Infermiere di famiglia e infermiere di “comunità”: nuovi

TITOLO
Infermiere di famiglia e infermiere di “comunità”: nuovi protagonisti della sanità
territoriale
Azienda
Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica
Dipartimento/Distretto
CECRI
Unità operativa
Nursing
Città
Roma
Indirizzo (della struttura)
Viale Giulio Cesare, 78
Referente (unico) per contatti
Alessandro Stievano, Coordinatore CECRI
Email referente
[email protected]
Nomi e qualifiche dei componenti il C. Cipolla, Prof Ordinario Sociologia, Università di Bologna
Gruppo di Progetto
A. Ardissone, Ricercatore assegnista, Università di Bologna
A. Bertolazzi, Ricercatore, Università di Macerata
S. Cedretto, Infermiere, Policlinico Università Tor Vergata
L. Lombi, Ricercatrice, Università Cattolica del Sacro Cuore
S. Marcadelli, Dottoranda di ricerca, Università Tor Vergata di Roma
P. Obbia, Presidente Associazione Infermieristica Inf. di Famiglia e Comunità
M. G. Proietti, Direttore Polo Formazione dei Ricercatori CECRI
A. Pulimeno, Direttore Polo Didattica CECRI
L. Sabatino, Dottore di Ricerca, Università Tor Vergata di Roma
B. Sena, Ricercatrice UniTelma Sapienza Roma
A. Stievano, Coordinatore CECRI
G. Rocco, Direttore CECRI
PROGETTO
Progettazione iniziata il
20/02/2014
Progettazione terminata il
Obiettivo del Progetto
Il principale obiettivo è di individuare profili di competenza e di pratica per l’infermiere di
famiglia e di comunità.
Obiettivi generali.
1. Ricostruzione dei modelli internazionali e nazionali di infermieristica di famiglia e quella di
comunità.
2. Individuazione dell’attuale presenza dell’infermieristica di famiglia e di comunità nei
sistemi sanitari regionali, attraverso la ricostruzione dei modelli organizzativi, gli ambiti di
attività, i servizi erogati, la soddisfazione dei pazienti e delle famiglie.
3. Mappatura dell’offerta formativa post-laurea a livello nazionale e ricognizione
dell’inserimento e delle condizioni lavorative degli infermieri specializzati.
4. Valutazione dell’impatto dell’Infermiere di Famiglia su un numero limitato di famiglie, in
termini di appropriatezza dell’intervento e di salute aggiunta per quei cittadini.
Obiettivi specifici.
1.1. Analisi della letteratura internazionale e nazionale e della normativa sulle figure
dell’infermiere di famiglia e di comunità.
1.2. Identificazione di due profili distinti per l’infermieristica di famiglia e di comunità,
rispetto a formazione, competenze, bisogni di assistenza, attività e impiego nei servizi
territoriali.
2.1. Ricostruzione dei modelli organizzativi dei servizi infermieristici territoriali nei casi
regionali selezionati.
2.2. Approfondimento qualitativo nei casi regionali, attraverso interviste semi-strutturate a
tre tipologie di testimoni: responsabili del servizio infermieristico e delle cure primarie
afferenti all’azienda sanitaria e ai distretti; infermieri che prestano la loro opera nei servizi
socio-sanitari distrettuali; pazienti e caregiver che usufruiscono dei servizi infermieristici
territoriali.
3.1. Individuazione e confronto fra le diverse proposte formative post-laurea attivate in
Italia negli ultimi 10 anni: durata, CFU, aree disciplinari, ecc.
Strutture coinvolte
- Dipartimento/Distretto
- Azienda
Disegno progettuale
Nel processo di riorganizzazione del sistema sanitario nazionale, che a fronte di una
riduzione di servizi ospedalieri dovrà necessariamente prevedere un potenziamento dei
servizi sanitari territoriali e delle cure primarie, l’introduzione della figura dell’infermiere di
famiglia e di comunità potrebbe costituire una soluzione efficace per garantire la continuità
assistenziale e l’integrazione socio-sanitaria.
Osservando le esperienze internazionali, l’infermieristica di famiglia e di comunità risulta già
integrata nel sistema di cure primarie (es. Canada, Australia, Stati Uniti). In Italia, le realtà
locali in cui tale figura è stata introdotta in via sperimentale evidenziano un impatto positivo
in termini di riduzione degli accessi inappropriati al Pronto Soccorso e di soddisfazione degli
assistiti.
Le aree di intervento per l’infermieristica di famiglia e di comunità che emergono dalla
ricognizione delle esperienze nazionali e internazionali sono riconducibili a tre: l’assistenza
infermieristica domiciliare rivolta al paziente post- acuto o cronico con elevati bisogni
assistenziali e al nucleo famigliare; le attività di ricerca, promosse attraverso indagini
epidemiologiche di comunità; la promozione di azioni educative e preventive, nonché
assistenziali e ambulatoriali (presa in carico leggera), rivolte al paziente cronico in buona
salute e potenzialmente estensibile a tutta la popolazione.
