen- als einfach: Da sich besagter Bau in einer de Theke bei, die einfach um einige Meter Freihaltezone befindet, war ein Totalabbruch verlängert wird. Andererseits sind die Archi- mit anschließendem Neubau nicht möglich: tekten darauf bedacht, die vorherrschende Ein Gebäude darf lediglich um 30% der Materialität und Farbigkeit weiter zu ver- bestehenden Grundfläche erweitert werden. wenden. Das Kino wird technisch aufgerüs- Außerdem soll die Identität des Gebäudes tet, erhält ein Foyer mit eigenem Eingang gewahrt werden – eine Vorgabe, deren Ein- und eine steilere Anordnung der Sitzreihen. haltung das Amt für Denkmalpflege be- Das Abknicken des Volumens strukturiert stätigen muss. Der zur Erweiterung vorge- kaum merklich die Außenbereiche. Der fahr- gebene Perimeter war stark eingeschränkt, bare Speisestand, der während der Som- eine Verbreiterung des Barraumes zulasten mermonate unter dem Blätterdach der Rosskastanie dem Angebot kulinarischer Spezialitäten dient, erhält einen eigenen „Restaurantbereich“. Der bestuhlte Vorplatz der Bar wird ebenfalls klarer abgesteckt. Durch die neue, gänzlich zu öffnende Front wird der Innenraum mit der zusätzlichen, im Sommer im Außenbereich schräg gegenüber installierten Theke optisch verbunden und somit ein großer Barraum unter freiem Himmel aufgespannt. Ein neues skulpturales Dach verbindet Bestand und Anbau zu einem großzügigen Ganzen und gibt dem Gartenpavillon mehr Gewicht im Ensemble mit Schulbau und Turnhalle. Um Umsatzeinbußen gering zu halten, wird die Umbauphase auf wenige Wintermonate zusammengestaucht. Die Eröffnung soll im März 2007 stattfinden. 76 De Architectura April Aprile 2007 turrisbabel 73 Valle Architetti Associati Ristrutturazione del Cinema Nuovo e trasformazione in cinema-teatro “P. P. Pasolini” L’ex Cinema Nuovo, costruito da Ermes vata la pianta e la sezione compatta men- Midena nel 1955, è stato ristrutturato e tre è stata demolita l’ultima campata per trasformato in cinema-teatro. Tipico cine- rendere possibile la realizzazione della tor- ma del dopoguerra con sala rettangolare re scenica e dei camerini. La composizione covolta, con una campata dalla luce di della facciata è stata mantenuta sostitu- metri 14,78 e lunghezza di metri 26,90 ed endo le parti tamponate in muratura con un’altezza all’apice della volta di metri 12. dei vetri serigrafati, mentre l’atrio è stato Nei lavori di ristrutturazione è stata conser- ricostruito come in origine. 2 Località Cervignano No posti a sedere del Friuli (UD) 300 in platea Committente Comune di 450 in galleria Cervignano del Friuli Superficie 1.100 m2 Progetto architettonico preliminare, definitivo, esecutivo e direzione lavori Studio Valle Architetti Ass. 1 Pianta piano terra 2 Pianta primo piano 3 Sezione longitudinale Collaboratori Marco Carnelutti, Carlo Mauro Foto Giovanni Chiaramonte Progetto e realizzazione Courtesy Studio Valle 1995–96 Architetti Associati 1 3 78 April Aprile 2007 turrisbabel 73 Lidia Curti, Monica Carmen Rezension Recensione Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni La geografia della tenerezza solo nella voce autoriale critica ma anche in quella autobiografica: il prologo ‘espone’ Questo libro è tanti libri insieme, con il suo corpo nel racconto di una sua malat- personaggi che appaiono e riappaiono in tia (per la prima volta appare un grembo scenografie diverse, non senza che alcuni femminile ed è il suo) e la conclusione prendano a tratti il centro della scena come evoca la sua traiettoria di vita tra il nord Peter Greenaway e Rachel Whiteread, Da- dell’America e il sud dell’Italia.2 La narrazio- niel Libeskind e Jean Nouvel, Gerard Rich- ne del suo esilio e dei temporanei ritorni a ter e Annette Messager, e quinte che si Napoli diviene testo filmico accanto ad susseguono, dalla città di Napoli alle map- altri, Rossellini, Pasolini, Antonioni, fino a pe psicogeografiche dei situazionisti, o i Godard, Wenders e Martone… Si ha così la panorami dei diari di viaggio femminili. corporeizzazione di un percorso intellettua- È uno scenario con tanti fili e tanti cam- le, in cui Giuliana Bruno ha esposto il suo mini, una mappa dai confini incerti e aperti corpo sulla tavola anatomica, nella geogra- su cui lo sguardo va dall’insieme ai fram- fia della tenerezza, su un atlante emotivo. menti che lo compongono. Il corpo femminile si materializza nell’Atlan- Impossibile leggere queste pagine stando te, si dispone nello spazio, come tributo fermi e senza partire verso propri itinerari, all’essere della donna nello spazio: già Ger- l’autrice stessa parla di una scrittura/lettura trude Stein, che viene richiamata da Bruno che è movimento esterno e interno, mozio- per la sua concezione di ‘geografia amoro- ne e commozione a un tempo, ‘e-mozione’: sa’ (pp. 188–89), in alcune sue poesie lo movimento tra un luogo e l’altro, come nel- aveva descritto attraverso la disposizione la carta dei ‘paesi della tenerezza’ di M.lle architettonica dei suoi versi; in Etica della de Scudéry che è uno dei punti in cui i differenza sessuale, Luce Irigaray afferma tanti fili spesso si riannodano per poi di- che la donna è luogo, e si percepisce come stricarsi daccapo e dirigersi verso altri siti. luogo di passaggio e movimento, ed ela- Su questa carta, appaiono fiumi e mari, la- bora un sapiente discorso sull’associazione ghi e foreste, paesi e città, i cui nomi evo- di spazio e desiderio femminile. Per Giulia- cano itinerari d’amore e di passione, di tra- na la carta della tenerezza, frutto di una dimento e delusione, di inizio e di fine. scrittura femminile in uno spazio collettivo Tutti compongono quel ‘discorso amoroso’ esclusivamente femminile, indica una to- che è la sostanza del libro di Bruno teso a pografia dei sentimenti, delle passioni e sistemare questo discorso in un paesaggio; materialmente dipinge lo spazio del grem- in esso – amorosamente – si iscrivono la bo femminile, vasi sanguigni, utero, appa- miriade di tasselli critici, la mappa dei rato riproduttivo, solido e liquido assieme: saperi (la teoria stessa diventa cartografia spazio come corpo, corpo come mappa; tenera) accanto all’io dell’autrice che è spazio relazionale, legame tra cartografia e ovviamente presente in tutto il libro non intersoggettività tra donna e donna. 1 1 1 Il maquillage dell’emozione urbana, da L’uomo con la macchina da presa. Stampa da fotogrammi. 2 L’architettura è di scena in The Fountainhead (La fonte meravigliosa, King Vidor, 1949). Stampa da fotogrammi. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni – Rezension / Recensione 2 Fine ultimo del camminamento è il cinema assenze, limiti, ci chiediamo se i vuoti ora in tutte le sue parti: come architettura non siano riempiti ma non pensiamo che esterna e interna, testi e contesti multipli questo sia nelle intenzioni dell’autrice. e in movimento (il corpo si muove verso lo È molto importante ricordare una poetica, spettacolo e dentro lo spettacolo, un vero importante visione di Napoli in questo mo- e proprio cammino spettatoriale), come mento, a spezzare il cerchio del genere per- luogo di passaggio tra ottico e tattile, tra nicioso ‘discorso su Napoli’ che di tanto conscio e inconscio; il montaggio è il mez- in tanto si trasforma in uno dei tanti panici zo fondamentale della ‘incarnazione’, aven- morali, nutrimento dei media. In questo do attraverso l’assemblaggio il potere di atlante la città riappare come luogo ‘spae- plasmare un’emozione da una serie di na- sato e fabbricato’, al centro di mille visioni ture morte: al cinema gli spazi delle emo- da Sartre a Benjamin e Lacis, Napoli come zioni vengono messi in mobilità. punto di approdo in questa ‘modalità tene- Il cinema era al centro dell’altro libro di ra di mappare’ cui tutto il libro obbedisce. Giuliana, Rovine con vista (1995), sugli inizi della cinematografia a Napoli illustrata attraverso l’opera e l’attività della regista e Cinema architettonico e architettura filmica produttrice Elvira Notari negli anni venti e trenta del secolo scorso. La mappa in rovi- Libro/romanzo, libro/edificio: vi si può en- na era quella della città napoletana in cui trare, soffermarsi nell’atrio spazioso da cui l’autrice osservava le flaneuses di inizio si dipartono a spirale i piani. Nell’“ambien- secolo tra la galleria e la stazione di Napoli, te” del prologo intravvediamo le tante porte luoghi di transito e movimento (la Galle- che schiudono i diversi capitoli, ossia le di- ria Umberto I più che mai luogo di mobili- verse stanze, le loro molteplici viste, odori tà in cui si incontrano gli immigrati d’oggi) e contenuti. L’architettura si attraversa in così come di nuovo ora in questo libro si movimento e mette in moto immagini e pen- osservano le viaggiatrici, da Nellie Bly alla sieri; per questo, nel realizzare il Carpenter Katherine di Viaggio in Italia di Rossellini o Center, la sede del Dipartimento per gli Studi la Delia di L’amore molesto di Elena Fer- Visivi e dello Spazio di Harvard, Le Corbu- rante o se stessa. A legare i due libri c’è il sier progettò nell’atrio del suo edificio una camminamento dell’autrice nella rete com- rampa curvilinea che dà accesso ai vari piani, plessa di riferimenti teorici e critici che si sollecitando l’occhio a tessere relazioni d’in- è fatta ora ancora più fitta; allora il discor- sieme e dettagliate. È questo l’ambiente che so era anche una distribuzione di lacune, ha ispirato la struttura dell’Atlante: “sono 79 80 Rezension / Recensione – Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni 3 1 La Carte du pays de Tendre, inclusa in Clèlie, 5 Raffigurare la sala cinematografica: Hiroshi April Aprile 2007 turrisbabel 73 16 anni che passo molto del mio tempo in onde luminose” 5. Ma è soprattutto nel la- questo edificio, voluto così dai suoi ideato- voro del fotografo contemporaneo Hiroshi ri, perché già nella forma esprimesse la per- Sugimoto che lo spazio cinematografico di- meabilità che esiste tra le arti e l’idea che venta l’esperienza essenziale del cinema. la visione non è mai univoca ma mobile.” 