Politecnico di Bari Facoltà di Ingegneria-Taranto Corso di Laurea (interfacoltà) in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (ex DM 270/2004) CHIMICA A.A. 2011-2012 (6 CFU) Il docente Dr. Giuseppe Romanazzi Introduzione Che cos’è cos’è la CHIMICA? Disciplina scientifica che studia: composizione, proprietà, struttura e trasformazioni della materia, spontanee o provocate dall’Uomo. Scienza che più di ogni altra ha influenzato la civilizzazione dell’uomo dell’uomo. Al contrario di quanto possa pensare l’opinione pubblica, vi é una strettissima correlazione tra chimica e sviluppo positivo delle condizioni di vita dell’uomo. Introduzione La straordinaria ampiezza di questo campo di studio, l’incessante sviluppo delle acquisizioni teoriche, il continuo affinamento dei dati sperimentali forniti da apparecchiature sempre più sofisticate e la limitatezza della mente umana, hanno portato nel corso degli ultimi 60 anni ad una inevitabile, progressiva specializzazione. Oggi, anche raggruppando le specializzazioni affini, esistono numerose branche della chimica: Chimica inorganica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica Chimica organica organo-metallica inorganica industriale organica industriale delle corrosioni (elettrochimica) analitica biologica (biochimica) farmaceutica ambientale (include la Chimica degli ecosistemi) delle combustioni dello stato solido dei Materiali ……..etc…… etc….. Tutte hanno però una base comune di leggi fondamentali che viene indicata come chimica-fisica o chimica generale a seconda del livello più o meno avanzato della trattazione. Argomento del nostro corso è appunto questa base comune che tratteremo ad un livello intermedio fra chimica generale e chimica-fisica, anche se assai più vicino alla prima. Testo consigliato e altro materiale didattico: Franco Nobile e Piero Mastrorilli La chimica di base con esercizi CASA EDITRICE AMBROSIANA Seconda edizione: giugno 2006 + (almeno) 20 lezioni in formato PDF (fornite dal docente); + dispense per argomenti speciali (fornite dal docente); + appunti di lezione ed esercitazioni; È obbligatorio procurarsi una TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI Consiglio caldamente a tutti di procurarsi un libro di testo UNIVERSITARIO. Qualunque testo di Chimica per la Facoltà di Scienze e/o Ingegneria va bene purché non sia di indirizzo biomedico. Altresì sconsiglio l’uso del libro delle scuole medie superiori. Notare che non impongo l’acquisto di un libro, ma ribadisco che l’esame di Chimica va preparato anche con l’ausilio di un libro di testo. Quindi, se decidete di non acquistare il libro, sfruttate le biblioteche, fatevelo prestare da un amico, escogitate altri mezzi (legali! Fotocopiare integralmente un libro è un reato) ma studiate anche sul libro di testo. Il libro di testo è parte integrante del corso. tempo di illustrare. Ci sono esempi svolti ed esercizi risolti che, spesso, il docente non ha Non fidatevi dei soli appunti. Tenete conto che il docente, per quanto preparato possa essere, è un essere umano soggetto a strafalcioni (spero rari!). Il libro di testo, prima di essere pubblicato, è soggetto a revisione da parte di molte persone, quindi “formalmente libero da errori (ovvero macroerrori)”. Il materiale didattico lo trovate sul sito della facoltà previa iscrizione: http://www.fataing.poliba.it/ Modalità dell’esame: L’esame consiste in una prova scritta che può comprendere anche quesiti di teoria: se il voto della prova scritta è compreso tra 15 e 22 è necessario sostenere un colloquio (prova orale) per superare l’esame; se il voto della prova scritta è ≥ 23, l’esame è superato e si può verbalizzare direttamente. N.B.: in caso di colloquio, il voto finale sarà la media fra il punteggio della prova scritta e il voto del colloquio. Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) • Stati di aggregazione della materia • Trasformazioni di stato • Sistemi omogenei ed eterogenei. Fasi di un sistema • Natura atomica della materia. Leggi fondamentali della Chimica Stati di aggregazione della materia: La materia si può presentare in diversi stati fisici, o stati di aggregazione. Essi sono il risultato di due proprietà caratteristiche delle particelle che costituiscono la materia: • il movimento (moti traslazionali dati dall’energia cinetica); • le forze di reciproca interazione (determinano l’energia potenziale). Il moto traslazionale è in relazione diretta con la temperatura; le forze di interazione, oltre a dipendere da diversi parametri (struttura, composizione, etc), sono spesso correlate con la pressione. A seconda del tipo di energia che prevale (cinetica o potenziale), la materia si può presentare in tre diversi stati di aggregazione: gassoso, liquido, solido. Modificando opportunamente i parametri che agiscono su un sistema, si può avere la trasformazione fisica del suo stato di aggregazione (passaggio di stato). MATERIA (Tutto ciò che occupa spazio e possiede massa) STATO SOLIDO STATO LIQUIDO STATO GASSOSO forze di interazione >> moti traslazionali e rotazionali forze di interazione ~ moti traslazionali forze di interazione << energia cinetica • distribuzione ordinata (cristalli) • rigido • incomprimibile • volume e forma propri • distribuzione disordinata • non rigido • incomprimibile • volume, ma non forma, proprio • distribuzione disordinata • non rigido • comprimibile • volume e forma non propri La stessa sostanza può presentarsi nei tre diversi stati di aggregazione, in funzione della sua temperatura e pressione Condizioni standard (P =1 atm, t =25 °C) Condizioni normali (P =1 atm, t =0 °C) Trasformazioni (o passaggi) di stato: GASSOSO o DI VAPORE evaporazione o gassificazione sublimazione condensazione LIQUIDO liquefazione fusione brinamento solidificazione congelamento Particelle “congelate” in una struttura caotica Vetroso (metastabile) devetrificazione SOLIDO Cristallino (stabile) Particelle regolarmente impaccate in una struttura cristallina Sistemi omogenei ed eterogenei: OMOGENEO SISTEMA (le sue proprietà sono le stesse in ogni suo punto :costituito da un’unica fase) (porzione di universo sottoposta ad osservazione) a Costituito da una singola specie atomica presente in uno specifico stato di aggregazione : Cu, Hg, He a Costituito da un singolo composto chimico presente in uno specifico stato di aggregazione : C12H24O11 , H2O, N2 ETEROGENEO (le sue proprietà non sono le stesse in ogni suo punto:costituito da più fasi) aspugne e fumi: aschiume e nebbie: amiscugli meccanici: asospensioni: aemulsioni: a Soluzioni costituite da più specie atomiche e/o composti chimici: 8 gassose gas in gas aria (N2 80%, O2 20%) 8 liquide gas in liquido CO2 in H2O liquido in liquido Alcool etilico (C2H6O) in H2O solido in liquido saccarosio (C12H24O11) in H2O 8 solide solido in solido ottone (Zn in Cu), bronzo (Sn in Cu) solido - gas liquido - gas solido - solido liquido - solido liquido - liquido Le grandezze che caratterizzano un sistema possono essere: ESTENSIVE (dipendono dall’ estensione del sistema. Es.: lunghezza, massa, tempo, volume, quantità di calore che interviene in una reazione chimica, etc.) INTENSIVE (non dipendono dall’estensione del sistema. Es.: densità, temperatura di fusione, viscosità, indice di rifrazione, etc.) Le grandezze estensive possono essere rese intensive riferendone il valore ad una determinata quantità di sostanza . Natura atomica della materia: ELEMENTO: sostanza costituita da atomi tutti uguali alcuni elementi esistono come molecole discrete, ad esempio H2 O2 N2 F2 Cl2 Br2 I2 P4 S8 Li C S COMPOSTO: sostanza che contiene atomi diversi NaCl acido oleico C18H34O2 Natura atomica della materia: La teoria atomica di Dalton: 1. Tutta la materia è composta da atomi indivisibili. Un atomo è una particella estremamente piccola che mantiene la sua identità durante le reazioni chimiche. 2. Un elemento è un tipo di materia composto da un solo tipo di atomo. Tutti gli atomi dello stesso elemento hanno la stessa massa e le stesse proprietà 3. Un composto è un tipo di materia costituito da atomi di due o più elementi chimicamente uniti in proporzioni fisse. Due tipi di atomi in un composto si legano in proporzioni espresse da numeri semplici interi 4. Una reazione chimica consiste nella ricombinazione degli atomi presenti nelle sostanze reagenti in modo da dare nuove combinazioni chimiche presenti nelle sostanze formate dalla reazione John Dalton (1766-1844) “Un nuovo sistema di filosofia chimica” (1808) Natura atomica della materia: Leggi fondamentali della chimica Legge della conservazione delle masse (A. L. Lavoisier) Legge delle proporzioni definite LEGGI PONDERALI (J. L. Proust) Legge delle proporzioni multiple (J. Dalton) Legge delle proporzioni multiple in volume (J. L. Gay-Lussac) Legge di Avogadro (A. Avogadro) LEGGI VOLUMETRICHE TRATTATO ELEMENTARE DI CHIMICA PRESENTATO IN UN NUOVO ORDINE E SECONDO LE MODERNE SCOPERTE, Con Figure 1789 Legge della conservazione delle masse (1789) “in ogni reazione chimica la massa totale dei reagenti è uguale alla massa totale dei prodotti della reazione” A.L. Lavoisier (1743-1794) reagenti 2 g di idrogeno + 16 g di ossigeno prodotti ⇒ 18 g di acqua ⇒ 2 g di idrogeno + 18 g di acqua oppure 4 g di idrogeno + 16 g di ossigeno “La materia non si crea né si distrugge ma si trasforma” Legge delle proporzioni definite (1806): “in un dato composto gli elementi costituenti sono sempre presenti in rapporti ponderali costanti, indipendentemente dall’origine o dal modo di preparazione del composto stesso” in 100 g di H2O ci sono: J. L. Proust (1754-1826) 11,1 g di H 88,9 g di O l’anidride carbonica CO2 è costituita da: carbonio C 27,3% in peso ossigeno O 72,7% in peso per formare il cloruro di sodio NaCl devo far reagire: 23 g di Na e 35,5 g di Cl 4,6 g di Na e 7,1 g di Cl 1 g di Na e 1,54 g di Cl (il rapporto ponderale Na/Cl resta sempre 1/1,54) “Ogni composto ha una composizione ben precisa e invariabile” Legge delle proporzioni multiple (1808): “quando due elementi entrano a far parte di diversi composti, le quantità in peso dell’elemento che si combina con una quantità costante dell’altro stanno tra loro in rapporti semplici, definiti da numeri interi piccoli” J.Dalton (1776-1844) % in peso % in peso di azoto di ossigeno 8g 63,6 36,4 N2O 14 g 16 g = 2 x 8 g 46,7 53,3 NO C 14 g 24 g = 3 x 8 g 36,8 63,2 N2O3 D 14 g 32 g = 4 x 8 g 30,4 69,6 NO2 E 14 g 40 g = 5 x 8 g 25,9 74,1 N2O5 azoto ossigeno A 14 g B Per ogni composto al rapporto ponderale corrisponde un definito rapporto atomico. “Ogni elemento è costituito da particelle elementari, dette atomi, che entrano intere e indivise nelle reazioni” Legge delle proporzioni multiple in volume (1808): “quando due gas reagiscono tra di loro, il rapporto tra i loro volumi misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione è definito da numeri interi piccoli ………………….. ……………… se il prodotto della reazione è anch’esso un gas, il rapporto tra il suo volume e quello di ciascuna delle specie gassose reagenti è ancora definito da numeri interi piccoli” 1 volume di idrogeno idrogeno + azoto → ammoniaca 3 litri 1 litro 2 litri H2/N2=3/1, H2/NH3=3/2, N2/NH3=1/2 → + 1 volume di cloro J. L.Gay-Lussac (1778-1850) 2 volumi di cloruro di idrogeno volume di N2 che reagisce volume di O2 che reagisce volume fisso di N2 volume di O2 che reagisce con il volume fisso di N2 N2O 2 1 2 1 NO 1 1 2 2 N2O3 2 3 2 3 NO2 1 2 2 4 N2O5 2 5 2 5 Legge di Avogadro (1811): “volumi uguali di gas diversi, misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono un uguale numero di particelle (molecole)” A. Avogadro (1776-1856) H + Cl → x HCl H3 + Cl3 x → 2 H3/2Cl3/2 H2p + Cl2q → 2 HpClq H2 + Cl2 → 2 HCl Molecola: la più piccola particella di un composto o di un elemento capace di esistenza indipendente. La molecola di un elemento è costituita da atomi uguali. La molecola di un composto contiene gli atomi che lo compongono in un rapporto fisso e costante. Legge di Avogadro (1811): “volumi uguali di gas diversi, misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono un uguale numero di particelle (molecole)” A. Avogadro (1776-1856) idrogeno + cloro → cloruro di idrogeno 1 vol 1 vol 2 vol n mol. n mol. 2n mol. H2 + Cl2 → 2 HCl idrogeno + ossigeno → acqua 2 vol 1 vol 2 vol 2n mol. n mol. 2n mol. 2 H2 + O2 → 2 H2O idrogeno + azoto → ammoniaca 3 vol 1 vol 2 vol 3n mol. n mol. 2n mol. 3 H2 + N2 → 2 NH3 Molecola: la più piccola particella di un composto o di un elemento capace di esistenza indipendente. La molecola di un elemento è costituita da atomi uguali. La molecola di un composto contiene gli atomi che lo compongono in un rapporto fisso e costante. Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) • U.m.a. Peso atomico. Grammo atomo. Numero di Avogadro. • Peso molecolare. Grammo molecola. Mole. • Formule minime. Formule molecolari. Formule di struttura • Esercitazione (alla lavagna … NO SLIDE..!) ATOMO: Nucleo, formato da protoni e neutroni Guscio di elettroni in movimento nucleo protoni neutroni mp mn elettroni me mp : mn : me ≅ 1 : 1 : 0,00054 Dimensioni atomiche: massa atomo da 1,673·10-24 (H) a 250 x 1,673·10-24 g raggio atomo 0,5·10-8 ÷ 3·10-8 cm massa elettrone 1/1836 della massa del protone raggio elettrone 2,8·10-13 cm (2,8·10-5 Å) raggio protone 10-12 cm (10-4 Å) carica elettrone e- = -1,602·10-19 coulomb 1 Å = 1·10-8 cm La dimensione dell’atomo Grandezze che caratterizzano gli elementi: NUMERO ATOMICO Z Indica il numero di protoni nel nucleo Si scrive in basso a sinistra del simbolo NUMERO DI MASSA A È la somma del numero dei protoni e di quello di neutroni (N) 12 C 6 Si scrive in alto a sinistra del simbolo ISOTOPI atomi aventi lo stesso numero di protoni (Z) ma diverso numero di neutroni Isotopo (ισο+τοποσ) (ισο+τοποσ) = stesso posto 1H 2H 3H 12C 13C 14C 12C 13C 14C Stabile Stabile Instabile Protoni e Neutroni I neutroni sono una sorta di collante per il nucleo. L’energia che tiene assieme le particelle del nucleo è enorme. DIFETTO DI MASSA La massa di un atomo dovrebbe consistere della somma delle masse di Z protoni + N neutroni, trascurando la piccola massa degli elettroni. Invece la massa di un atomo è minore di questa somma. La differenza fra i due valori è detto. Difetto di massa Equazione di Einstein: E = mc2 Il difetto di massa è dovuto a quella parte della massa dei nucleoni che si è trasformata in energia di legame fra i protoni e i neutroni di un atomo (0,1-0,7%) Peso atomico, peso molecolare, peso formula Con la dizione peso atomico (PA) (oppure massa atomica) viene indicato il rapporto tra massa dell’atomo e una massa scelta arbitrariamente come massa unitaria, tale massa è pari ad 1/12 della massa dell’atomo di carbonio (isotopo 12) e vale: u.m.a. (unità di massa atomica) 1/12 della massa di 12 6 C = 1,6605 ·10-24 g (dalton) 1 1 u.m.a = ⋅ m 12 C 6 12 Analogamente il peso molecolare (PM) di un elemento o composto è uguale al rapporto tra la massa di una molecola dell’elemento o del composto e quella dell’unità di misura ed è, pertanto, un numero puro che indica quante volte la molecola pesa in più dell’unità di misura: poiché per il peso molecolare e per il peso atomico si fa riferimento alla stessa unità di misura, è di tutta evidenza che il peso molecolare è uguale alla somma dei pesi degli atomi che la costituiscono. Per composti, come i sali, che non presentano molecole discrete, si deve parlare di peso formula. Peso atomico, peso molecolare, peso formula PESO ATOMICO È il rapporto tra massa dell’atomo e massa dell’unità di misura. mE E u.m.a = (1/12) ⋅ m 12 C 6 PESO MOLECOLARE È la somma dei pesi degli atomi che costituiscono la molecola*. PESO FORMULA È il rapporto tra la massa della formula e la massa dell’unità di misura (per composti non molecolari*). Dove m 12 C 6 E n u.m.a = (1/12) ⋅ m A a Bb u.m.a = è la massa del isotopo 12 del carbonio * sarà più chiaro dopo lo studio del legame chimico mEn 12 6C m A a Bb (1/12) ⋅ m 12 6C Osservazione : Le dizioni peso atomico e peso molecolare sono in realtà improprie, perché tali valori non esprimono dei pesi (peso= massa X accelerazione gravitazionale = m·g), ma sono numeri adimensionali. Negli ultimi 30 anni sono state proposte da organismi internazionali definizioni formalmente più corrette, che mettono in evidenza l’adimensionalità della grandezza, come massa atomica relativa e massa atomica media