Pertanto, a seguito di una preparazione specifica, l’infermiere di famiglia e di comunità sarà
in grado di agire sul territorio, come facilitatore di connessione sistemica, poiché
conoscendo la mappa dei servizi sociali potrà instaurare un rapporto diretto, non solo con il
malato, ma anche con la persona sana, occupandosi delle sue necessità, e aiutandolo
insieme con la sua famiglia ad evitare rischi sanitari. L’infermieristica di famiglia e di
comunità contribuisce a facilitare le dimissioni precoci dagli ospedali, fornendo assistenza
infermieristica a domicilio.
Percorso sperimentale
1. Co-istituzione delle informazioni elementari
1.1. Elaborazione del progetto di sperimentazione del modello Family Health Nurse a partire
dalla ricostruzione dei modelli internazionali e nazionali di infermieristica di famiglia e di
comunità, attraverso l’analisi della letteratura e della normativa, finalizzata
all’individuazione di profili professionali, percorso formativo, tipo di competenze, attività
svolte, metodologia e strumenti utilizzati.
1.2. Ricostruzione dei modelli organizzativi dei servizi infermieristici territoriali in 9 casi
regionali selezionati, considerando un’Azienda sanitaria che presenta uno sviluppo avanzato
o innovativo dei servizi infermieristici territoriali e per ogni ASL le realtà distrettuali più
originali (presenza di dipartimenti, UO semplici o complesse; organizzazione distrettuale
della sanità territoriale; progetti specifici di sanità d’iniziativa, ecc.).
1.3. Approfondimento qualitativo nei casi regionali, attraverso interviste semi-strutturate
(da 10 a 15 interviste per Regione) a tre tipologie di testimoni significativi:
- responsabili del servizio infermieristico e delle cure primarie afferenti all’azienda sanitaria
e ai distretti; responsabili del Dipartimento o UO Cure primarie; responsabili dei distretti
socio-sanitari;
- infermieri che prestano la loro opera nei servizi socio-sanitari distrettuali (es. ambulatori
infermieristici; SID) e in modelli strutturali più innovativi (ospedali di comunità, nuclei cure
primarie, case della salute, UTAP, o altre tipologie di unità complesse di cure primarie);
- pazienti e caregiver che usufruiscono dei servizi infermieristici di famiglia e di comunità.
1.4. Elaborazione di un’intervista strutturata che tenga conto delle indicazioni emerse
dall’indagine qualitativa (rispetto a questioni tematiche e denominazioni/linguaggio riferibili
ai diversi contesti regionali) e svolgimento di una web survey a livello nazionale sul ruolo
dell'infermiere di famiglia.
Indicatori di processo
2.1. Analisi del contenuto delle interviste.
2.2. Trattamento statistico dei dati ottenuti dalla survey online attraverso il programma
SPSS.
2.3. Analisi dei dati sull’esperienza di Infermiere di Famiglia, al termine di 10 mesi di
sperimentazione, riguardanti:
- l’attività dell’infermiere di famiglia, con le famiglie, il MMG, il Servizio Sociale e la rete
distrettuale;
- la salute e il benessere delle famiglie;
- i costi dell’intervento e i costi evitati.
Indicatori di risultato
Indicatori di risultato:
- Numero di famiglie prese in carico dall’Infermiere di Famiglia nella sperimentazione:
numero minimo previsto: 6 famiglie + 2 case-famiglia.
- Numero di infermieri di famiglia e di comunità intervistati:
numero minimo previsto per survey online: 2000 casi;
numero minimo previsto per indagine qualitativa: 36 casi.
- Numero di responsabili del servizio infermieristico e delle cure primarie intervistati:
numero minimo previsto: 18 casi.
- Numero di pazienti e caregiver intervistati:
numero minimo previsto: 36 casi.
- Numero di convegni, seminari, eventi formativi:
numero minimo previsto: 1 convegno nazionale; 5 eventi locali (seminari, eventi formativi,
ecc.).
- Numero di pubblicazioni (articoli e volumi):
numero minimo previsto: 1 volume collettaneo; 3 articoli.
Esiti/Outcome
a. Proposta di definizione di due profili professionali (competenze, funzioni e aree di
intervento) per l’infermiere di famiglia e quello di comunità, come figure unificate per
competenze generali, ma potenzialmente distinte per funzioni. Ciò permetterà di giungere
all’individuazione di profili professionali per la pratica infermieristica
di famiglia e quella di comunità.
b. Individuazione di indicatori utili a valutare l’impatto dell’inserimento
di servizi di infermieristica di famiglia e di comunità nella sanità territoriale (es. facilitazione
dimissioni precoci dall’ospedale; diminuzione accessi impropri al PS; diminuzione delle
riammissioni in ospedale; presa in carico patologie croniche; miglioramento delle condizioni
di salute e della soddisfazione degli assistiti, ecc.)