Universita’ per gli stranieri
DANTE ALIGHIERI
LA PSICOLOGIA SOCIALE
Comportamento ed
atteggiamento
Prof. Vincenzo Maria ROMEO
Gli atteggiamenti: definizioni principali
Thomas e Znaniecky (1918) i primi autori a parlare di
atteggiamenti:
processi di conoscenza sociale che determinano
l’azione
Allport (1935):
Ø Atteggiamenti:
stato mentale neurologico di prontezza,
organizzata attraverso l’esperienza, che esercita
un’influenza direttiva o dinamica sulla risposta
dell’individuo nei confronti di ogni oggetto o situazione
con cui entra in contatto
Aspetti innovativi:
Ø Atteggiamento
come stato non direttamente osservabile,
ma inferibile sulla base della risposta: variabile
interveniente fra stimolo e risposta
Rosenberg e Hovland (1960): modello tripartito
Gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico costituito da 3
componenti:
Componente cognitiva: informazioni e credenze verso un
oggetto
Componente affettiva: reazione emotiva verso l’oggetto
Componente comportamentale: azioni di avvicinamento o
allontanamento dall’oggetto
Funzioni degli atteggiamenti
(Katz, 1960)
Adattiva
Ego-difensiva
Espressiva
Conoscitiva
Come si formano gli
atteggiamenti?
-  Contatto diretto con l’oggetto
-  Mera esposizione (Zajonc, 1968)
-  Osservazione del comportamento altrui (Bandura, 1977)
-  Osservazione del proprio comportamento (Bem, 1972)
-  Racconti di altri
Atteggiamento = struttura cognitiva costituita
dall’associazione in memoria tra la rappresentazione
dell’oggetto e la sua valutazione
Atteggiamento è una struttura cognitiva caratterizzata
da:
Disponibilità: associazione tra oggetto e
valutazione immagazzinata nella memoria a lungo
termine
Accessibilità: tempo e sforzo richiesti per il
recupero mnestico di tale struttura
L’atteggiamento ha la funzione di organizzare e
favorire la codifica delle informazioni in entrata
Aspetti innovativi:
Introduce il concetto di “forza dell’associazione
tra oggetto e valutazione” misurato attraverso il
tempo di latenza (tempo che occorre all’individuo
per formulare la valutazione dal momento in cui
appare lo stimolo)
Formazione e cambiamento degli atteggiamenti
Gli atteggiamenti sono frutto di apprendimento e quindi
derivano dall’esperienza:
Esperienza diretta: sono gli atteggiamenti più resistenti
Esperienza mediata: si basano sull’osservazione del
comportamento altrui
Comunicazione
Gli atteggiamenti possono modificarsi per motivi psicologici, ad
es. Dissonanza Cognitiva
Teoria dell’azione ragionata
( Fishbein e Ajzen, 1975)
Sostiene che specifiche intenzioni di tenere un certo
comportamento sono buoni fattori predittivi di
comportamenti specifici. Secondo gli autori, una
condizione che occorre soddisfare affinchè gli
atteggiamenti possano essere predittivi del
comportamento è che le misure degli atteggiamenti e
del comportamento si collochino allo stesso livello di
specificità.
La teoria sottolinea l’importanza dell’uso di misure
multiple e l’inaffidabilità dell’item singolo.
La teoria dell’azione ragionata
(Fishbein & Ajzen, 1975)
Credenza circa
le conseguenze
Atteggiamento
Intenzione
Credenze circa
le norme sociali
Percezione
aspettative altri
significativi
Comportamento
Teoria della pianificazione del
comportamento
Secondo tale teoria, versione più recente della
Teoria dell’azione ragionata, le persone
formano i propri atteggiamenti attraverso un
processo bifasico nel quale tre fattori
(atteggiamenti, norme soggettive e percezione di
controllo) si combinano per influenzare le
intenzioni, le quali poi, a loro volta, determinano
il comportamento.