relativa, ma in pratica non sono state adottate e si sono conservate le secolari dizioni peso atomico e peso molecolare. Unità di massa atomica (uma (uma oppure u): 1/12 della massa di 12C ( = 1,6606× 1,6606×10-24 g) Alcuni pesi atomici (ovvero massa atomica media relativa): H He Li Be B C N O F 1,008 4,003 6,941 9,012 10,811 12,011* 14,007 15,999 18,998 * perché? Non è 12 uma Ne Na Mg Al Si P S Cl Ar 20,180 22,990 24,305 26,982 28,086 30,974 32,066 35,453 39,948 * perché? Non è 12 uma La massa relativa (peso atomico) di un dato elemento chimico è una media ponderata delle masse relative dei suoi isotopi: in particolare è la sommatoria del prodotto tra la massa relativa di ciascun isotopo e la relativa abbondanza isotopica. Tralasciando l’isotopo 14 del carbonio (che è instabile*) in natura si trova che ogni 112 atomi di carbonio isotopo 13 ce ne sono 10000 di carbonio isotopo 12 abbondanza isotopica 10000 abbondanza C = ≅ 0,98892 10000 + 112 12 abbondanza 13C = 112 ≅ 0,01108 10000 + 112 (Quindi il 98,892 % è di 12C) (Quindi lo 1,108 % è di 13C) massa (relativa) isotopica del C = 12,000000 12 massa (relativa) isotopica del C = 13,003354 = 13 (per definizione deve essere esattamente 12 ) m 13 C 6 (1/12) ⋅ m 12 6C Peso atomico di C = 12,000000 ⋅ 0,98892 + 13,003354 ⋅ 0,01108 Peso atomico di C ≅ 12,011 * Esiste anche un isotopo 11 del carbonio anch’esso instabile! (valore tabulato del peso atomico medio) Peso (massa) atomico ed abbondanza isotopica Calcolo della massa atomica media di un elemento note le abbondanze relative (= frazione del numero totale di atomi costituiti da un dato isotopo) degli isotopi costituenti. Cloro: isotopo 35 17 Cl 37 17 Cl massa isotopo 34,96885 36,96590 abbondanza relativa 0,75771 0,24229 34,96885 uma x 0,75771 = 26,49625 uma + 36,96590 uma x 0,24229 = 8,95647 uma _____________ Peso (massa) atomico medio = 35,45272 uma Lo stesso procedimento può essere applicato ad elementi costituiti da tre o più isotopi di cui sono note le abbondanze relative. N.B.: La somma delle abbondanze relative di tutti gli isotopi di un dato elemento è uno. Peso (massa) atomico ed abbondanza isotopica. Altri esempi: isotopi = elementi con stesso Z e diverso N elemento carbonio isotopi 12C 13C 14C ossigeno 16O 17O 18O potassio 39K 40K 41K piombo 204Pb 206Pb 207Pb 208Pb abbondanza relativa (%) Z A N=A–Z 6 6 6 6 7 8 8 8 8 19 19 19 12 13 14 16 17 18 39 40 41 8 9 10 20 21 22 98,89 1,11 tracce 99,759 0,037 0,204 93,138 0,012 6,800 82 82 82 82 204 206 207 208 122 124 125 126 1,3 26,0 20,7 52,0 peso atomico (tabulato) 12,011 15,9994 39,0983 207,19 Oggi è possibile misurare accuratamente le masse atomiche tramite uno strumento chiamato spettrometro di massa Sui testi di chimica trovate tabelle che già tengono conto dall’ abbondanza isotopica. Qui, ad esempio, è riportata la tabella 1.7 del libro di testo Nobile-Mastrorilli. Come vedremo in seguito piuttosto che usare una tabella del genere è meglio usare una tavola periodica degli elementi che contiene ulteriori informazioni e proprietà degli atomi. 16 Peso molecolare = somma delle massa atomiche (pesi atomici) della molecola Esempi: H2SO4 (formula dell’acido solforico): solforico): peso molecolare = 2× 2×1,008 + 32,066 + 4× 4×15,999 = 98,078 u.m.a. C6H12O6 (formula del glucosio): glucosio): peso mol. = 6× 6×12,011 + 12× 12×1,008 + 6× 6×15,999 = 180,156 u.m.a. Grammo-atomo. Numero di Avogadro. Peso molecolare. Grammo-molecola. Mole. Corrispondentemente al peso atomico e al peso molecolare si definisce il grammo-atomo, la grammo-molecola come la quantità di una specie chimica il cui peso in grammi è numericamente uguale al valore, rispettivamente, del PA, del PM. In base a questa definizione ogni grammo-molecola o grammo-atomo contiene un ugual numero di particelle. Nel linguaggio chimico si tende oggi a sostituire alle dizioni grammo-atomo o grammomolecola la dizione mole. La definizione di mole (Comité International des Pois et Mesures; 1971) è la seguente: “Mole è la quantità di materia di un sistema che contiene tante entità elementari quanti atomi sono contenuti in 0,012 Kg (12 g) di carbonio (isotopo 12)” Questo numero di atomi è il numero di Avogadro: N = 6,022·1023 N particelle (atomi, molecole, ioni, etc.) = 1 mole Il numero di Avogadro è un numero grandissimo 7 × 1022 stima del numero di stelle nell' universo osservabile. 1023 stima del numero di granelli di sabbia di tutte le spiagge del mondo. N ≈ 6,022×1023 è il numero di atomi in 12 grammi di 12C 1024 è il numero totale di connessioni sinaptiche presenti nel cervello umano. Il numero di Avogadro è un numero grandissimo È,quindi, difficile cogliere la reale entità del numero di Avogadro se non si simula un esperimento quale potrebbe essere quello di calcolare il tempo necessario per contarlo con, per esempio, una velocità costante di 150 numeri al minuto. Con tale velocità si conterebbero: 150 numeri/minuto · 60 minuti/ora · 24 ore/giorno · 365 giorni/anno = = 7,884 · 107 numeri/anno 6,022 · 1023 numeri/7,884 · 107 numeri/anno ≈ 1016 anni !!! TABELLA: Unità di misura del Sistema Internazionale. La mole è una delle sette grandezze fondamentali. Osservazione: N= 12 g di carbonio isotopo 12 = numero di atomi 12 uma = 12 g 12 x 1,6605·10-24 g 1 = 1,6605·10-24 =6,022·1023 Moli di elementi Grammo-atomo. Numero di Avogadro. u.m.a. (unità di massa atomica) 1/12 della massa di 12 6 12 6 C = 1,6605 ·10-24 g C = 12 u.m.a.; C = 12,011 u.m.a. peso atomico 12 6 C = 98,89 % 13 6 C= 1,11 % “quantità in grammi pari al peso atomico” grammo atomo 12 1 grammo atomo 6 C = 12 g 1 grammo atomo 1 grammo atomo C = 12,011 g W = 183,85 g 1/ 1,6605 ·10-24 = NA (numero di Avogadro) = 6,022 ·1023 Peso molecolare. Grammo-molecola. Mole. peso molecolare (peso formula) “somma dei pesi atomici” “quantità in grammi pari al peso molecolare” grammo molecola 1 grammo molecola 1 grammo molecola mole CO2 NH3 = (12 +16 + 16) = 44 g = (14 +1 + 1 + 1) = 17 g “quantità di sostanza che contiene un numero di particelle pari ad un numero di Avogadro NA” m (g) n (mol) = M (g/mol) (questa è la definizione operativa (cioè in formula matematica) della mole; e sarà fondamentale per risolvere qualsiasi esercizio o problema chimico che incontrerete) Dove m simboleggia la massa della sostanza (elemento, molecola, sale ione. etc) ed M simboleggia il peso di una mole di tale sostanza: peso molare. Mole e peso molare Una mole di sostanza diverse ha peso diverso ! In una reazione o in una formula chimica contano le moli, non i grammi! Riepilogando: u.m.a. (dalton): unità di misura usata per le masse atomiche 1 u.m.a. = 1/12 della massa del 12C = 1,6605·10-24 g m (g) n (mol) = M (g/mol) peso atomico/molecolare (relativo): indica quante volte l’atomo/molecola pesa più dell’unità di misura (cioè del peso di riferimento) 12C = 12 u.m.a. grammo-atomo/molecola: quantità in grammi di elemento/molecola pari al suo peso atomico/molecolare relativo 1 grammo-atomo di 12C = 12 g un NUMERO PURO! u.m.a. dalton MASSA! g numero di Avogadro: numero di atomi contenuti in 1 grammoatomo NA = 6,022 ·1023 mole: quantità di materia contenente NA = 6,022 ·1023 particelle mole ≡ grammo-atomo/molecola Esempio per CO2: peso molecolare: (12 + 16 + 16) u.m.a. = 44 u.m.a. ≡ 44 dalton 1 grammo-molecola: 44 g (contengono 6,022 ·1023 molecole) 1 mole: 44 g (contiene 6,022 ·1023 molecole) peso molare: 44 g/mol Determinazione dei pesi molecolari di sostanze volatili attraverso la densità gassosa relativa. Se si considerano volumi uguali (V) di due gas diversi A e B alla stessa temperatura e pressione, le quantità (in grammi) dei due gas in essi contenuti, rispettivamente MA e MB, contengono lo stesso numero N di molecole. Indicando con mA il peso in grammi di una molecola di A e con mB quello di una molecola di B, le due quantità MA e MB risulteranno essere date da: La densità relativa del gas A rispetto al gas B è: Semplificando e dividendo mA a numeratore e mB a denominatore per l’unità delle masse atomiche, si ottiene la relazione cercata: Usando come riferimento l’idrogeno molecolare, di peso molecolare 2,016 dalton: il peso molecolare del gas A è uguale a 2,016 volte la sua densità relativa rispetto all’idrogeno: Composizione ponderale La formula di un composto fornisce in maniera immediata e diretta la sua composizione atomica. Una mole di un composto di formula AaBbCc contiene a moli di atomi dell’elemento A, b moli di atomi dell’elemento B e c moli di atomi dell’elemento C; in modo equivalente si può dire che il rapporto atomico tra gli elementi che formano il composto è: a:b:c La formula consente anche di ricavare in maniera molto semplice la composizione del composto sotto forma di rapporto ponderale o di percentuale in peso. Una mole di composto, pari a AaBbCc grammi, contiene mA, mB e mC grammi degli elementi A, B e C corrispondenti rispettivamente ad a moli di atomi di A, b moli di atomi di B e c moli di atomi di C: mA (g) = a (mol) · A (g/mol) mB (g) = b (mol) · B (g/mol) mC (g) = c (mol) · C (g/mol) Il rapporto ponderale che caratterizza il composto è: mA : mB : mC Le espressioni con le quali si calcolano le percentuali in peso degli elementi nel composto si ricavano con le proporzioni: Esercizio: Un miscuglio di perclorato di potassio (KClO4) e di cloruro di sodio (NaCl) contiene il 36,11% in peso di cloro. Calcolare la percentuale dei due composti nel miscuglio. Svolgimento Le percentuali di cloro nel perclorato di potassio e nel cloruro di sodio sono rispettivamente: Indicando le quantità di perclorato di potassio e di cloruro di sodio contenute in 100 g di miscuglio rispettivamente con x (%KClO4) e y (%NaCl), la massa di cloro contenuta in ciascuna di esse si ottiene dalla proporzione: Le quantità mClx e mCly possono essere ottenute anche in maniera più diretta: I valori di x e y, e quindi la composizione della miscela, si ottengono risolvendo il sistema: Esercizi analoghi: Esercizi analoghi con “difficoltà maggiore”: Formule minime. Formule molecolari. Formule di struttura formula minima “indica, con numeri interi più piccoli possibili, i rapporti con cui gli atomi si legano tra loro in un composto” H2O CH acqua acetilene benzene “indica l’esatto numero di atomi che si legano tra loro in un composto” formula molecolare H2O acqua formula di struttura C2H2 C6H6 acetilene benzene “indica le posizioni steriche relative degli atomi che si legano tra loro in un composto” H O H H H acqua H C C H acetilene H C C C C H C C H benzene H Formule minime e Formule molecolari. Studiare gli esercizi svolti del libro di testo a pag, 43-49 Esercizi: ESERCITAZIONE (alla lavagna … NO SLIDE..!) 1° esercizio. esercizio. 50 g di un miscuglio di CaBr2 e LiBr contengono il 84,77 % in peso di bromo. Calcolare la composizione percentuale del miscuglio. 2° esercizio. esercizio. 20,0 g di una lega di magnesio e zinco, bruciati con un eccesso di aria, formano una miscela dei relativi ossidi (MgO e ZnO) che pesa 30,684 g. Determinare la composizione percentuale in peso della lega. 3° esercizio. esercizio. L’analisi di una sostanza organica costituita da carbonio, idrogeno e ossigeno ha fornito i seguenti risultati: per combustione di 1,101 g si sono ottenuti 2,646 g di anidride carbonica e 0,540 g di acqua. Ricavare la formula minima della sostanza. Sapendo, inoltre, che la densità gassosa della sostanza relativa all’idrogeno molecolare è 54,624 stabilirne la formula molecolare. 4° esercizio. esercizio. L’analisi di una sostanza organica costituita da carbonio, idrogeno, azoto e ossigeno ha fornito i seguenti risultati: per combustione di 8,972 g si sono ottenuti 21,125 g di anidride carbonica, 7,206 g di acqua e 896,6 mL di azoto molecolare raccolto a condizioni normali. Ricavare la formula minima e la formula molecolare della sostanza sapendo che la sua densità relativa al gas elio (dr→He) è pari a 56,04. 5° esercizio. esercizio. Un composto organico è costituito da carbonio, idrogeno, azoto e ossigeno. Per analizzare carbonio e idrogeno, 2,404 g di composto vengono bruciati con un eccesso di ossigeno. Dalla combustione si ottengono 3,521 g di diossido di carbonio e 2,163 g di acqua. Per l’analisi dell’azoto si pesano 3,606 g di composto, che sviluppano 672,1 mL di azoto a c.n. La densità relativa del composto rispetto all’ossigeno è dr→O2= 3,756. Ricavare la formula minima e la formula molecolare del composto. Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) • Come introduzione a questa lezione potete studiare da soli il cap3 del libro di testo • Modello atomico di Thomson • Il nucleo atomico (esperienza di Rutherford) • Modello atomico di Rutherford • Radiazioni elettromagnetiche. Spettro delle radiazioni elettromagnetiche. Fenomeni di interferenza e diffrazione • Interazione tra luce e materia (spettri atomici) • Modello atomico di Bohr. Numeri quantici Modello atomico di J. J. Thomson (1897) Thomson misurò con opportuni esperimenti il rapporto carica/massa dell’elettrone: J. J. Thomson (1856-1940) Nobel 1906 e/m= 1,76 ×1011 C/Kg da cui si dedusse * : m= 9,11× ×10-31 Kg= 9,11× ×10-28 g Un valore circa 1800 volte* più piccolo della massa dell'idrogeno. Quasi tutta la massa atomica è, quindi, associata alla carica positiva (cioè, come vedremo, è concentrata nel nucleo) Egli ipotizzò il suo modello: “Tutta la massa e la carica positiva sono distribuite uniformemente in una sfera di raggio ∼ 1Å (10-10 m). Gli elettroni sono distribuiti in questa sfera agendo da collante per le cariche positive, e sono in numero tale da rendere neutro l’atomo” ++ + + + -+ - + - *Fu in seguito Robert Andrews Millikan (1868-1953) con l’esperimento della “goccia cadente” (1909) a misurare la carica dell’elettrone. La radioattività • “Raggi” α: particelle con carica positiva (nuclei di elio con 2 protoni e 2 neutroni) • “Raggi β”: elettroni • “ Raggi γ”: radiazioni elettromagnetiche ad alta energia La radioattività è il fenomeno per cui alcuni nuclei, non stabili, si trasformano in altri emettendo particelle. La scoperta della radioattività avvenne alla fine dell’800 ad opera di Henry Bequerel e dei coniugi Pierre e Marie Curie, che ricevettero il Premio Nobel per la Fisica per le loro ricerche. Essi scoprirono che alcuni minerali, contenenti uranio e radio,avevano la proprietà di impressionare delle lastre fotografiche poste nelle loro vicinanze. Le lastre fotografiche, una volta sviluppate, presentavano delle macchie scure. Modello atomico di Rutherford (1911) Un fascio di particelle α viene fatto passare attraverso una lamina di oro. Le particelle che attraversano la lamina colpiscono uno schermo fluorescente illuminandolo. Se la distribuzione di carica e massa negli atomi di oro della lamina fosse omogenea, tutte le particelle dovrebbero attraversarla senza subire deviazioni. Invece Rutherford osservò che: • la maggior parte delle particelle attraversa la lamina senza subire deviazioni; • alcune subiscono deviazioni di varia ampiezza; • una certa porzione di particelle viene respinta. Modello atomico di Rutherford (1911) Ernest Rutherford (1871-1937) Nobel 1908 (Modello dinamico basato sulla meccanica newtoniana) tutta la carica positiva e quasi tutta la massa sono concentrate in un “nucleo” di raggio ~10-4Å. Atomo «vuoto» gli elettroni, in numero uguale alla carica nucleare, ruotano intorno al nucleo + + Rappresentazione del modello di atomo che spiega l’esperimento di Rutherford + + + + + + + + + + + + + + Modello atomico di Rutherford (1911) Ernest Rutherford (1871-1937) Nobel 1908 Dimensioni atomiche: circa 1 Å = 10-10 m Dimensioni nucleari: circa 10-5 Å = 10-15 m La maggior parte dell'atomo è vuoto Quasi tutta la massa atomica è quindi concentrata nel nucleo Modello atomico di Rutherford (1911) Hendrik Antoon Lorentz, fisico olandese, critica il modello di Rutherford applicando la teoria elettromagnetica classica all’elettrone. Limiti alla teoria di Rutherford: Gli elettroni, oscillando attorno alla loro posizione di equilibrio e girando attorno al nucleo, per le leggi di Maxwell e di Hertz, avrebbero dovuto emettere una radiazione elettromagnetica, e quindi ridurre la loro energia. Gli elettroni perderebbero rapidamente la loro energia irradiandola e quindi cadrebbero a spirale verso il nucleo, cioè collasserebbero sul nucleo. Ma gli atomi sono stabili! Come mai? Ernest Rutherford (1871-1937) Nobel 1908 Modello atomico di Rutherford (1911) Limiti