UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA FACOLTÀ DI ECONOMIA Sede di Vicenza Dipartimento di Economia Aziendale Corso di Laurea in Economia del Commercio Internazionale TESI DI LAUREA Riscoperta dell’olfatto: il marketing olfattivo come variabile strategica in un negozio di vicinato Relatore Ch.ma Prof.ssa Paola Signori Laureanda Serena Bonomi VR059428 Anno Accademico 2010/11 Alla mia famiglia e Marco “Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi.” Patrick Süskind “Il profumo” INDICE I. INTRODUZIONE…………………………………………………1 1. Dal marketing tradizionale al marketing polisensoriale 1.1. Un nuovo consumatore, una nuova concezione di marketing………...5 1.1.1. Il consumo “reincantato”…………………………………7 1.2. Il marketing esperienziale, emozionale e polisensoriale…………….10 1.2.1. Verso il marketing delle esperienze e delle emozioni………...12 1.2.2. Il marketing polisensoriale……………………………….16 1.3. Cosa si intende per emozioni……………………………………..22 1.4. Un nuovo consumatore, una nuova esperienza d’acquisto………….24 1.4.1. Da point of sale a point of meeting………………………...26 1.4.2. L’atmosfera del punto vendita…………………………….28 2. Marketing olfattivo 2.1. Fisiologia dell’olfatto…………………………………………….33 2.2. Psicologia dell’olfatto 2.2.1. Le regole della psicologia olfattiva………………………..34 2.3. Il marketing olfattivo…………………………………………….34 2.3.1. Le funzioni del marketing olfattivo………………………...36 2.3.2. L’impatto di una fragranza sulla scelta del consumatore…….38 2.3.3. Modello concettuale sugli effetti della variabile olfattiva sul comportamento di clienti e dipendenti nel punto vendita…………..43 2.3.4. Difficoltà e rischi del marketing olfattivo…………………..46 2.3.5. Esempi di esperimenti e ricerche…………………………..47 3. Esperimento di marketing olfattivo in un negozio di vicinato 3.1. Presentazione del progetto………………………………………53 3.2. Metodi di rilevazione dei dati……………………………………54 3.3. Profilo dei soggetti osservati ed intervistati……………………….55 3.4. Svolgimento del progetto e analisi dei dati 3.4.1. Valutazione delle caratteristiche dell’ambientazione e dell’atmosfera del punto vendita da parte dei clienti……………..56 3.4.2. Percezione e influenza nelle risposte affettive e cognitive rispetto lo stimolo olfattivo sulla clientela………………………………57 3.4.3. Valutazione e percezione del personale di vendita rispetto lo stimolo olfattivo………………………………………………60 3.5. Confronto con l’analisi empirica effettuata all’interno del punto vendita Fila di Milano……………………………………………61 3.5.1. Confronto tra i risultati ottenuti…………………………...62 3.5.2. Considerazioni finali riguardo il confronto tra le due analisi empiriche……………………………………………………64 II. CONCLUSIONI……………………………………………….67 III. BIBLIOGRAFIA………………………………………………69 IV. ALLEGATI……………………………………………………73 I. Introduzione L’olfatto è un senso sempre attuale nel mondo della moda e della cosmetica, tuttavia non ha l’attenzione che merita, nonostante sia fondamentale per la nostra salute fisica e mentale, in quanto respirare con il naso crea la giusta pressione nelle vene della cassa toracica, permette di sentire meglio gli odori, cosa che generalmente ha un effetto benefico anche sull’umore e sulla memoria.1 L’olfatto è per molti versi misterioso in quanto si conosce ancora poco del suo funzionamento e le persone non riescono ancora a comprendere l’importanza di questo senso. Se si chiede ad una persona a quale senso sarebbe disposto a rinunciare, al primo posto c’è l’olfatto e all’ultimo la vista. Una scelta discutibile perché l’olfatto ha un ruolo importante in numerosi processi e comportamenti psicologici: è essenziale per poter gustare gli alimenti, influisce sulla vita sessuale, sulla motivazione, sulla salute e sulle sensazioni di piacere e sicurezza; inoltre l’olfatto ha la funzione importante di avvertirci nel caso di situazioni pericolose per la nostra vita.2 In questo elaborato si cerca di riscoprire l’olfatto, applicando il marketing olfattivo ad un negozio di vicinato come variabile strategica. Numerosi studi hanno evidenziato come gli odori e le essenze siano in grado di rievocare ricordi e pertanto l’olfatto sembra possedere interessanti potenzialità di applicazione nell’area del marketing. Molte realtà aziendali hanno sperimentato l’utilizzo di aromi e profumi per ottimizzare il risultato di un evento, per indurre i clienti all’acquisto o per stimolare i propri dipendenti. Gli studi sono sempre più indirizzati allo stimolo dei sensi, in quanto il consumatore odierno sembra essere profondamente cambiato. È sempre più attento alla qualità e all’estetica; è capace di destreggiarsi in una vasta offerta di prodotti valutando vantaggi e servizi connessi; è un consumatore edonista, sempre più orientato al presente e che si relaziona in modo differente ai prodotti. Il consumatore ha sempre più il desiderio di trarre piacere in ogni atto di consumo dall’intera gamma dei cinque sensi. 1 CORBIN A., “Storia sociale degli odori”, Milano, Mondadori, 1983 2 VRONN P.-VAN AMERONGEN A.-DE VRIES H., Il seduttore segreto. Psicologia dell’olfatto, Roma, Editori Riuniti, 2003 Questo fa si che molte aziende abbiano rivisto il proprio modo di fare marketing e di relazionarsi con il cliente. Cambia il modo di far shopping nel consumatore, che cerca sempre più un’esperienza emozionale, da poter condividere anche con gli altri individui. Lo shopping diventa un momento per incontrarsi, scambiar informazioni, passar il proprio tempo libero in modo differente; diventa un momento ludico pieno di emozioni e sensazioni da vivere. Il negozio diventa luogo di esperienze, nella quale le aziende vendono non semplici prodotti, ma storie ed emozioni. Il retail rivede il proprio modo di far atmosfera e crea spazi iterativi, in grado di comunicare con il cliente e le sue sensazioni. Nella prima parte dell’elaborato vengono approfonditi questi argomenti e si cerca di spiegare il passaggio dal marketing tradizionale al marketing emozionale. Nella seconda parte viene affrontato il tema del marketing olfattivo come leva principale nel processo d’acquisto del consumatore. Il capitolo tratta degli stimoli olfattivi e di come questi possano influenzare i comportamenti e le decisioni d’acquisto dei clienti. Gli studi scientifici rivolti a questo argomento non sono ancora molti, ma tutti concordano sul fatto che gli odori possano influenzare il comportamento e l’umore del consumatore. Il profumo gioca un ruolo persuasivo nel processo di percezione di un prodotto o servizio. Per questo molte aziende utilizzano aromi e fragranze per far si che la percezione di questo profumo possa indurre il consumatore ad acquistare o giudicare un prodotto in modo positivo. Purtroppo l’utilizzo di un profumo nel marketing non presenta solo vantaggi ma anche diverse difficoltà, che devono essere precedentemente considerate dalle aziende per far si che lo stimolo olfattivo possa dare risultati positivi. Il rischio infatti è quello di utilizzare profumi non adeguati al contesto, al prodotto e inoltre bisogna tener conto delle caratteristiche personali, culturali, fisiche, sociali del proprio consumatore perché queste influenzano molto la percezione di uno stimolo olfattivo. Nel terzo capitolo ed ultima parte dell’elaborato, viene presentato un progetto di sperimentazione del marketing olfattivo in un negozio di vicinato. La ricerca vuole applicare in un piccolo punto vendita di paese questo tipo di marketing e confrontare i risultati ottenuti con quelli di una ricerca empirica effettuata in un punto vendita Fila di Milano. Scopo del progetto è quello di capire come uno stimolo olfattivo possa realmente influenzare il comportamento del cliente e degli addetti alle vendite, lo scontrino medio e la percezione del tempo all’interno del negozio. Gli effetti ottenuti vengono poi confrontati con i risultati del Fila Store per capire se questo tipo di marketing possa essere applicato o meno anche in un negozio di vicinato, che presenta diverse differenze rispetto uno grande store affermato e di fama internazionale. CAPITOLO PRIMO Dal marketing tradizionale al marketing emozionale e polisensoriale 1.1 Un nuovo consumatore, una nuova concezione di marketing Per molto tempo si è creduto che le decisioni fossero il prodotto di un ragionamento cosciente e razionale, tanto che siamo arrivati ad organizzare in modo scientifico gran parte della nostra vita, escludendo le emozioni in quanto ritenute non adeguate per la determinazione delle scelte. Il marketing tradizionale ha seguito lo stesso percorso, definendo il consumatore come un soggetto razionale e guardando al mercato solo in termini economici, quantitativi e statistici. Secondo Philip Kotler “ il marketing ha le sue origini nel fatto che gli uomini hanno bisogni e desideri”3, da qui si può dedurre che il consumatore ragioni seguendo la logica bisogno-acquisto-beneficio, dove per bisogno si intende quella forza fondamentale che segnala uno stato di malessere fisico o psicologico, reale o percepito come tale dal soggetto, che induce tensione e che può essere placato o trasformato in un appropriato stato di benessere mediante l’uso di un dato bene e servizio.4 Il consumo fino ad ora era visto come funzione della produzione, o meglio linguaggio della produzione, la quale essendo al centro dell’attenzione, faceva sì che il consumatore diventasse una sua conseguenza. Il consumo non era quindi autonomo ma indotto e determinato dalla produzione e il consumatore manipolato costantemente da questa che soddisfava solo falsi bisogni.5 Negli ultimi anni però il marketing sta ripensando la propria funzione a seguito di forti cambiamenti non solo economici ma anche di carattere culturale, sociale e tecnologico. Divenuto sempre più difficile interpretare in modo razionale i vari avvenimenti che riempiono la nostra quotidianità, il marketing ha cercato di rivisitare alcuni paradigmi introducendo nuovi concetti e nuove linee guida. Alcuni dei cambiamenti riguardano concetti nuovi, quali la relazione, l’esperienza e il valore.6 3 BERNARD C., Marketing non convenzionale, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008 4 FERRARESI M., SCHMITT B., Marketing esperienziale, Milano, ,Franco Angeli, 2010 5 FABRIS G., Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Milano, Franco Angeli, 2003 6 BERNARD C., 2008, op.cit. Sviluppo e innovazione richiedono una visione allargata e una comprensione di tutti gli aspetti che compongono la rete di relazioni in cui si trova ad operare un’azienda e le persone che lo compongono.7 Per questo motivo ora il marketing dovrà tenere conto di tutti i fattori che compongono l’ambiente circostante e di tutti gli attori del mercato che influenzano direttamente o non la decisione d’acquisto del cliente. Nel sistema operano un’infinità di soggetti diversi e ciò che rende vivo il sistema sono le relazioni e l’intensità dello scambio tra le parti non solo di informazioni ma anche di emozioni. Ecco che il marketing dovrà ripensare la propria funzione in azienda e nella società all’insegna delle emozioni, in quanto siamo arrivati ad un punto in cui il mercato risulta saturo, ricco di prodotti e pubblicità. Le imprese dovranno progettare prodotti diversi, che attirino l’attenzione del consumatore, comprendendo il suo pensiero e come il prodotto possa comunicare con la sua sfera inconscia ed emotiva. Il marketing dovrà pensare innanzitutto che il consumatore non è un soggetto che compie scelte totalmente in modo razionale. Il consumatore infatti, procede all’acquisto sulla base di spinte prevalentemente emozionali.8 Il meccanismo di acquisto quindi avviene attraverso un impulso indefinito e i bisogni intesi in senso tradizionale sono messi in ombra per lasciare spazio a pulsioni di tipo emotivo. Fabris utilizza il termine “nuovo consumatore” in quanto è un soggetto in continua evoluzione, che vive nel continuo cambiamento sociale, economico e tecnologico. Il consumatore non fa scelte lineari e razionali ma si fa guidare dalle emozioni, dai stati d’animo, dall’irrazionalità.9 “Il consumo, che era stato il linguaggio delle società della produzione, si liberi del riferimento alla logica della produzione, tutto sommato limitante e insoddisfacente, e dalla preponderanza degli schemi relativi ai simboli di status e si riproponga come linguaggio di se stesso.”10Ci si allontana dalla centralità della produzione e il consumo diventa per il soggetto non più utilità e soddisfazione di un bisogno ma segni, immagini, 7 GALLUCCI F., Marketing emozionale, Milano, Egea, 2006 8 GALLUCCI F., 2006, op.cit. 9 FABRIS G., 2003, op. cit. 10 DI NALLO E., (a cura di), Il significato sociale del consumo, Bari, Laterza, 1992 comunicazione del proprio stato d’animo, dei propri valori, del proprio buon gusto e della propria capacità di scelta. Il consumatore è pervaso da continui cambiamenti del modo in cui vive, per questo diventa sempre più un soggetto flessibile, non lineare, che opera su scelte anche molto diverse tra loro. Difficile quindi per il marketing poter razionalizzare il suo comportamento e le sue scelte. Importante quindi è per la funzione del marketing saper accettare questa complessità, turbolenza e incertezza del consumatore. Significativa è la citazione di Popper per descrivere la nuova società “stiamo passando da un mondo di orologi ad un mondo delle nuvole”.11 Fatta questa premessa è importante sottolineare come la figura del consumatore sia cambiata e di come ora sia importante per il marketing dare una nuova definizione di esso. 1.1.1 Il consumo “reincantato” Il termine “reincanto” è stato usato prima dai sociologi per indicare un ritorno al magico e mistico-religioso nella società occidentale, in opposizione al “disincanto” che ha razionalizzato le nostre esistenze e indotto a misurare ogni cosa in modo utilitaristico. Ora questo termine viene utilizzato anche nel marketing per definirne il consumo, per indicare un allontanamento dalla razionalità che lo vedeva come modo per soddisfare le esigenze dei consumatori e per affermare una rivendicazione sensistica.12 Se prima era la produzione ad essere la protagonista, ora è il consumatore il vero arbitro. Il consumatore di oggi è autonomo, si è scrollato di dosso la tradizionale subordinazione nei confronti della produzione. È diventato più critico, nel senso che chiede un’effettiva relazione a chi produce, un dialogo. È più competente, lontano dal vecchio consumatore sprovveduto, in quanto sa acquisire maggiori informazioni riguardo le sue scelte di consumo ed ha sviluppato una maggior conoscenza delle diverse tipologie merceologiche. 