3 La serie di fotografie dedicate agli interni Premessa dell’Atlante è che il movimento dei cinematografi, forniscono una visione produce un’emozione e che per correla- storica condensata, tracciano la mappa della zione l’emozione produce un movimento. genealogia dello spazio cinematografico. E-mozione, letteralmente: “ciò che porta Dai “palazzi atmosferici”, all’architettura mo- fuori”, è ciò che, durante la narrazione cine- dernista di Kiesler, alla psicogeografia della matografica, attraversa lo spazio interiore cartografia situazionista, l’architettura in- dello spettatore. Uno spazio però, già abi- contra il cinema sul terreno dello spazio me- tato dalle immagini in movimento di cui si tropolitano. A partire dagli anni 20’, il rap- nutre l’inconscio metropolitano. Il cinema porto che andò delineandosi tra cinema e come “schermo urbano dello spazio vissu- architettura si condensa attorno all’idea di to” è il campo in cui si evidenzia la geogra- “montaggio”, di cui si è detto sopra. “Un in- fia intima di tali immagini. “Alla vigilia del- sieme architettonico (…) è un montaggio l’invenzione del cinema, una rete di forme dal punto di vista dello spettatore in movi- architettoniche ha prodotto una nuova spa- mento (…). Anche il montaggio cinemato- zio-visualità. Luoghi come gallerie, stazioni grafico è un modo di ‘collegare’ in un unico ferroviarie, grandi magazzini, serre e giardi- punto (lo schermo) vari elementi (frammenti) ni d’inverno incarnavano la nuova geogra- di un fenomeno filmato in diverse dimen- fia della modernità. Erano tutti luoghi di sioni, da diversi punti di vista e da vari lati” 6. transito. L’essenza di queste nuove architet- Il progetto teorico The Manhattan Transcripts ture era la mobilità – una forma di cinema”. 4 (1981) dell’architetto Bernard Tschumi, così Le prime sale cinematografiche vennero come gli edifici di alcuni architetti contem- progettate come carrozze ferroviarie. Allo poranei, ripropongono l’idea di movimento spettatore veniva offerto un multiforme ef- interno all’architettura. ”La concezione dina- fetto di viaggio che entrava in risonanza con mica dell’architettura ci consente di pen- la struttura della sala cinematografica/fer- sare lo spazio come pratica. Ciò implica che rovia che lo ospitava. Il fruitore/spettatore chi abita lo spazio (o vi si intromette) sia in- è un voyageur, un viaggiatore. che attra- corporato nell’architettura, non solo ripro- versa un terreno aptico (tattile) ed emotivo. ducendo le sue diverse traiettorie, ma rein- L’architettura del cinema, ossia dello spa- ventandole come fa il cinema, riportando zio pubblico consacrato a questo particola- cioè la storia che tali navigazioni creano” 7. re aspetto dell’esperienza urbana, concorre Il libro ha esplorato l’incontro tra cinema e in modo determinante a influenzare qua- architettura, cinema e arte in tutte le dire- lità e senso della fruizione cinematografica. zioni: arte come architettura filmica, o cine- Il Film Guild Cinema a New York di Frederik ma come architettura visuale, in un percorso romanzo di Madeleine Sugimoto, Kino Panora- Kiesler (1928) fu ideato specificatamente a che, ispirandosi al concetto situazionista di de Scudèry del 1654, è ma, Paris, 1998. Fotografia un documento che appa- partire dall’idea della fruizione filmica. L’ar- deriva, ha proposto deviazioni inedite dalle in bianco e nero. re in vari punti del libro 4 Foyer del Titania Palast, chitettura del cinema di Kiesler, era radical- molte rotte intraprese. Percorsi che inizia- e nella copertina. Berlino. mente diversa dall’architettura elaborata e no, si interrompono per poi ripresentarsi di 2 L’autrice, professore di 5 Una “macchina ottica Visual e Environmental volante”: interno del monumentale dei “palazzi atmosferici” in nuovo in un intreccio che molti dei campi Studies a Harvard, è nata Film Guild Cinema, voga a quei tempi. “Trovarsi nel cinema di qui toccati – spesso discipline con alti stec- e ha studiato a Napoli e si New York, 1928. Architetto è poi trasferita a New York Kiesler era come trovarsi dentro alla cine- cati – troverebbero difficile immaginare. Frederik Kiesler. dove vive dal 1980. 