alla teoria di Rutherford: Ernest Rutherford (1871-1937) L’elettrone movendosi di moto Nobel 1908 - + circolare perderebbe energia cinetica avvicinandosi progressivamente al nucleo (in circa 10-11s) - Le leggi dell’elettromagnetismo stabiliscono che quando una carica elettrica subisce una qualsiasi accelerazione perde energia Radiazioni elettromagnetiche Una radiazione elettromagnetica è una radiazione caratterizzata da un campo elettrico E e uno magnetico H perpendicolari tra loro e perpendicolari alla direzione di propoagazione. La sua velocità nel vuoto è c = 2,9979·108 m/sec. Vettore elettrico Sorgente Rappresentazione di un onda elettromagnetica. Vettore magnetico Direzione di propagazione Grandezze caratteristiche di un onda elettromagnetica. A λ Lunghezza d’onda: rappresenta la distanza tra due minimi o due massimi (unità di lunghezza: m, cm, nm, A, …) ν Frequenza: ν=c/λλ, rappresenta nell’unità di tempo λ il numero di vibrazioni di un onda di lunghezza d’onda λ (unità di tempo-1: sec-1, Hz) E = h·ν ν A Ampiezza: rappresenta l’altezza di una cresta ed è indicativa dell’intensità dell’onda h = 6.626·10-34 J ·s (costante di Planck) Radiazioni elettromagnetiche Un’onda è caratterizzata dalla sua lunghezza e, quindi, dalla sua frequenza. In alcuni casi è più comodo usare al posto di λ il suo reciproco, che viene indicato ~ e prende il nome di numero d’onda: con v 1 ~ v= Poiché la frequenza ν : λ c 1 ν ν= ⇒ = λ λ c la relazione tra il numero d’onda e la frequenza è ν ~ v= c Quindi il nome di numero d’onda come la frequenza è proporzionale all’energia della radiazione elettromagnetica. Spettro delle radiazioni elettromagnetiche Le onde elettromagnetiche sono classificabili in base alla loro lunghezza d’onda: La luce viaggia in pacchetti di energia chiamati fotoni o quanti. L’energia quindi non varia in maniera continua ma viene trasportata in quantità discrete e dipende dalla frequenza della radiazione. Il fotone associato ad un’onda di frequenza υ trasporta un’energia pari a E = h υ. L’intensità della radiazione è proporzionale al numero di fotoni. E=hυ h = 6,62·10-34 J·s 1 nm = 10-9 m 1 Å = 10-10 m = 0,1 nm Interazioni tra luce e materia Spettro (continuo) della luce bianca Spettro: insieme delle frequenze che compongono la radiazione analizzata dallo spettrometro Interazioni tra luce e materia Un prisma è un oggetto in grado di disperdere la luce bianca nelle sue componenti monocromatiche Rifrazione della luce Hydrogen gas Se la luce bianca viene analizzata dopo aver attraversato un’ampolla trasparente che contiene un elemento tenuto allo stato gassoso, lo spetto colorato continuo della luce bianca presenta delle righe nere; queste denunciano il mancato arrivo di radiazioni che, pertanto, sono state assorbite dall’elemento Spettro di assorbimento Gli elementi, portati allo stato gassoso e riscaldati ad alta temperatura, emettono una luce che, analizzata, dà uno spettro costituito da righe di un colore caratteristico dell’elemento eccitato su fondo nero Spettro di emissione Spettro di assorbimento Spettro di emissione Interazioni tra luce e materia. Spettri atomici Interazioni tra luce e materia Spettro dell’idrogeno: eq. di Balmer-Ritz Nello spettro di emissione si notano tre gruppi di righe, detti serie: la serie di Lyman, quella di Balmer e quella di Paschen: tutte le righe di Lyman e la prima di Balmer sono nella zona dell’ultravioletto, le rimanenti righe di Balmer e la prima di Paschen cadono nel visibile, tutte le altre nell’infrarosso. Nonostante che lo spettro di emissione dell’idrogeno appaia complicato, una semplice relazione matematica correla la posizione di tutte le righe. Tale relazione è 1 1 ~ ν = RH 2 − 2 n1 n2 RH costante di Rydberg (109678 cm-1) n1 e n2 interi con n1<n2 1 ~ ove v è il numero d' onda ed è uguale a λ Tuttavia, nessuna teoria atomica era in grado di spiegare e predire spettri atomici fino a quando Niels Bohr non introdusse il suo modello atomico…. Modello atomico di Bohr (1913) (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) Niels Bohr (1885-1962) Nobel 1922 1° postulato l’atomo si trova in uno stato stazionario che non irradia energia 2° postulato le orbite permesse all’elettrone di massa m e di velocità v, in ogni stato stazionario sono circolari e solo quelle aventi un raggio r tale da rendere il suo momento angolare mvr pari a un multiplo intero del quanto di momento angolare h/2π π mvr 3° postulato = n h 2π l’atomo può assorbire o irradiare energia solo quando passa da uno stato stazionario ad un altro Modello atomico di Bohr (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) QUANTIZZAZIONE DEL RAGGIO Fd 'attrazione = Fcentrifuga (1) ⇒ e2 v2 =m 2 r r Evidenziando r del secondo membro mv 2 r 2 r= e2 (2) Moltiplicando il numeratore e il denominatore per m Tenendo conto del secondo 2 2 2 m v r (3) r= me 2 2 h h postulato: mvr = n ⇒ m 2v 2 r 2 = n 2 2π 4π 2 (4) Sostituendo la relazione (4) nella (3) si ottiene: r = n2 h2 4 π 2 me quantizzazione del raggio 2 (n=1, 2, 3, … numero quantico principale) Modello atomico di Bohr (1913) (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) QUANTIZZAZIONE DELL’ENERGIA Energia = Energia potenziale + Energia cinetica Tenendo e2 1 2 E = V + T = − + mv (7) r 2 conto della (1) e 2 v 2 possiamo =m 2 r r Sostituendo la relazione (8) nella (7) si ottiene: Sostituendo la quantizzazione del raggio e2 E=− =− 2r r = n 2 ricavare la E =V +T (6) 1 2 e2 mv = 2 2r (8) e2 e2 e2 E=− + =− r 2r 2r h2 4 π 2 me 2 (9) nella (9) si ottiene: e2 2π 2 me 4 =− 2 2 2 h nh 2n 2 4π 2 me 2 2π 2 me 4 1 E n = − 2 2 = − 2 E0 nh n quantizzazione dell’energia (n=1, 2, 3, … numero quantico principale) Modello atomico di Bohr (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) E 16r1=r4 n=∞ ∞ 0 E4= -1/16 E0 ∆E4-1= E4 – E1 E3= -1/9 E0 n=4 9r1=r3 n=3 4r1=r2 r1 ∆E3-1= E3 – E1 E2= -1/4 E0 n=2 (n=1), E1 Serie di Balmer (UV-VIS) (n=2), E2 ∆E2-1= E2 – E1 (n=3), E3 E1= - E0 n=1 Serie di Lyman (lontano UV) ν E = h ⋅ν ∆E3- ∆E3- ∆E2- 1 1 1 (n=4), E4 Modello atomico di Bohr (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) Derivazione teorica della costante di Rydberg 2π 2 me 4 1 E n = − 2 2 = − 2 E0 nh n ∆E = E2 − E1 = ( − 1 ~ v= λ 1 1 1 1 + ) E = ( − ) E 0 = hν 0 2 2 2 2 n2 n1 n1 n2 v c = λv = ~ v 1 1 ~ hcv = ( 2 − 2 ) E0 n1 n2 1 1 ~ v = RH 2 − 2 n1 n2 v = cv~ 1 1 E0 ~ v =( 2 − 2) n1 n2 hc E0 RH ≡ hc E E E 0 E4 E3 0 E4 E3 E2 E2 E 0 E4 E3 • E2 E E1 • E1 stato fondamentale E assorbita E1 stato eccitato • stato fondamentale E emessa 1 1 1 1 ∆E = E 2 − E1 = − 2 + 2 E 0 = 2 − 2 E 0 n 2 n1 n1 n 2 ∆E = h ⋅ν Modello atomico di Bohr (Atomi idrogenoidi H, He+, Li++, …) n=5 =4 =3 =2 =1 E = hc/ c/λ λ Spettro di emissione Questa transizione non è possibile Limiti del modello atomico di Bohr Il modello di Bohr, per quanto stimolante, ha delle limitazioni: incapacità di interpretare i risultati spettroscopici di atomi polielettronici incapacità di offrire qualsiasi base teorica per interpretare le proprietà direzionali dei legami chimici intrinseca contraddizione (si postula che l’elettrone non ubbidisce alle leggi della fisica classica e si usano proprio queste leggi per definire il raggio delle orbite e l’energia del sistema) Estensione del modello atomico di Bohr (Atomi polielettronici) numeri quantici l ed m Le orbite descritte dal moto dell’elettrone intorno al nucleo sono ellittiche, con una eccentricità quantizzata (Sommerfeld: numero quantico l) e assumono orientazioni nello spazio quantizzate (effetto Zeeman: numero quantico m). n=1, 2, 3, … numero quantico principale l=0, 1, … (n-1) numero quantico secondario m=0, ±1, … ± l numero quantico magnetico Estensione del modello atomico di Bohr (Atomi polielettronici) numeri quantici l ed m n = 1, 2, 3, … numero quantico principale ⇒ determina l’energia dell’orbita l = 0, 1, … (n-1) numero quantico secondario ⇒ determina l’energia e la forma dell’orbita m = 0, ±1, … ± l numero quantico magnetico ⇒ determina l’orientazione dell’orbita Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) • Ipotesi di De Broglie. Principio di indeterminazione di Heisenberg. • Modello atomico ondulatorio. Equazione d’onda di Schrödinger. • Orbitali atomici e numeri quantici. Energia degli orbitali atomici. • Principio di esclusione di Pauli. Regola di Hund. • Aufbau: costruzione della tabella periodica degli elementi. • Proprietà periodiche degli elementi. Dualismo onda-particella Ipotesi di De Broglie (1924) Fenomeni fisici: di carattere corpuscolare di carattere ondulatorio (fenomeni connessi con l’esistenza di particelle discrete) (fenomeni che mostrano proprietà continue proprie delle onde) •leggi classiche del moto •diffrazione della luce Meccanica classica Teoria ondulatoria classica di carattere dualistico onda-corpuscolo Moderna teoria quanto-meccanica (Il carattere corpuscolare o il carattere ondulatorio di un fenomeno sono due aspetti di una stessa realtà) natura dualistica delle particelle microscopiche natura dualistica della luce Relazione di Planck E = hν = h Relazione di Einstein c λ E = mc 2 λ= h mc Ipotesi di De Broglie a qualsiasi particella di massa m e di velocità v può essere associata un’onda di lunghezza d’onda pari a: λ= h mv •Diffrazione di un fascio di elettroni ad opera di un reticolo di diffrazione costituito da un cristallo di Ni Dualismo onda-particella Ipotesi di de Broglie (1924) Per i fotoni: Relazione di Planck Relazione di Einstein c E = hν = h λ E = mc 2 h λ= mc A. Einstein (1879-1955) Nobel 1921 M. Planck (1858-1947) Nobel 1919 Per un qualsiasi corpo in movimento: h λ= mv Natura dualistica dell’elettrone (Esperimenti chiave) L. De Broglie (1892-1987) Nobel 1929 • Effetto fotoelettrico e termoelettrico: natura corpuscolare dell’elettrone • Davisson e Germer, 1927: Diffrazione di un fascio di elettroni ad opera di un reticolo di diffrazione costituito da un cristallo di Ni Dualismo onda-particella Ipotesi di De Broglie 1924 L’ipotesi del dualismo onda-particella ricevette la conferma sperimentale nel 1927 e, nel 1929, De Broglie fu insignito del premio Nobel per la fisica. •Davisson e Germer, 1927: Diffrazione di un fascio di elettroni ad opera di un reticolo di diffrazione costituito da un cristallo di Ni Raggi X Elettroni Un fascio di elettroni era diretto verso un cristallo di nichel, che poteva essere ruotato per misurare la distribuzione angolare degli elettroni. Si trovò che a certi angoli si aveva un picco nell’intensità degli elettroni diffusi, in accordo con la condizione di interferenza costruttiva tra le “onde elettroniche” riflesse da diversi piani reticolari, in maniera identica a quello che accade con i raggi X. Principio di indeterminazione di Heisenberg (1927) Tale legge pone un limite invalicabile alla possibilità di conoscenza umana, riconoscendo l’impossibilità teorica di determinare contemporaneamente e con precisione arbitraria due parametri fisici importanti di una particella quali sono la posizione spaziale e il momento. Il prodotto tra l’incertezza ∆x della misura della posizione x di una particella, e l’incertezza ∆(mv) della misura della sua quantità di moto non può essere inferiore ad una quantità minima, pari a h/2π π W. Heisenberg (1901-1976) Nobel 1932 ∆x ⋅ ∆ (mv ) ≥ h h = 6,626·10-34 J·s (cost. di Planck) 2π (un modello atomico in cui l’elettrone compie orbite ben determinate intorno al nucleo perde ogni significato scientifico) nessun limite apprezzabile alla possibilità di misurare posizione e velocità di una particella macroscopica (es. un pallone da calcio) m=500 g ∆x= 10-6 m h 6,626 ⋅10 −34 ( J ⋅ s ) ∆v ≥ = = 2,1 ⋅10 − 28 (m / s ) −6 2πm∆x 2π ⋅ 0.500(kg ) ⋅10 (m ) limiti alla possibilità di misurare posizione e velocità di una particella microscopica melettrone=9,1·10-31 kg ∆x= 10-12 m h 6,626 ⋅ 10 −34 ( J ⋅ s ) ∆v ≥ = = 1,16·108 (m / s ) − 31 −12 2πm∆x 2π ⋅ 9,1 ⋅ 10 (kg ) ⋅ 10 (m ) Principio di Indeterminazione di Heisemberg È possibile conoscere con precisione arbitraria la posizione di una particella È possibile conoscere con precisione arbitraria la sua velocità Non è possibile conoscere simultaneamente queste variabili con precisione qualsiasi.. h ∆x ⋅ ∆(mv ) ≥ 2π Modello atomico ondulatorio Equazione d’onda di Schrödinger ΗΨ = ΕΨ Η Ψ Ε operatore caratteristico del sistema atomico E. Schrödinger autofunzione (descrive l’elettrone dal punto di vista ondulatorio: ψ 2(x,y,z) rappresenta la probabilità che l’elettrone si trovi nel punto di coordinate x,y,z) (1887-1961) Nobel 1933 autovalore (energia dell’elettrone) Tra le soluzioni dell’equazione di Schrödinger, le funzioni d’onda Ψ fisicamente accettabili devono soddisfare particolari condizioni al contorno imposte dalla natura del sistema: 1) finite, continue e ad un solo valore in tutto lo spazio 2) tendere a zero a distanza infinita dal nucleo 3) normalizzate Le condizioni al contorno imposte fanno sì che ognuna delle infinite funzioni d’onda Ψ che rappresentano le soluzioni dell’equazione d’onda, dette orbitali atomici, viene ad essere caratterizzata da quattro numeri quantici: n=1, 2, 3, … numero quantico principale l=0, 1, … (n-1) numero quantico secondario m =0, ±1, … ±l numero quantico magnetico ms=± ±1/2 numero quantico magnetico di spin Ψnllm Εnllm Modello atomico ondulatorio Equazione d’onda di Schrödinger ΗΨ = Ε·Ψ Ψ La funzione d’onda Ψ descrive un’onda stazionaria onda stazionaria 2πr = nλ = n h h ⇒ mvr = n mv 2π h 2 ∂ 2ψ ∂ 2ψ ∂ 2ψ − 2 ⋅ 2 + 2 + 2 8π m ∂x ∂y ∂z + V ⋅ψ = E ⋅ψ Modello atomico ondulatorio Significato fisico dei numeri quantici orbitalici Ψnllm n l Definisce lo strato e da esso dipende l’energia dell’orbitale m Definisce l’orientazione nello spazio degli orbitali. Orbitali col medesimo m sono degeneri (cioè stessa energia) Definisce il livello, e quindi la forma dell’orbitale. Da esso dipende (in piccola misura) l’energia dell’orbitale ms = numero quantico magnetico di spin Modello atomico ondulatorio Significato fisico dei numeri quantici orbitalici Equazione di Dirac: Descrive il comportamento di particelle relativistiche P.A M. Dirac (1902-1984) Nobel 1933 La teoria quantistica del moto dell'elettrone lo indusse a postulare nel 1928 l'esistenza di una particella identica all'elettrone in ogni aspetto tranne che nella carica, avendo l'elettrone carica negativa e questa ipotetica particella, invece, carica positiva. La teoria di Dirac venne confermata nel 1932, quando il fisico statunitense Carl David Anderson scoprì il positrone. L’elettrone ha un momento angolare intrinseco : spin n=1, 2, 3, … l=0, 1, … (n-1) m =0, ±1, … ±l Orbitali atomici e numeri quantici n l m 1 0 0 Ψnlm n l m 1s 4 0 0 Ψnlm y 4s x 1s z 2 0 0 2 1 -1 2 1 0 2 1 +1 2s 2p 4 1 -1 4 1 0 4 1 +1 4 2 -2 x 4 3 0 0 3 1 -1 3 1 0 3 1 +1 3 2 -2 3 2 -1 3 2 0 3 2 +1 3 2 +2 y 4p 3s 3p 3d 2 -1 4 2 0 4 2 +1 4 2 +2 4 4 4 4 3 3 3 3 -3 -2 -1 0 4 3 +1 4 4 3 3 +2 +3 z 2s 4d y 2py 4f x 2px z 2pz Forme degli orbitali L’orbitale viene rappresentato graficamente in modo tale che nel suo volume vi sia una certa probabilità (90%, 95% oppure 99%) di trovare l’elettrone. Sulla superficie dell’orbitale la probabilità di trovare l’elettrone è costante Il segno dell’orbitale rappresenta il segno della funzione d’onda Ψ. L’orbitale 1s La funzione ψ1s dipende solo dal raggio r ⇒ l’orbitale 1s è sferosimmetrico consideriamo l’orbitale 1s come una sfera all’interno della quale la probabilità di trovare l’elettrone è pari al 95% probabilità di trovare l’elettrone in un guscio sferico di volume dr a distanza r dal nucleo ⇒ probabilità radiale 4πr2ψ2 Orbitali atomici Energia degli orbitali atomici E … … 4s 4p 4d 3s 3p 3d 2s 2p 4f ··· ··· ··· … 4p 3d 4s 3p 3s 2p 1s 2s 1s 1s < 2s = 2p < 3s = 3p = 3d < < 4s = 4p = 4d =4f < 5s = 5p … Livelli energetici in ordine crescente di energia Energia dei livelli E Atomi polielettronici … Atomi idrogenoidi 1s 2s 3s 4s 5s 6s 7s 2p 3p 4p 5p 6p 7p 3d 4d 5d 6d … 4f 5f … 6f … … … … … Confronto fra la teoria di Bohr e teoria ondulatoria teoria di Bohr teoria ondulatoria meccanica Newtoniana deterministica meccanica quantistica, concetto probabilità e principio indeterminazione di Heisenberg particella puntiforme dotata di carica negativa particella dotata di massa a cui è associata un’onda orbita: traiettoria definita seguita dall’elettrone a cui corrisponde un definito valore di energia orbitale: funzione matematica ψ che descrive l’onda associata all’elettrone