11 FABRIS G., 2003, op. cit. 12 BERNARD C., 2008, op. cit. Richiede sempre di più da chi produce e vende, divenendo così più esigente non tanto sulla quantità ma sulla qualità dei prodotti o servizi utilizzati. Il consumatore inoltre è in grado ormai di muoversi abilmente tra le molte offerte del mercato, sapendo ben selezionare quello che fa al caso suo. La scelta inoltre non sarà mai uguale in tutte le situazioni ma comporterà cambiamenti dovuti agli stati d’animo del momento o ai valori sociali che più ritiene opportuni in quell’occasione. Ecco che il processo d’acquisto sarà orientato in senso olistico, in quanto il consumatore metterà in gioco tutte le dimensioni tangibili e non per effettuare le sue scelte.13 Per questo ultimo motivo il marketing deve porre al centro dell’attenzione le emozioni, in quanto sono loro che tessono la tela degli stati d’animo e che ci aiutano nelle scelte quotidiane. Importante sarà riuscire a parlare ai consumatori in modo diverso, abbinando contenuti razionali ad altri emozionali, declamando i pregi di un prodotto e raccontando storie che richiamino i vissuti profondi14. Rolf Jensen scrive che “il profitto sarà generato dai contenuti emotivi degli stessi prodotti. Le aziende diventeranno proprietarie di storie sui prodotti e sulle marche piuttosto che proprietarie di prodotti e saranno capaci di inserire i nuovi prodotti all’interno delle storie esistenti”.15 G. Abbate e U. Ferrero16 fanno riferimento alle ricerche neuroscientifiche per descrivere il comportamento del consumatore. Queste ricerche per anni hanno studiato l’emisfero destro del cervello e hanno dimostrato come nell’animale esistano due modalità di pensiero, una razionale, che si riferisce alla parte sinistra del cervello, e l’altra irrazionale, afferente alla parte destra, che se pur distinte interagiscono tra loro. Queste ricerche fanno sì che il marketing possa comprendere meglio le scelte del consumatore e mettere a punto una comunicazione migliore e più mirata. Il consumatore “reincantato” divenuto più autonomo e meno legato alle costrizioni esterne, tende ad avere un comportamento più individualistico, in quanto nell’acquisto cerca un benessere personale che si contrappone all’interesse collettivo. L’attenzione si 13 FABRIS G., 2003, op. cit. 14 GALLUCCI F., 2006, op. cit. 15 ROLF JENSEN, The dream society: how the coming shift from information to imagination will transform your business, New York, McGraw-Hill, 1999 16 ABBATE G., FERRERO U., Emotional assets, Milano, Finedit, 2003 sposta al perseguimento di obiettivi di benessere privato: il consumatore vuole stare bene con se stesso e si stacca dall’area del sociale e dell’individualità.17 Figura 1.1 Anni 1994-2002; l'evoluzione della popolazione italiana nell'ultimo decennio Fonte: FABRIS G., 2003, op.cit. pag.162 Maffesoli18 scrive “con termini brutali e necessariamente partigiani direi che alla polarità formata dalla morale e dalla politica si stia sostituendo un’altra polarità che si articola intorno all’edonismo e all’estetica” Negli anni Ottanta c’era stato un passaggio importante nel rapporto tra il consumatore e il consumo: dal fare dei semplici acquisti si era passati allo shopping, con un ridimensionamento del carattere razionale e che metteva in primo piano più l’aspetto emozionale. Le parole chiave diventano estetica, personalizzazione e pragmatismo.19 Il consumatore manifesta questa sua autonomia allontanandosi dagli aspetti rituali e comunitari, per cercare l’affermazione della propria potenza individuale. Nasce nel soggetto una sorta di filosofia del godimento immediato, di orientamento al carpe diem, che si esprime appunto con una forte valorizzazione dell’edonismo, del narcisismo, del polisensualismo ma anche con un atteggiamento più dialettico nei 17 FABRIS G., 2003, op. cit. 18 MAFFESOLI M., Nel vuoto delle apparenze, Milano, Garzanti, 1993 19 GALLUCCI F., 2006, op. cit. confronti della produzione. Il consumatore vuole godere giorno per giorno, avere gratificazioni immediate, perseguire stati di benessere e di felicità, rifiutando la sofferenza fisica e psichica. Questo edonismo è rivolto alla qualità e non alla quantità dei piaceri; l’appagamento non è più materialista; ora non vengono coinvolti solo le sensazioni ma anche le emozioni. Nell’edonismo moderno il ruolo dell’immaginazione e del fantasmatico prevale spesso sulla fisicità del piacere. La capacità dei prodotti di far sognare ad occhi aperti diviene una componente importante nella ricerca edonistica del consumatore. Il consumatore ha rivisto il concetto di narcisismo in quanto ha riscoperto il valore del proprio corpo come ricettore di sensazioni, che assorbe esperienze e lo porta al piacere. Il corpo ora non è più visto come fonte di divieti o funzionale a qualcosa ed il soggetto rivendica così una parte importante della condizione umana: l’amore e il rispetto per se stessi. Il corpo ora è mezzo di comunicazione anche con gli oggetti circostanti che lo aiutano ad amplificare la propria personalità, il proprio essere, aiutando l’individuo ad ottenere una conferma del proprio sé e del proprio essere vitale, per ottenere un riconoscimento pubblico, per essere amato ed accettato sia da se stesso che dagli altri. Per questo motivo vi è una rivalutazione dei sensi, per vivere al meglio il prodotto.20 Ecco che allora il marketing deve puntare esclusivamente sul rapporto psicologico e personale tra fornitore e cliente, in cui quote e numeri passano sullo sfondo. Il marketing diventa una disciplina centrata sul legame più forte che esiste tra persone, quello che le spinge a dare e prendere qualcosa. 1.2 Il marketing esperienziale, emozionale e polisensoriale Come espresso nei paragrafi precedenti, in un contesto sociale di consumo “reicantato”, il sistema impresa sta incontrando sempre più difficoltà nell’attirare l’attenzione dei consumatori e conquistarne la stima. I mercati divengono sempre più segmentati e i consumatori, sempre più esigenti ed autonomi, sempre più scettici nei confronti della comunicazione delle imprese. Per questi motivi sempre più imprese stanno ridefinendo i propri metodi, allontanandosi dagli schemi rigidi del marketing di massa. 20 FABRIS G., 2003, op. cit. Al fine di ripensare la propria disciplina, come già detto precedentemente, il marketing ha introdotto nuovi concetti quali la relazione, l’esperienza e il valore. L’approccio utilizzato fino ad ora, che vede il mercato come un target da colpire, deve essere abbandonato per lasciare spazio ad un atteggiamento meno aggressivo e più umano, che guarda più alla collaborazione con il proprio cliente. Necessario è riconoscere il ruolo delle persone, pensando a queste non più come semplici consumatori ma come individui che processano informazioni, consumano criticamente. Bisogna passare dalla conoscenza sul consumatore alla conoscenza del consumatore. I mercati così concepiti diventano conversazioni in cui dipendenti e clienti sono una parte di reti di conversazioni che avvengono liberamente, direttamente e quindi in modo umano.21 Diventato lo shopping un’esperienza edonistica, bisogna far sì che il consumatore possa testare il prodotto, intrecciare rapporti sociali con i venditori e gli altri clienti, avere forti emozioni o addirittura una iperstimolazione dei sensi. Per i produttori, doversi confrontare con questo tipo di consumatore sempre più esigente e alla ricerca di maggior piacere, significa: • Fornire più elevati standard di qualità • Aggiungere al bene quantità crescenti di servizio che seguano il consumatore prima durante e dopo l’acquisto • Creare attorno al consumo esperienze estremamente gratificanti • Rivolgersi globalmente a tutti i sensi. I prodotti e le marche devono essere sempre più carichi di significati simbolici ed esprimere valori derivanti dall’integrazione delle dimensioni funzionali, ergonomiche ed estetiche. Lo shopping, oltre che ad un’attività utile, deve essere esperienza e rito allo stesso tempo, che si consuma in luoghi che producono stimoli e informazioni. Lo scopo del marketing quindi è quello di valorizzare il contributo fondamentale delle emozioni nella costruzione della memoria di un evento. Quanto questo sarà forte e coinvolgente tanto più riuscirà a fissarsi nella memoria e contribuirà a consolidare 21 BERNARD C., 2008, op. cit. l’identità della persona, il suo senso di appartenenza a una comunità e il suo legame con i luoghi che frequenta.22 1.2.1 Verso il marketing delle esperienze e delle emozioni Partendo dal presupposto che il consumatore contemporaneo preferisca vivere immerso in esperienze di consumo anziché acquistare meri prodotti e servizi, il cosiddetto “marketing esperienziale” si propone di coinvolgere ogni singolo cliente offrendogli un’esperienza memorabile, olistica e straordinaria, che vada al di là delle aspettative del cliente stesso.23 A differenza del marketing tradizionale incentrato sul prodotto, ci si focalizza sul cliente. Sarà Bernd Schmitt, professore di International Business alla Columbia Business School, a teorizzare nel 1999 il paradigma dell’esperienza. Ciò che conta realmente nel marketing esperienziale è l’esperienza in se, quindi non il prodotto ma l’esperienza legata all’uso di quello specifico prodotto.24 A sostegno di questa tesi sono stati condotti studi empirici, che mostrano come gli annunci pubblicitari, i punti vendita e i siti web, se esperienziali, offrono impressioni più forti con una conseguente propensione all’acquisto. Il consumatore non cerca di massimizzare un profitto, ma di ottenere una gratificazione edonistica nell’ambito di un contesto sociale. Il consumo scatena emozioni e sensazioni che vanno a toccare l’ambito della ricerca identitaria del consumatore. Non si tratta più quindi di fare acquisti ma di vivere esperienze e molto spesso esperienze integrate in quanto coinvolgono tutti i sensi dell’individuo.25 Il consumatore sceglie quale prodotto acquistare in base alla differenziazione percepita tra le diverse proposte, e tanto più la differenza si basa su componenti importanti per il cliente, tanto più l’azienda riesce a generare vantaggio competitivo, con una maggiore possibilità di successo nella prospettiva futura. 22 GALLUCCI F., 2006, op. cit. 23 DEL GATTO S., Stimoli olfattivi e preferenze del consumatore: un’analisi empirica nel settore turistico, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 20-21 gennaio 2006, Venezia 24 SCMITT B., Experiential Marketing, Free Press, New York, 1999 25 BERNARD C., 2008, op.cit. L’esperienza si pone per l’azienda come una nuova categoria di offerta da porre accanto ai confort, ai prodotti e ai servizi. Per il fornitore una buona esperienza è qualcosa di indimenticabile e significativo che permette al cliente di attivare tutti i suoi sensi, che produce emozioni. Il marketing esperienziale fa leva sulle esperienze vissute dall’individuo che più che valori funzionali, possiedono valori sensoriali, emozionali, cognitivi, comportamentali e relazionali.26 Schmitt27 suddivide l’esperienza umana in cinque differenti tipologie, distinte per strutture e processi intrinseci che racchiude nella sigla SEM, ovvero Strategic Experiential Module: 1. SENSE EXPERIENCE: il primo e più basso livello di esperienza che fa appello ai sensi cercando di ottenere un impatto di tipo emozionale. L’obiettivo è quello di coinvolgere sensorialmente i clienti utilizzando il gusto, la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto. Il marketing sensoriale in questo caso cerca di aggiungere valore all’identità di marca o di prodotto e può essere usato durante tutte le fasi dell’esperienza del consumatore con il prodotto o con il servizio. 2. FEEL EXPERIENCE: fanno parte di questa categoria quelle esperienze che coinvolgono i sentimenti e le emozioni. L’obiettivo è quello di offrire esperienze affettive collegate alla marca, saper suscitare emozioni, sentimenti, stati d’animo, batticuore. Il prodotto deve essere capace di stuzzicare le emozioni del consumatore facendo ricorso ai sentimenti e alle emozioni più intime dell’individuo. 3. THINK EXPERIENCE: fa appello al pensiero attraverso la sorpresa, l’intrigo e la provocazione. Sono esperienze creative e cognitive. L’obiettivo è quello di creare stimoli ed esperienze per la mente. Si punta sulle capacità intellettive e creative del consumatore, alle sue abilità di problem solving, alla sua voglia di scoprire, capire e apprendere cose sempre nuove, al suo desiderio di essere sorpreso e provocato, alla sua propensione a riflettere, risolvere, scovare ed escogitare. 26 BERNARD C., 2008, op. cit. 27 SCMITT B., 1999, op. cit. 4. ACT EXPERIENCE: esperienze che coinvolgono la fisicità. Fanno riferimento all’individuo nel suo complesso per rendere più intensa la loro vita ed il loro stile di vita. Propongono azioni fisiche e corporee ai clienti ed invitano sempre all’azione per cambiare al meglio la loro vita. 5. RELATE EXPERIENCE: il marketing cerca di mettere in relazione l’individuo con gli altri. L’esperienza mette in relazione l’individuo in sé ideale, con gli altri individui e con altre culture. Il manager potrà costruire per i consumatori queste esperienze mediante il “comunication mix” ovvero l’insieme di tutti gli strumenti che parlano della marca, dando origine a diversi tipi di offerta. Lo strumento da utilizzare nel processo di costruzione dell’esperienza è l’Experiental Wheel, che evidenzia i collegamenti tra moduli e consiglia l’ordine di stimolazione. Figura 1.2 L’Experiential Wheel, Fonte: ZARANTONELLO L., “Il marketing esperienziale secondo Bernd Schmitt: applicazione a The Disney Store Italia, ”Micro & Macro Marketing, n.3, 2003, pag.390 Il punto di partenza è il Sense, in grado di attrarre e motivare il consumatore. Poi vi è il Feel che rende l’esperienza soddisfacente a livello personale. Il Think aggiunge una dimensione cognitiva all’offerta e l’Act implica un impegno di tipo comportamentale. Per ultimo il Relate che rende l’esperienza rilevante in un contesto più ampio. L’impresa sceglierà se utilizzare i moduli gradualmente o contemporaneamente.28 L’esperienza di consumo per essere memorabile deve essere il giusto mix tra esperienze diverse. Vediamo nella tabella qui sotto le diverse tipologie di esperienze possibili: Tabella 1.1 Tipologia delle esperienze di consumo Fonte: BERNARD C., 2008, op.cit. pag.139 L’obiettivo principale del marketing esperienziale è quello di spettacolizzare la merce e dar luogo ad un evento memorabile che impegni globalmente l’individuo nell’atto del consumo. L’attività di consumo può generare piacere e soddisfazione, ma anche delusione e lamentele, è per questo motivo che è bene comprendere ed analizzare il tipo di relazioni che si instaurano tra un prodotto, un marchio, un’azienda e coloro che si accostano ad essi. 28 ZARANTONELLO L., “Il marketing esperienziale secondo Bernd Schmitt: applicazione a The Disney Store Italia”, Micro & Macro Marketing, n.3, 2003 Come è già stato detto più volte il consumatore cerca qualità e non la quantità e per riuscire a soddisfarlo il marketing esperienziale deve saper soddisfare pienamente il consumatore dando al prodotto attributi complementari al benefit di base e utilizzando un mix di indicatori oggettivi e soggettivi della qualità. La qualità deve essere considerata sotto due profili: • Capacità del bene di suscitare emozioni: la qualità da un piano tangibile si trasla ad un piano intangibile. Un prodotto per essere percepito di qualità deve risultare ricco di emozioni e significativo per l’individuo • Generare esperienze: qualità è anche la capacità del prodotto di generare esperienze memorabili e significative collaborando con tutto l’ambiente che gira attorno ad esso, creando delle vere e proprio sceneggiature di cui il consumatore diventa protagonista.29 Fino ad ora quindi si può capire che emozioni ed esperienze sono al centro degli studi del nuovo marketing e sono al centro della nostra vita quotidiana, delle relazioni che si intessono ogni giorno, delle decisioni che si prendono in continuazione, inutile quindi sarebbe tenerle da parte nello studio del comportamento del consumatore e del mercato. 1.2.2 Il marketing polisensoriale Nel marketing emozionale le esperienze sono soprattutto di tipo sensoriale, vengono cioè coinvolti i cinque sensi ( vista, udito, tatto, gusto, olfatto ). 1. VISTA: è il senso più utilizzato. L’azienda comunica i suoi valori prima di tutto a livello visivo e grafico. Le immagini che noi vediamo non sono quelle percepite dalla retina ma un’elaborazione fatta dal nostro cervello. Sulla retina infatti il mondo esterno viene rappresentato capovolto e rimpicciolito. Gli stimoli luminosi attivano i fotorecettori retinici, innescando così un processo fotochimico e bioelettrico. La retina dell’occhio è formata da due tipi di recettori, detti fotorecettori, i coni e i bastoncelli, dalla cui iterazione derivano immagini e colori. 2. UDITO: viene stimolato attraverso la musica, spesso utilizzata nelle pubblicità o come sottofondo nei punti vendita. L’organo che ci permette di recepire i suoni è l’orecchio, diviso in tre parti. L’orecchio esterno formato dal padiglione, che gli dà la sua forma tipica. L’apertura centrale è il condotto uditivo esterno che termina con 29 FABRIS G., 2003, op. cit. il timpano. L’orecchio medio è composto da tre parti: la superficie interna del timpano, la catena degli ossicini ( martello, incudine, staffa) che trasmette le vibrazioni del timpano all’orecchio interno, la tromba di Eustachio che mette in comunicazione orecchio medio con la faringe. L’orecchio interno è fatto di una serie di cavità scavate nell’osso temporale che permette di mandare segnali al nostro cervello e di farci così sentire i suoni esterni. 3. TATTO: importante nei punti vendita dove il consumatore prima di acquistare desidera toccare la merce. La pelle è l’organo che riveste tutto l’esterno del nostro corpo e che reagisce agli stimoli esterni per mezzo di terminazioni nervose e di recettori specifici presenti in essa. I recettori tattili sono presenti maggiormente sui polpastrelli delle dita, sulla punta della lingua e sulle labbra. Ogni recettore cutaneo è destinato a una stimolazione normale ma se questa diventa molto forte, tutti i recettori possono trasmettere anche altre sensibilità come quella dolorifica. Gli stimoli, attraverso fibre nervose, vengono portati al cervello. 4. GUSTO: viene sempre più messo in rilievo negli ultimi anni, basti pensare alle cosiddette “settimane del gusto”. La mucosa della lingua è la sede principale dei recettori gustativi, il cui numero si riduce progressivamente con l’età. I recettori gustativi sono collegati a fibre nervose dette fibre afferenti, collegate al sistema nervoso centrale tramite alcuni nervi. I recettori sono sensibili oltre che alle variazioni termiche di materiale solido o liquido, anche ai diversi sapori base: sulla punta della lingua viene individuato il sapore dolce; i margini laterali della lingua identificano i sapori salati e acidi: il sapore amaro viene individuato dai recettori situati nella parte posteriore del dorso della lingua. 