CENTRO COSCIENZA Anno 2011/2012 La seconda stagione del Romanticismo musicale europeo Allegato n. 1- L’esperienza musicale del Romanticismo Questi allegati sono redatti esclusivamente per i frequentatori del corso e contengono i riferimenti bibliografici di particolare interesse per l’elaborazione degli argomenti trattati durante gli incontri. CARATTERI DEL ROMANTICISMO MUSICALE “I1 termine Romantic, apparso in Inghilterra già nel sec. XVII, deriva da Romance col significato di romanzo, racconto, novella, favola in cui la lingua e la cultura latina vengono sostituite dalle lingue e culture romaniche che portano in sé le espressioni fiabesche, fantastiche, pittoresche e patetiche di vaste masse popolari. Il clima storico/letterario, quindi, è quello del mondo occidentale romanizzato, e rappresenta la poetica dell’immaginazione che oltrepassa (non elude) i modelli classici. Tale movimento, risorto in Germania nella seconda metà del sec. XVIII, si estese in tutta Europa interessando la Filosofia, la Letteratura, l’Arte e la Politica. Letterati, pensatori e poeti (da Wackenroder a Goethe, da Hegel a Nietzsche, da Jean Paul Richter - 1763, 1825- a Ernst Theodor Amadeus Hoffmann- 1776, 1822-, cioè tutto il mondo culturale che continua il processo iniziato dagli Illuministi) pongono 1a musica al centro dei loro interessi speculativi e poetici: la musica come l’arte per eccellenza; arte che ha per oggetto l’Infinito, il Divino che è ne1l’uomo e nell’universo. Già il fronte protestante tedesco aveva reagito contro il primato razionale assunto dal Rinascimento; primato che venne riproposto poi anche dal Classicismo, dal Neoclassicismo arcadico e dal Neoclassicismo eroico della Rivoluzione e del1’Impero. Al movimento del fronte protestante ben presto seguì quello dello “Sturm und Drang” (1760-1785 circa) secondo il quale la ragione non può dare tutto se non è coadiuvata dal sentimento e dalla natura che sono sincerità e schiettezza. Ma è erroneo accettare la definizione di arte romantica come “arte esclusiva del sentimento”. Già Diderot (1713-1784) aveva ammonito che l’artista crea con la testa non col cuore (“Ce n’est pas son coeur, c’est sa téte qui fait tout”), stabilendo così il ruolo della razionalità nella creazione artistica, anche senza rinnegare l’emozione dei sentimenti. E se pur i diritti della fantasia e l’effusione dei sentimenti sembrano a volte rifiutare ogni elemento intellettualistico e “illuministico”, tuttavia l’opera d’arte, quando è veramente tale, mai prescinde da una certa cifra di valori razionali. Anzi, si deve proprio alla ragione il riscatto del Romanticismo da una serie di premesse vincolanti: - libertà di forma da ogni condizionamento di precetti accademici; - libertà civile, dopo che il Terrore e Napoleone avevano offeso la dignità umana; - libertà politica per gl’insorgenti spiriti nazionalistici dei Paesi assoggettati ai grandi Stati; - libertà religiosa, monopolizzata da conformismi ideologici; - libertà morale, repressa da convenzioni di costumi; - libertà estetica, limitata da precettistiche estetizzanti; - libertà sociale, vilipesa dai privilegi elitari. Insomma, il motivo base del Romanticismo è libertà. Ma dare una definizione del Romanticismo è impossibile. Se lo si considera come categoria dello spirito (romantico = sentimentale) esso è rintracciabile in tutti i tempi. Se lo si vuol considerare storicamente, sfugge ad ogni sistemazione per la molteplicità e complessità dei suoi aspetti che variano da Paese a Paese, da personalità a personalità, con un incalzare d’innumerevoli e contrastanti atteggiamenti: movimento rivoluzionario e movimento di restaurazione, esaltazione dello stato di natura ed esaltazione di processi culturali, soggettivismo e coscienza di massa, ritorno al Medioevo ed affermazione della modernità, sentimento di dolore e di sconfitta e sentimento di gioia e di vittoria, slancio istintivo e speculazione estetica, irrompere naturale della passione e pensiero responsabile, modo di sentire e modo di pensare. (……..) Per concludere si dirà che il termine Romanticismo, inteso psicologicamente, è una categoria eterna dello spirito avvolto nel suo inviolabile mistero; categoria che i Tedeschi chiamano “Sensucht” (desiderio ardente, ansia, nostalgia, brama, anelito, struggimento) ma che in realtà non è definibile perché esprime l’indefinibile: una ricerca dell’ideale che mai potrà essere raggiunto perché non si conosce; un desiderare il desiderare; il “desiderio puro” che, in quanto tale, è irrealizzabile. Se è difficile definire il Romanticismo come categoria psicologica, non meno difficile è fissarlo come categoria storica. Quando ha avuto inizio?... E’ terminato o perdura?”