a cui corrisponde un definito valore di energia raggio dell’orbita probabilità di trovare l’elettrone in un punto dello spazio dipende da ψ2 r0 = 0,53 Å raggio della prima orbita dell’atomo di idrogeno distanza dal nucleo a cui è massima la probabilità di trovare l’elettrone in un elemento di volume infinitesimo nell’atomo di idrogeno numeri quantici parametri fisici (ad es. forma dell’orbita) valori dei coefficienti della funzione d’onda energia E = -1/n2 · E0 E = -1/n2 · E0 autovalore della funzione d’onda basi teoriche elettrone localizzazione dell’elettrone di di “Evoluzione” della teoria atomica “aspettando” una nuova teoria atomica ? Principio di esclusione di Pauli. Regola di Hund Principio di esclusione di Pauli In uno stesso atomo non possono esistere due elettroni caratterizzati dalla stessa quaterna di numeri quantici n l m ms. Se due elettroni sono descritti dal medesimo orbitale, essi devono possedere diverso numero quantico di spin (spin opposto) ⇒ un orbitale può contenere al massimo due elettroni ms = +1/2 orbitale di numeri quantici n, l, m ms = -1/2 l’attrazione fra gli opposti momenti magnetici di spin compensa la repulsione elettrostatica Regola di Hund (principio di massima molteplicità) Nel riempimento di orbitali degeneri (con la medesima energia), gli elettroni ne occupano il maggior numero possibile disponendosi a spin parallelo orbitali di numeri quantici n, l, m1 m2 m3 la repulsione è minore nel caso di 2 elettroni in due orbitali con spin paralleli Configurazione elettronica 2p 2s 1s m=0 m = -1, 0, +1 n=1 l=0 1 elettrone 1s1 n=2 l=1 3 elettroni 2p3 4d7 n=4 l=2 7 elettroni 5f12 n=5 l=3 12 elettroni m=0 Il principio dell’Aufbau Aufbau = costruzione Si possono “costruire” idealmente gli atomi di tutti gli elementi: si parte dall’idrogeno si procede in ordine di numero atomico crescente si aggiunge un protone nel nucleo si aggiunge un elettrone nell’orbitale a più bassa energia disponibile rispettando il principio di Pauli e la regola di Hund si sistemano sulla stessa riga gli elementi con lo stesso numero quantico principale n (stesso livello) gli elementi che presentano elettroni nel livello 3d vanno sistemati su una riga tra gli elementi che riempiono l’orbitale 4s e quelli che riempiono gli orbitali 4p gli elementi che presentano elettroni nei livelli 4d, 5d e 6d vanno sistemati su altre tre righe in corrispondenza degli elementi che presentano elettroni nel livello 3d gli elementi che riempiono gli orbitali 4f e 5f vanno sistemati su due righe a parte Il principio dell’Aufbau 1s 2s 3s 4s 5s 6s 7s 1 H 1s1 4 Li 2s1 11 Na 3s1 19 K 4s1 Be 2s2 12 Mg 3s2 20 Ca 4s2 21 Sc 22 23 Ti 24 V Cr 25 Mn 2 3d 4d 5d 6d … 26 Fe He 1s2 4f 5f … 6f … … … … … 27 Co 28 Ni 5 6 B 7 C 8 N 9 O 10 F Ne 2s22p1 2s22p2 2s22p3 2s22p4 2s22p5 2s22p6 13 Al 14 Si 15 P 16 S 17 Cl 18 Ar 3s23p1 3s23p2 3s23p3 3s23p4 3s23p5 3s23p6 29 Cu 30 Zn 31 Ga 32 Ge 33 As 34 Se 35 Br 36 Kr 3d14s2 3d24s2 3d34s2 3d54s1 3d54s2 3d64s2 3d74s2 3d84s2 3d104s1 3d104s2 4s24p1 4s24p2 4s24p3 4s24p4 4s24p5 4s24p6 E … 3 2p 3p 4p 5p 6p 7p … 4p 3d 4s 3p 3s 2p 2s 1s Il principio dell’Aufbau: la tavola periodica 1s 2s 3s 4s 5s 6s 7s 1 H 1s1 3 4 Li 2s1 11 Na 3s1 19 K 4s1 37 Rb 5s1 55 Cs 6s1 87 Fr 7s1 58 Ce Be 2s2 12 Mg 3s2 20 21 Ca 4s2 38 22 Sc Ti 23 24 V 2p 3p 4p 5p 6p 7p 25 Cr 3d 4d 5d 6d … 26 Mn 2 He 1s2 4f 5f … 6f … … … … … 27 Fe Co 28 Ni 5 6 B 7 C 8 N 9 O 10 F Ne 2s22p1 2s22p2 2s22p3 2s22p4 2s22p5 2s22p6 13 14 15 16 17 18 Al Si P S Cl Ar 3s23p1 3s23p2 3s23p3 3s23p4 3s23p5 3s23p6 29 30 Cu 31 Zn Ga 32 Ge 33 34 As 35 Se 36 Br Kr 3d14s2 3d24s2 3d34s2 3d54s1 3d54s2 3d64s2 3d74s2 3d84s2 3d104s1 3d104s2 4s24p1 4s24p2 4s24p3 4s24p4 4s24p5 4s24p6 39 Sr 40 Y Zr 41 42 Nb 43 Mo 44 Tc 45 Ru Rh 46 Pd 47 48 Ag 49 Cd In 50 Sn 51 52 Sb 53 Te 54 I Xe 5s2 4d15s2 4d25s2 4d45s1 4d55s1 4d55s2 4d75s1 4d85s1 4d105s04d105s1 4d105s2 5s25p1 5s25p2 5s25p3 5s25p4 5s25p5 5s25p6 56 57 Ba 72 La Hf 73 74 Ta 75 W 76 Re 77 Os Ir 78 Pt 79 80 Au 81 Hg Tl 82 Pb 83 84 Bi 85 Po 86 At Rn 6s2 5d16s2 5d26s2 5d36s2 5d46s2 5d56s2 5d66s2 5d76s2 5d96s1 5d106s15d106s2 6s26p1 6s26p2 6s26p3 6s26p4 6s26p5 6s26p6 88 89 RA 7s2 Ac 6d17s2 59 Pr 60 Nd 61 Pm 62 Sm 63 Eu 64 Gd 65 Tb 66 Dy 67 Ho 68 Er 69 Tm 70 Yb 71 Lu 4f15d16s2 4f25d16s2 4f35d16s2 4f45d16s2 4f55d16s2 4f65d16s2 4f75d16s2 4f85d16s2 4f95d16s2 4f105d16s2 4f115d16s2 4f125d16s2 4f135d16s2 4f145d16s2 90 Th 91 Pa 92 U 93 Np 6d27s2 5f25d17s2 5f35d17s2 5f45d17s2 94 Pu 5f67s2 95 Am 5f77s2 96 Cm 97 Bk 98 Cf 5f76d17s2 5f86d17s2 5f107s2 99 Es 5f117s2 100 Fm 5f127s2 101 Md 5f137s2 102 No 103 Lw 5f147s2 5f146d17s2 La tabella periodica degli elementi blocco s nsX 1 2 blocco d (n-1)dXns2 3 4 5 6 7 8 blocco p ns2npX 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 IIIA IVA VA VIA VIIA 0 Gruppo Periodo IA IIA 1 H 2 Li Be IIIB IVB VB VIB VIB VIIIB IB IIB He B 3 Na Mg C N O Al Si P F Ne S Cl Ar K Ca Sc Ti V Cr Mn Fe Co Ni Cu Zn Ga Ge As Se Br Kr 5 Rb Sr Y Zr Nb Mo Tc Ru Rh Pd Ag Cd In Sn Sb Te I Xe 6 Cs Ba La Hf Ta W Re Os Ir Pt Au Hg Tl Pb Bi Po At Rn 7 Fr Ra Ac 4 Gruppo degli alogeni Gruppo dei calcogeni Gruppo dei metalli alcalini Gruppo dei metalli alcalino-terrosi Gruppo dell’azoto 6 Ce Pr Nd Pm Sm Eu Gd Tb Dy Ho Er Tm Yb Lu 7 Th Pa U Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm Md No Lr Gas nobili blocco f (n-2)fX(n-1)d1s2 Elementi tipici Metalli di transizione Elementi di transizione interna Gruppo del carbonio Gruppo degli el. terrosi Serie dei lantanidi (terre rare) Serie degli attinidi La Tavola periodica degli elementi,storicamente, nasce nel 1869:: 1869 Nel 1869 il chimico Mendeleev (russo) trovò che ordinando gli elementi in ordine di peso atomico e disponendoli in file orizzontali una sopra l'altra, gli elementi di ogni colonna avevano proprietà simili. Mendeleev, Dmitri Ivanovitch 1834 - 1907 Tale disposizione tabulare degli elementi è nota come tavola periodica Proprietà periodiche degli elementi Raggio atomico raggio atomico ⇒ si ricava dalla distanza fra due atomi adiacenti nella molecola dell’elemento r Il raggio atomico diminuisce lungo un periodo e aumenta lungo un gruppo. Effetto dello schermo degli elettroni interni Effetto dell’azione attrattiva della carica nucleare Proprietà periodiche degli elementi Raggio ionico raggio ionico ⇒ si ricava dallo ione (positivo o negativo) formato dall’atomo cedendo o acquistando elettroni r (Na+) < r (Na) ⇒ maggiore carica nucleare positiva, aumenta l’attrazione esercitata dai protoni r (O2-) > r (O) ⇒ maggiore carica negativa, aumenta la repulsione tra gli elettroni Proprietà periodiche degli elementi Raggio ionico Raggi ionici Sono riferiti alla regione sferica attorno al nucleo dello ione entro la quale è più probabile trovare l'elettrone. La definizione è in qualche modo arbitraria come per i raggi atomici (es. distanze tra i nuclei dei cristalli, diffrazione ai raggi X). Un catione è più piccolo del corrispettivo atomo neutro perché ha perso gli elettroni di valenza o parte di essi. Rcatione < Ratomo Al contrario un anione è più grande del corrispettivo atomo neutro perché ha acquistato degli elettroni. Ranione > Ratomo Proprietà periodiche degli elementi Raggio ionico In breve sui raggi ionici potremmo dire che: Proprietà periodiche degli elementi Energia di ionizzazione. Affinità elettronica. EI AE EI AE Energia ionizzazione (E.I.): Affinità elettronica (A.E.): Energia necessaria ad allontanare una mole di elettroni da una mole di atomi gassosi con la formazione di una mole di ioni positivi gassosi energia rilasciata da una mole di atomi gassosi quando acquista una mole di elettroni dando luogo alla formazione di una mole di ioni negativi gassosi A(g) → A+(g) + e- A(g) + e- → A -(g) È l’energia di prima ionizzazione. L’energia di una successiva ionizzazione è sempre maggiore di quella della ionizzazione precedente. Energia di (prima) ionizzazione in funzione del numero atomico Z L’energia di ionizzazione aumenta lungo un periodo e diminuisce lungo un gruppo. Affinità elettronica in funzione del numero atomico Z L’affinità elettronica aumenta lungo un periodo e diminuisce lungo un gruppo N Primi tre periodi Proprietà periodiche degli elementi Energia di ionizzazione e Affinità elettronica: Metalli e non metalli E.I. A.E. E.I. A.E. METALLI: elementi con bassa E.I. e bassa A.E. Perdono facilmente un elettrone NON METALLI: elementi con alta E.I. e alta A.E. Acquistano facilmente un elettrone Proprietà periodiche degli elementi Elettronegatività Elettronegatività Elettronegatività È la tendenza di un atomo ad attrarre gli elettroni di legame Numero di ossidazione È la carica che resta su un atomo quando si assegnano all’atomo più elettronegativo i doppietti di legame. Sarà affrontato nelle prossime lezioni.…. lezioni…. Altre proprietà periodiche: caratteristiche acide e basiche degli ossidi degli elementi Saranno affrontate nelle prossime lezioni.…. Elettronegatività, χ è la misura dell’abilità di un atomo, in una molecola, ad attrarre gli elettroni verso di esso. Concetto proposto (1932) da Linus Pauling L'elettronegatività è un concetto molto utile ed importante in chimica, in quanto consente di fare diverse considerazioni sulla struttura, le proprietà e la reattività delle molecole. Linus Carl Pauling (1901-1994) (Chimico statunitense) Nobel per la Chimica 1954 Nobel per la Pace 1962 Non confondere l’elettronegatività con l’affinità per l’elettrone che è un dato relativo all’atomo isolato. Pauling fu il primo ad applicare la meccanica quantistica per determinare la struttura delle molecole e la natura dei legami. Elettronegatività, χ (Scala di Pauling) Per poter disporre di valori di elettronegatività confrontabili per diversi atomi, si è stabilito, per convenzione, di considerare come valore di elettronegatività di un atomo quello che tale atomo assume nel legame con l’atomo di idrogeno. aumenta diminuisce MINIMO MASSIMO RIFERIMENTO L'elettronegatività è, quindi, una proprietà periodica degli elementi, proporzionale all'affinità elettronica e all’energia di ionizzazione. Essa tende a diminuire all'interno di un gruppo procedendo dall'alto in basso, e all'interno di un periodo procedendo da destra a sinistra. Chimica (A.A. 2011/2012, 6 CFU) • Il legame chimico. Tipi di legame e proprietà generali. • Il legame ionico (cenni). • Il legame covalente. Teoria del legame di valenza (Ibridazione. Formule di struttura e rappresentazioni di Lewis. Formule di risonanza. Il principio di elettroneutralità) • Esercitazione alla lavagna (NO SLIDE) Il legame chimico I gas nobili: • sono specie monoatomiche • sono particolarmente stabili • non formano composti • hanno alta E.I. e A.E. Gli orbitali s e p dell’ultimo livello sono completamente occupati con 8 elettroni* ottetto completo sull’ultimo livello ⇔ configurazione stabile tendenza degli atomi a raggiungere l’ottetto ⇒ formazione del legame chimico *Ad eccezione dell’elio che completa lo strato esterno con due elettroni. Il legame chimico “Fra due atomi si forma un legame chimico quando le forze agenti fra di essi danno luogo ad un aggregato abbastanza stabile da essere rivelato”. (Linus Pauling, premio Nobel) I legami tra atomi nascono per interazione tra gli elettroni dell’ultimo strato (elettroni di valenza) e si suddividono in tre tipi in funzione della natura di tale interazione. Gli elettroni di valenza sono quelli legati meno fortemente, quindi con un contenuto di energia più alto, più facilmente allontanabili dall’atomo. Il legame chimico Tipi di legame e proprietà generali I legami tra atomi nascono per interazione tra gli elettroni dell’ultimo strato (elettroni di valenza) e si suddividono in tre tipi in funzione della natura di tale interazione. LEGAME IONICO Dovuto all’attrazione elettrostatica fra ioni che si formano per acquisto o cessione di elettroni tra due o più atomi. CsF F2 LEGAME COVALENTE Dovuto a coppie di elettroni condivise tra due o più atomi. Cs LEGAME METALLICO Coinvolge tutti gli elettroni dello strato di valenza degli atomi, che formano strutture solide a temperatura ambiente (eccetto Hg). Non è possibile fare una distinzione netta fra i tipi di legame poiché le proprietà degli elementi variano gradualmente lungo la tavola periodica. Il legame ionico E’ un legame di natura elettrostatica. Si instaura fra elementi dei primi gruppi (m. alcalini) caratterizzati da bassa energia di ionizzazione ed elementi degli ultimi gruppi (alogeni) caratterizzati da alta affinità elettronica. Gli elementi si trovano nel composto come ioni positivi (cationi) e negativi (anioni). Ma… …la più piccola energia di ionizzazione (Cs = 375,7 kJ/mol) è maggiore della più grande affinità elettronica (F = 327 kJ/mol) ⇔ l’energia liberata nella formazione dell’anione non è sufficiente a togliere un elettrone all’atomo che deve formare il catione. E allora? Vi sono altri fattori energetici in gioco. ENERGIA RETICOLARE: energia guadagnata nella formazione di una struttura costituita da un gran numero di cationi e anioni. RETICOLO CRISTALLINO: struttura simmetrica e ordinata nello spazio in cui si alternano cationi e anioni. Struttura rigida. Proprietà fisiche di composti ionici: Solidi cristallini Elevata Tf Isolanti allo stato solido Buona conducibilità elettrica allo stato fuso o in soluzione Il legame ionico numero di coordinazione: • numero di ioni che circondano uno ione centrale con carica opposta • dipende dai raggi di catione e anione, in particolare dal rapporto rcatione/ranione • deve tener conto della stechiometria del composto NaCl n° coord. Na = 6 n° coord. Cl = 6 CaCl2 n° coord. Ca = 6 n° coord. Cl = 3 Esistono anche composti ionici formati da ioni poliatomici: NaNO3 NH4Cl Il legame covalente Il legame covalente si instaura fra elementi aventi piccola (o nulla) differenza di elettronegatività e spiega l’esistenza delle molecole e delle macromolecole. Responsabili della formazione del legame sono coppie di elettroni condivise da due nuclei che si trovano nella zona dello spazio compresa tra i nuclei stessi. − + + Il legame covalente Si instaura fra elementi dei gruppi centrali che hanno valori di E.I. e A.E. troppo bassi per poter formare ioni e quindi legami ionici. Si instaura fra atomi di elementi diversi o uguali (H2, O2, HCl, H2O, …). Gli elettroni interessati alla formazione del legame non vengono ceduti o acquistati, ma condivisi. Questi elettroni sono localizzati* nella zona fra i nuclei degli atomi coinvolti nel legame. Legame σ: gli elettroni di legame si trovano lungo la congiungente i nuclei. Legame π: gli elettroni di legame si trovano fuori dalla congiungente i nuclei. Il legame π è meno forte del legame σ. *La probabilità di trovare gli elettroni di legame è massima nello spazio compreso fra i due nuclei. Grafico distanza-energia Forze attrattive: nucleo-elettroni. Forze repulsive: nucleo-nucleo e elettrone-elettrone. Distanza di legame: distanza a cui l’energia del sistema è minima. Energia di legame: energia che si sviluppa quando si forma il legame = energia necessaria a rompere il legame = energia di dissociazione. Il legame covalente Teoria del legame di valenza La teoria del legame di valenza descrive la formazione del legame con la sovrapposizione degli orbitali atomici dello strato più esterno (orbitali di valenza) che “ospitano” gli elettroni partecipanti al legame. bisogna sovrapporre orbitali atomici con lo stesso segno contenenti ciascuno 1 elettrone gli elettroni si dispongono con spin antiparallelo formando un doppietto di legame eventuali altre coppie di elettroni che non intervengono nel legame rimangono intorno al proprio atomo = doppietti solitari se un atomo dispone di un doppietto solitario e l’altro di un orbitale vuoto, si ottiene un legame dativo “Formule” di Lewis: Rappresentazioni (Notazioni) di Lewis: Gilbert N. Lewis (1875-1946) si rappresentano gli elettroni di valenza chimico statunitense un singolo elettrone viene rappresentato con un punto un doppietto di legame viene rappresentato con un trattino che congiunge i due atomi un doppietto solitario su un atomo viene rappresentato con un trattino (oppure con un punto per ciascun elettrone) _ O: : C: H: 1s H. O: 2s2 2p4 Ca: 3s2 Ca : _ C: 2s2 2p2 _ : : Cl . Cl: 3s2 3p5 Il legame covalente Teoria del legame di valenza: H2 E Atomo H: 1s 1s repulsione Molecola H2 0 1s r0 r 1s E0 _ + attrazione + _ Forze attrattive: nucleo-elettroni. Forze repulsive: nucleo-nucleo e elettrone-elettrone