3 Intervista rilasciata dal- 6 Bernard Tschumi Archi- presa. La forma dello schermo assomiglia- tects, progetto per “Pas- va a quella di un obiettivo e si palesava Lidia Curti insegna all’Università degli Stu- come un occhio meccanico. Il soffitto era di di Napoli l’Orientale. È autrice di Female obliquo e il pavimento inclinato, sicchè la Stories, Female Bodies (1998) e di La voce sala, l’ambiente del cinema era simile a dell’altra (2006) oltre che di saggi su fem- l’autrice su “Espresso” seggiata cinematografica”, dell’11.01.07 p. 60. Parco della Villette, Parigi, 4 Giuliana Bruno, Atlante 1982–97. Particolare. delle emozioni, 2006, ed. 7 Guy Debord e Asger Bruno Mondadori, p. 17. Jorn, Guide psychogéo- 5 Ib., p. 44. graphique de Paris, 1957, una camera oscura. (...) (Gli spettatori) si minismo e psicanalisi, cinema e lettera- 6 Ib., p. 52 (cit. tratta da mappa psicogeografica trovavano all’interno di quella che Kiesler tura. Ha curato tra l’altro La questione post- stesso considerava una macchina ottica coloniale con Lain Chambers e La nuova volante, che si muoveva alla velocità delle Sherazade (2004). S. M. Ejzenstein, El Greco situazionista che dise- y el cine, 1937, p. 41). gna il discorso delle pas- 7 Ib., p. 53. sioni nella “città nuda”. turrisbabel 73 April Aprile 2007 Giuliana Bruno. Atlante delle emozioni – Rezension / Recensione 4 6 7 5 81 82 Rezension / Recensione – Filmografie April Aprile 2007 turrisbabel 73 Karin Kretschmer Filmografie Diese Filmografie ist eine lose Zusammen- auf eine positive Art und Weise äußerst stellung von Filmen, die mit dem Thema skurril erscheinen. des vorliegenden Heftes zu tun haben. ■ Das Cabinett des Dr. Caligari, Deutsch- Die Auswahl erhebt in keinster Weise An- land 1919, Robert Wiene. Einer der wich- spruch auf Vollständigkeit und ist nach rein tigsten Filme, der die Bildsprache des Ex- subjektiven Kriterien zusammengestellt. pressionismus verwendet, um den Wahn- Neben den Klassikern wie „Metropolis“ sinn des namensgebenden Dr. Caligari und „Blade Runner“ wurde versucht, auch darzustellen. weniger bekannte Filme aufzulisten bzw. ■ Der Golem, wie er in die Welt kam, solche, die sich erst auf den zweiten Blick Deutschland 1920, Paul Wegener. Ein weite- mit Architektur beschäftigen. rer wichtiger Film des Expressionismus. Die Filmbauten stammen von Hans Poelzig. Der Architekt ■ L’inhumain (Die Unmenschliche), Frank- reich 1923, Marcel L’Herbier. Die Filmbau■ The fountainhead (Ein Mann wie Spreng- ten des Architekten Robert Mallet-Stevens stoff), USA 1948, King Vidor. Ein an dem dienten zum einen zur Konsolidierung der Leben Frank Lloyd Wrights orientierter Film, einzelnen Charaktere, waren aber auch über den Kampf eines visionären Architek- gleichzeitig Ausdruck eines in der damali- ten gegen einfallslose Konventionen, in gen Zeit progressiven Architekturverständ- dem der modernen Architektur eine wichti- nisses. Am Film war u.a. auch der Künst- ge Rolle zukommt. ler Fernand Léger beteiligt. ■ Mr. Blandings builds his dream house ■ Bronenosec Potjomkin (Panzerkreuzer (Nur meiner Frau zuliebe), USA 1948, Henry Potemkin), UdSSR 1925, Sergej M. Eisen- C. Potter. Bauherren, die den Entwurf mit stein. Bevor Hitchcock in Vertigo die Treppe ihren Wünschen zunichte machen, ein ge- zu einem der wichtigsten räumlichen Aus- stresster Architekt und Baustellen, auf de- drucksmittel machte, schuf Eisenstein schon nen alles schiefgeht, was nur schiefgehen die unvergessliche Szene auf der Treppe kann – schon vor 60 Jahren war es nicht von Odessa. viel anders als heute. ■ Metropolis, Deutschland 1925/26, Fritz ■ The belly of an architect (Der Bauch Lang. Der Klassiker. des Architekten), Großbritannien 1986, ■ Things to come (Was kommen wird), Peter Greenaway. Die Geschichte eines Großbritannien 1936, William Cameron Architekten, der nach Rom kommt, um Menzies. Menzies, der „Metropolis“ stark eine Architekturausstellung zu organisie- kritisiert hatte, wollte mit seinem Film ein ren. Ein Film, der der antiken Architektur Gegenstück zu diesem schaffen. An den Film- Roms huldigt. bauten war u.a. László Moholy-Nagy betei- ■ Die Architekten, DDR 1990, Peter Kahane. ligt. Obwohl Le Corbusier eine Mitarbeit Mit knapp 40 Jahren bekommt ein Archi- abgelehnt hatte, wurden einige seiner Ideen tekt endlich einen großen Auftrag in Form aus „Vers une architecture“ aufgegriffen. eines Kulturzentrums in einem der Neu- ■ Mon oncle (Mein Onkel), Frankreich / Ita- bauviertel Berlins. Wiederum ein Film über lien 1958, Jaques Tati. Eine Satire auf das Kreativität contra Bürokratie. moderne Leben, die moderne Architektur und deren Auswüchse, denen das alte, ver- Architektur und Stadt winkelte und einfache Haus des Protagonisten Monsieur Hulot als Gegenwelt ent- 1 One day in Europe, ■ Le voyage dans la lune (Die Reise zum gegengesetzt wird. Deutschland / Spanien Mond), Frankreich 1902, Georges Méliès. ■ North by north-west (Der Unsichtbare 2005, Hannes Stöhr. Der erste Science-Fiction-Film der Film- Dritte), USA 1959, Alfred Hitchcock. Mit u.a. geschichte mit unglaublichen architektoni- den Vereinten Nationen und einer 60er schen Szenarien, die in der heutigen Zeit Jahre Villa in der Nähe des Mount Rush- 2 Berlin Babylon, Deutschland 2000, Philipp Gröning. turrisbabel 73 April Aprile 2007 more kommen zeitgenössischen Architek- Filmografie – Rezension / Recensione Trauer tragen), Großbritannien 1973, Nico- turen eine