La teoria del comportamento
pianificato (Ajzen, 1988)
Atteggiamento
Norme
soggettive
Percezione
controllo
comportamento
Intenzione
Comportamento
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DANTE ALIGHIERI
LA PSICOLOGIA SOCIALE
Pregiudizio e stereotipo
Prof. Vincenzo Maria ROMEO
PREGIUDIZIO
Il termine «pregiudizio» viene utilizzato per indicare un
atteggiamento negativo verso un individuo, basato sulla sua
appartenenza a un gruppo sociale. Il pregiudizio presenta: un
versante cognitivo; un versante emotivo. Il razzismo, l’omofobia,
il sessismo sono forme di pregiudizio
DISCRIMINAZIONE
Comportamento socialmente ingiusto messo in atto contro
individui e gruppi. Va distinto dal pregiudizio come mero
atteggiamento. Se è intuitivo pensare che il pregiudizio alimenti
e si accompagni alla discriminazione, talvolta il primo può essere
presente senza che si manifesti la seconda e viceversa
CONFLITTO
Il «conflitto» generalmente indica una contrapposizione, fisica o
simbolica, di una parte contro un’altra. Si parla anche di conflitto
d'interessi quando gli scopi di due parti non possono essere
raggiunti simultaneamente
Stereotipo
- insieme delle caratteristiche che si associano a una
certa categoria di oggetti
- Insieme coerente e abbastanza rigido di credenze
negative che un certo gruppo condivide rispetto a un
altro gruppo o categoria sociale
3 variabili
-  Condivisione sociale
-  Generalizzazione
-  Rigidità
NUCLEO COGNITIVO DEL PREGIUDIZIO
Pregiudizio
Il pregiudizio viene definito come la tendenza a
pensare (o ad agire) in modo sfavorevole nei
confronti di un gruppo; tale disposizione
sfavorevole poggia sulla convinzione che quel
gruppo o categoria possieda in maniera
abbastanza omogenea tratti che si giudicano
negativi
PREGIUDIZI
atteggiamenti negativi
verso persone, gruppi o altri
aspetti sociali salienti ,
assunti a priori e mantenuti
anche se riscontri empirici
ne dimostrano
l’infondatezza.
-  sembrano avere caratteristiche di universalità
-  non sempre si traducono in comportamento
DISCRIMINAZIONE: effettivo comportamento diretto ad altre
persone sulla base della loro appartenenza ad una categoria.
PREGIUDIZI
Dimensione
cognitiva
Riconoscimento
delle diverse
categorie sociali
ed etniche che
costituiscono
una società
+
Dimensione
valutativa
Attribuzione di
diverso valore
a tali categorie
che dà luogo ad
una sorta di scala
gerarchica
+
Dimensione
comportamentale
Ispira criteri di
azione differenziati
verso i gruppi (e gli
individui) a seconda
del valore ad essi
attribuito
PREGIUDIZIO
Fenomeno fondato nel gruppo
o
cognizione, emozione e comportamento individuale?
Il Pregiudizio deve essere studiato come fenomeno di
gruppo, anche se normalmente può essere espresso e
sostenuto da un singolo individuo
Perché è di gruppo
• 
Rappresenta un orientamento nei confronti di categorie
complessive di persone. Riguarda il singolo solo in quanto
membro di una categoria
• 
È un orientamento socialmente condiviso, anche se, da
caso a caso, può essere espresso in rapporto con diversi
fattori di personalità
• 
È in funzione del rapporto che esiste fra il gruppo che lo
esprime attraverso i propri membri e l’outgroup cui
appartiene la vittima che ne è colpita
Perché non è individuale
La prospettiva individualista:
• 
Non tiene conto dell’influenza dei fattori situazionali e, in
particolare, delle norme culturali prevalenti
• 
Non spiega perché i P. sono espressi, in modo uniforme,
da tutti i componenti di gruppi sociali particolari
• 
Non spiega perché i P.compaiono e si diffondono
rapidamente in certi momenti storici in rapporto ad un
evento significativo
Quali sono i processi psicologici coinvolti nella formazione
del pregiudizio?
cognitivi
motivazionali
Categorizzazione sociale
Bias intergruppi
Identità sociale
Stereotipi e pregiudizi: quale rapporto?