H H notazione di Lewis Legame semplice Il legame semplice è sempre di tipo σ Ha simmetria cilindrica intorno all’asse congiungente i nuclei Cl: 3s2 3p5 N.B.: dopo la formazione del legame ciascun atomo raggiunge l’ottetto Legame doppio Il legame doppio è costituito da un legame σ e da un legame π. Il legame doppio è più forte di un legame semplice. Occorrono due sull’ossigeno elettroni per completare l’ottetto Legame triplo Il legame triplo è costituito da un legame σ e da due legami π. Il legame triplo è più forte di un legame semplice o doppio. Occorrono tre elettroni per completare l’ottetto sull’azoto Legame covalente polare. Molecole biatomiche eteronucleari Legame covalente polare. Molecole biatomiche eteronucleari La differenza di elettronegatività tra i due atomi determina una distribuzione non simmetrica di densità elettronica: ⇒ gli elettroni sono attratti maggiormente verso l’elemento più elettronegativo ⇒ nella molecola il baricentro delle cariche negative non coincide più con quello delle cariche positive ⇒ la molecola è polare e possiede un momento di dipolo µ=q·d q = carica d = distanza di legame ⇒ il legame si definisce covalente polare dipolo = sistema di due cariche elettriche puntiformi q uguali e di segno opposto, poste a distanza d. Il valore del momento di dipolo determina la % di carattere ionico di un legame ⇒ momento di dipolo alto = % carattere ionico maggiore Legame covalente polare. Molecole biatomiche eteronucleari. Momento di dipolo Gli elettroni non si trovano più al centro fra i due atomi, ma sono spostati più verso l’atomo a maggiore elettronegatività su cui si forma una parziale carica negativa (δ–). L’altro atomo acquisisce una parziale carica positiva (δ+). Elettronegatività e Legame covalente polare L’elettronegatività è la tendenza di un atomo ad attrarre gli elettroni di legame. Il grado di polarità del legame è correlato con la differenza di elettronegatività dei due atomi impegnati nel legame. Dalla differenza di elettronegatività dei due atomi impegnati in un legame è possibile risalire alla % di carattere ionico del legame. Elettronegatività e Legame covalente polare Tanto maggiore è la differenza di elettronegatività fra due atomi, tanto più è polarizzato il legame che li unisce. Il legame covalente Teoria dell’ibridazione y Atomo C: (He) 2s22p2 2py 2s 2p x 2s Atomo H: 1s 1s Molecola CH2 H C H “NON ESISTE!” ovvero esiste se stabilizzato con ZnI2 1s 2px z 2pz Il legame covalente Teoria dell’ibridazione L’efficacia di un legame è proporzionale alla entità di sovrapposizione degli orbitali di valenza La stabilità di una molecola è legata alla minimizzazione delle repulsioni tra i doppietti elettronici (teoria VSEPR) IBRIDAZIONE rimescolamento di orbitali che permette IBRIDAZIONE: all’atomo di formare legami più efficaci attraverso: • una più estesa sovrapposizione di orbitali • un’ottimale minimizzazione delle repulsioni fra i doppietti Il legame covalente Teoria dell’ibridazione (o ibridizzazione) IBRIDAZIONE operazione matematica sulle funzioni d’onda orbitaliche combinazione lineare di funzioni d’onda opportune* di un atomo; il peso** di ciascuna funzione d’onda è indicato dal suo coefficiente consente di ottenere un numero di nuovi orbitali pari a quello di partenza i nuovi orbitali sono detti orbitali ibridi gli orbitali ibridi sono isoenergetici (cioè stessa energia). La somma delle energie degli orbitali atomici è uguale alla somma delle energie dei nuovi orbitali ibridi gli elettroni si ridistribuiscono negli orbitali ibridi in base alla regola di Pauli e al principio di Hund *quelle relative ad orbitali esterni con contenuto di energia simile **contributo della funzione d’onda alla descrizione della molecola Il legame covalente Teoria del legame di valenza: CH4 y C: (He) 2s22p2 C*: (He) 2s12p3 Ibridazione sp3 2s 2p x 2p 2s sp3 z Atomo H: 1s 1s 1s H H H Molecola CH4 C H H Un angolo di legame di 109,5° L’angolo di legame ideale in un tetraedro Quando una molecola ha la forma di un poligono o di un poliedro regolari, i suoi angoli di legame (ideali) sono definiti in modo inequivocabile. Le molecole tetraedriche come ad esempio il metano (CH4), hanno angoli di 109,5° (figura accanto). Il valore di 109,5° si ricava dall'espressione 2 arcosen (2/3 ) deducibile dalla figura di sotto applicando il teorema di Pitagora e la definizione di seno: 109,5° Si prenda un cubo di lato unitario si iscriva in esso un tetraedro ………. 2 2 α sen = 2 = 3 3 2 2 ⇒ α 2 = arcosen 2 3 α = 2 arcosen (2/3 ) = 109° 28' = 109,47° ≅ 109,5° L’ibridazione sp3 (tetraedrica) Ψsp3 = c1Ψ2s+ c2Ψ2px + c3 Ψ2py+ c4 Ψ2pz L’ibridazione sp3 deriva dal mescolamento, e successiva equipartizione dell’energia, di un orbitale s e di 3 orbitali p dello stesso atomo; i quattro orbitali ibridi formano fra loro angoli di 109,5°e sono perciò diretti verso i vertici di un tetraedro di cui il nucleo dell’atomo occupa il centro. L’ibridazione sp2 (trigonale planare) Ψsp2 = c1Ψ2s+ c2Ψ2px + c3Ψ2py L’ibridazione sp2 deriva dal mescolamento, e successiva equipartizione dell’energia, di un orbitale s e di 2 orbitali p dello stesso atomo; i tre orbitali ibridi formano fra loro angoli di 120° e sono perciò diretti verso i vertici di un triangolo equilatero di cui il nucleo dell’atomo occupa il centro. L’ibridazione sp2 (trigonale planare) I tre orbitali ibridi che si ottengono, equivalenti tra loro (e tre volte degeneri), sono disposti nel piano dei due p usati per l’ibridazione e diretti ai vertici di un triangolo equilatero, formando tra loro, quindi, angoli di 120° L’orbitale atomico puro p non utilizzato nell’ibridazione, che è perpendicolare al piano dei due che sono stati mescolati con l’orbitale s, conserva questa perpendicolarità e forma con ciascuno dei tre ibridi un angolo di 90°. L’ibridazione sp (lineare) Ψsp = c1Ψ2s+ c2Ψ2px L’ibridazione sp deriva dal mescolamento, e successiva equipartizione dell’energia, di un orbitale s e di un orbitale p dello stesso atomo; i due orbitali ibridi formano fra loro angoli di 180° e sono perciò allineati in posizione simmetrica rispetto al nucleo dell’atomo. L’ibridazione sp (lineare) I due orbitali ibridi che si ottengono, equivalenti tra loro e, ovviamente, due volte degeneri, sono disposti lungo l’asse dell’orbitale p usato e formano tra loro un angolo di 180° I due orbitali atomici puri p, perpendicolari a quello utilizzato nell’ibridazione, conservano questa perpendicolarità e formano con i due ibridi angoli di 90°. L’ibridazione sp3d e sp3d2 sp3d sp3d2 Bipiramidale trigonale ottaedrica Oltre alle ibridazioni sp3d e sp3d2 esistono anche le ibridazioni: sp2d ⇒ quadrato planare sd3 ⇒ tetraedrica (con orbitali d) dsp3⇒ piramidale a base quadrata Formule di struttura [AXxYy]z A atomo centrale X qualsiasi atomo (o gruppo) monovalente (H, F, Cl, Br, I...) x numero di atomi di tipo X Y qualsiasi atomo (o gruppo) bivalente (O, S...) y numero di atomi di tipo Y z eventuale carica ionica presa con il suo segno N+x−z dd = 2 N = gli elettroni di valenza della atomo centrale A dd = doppietti direzionati (o NUMERO STERICO) Il numero di doppietti direzionati indica il tipo di ibridazione Formule di struttura N+x−z dd = 2 Numero di doppietti direzionati N = gli elettroni di valenza della atomo centrale A Ibridazione dell’atomo centrale dd = 2 sp lineare dd = 3 sp2 trigonale planare dd = 4 sp3 tetraedrica dd = 5 sp3d bipiramidale-trigonale dd = 6 sp3d2 ottaedrica Formule di struttura Doppietti direzionati Teoria VSEPR (teoria della repulsione delle coppie elettroniche di valenza) Si considerano doppietti direzionati i doppietti di legame σ e i doppietti solitari intorno all’atomo centrale. I doppietti direzionati si dispongono in maniera tale che sia minima la repulsione fra di essi. Il numero di doppietti direzionati sull’atomo centrale indica il tipo di ibridazione e la struttura dello scheletro della molecola. Per determinare la geometria della molecola bisogna considerare l’atomo centrale. Quando sono presenti doppietti solitari sull’atomo centrale la geometria si ottiene considerando i doppietti di legame σ. H H C H N H O H H H H H Metano CH4 : 4dσ σ dσ σ = doppietti di legame σ Ammoniaca NH3 : 3dσ σ + 1ds ds = doppietti di solitari Acqua H2O : 2dσ σ + 2ds Formule di struttura: calcolo dei doppietti Consideriamo un atomo A avente N elettroni di valenza circondato dagli atomi o gruppi X e Y X = atomo (o gruppo) monovalente X· forma solo un legame σ Y = atomo (o gruppo) bivalente Y: forma un legame σ e un legame π z = carica (positiva, negativa, nulla) [AXxYy]z doppietti di legame σ di A doppietti solitari di A doppietti direzionati di A doppietti totali dσ = x + y N − x − 2y − z 2 N+x−z dd = ds + dσ = 2 ds = dt = (n° elettroni di valenza totali di A, X, Y) − (carica z) 2 Vediamo un po’ in dettaglio il modello VSEPR : L'acronimo VSEPR abbrevia l'espressione inglese Valence Shell Electron Pair Repulsion, cioè repulsione delle coppie elettroniche nel guscio (nello strato) di valenza; tale repulsione CONSENTE DI FARE IPOTESI SULLA GEOMETRIA FINALE DELLA MOLECOLA. I principi fondamentali della teoria VSEPR sono: la disposizione degli atomi in una molecola dipende dal numero totale di coppie elettroniche di valenza che circondano l’atomo centrale; le coppie elettroniche, avendo uguale segno, si respingono e si collocano alla maggiore distanza possibile le une dalle altre. doppietto solitario (ds) doppietto solitario (ds) > doppietto di legame (dσ σ) doppietto solitario (ds) doppietto di legame (dσ σ) > doppietto di legame (dσ σ) Se non vi sono doppietti solitari la geometria della molecola coincide con quella dello scheletro (cioè è uguale a quella derivante della distribuzione elettronica ≡ ibridazione). Se vi sono doppietti solitari la geometria della molecola si può prevedere mediante il modello VSEPR: La tabella del modello VSEPR : Doppietti direzionati (dd) Idridazione (distribuione elettronica ≡ scheletro ) dσ σ ds Geometria molecolare 2 sp, lineare 2 0 Lineare CO2, BeCl2, HCN 3 sp2, trigonale planare 3 0 Trigonale planare BH3, BF3, BCl3, SO3, NO3-,AlCl3 3 sp2, trigonale planare 2 1 Piegata (Angolare) SO2, O3, SnCl2, NOCl 4 sp3, tetraedrica 4 0 tetraedrica CH4, NH4+,SiCl4, BF4- Ad esempio: La tabella del modello VSEPR : Doppietti direzionati (dd) Idridazione (distribuione elettronica ≡ scheletro ) dσ σ ds Geometria molecolare 4 sp3, tetraedrica 3 1 Trigonale piramidale NH3, PH3, AsH3, PCl3,H3O+ 4 sp3, tetraedrica 2 2 Piegata (Angolare) H2O, H2S, SCl2,ClO2- 5 sp3d, Bipiramidale trigonale 5 0 Bipiramidale trigonale Ad esempio: PCl5, PF5, SiF5–, SOF4 IO2F3 La tabella del modello VSEPR : Doppietti direzionati (dd) Idridazione (distribuione elettronica ≡ scheletro ) dσ σ ds Geometria molecolare 5 sp3d, Bipiramidale trigonale 4 1 Ad altalena o sella o tetraedro distorto 5 sp3d, Bipiramidale trigonale 3 2 Forma a T 5 sp3d, Bipiramidale trigonale 2 3 Lineare Ad esempio: SF4, BrF4+ IF4+ ClF3 ICl2-, I3- La tabella del modello VSEPR : Doppietti direzionati (dd) Idridazione (distribuione elettronica ≡ scheletro ) dσ σ ds Geometria molecolare 6 sp3d2, ottaedrica 6 0 Ottaedrica 6 sp3d2, ottaedrica 5 1 Piramidale quadrata 6 sp3d2, ottaedrica 4 2 Planare quadrata Si potrebbe continuare …….. Ad esempio: SF6, AlF63–, SiF62–, PF6–, IF6+ BrF5 ICl4-, IF4- Formule di struttura: Principio di elettroneutralità di Pauling “una molecola è tanto più stabile quanto minore è la separazione di carica” Per abbassare la separazione di carica è possibile scrivere delle formule di struttura in cui le posizioni dei nuclei rimangono immutate, e varia la distribuzione degli elettroni. Formule di struttura: risonanza (o mesomeria) Le formule di struttura in cui le posizioni dei nuclei rimangono immutate, e varia la distribuzione degli elettroni si dicono: “formule di risonanza” la molecola è descritta come l’insieme (ibrido) di tutte le possibili formule di risonanza e la sua energia è minore dell’energia di ciascuna possibile formula di risonanza. CALCOLO DEI DOPPIETTI e CARICA FORMALE In conclusione avendo la specie chimica (molecola, catione o anione poliatomico) di formula generale: [AXxYy]z 1. individuare l’atomo centrale A a cui sono legati gli altri atomi; 2. definire lo scheletro della molecola o ione individuando (calcolando) l’ibridazione di A e definire la struttura dello scheletro della molecola. 3. costruire i legami σ tra A e gli altri atomi; 4. individuare la presenza di doppietti solitari su A (ipotizzare la geometria) 5. Calcolare i doppietti totali, sottrarre quelli già assegnati e completare la configurazione di tutti gli atomi sistemando i restanti doppietti. Fare attenzione a rispettare la regola dell’ottetto per il 2° periodo; fanno eccezione: l’idrogeno ⇒ può formare solo un legame (max. 2 elettroni); gli elementi di transizione ⇒ possono avere fino a 18 elettroni nei livelli (n1)d ns np; gli elementi dal 3° periodo in poi ⇒ hanno a disposizione il livello d (si dice che espandono l’ottetto). 6. Per ogni atomo della specie chimica deve essere calcolare la carica formale: carica = (elettroni di valenza) - (elettroni dei doppietti solitari) - (n° di legami σ o π ) formale 7. Scrivere le formule di risonanza più rappresentative (cioè con maggior peso) tenendo conto della regola dell’ottetto. Dal libro di testo (Nobile-Mastrorilli) rispondere agli esercizi N. 1, 2, 3 e 4 pag. 181-182. Chimica (A.A. 2010/2011, 6CFU) •Numero di ossidazione •Nomenclatura IUPAC e classica NUMERO DI OSSIDAZIONE (n.o.): “Numero positivo o negativo che viene attribuito a un elemento in un composto dopo che gli elettroni che lo legano agli atomi che lo coordinano sono stati assegnati agli elementi più elettronegativi”. Il valore del numero di ossidazione di un elemento in un composto si ottiene dalla formula di struttura sommando algebricamente: 1) Il numero di elettroni che l’atomo considerato mette in comune con gli atomi più elettronegativi, preso col segno positivo. 2) Le cariche formali presenti sull’elemento considerato, prese con il proprio segno. 3) Il numero di elettroni messi in comune con atomi meno elettronegativi, preso con il segno negativo. 