wichtige inszenatorische Be- las Roeg. Venedig als stimmungsvoller deutung zu. Hintergrund und Spiegelbild der Handlung ■ Accattone (Accattone – Wer nie sein um Übersinnliches und den Tod. Brot mit Tränen aß), Italien 1961, Pier Paolo ■ Don Giovanni, Frankreich / Italien / BR, Pasolini. Stellvertretend für all die anderen Deutschland 1979, Joseph Losey. Großteils Filme des Neorealismo (Rocco und seine an Originalschauplätzen wie dem Teatro Brüder, Mamma Roma etc.), die neben Olimpico und der Villa Rotonda gedreht. ihrer Handlung auch eine Dokumentation ■ Blade Runner, USA 1982, Ridley Scott. der Architektur der italienischen Vorstädte Die Filmarchitektur verbindet erfundene ar- dieser Periode sind. chitektonische Zukunftsvisionen mit in einen ■ James Bond / Dr. No, Großbritannien anderen Kontext gebrachten real existieren- 1962, Terence Young; Goldfinger, Groß- den Bauwerken wie u.a. Frank Lloyd britannien 1964, Guy Hamilton; You only Wrights Ennis Brown House, dem Bradbury live twice (Man lebt nur zweimal), Groß- Building und der Union Station. britannien 1967, Lewis Gilbert; Diamonds ■ Brazil, Großbritannien 1984, Terry Gilliam. are forever (Diamantenfieber), Großbritan- Einer weiterer Klassiker des modernen nien 2005, Hannes Stöhr. Vier Städte – nien 1971, Guy Hamilton; The spy who Science-Fiction-Films. U.a. in Wohnanlagen Moskau, Istanbul, Santiago di Compostela loved me (Der Spion, der mich liebte), von Ricardo Bofill gedreht. und Berlin – so unterschiedlich und doch so Großbritannien 1977, Lewis Gilbert; Moon- ■ Caro Diario (Liebes Tagebuch), Italien / ähnlich, wie der Film entdeckt. raker, Großbritannien / Frankreich 1979, Frankreich 1993, Nanni Moretti. In einer der ■ Angel-a, Frankreich 2005, Luc Besson. 2 Lewis Gilbert. All diese James Bond Filme drei Szenen erkundet Moretti auf seinem Ein schwarzweiße Liebeserklärung an Paris mit den sehenswerten Sets von Ken Adam. Motorino verschiedene Stadtviertel Roms und seine Brücken sowie stimmungsvoller ■ Il Gattopardo (Der Leopard), Italien / (Garbatella, Spinaceto etc…). Hintergrund für eine ungewöhnliche Lie- Frankreich 1962, Luchino Visconti. Ein ■ Heat, USA 1995, Michael Mann. Grandios besgeschichte. weiterer Filmklassiker, in dem die Bauten die Aufnahmen des nächtlichen Los Ange- ■ Broken Flowers, USA / Frankreich 2005, des sizilianischen Landadels den archi- les, vor dessen Kulisse das Katz-und-Maus- Jim Jarmusch. Bevor überhaupt einige der tektonischen und emotionalen Hintergrund Spiel zwischen Al Pacino als Cop und Robert Charaktere des Films in Erscheinung getre- für die Erzählung vom Untergang einer de Niro als Gangster stattfindet. ten sind, wurden sie schon durch die Ar- Epoche bilden. ■ Brucio nel vento (Brennen im Wind), Ita- chitektur der Umgebung, in der sie leben, ■ Le Mépris (Die Verachtung), Frankreich / lien / Schweiz 2001, Silvio Soldini. Eine un- beschrieben. Italien 1963, Jean-Luc Godard. Ein Großteil benannte Schweizer Stadt spiegelt mit ihrer des Films wurde in (und vor allem: auf) der winterlichen Atmosphäre die Einsamkeit Villa Malaparte auf Capri gedreht. und Verlorenheit der dort lebenden Gastar- ■ Playtime (Tatis herrliche Zeiten), Frank- beiter wider. ■ Paradiso del Cevedale, 1991, Carmen reich / Italien 1965, Jaques Tati. Für Playtime ■ Les Triplettes de Belleville (Das große Tartarotti. Ein wunderschöner Film über wurde mit Tativille eine Stadt erbaut, die Rennen von Belleville), Frankreich / Kanada / das dem Verfall preisgegebene Hotel Para- die Trabantenstädte der 60er Jahre auf die Belgien 2003, Sylvain Chomet. In diesem diso von Gio Ponti im Martelltal. Spitze treibt. Das klassische Paris taucht von Tati-Verehrer Chomet gedrehten Trick- ■ Il Girasole – Una casa vicina a Verona, nur noch in Spiegelungen der Glasfassaden film, der sich teilweise visuell an Otto Dix Schweiz 1995, Christoph Schaub und auf. Architektur und Filmhandlung sind un- und Georges Grosz orientiert, wird das be- Marcel Meili. Eine filmische Annäherung trennbar miteinander verbunden. liebte Thema „Kleinstadt versus Metropole“ an ein Haus, welches sich, dem Sonnen- ■ Don’t look now (Wenn die Gondeln aufgenommen. verlauf folgend, einmal um die eigene ■ Dogville, Dänemark / Frankreich / Schwe- Achse drehen kann. den / Norwegen / Deutschland / Niederlande ■ My Architect, USA 2003, Nathaniel Kahn. 1 Dokumentarfilme 2003, Lars von Trier. Ein Film, der durch jeg- Ein Sohn macht sich auf die Suche nach liche Abwesenheit von Filmarchitektur her- seinem verstorbenen und ihm kaum be- vorsticht. Umso erstaunlicher, wie man kannten Vater Louis Kahn, in dem er u.a. sich, kulturell bereits entsprechend konditio- seine Bauwerke und ehemaligen Wegge- niert, das Fehlende automatisch dazu denkt. fährten aufsucht. ■ Lost in Translation, USA / Japan 2003, ■ Berlin Babylon, Deutschland 2000, Sofia Coppola. Neben Bill Murray und Philipp Gröning. Eine mit filmischen Mit- Scarlett Johansson übernimmt Tokio die teln gestaltete Dokumentation über die dritte Hauptrolle in diesem Film. Großbaustelle Berlin mit der Musik der Ein- ■ One day in Europe, Deutschland / Spa- stürzenden Neubauten. 