5. OLFATTO: senso meno sfruttato anche se è da considerarsi la nuova frontiera del marketing. L’olfatto infatti può creare legami profondi tra brand e consumatore rimandando alla sessualità, ricordi ed emozioni. L’organo principale è la mucosa olfattiva che si trova sulla superficie alta delle due fosse nasali. Nella mucosa si trovano i recettori il cui numero è altissimo ma non ben precisato nell’uomo, che con le loro fibre formano il nervo olfattivo e trasmettono gli stimoli olfattivi al cervello. Le cellule olfattive vengono stimolate dal contatto con le molecole odorose, quindi l’olfatto ci consente di percepire solo sostanze volatili, cioè quelle che si disperdono nell’aria. L’olfatto ha una funzione anche di difesa, infatti gli odori sgradevoli sono elaborati dal cervello come segnali di possibile pericolo.30 Il marketing olfattivo verrà trattato nel secondo capitolo. Non si può quindi non menzionare il marketing polisensoriale che si basa sulla constatazione che le sensazioni irrazionali che accompagnano il processo d’acquisto dipendano molto dagli stimoli sensoriali indotti nel consumatore al momento della decisione. La nuova concezione che l’individuo dà al proprio corpo, il suo edonismo e narcisismo, hanno generato il recupero di aspetti della fisicità che erano stati persi e che ora divengono importanti per capire il consumo. Sta cambiando infatti il modo di rapportarsi fisicamente ai prodotti, di percepirne le caratteristiche oggettive, strutturali, di valutarne la qualità. Se un tempo la percezione è sempre stata attribuita ad un solo senso per prodotto (ad esempio il gusto per il cibo, la vista per un abito, e così via ), ora ci si avvicina sempre più ad una cultura che sembra mobilitare tutti i sensi per la percezione e valutazione dei prodotti, allontanandosi anche dalla subordinazione dei sensi al giudizio razionale. Figura 1.3 Bisogna diffidare dei nostri sensi perchè ingannano, Fonte: FABRIS G., 2003, op. cit., pag.193 30 MIANI A., TONIELLI M., VIRARDI G., Il marketing dei sensi. Cinque sensi per vendere e comprare, Milano, Lupetti, 2008 L’emergere di questo tipo di marketing nasce come antitesi della vecchia repressione dei sensi legata alla repressione del corpo. Vi è stato un progressivo declino della concezione negativa del corpo e l’attenuarsi delle dinamiche di autocolpevolizzazione rispetto al piacere dei sensi. L’uomo ha riscoperto i suoi sensi ed è intento a rieducarli. La mobilitazione dei sensi si sviluppa con la valorizzazione dei sentimenti e l’irrompere delle emozioni nella cultura e nel mercato.31 Compito della comunicazione polisensoriale è quello di estendere i propri contenuti e le proprie capacità espressive oltre il visivo l’uditivo, finora i due sensi più utilizzati, ottenendo così due vantaggi: dotare il prodotto di un’identità più forte e coinvolgere maggiormente il consumatore sia sul piano cognitivo che su quello passionale.32 La comunicazione polisensoriale mira ad emozionare il pubblico stimolandone tutti i sensi. Si provi a pensare di trovare una persona sconosciuta sull’autobus ed immaginare il verificarsi delle seguenti situazioni: • La persona indossa un abito giallo e vi guarda • La persona indossa un abito giallo, vi guarda, vi accarezza il viso • La persona indossa un abito giallo, vi guarda, vi accarezza il viso e vi sussurra che siete speciali • La persona indossa un abito giallo, vi guarda, vi accarezza il viso, vi sussurra che siete speciali, mentre respirate il suo profumo • La persona indossa un abito giallo, vi guarda, vi accarezza il viso, vi sussurra che siete speciali. Mentre respirate il suo profumo, avvicina una fragola alla vostra bocca e ve la fa assaggiare. Questo è un esempio di una situazione che si sviluppa progressivamente in maniera polisensoriale ed evidente è la differenza tra una comunicazione che coinvolge solo la vista ad una in cui vengono coinvolti tutti i sensi quasi contemporaneamente. Comunicare attraverso i sensi significa per i marketers arrivare al cuore delle persone. Con questo approccio vengono accostate al prodotto delle tecniche che permettono il coinvolgimento psicofisico del consumatore, tale da indurlo a collegare quel 31 FABRIS G., 2003, OP. CIT. 32 www.mymarketing.it, Marketing emozionale e marketing polisensoriale , 18/01/2010 determinato prodotto con percezioni piacevoli e durature nel tempo. Queste tecniche fanno leva sull’apparato sensoriale coinvolgendo tutti i sensi. 33 Figura 1.4 Meccanismo di risposta agli stimoli Fonte: MIANI ALESSANDRO-MARIALUISA TONIELLI-GIANFRANCO VIRARDI, Il marketing dei sensi. Cinque sensi per vendere e comprare, Milano, Lupetti, 2008, pag.33 La comunicazione polisensoriale può utilizzare anche linguaggi di tipo sinestetico, mettendo in relazione due o più sistemi sensoriali ( ad esempio l’espressione “vino vellutato” assegna una qualità tattile ad un oggetto percepibile attraverso il gusto ). Nel saggio “Dal sincretico al sinestesico: le metafore del sensibile”, l’autrice G. Ceriani sostiene che l’utilizzo di sinestesie la pubblicità riesce creare una relazione più vicina ed intima col ricevente e a catturare il consenso, abbassando la soglia cognitiva responsabile del giudizio in favore di quella affettiva e sensoriale e moltiplicando i percorsi cognitivi, relativi ai sensi chiamati in causa.34 33 MIANI A., TONIELLI M., VIRARDI G., 2008, op. cit. 34 CERIANI G., “Dal sincretico al sinestesico: le metafore del sensibile”, in GRANDI R., ( a cura di ), Semiotica al marketing. Le tendenze della ricerca nel marketing, nel consumo, nella pubblicità, Milano, Franco Angeli, 1997 Importante è utilizzare questi linguaggi sinestetici in modo coerente e armonioso in modo che la comunicazione risulti meno invasiva e più discreta, e sappia interpretare i desideri più intimi. Negli ultimi anni sono state utilizzate tecniche non verbali come il biofeedback e l’eyetracking per poter misurare le prestazione del marketing emozionale. Le neuroscienze e gli studi sul campo dicono che le informazioni che entrano nel nostro cervello sono elaborate da molte funzioni cerebrali, facendo interagire diverse aree del cervello stesso. Uno dei punti chiave del marketing emozionale è che lo stimolo guida la decisione del consumatore e non viceversa, in quanto il consumatore possiede già gran parte delle informazioni e delle esperienze legate al prodotto archiviate nella sua memoria a lungo termine. La decisione d’acquisto è il risultato di un complesso di stimolazioni che fanno riferimento a tutte le componenti presenti nel luogo dello shopping. Nei cinque secondi prima della decisione il consumatore passa in rassegna tutto: packaging, brand, esperienze passate, pubblicità, possibili utilizzi e così via. Terminata la fase d’acquisto, il cervello si organizza in vista del prossimo acquisto. Tutto quindi risulta fondamentale, in quanto la mole di informazioni raccolta dal consumatore in quei pochi secondi è davvero grande e il cervello l’acquisisce anche se inconsciamente. Il marketing polisensoriale quindi è importante perché ha il compito di rafforzare l’attrattiva dei punti vendita, di ottimizzare il benessere e la comodità del consumatore lavorando sull’inserimento dei prodotti e sull’atmosfera. In effetti, un cliente più si sente a suo agio in un luogo più perde la percezione del tempo aumentando la permanenza nel luogo e la possibilità di effettuare maggiori acquisti,35 ma di questo tratteremo più tardi. 35 GALLUCCI F., 2006, op.cit. 1.3 Cosa si intende per emozioni Prima di trattare l’argomento dei luoghi delle esperienze e dell’atmosfera dei punti vendita è importante dare una definizione e spiegare cosa sono le emozioni e come incidono sulle nostre vite, sulle nostre decisioni quotidiane e sulle relazioni che ogni giorno intessiamo. I primi dizionari europei del XVII e XVIII secolo davano una definizione differente rispetto a quella attuale, associando la parola emozione a quella latina emovere (muoversi da). Nel vocabolario italiano la parola emozione entra nei primi anni del Settecento come adattamento alla parola francese émotion, che derivava dal latino emotio (smuovere, commuovere). Questa parola, tanto usata oggi, era stata censurata dai puristi della lingua fino all’inizio del Novecento, in quanto non aveva significati adatti a rappresentare né i movimenti dell’anima, che erano considerati leggeri e di natura angelica, né i sentimenti comuni, perché non ancora associati ai moti dell’animo. La parola emozione e l’emozionarsi cominciarono a diventare parte della lingua italiana alla fine degli anni Sessanta con i primi raduni rock, con l’entrata nel mercato di macchine sempre più veloci, con i primi prodotti di design per la casa, con l’affermarsi della moda made in Italy. È proprio in questo periodo di grandi cambiamenti, in cui anche il corpo diventa protagonista, modo per esprimere se stessi, che la parola emozione inizia a prendere significato. Venne riconosciuto in questi anni l’esistenza di un collegamento tra un turbamento e uno stato di commozione ( parole che prima venivano utilizzate al posto di emozione ). Difficile dare una vera definizione alle emozioni, perché sono un insieme complesso di iterazioni che agiscono su molti piani della nostra percezione e contribuiscono a dare importanza e profondità alle esperienze. L’emozione può essere definita anche come la catena di eventi che si innesca tra uno stimolo scatenante e l’esecuzione di un certo comportamento di risposta. Per questo vi sono tre tipi di risposta con cui l’emozione si manifesta: il primo è psicologico, il secondo comportamentale e il terzo fisiologico. Nessuno dei tre prevale sull’altro anzi interagiscono tra loro nonostante siano indipendenti.36 36 GALLUCCI F., 2006, op.cit. Il primo sistema di risposta cioè quello psicologico, comprende i racconti dell’esperienza soggettiva come l’aver provato gioia in una data situazione; il secondo sistema di risposta riguarda le manifestazioni fisiche e motorie che l’emozione è in grado di suscitare come l’espressione facciale o la postura; il terzo sistema di risposta corrisponde a modifiche fisiche come l’aumento della sudorazione, della frequenza cardiaca o della respirazione.37 Robert Plutchik, professore all’Università del Minnesota, nel 1980 ha classificato le emozioni in otto primarie, innate e universali, la cui combinazione dà origine a emozioni secondarie o complesse. Già nel 1896 W. Wundt38 aveva sottolineato la polarità delle emozioni attraverso un modello che considerava le emozioni non come innate e universali ma come rappresentazioni e interpretazioni di situazioni dipendenti da ciascun individuo in base alle proprie esperienze. Le emozioni agiscono su di noi sin dalla tenera età con effetti di cui noi tutti siamo consapevoli, ma che comunque non riusciamo a descrivere correttamente e concretamente. Agiscono, influenzano ed organizzano il nostro comportamento, il nostro pensiero cognitivo e suscitano desideri, quindi è riduttivo e ingiustificato ritenere che la decisione razionale sia completamente estranea all’influenza delle emozioni. Le emozioni, attraverso stimoli e informazioni, veicolati attraverso i nostri sensi, possono dar luogo ad esperienze che si fissano nella memoria e contribuiscono così a rafforzare la nostra identità. 39 Goleman nel libro Intelligenza emotiva scrive: “Le emozioni hanno un’importanza straordinaria nella vita umana; sono il motore e la ragione primaria del nostro comportamento, la bussola ultima che ci guida nelle scelte fondamentali, il termometro di quanto siamo felici di ciò che ci circonda e di come stiamo affrontando l’esistenza”.40 37 MIANI A., TONIELLI M., VIRARDI G., 2008, op. cit. 38 WUNDT W., Grundriss der Psychologie, W. Engelmann, 1896 39 40 GALLUCCI F., 2006, op. cit. GOLEMAN G., Intelligenza emotiva, Milano, RCS Libri, 1987 Dopo diversi studi i neuroscienziati concordano sul fatto che solo il 5% della nostra attività è cognitiva e che il restante 95% dipende dall’attività cerebrale che va aldilà della nostra coscienza. Come detto poco fa, le emozioni sono in grado di influenzare la memoria: consentono di ricordare più facilmente un evento, distorcere un ricordo o rimuoverlo del tutto. Le emozioni agiscono in ogni fase del processo della memoria, dalla percezione dell’evento al recupero dell’informazione. Importante diventa lo stato emotivo nel momento in cui si fissa il ricordo. La memoria migliora quando l’umore al momento del ricordo è uguale a quello caratterizzante la fase di apprendimento. Se l’apprendimento di un concetto avviene in un clima positivo, giocoso, le probabilità che venga trasferito nella memoria a lungo termine sono elevate. Il marketing dovrà capire come il consumatore apprende, come reagisce agli stimoli, come ricorda e come sente il mondo circostante per comprendere le sue emozioni e far breccia nella sua mente.41 1.4 Un nuovo consumatore, una nuova esperienza d’acquisto Negli ultimi dieci anni il modo di fare e concepire lo shopping è cambiato notevolmente, in parte perché si è sviluppato un nuovo concetto di negozio, ma soprattutto perché il momento degli acquisti ha assunto connotati emozionali più forti rispetto il passato. Data la riduzione del potere d’acquisto, l’aumento dell’incertezza riguardo il futuro e l’aumento della quantità di informazioni di natura commerciale e non, negli anni Novanta gli atteggiamenti dei consumatori sono cambiati. Il prodotto non è più una certezza e nemmeno il motivo dell’acquisto, infatti il consumatore cerca maggiore certezza da parte del brand e nuove esperienze alla visita dei punti vendita.42 L’interesse per l’evasione, la richiesta di entertainement e di ludico, hanno generato nel consumatore la richiesta di un ampliamento del consumo nell’area di esperienze globali. 41 GALLUCCI F., 2006, op. cit. 42 GALLUCCI F.,2006, op.cit. Se un tempo era sufficiente fabbricare buoni prodotti, ora è necessario creare attorno ai prodotti una quantità crescente di servizi che possano soddisfare al meglio il cliente. Il consumatore è sempre più interessato a considerare in termini di spettacolo i prodotti che consuma.43 Lo shopping è oggi uno dei rari divertimenti cittadini non a pagamento tanto che sempre più persone trovano piacevole vagare per gli spazi commerciali.44 Diventando sempre più importante l’esperienza vissuta all’interno di un determinato luogo e loro capacità di render felici gli individui, i nuovi luoghi di consumo dovranno essere in grado di consentire un’esperienza sorprendente e spettacolare.45 Ora beni e servizi non bastano più, bisogna produrre esperienze che si originano con gli atti di acquisto o di consumo. Quando un consumatore acquista un servizio, compra una serie di attività intangibili che vengono svolte da terzi per conto suo, ma quando compra un’esperienza, paga per poter trascorrere del tempo gustandosi eventi messi in scena come in una rappresentazione teatrale, che l’impresa utilizza per coinvolgerlo a livello personale.46 L’esperienza può svolgersi secondo quattro principali dimensioni: • Partecipazione passiva, il consumatore assiste ad un evento ma non influisce in modo diretto su questo • Partecipazione attiva, vi è un diretto coinvolgimento del consumatore • Assorbimento • Immersione, in cui il coinvolgimento è totale È nel punto vendita che spesso si generano le esperienze, quindi anche il modo di concepire un negozio è differente. Viene sempre più spesso utilizzato il termine di Retailtainement, in quanto il punto vendita viene utilizzato come fosse un teatro nel quale il consumatore è il protagonista e dove ha la possibilità di acquistare brani dell’atmosfera e fare tesoro di esperienze.47 43 FABRIS G., 2003, op. cit 44 DEL GATTO S., 2006, op.cit. 45 CODELUPPI V., Lo spettacolo delle merci, Milano, Studi Bompiani, 2000 46 PINE J. B. – GILMORE J. H., L’economia delle esperienze, Milano, Etas, 2000 47 FABRIS G., Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Milano, Franco Angeli, 2003 Il punto vendita diventa un palcoscenico con la creazione di una particolare atmosfera o tematizzando il negozio, attirando così il consumatore rendendogli piacevole la visita. Il personale di vendita reciterà un ruolo e lo spazio di vendita assumerà un significato nuovo legato ad elementi propri dello spettacolo e dell’intrattenimento, diventerà un teatro che offre sensazioni e suscita emozioni.48 1.4.1 Da point of sale a point of meeting Il momento dell’acquisto non è più considerato come una semplice selezione ed acquisizione di beni e servizi, per questo motivo vengono proposte atmosfere e ambientazioni coinvolgenti che spingono il consumatore non solo genericamente all’acquisto, ma a passare più tempo nel punto vendita.49 Sarà proprio in questi luoghi che i consumatori si daranno appuntamento per scambiare informazioni, socializzare ed effettuare acquisti in aree di permanenza, apprendimento e della memoria. Il cliente, stanco di essere passivo, vuole essere il vero protagonista delle proprie scelte di consumo e in questi luoghi trova spazi a libero servizio o a vendita assistita ad alto coinvolgimento emozionale. I point of meeting sono spazi da vivere e da sperimentare, trasformandosi in luogo di incontri e di spettacolo, in cui il consumatore non cerca tanto l’acquisto ma una propria identità sociale e culturale. A differenza dei tradizionali point of sale, gestito con logiche puramente industriali e finanziarie miranti al risultato economico, i point of meeting assegnano un ruolo centrale al consumatore cercando una molteplicità di stimoli che possano aumentare il tempo di permanenza del cliente all’interno dei luoghi d’acquisto.50 Per far si che lo shopping diventi esperienziale, le imprese commerciali utilizzano sempre più stimoli sensoriali che impattano sulla sfera emotiva degli acquirenti e del personale di vendita , in modo che le relazioni siano più intime, solide e durature. Per questo motivo l’atmosfera del punto vendita diventa sempre più oggetto di studio, perché ormai imprese commerciali e servizi hanno acquisito la consapevolezza che 48 VESCOVI T.