4) Non si tiene conto degli elettroni messi a comune fra atomi uguali. X n.o. Ricordiamo che…. Elettronegatività, χ (Scala di Pauling) aumenta diminuisce MINIMO RIFERIMENTO MASSIMO Numero di ossidazione (n.o.): esempio dell’acido solforico O O etc.. O S O O O H H O O H S n.o. di S = +6 perché mette a comune 6 elettroni con un atomo più elettronegativo (l’ossigeno) H n.o. di S = +6 perché mette a comune 5 elettroni con un atomo più elettronegativo (l’ossigeno) inoltre va aggiunta la carica formale +1, quindi(5+1)= +6 PURCHÈ LA FORMULA DI STRUTTURA SIA CORRETTA QUALUNQUE FORMULA DI RISONANZA SCELTA CI DÀ SEMPRE LO STESSO NUMERO DI OSSIDAZIONE PER L’ATOMO PRESO IN ESAME (NELL’ESEMPIO LO ZOLFO). _ _ H N O _ O _ O_ _ _ N _ O_ O _ O _ _ H _ Altri esempi: _ O H _ C O _ C _ _ _ O H _ O _ _ O _ _ _ C O O _ O _ _ H _ O _ _ _ _ L’azoto nell’acido nitrico ha un n.o. pari a +5 perché mette a comune 4 elettroni con un atomo più elettronegativo (l’ossigeno) inoltre va aggiunta la carica formale (+1), quindi (4+1) = +5 Il carbonio nell’anione bicarbonato ha n.o. pari a +4 Tuttavia non è necessario conoscere tutte le formule di struttura per calcolare il numero di ossidazione………….. È anche possibile ricavare il numero di ossidazione di un elemento dalla formula molecolare, facendo ricorso alle seguenti otto regole: a) Allo stato elementare (non combinato): 1) Il numero di ossidazione di qualunque elemento è zero (N2, O2, P4, S8…) b) Nei composti: 2) Il n.o. dell’idrogeno è +1, eccetto che negli idruri metallici, nei quali è –1; 3) Il n.o. dei metalli alcalini è sempre +1; 4) Il n.o. dei metalli alcalino terrosi, dello zinco (Zn) e del cadmio (Cd) è sempre +2; 5) Il n.o. del boro (B) e dell’alluminio (Al), i primi due elementi del terzo gruppo, è sempre +3; 6) Il n.o. dell’ossigeno è –2, eccetto che nei perossidi nei quali è –1 (ad esempio H2O2 perossido di idrogeno), e nel composto OF2 in cui è +2; il n.o. dello zolfo (S) è –2 nei solfuri (S2-) e –2/n nei polisolfuri (Sn2-) ; 7) Il n.o. del fluoro (F) è sempre –1. Questo stato di ossidazione può essere assegnato anche agli altri alogeni quando essi sono in composti non ossigenati; nei composti privi di ossigeno ma con più di un alogeno sarà assegnato stato di ossidazione –1 a quello scritto per ultimo (più elettronegativo); 8) La somma dei n.o. di tutti gli elementi in un composto neutro deve essere zero, mentre in uno ione poliatomico deve essere uguale alla sua carica. Esercizio HCl H = +1 Cl = -1 CaH2 Ca = +2 H = -1 NaBr Na = +1 Br = -1 AlF3 F = -1 Al = +3 K2O K = +1 O = -2 Na2S2 Na = +1 S = -2/2 = -1 disolfuro SO2 O = -2 S = +4 H3PO2 H = +1 O = -2 PO43- O = -2 P = -[(-2)·4 + 3] = +5 Ca3(PO4)2 Ca = +2 O = -2 P = +5 LiIO4 Li = +1 I = -[(-2)·4 + 1] = +7 BrCl3 Cl = -1 più elettronegativo PF6- F = -1 P = +5 H2O2 H = +1 O = -1 c’è un legame O-O O = -2 P = -[(-2)·2 + 3] = +1 Br = +3 Studiare l’esercizio a pag. 163 del libro di testo Esercizio. Calcolare il numero di ossidazione delle seguenti specie chimiche: … svolgere l’esercizio n. 5 a pag. 183 del libro di testo NOMENCLATURA formula minima “indica, con numeri interi più piccoli possibili, i rapporti con cui gli atomi si legano tra loro in un composto” formula molecolare “indica l’esatto numero di atomi che si legano tra loro in un composto” formula di struttura “indica le posizioni steriche relative degli atomi che si legano tra loro in un composto” NOMENCLATURA RAZIONALE (IUPAC) NOMENCLATURA NOMENCLATURA D’USO ( O CORRENTE) La nomenclatura chimica moderna utilizza le regole redatte* sin dal 1970 dall’Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata (IUPAC) che prescindono dalle conoscenze delle proprietà degli elementi e sono, perciò, facilmente acquisibili anche dai non addetti ai lavori. * Periodicamente seguono degli aggiornamenti REGOLE IUPAC nomenclatura sistematica I nternational U nion of P ure and A pplied C hemistry Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata (IUPAC) presso tale organismo sono permanentemente insediate due commissioni incaricate di redigere le regole di nomenclatura rispettivamente per la Chimica inorganica e per la Chimica organica. CARATTERISTICHE DELLA NOMENCLATURA IUPAC È un sistema nel quale ogni composto ha un suo nome. Seguendo le regole, chiunque assegna il medesimo nome a un dato composto. Viceversa, dato il nome di un composto, ognuno è in grado di scrivere (disegnare) il composto. FORMULA (STRUTTURA) IUPAC NOME NOMENCLATURA ELEMENTI POLIATOMICI SIMBOLO NOME IUPAC NOME CORRENTE O (mono)ossigeno ossigeno monoatomico O2 diossigeno ossigeno O3 triossigeno ozono F2 difluoro fluoro P4 tetrafosforo fosforo bianco S8 ottazolfo zolfo-λ NOMENCLATURA Un’altra premessa è l’uso della radice dei nomi degli elementi da usare nella formula dei relativi composti. Tale radice si ricava generalmente togliendo la “o” finale, o la “io” finale oppure, per terminazioni differenti, lasciando il nome dell’elemento tal quale. Per esempio: Elemento Radice Si usa ad esempio in: Ferro ferr- Ossido ferroso Iodio iod- Iodato, ioduro Rame rame- Ossido rameico Le più importanti eccezioni a queste regole sono: Elemento Radice Esempio Azoto Nitr- Nitrito, Nitrato Zolfo Solfor-, solf- Acido solforico, solfato Fosforo Fosfor-, fosf Acido fosforico, fosfato Arsenico Arseni-, arsen- Arseniato, acido arsenico Manganese Mangan- Ossido manganoso Stagno Stann- Idrato stannoso Oro Aur- Cloruro Aurico Premessa: COMPOSTI BINARI AmB n Un composto binario è un composto formato da due soli elementi. I composti binari, costituiti cioè solo da due elementi, si scrivono indicando a sinistra l’elemento che precede l’altro nella serie: M B III A Si C IVA Sb As P N VA H Te Se S VIA At I Br Cl O F VIIA L’ordine è quello dei gruppi dal III A al VII A e dal basso verso l’alto con le eccezioni di H e O. Con il simbolo generico M si indica un qualunque metallo. I composti binari fra un metallo e un non-metallo sono solitamente ionici. Sono invece molecolari i composti binari formati fra due nonmetalli. L’elemento che compare per primo nella sopraindicata serie è scritto per primo nella formula e secondo nel nome. NOMENCLATURA COMPOSTI BINARI AmB n I composti binari si scrivono indicando a sinistra l’elemento che precede nella serie: M, B, Si, C, Sb, As, P, N, H, Te, Se, S, At, I, Br, Cl, O, F Dove M è un qualunque metallo. • Secondo la nomenclatura IUPAC: pref-B-uro-di pref-A Esempi: NaCl, GaAs, PbI2, FeCl3, Hg2Cl2, OF2, PI3, Fe2S3, PH3, NH3, AsH3. • Secondo la nomenclatura d’uso (classica): B-uro A-suff Dove –suff rappresenta un suffisso che dipende dalle proprietà dell’elemento A e dal suo stato di ossidazione nel composto. Se A è un elemento a stato di ossidazione fisso, si usa il suffisso –ico. Alternativamente si può usare la dizione B-uro di A, che indica univocamente un composto di ben determinata stechiometria. Esempi: NaCl, K3P, Na2S, ZnI2, CdCl2. Se A è un elemento che esibisce due stati di ossidazione, la nomenclatura classica attribuisce ai suoi composti binari il suffisso -ico quando A è nel suo alto stato di ossidazione -oso quando A è nel suo basso stato di ossidazione Esempi:FeI2, FeBr3, Hg2Cl2, HgCl2, CuS, Cu2S, SnCl2, SnCl4. NOMENCLATURA Caso di due stati di ossidazione -ico -oso Altri esempi,COMPOSTI BINARI AmBn IUPAC: pref-B-uro di pref-A • • • • • NaCl: cloruro di sodio FeCl2: dicloruro di ferro FeCl3 : tricloruro di ferro As2S3: trisolfuro di diarsenico Hg2Cl2: dicloruro di dimercurio Altri esempi, COMPOSTI BINARI AmBn TRADIZIONALE (CLASSICA): B-uro di A (se A ha un solo numero di ossidazione) B-uro A-oso (riferito al numero di ossidazione più basso di A) B-uro A-ico (riferito al numero di ossidazione più alto di A) •NaCl cloruro di sodio •CaBr2 bromuro di calcio •FeCl2 cloruro ferroso •FeCl3 cloruro ferrico •Cu2S solfuro rameoso •CuS solfuro rameico •Hg2Cl2 cloruro mercuroso (calomelano) •HgCl2 cloruro mercurico NOMENCLATURA COMPOSTI BINARI DELL’IDROGENO: La nomenclatura classica Calcogenuri d’idrogeno Alogenuri d’idrogeno HnX acido X-idrico ove X elemento VI e VII gruppo Esempi: H2S, H2Se, HF, HCl, HBr, HI Idruri: AHn ove X elemento dei restanti gruppi Esempi: CaH2, CH4, SiH4, AsH3, PH3, NH3 Detti anche idracidi per distinguerli dagli ossiacidi Nomenclatura tradizionale: IDRACIDI Per il momento definiamo acido (secondo Arrhenius) un composto che produce ioni H+ ed un anione quando viene sciolto in acqua: Ad esempio HCl in acqua dà H+ e Cl- Gli alogeni e lo zolfo formano (nei loro n.o. negativi) acidi binari con l’H. Si indicano col suffisso –IDRICO (essi fanno comunque parte di una classe più vasta, detta dei composti binari, il cui nome sistematico IUPAC si ottiene con le regole viste prima) HF HCl H2S HBr HI HCN acido acido acido acido acido acido fluoridrico (fluoruro di idrogeno) cloridrico (cloruro di idrogeno) solfidrico (solfuro di diidrogeno) bromidrico (bromuro di idrogeno) iodidrico (ioduro di idrogeno) cianidrico (cianuro di idrogeno) Premessa, COMPOSTI BINARI DELL’OSSIGENO: Sia i metalli che i non metalli formano, nei loro numeri di ossidazione positivi, composti binari con l’ossigeno COMPOSTI BINARI DELL’OSSIGENO XmOn METALLO + OSSIGENO Nomenclatura tradizionale:OSSIDO BASICO (OSSIDO) NON METALLO + OSSIGENO Nomenclatura tradizionale:OSSIDO ACIDO (ANIDRIDE) La nomenclatura IUPAC non fa distinzione tra ossido basico e ossido acido. NOMENCLATURA COMPOSTI BINARI DELL’OSSIGENO: Nomenclatura IUPAC I composti binari dell’ossigeno sono tutti del tipo XmOn Pref-ossido di pref-X Unica eccezione OF2 (difluoruro di ossigeno) Esempi: Li2O, Na2O, Na2O2, CaO, Al2O3 Al2O3 triossido di dialluminio È necessario specificare il prefisso mono- quando esistono diversi ossidi dello stesso elemento. (ad esempio: FeO, Fe2O3, SnO, SnO2, CO, CO2) NOMENCLATURA COMPOSTI BINARI DELL’OSSIGENO XmOn Nomenclatura classica (corrente) La nomenclatura classica divide gli ossidi in base al loro carattere acido, basico o anfotero: XmOn con carattere acido Anidridi XmOn con carattere basico o anfotero Ossidi Se X può esibire solo due stati di ossidazione si tiene conto della stechiometria mediante l’uso del suffisso suffisso -ico (alto) suffisso -oso (basso) Quattro stati di ossidazione combinazione di prefissi e suffissi, partendo dal suffisso che indica lo stato di ossidazione massimo Esempi:Cl2O, Cl2O3, Cl2O5, Cl2O7 per—ico -ico -oso ipo--oso (massimo) (minimo) Premessa, PRODOTTI DI IDRATAZIONE DI OSSIDI BASICI: IDROSSIDI (BASI) Per il momento definiamo base (secondo Arrhenius) un composto che produce ioni OH- ed un catione metallico quando viene sciolto in acqua: Ad esempio NaOH in acqua dà Na+ e OH- Gli idrossidi (le basi) derivano formalmente dalla reazione di ossidi basici (ossidi metallici) con acqua (idratazione): K2O + H2O → 2 KOH Sono costituiti dallo ione METALLICO positivo Mn+ e da n IONI OSSIDRILI OH-. ossidi basici MO Idratazione idrossidi M(OH) NOMENCLATURA Prodotti di idratazione di ossidi basici: IDROSSIDI M(OH)n Nomenclatura IUPAC Pref-idrossido di M Esempi: NaOH, Ca(OH)2, Fe(OH)2, Fe(OH)3 La NOMENCLATURA CLASSICA utilizza, come per i composti binari, i suffissi –ico, –oso Esempi: Fe(OH)2, Fe(OH)3, CuOH, Cu(OH)2 Confronto: Tralasciando gli acidi di origine organica, gli acidi inorganici si dividono in due categorie: ACIDI IDRACIDI OSSOACIDI ANIDRIDI I prodotti di idratazione degli ossidi acidi (delle anidridi) NOMENCLATURA Prodotti di idratazione di ossidi acidi: OSSOACIDI H j XkO l dove X= metallo in alto stato di ossidazione oppure un non metallo Nomenclatura IUPAC: È piuttosto elaborata e il termine “acido” è ammesso solo per specie chimiche in soluzione. Esempi:l’acido solforico H2SO4 dovremmo chiamarlo tetraossosolfato di diidrogeno oppure solfato(VI) di diidrogeno mentre l’acido nitrico (HNO3) diventa triossonitrato di idrogeno oppure nitrato (V) di idrogeno. Tuttavia, la tradizione di individuare come acidi anche le specie pure e così radicata tra i chimici, che la IUPAC considera tali denominazioni ancora accettabili. Noi, quindi, useremo soltanto la nomenclatura classica. Nomenclatura classica Nella costruzione del nome dell’acido bisogna tener conto del numero di ossidazione di X, di quante volte X è contenuto nella formula, del grado di idratazione dell’acido e della presenza di eventuali gruppi perossidici (O-O). NOMENCLATURA: OSSOACIDI H j XkO l Per specificare lo stato dell’elemento X • suffisso –ico se X forma un solo ossoacido • suffissi -oso –ico se X forma due ossoacidi • se X forma quattro ossoacidi usare combinazione di prefissi e suffissi: per—ico -ico -oso ipo--oso (massimo) (minimo) Per specificare il grado di idratazione usare il prefisso: ortometa- (più alto stato di idratazione) (più basso stato di idratazione) Per specificare il numero di atomi X usare il prefisso: mono-(generalmente si omette), di-, tri-, tetra-, penta-, ecc. NOMENCLATURA: OSSOACIDI H j XkO l Tutti gli acidi contrassegnati con un asterisco (*) non sono stabili, ma il loro nome serve nella nomenclatura dei loro sali. Nomenclatura: acidi ossigenati o ossoacidi HjXkOl HClO HClO2 HClO3 HClO4 (+1) (+3) (+5) (+7) acido acido acido acido ipocloroso cloroso clorico perclorico SO2 + H2O → H2SO3 SO3 + H2O → H2SO4 H2SO5 H2S2O8 H2S2O7 H2S2O3 H2SxO6 N2O3 + H2O → 2 HNO2 (+3) N2O5 + H2O → 2 HNO3 (+5) acido nitroso acido nitrico HBO2 H3BO3 H2CrO4 H2Cr2O7 H2MnO4 HMnO4 (+4) (+6) (+6) (+6) (+6) (+2) (+10/x) acido acido acido acido acido acido acido acido acido acido acido acido acido metaborico (orto)borico cromico dicromico manganico permanganico solforoso solforico perossomonosolforico perossodisolforico disolforico tiosolforico x-tionico Nomenclatura: acidi ossigenati o ossoacidi HjXkOl acido ipofosforoso H H _ _ O P O _ _ H _ _ H3PO2 (+1) O H3PO3 (+3) _ _O P _ _ H O acido fosforoso H _ _ O H H _ O _ P _ acido (orto)fosforico O _ P2O5 + 3 H2O → 2 H3PO4 (+5) H _ _ O _ P O_ P2O5 + 1 H2O → 2 HPO3 (+5) acido metafosforico _ _O H H3PO5 (+5) P2O5 + 2 H2O → H4P2O7 (+5) acido perossofosforico acido difosforico o pirofosforico _ _O H Nomenclatura: cationi Prefissi cationi metallici [A]n+: ione A ione A-ico ⇒ A ha un unico n°di ox ione A-ico ione A-oso ⇒ A ha alto n°ox ⇒ A ha basso n°ox cationi formati da H+ (idrogenione) con elementi dei gr. VA VIA VIIA: ione A-onio ione rameoso o ione rame(I) Cu+ ione rameico o ione rame (II) Cu2+ ione sodio Na+ ammonio NH4+ fosfonio PH4+ solfonio H3S+ iodonio H2I+ ossonio H3O+ Prefissi Nomenclatura: anioni anioni di elementi degli ultimi gruppi [X]n-: ione X-uro anioni derivanti dai corrispondenti ossoacidi [XOm]n-: acido per-X-ico acido X-ico acido X-oso acido ipo-X-oso ⇒ ione per-X-ato ⇒ ione X-ato ⇒ ione X-ito ⇒ ione ipo-X-ito ⇒ X ha ⇒ X ha ⇒ X ha ⇒ X ha massimo n° ox alto n° ox; X ha unico n° di ox basso n° ox minimo n° ox NOMENCLATURA I SALI I sali derivano formalmente dalla sostituzione di uno o più atomi d’idrogeno di un acido con atomi di metallo o con cationi poliatomici; oppure derivano dalla sostituzione di uno o più gruppi OH di un idrossido con anioni ottenuti da acidi per eliminazione di tutti gli atomi d’idrogeno (protoni acidi) I sali in altri termini derivano dalla combinazione di uno o più cationi (mono o poliatomici) con uno o più anioni (mono o poliatomici) CATIONI POLIATOMICI I più comuni cationi poliatomici derivano dall’addizione di un protone su un composto binario dell’idrogeno con un elemento del VA,VIA,VIIA. Il nome di tali cationi si ottiene aggiungendo il suffisso –onio alla radice del nome dell’elemento ESEMPI: NH4+, PH4+, H3S+, H2I+ . NOMENCLATURA I SALI SEMPLICI I sali semplici sono prodotti dalla sostituzione di tutti gli idrogeni acidi di una molecola. Il nome dei sali semplici si ottiene dal nome dell’acido da cui il sale formalmente deriva, sostituendo i suffissi che caratterizzavano l’acido, come di seguito indicato: ACIDO per--ico -ico -oso ipo--oso SALE per--ato -ato -ito ipo--ito (massimo) (minimo) A tale termine segue la specificazione del catione (mono o poliatomico) che ha sostituito gli atomi di idrogeno ( preceduti eventualmente da prefissi che ne indichino il numero). Il nome completo del sale tiene conto anche del grado d’idratazione dell’acido utilizzando i prefissi orto-(omittibile) o meta- (necessario) ESEMPI: NaNO2, Ca(NO3)2, (PH4)2S2O7, KMnO4 NOMENCLATURA: I SALI SEMPLICI NOMENCLATURA I SALI ACIDI I sali acidi si ottengono per parziale sostituzione di alcuni atomi d’idrogeno da un acido poliprotico. Secondo la NOMENCLATURA IUPAC è necessario utilizzare la seguente dicitura: Pref-idrogeno-anione di catione La NOMENCLATURA CLASSICA fa invece seguire al nome dell’ANIONE l’aggettivo Anione pref-acido di catione Dove il pref- indica il numero di atomi d’idrogeno acidi ancora presenti nell’anione del sale, oppure si riferisce al numero di atomi di idrogeno sostituiti, indicandoli con l’aggettivo: Anione pref-basico di catione dove il pref- indica il numero di atomi di idrogeno acidi sostituiti nel sale. Per l’unico sale acido di un acido diprotico MHXOy, la nomenclatura classica può usare anche il nome: bi-anione di catione ESEMPI: NaHCO3, NH4HSO4, NaH2PO3, NaH2PO4, Li2HPO4, Ca(H2PO4)2. NOMENCLATURA: I SALI ACIDI Nomenclatura: sali acidi _ _ O H H P _ _ H O H3PO2 → H2PO2- Ipofosfito H3PO3 → H2PO3- idrogenofosfito _ _ O P _ _O O HPO32- H _ _ H H fosfito _ _ O O _ _O H _ _ P H3PO4 → H2PO4- H diidrogenofosfato HPO42- idrogenofosfato PO43- fosfato _ _ O P _ H _ O _ O_ _ _O H HPO3 → PO3- metafosfato NOMENCLATURA I COMPLESSI ( O COMPOSTI DI COORDINAZIONE) [MLn]z Ove z è l’eventuale carica (essi possono essere neutri , cationici o anionici) L è un singolo atomo o un gruppi di atomi (molecola) ed è detto Legante (esso può essere neutro o anionico) n è il numero di coordinazione Prefissi per i leganti: se anionici cambiare il suffisso –uro –ico con –o Se neutri non cambiano nome. ECCEZIONI: H2O, NH3, CO, NO Esempi di complessi cationici o neutri: [Cu(NH3)4]2+, Ni(CO)4, [Cu(H2O)6]2+ Pref-L-atomo centrale (n.o. in cifre romane) Esempi di complessi anionici: Pref-L-atomo centrale-ato (n.o. in cifre romane) NOMENCLATURA: I COMPLESSI [MLn]z Leganti Acidi organici (da conoscere) • Acido acetico: CH3COOH • Acido formico: HCOOH • Acido ossalico: H2C2O4 • acido benzoico: C6H5COOH Sali (per esempio del sodio) • Acetato di sodio: CH3COONa • Formiato di sodio: HCOONa • Ossalato acido di sodio: NaHC2O4 • Ossalato di sodio: Na2C2O4 • Benzoato di sodio: C6H5COONa Basi organiche (Azotate) NOMENCLATURA : UN UTILE SCHEMA PER IL NOSTRO CORSO Elementi Metallo Non-Metallo + Ossigeno + Ossigeno Ipo---oso ---oso Ossido Basico---- ---oso Ossido Acido o Anidride---- ---ico + Acqua ---ico Per---ico + Acqua Ipo---oso ---oso Acido (Ossoacido)---- Idrossido ---ico Per---ico Binario (---uro) Sale---- Ipo---ito ---ito Ternario ---ato Per---ato Esercizio Esercizi Dal libro di testo (Nobile-Mastrorilli) rispondere agli esercizi N. 1, 2, 3 e 4 pag. 197-198. Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) • Legame covelente secondo la Teoria dell’orbitale molecolare. LCAO. (Molecole biatomiche omonucleari: H2 , F2 ,O2) • Il legame metallico. (Conduttori, isolanti e semiconduttori elettrici. Drogaggio) • Forze di legame intermolecolari (Forze di van der Waals. Forze di London. Legame idrogeno. Interazioni tra ioni e dipoli) Il legame covalente Teoria dell’orbitale molecolare: M.O. Nella teoria M.O. si applica lo studio ondulatorio al sistema costituito da tutti i nuclei e tutti gli elettroni. Alla descrizione delle molecole concorrono, in principio, TUTTI GLI ELETTRONI e non solo quelli di valenza spaiati. ΗΨ = ΕΨ Η Ψ Ε operatore caratteristico del sistema molecolare autofunzione molecolare (descrive il moto dell’elettrone nella molecola: ψ 2 dV rappresenta la probabilità che l’elettrone si trovi nell’infinitesimo elemento di volume dV intorno al punto di coordinate x,y,z) autovalore molecolare (enenrgia dell’elettrone nella molecola) Tra le soluzioni dell’equazione di Schrödinger, le funzioni d’onda Ψ fisicamente accettabili devono soddisfare particolari condizioni al contorno imposte dalla natura del sistema: 1) 2) 3) finite, continue e ad un solo valore in tutto lo spazio tendere a zero a distanza infinita dai nuclei normalizzate Le funzioni d’onda molecolari ψ , descrivono gli elettroni che risentono della presenza di più nuclei (elettroni di sistemi molecolari) e sono dette orbitali molecolari. L’equazione di Schrödinger applicata ai sistemi polinucleari non è risolvibile direttamente: le funzioni d’onda molecolari si ricavano, nell’approssimazione più semplice della teoria, mediante il metodo della combinazione lineare degli orbitali atomici (LCAO). Il legame covalente Teoria dell’orbitale molecolare. Metodo LCAO Regole di combinazione degli orbitali atomici 1 si possono combinare solo orbitali atomici che posseggono energie non troppo diverse tra loro 2 le superfici di inviluppo degli orbitali atomici devono sovrapporsi il più possibile (criterio della massima sovrapposizione) 3 si possono combinare orbitali atomici che posseggono la stessa simmetria rispetto all’asse di legame Il legame covalente Teoria dell’orbitale molecolare. Metodo LCAO orbitali di tipo σs orbitali di tipo σp Il pedice indica il tipo di OA da cui derivano orbitali di tipo πp Molecola di H2 • Ciascun atomo di H presenta un unico orbitale atomico 1s. • Gli orbitali atomici di partenza hanno uguale energia e uguale simmetria, quindi è possibile applicare il metodo LCAO. • Dalla combinazione dei due orbitali atomici 1s relativi ai due atomi otterremo due orbitali molecolari di tipo σ. • Un o.m. è di legame, l’altro è di antilegame. orbitali atomici 1s orbitali molecolari σs Molecola di H2 Dopo aver ottenuto gli orbitali molecolari, possiamo costruire il diagramma energetico o di correlazione per la molecola H2. Nel diagramma sono indicati gli orbitali atomici di partenza e gli orbitali molecolari ottenuti. Gli o.m. vanno riempiti con tutti gli elettroni della molecola, rispettando il principio di Pauli e la regola di Hund. diagramma di correlazione per la molecola di H2 Molecola di H2 La configurazione elettronica della molecola H2 viene ricavata in analogia alle configurazioni elettroniche degli elementi. Si indica per ciascun orbitale molecolare il numero di elettroni in esso contenuti. H2: (σ σ1s)2 Dalla configurazione elettronica si calcola l’ordine di legame: ordine di legame = (n° el. negli orb. di legame) − (n° el. negli orb. di antilegame ) 2 Per la molecola H2 l’ordine di legame è 1. Ordine di legame Una specie chimica esiste se gli elettroni che occupano orbitali leganti sono in numero maggiore degli elettroni che occupano orbitali antileganti OL = n° e- leganti – n°e- antileganti 2 σ∗1s 1s σ∗1s 1s He2 σ∗1s + 1s OL = 1/2 H2− 1s σ1s OL = 1/2 1s σ1s σ∗1s H2+ 1s σ1s 1s OL = 0 la specie non esiste OL = 1/2 He2 1s σ1s OL = 0 Il legame covalente LCAO. Molecole biatomiche omonucleari tra atomi del II periodo _ F2 σ∗2px π∗2pv π∗2pz F E y 2px 2py 2pz F _ + 2pz 2py 2px y _ x + + _ π2pv π2pz _ σ2px σ∗2s + _ z 2s x _ _ + 2s + + z y _ + _ x z + _ + y x z + σ2s [1s21s2 (σ σ2s)2 (σ∗ σ∗2s) σ2px)2(π π2py2pz)4 (π∗ π∗2p π∗2p σ∗ 2 (σ π∗ y)2 (π∗ π∗ z)2] ordine di legame: 1 y 1s 1s 1s 1s y + z x orbitali atomici z orbitali molecolari orbitali atomici x + Il legame covalente LCAO. Molecole biatomiche omonucleari tra atomi del II periodo _ O2 σ∗2px π∗2pv π∗2pz O E y 2px 2py 2pz O _ + 2pz 2py 2px y _ x + + _ π2pv π2pz _ σ2px σ∗2s + _ z 2s x _ _ + 2s + + z y _ + _ x z + _ + y z x + σ2s [1s21s2 (σσ2s)2 (σ∗ σ∗2s) σ2px)2(π π2py2pz)4 (π∗ π∗2p π∗2p σ∗ 2 (σ π∗ y)1 (π∗ π∗ z)1] ordine di legame: 2 y z 1s 1s 1s x orbitali atomici 1s y + z orbitali molecolari orbitali atomici x + Diamagnetismo e paramagnetismo F2 O2 σ2px* σ2px* π2py* π2pz* π2py* π2pz* π2py π2pz π2py π2pz σ2px σ2px σ2s* σ2s* σ2s σ2s orbitali di non legame 1s 1s orbitali di non legame 1s 1s Gli esperimenti mostrano che l’ossigeno (O2) è paramagnetico La molecola dell’ossigeno viene attratta da un campo magnetico: quindi è paramagnetica (ha uno o più elettroni spaiati) In generale per identificare il comportamento paramagnetico di una molecola (quanti elettroni spaiati essa possiede ) si utilizza la Bilancia di Gouy I legami chimici Legame ionico Legami forti Legami Legame covalente Legame metallico Legami deboli Sono i prossimi da studiare Il legame metallico Introduzione: Caratteristiche dei metalli I metalli presentano alcune caratteristiche peculiari: • buona conducibilità termica e elettrica; • bassa energia di ionizzazione (facilità a perdere gli elettroni di valenza); • opacità e potere riflettente; • duttilità e malleabilità (non presenti nei solidi ionici); • alto numero di coordinazione non spiegabile con la formazione di singoli legami atomici ⇒ mobilità degli elettroni Il legame metallico Introduzione: Caratteristiche dei metalli Modello di Lorentz (1905): i metalli sono costituiti da un reticolo cristallino di cationi immersi in un mare di elettroni liberi di muoversi (= delocalizzati) in tutto il cristallo. ⇒ nei metalli non vi sono legami direzionati Reticolo metallico prima e dopo la deformazione: Reticolo ionico prima e dopo la deformazione: + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + – + – + – + – + + – + – + – + – – + – + – + – + + – + – + – + – + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + – + – + – + – + + – + – + – + – repulsione! – + – + – + – + + – + – + – + – Il legame nei metalli è di natura diversa rispetto al legame ionico o covalente. La teoria del legame di valenza non permette di spiegare la formazione del legame metallico. L’uso della teoria degli orbitali molecolari invece consente di spiegare le proprietà di questi composti. Il legame metallico Teoria delle bande Un cristallo metallico è costituito da un numero enorme di atomi (e quindi di elettroni). La combinazione lineare di N orbitali atomici degli strati di valenza di un metallo porta alla formazione di N orbitali molecolari, dove N è un numero molto grande. All’aumentare di N la distanza tra livelli energetici adiacenti diminuisce, quindi la differenza di energia tra un orbitale molecolare e l’altro diventa sempre più piccola. Si passa quindi da un numero discreto di livelli energetici a un “continuo” che prende il nome di banda di energia. N orbitali atomici degeneri Gli N orbitali molecolari estesi a tutto il cristallo a cui è associata la banda di energia rendono conto della delocalizzazione degli elettroni. Per far passare un elettrone da un livello ad un altro superiore vuoto sarà quindi necessaria una piccola quantità di energia. Questo spiega la mobilità degli elettroni nei metalli. Legame metallico - La teoria delle bande Costruzione di un reticolo metallico degli elementi del gruppo I configurazione elettronica esterna: ns1 Li6 Li2 σ2s* ∆Etot ∆Etot σ2s LiN Li22 ∆Etot σ2s* o.m. di antilegame ∆Etot σ2s o.m. di legame Legame metallico - La teoria delle bande Costruzione di un reticolo metallico degli elementi del gruppo I configurazione elettronica esterna: ns1 N elettroni N/2 livelli energetici occupati N atomi di Li N orbitali molecolari LiN N/2 orbitali vuoti ∆Etot BANDA DI VALENZA N/2 orbitali occupati Gli elettroni possono essere promossi da un livello energetico occupato ad uno libero con una modesta spesa di energia. energia termica conducibilità termica e elettrica energia elettrica Legame metallico - La teoria delle bande Costruzione di un reticolo metallico degli elementi del gruppo II configurazione elettronica esterna: ns2 2N elettroni N atomi di Ca N livelli energetici occupati N orbitali molecolari 3N orbitali vuoti (derivanti dagli O.A. p) zona di sovrapposizione N orbitali occupati (derivanti dagli O.A. s) Gli elettroni possono essere promossi dalla banda di valenza alla banda di conduzione con una modesta spesa di energia. energia termica conducibilità termica e elettrica energia elettrica Legame metallico - La teoria delle bande Costruzione di un reticolo metallico degli elementi del gruppo IV 4N elettroni N atomi di C conf. el. est. ns2 np2 2N livelli energetici occupati 4N orbitali molecolari 2N orbitali vuoti 2N orbitali occupati La banda di valenza e la banda di conduzione sono separate da un gap di energia la cui entità dipende dal tipo di elemento. Il gap diminuisce scendendo lungo il gruppo. Legame metallico - La teoria delle bande Costruzione di un reticolo metallico degli elementi del gruppo IV stagno e piombo ISOLANTE CONDUTTORI SEMICONDUTTORI La conducibilità elettrica aumenta all’aumentare della temperatura. L’energia termica consente di superare il gap di energia per un numero maggiore di elettroni. Legame metallico - La teoria delle bande Drogaggio dei semiconduttori La conducibilità elettrica di un semiconduttore può essere aumentata modificando la struttura del cristallo ⇒ drogaggio Si aggiungono al cristallo (allo stato fuso o solido) piccole quantità (1 atomo su 1010) di un altro elemento (drogante) che si distribuiscono uniformemente nel reticolo del semiconduttore. La struttura delle bande del semiconduttore non risulta in tal modo alterata. Il drogante è in genere un elemento con un elettrone di valenza in meno o in più rispetto al semiconduttore. Legame metallico - La teoria delle bande Drogaggio di tipo p dei semiconduttori Consideriamo un cristallo di silicio (IV gruppo) drogato con gallio (III gruppo) che ha un elettrone in meno. Con la sostituzione di alcuni atomi di Si con atomi di Ga alcuni livelli energetici nella banda di valenza del Si risultano vuoti. I livelli vuoti si trovano all’estremità superiore della banda di valenza, e possono essere occupati da elettroni della banda di valenza. Energy gap Energy gap Silicio livelli energetici vuoti Silicio drogato con gallio Legame metallico - La teoria delle bande Drogaggio di tipo p dei semiconduttori Gli elettroni che si spostano sui livelli vuoti creano delle lacune nella banda di valenza. Tali lacune costituiscono dei livelli energetici vuoti che possono essere occupati da altri elettroni che si “muovono” da livelli energetici inferiori per esempio sotto l’azione di un campo elettrico. livelli vuoti Drogaggio di tipo p (positivo) ⇒ presenza di lacune di elettroni nella banda di valenza⇒ ⇒ movimento di cariche positive ⇒ conducibilità elettrica Legame metallico - La teoria delle bande Drogaggio di tipo n dei semiconduttori Consideriamo un cristallo di silicio (IV gruppo) drogato con arsenico (VI gruppo) che ha un elettrone in più. Con la sostituzione di alcuni atomi di Si con atomi di As alcuni livelli energetici nella banda di conduzione del Si vengono occupati dagli elettroni dell’As. I livelli occupati si trovano all’estremità inferiore della banda di conduzione. Energy gap livelli energetici occupati Silicio Energy gap Silicio drogato con arsenico Legame metallico - La teoria delle bande Drogaggio di tipo n dei semiconduttori Gli elettroni presenti sui livelli occupati possono “muoversi” verso i livelli energetici vuoti della banda di conduzione per esempio sotto l’azione di un campo elettrico. livelli occupati Drogaggio di tipo n (negativo) ⇒ presenza di elettroni nella banda di conducibilità ⇒ movimento di cariche negative ⇒ conducibilità elettrica Esistono semiconduttori costituiti da composti 1:1 di elementi di III e V gruppo, come ad esempio GaAs. Forze secondarie di legame Forze di Van der Waals e Forze di London Le forze secondarie di legame sono di tipo intermolecolare. Esse sono essenzialmente dei legami deboli (0,01-15 kcal/mol), responsabili dell’esistenza della materia in fasi condensate. Le principali forze secondarie di legame sono di tipo: Ione-Dipolo Dipolo-Dipolo (L. idrogeno) Forze di Van der Waals Dipolo-Dipolo indotto Dipolo indotto- Dipolo indotto Forze di London Forze di legame intermolecolari Interazioni ione-dipolo Interazione elettrostatica tra uno ione e una molecola dipolare _ δ+ H Na+ Cl- δ- _ Esempio: un cristallo di NaCl sciolto in acqua NaCl(s) + H2O(l) → Na+(aq) + Cl-(aq) O δ+ H Le molecole di acqua, dipolari, vengono orientate dal campo elettrico creato dallo ione. Il campo elettrico è tanto più elevato quanto maggiore è la carica dello ione e quanto minore è il suo raggio. La solubilità delle sostanze saline in acqua (o in liquidi polari in genere) è dovuta alla solvatazione degli ioni. Ogni ione viene circondato da un certo numero di molecole di acqua che si orientano ⇒ ad ogni interazione ione-molecola di acqua è associata una certa quantità di energia elettrostatica ⇒ la somma delle energie per un gran numero di interazioni è tale da vincere l’energia reticolare ⇒ il sale si dissolve in acqua. Forze di legame intermolecolari Interazioni Dipolo-Dipolo Interazione elettrostatica tra molecole dipolari (uguali o diverse). Le molecole si orientano in modo che la parte positiva del dipolo di una molecola sia prossima alla parte negativa del dipolo di un’altra molecola. Forze di legame intermolecolari Legame idrogeno Il legame idrogeno è un tipo di interazione dipolo-dipolo particolarmente forte (fino a ~30 di kJ/mol). Si realizza quando un atomo di idrogeno è legato ad un atomo molto elettronegativo (azoto, ossigeno, fluoro). HF Forze di legame intermolecolari Legame idrogeno Le temperature di fusione e di ebollizione di H2O, HF, NH3 sono più alti rispetto a quelli degli idruri omologhi a causa della formazione del legame idrogeno. E’ necessario fornire più energia per il passaggio di stato poiché bisogna rompere anche i legami idrogeno. °C Andamento delle temp. di fusione per serie di molecole omologhe +100 °C H2O +100 Andamento delle temp. di ebollizione per serie di molecole omologhe HF H2O 0 0 NH3 H2Te H2Se NH3 HI H2S HF HCl -100 PH3 GeH4 SiH4 AsH3 CH4 SiH4 CH4 SnH4 GeH4 -200 AsH3 HCl SbH3 PH3 H2Se HBr HBr -100 H2S -200 H2Te SbH3 HI SnH4 Forze di legame intermolecolari Legame idrogeno A causa della formazione dei legami idrogeno fra le molecole di acqua allo stato solido, si forma una struttura “aperta” con una densità minore rispetto all’acqua allo stato liquido. Allo stato liquido infatti i legami idrogeno vengono continuamente rotti e riformati fra molecole diverse a causa dei moti molecolari; allo stato solido invece le molecole sono “ferme” e i legami idrogeno non vengono rotti. Le straordinarie proprietà dell'acqua sono dovute alla specificità del legame ad idrogeno: Acqua liquida Acqua solida (ghiaccio) Struttura “aperta” con una densità minore rispetto all’acqua liquida. Legame idrogeno e DNA Il legame ad idrogeno è alla base del codice genetico Le basi azotate dei nucleotidi sono legate fra loro attraverso legami a idrogeno In questo modo si forma la doppia elica del DNA Forze di legame intermolecolari Interazioni dipolo-dipolo indotto Interazione elettrostatica tra una molecola dipolare e un dipolo indotto Il campo elettrico generato da molecole polari può indurre la formazione di un dipolo in sostanze apolari facilmente polarizzabili. Forze di legame intermolecolari Forze di London: interazioni dipolo indotto-dipolo indotto Le molecole apolari possono generare dei dipoli a causa di variazioni “istantanee” di