83 84 Rezension / Recensione – Lieblingsfilme / Film amati April Aprile 2007 turrisbabel 73 Sandy Attia, Karin Kretschmer Lieblingsfilme / Film amati Als Architekten neigen wir dazu, die Welt Martin Taschler Das Fest. Ein wunderbar stark visuell wahrzunehmen. Von daher ist einfacher Film über ein immer aktuelles es nicht weiter verwunderlich, wenn das Thema. Empfehlenswert. Kino großen Einfluss auf uns und unsere Bruno De Rivo Blade Runner. “I’ve seen Arbeit hat. So erlauben uns Filme nicht nur, things you people wouldn’t believe. Attack uns an imaginäre Orte zu begeben, sondern ships on fire off the shoulder of Orion. auch, gedanklich die Grenzen der heutigen I watched C-beams glitter in the dark near Technik hinter uns zu lassen und der Zeit the Tannhauser gate. All those moments vorauszueilen, um in der Zukunft zu leben will be lost in time, like tears in rain. Time und zu entwerfen. Während diese einerseits to die.” oft aus unvorstellbaren und faszinierenden Benno Weber Zabriskie Point (1969), Miche- Wirklichkeiten besteht, kann es sich ande- langelo Antonioni, Filmmusik Grateful rerseits aber auch um vertraute Orte und Dead, Rolling Stones, Pink Floyd, Jerry Dinge handeln, die vom Regisseur aus dem Garcia u.a. In der revolutionären Phantasie gewohnten Kontext genommen und neu der 68er-Generation fliegt in der Schluss- zusammensetzen wurden – er also lediglich szene die Villa in modischer Stahl-Glas-Kon- das neu erfindet, was wir bereits kennen. struktion, mitten in der Wüste von Death Die Schönheit und Faszination einiger der Valley gelegen, als Inbegriff der Konsumge- stärksten Filme besteht genau hierin: eine sellschaft in einer spektakulären Explosion allumfassende Vision, die uns packt und und in Endlosschleife zur Musik von Pink uns dazu inspiriert, auf eine Art und Weise Floyd in die Luft. zu denken, die so weit von uns entfernt und Markus Vigl Blade Runner. Regie: Ridley uns vielleicht gleichzeitig doch so nah ist. Scott. Einzigartig! Und vor allem unserer Zeit voraus!!!!!!!! Unglaublich aber wahr. Um ein wenig Klarheit über die Kinovor- Südtirol??? Ist zu klein für mich! lieben der südtiroler Architektenschaft Fulvio Melle Beh… tutti i film di Montalba- zu gewinnen, haben wir folgende Fragen no… sì, sì il commissario. La fotografia, an alle Kammermitglieder gesendet: soprattutto per ciò che riguarda l’architettu- “Für die nächste Ausgabe von turrisbabel, ra, è stupenda. Vengono messi in risalto le die der Architektur und dem Kino gewid- architetture e le strutture urbane barocche met sein wird, würde sich die Redaktion che caratterizzano la Sicilia intera, una terra über einen persönlichen Beitrag der Kol- di incontro fondamentale tra culture del legen freuen.Gibt es einen Film, der Euch mediterraneo. Quindi non solo architettura in Erinnerung geblieben ist – einen Film, ma anche urbanistica. der Euch besonders berührt hat als Archi- Othmar Egger Il film che mi ha impressio- tekt und folglich als feinfühlige Person in nato è Koyanisqatsi. Bezug auf Raum, Licht und auf alles, was Johann Vonmetz Mein Favorit: Paris Texas uns umgibt? Könnt Ihr uns bitte, möglichst (Wim Wenders). Der suchende Wanderer in bis zum 20.10. 06, den Titel des Films und der unendlichen Weite des Raumes im Ein- den Regisseur, mitteilen und die Wahl klang mit der kongenialen Filmmusik und mit einem Satz begründen? Lasst uns ge- der Beengtheit der artifiziellen Welt, in dem meinsam die Kinokultur der Südtiroler sich die Lebens- und Leidensgeschichte Architekten entdecken! Danke für Euren zweier Menschen auf dramatische Art und wertvollen Beitrag und einen herzlichen Weise verdichtet. Habe ihn vor sehr langer Gruß von der Redaktion”. Zeit gesehen, ist aber der beste. Francesco Minniti Le mani sulla città di Hier nun die Antworten, die uns erreichten – Francesco Rosi. Difficile da sintetizzare in vielleicht regen sie ja dazu an, sich mal una frase: capolavoro visivo delle trasfor- wieder architektonisch vom Kino inspirie- mazioni territoriali, urbanistiche e ambien- ren zu lassen. Viel Vergnügen! tali di una città. Documento delle tensioni turrisbabel 73 April Aprile 2007 Lieblingsfilme / Film amati – Rezension / Recensione e delle lotte politiche tra una classe diri- appare la città: la periferia, l’appartamento motica non può nulla contro Peter Sellers! gente e l’opposizione, che denuncia i crimi- signorile con vista sui giardini, l’ingresso Michael Scherer Der unsichtbare Dritte, ni compiuti ai danni della collettività. Storia dell’ospedale con la scala razionalista. USA 1959, Alfred Hitchcock nach einem narrata interprete delle paure, delle speran- Nel Casanova invece la scenografia sette- Drehbuch von Ernest Lehman. Meines