-CHECCHINATO F., “Luoghi d’esperienza e strategie competitive nel dettaglio”, Micro & Macro Marketing, n.3, 2004 49 DEL GATTO S., 2006, op.cit. 50 GALLUCCI F., Marketing emozionale,Milano, Egea, 2006 l’ambientazione condiziona vendite, valutazione dei prodotti e soddisfazione del consumatore.51 Si cerca di curare e armonizzare gli spazi e le strutture attraverso la scelta di determinati materiali, colori, luci, profumi. Tutto concorre per trasformare l’acquisto in un’azione appagante oltre che a livello economico anche a livello psichico. Il punto vendita può assumere così diversi connotati: può essere visto come luogo di approvvigionamento, spazio di permanenza, di socializzazione, contenitore esperienziale o stimolatore di emozioni. Esempio di questo tipo di punto vendita sono i concept store, negozi fondati su un’idea, ambienti in grado di emozionare i consumatori. Vengono progettati secondo i principi di comunicazione polisensoriale, coinvolgendo i consumatori a sperimentare i propri sensi. Il negozio non è più un luogo d’esposizione e di vendita, ma diventa un vero punto d’incontro tra prodotto, azienda e consumatore. Il concept store nasce in America negli anni Ottanta, quando le grandi aziende inaugurano i primi negozi a tema. Nel concept store si possono combinare situazioni diverse, mixando gli stili, i prodotti e le categorie merceologiche, i servizi, gli eventi. Attraverso luci, profumi, musiche e sapori si stimolano tutti i sensi. Nel negozio tradizionale solitamente ciò che influenza il cliente sono il prezzo, l’esposizione, l’assortimento e la posizione geografica, invece ora ciò che conta è l’atmosfera e l’esperienza che il consumatore può fare insieme al suo acquisto. Il nuovo negozio diventa come uno spot pubblicitario: una messa in scena del prodotto.52 51 DEL GATTO S., L’atmosfera del punto vendita quale strumento di differenziazione dell’insegna: una verifica empirica degli effetti della variabile olfattiva, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 28-29 novembre 2002, Venezia 52 MIANI A., TONIELLI M., VIRARDI G., 2008, op. cit. Figura 1.5 Fattori determinanti per il consumatore nei due tipi di negozio Fonte: MIANI ALESSANDRO-MARIALUISA TONIELLI-GIANFRANCO VIRARDI., 2008,op. cit., pag.51 1.4.2 L’atmosfera del punto vendita Kotler53 è stato uno dei primi studiosi di management distributivo a sottolineare l’importanza dei fattori ambientali e dell’atmosfera sulle performance dei luoghi di consumo. L’atmosfera è composta da tutti gli elementi fisici e non, che possono essere controllati al fine di influenzare i comportamenti sia dei consumatori che dei dipendenti. Questi elementi sono molteplici ed includono anche gli stimoli sensoriali d’ambiente come la musica, gli odori, i colori, le luci, l’architettura gli elementi artificiali. La tavola seguente racchiude l’insieme dei fattori che caratterizzano l’atmosfera di un punto vendita. 53 KOTLER P., Atmospherics as a marketing tool, Journal of retailing, vol.49, Winter, pp48-64, 1973 Tabella 1.2 I fattori che caratterizzano l'atmosfera di un punto vendita Fattori tattili • Materiali utilizzati ( es. parquet, legno, vetro, etc. ) • La temperatura del negozio, il tasso di umidità dell’aria Fattori sonori • La musica d’ambiente • I rumori generati nel punto vendita Fattori • Le degustazioni di prodotto proposte sul luogo di vendita gustativi • I prodotti proposti nei bar e ristoranti integrati nel punto vendita Fattori olfattivi • Gli odori artificiali • Gli odori naturali diffusi sul luogo di vendita Fattori visivi • I colori dell’arredamento • Le luci utilizzate ( nei reparti e nelle cabine prova ) • I materiali utilizzati • L’architettura interna • La disposizione degli articoli Fattori sociali • I contatti tra clienti e personale di vendita • La densità dei clienti Fonte;DEL GATTO S., 2005, op.cit. La psicologia ambientale ha cercato di modellizzare, grazie agli studi condotti da Albert Mehrabian e James A. Russel54, l’influenza dell’atmosfera sulle relazioni dei clienti cercando di spiegare la relazione esistente tra i fattori d’ambiente e il comportamento degli individui.55 Il loro schema, noto come PAD (pleasure – arousal – dominance ), considera in particolare la relazione tra gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, la struttura affettiva degli individui e il comportamento conseguente 54 RUSSEL J. A., MEHRABIAN A., Approach-avoidance and affiliation as functions of the emotion- eliciting quality of an environment, Environment and Behavior, vol.10, pp.355-87, 1978 55 DEL GATTO S., 2005, op. cit. Figura 1.6 Modello di Mehrabian e Russel (1974) Stimoli ambientali Stati emozionali Risposte comportamentali • Pleasure • Approach • Arousal • Avoidance • Dominance Fonte: DEL GATTO S., 2005, op. cit Gli stimoli che arrivano all’individuo sono considerati come variabili di input, rintracciabili all’interno del punto vendita e possono essere a seconda dello spazio commerciale, l’assortimento, le luci, il servizio informativo e così via. Queste vengono rielaborate dal cervello e danno origine ad una esperienza. Le variabili di output possono essere quantificate per esempio nell’analisi del carrello e dell’entità della spesa. Ciò che è difficile studiare con questo modello è la rielaborazione degli input all’interno della black box del nostro cervello. Difficile interpretare le emozioni che danno origine gli input. Le risposte possono essere solamente concretizzate in atteggiamenti positivi ( approach ) o negativi ( avoidance ). 56 Una prima applicazione di questo modello è stata effettuata da Rossiter nel 1990, il quale ha proposto un modello che collega le caratteristiche del punto vendita con le emozioni suscitate a livello individuale e con la risposta comportamentale. Egli dimostra come gli stati emotivi influenzino in modo non trascurabile il comportamento. Sempre Rossiter ha evidenziato l’esistenza di una relazione positiva tra il grado di piacevolezza dell’atmosfera del punto vendita (pleasure), il tempo trascorso all’interno di esso e l’ammontare della spesa. Inoltre ha rilevato che l’eccitazione (arousal) svolge un effetto amplificativo della piacevolezza, influenzando quindi positivamente il tempo 56 GALLUCCI F., 2006, op. cit. e il livello di spesa in presenza di un ambiente piacevole ed esercitando invece l’effetto opposto in caso di ambiente percepito negativamente.57 Successivamente numerose ricerche sono state condotte al fine di dimostrare l’esistenza di una correlazione positiva tra ambiente di vendita e performance del punto vendita. Alcune ricerche sono state condotte per verificare l’effetto di singoli elementi dell’ambiente sul comportamento dei consumatori nel punto vendita. Sono stati valutati ad esempio gli effetti che la musica può avere sulla percezione del tempo passato all’interno del negozio, del prodotto, sulla spesa complessiva. Una musica lenta e a volumi bassi, per esempio, crea un senso di rilassamento nel consumatore che si trattiene così più a lungo nel punto vendita aumentando le possibilità d’acquisto. Altri studi hanno verificato gli effetti degli odori sulle reazioni dei consumatori e di questo tratteremo nel secondo capitolo. Gli studi sugli effetti complessivi dell’ambiente sul comportamento dei clienti, possono distinguersi in: • Non-model based, che analizzano l’impatto dell’atmosfera sugli stati emozionali o su comportamenti senza basarsi su modelli specifici di riferimento • Model-based, che analizzano l’influenza complessiva dell’ambiente di vendita sul comportamento d’acquisto utilizzando l’approccio Mehrabian e Russel.58 Compreso che la sfera emozionale della relazione tra consumatore e ambiente è diventata la chiave del successo competitivo, i retailer dovranno tener conto dei seguenti fattori nel restyling: • Capacità di coinvolgere il cliente in un’esperienza memorabile • Innovazione nell’architettura • Uso della tecnologia per gestire e interagire con il cliente • Sviluppo ed evoluzione dell’assortimento • Miglioramento dell’interazione con il prodotto e tra le persone • Capacità di raccontare una storia al consumatore che li visita.59 57 VERALDI G., “Applicazioni di marketing esperienziale nella vendita di prodotti ottici”, Micro & Macro Marketing, n.3, 2007 58 DEL GATTO S., 2005, op. cit 59 GALLUCCI F., 2006, op. cit. Nel prossimo capitolo cercheremo di capire come gli stimoli olfattivi possano influenzare i comportamenti dei consumatori e del personale di vendita e se esista veramente una relazione positiva tra questi. CAPITOLO SECONDO Marketing olfattivo 2.1 Fisiologia dell’olfatto Gli odori che sentiamo sono prodotti dalle molecole volatili che vengono a contatto con la mucosa olfattiva. La mucosa olfattiva umana è meno sviluppata rispetto a quella animale, in un cane, ad esempio, la sua estensione è circa quindici volte superiore. Le molecole odorose arrivano a contatto della mucosa olfattiva attraverso l’inalazione dell’aria che viene scaldata ed umidificata nelle narici. Un’altra via che conduce l’aria alla mucosa olfattiva è quella retronasale. La bocca è collegata alle narici quindi le molecole odorose liberate dagli alimenti nella masticazione risalgono le cavità nasali stimolando così le cellule olfattive. Queste percezioni però vengono distinte dai profumi e prendono nome di aromi. Gli odori non vengono percepiti solo grazie agli organi olfattivi e gustativi ma anche attraverso il nervo trigemino, principale responsabile delle sensazioni del viso e che nei mammiferi reagisce anche a determinate sostanze chimiche, comprese le molecole odorifere. Il nervo trigemino ha tre canali principali che raggiungono il viso all’altezza delle orecchie, con diramazioni che arrivano alla fronte, alle guance, al naso, alla bocca e al mento. Nelle cavità del naso e della bocca il nervo si dirama in tante terminazioni che percepiscono il dolore, il calore e l’irritazione che provocano alcune sostanze odoranti. Il sistema olfattivo interagisce con il nervo trigemino nella percezione di molte sostanze. Il nervo si attiva in presenza di alte concentrazioni di odori cosiddetti pericolosi. Il nervo trigemino è sensibile alla dipendenza nel senso che certe sostanze da avverse possono divenire predilette. Questo fenomeno non è chiaro dal un punto di vista neurofisiologico ma è molto diffuso nel mondo animale. Nel settore alimentare per esempio risulta molto importante questa valutazione da parte del nervo degli odori in quanto permette all’industria di produrre prodotti irresistibili.60 60 MIANI A., TONIELLI M., VIRARDI G., 2008, op. cit. 2.2 Psicologia dell’olfatto 2.2.1 Le regole della psicologia olfattiva Esiste un vero e proprio alfabeto degli odori che permette di riconoscere il linguaggio della comunicazione olfattiva e l’effetto psicologico degli odori dipende dal loro effetto sul sistema nervoso e dalle memorie a cui sono associati. L’effetto psicologico di un profumo dipende soprattutto dal contesto in cui viene utilizzato. Il profumo che indossa la donna amata non avrà lo stesso effetto se lo stesso profumo viene sentito al bar nella tazza da caffè. La scelta delle fragranze di una scenografia olfattiva dipenderà inoltre dal tipo di pubblico e dalle sua aspettative. Se utilizziamo profumi rilassanti in un concerto rock sarebbe un errore, perché il pubblico si aspetterà odori forti, tonici, violenti. Importante è anche l’intensità dell’odore e l’errore più grave è quello di somministrarne una dosa eccessiva. Spesso la piacevolezza di un odore varia inversamente alla sua intensità. Un concerto di profumi deve iniziare con diluizioni tali che le fragranze si devono indovinare, che il naso deve ricercare ed esplorare per rassicurarsi, prima di aprirsi al crescendo.61 2.3 Il marketing olfattivo L’uomo pur essendo dotato di una molteplicità di sensi, attraverso i quali può relazionarsi al mondo e trarne piacere, ha finito per utilizzare soltanto alcuni di questi e le ragioni che hanno originato il predominio dell’udito e della vista sono svariate. Da un punto di vista filosofico udito e vista hanno un ruolo guida in quanto sono considerate più evolute dal punto di vista fisiologico e funzionale rispetto gli altri sensi. Dal XVII secolo la vista raggiunge la supremazia soprattutto per l’affermarsi di un certo indirizzo filosofico assunto dai protagonisti della ricerca scientifica. Galilei, Boyle, Newton erano sostenevano che le uniche proprietà del corpo oggettive fossero l’estensione e il movimento, mentre le qualità percepite attraverso gli altri sensi sono soggettive. In campo psicoanalitico vista ed udito prevaricano sull’olfatto in quanto questo senso è indicatore del modo in cui l’uomo tratta la propria naturalità quando progredisce in 61 DEL GATTO S., 2006, op. cit. civiltà. Man mano che l’uomo passa allo stato selvaggio, e quindi allo stato civilizzato, l’olfatto perde la propria forza.62 Dal punto di vista sociologico, l’olfatto perde importanza a partire dal XVIII secolo, quando fu condotta una vera e propria battaglia contro gli odori che ha portato ad un vero silenzio olfattivo. L’intolleranza verso gli odori è dovuta all’affermazione della classe borghese, cultura urbana lontana dalla zone malsane del povero, che riteneva il corpo disincantato, puro e che legava ai profumi solo l’immagine degli odori sgradevoli degli ospedali o delle prigioni, causa prima delle epidemie. Inoltre anche l’inquinamento ambientale ha portato ad un ottundimento dell’olfatto, che ha alterato tutti quegli odori che giungevano naturalmente agli individui. Tutte queste ragioni hanno portato ad una significativa perdita dell’abitudine ad esercitare il senso dell’olfatto.63 Oggi si assiste invece ad una rivalutazione dei sensi che porta il consumatore a chiedere sempre più prodotti in grado di dialogare con questi. Il polisensorialismo coinvolge ormai oltre il 53% della popolazione. Figura 2.1 La dinamica del polisensorialismo, Fonte: FABRIS G., 2003, pag.194, op. cit. Secondo l’indagine svolta da Astra-Demoskopea per conto di Colgate-Palmolive e di Merloni elettrodomestici, il senso che appare maggiormente rivalutato è l’olfatto: 86 62 D’AMICO A., Il consumatore va preso per i naso: opportunità e rischi del marketing olfattivo, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 28-29 novembre 2003, Venezia 63 CORBIN A., “Storia sociale degli odori”, Milano, Mondadori, 1983 italiani su 100 danno importanza agli odori; 66vorrebbero che gli ambienti avessero un profumo adatto e caratteristico; 72 preferiscono soffermarsi dove si sente un lieve profumo diffuso. Il crescente interesse verso il polisensorialismo ha indotto molte imprese a prestare sempre più attenzione alle potenzialità offerte dalle stimolazioni olfattive e ad adottare delle strategie volte ad assecondare questo trend.64 L’interesse per gli effetti sul comportamento del consumatore dei profumi appare all’inizio degli anni ’90. A partire da questa data gli esempi e sperimentazioni nel marketing dell’uso di profumi si moltiplicano. Gli obiettivi associati a questo tipo di applicazioni si possono raggruppare in due modi di utilizzare gli odori come variabile strategica: lo sfruttamento dei profumi aggiunti ad un prodotto per indurre il consumatore ad avere un giudizio migliore rispetto la qualità e la performance del prodotto e la diffusione di profumi in un ambiente commerciale per migliorare il servizio e l’ambientazione.65 In questo capitolo ci soffermeremo sulla seconda tipologia di utilizzazione dei profumi. Molte sono le applicazioni manageriali del marketing olfattivo, ma purtroppo non si possono ancora trovare teorie solide a riguardo.66 2.3.1 Le funzioni del marketing olfattivo Nell’ambito della comunicazione d’impresa l’olfatto è generalmente trascurato a vantaggio della vista e dell’udito, i quali consentono di trasmettere informazioni rapide, codificabili e comunicabili. In realtà, il messaggio olfattivo come abbiamo visto fin ora, si dimostra particolarmente efficace in quanto opera su un canale di comunicazione non saturato da messaggi ridondanti e coinvolge emotivamente il destinatario, lavorando nelle zone più remote del suo cervello. L’olfatto inoltre è sempre attivo con l’atto della respirazione, quindi non si può non avere una percezione olfattiva. 