Gli Stereotipi costituiscono normalmente il nucleo
cognitivo dei Pregiudizi, ma possono esistere anche
in modo autonomo
Gli Stereotipi riguardanti i gruppi umani sono sempre
associati ad un pregiudizio vero e proprio o, per lo meno,
favoriscono l’elaborazione di atteggiamenti pregiudiziali
verso i gruppi o le persone definiti in modo stereotipato
Gli stereotipi
Sistemi concettuali che ci permettono di
semplificare le nostre rappresentazioni
soprattutto quando esse hanno a che fare
con l’ambigua, sfuggente e cangiante
realtà delle categorie sociali
Su di essi si basano molte delle decisioni prese dagli uomini
della strada ma anche di politici [Lippman, 1922]
Due conseguenze fondamentali:
Semplificano i fatti:
Si propongono di
rappresentare i gruppi,
non gli individui
Portano a interpretazioni
errate degli individui anche
quando esiste un contatto
diretto con questi.
Stereotipo sociale: percezione soggettiva di una correlazione
tra determinati attributi e l’appartenenza ad un gruppo.
Uno stereotipo può
influenzare anche
l’attenzione e la
percezione di un
soggetto
Le correlazioni ipotetiche o
stereotipiche influenzano
l’elaborazione dell’informazione
in tutti gli stadi dell’elaborazione
(recupero, codifica,
organizzazione in memoria).
Quando un’aspettativa stereotipica prevale sull’effettiva
correlazione esistente fra una serie di osservazioni stimolo,
si parla di una correlazione illusoria.
Gli stereotipi sociali (e i pregiudizi) sono solitamente
creati e diffusi in condizioni che richiedono:
• La spiegazione di eventi sociali complessi, e di
solito dolorosi, che si verificano su larga scala;
• La giustificazione di azioni, progettate o
commesse, contro certi outgroup;
• La differenziazione positiva dell’ingroup nei
confronti di outgroup in condizioni di difficoltà
del primo.
Tutti i processi intergruppi possono
dar luogo a stereotipi sociali
Le origini del Pregiudizio nell’infanzia
Società
Personalità
Il Pregiudizio è attribuito a
fattori sociali esterni come
l’educazione (scuola e
famiglia), l’esposizione
prolungata ai mass-media,
ecc.
Approccio psicosociale
Pregiudizio. come
risultato di disturbi di
personalità, dovuti a
conflitti interno non
risolti
Gli Stereotipi e i Pregiudizi sono il naturale sviluppo di
un’interazione tra l’attività cognitiva dei bambini, la risonanza
emotiva di essa e l’ambiente socioculturale in cui si realizza il
loro sviluppo
Approcci teorici all’analisi del pregiudizio
•  Psicosociale classico (Allport, 1954/1958)
•  Psicologia discorsiva (Billig, 1988)
•  Rappresentazioni sociali (Moscovici, 1961; Sanchez-Mazas, 2004)
L’approccio psicosociale classico
Allport G. (1954/1958). The nature of prejudice
Ciò che determina la natura pregiudiziale di un’espressione
linguistica è il suo essere motivata da atteggiamenti
psicologici irrazionali.
Necessario distinguere tra
atteggiamenti
espressioni
VANTAGGI
1)  Il razzismo, in quanto
pregiudizio, diventa
misurabile.
2)  Riporta l’attenzione
sulle variabili
psicologiche, contro al
riduzionismo
sociologico e
economico del tempo
LIMITI
1)  La distinzione tra
atteggiamenti e
espressioni è altamente
problematica
2)  Il focus sulle
caratteristiche strutturali
porta a tralasciare lo
studio di come il
razzismo sia
implementato a livello
individuale
3)  Non spiega la variabilità
individuale
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DANTE ALIGHIERI
LA PSICOLOGIA SOCIALE
Il razzismo
Prof. Vincenzo Maria ROMEO
Il Razzismo è un Pregiudizio?
Taguieff: razzismo e eterofobia sono equivalenti e
si manifestano in tre livelli di complessità crescente:
Razzismo primario: universale e spontaneo
Razzismo secondario: richiede una teoria che fornisca
basi logico-razionali alla discriminazione
Razzismo terziario: presuppone i due livelli inferiori e si
caratterizza per argomentazioni di ispirazione biologica
BAUMANN
Razzismo: esprime la convinzione che una certa categoria di
esseri umani non possa essere incorporata nell’ordine
razionale per quanti sforzi so facciano in questo senso. (…) il
razzismo è inevitabilmente associato alla strategia
dell’allontanamento
Eterofobia: senso diffuso di disagio (emozionale), imbarazzo
e ansia che gli individui normalmente esperiscono quando, in
una certa situazione, si trovano di fronte a “presenze umane”
che non comprendono pienamente, con cui non riescono a
comunicare facilmente e da cui non possono attendersi un
comportamento consuetudinario e familiare.