. Alcuni lo fanno partire dagli anni 90 del Settecento tedesco (immediatamente successivo allo “Sturm und Drang”), altri dagli anni 30 dell’Ottocento francese (con l’apparizione della “Symphonie fantastique” di Berlioz) ed altri ancora dal "Congresso di Vienna", 1814-1815, quasi che la musica fosse una sorta di storia politica o ideologica e non una realtà estetica in se stessa. Come concetto, poi, la parola romantico (sostantivo o aggettivo) ha un’illimitata polivalenza di significati. Finora si sono raccolte circa duecento definizioni del Romanticismo; e la lista è destinata ad allungarsi poiché ogni decennio ne riscopre o, almeno, ne reinterpreta motivi, reazioni ed aspetti prima neppur sospettati. Sul piano sociale il musicista romantico è un artista libero: non più organista al servizio d’una comunità di fedeli o Maestro di Cappella alle dipendenze di una società aristocratica. L’anelito del romantico è quello di evadere da ogni limite vincolante per poter affermare il proprio IO. Sul piano musicale tutti gli elementi della composizione vengono sconvolti: l’agogica e la dinamica (1’Allegro di Schumann non è più l’Allegro di Mozart; il “forte” di Beethoven non é più il “forte” di Haydn); i segni d’espressione si moltiplicano fino ad un eccesso talvolta irrealizzabile; s’inventa il timbro come realtà poetico/sentimentale/pittoresca; si dilata allo spasimo la tensione armonica; s’infrangono le simmetrie delle “forme chiuse”; insorgono strutture nuove d’ogni tipo, immediate, modellate liberamente al pathos stesso che le genera. Altra premessa ed altra attesa è il Romanticismo tipo Schubert, Mendelssohn, Brahms: nella coscienza romantica è riflessa la coscienza classica: le passioni nascono già organizzate in un’ossatura disciplinata. Dopo quanto si è detto, la conclusione è che sarebbe ozioso e sterile porre una netta contrapposizione tra il “classico” e il “romantico”. L’arte, quando è tale, sorpassa sigilli e distinzioni. La differenza reale dei due termini è data dalla più o meno accentuata esercitazione di fantasia e di sentimento cui si sottopongono tutta la materia e tutta l’anima musicale.” (……..) Rino Maione- Corso di storia della musica- Edizioni Carrara, Pagg. 352-355. \/\/\/\/\/\/\/\/\/ “La grande opera del romanticismo in musica è la dissoluzione degli schemi formali classici e la sostituzione ad essi di una forma che non conosce schemi preconcetti, ma si plasma direttamente sull’intuizione della fantasia e non si prolunga neanche per una battuta in più della reale ispirazione. Un’opera simile, naturalmente, trova le sue premesse in un radicale mutamento della poetica a cui obbediscono i musicisti, e va congiunta con una complessa rivoluzione del linguaggio musicale. Un’opera simile, quindi, non si compì di colpo, ma attraversò fasi successive, e agì prima, se così è permesso esprimersi, sul contenuto che sulla forma del1’arte. Ci fu un protoromanticismo strettamente connesso allo Sturm und Drang e consiste nella maturazione rivoluzionaria dell’illuminismo settecentesco fondato sull’ideologia psicologico/ politica dell`artista come titano in lotta contro la società, apostolo di libertà, fu in sostanza il romanticismo di Beethoven, di Schiller e del giovane Goethe, vigorosamente ottimistico, positivo, eroico. Agì sull’arte essenzialmente come bisogno crescente di libertà, intensificazione dei mezzi espressivi, arricchimento dinamico, e tuttavia non ruppe sostanzialmente quello stato di equilibrio che la musica si era venuta creando da Bach a Mozart: fu piuttosto un potenziamento e un coronamento, che un rovesciamento di quelle concezioni. L’armonia era il campo in cui si sentiva più forte il bisogno di libertà. Beethoven vi stampò un’orma vigorosa, con una spregiudicatezza che a mezzo secolo di distanza lascerà ancora perplesso un ardente romantico come Berlioz. Attorno all`uso di determinati accordi e successioni d’accordi si scateneranno vere battaglie, e va da sé che spesso le locuzioni “proibite” verranno cercate senza reale necessità, impiegate semplicemente come battagliera professione di fede. Artisti che nell’Ottocento conservarono intatta la purezza armonica e il rispetto delle regole classiche furono odiati con furore dai novatori, come simbolo d’oscurantismo retrivo (……..) E tuttavia questa battaglia dell’armonia non fu ancora che un clamoroso aspetto esteriore della rivoluzione operata dal romanticismo sulla musica. Corrispondeva a quella fase (1832) che si potrebbe chiamare il “romanticismo dei soggetti”, contrassegnata in Francia dalle grandi battaglie teatrali per il Cromwell e l’Hernani. Si trattava essenzialmente di scegliere certi argomenti piuttosto che certi altri, argomenti storici che in qualche modo riflettessero le aspirazioni dell’epoca alla libertà politica, che rivelassero all’immaginazione gli aspetti pittoreschi del Medioevo, in luogo dell’antichità classica di cui si era ormai ristucchi. Si trattava, in poesia, di scegliere certe forme, come la ballata, la romanza, anziché certe altre, come l’ode, il sonetto e l’ottava. In pittura era questione ancora, essenzialmente, di