ze, della vita di una società, e contempo- centesca è completamente costruita in Erachtens ist Hitchcock ein Meister im Fin- raneamente in grado di parlare alla nostra studio, la scena è puro cinema, è una visio- den des geeigneten Bühnenbildes für die contemporaneità perché prefigura ciò che naria rappresentazione che indaga il secolo jeweilige Filmsituation. Das gilt für alle è accaduto e ancora oggi può accadere. utilizzando una cura formale di grandissi- seine Streifen. Jede Szene im unsichtbaren Michael Mumelter Sono un grande fan ma intensità in innumerevoli sequenze, Dritten spielt in einem spannenden (Archi- dell’architetto americano John Lautner. memorabile l’iniziale visione notturna della tektur-)Umfeld: Zug, Maisfeld, Headquarter Nato circa nel 1910, dal 1940 fino agli an- silenziosa divinità del mare che si contrap- der Vereinten Nationen, Sotheby’s, Mount ni 80–90 ha costruito parecchie ville fanta- pone al clamore carnevalesco. Rushmore usw. Das Ende des unsicht- stiche nello stile di quell’epoca. In una di Sigrid Hauser Le Mépris, J.-J. Godard, 1963. baren Dritten gipfelt in einem spektakulä- queste, la casa Elrod, Palm Springs, Cali- Im zweiten Teil des Films demonstriert Go- ren Case-Study-House in der Nähe des fornia, 1968 è stata girata una sequenza di dard die Verfilmung der Odyssee. Er wählt Mount Rushmore. Die V-förmigen Stützen uno dei film di James Bond, con Sean Con- als Dekor die Villa von Malaparte auf Capri, der über dunkler Wildnis „schwebenden“ nery. Purtroppo non mi ricordo il nome er schwenkt auf den Horizont, er kadriert Architektur eignen sich hervorragend zum del film. È una scena di combattimento tra die enormen Felsen, die aus dem Meer tau- Hinaufklettern, um die gefangene Geliebte James Bond e due, tre donne (amazzone). chen, er verwendet Farben und Licht. Der befreien zu können. Nel film The big Lebowski con Jeff Bridges Film gibt dem Haus seinen Titel: einsam, Luca Da Tos Non toccare la donna bianca. si vede un’altra casa di Lautner, la Sheats, stolz und nur dem Meer zugewandt über- Un western in città, in un luogo simbolo Los Angeles, 1963, ristrutturata nel 1989. setzt es die Idee der odysseischen Welt und dove l’architettura non appare, se non per Una casa fantastica con degli interni par- überträgt das Gefühl der Verachtung. la sua temporanea assenza fisica, ma che zialmente in cemento armato. Un altro spa- Klassenverhältnisse – Danièle Huillet / Jean- in realtà incombe con tutto il suo carico di zio interessante è la centrale dei Man in Marie Straub, 1983. Ein Filmfragment zu contraddizioni… black con Will Smith, un interno tutto bian- einem Romanfragment: Franz Kafkas Ame- Claudio de Luca Respiro, Italia 2002, di co, stile anni 70. rika-Roman in einer filmischen Überset- Emanuele Crialese. Il film è ambientato Tobias Zeitter Gattaca von Andrew Niccol, zung. Huillet und Straub lösen das Medium a Lampedusa. In Sicilia. L’ultima ripresa USA 1997 mit Ethan Hawke und Uma Thur- Kino auf in Sprache und Bild. Sie nehmen è girata in acqua. La telecamera è immer- man, architektonisch kühl-ambitionierte die Worte Schuld, Verzweiflung und Hoff- sa nel mare e inquadra, dal basso verso Zukunftsvision. Solaris von Steven So- nung und zeigen, was Kafka gemeint hat. l’alto, un gruppo di persone che nuotano. derbergh nach einem Buch von Stanislav Also re-zitiert der junge Karl Roßmann, È lo sguardo di un pesce? No. Vediamo Lem, USA 2002 mit George Clooney, ex- er spricht im Staccato, er hebt die Linien semplicemente che esiste un’altra luce u- trem kühle, clean-designte Raumstation zwischen den Zeilen hervor: Der Zuschauer guale, un’altra acqua uguale, un altro spa- als beeindruckende Kulisse zu einem faszi- im Kino soll Sprache hören und sehen. zio uguale, un’altra possibilità di vedere. nierenden Sci-Fi-Film. Don Giovanni – W. A. Mozart / Joseph Losey, Insomma… tu, occhio che giri nel mondo, Roberto D’Ambrogio Il ferroviere di Pietro 1979. Keine Opernverfilmung im herkömm- cambia la tua posizione e vedrai un’altra Germi. Non mi sono mai dimenticato che lichen Sinn: Die Bauten Palladios in Vicen- architettura, la stessa architettura, una nuo- è stato il primo film a farmi piangere (il za und Venedig sind nicht nur Hintergrund va architettura. primo film non si scorda mai). Vorrei farlo und Kulisse, sondern Schauplätze des Ge- Mariachiara Breda Gattaca di Andrew vedere ai miei figli, ma non ci riesco. For- schehens. Über die Stufen der La Rotonda Niccol per l’atmosfera surreale degli spazi se nemmeno a rivederlo. Da allora comun- entblättert Leporello seinen unendlichen quasi monocromatici nello sfondo del ‘ma- que se non piango, i film non esistono. Leporellokatalog der männlichen Perfidie – rin civic county center’, S. Rafael-Califor- Paolo Bonatti Se il giudizio attiene allo selten hat Musik derart die Leidenschaften nia, di Frank Lloyd Wright. Blade Runner sguardo dell’architetto