64 D’AMICO A., 2003, op. cit. 65 JACQUEMIER L., L’influence de l’odeur sur la pereption du bénéfice produit: premiers résultats d’étude qualitative, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, Parigi 66 JACQUEMIER L., op. cit. La comunicazione olfattiva si presta così ad essere impiegata dalla imprese per numerosi scopi: • Attivare l’attenzione del cliente • Promuovere e rafforzare l’immagine aziendale • Esaltare e sottolineare i nuovi prodotti • Comunicare in modo efficace ed innovativo • Creare un legame più intimo con il cliente • Farsi ricordare.67 Il profumo solitamente viene utilizzato nella pubblicità per prodotti in cui l’odore è il primo attributo, come ad esempio profumi, detersivi, spray per l’ambiente, sotto forma di prove-campione. Ma negli ultimi anni i profumi vengono utilizzati anche in ambiti in cui l’odore è presso che irrilevante.68 Ricerche dimostrano che gli odori possono influenzare l’umore, il giudizio e l’atteggiamento di una persona verso un prodotto, un servizio.69 Rispetto all’immagine e al suono, l’odore è più difficile da riconoscere e da associare ad un nome specifico. 70 Schab 71 afferma che l’abilità di un individuo a dare un nome ad un profumo è limitata, tanto che in un insieme di odori è in grado di riconoscerne solo il 40-50%. Inoltre l’individuo nel sentire e riconoscere un odore è influenzato in modo considerevole dagli stimoli presenti nell’ambiente circostante.72 Per esempio, un consumatore è portato a riconoscere più facilmente l’odore di limone se questo è accompagnato da un liquido giallo e non da un liquido rosso. 67 D’AMICO A., 2003, op. cit. 68 PAM SCHOLDER ELLEN, PAULA FITZGERALD BONE, Does it matter if it smell? Olfactory stimuli as advertising executional cues, Journal of Advertising, Vol.27, No. 4, 1998, pp. 29-39 69 BARON R.A., Environmentally-Induced Positive Affect: its impact on self-efficacy, task performance, negotiation, and conflict, Journal of Applied Social Psychology, Vol.20, No. 5, 1992, pp. 368-386 70 PAM SCHOLDER ELLEN, PAULA FITZGERALD BONE, 1998, op. cit. 71 SCHAB F. R., Odor memory: taking stock, Psychological Bulletin, Vol.109, No. 2, 1991, pp.242-251 72 DAVIS R. G., The role of nonolfactory context cues in odor identification, Perception & Psychologysics, Vol.30, No. 5, 1981, pp. 83-89 Ricercatori hanno dimostrato che stati fisici ed emozionali di una persona possono essere modificati ed influenzati anche solo dal credere che un odore sia presente o meno sul prodotto o nell’ambiente.73 2.3.2 L’impatto di una fragranza sulla scelta del consumatore Il ruolo di un profumo nella soddisfazione di un consumatore è spesso sottovalutato, ciò nonostante un profumo può influenzare la decisione d’acquisto di un determinato prodotto o servizio nei modi seguenti: • Un profumo può sottolineare la qualità del prodotto ed essere determinante per la soddisfazione del cliente durante il suo utilizzo • Un profumo può essere determinante per rafforzare il brand e portare così maggiori vantaggi al prodotto per differenziarsi dalla concorrenza • Un profumo può essere assegnato ad un’unica categoria di prodotto per essere memorizzata e ricordata maggiormente dai clienti • Un profumo può svolgere un ruolo determinante nella scelta del consumatore quando questo non percepisce alcuna differenza tra un prodotto e l’altro e trova difficoltà nella scelta.74 Come già accennato l’atmosfera e gli stimoli circostanti possono influenzare la decisione del consumatore e la sua percezione dei profumi, questo perché l’impatto con gli stimoli esterni può alterarne l’atteggiamento e l’umore prima di effettuare una valutazione del prodotto o servizio. Molti studi hanno concentrato le ricerche sugli effetti della musica e dei colori sulla percezione e comportamento del consumatore. L’ambiente creato nei retails è una variabile strategica che può avere un forte impatto sulla decisione d’acquisto del cliente. In molti ora riconoscono il profumo come un elemento importante per l’ambientazione di uno store.75 73 ENGEN T., The effect of expectation on judgments of odor, Acta Psychologica, No. 36, 1972, pp.450- 458 74 SCHROIFF H. W., All’s well that fragrance in consumer products using research and developement and optimisation, London, 13-15 Novembre, E.S.O.M.A.R., 1991, Amsterdam 75 MILOTIC D., The impact of fragrance on consumer choice, Journal of Consumer Behavior, Vol.3, No.2, pp.179-191 Il profumo di un ambiente può influenzare le reazioni verso tutti i prodotti venduti all’interno del negozio, compresi quei prodotti a cui sarebbe difficile collegare una fragranza specifica. Un recente studio76 spiega come un odore piacevole introdotto in una sala di un casinò ha portato i clienti ad utilizzare maggiormente le slot-machine rispetto ad una situazione inodore. Altri studi invece riportano che gli individui sono in grado di memorizzare maggiormente ritratti di persone e foto in presenza di un buon profumo rispetto all’assenza di questo.77 Fig. 2.2, Proposed model of the influence of ambient scent on consumer responses Fonte: GULAS C. S., BLOCH P.H., Right under our noses: ambient scent and consumer responses, Journal of Business & Psychology, Vol.10, No. 1, Settembre 1995, pag.90 76 HIRSCH A. R., Effect of an ambient odor on slot machine usage in a Las Vegas casino, Unpupublished report: Smell & Taste Treatment and Research Foundation 77 GULAS C. S., BLOCH P.H., Right under our noses: ambient scent and consumer responses, Journal of Business & Psychology, Vol.10, No. 1, Settembre 1995, pp.87-98 Questo modello spiega come un ambiente profumato possa influenzare il comportamento del consumatore. La percezione di un ambiente profumato dipende dagli elementi che compongono l’ambiente fisico circostante e la capacità dell’individuo a riconoscere un profumo. L’abilità di percepire o meno un odore si differenzia da persona a persona, ad esempio Doty78 in una sua ricerca afferma che la donna ha una maggiore sensibilità rispetto l’uomo di percepire un odore. Inoltre altre variabili come l’età, la salute, il fumo possono alterare la capacità di un individuo a riconoscere i profumi. Come mostra il modello, le preferenze verso alcuni profumi combinate alle percezioni dei consumatori di un ambiente profumato influenzano le risposte affettive dell’individuo. Nonostante esistano diverse preferenze Moncrief79 afferma che esiste un insieme di odori considerati generalmente spiacevoli. Molti di questi fanno parte della famiglia degli odori chimici come può essere quello del latte scaduto o dell’ammoniaca e in questi casi le preferenze ad un certo tipo di fragranze servono a noi come indice di pericolosità o mal sanità. Moncrief riporta nella sua ricerca che invece il profumo di fiori tende ad essere considerato piacevole da molte culture e individui. Ricerche hanno dimostrato che anche i bambini nati da poche ore, attraverso espressioni facciali, riescono a far capire che l’odore di un certo cibo può essere piacevole o meno.80 L’età è un’altra variabile che può influenzare le preferenze verso certi profumi. L’abilità nel riconoscere i profumi diminuisce man mano che si avanza con l’età, inoltre anche la generazione in cui si è cresciuti fa la differenza. Per esempio le persone nate prima del 1930 hanno solitamente una nostalgia positiva che li induce a preferire odori naturali come il pino, l’erba. Similmente le persone nate tra il 1930 e il 1979 prediligono odore di torta appena fatta o il profumo della pasta modellabile.81 Anche la cultura è un fattore determinante in materia di percezione olfattiva, particolarmente da un punto di vista qualitativo. L’origine etnografica, la localizzazione 78 DOTY R.L., Olfactory communication in humans, Chemical Sense, Vol.6, No. 4, 1981, pp.351-376 79 MONCRIEF R. W., Odours, London, William Henemann Medical Books, 1970 80 GULAS C. S., BLOCH P.H., 1995, op. Cit. 81 HIRSCH A. R., Nostalgia: a neuropsychiatric understanding. Advances in consumer research, Provo, 1992, pp.390-395, UT; Association for consumer research geografica di origine e la generazione alla quale la persona appartiene influenzano la sensibilità ad un certo tipo di odori. Ad esempio il profumo di mare sarà evocato in modo differente tra persone provenienti da zone bretoni rispetto a persone provenienti da zone mediterranee. L’apprezzamento verso il passato e la natura degli odori evocatori sarà diversa: persone che hanno conosciuto nell’infanzia odori cattivi, tenderanno a ricordare più facilmente fragranze aggressive e spiacevoli. Anche la salute del proprio corpo può portare a modificazioni della percezione olfattiva come accade con il gusto o la temperatura corporea.82 Come il modello proposto dimostra, la percezione in un ambiente profumato combinato ad una preferenza preesistente verso alcuni odori produce una reazione a livello emotivo. Ricercatori descrivono l’olfatto come un fenomeno emozionale, dovuto al fatto che la gran parte del sistema olfattivo è subcorticale e gli effetti dovuti al profumo sono di natura non cognitiva. L’olfatto differisce dalla vista e dall’udito in quanto l’odore va direttamente nel sistema limbico del cervello senza intermediari. Inoltre alcuni effetti come il disgusto o il piacere per alcuni profumi sono già innati in un individuo e classificati tali inconsciamente perché parte della memoria olfattiva dell’uomo. Dalla figura rappresentante il modello si può notare che esistono diversi elementi esterni appartenenti all’atmosfera circostante che possono influenzare la risposta affettiva ad un profumo. Ad esempio gli effetti di piacere o nostalgia evocati da un profumo possono essere accentuati da un sottofondo musicale o da colori particolari.83 Bone e Jantrania84 sostengono che la congruenza tra il profumo di un prodotto e le sue caratteristiche fisiche influenza la reazione del consumatore. Lo stesso accade con un ambiente profumato. Ad esempio la percezione di coerenza tra il profumo di un ambiente e le sue caratteristiche può servire come moderatore per avere una risposta positiva da parte del cliente. 82 MAILLE V., L’influence des odeurs sur le consommateur: le niveau de recherche de sensations et le comportement explooratoire comme variables moderatrices, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 83 GULAS C. S., BLOCH P.H., 1995, op. Cit. 84 BONE P. F., JANTRANIA S, Olfaction as a cue for product quality, Marketing Letters, Vol.3, No.3, 1992, pp.289-296 Come indicato nella parte destra della figura, le risposte affettive del consumatore ad un ambiente profumato possono risultare in reazioni di approach o advoidance, ossia atteggiamenti positivi nel primo caso o negativi nel secondo, verso la situazione vissuta. In un retail in cui viene diffuso un profumo coerente con le preferenze dei consumatori, l’aspettativa è quella di aumentare la possibilità che gli individui abbiano atteggiamenti positivi. Se davvero come sostengono Donovan e Rossinter85 che un ambiente profumato può alterare l’umore del cliente e di conseguenza anche il giudizio verso i prodotti venduti e lo store, allora una fragranza piacevole potrà rendere più soddisfacente l’esperienza d’acquisto.86 Gli effetti di una fragranza possono influenzare significativamente il benessere fisico di una persona. Nelle donne è stato dimostrato che l’odore di lavanda provoca maggiore rilassamento e diminuisce lo stress. La lavanda inoltre toglie la tristezza, la paura e l’aggressività e aumenta le performance cognitive in senso di velocità e precisione. Nei maschi invece aumenta lo stato di eccitazione e diminuisce il rilassamento fisico, ma aumenta la precisione e la velocità nel lavoro.87 Alcune ricerche promosse dalla Fragrance Research Fund dimostrano che l’odore di mughetto e peperoncino se diffuso periodicamente prolunga l’attenzione dei lavoratori, traducendosi in una miglior performance.88 Un esempio è l’azienda giapponese Shiseido che propone nuvole aromatiche negli uffici per aumentare la produttività dei dipendenti: limone per dare la carica al mattino, verso le dieci cocktail fiorito per favorire la concentrazione, rosa per rilassare dopo pranzo ed essenze agrumate per dare la carica nelle ultime ore di lavoro. Nei grandi magazzini spesso vengono diffusi profumi di erba in quanto sembrano rallentare l’andatura dei consumatori rendendo così più probabile la decisione di acquisto.89 85 DONOVAN R. J., ROSSINTER J. R., Store atmosphere: an environmental psychology approach, Journal of Retailing, Vol.58, No.1, 1982, pp. 34-57 86 GULAS C. S., BLOCH P.H., 1995, op. Cit. 87 LIU M., Visual and olfactory effects on flowers and floral frangrances on human psyco physiological, cognitive and emotional responses, The science and engineering, No.62, 2002 88 MILOTIC D., op. cit. 89 D’AMICO A., 2003, op.cit. 2.3.3 Modello concettuale sugli effetti della variabile olfattiva sul comportamento di clienti e dipendenti nel punto vendita Come espresso nei paragrafi precedenti l’ambiente fisico nel quale viene erogato il servizio riveste un ruolo di fondamentale importanza per l’impresa, in quanto aiuta il cliente nella percezione e valutazione dell’offerta e rappresenta il primo contatto del cliente con l’azienda. La dott.ssa Stefania del Gatto90 ha elaborato in un recente studio un modello che presenta le relazioni tra stimolo olfattivo diffuso e percezioni, comportamenti e valutazioni della clientela e del personale di contatto. L’ipotesi di base è che esista una relazione positiva tra stimolo olfattivo diffuso, percezioni e comportamenti del personale di vendita, percezioni e valutazioni dei clienti. Fig. 2.3,Modello concettuale che spiega il ruolo dell’atmosfera nel processo di erogazione del servizio Fonte: DEL GATTO S., Il ruolo dell’atmosfera nelle imprese di servizi: prospettive di ricerca, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 21-22 gennaio 2005, Parigi, pag. 9 90 DEL GATTO S., Il ruolo dell’atmosfera nelle imprese di servizi: prospettive di ricerca, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 21-22 gennaio 2005, Parigi Si ipotizza che la presenza di odori nel luogo di erogazione del servizio abbia effetti diretti sul personale e sui clienti. Gli odori hanno un effetto sulle risposte affettive e cognitive del personale di contatto: la presenza di un odore gradevole ha un effetto positivo sulle reazioni affettive (umore) e sulle reazioni cognitive (percezione del tempo). La diffusione di profumi gradevoli ha effetto positivo inoltre sulle reazioni affettive e cognitive dei clienti. In questo modello viene ipotizzato che gli effetti positivi sulle risposte affettive e cognitive hanno effetti indiretti positivi sulle risposte comportamentali de personale di vendita e dei clienti, quindi sulla performance lavorativa del personale e sulla partecipazione all’esperienza d’acquisto del cliente. La prestazione del cliente è importante in quanto partecipa attivamente all’esperienza di servizio; il miglioramento della prestazione del personale di contatto si traduce in un incremento della qualità del servizio offerto e della percezione del cliente riguardo la qualità del servizio. Tutto ciò porta ad un miglioramento della customer satisfaction. Il modello include tutte quelle variabili moderatrici che possono influenzare le percezioni e le valutazioni dei clienti e le percezioni e i comportamenti del personale di contatto: l’ambiente fisico, l’ambiente interno, l’ambiente sociale e l’ambiente individuale. L’ambiente fisico comprende tutti i fattori che compongono l’atmosfera (luci, suoni, colori, design), i supporti fisici e le condizioni meterologiche che possono influenzare oltre che le risposte affettive e cognitive degli individui anche le risposte comportamentali. L’ambiente individuale include le caratteristiche socio-demografiche degli individui, età, sesso, titolo di studio, provenienza, residenza ma anche per quanto riguarda il personale la posizione ricoperta, il tipo di contratto, gli anni che hanno lavorato. Fanno parte dell’ambiente individuale anche le differenze in termini di percezione sensoriale in quanto influiscono in modo più o meno determinante sull’umore e sui comportamenti degli individui. L’ambiente interno rappresenta le variabili che riguardano le prestazioni del personale come la soddisfazione nel lavoro, il clima organizzativo, la retribuzione. L’ambiente sociale viene rappresentato da tutte quelle persone che sono presenti nello stesso luogo di erogazione del servizio nel medesimo momento. Infatti l’affollamento e il comportamento degli altri clienti presenti possono influenzare significativamente percezioni e valutazioni del singolo individuo. Nel modello vengono introdotte le caratteristiche olfattive . Importante è capire che il personale di contatto ricopre un ruolo fondamentale nel processo di erogazione, trascorre molto tempo nel luogo ed è l’unico contatto dell’azienda con il cliente, quindi sarà fondamentale che gli addetti lavorino in un contesto piacevole per far sì che anche il rapporto con il cliente sia migliore. L’introduzione di un profumo gradevole potrebbe quindi avere un’influenza positiva sul personale ed anche sulla percezione del tempo di attesa del cliente91. Studi recenti hanno dimostrato che esiste una correlazione positiva tra stimoli olfattivi e percezione del tempo passato in attesa agli sportelli.92 Alcuni studi hanno dimostrato che la presenza di stimoli olfattivi congruenti con la merceologia proposta e con il target del punto vendita migliora l’umore e la percezione del tempo passato nel negozio dal personale di vendita, traducendosi in una miglior relazione con il cliente. La diffusione di un profumo piacevole inoltre sembra incidere positivamente sullo scontrino medio e sul tempo di permanenza del cliente nel punto vendita.93 Studi empirici che analizzano in maniera congiunta le percezioni dei clienti e la soddisfazione del personale di contatto, dimostrano che gli sforzi del personale e la loro soddisfazione nel lavoro hanno un ruolo importante nella determinazione delle percezioni dei clienti in merito alla qualità del servizio erogato.94 In conclusione, è molto importante saper ben organizzare l’ambientazione del luogo in cui viene erogato il servizio perché può influenzare positivamente sia il personale che il cliente apportando maggior soddisfazione sia all’azienda che al consumatore. 91 DEL GATTO S., op. cit., 2005 92 MC DONNEL J., Sensorial marketing for those who can wait no longer, Journée sur le Marketing sensoriel, giugno 2002 93 DEL GATTO S., L’atmosfera del punto vendita e identità di marca, in TESTA F., DE VITA P., Relazioni d’impresa e patrimonio di Marca, ESI, Napoli, 2004 94 DEL GATTO S., op. cit., 2005 Non poche però sono le difficoltà nell’utilizzare la variabile olfattiva come strategia di marketing: nel paragrafo seguente verranno illustrati i rischi del marketing olfattivo. 2.3.4 Difficoltà e rischi del marketing olfattivo L’uso dell’olfatto come mezzo di comunicazione non è privo di difficoltà. Il processo di decodifica e di catalogazione degli odori è più lento, soprattutto se non accompagnato da altri stimoli sensoriali, rispetto ad altre forme di comunicazione come quella visiva ed uditiva. Un odore inoltre non può essere concretizzato: gli odori infatti vengono descritti facendo ricorso ad oggetti specifici oppure a immagini di fantasia o di carattere naturalistico. Si verifica quindi quel fenomeno detto “punta del naso” che equivale alla punta della lingua, ossia si ha un concetto sfuocato sul profumo che la persona non è in grado ne di nominare e ne di descrivere esattamente. L’informazione olfattiva ha la difficoltà di circoscrivere nel tempo l’esposizione di un individuo all’odore e di sostituire rapidamente l’aroma con un altro, per cui vi è il rischio che si crei una sovrapposizione di profumi.95 Si presenta inoltre la possibilità di esporre il consumatore al rischio di un uso improprio del marketing olfattivo. Il primo caso potrebbe essere l’utilizzo di odori che richiamino materiali non presenti fra le componenti del prodotto, come ad esempio l’odore di cuoio su una borsa di plastica oppure l’odore di frutta matura su frutta ancora acerba. Il secondo caso invece potrebbe essere l’utilizzo di profumi subliminali che hanno un potente effetto sul nostro inconscio pur essendo inavvertibili.96 Negli anni Trenta produttori di stoffa inglesi ingannarono i consumatori profumando lana di media qualità con essenze di muschio, erica e torba per poter conferire lo stesso odore del miglior tweed.97 95 GALLUCCI F., 2006, op.cit. 96 D’AMICO A., 2003, op. cit 97 PRATESI C. A., “Il fiuto per il business è trovare un buon profumo”, La Repubblica, 13 settembre 1999, p.35 Importante per il consumatore sarebbe quindi riuscire a capire se vi è congruenza fra l’odore artificiale e il prodotto. Si ha congruenza quando il profumo è legato direttamente al prodotto perché richiama l’odore di una delle sue componenti o ne rinforza la funzionalità. Nel caso il profumo non richiami nessuna componente dovrà essere consapevole il consumatore di questo e dovrà essere aiutato dalla presenza di una etichetta che indichi le componenti del prodotto. Per quanto riguarda il secondo caso difficile esprimere un giudizio in assenza di una normativa a riguardo che tuteli il cittadino contro l’uso subliminale degli odori da parte delle imprese. A volte può risultare eticamente scorretto come nel caso di un’impresa inglese che fa capo al miliardario Lord Pemberton che ha spruzzato un aroma in alcune ore della giornata in una sala giochi, provocando un aumento delle vendite del 50%. I clienti in questo caso inconsapevoli e stregati dalla fragranza avevano moltiplicato le loro puntate sul tavolo verde. Invece si può ritenere più che eticamente corretto il caso del Saint Croix Hospital nel Wisconsin che, al fine di rendere più umano l’ospedale diffonde aromi calmanti nella sala d’attesa del pronto soccorso e somministra alle persone ricoverate cibi profumati per stimolare ricordi piacevoli.98 Non può essere messo sotto accusa il marketing olfattivo in se ma le finalità che le imprese si prefiggono con il suo utilizzo. 2.3.5 Esempi di esperimenti e ricerche Se fino a qualche anno fa solo imprese distributrici di detersivi, detergenti e cosmesi utilizzavano i profumi per il loro prodotti, ora è divenuta quasi una prassi normale e diffusa l’utilizzo degli stimoli olfattivi anche in altri settori. Ma se per molto tempo le imprese si sono interessate agli odori solo per la loro possibilità di rinforzare gli attributi dei prodotti, oggi utilizzano strategie di marketing sensoriale al fine di soddisfare un cliente sempre più edonista. Alcune imprese commerciali hanno cercato di sfruttare la nostalgia che gli stimoli olfattivi ricordano. 98 D’AMICO A., 2003, op. cit Esempio di queste pratiche è quello di Nature et Decouvèrte che propone una serie di profumi per la linea “Memoire d’un instant”.99 Alcune imprese attraverso l’uso ripetuto di uno stesso odore provano ad imporre la loro firma olfattiva sul mercato. Air France sperimenta differenti profumi nei propri aerei oppure l’azienda Calzedonia utilizza tre profumi differenti rispettivamente borotalco per la linea Calzedonia, muschio bianco per la linea Tezenis e zucchero filato per la linea Intimissimi. Per sedurre il consumatore o aumentare la produttività dei dipendenti, alcune imprese si sono ispirate all’aromaterapia, interessandosi al carattere stimolante o rilassante degli stimoli olfattivi. Nel punto vendita Fila Sport Life di Milano vengono diffusi differenti aromi in ciascun reparto coerentemente alla merceologia e in base alle caratteristiche architettoniche e stilistiche per migliorare l’atmosfera del negozio e spingere i clienti ad intrattenersi. Nella boutique di Louis Vuitton di Parigi, tra la pelletteria di lusso, briciano candele all’aroma di pelle. Shiseido, come già detto in paragrafi precedenti, diffonde diversi profumi nei diversi momenti della giornata negli uffici al fine di migliorare le prestazioni del personale.100 Un forte input alla sperimentazione lo offrì l’avvento di Internet. Negli anni Novanta infatti comparve sulla scena della simulazione olfattiva la Digiscents, un’azienda dell’Oakland in California. Dopo una serie di ricerche i tecnici dell’azienda realizzarono un pacchetto denominato iSmell che prometteva di trasformare le informazioni digitali in profumi. L’utente avrebbe potuto inviare biglietti augurali ed e-mail profumate, accompagnare filmati o brani musicali con una serie di stimoli olfattivi e creare un proprio profumo. Questo esperimento portò anche un’altra azienda della Georgia ad elaborare un programma che se scaricato, poteva stampare attraverso un’apposita macchina, pagine profumate. Nel campo della grafica si hanno due metodi per la simulazione olfattiva lo scratch and sniff ( consiste nel grattare una superficie trattata ed annusare, utilizzate spesso nelle 99 MAILLE V., “L’influence des stimuli olfactifs sur le comportement du consommateur: un état des recherches”, RAM, vol.16, n.2, 2001 100 D’AMICO A., 2003, op. cit pubblicità, etichette, adesivi, packaging editoriale, giochi per bambini, biglietti augurali) e il tear and sniff (consiste nel forzare i lembi di carta fra i quali sono poste delle microcapsule, provocandone la rottura e aspirare). Molti centri commerciali diffondono l’odore di pizza negli impianti di condizionamento dell’aria per indurre i clienti a fermarsi nei loro ristoranti. Alan R.Hirsch ha testato il comportamento dei consumatori di fronte uno stesso paio di scarpe di basket in due punti vendita. I consumatori erano propensi maggiormente ad acquistare e a pagare di più il prodotto quando il locale era profumato. Una ricerca condotta in Germania ha evidenziato come la diffusione di profumi nei negozi aumenti la permanenza dei clienti del 15,9% e la propensione all’acquisto del 14,8% che si traduce in un aumento delle vendite del 6%.101 Grafico 1 Grafico generale della permanenza media di una persona ina stanza profumata rispetto ad una senza alcuna fragranza, Fonte: www.sportarredo.it ♦ CON FRAGRANZA ● SENZA FRAGRANZA Nel 2006 in California venne diffusa la campagna pubblicitaria “Got milk?”, attraverso la quale un’azienda produttrice di latte, aveva scelto di diffondere nelle fermate degli autobus un profumo di biscotti appena sfornati sui cartelloni pubblicitari. L’obiettivo era quello di evocare, grazie al profumo di biscotti, i sereni momenti di una prima colazione casalinga e quindi indurre i cittadini a comprare più latte. La campagna però ebbe risultati negativi in quanto aveva scatenato proteste da parte di vari gruppi attivisti che avevano contestato questa campagna perché poteva generare nei soggetti allergici 101 D’AMICO A., 2003, op. cit crisi d’asma o effetti collaterali, portare il pubblico a consumare più biscotti peggiorando i gravi problemi di obesità già presenti, stimolare i diabetici a consumare biscotti e far venir fame agli homeless.102 In Italia una delle sperimentazioni più riuscite è stata la simulazione olfattiva realizzata durante il tour “Lorenzo 99 Capo Horn” in cui, durante i concerti, sono state diffuse differenti fragranze associate alle canzoni. Per “Gente della notte” il profumo di cappuccino, per “Bella” profumo di rose, per “Dolce far niente” profumo di arancio, per “Buon anno” profumo di incenso, per “Un raggio di sole” profumo di rosa, per “Per te” profumo di borotalco e per “L’ombelico del mondo” profumo di patchouli.103 Di recente è stato utilizzato il profumo anche per superare il panico da palcoscenico in teatro. L’aroma è stato fatto con le essenze sedative ed equilibranti del sistema nervoso. Profumare lo spettacolo può rinforzare lo stato d’animo del pubblico e dare un tocco finale di effetto speciale. Gli attori poi possono indossare profumi personalizzati su misura per il personaggio che devono interpretare per aiutarli ad entrare ancora più nella parte. Uno dei primi campi in cui si è tentato di utilizzare gli odori come mezzo di comunicazione per coinvolgere maggiormente il consumatore è stato il cinema e le sale cinematografiche. Il connubio profumo-cinema infatti risale al 1906 quando Samuel Roxy Rothael diffuse nella sala del cinema l’odore di rose durante la proiezione di “Rose Bowl”. Nel 1959 durante un film horror furono emessi odori orribili durante le scene principali e lo slogan era: “You must breath it to believe it!”. Durante il film “Scent of mistery” con Elizabeth Taylor, veniva diffuso l’aroma di pipa nel momento in cui la polizia arrivava sulla scena dei delitti e questo costituiva un indizio per il pubblico per poter smascherare l’assassino. Purtroppo lo scarso entusiasmo del pubblico determinarono una stasi della sperimentazione. Solo nel 1981 uscì il film “Polyester” e durante la sua proiezione venivano emessi odori in alcune scene per renderle più realistiche. Il film venne ricordato più per l’esperienza olfattiva che per la trama. 102 www.mymarketing.it 103 D’AMICO A., 2003, op. cit Il problema della simulazione olfattiva nelle sale cinematografiche era il rischio di sovrapposizione degli odori e l’inerzia nel processo fisiologico della decodifica. Un esempio interessante di come possano essere impiegati gli odori è il “bar olfattorio”, un luogo dove si possono degustare profumi. Il primo è stato inaugurato a Torino, il secondo a Roma. Questo tipo di bar permette di degustare essenza profumate che vengono spruzzate in calici di carta.104 104 D’AMICO A., 2003, op. cit CAPITOLO TERZO Esperimento di marketing olfattivo in un negozio di vicinato 3.1 Presentazione del progetto La ricerca è stata effettuata presso il negozio di famiglia Intimo Sandra e Costanzo a Dossobuono, paese in provincia di Verona, nel periodo che va dal 17 maggio al 14 giugno 2011. Il punto vendita occupa una superficie di circa 130 mq e accoglie articoli di intimo principalmente da donna, ma anche uomo e bambino anche se in piccola parte. Dato il periodo di rilevazione gli articoli trattati sono costumi e abiti mare. I marchi105 presenti nel negozio richiamano una clientela medio-alta data la qualità dei tessuti utilizzati e i prezzi. Soprattutto Valery attira una clientela che va dai 30 ai 65 anni che ricerca un prodotto italiano, ricercato e sofisticato nelle fantasie proposte e con tessuti prodotti interamente in Italia e di alta qualità. I clienti del negozio sono principalmente donne che vanno dai 25 ai 70 anni, quindi si tratta di un range parecchio vasto. La clientela cerca solitamente un rapporto uno a uno con la commessa, difficilmente sceglie da sola il prodotto da acquistare ma vuole consigli e un confronto con l’addetto alle vendite. Importante oltre alla relazione è anche l’assortimento: solitamente entra nel punto vendita in quanto ha la possibilità di scegliere tra diversi prodotti nonostante si tratti a volte di donne con misure over-size o con taglie particolari (spesso si trovano donne con un corpo minuto ma un seno importante e ciò rende difficile l’acquisto di costumi in quanto solitamente reggiseno e mutanda vengono venduti della stessa taglia). La maggior parte delle clienti non provengono dal paese ma da paesi limitrofi o addirittura dalle zone del lago di Garda, solo alcuni sono stranieri e provengono dall’Olanda, Belgio e sono clienti fissi dell’estate. I dipendenti oltre mia madre, signora di 55 anni, sono tre: due signore sulla cinquantina e una ragazza ventiquattrenne. Solitamente lavoro anch’io presso il punto vendita ma per questo periodo di sperimentazione mi sono limitata all’osservazione e alla ricerca. 105 Triumph, Valery ( che comprende Valery Prestige, Valery Blu Class, Valery Blu, Rosapois ), Margarita, brand made in Italy che asseconda anche la clientela over-size, Fila mare uomo e donna, Bora Bora, brand spagnolo che tratta le giovanissime, ed Etoile uomo e donna La ricerca ha come intento di rispondere alle seguenti ipotesi: h1 Può un profumo influenzare positivamente la percezione del tempo passato nel punto vendita e l’umore del personale di vendita? h2 Un buon profumo può influenzare positivamente il cliente in termini di tempo di permanenza nel punto vendita e scontrino medio? h3 La presenza di uno stimolo olfattivo può migliorare le relazioni tra personale di vendita e clienti? Con questa ricerca inoltre si vuole sperimentare la variabile del marketing olfattivo anche in un negozio di vicinato per poter capire come una clientela solitamente più tradizionale e conservatrice, difficilmente portata a forti cambiamenti, possa reagire. Il marketing olfattivo fino ad ora è stato utilizzato solo in grandi catene di negozi dove si ha un cliente più versatile, bisognoso di cambiamenti e forti esperienze, ora proviamo in un piccolo negozio di paese. 