soggetti, con la voga crescente del quadro storico, dipinto poi, in realtà, con classica e razionalistica finitezza. Era insomma quel romanticismo temperato che fu proprio dei paesi latini; e che in musica si manifestò appunto nella brama di indipendenza armonica e, nell’opera, ancora una volta nella scelta dei soggetti (così si vide Rossini musicare il Guglielmo Tell, patriottico, medievale, inscenato tra foreste, laghi, montagne). Esso intaccava solamente la scorza dell’arte; ma i romantici eroi delle opere liriche (1830- 50) si esprimevano in arie tradizionali di ben calcolata fattura, e il linguaggio musicale in uso sul teatro di quel1'epoca restava sostanzialmente alquanto vecchiotto, anche se un sentimentalismo commovente a tutti i costi aveva sostituito la grazia piccante del linguaggio settecentesco. Le novità maggiori erano, insomma, nell’effetto esteriore, così come il quadro storico lo ricercava nel gesto, anziché in valori pittorici. Spettava ai romantici tedeschi spingere a fondo la rivoluzione musicale. Fu attraverso il crescente individualismo che le innovazioni armoniche e formali penetrarono al midollo dell’arte. La persona umana, divenuta il centro della speculazione filosofica, il fine delle aspirazioni politiche, l’anima d’ogni concezione del mondo, si pone come protagonista dell’arte. Questa, divenuta consapevole della propria natura espressiva, viene intesa come un linguaggio, di suoni, o di colori, o di masse e volumi, o di ritmi poetici, capace di estrinsecare con portata universale gli avvenimenti intimi dell`io, i quali diventano a tal punto materia principale dell’arte, che si produce quel caratteristico costume romantico per cui la vita viene in certo modo saccheggiata e spogliata a favore dell’arte, e a quest’ultima subordinata. L’ideale astrattamente costruttivo che un tempo presiedeva alla creazione musicale viene necessariamente abbandonato, in seguito alla crescente soggettivazionc dell’arte. Anche se mosso inconsapevolmente da un impulso dell’anima, il compositore del Settecento non si proponeva di esprimere se stesso, ma di far della musica, secondo leggi determinate ed autonome. La musica era, in certo modo, una realtà per sé stante, una meta che non s’identificava totalmente con la vita interiore del musicista. È chiaro che lo spezzamento delle forme classiche doveva essere il principale risultato della crescente penetrazione psicologico- espressiva, risultato che non fu raggiunto di colpo, ma per conquiste successive, spesso compromesse e rimesse in discussione dal prestigio che quelle forme esercitavano. Fu necessaria una radicale riforma del linguaggio musicale per renderlo aderente alla mobilità degli stati affettivi e in genere alle instabili fluttuazioni della vita dello spirito. Tutti gli elementi dinamici della musica vengono favoriti e potenziati e la statica simmetria, l’equilibrio delle relazioni tonali nel piano della sonata classica vengono rotti e gettati in un fluire incessante di modulazioni. La battaglia combattuta dal primo romanticismo per un’esteriore libertà armonica acquista un senso profondo in questa seconda fase, che mira a fare dell’armonia una fluttuazione ininterrotta degli accordi. L’uso sempre più libero della dissonanza non risolta né preparata finirà per condurre al cromatismo wagneriano, approfondito strumento di penetrazione psicologica, nella cui affannosa continuità modulativa pare che vada perduto il senso di riposo della tonalità classica. Senso di riposo che viene sentito come arbitrario, in quanto pretendeva di porre una conclusione, un taglio netto nella vita dello spirito che non conosce soste né interruzioni. Se questa disgregazione dell’armonia classica nel senso d’un’illimitata mobilità di modulazioni e d’un adeguamento della forma all’intuizione, fu la conseguenza più profonda del romanticismo sul linguaggio musicale, e forse conseguenza tale da produrre, a lungo andare, mali non minori dei benefici addotti in un primo tempo, il perfezionamento del gusto timbrico fu un altro aspetto, indubbiamente più esteriore, ma sviluppato fino a risultati di enorme importanza, della consapevole volontà espressiva prodotta dal romanticismo. La poesia dei singoli timbri strumentali fu esplorata con appassionato interesse; tanto che, esagerando, si poté ritenere che nel Settecento, Beethoven incluso, importasse essenzialmente la cosa detta, l`idea musicale nei suoi aspetti melodici, armonici e ritmici, indifferentemente esposta, poi, da questo o quello strumento; mentre nell’Ottocento, e ancor più ai nostri giorni, l’appropriatezza strumentale diventa una delle maggiori cure del compositore, e uno dei suoi mezzi espressivi più efficaci. E’ una rivincita del colore sul disegno favorita dall’affievolimento delle qualità architettoniche nel linguaggio musicale romantico. (……..) Massimo Mila- Breve storia della musica- Piccola Biblioteca Einaudi- Pagg. 206210.