Inimicizia competitiva: forma di antagonismo più specifica,
generata dall’esigenza personale e sociale di costruire una
propria identità che distingua ogni persona e ogni gruppo da
altre persone e gruppi
LA PSICOLOGIA DISCORSIVA
Si interessa solo delle espressioni degli atteggiamenti, concepiti
come costruzioni valutative che vengono prodotti nei contesti
dell’interazione umana
Il focus della ricerca è rappresentato dall’attività sociale del
fornire un’opinione, che è associata alla costruzione
dell’oggetto di atteggiamento e dal fornire, giustificare e
difendere una valutazione
Le variazioni di atteggiamento sono pratiche sociali, funzionali e
strategiche
GLI ATTEGGIAMENTI SONO FORME DI AZIONE SOCIALE
“IO NON SONO RAZZISTA, MA….”
Rifiuto del razzismo
Condizioni limitanti del rifiuto
Esplicitare in prima battuta l’atteggiamento non razzista rende
più facile, al locutore, giustificare e rendere accettabili le pratiche
personali e collettive del razzismo
Intervistato:
… Una famiglia nera arriva e si sistema vicino
a lei, o una famiglia indiana (…), come si
sentirebbe?
Non avrei problemi (…)
Ricercatore:
Non farebbe nessuna differenza?
Intervistato:
No, a meno che non siano veramente
rumorosi, sa, chiassosi, litigiosi, o che bevano
troppo, o…
Ricercatore:
Invece di una stereotipizzazione monolitica, offensiva e
categoriale di tutti i neri, emerge una stereotipizzazione
implicita e probabilistica che usa le stesse immagini
stereotipiche crude che caratterizzano la tradizione razzista
LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI
Themata
Insieme di “archetipi”, di idee guida presenti
entro una certa cultura. Si esprimono in forma di
coppie antinomiche radicate nella memoria
collettiva di un gruppo (Moscovici & Vignaux, 1994).
Themata di base. Rappresenta un importante
Riconoscimento nucleo tematico per le rappresentazioni che
rimandano ad un confronto con la diversità
(Markova, 1999).
Opposizione
sé-altro
La negazione del riconoscimento dell’altro
implica la sua negazione in quanto persona. Il
diverso viene simbolicamente escluso dal “noi” e
diventa “Altro”
(Jodelet, 2005).
Riconscimento (Honnet, 1996)
Giuridico. Assume il diritto
come quadro di riferimento ed
è indipendente dalle qualità
della persona in oggetto
Sociale. Corrisponde alla
stima e al rispetto che viene
accreditato all’individuo.
Ammette variazioni e fa
riferimento ai valori su cui si
fonda una società data.
Altro: rimanda ad un collettivo al quale, pur in presenza di un
riconoscimento giuridico formale, viene negato il
riconoscimento sociale
Immigrato:
Le diversità di cui è portatore vengono associate
ad un valore e uno status propri, che rimandano
sia ad una stratificazione sociale all’interno del
paese di accoglienza, sia ad un ordinamento
gerarchico tra paesi.
Alterità dall’interno: riferita a coloro che, etichettati come
diversi per caratteristiche fisiche, per i loro costumi, o per la loro
appartenenza a gruppi specifici, si distinguono entro uno stesso
insieme sociale o culturale e lì possono essere considerati
come fonte di disagio o di minaccia
ALTRO
NON
RICONOSCIUTO
Clandestino
Cultura
Extracomunitario
Diversità
Delinquente
Difficoltà
Povertà
Integrazione
Droga
Religione
Marocchino
Rispetto
Nero
Altro
Prepotente
Paese
Albanese
Legge
Violenza
Tolleranza
Spacciatore
Amicizia
Sporcizia
Nostro
Arabo
Aiutare
Disagio
Persona
Disoccupato
Dovere ALTRO
RICONOSCIUTO