3.2 Metodi di rilevazione dei dati La rilevazione dei dati è avvenuta nell’arco di un mese, precisamente dal 17 maggio al 14 giugno 2011. La ricerca è stata effettuata attraverso un questionario somministrato al personale di vendita per capirne le reazioni comportamentali e relazionali agli stimoli olfattivi; osservazione attraverso un conta persone delle entrate e uscite dei clienti; rilevazione con un cronometro del tempo di permanenza nel negozio dei clienti; rilevazione degli scontrini per cliente e il numero giornaliero. Ho cercato inoltre di osservare direttamente il comportamento dei dipendenti e dei clienti durante la fase di acquisto ed infine ho intervistato alcuni clienti fuori dal negozio per capire le reazioni a questi stimoli olfattivi. La rilevazione dei dati è avvenuta con e senza odori in un arco temporale di due settimane per situazione. Il profumo utilizzato è stato scelto da un’azienda vicentina, la Fragrance Designer, la quale ha procurato un diffusore elettronico posto ina posizione tale che il cliente non potesse vederlo. La fragranza di cocco, scelta perché richiama l’estate e i prodotti venduti all’interno del negozio, veniva diffusa dalle 9.00 alle 18.30. Con questo tipo di diffusore era possibile regolare non solo l’orario di inizio e fine diffusione, ma anche l’intensità dell’aromatizzazione e della ventilazione. All’interno del punto vendita è stata allestita una vetrina caraibica con cocchi, sabbia, palme e conchiglie, che partiva dalla vetrina esterna per poi continuare all’interno del negozio per dar modo al cliente di poter esplorare questo piccolo paradiso marittimo toccando con mano i prodotti e vivendo quasi all’interno di una favola. Il profumo richiamava chiaramente le creme solari e la bevanda tipica delle spiagge bianche dei Caraibi. 3.3 Profilo dei soggetti osservati ed intervistati I clienti osservati sono principalmente donne e anche gli uomini intervistati erano accompagnati spesso da una donna (madre, compagna, moglie); le clienti sono giovani con un’età media dei 40 anni ma sono presenti anche fasce di età elevata; le professioni svolte dai soggetti osservati sono svariate: abbiamo libere professioniste, impiegate, casalinghe, studentesse e il loro reddito è presumibilmente medio-alto. Come detto all’inizio sono presenti anche visitatori stranieri provenienti per lo più dall’Olanda, Belgio, Svizzera ed appartengono ad una clientela più o meno fissa del negozio. I clienti italiani provengono principalmente dalle zone limitrofe al paese, dal Lago di Garda e pochi sono i clienti provenienti dal paese in ci si trova il punto vendita. Il campione studiato risulta abbastanza ripartito equamente tra persone che visitano il negozio per la prima volta e i clienti che già lo frequentano. Solitamente i nuovi clienti visitano il negozio per la prima volta perché consigliati da persone già fedeli al punto vendita o incuriositi dalla pubblicità. La clientela visita il negozio principalmente per acquisti di tipo funzionale, ossia l’acquisto avviene per necessità e nel negozio sa di poter soddisfare le proprie esigenze sia personali che non. Solo una piccola percentuale entra nel negozio per fare dello shopping esperienziale, acquistando solo per il piacere di fare shopping, per trascorrere del tempo libero in modo piacevole. Molti clienti visitano il negozio per l’interesse ai prodotti proposti e per le marche presentate. La vetrina e anche la localizzazione, la facilità nel trovare parcheggio giocano un ruolo importante, infatti alcuni clienti una volta entrati ammettono che passando davanti la vetrina sono stati attirati e incuriositi dal punto vendita. Il personale è composto da mia madre, due signore e una ragazza, rispettivamente di 55, 56, 45 e 24 anni. Mia madre lavora nel settore da 30 anni ed è la responsabile del negozio. Si occupa del personale, dell’andamento delle vendite e degli ordini. E’ diplomata alla scuola superiore Istituto Tecnico Economico Einaudi. Prima di aprire il negozio ha svolto un’altra professione come direttrice di un’azienda di calzature occupandosi sempre dell’ufficio vendite e contatti con l’estero. Le due signore addette alle vendite lavorano presso il nostro negozio da 10 anni circa ed entrambe hanno svolto prima altri lavori come cuoche, addette alle pulizie e commesse in altri negozi. Entrambe hanno la licenza media superiore. La ragazza è una studentessa universitaria che lavora part-time all’interno del punto vendita da due anni. 3.4 Svolgimento del progetto e analisi dei dati 3.4.1 Valutazione delle caratteristiche dell’ambientazione e dell’atmosfera del punto vendita da parte dei clienti Attraverso l’intervista somministrata ad alcuni clienti, il punto vendita è risultato accogliente e i visitatori si sono sentiti a proprio agio. Il personale di vendita è risultato disponibile e professionale, l’arredamento adatto per poter scoprire i prodotti ed esaltarli nei loro colori e modelli. I clienti hanno ritenuto importante la possibilità di vedere già dell’esterno cosa il negozio proponeva e come poteva essere il comportamento del personale. Solo alcuni sono entrati senza guardare la vetrina in quanto già clienti affezionati che conoscono i marchi e i prodotti. Alcuni prodotti non vengono esposti direttamente sugli espositori al pubblico, ma questo non rende l’esperienza d’acquisto limitata in quanto la clientela ritiene importante il rapporto diretto con il personale addetto . Molto apprezzata è stata l’ambientazione interna ed esterna che richiamava il mare e la spiaggia in quanto rendeva, secondo i clienti, l’esperienza magica e più affascinante. 3.4.2 Percezione e influenza nelle risposte affettive e cognitive rispetto lo stimolo olfattivo sulla clientela Tramite l’osservazione diretta all’interno del punto vendita si è cercato di comprendere come l’approccio allo shopping, in particolare, nei confronti del negozio, del personale di vendita, ai prodotti e al tempo passato all’interno del negozio, potesse essere influenzato dalla diffusione di un profumo. Ho potuto notare che il cliente appena entrato veniva attratto principalmente dalla vetrina e dall’esposizione dei prodotti in quanto ritenuta particolare e differente rispetto all’esposizione solitamente utilizzata. In seguito il cliente incuriosito e spinto dalla voglia di esplorare il negozio, intuiva che nell’aria fosse diffuso un profumo e così andava alla ricerca tra gli indumenti e gli espositori della provenienza di questo profumo. Alcuni clienti esprimevano verbalmente ed apertamente il piacere di sentire il profumo, in questo caso di cocco, in quanto si sentivano già in vacanza aiutati anche dall’ambientazione creata e ritenevano che la fragranza fosse adatta sia per il periodo che per i prodotti esposti. Altri invece respiravano a pieni polmoni senza esprimere alcun giudizio ma comunque consci della presenza di un nuovo profumo. Importante a mio avviso è stata la reazione di una cliente molto diretta una volta entrata all’interno. La signora, di circa 45 anni, ha espresso che quel profumo le faceva aumentare la voglia di fare shopping in quanto la riportava in un clima vacanziero e di rilassamento. Nelle interviste che ho somministrato ad alcune clienti fuori dal punto vendita è emerso che la presenza di un odore piacevole all’interno di un negozio è importante in quanto è segnale di pulizia ed inoltre migliora la qualità del tempo passato all’interno. La fragranza è stata ritenuta idonea al negozio e ai prodotti venduti. Solo alcune clienti, principalmente di età avanzata non hanno percepito l’odore e quindi non hanno notato alcuna differenza rispetto altre occasioni d’acquisto passate. Molte clienti ritengono che un profumo piacevole e adatto alla situazione possa rendere l’esperienza d’acquisto migliore, aumenta la voglia di permanere all’interno del negozio se diffuso ad un’intensità adeguata, migliora l’umore del cliente che così avrà un approccio più positivo sia con il personale che con i prodotti. Nell’intervista ho chiesto alla clientela se il personale sembrava essere più disponibile e se il suo comportamento fosse diverso dal solito. La maggior parte degli intervistati non hanno notato molte differenze riguardo la relazione con gli addetti alle vendite e credono che un profumo possa influenzare l’umore di una persona ma non un comportamento. Dalle mie osservazioni ho notato che la clientela permaneva più tempo nelle zone in cui l’odore era più forte e cercava maggior contatto con i prodotti esposti in queste zone, mentre nelle zone dove il profumo era più leggero le persone passavano e davano un’occhiata veloce alla merce esposta. Il cliente sembrava maggiormente a suo agio in una situazione con odore rispetto ad una inodore, maggiormente interessato ai prodotti proposti e incuriosito nello scoprire i diversi materiali di cui è fatta la merce. I prodotti maggiormente esplorati tattilmente erano i costumi e spesso l’esplorazione finiva con la prova degli stessi. Per quanto riguarda il tempo di permanenza all’interno del negozio, attraverso misurazioni con cronometro di alcuni clienti, si è potuto notare che in presenza di un buon profumo il cliente sosta maggiormente nel negozio aumentando così la possibilità di acquisto e un aumento dello scontrino medio. Nelle interviste si è cercato di capire se il cliente fosse cosciente di questo comportamento ed si è riscontrato che la permanenza era aumentata in quanto il cliente si sentiva a proprio agio, in un ambiente piacevole. Nella seguente tabella verranno illustrati i risultati delle rilevazioni effettuate nel punto vendita con e senza odore. Tab.3.1 Risultati delle rilevazioni effettuate nel punto vendita Intimo Sandra e Costanzo con e senza odore CON ODORE SENZA ODORE CON SENZA MATTINA POMERIG. MATTINA POMERIG. ODORE ODORE % Afflusso (n°persone entrate) 15 21 12 18 36 30 20% N° Acquirenti 11 15 8 13 26 21 23,8% 73,3% 71,4% 66,6% 72,2% 72,3% 69,4% 4,17% 30€ 37€ 27€ 32€ 33,5€ 29,5€ 13,5% 0,2 0,2 0,17 0,1 0,2 0,13 53,8% 3 32 28 29 31 28 10,71% % Acquisti (n°acquirenti / n° persone entrate) Scontrino medio (€) Durata media della visita (minuti) Durata visita media acquirenti (minuti) La tabella mette in luce le differenze tra le due situazioni (con odore e senza odore) analizzate. Dai risultati ottenuti emerge che la variabile olfattiva influenza la percezione del tempo, in termini di durata della visita all’interno del negozio, in modo positivo. La durata media della visita con la presenza di uno stimolo olfattivo aumenta quasi del doppio rispetto ad una situazione inodore. Maggiore è il tempo trascorso nel punto vendita, come si può notare, maggiore è lo scontrino medio anche se in percentuale più bassa. La differenza tra la durata media della visita e la durata media della visita degli acquirenti che risulta essere più bassa, è dovuta al fatto che il cliente, sia in presenza di odore sia in una situazione inodore, nel momento in cui decide di acquistare passa maggior tempo all’interno del negozio comunque. Il consumatore in entrambi i casi vuole essere consigliato, seguito con attenzione quindi passa più tempo nel punto vendita. Importante rimane il risultato finale della variazione della durata media di visita degli acquirenti in quanto risulta maggiore del 10, 71%. La presenza dello stimolo olfattivo ha effetti positivi sullo scontrino medio che è aumentato del 13,5% rispetto le due settimane inodori. Le variabili scontrino medio e durata della visita sono strettamente collegate in quanto una maggiore permanenza nel negozio aumenta la possibilità che il cliente possa fare maggiori acquisti o decida di acquistare in caso di indecisione. La percentuale di acquirenti infatti è aumentata del 23,8% ed è un buon risultato se si pensa al tipo di negozio. La variabile olfattiva quindi appare un buon strumento per influenzare i comportamenti dei clienti e per far si che le risposte affettive e comportamentali del cliente siano positive e favorevoli all’acquisto. 3.4.3 Valutazione e percezione del personale di vendita rispetto lo stimolo olfattivo Il personale è stato intervistato inizialmente attraverso un questionario composto da domande aperte per ottenere informazioni di tipo qualitativo sull’utilizzo di stimoli olfattivi. Si è cercato inoltre di capire che rapporto hanno gli addetti alle vendite con gli odori e quali sono le loro reazioni se stimolati da un profumo. Le commesse ritengono molto utile l’utilizzo della variabile olfattiva in un negozio in quanto migliora la qualità dell’ambiente di lavoro e credono possa essere importante per rendere il punto vendita più accogliente per il cliente. Pensano che un piacevole profumo diffuso adeguatamente possa influenzare anche il cliente in modo positivo. Un ambiente profumato è segno di maggior pulizia e rende il negozio più stimolante. Un addetto alle vendite ha notato che il cliente sentendo la fragranza diffusa, incuriosito e stimolato positivamente chiedeva che profumo fosse e rimaneva più a lungo all’interno del punto vendita, cercando anche di scoprire la provenienza della fragranza diffusa. La conseguenza è stata maggiore permanenza nel negozio e acquisti imprevisti anche se piccoli. È l’unico addetto che crede nella possibilità del profumo di influenzare il comportamento d’acquisto del consumatore, mentre gli altri pensano che possa si influenzare l’umore di una persona, ma non l’acquisto. Anche per quel che riguarda il loro lavoro e il relazionarsi con il cliente, dalle interviste appare che il comportamento non sia facilmente influenzabile da un profumo ma che l’umore del personale di vendita sia più positivo, in quanto la fragranza scelta è stata gradita. L’esperienza per il personale è stata positiva. Hanno ritenuto la scelta della fragranza giusta per il negozio in quanto ricordava l’estate, il mare, la spiaggia e il sole ed era in linea con i prodotti proposti all’interno, ossia costumi ed abiti mare. L’intensità della diffusione della fragranza è stata modificata dopo il primo giorno di sperimentazione in quanto ritenuta troppo bassa, infatti la paura che risultasse troppo forte ha fatto sì che il primo giorno fosse quasi una situazione inodore. La posizione strategica del diffusore ha fatto sì che gli stimoli olfattivi arrivassero in modo quasi omogeneo in tutti gli angoli del punto vendita, senza causare fastidio ne al personale ne alla clientela. 3.5 Confronto con un’analisi empirica effettuata all’interno del punto vendita Fila di Milano L’analisi è stata effettuata dalla dott.ssa Stefania Del Gatto in occasione del Convegno Internazionale “Le tendenze del marketing” del 28-29 novembre 2002 a Venezia. Ritengo importante poter confrontare i due casi per la diversa natura dei negozi. Il punto vendita osservato dalla dottoressa fa parte di una grande catena di negozi internazionale affermato ormai da molti anni nel suo campo e non solo. Invece il punto vendita analizzato dalla sottoscritta è un negozio di vicinato, che si trova in un piccolo paese di provincia. Da un punto di vista dei soggetti osservati non si può dire con certezza se esistano sostanziali differenze ma si può dedurre che la clientela analizzata abbiano caratteristiche differenti. Nel primo caso (Fila store) si tratta di una clientela dinamica, in continuo movimento, disposta a cambiare negozio e prodotti, alla ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni. Nel secondo caso abbiamo una clientela più o meno fissa, fedele al negozio da tempo e che facilmente nota le differenze apportate al punto vendita. Difficilmente ama cambiare negozi, abitudini e cerca maggiore quotidianità e sicurezza. I dipendenti credo non presentino differenze riguardo la loro esperienza lavorativa e le loro facoltà. Per quanto riguarda la struttura del negozio, il punto vendita di Milano risulta molto più grande e già adibito per esprimere al meglio il concetto di multisensorialità, infatti è stato uno dei primi store in Italia a costituire una novità. Anche la campagna pubblicitaria del flagship conteneva messaggi finalizzati a sottolineare la suggestione di un mondo nuovo e multisensoriale. Il negozio di famiglia è di dimensioni più piccole e l’arredamento è moderno ma non volto ad un marketing esperienziale totale. Si fa leva all’interno del negozio principalmente alla stimolazione visiva e tattile. I prodotti offerti sono minori ripetto al Fila store e il numero di dipendenti è minore (15 dipendenti nel negozio Fila e 4 nel punto vendita Intimo Sandra e Costanzo). Anche la natura della merce è diversa anche se pur sempre abbigliamento. 