propongo due film des menschlichen Daseins zum Ausdruck di Ridley Scott per la visione angosciante dello stesso autore all’opposto tra loro nel gebracht, selten hat Architektur derart sou- della città futuristica (che non vorremmo tempo, nel soggetto e nelle scenografie: verän daran teilgenommen. mai avere), in una terra post apocalittica di La dolce vita e Casanova di Federico Fellini. Simona Galateo Hollywood Party. Regia: desolazione e follia. In the mood for love In ambedue prevale la visione notturna, Blake Edwards, 1968. La casa è uno dei di Wong Kar-Wai per i dettagli riflessi in ma la scenografia del primo è anche la città protagonisti principali del film che ironizza un’atmosfera sospesa, quasi plastica e scol- contemporanea dove l’architettura moderna sulla ricca società hollywoodiana, sul loro pita. Per il susseguirsi di immagini lente e è lo specchio ideale per rappresentare modo eccentrico di vivere e sulle possibili- veloci in sfacettature di inquadrature che il tema delle contraddizioni di un’epoca di tà dell’avanguardia elettronica nel gestire si riflettono nei volti, nei corpi, negli ogget- passaggio, tema che si sviluppa nel susse- l’ambiente domestico delle ville hollywoodia- ti di spazi decostruiti, incorniciati in colori guirsi di diversi episodi nei cui punti nodali ne alla fine degli anni sessanta; ma la do- vivaci, sbiaditi, dissolti. 85 86 Rezension / Recensione – Lieblingsfilme / Film amati April Aprile 2007 turrisbabel 73 Paolo De Martin L’uomo del treno di Patrice und Sinnlichkeit des Restaurants samt Kü- Leconte, Francia 2002. Questo è un film che, in dem die hauptsächliche Handlung che parla dello straniero che ci abita. Nella stattfindet und der dramatischen Inszenie- tradizione del pensiero occidentale, l’icona rung mit Hilfe der Beleuchtung in Kombina- dello straniero raffigura la problematica tion mit exzellenter Filmmusik. relazione fra identità e alterità. L’uomo del Manuela Demattio Le mele d’adamo, film treno indaga ciò che accade quando ci tro- danese, 2005; Mulholland Drive di David viamo davanti al volto dell’altro: lo stranie- Lynch; Kletter Eva, film danese per bambi- ro, il diverso, non è fuori da noi come ras- ni, 2004. sicurante estraneità, ma è dentro che ci Stefan Taschler Tiger & Dragon. Zwei wun- abita. È lo spazio del confine labile che rela- dersame Liebesgeschichten verknüpft ziona noi e ”l’altro da noi”. Vivendo la vita Regisseur Ang Lee in seinem bildgewalti- dell’altro è finalmente possibile diventare gen, actionreichem Romatik-Epos vor ciò che si è. Se l’altro si immedesima in der exotischen Kulisse des alten Chinas. me, fino a diventare simile a me, allo stes- Im Film wird die Schwerkraft aufgehoben… so modo compio il percorso opposto e wunderbare Bilder und Aufnahmen… In- divento simile all’altro. Ci incrociamo dopo nenraum: Patiohaus mit Arbeitshof…; Mein una simmetria di vicende parallele, pren- Onkel von Jacques Tati und Matrix 1. dendo l’uno la strada dell’altro. Alberto Winterle Caro diario di Nanni Mo- Ivo Khuen Delicatessen (1990) von J. P. Jeu- retti, 1993. Nel primo capitolo del film Nan- net und Marc Caro. Das alte Haus, in wel- ni Moretti attraversa, ondeggiando con la chem der gesamte Film spielt, ist in jedem sua vespa, i quartieri residenziali di Roma Sinne „fantastisch“. deserta a ferragosto. È un interessante Ulrich Kostner Lost in Translation von So- sguardo sulla città, sulle sue case, sui suoi phia Coppola. Ein Lehrstück darüber, wie quartieri popolari, dai nomi ormai famosi: gewöhnliche Räume durch ungewöhnliche il villaggio olimpico, la Garbatella, Spina- Blickwinkel außergewöhnlich werden. ceto, Casalpalocco… Un girovagare che si Tobias Zeitter The Cell von 2000 (USA) mit conclude, accompagnato dalle note di Keith Jennifer Lopez. Regie von Tarsem Singh. Jarrett, sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia Ein eher mittelprächtiger Thriller, aber mit nel luogo dove è stato ucciso Pasolini. wirklich beeindruckender Filmarchitektur! Alexa von Bruchhausen The big Lebowski wegen seiner Flash-Raum-Eindrücke und The cube wegen seiner räumlichen Tristesse und immer wiederkehrender Aussichtlosigkeit. Marta Fütterer The Fountainhead (1949). Regie: King Vidor mit Gary Cooper, Patricia Neal, Raymond Massey &… Sehenswert! Die Geschichte eines visionären Architekten. Ein Film Hollywoods, in dem der zeitgenössischen Architektur ein eindrucksvoller Raum gegeben wird… viele Hochhausmodelle und Konzepte der 30er und 40er Jahre… drama & some kitschy stuff of course… Armin Blasbichler When We Were Kings, USA, 1996. Regie: Leon Gast. “I am so fast that last night I turned off the light switch in my hotel room and was in bed before the room was dark”, Muhammad Ali. Weil mit ihm das Beste in uns herausbricht: Mut, Anmut, Demut. Herta Waldner Ein Film von Peter Greenaway: Der Koch, der Dieb, die Frau und ihr Liebhaber, und zwar wegen der Opulenz