3.5.1 Confronto tra i risultati ottenuti L’intento è quello di far notare che anche in un negozio di vicinato, se pur in misure diverse, si possono avere riscontri positivi utilizzando la variabile olfattiva come strategia di marketing. Nonostante le differenze che tra poco vedremo nei risultati, abbiamo riscontrato risposte positive sia da parte dei clienti che dei dipendenti verso uno stimolo olfattivo. Importante è sottolineare come la presenza di un profumo all’interno di un negozio possa influenzare positivamente la clientela, anche quella più tradizionalista ed esigente dei negozi di vicinato. La tabella seguente mostra i risultati ottenuti nelle rilevazioni effettuate nel negozio Fila di Milano con e senza odore. Tab.3.2 Risultati delle rilevazioni effettuate nel punto vendita Fila con e senza odore CON ODORE SENZA ODORE CON SENZA MATTINA POMERIG. MATTINA POMERIG. ODORE ODORE % Afflusso (n°persone entrate) 60 66 54 62 126 116 8,6% N° Acquirenti 8 9 6 4 17 10 70% 13,3% 13,6% 11,1% 6,4% 13,45% 8,75% 53,7% 60€ 48€ 49€ 36€ 54€ 44€ 22% 0,06 0,1 0,06 0,06 0,08 0,06 28,8% 15 21 15 14 18 14 26,6% % Acquisti (n°acquirenti / n° persone entrate) Scontrino medio (€) Durata media della visita (minuti) Durata visita (minuti) media acquirenti Fonte: Del Gatto s., op.cit., 2002, p.18 Da come si può notare le percentuali che mostrano le diverse variazioni degli elementi studiati sono tutte positive. Ciò indica che lo stimolo olfattivo ha apportato al negozio un aumento degli acquirenti, dello scontrino medio e della durata media della visita. Confrontando queste percentuali con quelle del negozio di famiglia si può notare che lo scontrino e il numero di acquirenti non sono aumentate in modo vertiginoso come nel caso Fila. Questo è dovuto al fatto che il numero di visitatori del negozio è molto più basso rispetto al caso che ora stiamo analizzando e quindi si abbassa anche la possibilità che qualcuno effettui un acquisto. Meno sono le persone che acquistano più basso sarà anche lo scontrino medio. La durata media di visita invece risulta essere maggiore nel caso Intimo Sandra e Costanzo. Questo è dovuto dal diverso tipo di relazione che si crea con i dipendenti in un negozio di vicinato rispetto ad un negozio che appartiene a grandi catene, in quanto solitamente il cliente sceglie proprio un punto vendita più piccolo per avere un rapporto più intimo e confidenziale con gli addetti alle vendite. I tempi di permanenza risultano già alti in una situazione inodore proprio per questo motivo. Aumentano nella situazione con odore perché il cliente si sente ancora più a suo agio nell’ambiente e trova l’atmosfera più rilassante. Per quanto riguarda gli acquisti, nel caso Fila store si ha un aumento delle vendite di più del 50% mentre nel caso del negozio di vicinato la variazione è minima, infatti è solo del 4%. Si pensa che questo ultimo risultato sia dato dal fatto che le esigenze del cliente siano differenti nei due casi, inoltre solitamente chi entra in un negozio di vicinato fa acquisti solo in caso di necessità e difficilmente compera prodotti solo per sfizio. I risultati delle interviste non presentano molte differenze. I dipendenti del negozio Fila hanno ritenuto molto utile l’utilizzo della variabile olfattiva poiché migliora l’ambientazione complessiva del punto vendita ed hanno apprezzato la profumazione utilizzata. È emerso inoltre che i dipendenti hanno notato un’influenza positiva sui clienti che chiedevano informazioni riguardo il profumo e che esclamavano “che buon profumo!”. Come per la maggior parte del personale del negozio di intimo, ritengono che un profumo non possa influenzare il comportamento del consumatore ma solo l’umore. Il profumo era una novità per il cliente e faceva si che questo rimanesse più a lungo nel punto vendita. Per quanto riguarda le reazioni della clientela non possiamo fare molti confronti poiché gli unici elementi a disposizione sono i risultati della tabella già analizzata. Non sono state effettuate interviste dirette al cliente. 3.5.2 Considerazioni finali riguardo il confronto tra le due analisi empiriche Da quanto emerso in questi ultimi paragrafi si può dedurre che l’utilizzo della variabile olfattiva all’interno di un negozio di vicinato ha molte differenze rispetto l’utilizzo di questa in un flagship affermato. Le aspettative all’inizio dell’esperimento non erano alte. La clientela che visita il negozio di famiglia si pensava non reagisse ad un cambiamento così forte in modo positivo. Sorprendente invece è stata la reazione dei clienti che si sono adeguati velocemente e facilmente alla situazione ed hanno apprezzato il nuovo concetto di shopping a loro proposto. Questo progetto è riuscito a rompere l’immagine di negozio di vicinato come luogo di acquisti abitudinario e tradizionale. Nei mesi seguenti l’esperimento, sia il personale che i clienti continuavano a parlare di questa esperienza in modo positivo e in molti hanno richiesto che questo tipo di shopping esperienziale potesse diventare un’emozione per sempre. La variabile olfattiva è riuscita ad apportare al negozio un elemento nuovo di differenziazione rispetto i negozi di vicinato tradizionali e a far si che anche in un piccolo paese di provincia si potesse vivere il momento dello shopping come un momento piacevole della giornata. Anche la clientela più anziana è riuscita ad apprezzare il cambiamento anche se in modo più limitato data l’età. II. Conclusioni L’analisi effettuata era volta a verificare l’efficacia, in termini di percezione e gradimento principalmente da parte della clientela, del cambiamento introdotto nell’ambiente di vendita di un negozio di vicinato. È stato proposto uno stimolo olfattivo come variabile strategica di marketing che potesse complementare gli stimoli visivi già presenti all’interno del punto vendita, per poter così migliorare l’esperienza d’acquisto dei clienti. Dai risultati ottenuti l’ipotesi iniziale riguardo la percezione del tempo passato nel punto vendita e l’umore del personale di vendita sembra essere soddisfatta. Gli addetti alle vendite hanno affermato che la presenza di uno stimolo olfattivo migliora l’umore se la fragranza scelta è adatta, inoltre il profumo migliora anche l’ambiente di vendita rendendolo più “pulito” ed accogliente. La seconda ipotesi prevedeva che un profumo potesse influenzare lo scontrino medio e la durata media della visita dei clienti all’interno del negozio. Come già visto nel capitolo 3, si può notare che la spesa è aumentata del 13,5% , risultato non elevato ma già positivo se si pensa al tipo di clientela. Questo è un risultato per noi importante perché le aspettative iniziali erano molte basse. Considerando che le vendite dei mesi precedenti il progetto erano diminuite, rispetto al 2010, del 15% circa, si pensava di avere un riscontro peggiore o addirittura negativo. Inoltre questo indica che nonostante la clientela sia tradizionale, conservatrice e poco portata alle novità, può essere uno spunto e un inizio di un cambiamento. Per quanto riguarda le relazioni tra personale e clienti, dalle interviste fatte ad entrambi non risulta possibile che un profumo possa influenzare in qualche modo la relazione ed il comportamento di entrambi. Sia gli addetti che i clienti però credono che possa migliorare l’umore con una buona fragranza. Questa affermazione risulta un po’ contraddittoria, in quanto un umore positivo porta inevitabilmente ad un atteggiamento diverso e migliore verso una persona o un prodotto. Da quanto emerso in questo progetto si può affermare che questa esperienza può essere considerata un inizio di un cambiamento del negozio osservato. I primi risultati, anche se positivi, non hanno portato cambiamenti radicali delle cifre ma ciò non indica un pieno fallimento del progetto. Date le risposte delle interviste effettuate alla clientela fuori dal negozio, lo stimolo olfattivo potrebbe essere considerato dalla proprietaria come una valida variabile strategica per potersi differenziare dagli altri negozi di vicinato, mantenendo un’aria familiare ma nello stesso tempo innovativa. La ricerca vuole quindi confermare il ruolo fondamentale degli stimoli olfattivi in un punto vendita, che uniti ad altri stimoli sensoriali, creano un’atmosfera unica ed emozionante che può così influenzare le reazioni dei clienti catturandone l’attenzione, suscitando interesse e aumentandone il coinvolgimento. III. Bibliografia 1. Libri ABBATE G., FERRERO U., Emotional assets, Milano, Finedit, 2003 CODELUPPI V., Lo spettacolo delle merci, Milano, Studi Bompiani, 2000 CORBIN A., “Storia sociale degli odori”, Milano, Mondadori, 1983 COVA B., Marketing non convenzionale, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008 DI NALLO E., (a cura di), Il significato sociale del consumo, Bari, Laterza, 1992 FABRIS G., Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Milano, Franco Angeli, 2003 FERRARESI M., SCHMITT B., Marketing esperienziale, Milano, ,Franco Angeli, 2010 GALLUCCI F., Marketing emozionale, Milano, Egea, 2006 GOLEMAN G., Intelligenza emotiva, Milano, RCS Libri, 1987 JENSEN R., The dream society: how the coming shift from information to imagination will transform your business, New York, McGraw-Hill, 1999 MAFFESOLI M., Nel vuoto delle apparenze, Milano, Garzanti, 1993 MIANI A.- TONIELLI M.- VIRARDI G., Il marketing dei sensi. Cinque sensi per vendere e comprare, Milano, Lupetti, 2008 MONCRIEF R. W., Odours, London, William Henemann Medical Books, 1970 PASTORELLI O., Le parole del profumo, Milano, Franco Angeli, 2002 PINE J. B. – GILMORE J. H., L’economia delle esperienze, Milano, Etas, 2000 SCHMITT B., Experiential Marketing, Free Press, New York, 1999 VROON P.-VAN AMERONGEN A.-VRIES H., Il seduttore segreto. Psicologia dell'olfatto, Roma, Editori Riuniti, 2003 2. Articoli BARON R.A., Environmentally-Induced Positive Affect: its impact on self-efficacy, task performance, negotiation, and conflict, Journal of Applied Social Psychology, Vol.20, No. 5, 1992, pp. 368-386 BONE P. F., JANTRANIA S, Olfaction as a cue for product quality, Marketing Letters, Vol.3, No.3, 1992, pp.289-296 DAVIS R. G., The role of nonolfactory context cues in odor identification, Perception & Psychologysics, Vol.30, No. 5, 1981, pp. 83-89 DONOVAN R. J., ROSSINTER J. R., Store atmosphere: an environmental psychology approach, Journal of Retailing, Vol.58, No.1, 1982, pp. 34-57 DOTY R.L., Olfactory communication in humans, Chemical Sense, Vol.6, No. 4, 1981, pp.351-376 ENGEN T., The effect of expectation on judgments of odor, Acta Psychologica, No. 36, 1972, pp.450-458 GULAS C. S., BLOCH P.H., Right under our noses: ambient scent and consumer responses, Journal of Business & Psychology, Vol.10, No. 1, Settembre 1995, pp.87-98 HIRSCH A. R., Effect of an ambient odor on slot machine usage in a Las Vegas casino, Unpupublished report: Smell & Taste Treatment and Research Foundation HIRSCH A. R., Nostalgia: a neuropsychiatric understanding. Advances in consumer research, Provo, 1992, pp.390-395, UT; Association for consumer research KOTLER P., Atmospherics as a marketing tool, Journal of Retailing, vol.49, Winter, pp48-64, 1973 LIU M., Visual and olfactory effects on flowers and floral frangrances on human psyco physiological, cognitive and emotional responses, The science and engineering, No.62, 2002 MAILLE V., “L’influence des stimuli olfactifs sur le comportement du consommateur: un état des recherches”, RAM, vol.16, n.2, 2001 MILOTIC D., The impact of fragrance on consumer choice, Journal of Consumer Behavior, Vol.3, No.2, pp.179-191 PAM SCHOLDER E., FITZGERALD BONE P., Does it matter if it smell? Olfactory stimuli as advertising executional cues, Journal of Advertising, Vol.27, No. 4, 1998, pp. 29-39 PRATESI C. A., “Il fiuto per il business è trovare un buon profumo”, La Repubblica, 13 settembre 1999, p.35 RUSSEL J. A., MEHRABIAN A., Approach-avoidance and affiliation as functions of the emotion-eliciting quality of an environment, Environment and Behavior, vol.10, pp.355-87, 1978 SCHAB F. R., Odor memory: taking stock, Psychological Bulletin, Vol.109, No. 2, 1991, pp.242-251 SCHROIFF H. W., All’s well that fragrance in consumer products using research and developement and optimisation, London, 13-15 Novembre, E.S.O.M.A.R., 1991, Amsterdam VERALDI G., “Applicazioni di marketing esperienziale nella vendita di prodotti ottici”, Micro & Macro Marketing, n.3, 2007 VESCOVI T.-CHECCHINATO F., “Luoghi d’esperienza e strategie competitive nel dettaglio” Micro & Macro Marketing n.3, 2004 ZARANTONELLO L., “Il marketing esperienziale secondo Bernd Schmitt: applicazione a The Disney Store Italia” Micro & Macro Marketing n.3, 2003 3.Capitoli di libri, saggi in opere collettive CERIANI G., “Dal sincretico al sinestesico: le metafore del sensibile”, in GRANDI R., ( a cura di ), Semiotica al marketing. Le tendenze della ricerca nel marketing, nel consumo, nella pubblicità, Milano, Franco Angeli, 1997 DEL GATTO S., L’atmosfera del punto vendita e identità di marca, in TESTA F., DE VITA P., Relazioni d’impresa e patrimonio di Marca, ESI, Napoli, 2004 4.Sitografia Congresso Internazionale “Le tendenze del marketing” D’AMICO A., Il consumatore va preso per i naso: opportunità e rischi del marketing olfattivo, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 28-29 novembre 2003, Venezia DEL GATTO S., Il ruolo dell’atmosfera nelle imprese di servizi: prospettive di ricerca, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 21-22 gennaio 2005, Parigi DEL GATTO S., L’atmosfera del punto vendita quale strumento di differenziazione dell’insegna: una verifica empirica degli effetti della variabile olfattiva, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 28-29 novembre 2002, Venezia DEL GATTO S., Stimoli olfattivi e prefernze del consumatore: un’analisi empirica nel settore turistico, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, 20-21 gennaio 2006, Venezia JACQUEMIER L., L’influence de l’odeur sur la pereption du bénéfice produit: premiers résultats d’étude qualitative, Congresso internazionale “Le tendenze del marketing”, Parigi MC DONNEL J., Sensorial marketing for those who can wait no longer, Journée sur le Marketing sensoriel, giugno 2002 www.mymarketing.it IV. Allegati ALLEGATO 1 Questionario per i clienti 1. Ha mai avuto l’occasione di sentire un profumo all’interno di un punto vendita? Che sensazioni Le ha suscitato? 2. Crede sia importante la presenza di un buon odore all’interno di un negozio? 3. Crede che il profumo possa rendere migliore l’esperienza d’acquisto e in che modo? 4. Pensa che la diffusione di un profumo piacevole all’interno di un punto vendita possa influenzare il suo stato d’animo e di conseguenza l’acquisto? 5. Crede che un profumo possa migliorare la relazione cliente-venditore? 6. Data la presenza di un profumo all’interno di questo punto vendita, ha fatto un’esperienza d’acquisto positiva o le è stata indifferente? Questionario per gli addetti alle vendite 1. Ritiene utile la diffusione di profumi all’interno del punto vendita o preferisce l’assenza di profumo? 2. Ritiene che gli odori possano influenzare i clienti e in che modo? 3. Pensa che il profumo influenzi il suo comportamento? 4. Ritiene adatto il profumo scelto per il negozio? 5. Che sensazioni Le ha suscitato questa esperienza? Tabella 1 (risultati caso negozio di vicinato) CON ODORE SENZA ODORE CON SENZA MATTINA POMERIG. MATTINA POMERIG. ODORE ODORE % Afflusso (n°persone entrate) 15 21 12 18 36 30 20% N° Acquirenti 11 15 8 13 26 21 23,8% 73,3% 71,4% 66,6% 72,2% 72,3% 69,4% 4,17% 30€ 37€ 27€ 32€ 33,5€ 29,5€ 13,5% 0,2 0,2 0,17 0,1 0,2 0,13 53,8% 3 32 28 29 31 28 10,71% CON SENZA % Acquisti (n°acquirenti / n° persone entrate) Scontrino medio (€) Durata media della visita (minuti) Durata visita media acquirenti (minuti) Tabella 2 (risultati caso Fila Store) CON ODORE SENZA ODORE MATTINA POMERIG. MATTINA POMERIG. ODORE ODORE % Afflusso (n°persone entrate) 60 66 54 62 126 116 8,6% N° Acquirenti 8 9 6 4 17 10 70% 13,3% 13,6% 11,1% 6,4% 13,45% 8,75% 53,7% 60€ 48€ 49€ 36€ 54€ 44€ 22% 0,06 0,1 0,06 0,06 0,08 0,06 28,8% 15 21 15 14 18 14 26,6% % Acquisti (n°acquirenti / n° persone entrate) Scontrino medio (€) Durata media della visita (minuti) Durata visita (minuti) media acquirenti