densità elettronica attorno ai nuclei. Tali dipoli “istantanei” creano campi elettrici che possono indurre la formazione di dipoli nelle molecole vicine. L’interazione è tanto maggiore quanto più polarizzabile è la molecola. Polarizzabilità = tendenza a “deformare” il volume, la nuvola elettronica Le interazioni dipolo indotto-dipolo indotto sono alla base della formazione degli stati condensati di molecole apolari. Nel caso degli alogeni (molecole biatomiche) la polarizzabilità aumenta scendendo lungo il gruppo all’aumentare del volume atomico e quindi della nuvola elettronica. Lo iodio è solido a temperatura ambiente Chimica (A.A. 2011/2012, 6CFU) Le reazioni chimiche (I parte): Reazioni acido-base ovvero reazioni di non ossidoriduzione e loro bilanciamento Reagente limitante Esercitazione Esercizi: calcoli stechiometrici sulle reazioni acido-base. La resa (il rendimento) di una reazione chimica: definizione, esempi ed esercizi. Le reazioni chimiche (II parte): Introduzione alle reazioni di ossidoriduzione (RedOx) Esercitazione (bilanciamento (bilanciamento RedOx RedOx,, equivalenti chimici) chimici) alla lavagna (No (No slide !) Cos’è una reazione chimica? Una reazione chimica è il processo mediante il quale uno o più composti reagiscono tra loro per produrre uno o più composti diversi da quelli di partenza. Lavoisier ci ricorda che la materia non si crea né si distrugge ma si trasforma. Una reazione chimica è, quindi, una trasformazione della materia. trasformaz ione reagenti → prodotti trasformaz ione reagenti → prodotti 2 HgO(s) → 2 Hg(l) + O2(g ) trasformaz ione reagenti → prodotti Li(s) + H2O(l) → 2LiOH(aq) + H2(g) Le reazioni chimiche Lo studio delle reazioni è la parte centrale della disciplina, la chimica, che si occupa delle trasformazioni della materia e che deve individuare quali proprietà devono possedere due composti per poter reagire tra loro e trasformarsi in sostanze diverse. Ogni reazione chimica, quindi, comporta la rottura di alcuni legami e la formazione di nuovi legami chimici, ed avviene spontaneamente se ad essa corrisponde una diminuzione dell’energia libera (∆ ∆G) delle specie di partenza. Ogni reazione è caratterizzata da dati termodinamici che consentono di determinare se e quanto la reazione può avvenire, e da dati cinetici che consentono di determinare la velocità con cui essa avviene. Più in generale, una reazione chimica è il processo mediante il quale due (o più) composti, detti reagenti reagiscono tra loro per produrre uno (o più) composti diversi, detti prodotti di reazione. Indicando con A e B due reagenti e con C e D i prodotti, la generica reazione può essere descritta dall’equazione chimica: A + B → C + D Le reazioni chimiche Una reazione deve rispettare la legge della conservazione delle masse di Lavoisier e, perciò, l’equazione che la rappresenta deve essere bilanciata; per bilanciarla occorre dotare ciascuna specie di opportuni coefficienti, detti stechiometrici, che rendano il numero degli atomi di ciascun elemento presenti a sinistra uguale a quello che, dello stesso elemento, sono presenti a destra. Indicando con a, b, c, d i coefficienti stechiometrici dei reagenti e prodotti, l’equazione bilanciata diventa: aA + bB → cC + dD e indica che: a moli di A reagiscono con b moli di B per dare c moli di C e d moli di D. Le reazioni chimiche Se il processo non porta al consumo di tutta la quantità di almeno uno dei reagenti, la reazione raggiunge uno stato di equilibrio in cui sono presenti sia A e B che C e D: in questo caso, per separarli si usa una doppia freccia, come mostra la seguente: aA + bB ← → cC + dD La doppia freccia sta a indicare che l’equilibrio può essere raggiunto sia ponendo a reagire A e B, che producono C e D, fino al raggiungimento dell’equilibrio, sia facendo reagire C e D che producono A e B. Per una reazione di questo tipo, reagenti e prodotti sarebbero indistinguibili: si conviene, tuttavia, di indicare sempre come reagenti i composti a sinistra della doppia freccia e come prodotti quelli a destra. Le reazioni chimiche Un’equazione chimica, per essere completa, deve riportare lo stato di ciascun reagente e prodotto indicando: un solido con (s), un liquido con (l ), un gas o vapore con (g), un composto in soluzione, di solito acquosa, con (aq); ciò spesso viene omesso perché si ritiene che sia noto al lettore. Na2CO3(s) NaO(s) + CO2(g) Esempi: (NH4)2CO3(s) NH3(g) + CO2(g) +H2O(l) 3 Ca(OH)2(aq) + 2 H3PO4(aq) Ca3(PO4)2(s) + 6 H2O(l) oppure, se in una reazione si forma un precipitato (un solido insolubile) si pone il segno a destra della relativa formula; analogamente se si sviluppa un gas si pone il segno , ad esempio: + Ag + Cl - Zn + 2 H+ AgCl Zn2+ + H2 Classificazione delle reazioni NON ESISTE UNA CLASSIFICAZIONE UNIVOCA. Spesso si fa riferimento ad una classificazione tradizionale basata su come vengono riordinati atomi o gruppi di atomi. Essa comprende 5 tipi di reazione: 1) Reazioni di combinazione Due sostanze si combinano per dare una terza sostanza 2 Na (s) + Cl2 (g) CaO (s) + SO2 (g) → 2 NaCl (s) → CaSO3 (s) 2) Reazioni di decomposizione Una sostanza reagisce dando due o più sostanze 2 HgO (s) → 2 Hg (l) + O2 (g) 3) Reazioni di spostamento Un elemento reagisce con un composto spostando da esso un altro elemento Fe (s) + CuSO4 (s) Zn (s) + 2 HCl (aq) → Cu(s) + FeSO4 (s) → H2 (g) + ZnCl2 (aq) 4) Reazioni di metatesi o doppio scambio Comporta lo scambio di parti tra due reagenti KI (aq) + AgNO3 (aq) → KNO3 (aq) + AgI (s) 5) Reazioni di combustione Sono particolari reazioni di combinazione implicanti O2 CH4 (g) + 2O2 (g) → CO2 (g) + 2 H2O (g) Un’altra classificazione è quella basata su due grandi categorie: reazioni di ossidoriduzione e reazioni di non ossidoriduzione Le reazioni chimiche Le reazioni possono, quindi, dividersi in DUE GRANDI CLASSI: a) Reazioni di ossidoriduzione; ossidoriduzione nelle quali alcune specie atomiche variano il numero di ossidazione. Ad esempio: (0) (+1) Zn(s) + H2SO4(aq) (+2) (o) ZnSO4(aq) + H2(g) Le combustioni formalmente è come se fossero delle reazioni di ossidoriduzione: (0) (-1) (+4) (-2) C6H6(l) + 15 O2(g) 2 6 CO2(g) + 3 H2O(g) b) Reazioni di non ossidoriduzione; nelle quali nessuna specie atomica varia il numero di ossidazione. In queste si ha soltanto scambio di specie atomiche fra i reagenti. Le reazioni acido-base fanno parte di questo raggruppamento: 3 Ca(OH)2(aq) + 2 H3PO4(aq) Ca3(PO4)2(s) + 6 H2O(l) Le reazioni chimiche: acidi e basi secondo Arrhenius La più semplice, e limitata, tra le definizioni di acido e di base è quella di Arrhenius, per la quale una specie chimica è: Arrhenius • un acido se in soluzione acquosa si dissocia fornendo uno o più ioni idrogeno (protoni); un acido è monoprotico (o monovalente o monobasico) quando fornisce un solo ione H+ e poliprotico (o polivalente o polibasico) quando ne dà più di uno. • una base se in soluzione acquosa si dissocia fornendo uno o più ioni idrossido OH– (ossidrile); una base è monoossidrilica (o monovalente o monoacida) quando fornisce un solo ione OH– e poliossidrilica (o polivalente o poliacida) quando ne dà più di uno. ACIDI SECONDO ARRHENIUS: Tutte le specie chimiche che in soluzione cedono ioni H+. BASI SECONDO ARRHENIUS: Tutte le specie chimiche che in soluzione cedono ioni OH–. Elettroliti forti e deboli I sali, gli acidi e le basi si trovano dissociati in soluzione acquosa. Per questo motivo vengono anche chiamati elettroliti. I sali solubili si dissociano in soluzione acquosa dando luogo ai rispettivi ioni positivi e negativi da cui sono formati. Poiché i sali sono completamente dissociati in soluzione acquosa, essi sono elettroliti forti. Gli acidi e le basi possono essere elettroliti forti oppure deboli. In una reazione si scrivono in forma indissociata gli elettroliti deboli, le specie non solubili e i non elettroliti. Tutte le altre specie possono anche essere scritte nella forma dissociata. Le reazioni chimiche: acidi e basi Il loro bilanciamento: Bilanciare per primi gli atomi di metallo e non metallo nelle formule (generalmente è meglio scegliere il prodotto) con il maggior numero di atomi. Bilanciare per ultimi gli elementi (quasi sempre idrogeno e ossigeno) presenti in più formule. Se si ottengono numeri frazionari, eliminarli moltiplicando tutti i coefficienti per un opportuno fattore. Bilanciamento 3 Ca(OH)2 + 2H3PO4→ Ca3(PO4)2 + 6 H2O Al2O3 + 6 HClO4 → 2 Al(ClO4)3 + 3 H2O As2S3 + 3 H2SO4 → As2(SO4)3 + 3 H2S Esercizi sul bilanciamento delle reazioni di non ossidoriduzione [R. 1 , 1, 3] [R. 1, 3, 2] [R 4, 1, 1, 6, 1] Esercizi sul bilanciamento delle reazioni di non ossidoriduzione Esercizi sul bilanciamento delle reazioni di non ossidoriduzione Dal libro Nobile-Mastrorilli, per il bilanciamento delle reazioni di non ossidoriduzione (e quindi acido-base) si svolgano solo gli esercizi n.1, 2 e 9 di pag. 252-253 e pag.255: n.1 n.2 n.9 Non svolgere gli esercizi dal n.3 al n.8!!! perché richiedono conoscenze che non siete ancora in grado di capire del tutto e potrebbero, quindi, confondervi. Prodotto con il maggior numero di atomi (13 atomi), quindi per la regola (“Bilanciare per primi gli atomi di metallo e non metallo nelle formule con il maggior numero di atomi”): 3 2 Bilanciare per ultimi gli elementi presenti in più formule (in questo caso cloro, azoto,idrogeno e ossigeno). Per il cloro deve essere: 3 2 6 2 6 Per l’azoto deve dunque essere: 3 2 L’ossigeno è già bilanciato, usiamo l’idrogeno con verifica del bilanciamento: 2x3 + 2x4x2+2= 24 idrogeni a sinistra 6x4 = 24 idrogeni a destra La reazione è bilanciata Il bilanciamento delle reazioni chimiche può sempre realizzarsi mediante un metodo algebrico (ovvero un metodo prettamente matematico!). A scanso di equivoci diciamo subito che il cosiddetto metodo algebrico di bilanciamento è una tecnica generale, cioè applicabile a qualsiasi reazione chimica senza bisogno di riconoscerne la tipologia, con però il grosso difetto di trascurare completamente l'aspetto chimico delle reazioni (in particolar modo per le reazioni di ossidoriduzione), in quanto alla soluzione si perviene algebricamente, ossia convertendo la reazione in un sistema di equazioni in base a due principi di conservazione: Conservazione delle specie atomiche: il numero globale di atomi di ciascun elemento presente nei reagenti è necessariamente uguale a quello globale dello stesso elemento dalla parte dei prodotti. In altre parole nelle reazioni chimiche gli atomi non si distruggono, ma si riorganizzano. Conservazione della carica globale: la somma algebrica di tutte le cariche lato reagenti è necessariamente uguale alla somma algebrica delle cariche lato prodotti. Ovvero in una qualsiasi reazione chimica la carica si conserva. Vediamo il caso della reazione precedente: a b c d e La reazione non presenta carica basta applicare la conservazione delle specie atomiche e siano a, b, c, d , e i coefficienti stechiometrici: Conservazione di Mn Conservazione di Cl Conservazione di N Conservazione di H Conservazione di P Conservazione di O a = 3d 2a = e b + 2c = e 3b + 9c = 4e c = 2d 4c = 8d a = 3d 2a = e b + 2c = e 3b + 9c = 4e c = 2d Questo è un caso semplice 6 equazioni in 5 incognite, ma due equazioni sono ridondanti! Di solito si hanno sistemi in cui l’equazioni sono più delle incognite…...oppure le incognite sono più dell’equazioni!!! Quindi, bisogna sempre scegliere per un’incognita un valore arbitrario di partenza!!! Cerchiamo, per rispetto a d a = 3d 2a = e b + 2c = e 3b + 9c = 4e c = 2d esempio, a = 3d 2 ⋅ (3d) = e b + 2 ⋅ (2d) = e 3b + 9c = 4e c = 2d a = 3d e = 6d b + 4d = 6d 3b + 9c = 4e c = 2d di esplicitare ogni incognita a = 3d e = 6d b + 4d = e 3b + 9c = 4e c = 2d a = 3d e = 6d b = 2d c = 2d a b c d e Adesso ponendo per d un valore di 1 otterremo : a =3 b=2 c=2 d =1 a = 3d b = 2d e = 6d c = 2d 3 2 e=6 2 1 6 COME VOLEVASI DIMOSTRARE: IL METODO ALGEBRICO DI BILANCIAMENTO È DAVVERO UNA TECNICA GENERALE, MA TROPPO LABORIOSA E CON IL GROSSO DIFETTO DI TRASCURARE COMPLETAMENTE L'ASPETTO CHIMICO DELLE REAZIONI. Stechiometria: dal greco στοιχειον µετρον = elemento misura Calcolo dei rapporti ponderali esistenti, fra elementi e composti, nelle reazioni chimiche. La stechiometria è, quindi, il ramo della chimica che si occupa delle relazioni quantitative fra i reagenti e i prodotti di una reazione. Le reazioni chimiche: reagente limitante Quando le quantità (moli) dei reagenti stanno tra di loro in un rapporto uguale a quello espresso dai loro coefficienti si dice che sono in rapporto stechiometrico: se la reazione è completamente spostata verso destra (→), esse reagiscono completamente e nel sistema finale sono presenti solo i prodotti (secondo i rapporti stechiometrici dei prodotti). Se invece le quantità sono in un rapporto diverso da quello dei coefficienti stechiometrici, per esempio per la generica reazione: a A+bB→cC+d D Se uno dei due reagenti è disponibile in quantità insufficienti rispetto al rapporto molare (stechiometrico) indicato dall’equazione chimica si dice che è in difetto. È detto anche reagente limitante. L’altro reagente (in eccesso) reagisce solo nella quantità permessa dal reagente in difetto. Nel sistema finale sono presenti i prodotti della reazione e il reagente in eccesso: per ottenere la quantità di ciascuno, il calcolo deve essere impostato con riferimento a quello del reagente in difetto. Esercizio (il caso più semplice): stechiometrico tra i reagenti è 1:1 il rapporto 3,65 g di acido cloridrico reagiscono con 11,2 g di idrossido potassico secondo la seguente reazione: HCl (aq) + KOH(aq) → KCl (s) + H 2O(l) Calcolare quanti grammi di KCl vengono prodotti e dire qual è il reagente in eccesso. Svolgimento Calcoliamo, innanzitutto, le moli di HCl e KOH: n HCl n KOH m HCl 3,65 g = = = 0,1 mol PM HCl 36,5 (g/mol) m KOH 11,2 g = = = 0,2 mol PM KOH 56,0 (g/mol) HCl + KOH → KCl + H2O Moli iniziali 0,1 0,2 - - Moli consumate 0,1 0,1 - - Moli prodotte - - 0,1 0,1 Totale -- 0,1 0,1 0,1 I grammi di KCl prodotti sono pari a m KCl = n KCl ⋅ PM KCl g = 0,1 mol ⋅ 74,5 ( ) = 7,45 g mol il reagente in eccesso è l’idrossido di potassio e la sua entità è pari a 0,1 moli. Esercizio (più “impegnativo”) 10 g di acido solforico reagiscono con 10 g di idrossido di alluminio secondo la seguente reazione (da bilanciare): H 2SO4 (aq) + Al(OH) 3(s) → Al 2 (SO4 )3(s) + H 2O(l) Calcolare quanti grammi di Al2(SO4)3 vengono prodotti e dire qual è il reagente in eccesso. Svolgimento Bilanciare, innanzitutto, la reazione 3 H 2SO 4 (aq) +2 Al(OH)3(s) → Al2 (SO 4 ) 3(s) + 6 H 2O (l) Calcoliamo le moli dei reagenti: m H 2SO 4 10,0 g n H 2SO 4 = = = 0,102 mol PM H 2SO 4 98,073 (g/mol) m Al(OH)3 10,0 g n Al(OH)3 = = = 0,128 mol PM Al(OH)3 78,003 (g/mol) 3 H2SO4 + 2 Al(OH)3 → Al2(SO4)3 Moli iniziali 0,102 0,128 Moli consumate ? ? n H 2 SO 4 : n Al(OH)3 = 3 : 2 n H 2 SO 4 = n Al(OH)3 n Al(OH)3 - n H 2 SO 4 + 6 H2O - 3 = ⋅ n Al(OH)3 2 3 ⋅ 0,128 = 0,192 mol > 0,102 mol 2 2 = ⋅ n H 2SO 4 3 2 = ⋅ 0,102 mol = 0,068 mol < 0,128 mol 3 L’acido solforico è il reagente limitante L’idrossido di alluminio è il reagente in eccesso 3 H2SO4 + 2 Al(OH)3 → Al2(SO4)3 + 6 H2O Moli iniziali 0,102 0,128 Moli consumate 0,102 0,068 - - Moli formate - - ? ? n H 2 SO 4 : n Al 2 (SO 4 ) 3 = 3 : 1 n Al2 (SO 4 )3 1 1 = ⋅ n H 2SO 4 = ⋅ 0,102 mol = 0,034 mol 3 3 Oppure si giunge al medesimo risultato n Al(OH)3 : n Al 2 (SO 4 ) 3 = 2 : 1 n Al2 (SO 4 )3 1 1 = ⋅ n Al(OH)3 = ⋅ 0,068 mol = 0,034 mol 2 2 3 H2SO4 + 2 Al(OH)3 → Al2(SO4)3 + 6 H2O Moli iniziali 0,102 0,128 Moli consumate 0,102 0,068 - - Moli formate - - 0,034 0,204 Totale - 0,060 0,034 0,204 m Al 2 (SO 4 ) 3 = n Al 2 (SO 4 ) 3 ⋅ PM Al 2 (SO 4 ) 3 = 11,63 g Verificate da soli la legge di Lavoisier g = 0,034 mol ⋅ 342,136 = mol ESERCIZI: calcoli stechiometrici sulle REAZIONI ACIDO-BASE 1) 10 g di acido solforico reagiscono con 10 g di idrossido ferrico secondo la seguente reazione (da bilanciare): H2SO4(aq)+ Fe(OH)3(s) → Fe2(SO4)3(s) + H2O(l) Calcolare quanti grammi di Fe2(SO4)3 vengono prodotti e dire qual è il reagente in eccesso. [Risultato 13,596 g; Fe(OH)3] 2) 100 g di acido ortofosforico reagiscono con 100 g di idrossido stannoso secondo la seguente reazione (da bilanciare): H3PO4(aq)+ Sn(OH)2(s) → Sn3(PO4)2(s) + H2O(l) Calcolare quanti grammi di Sn3(PO4)2 vengono prodotti e dire qual è il reagente in eccesso.[Risultato 119,22 g; H3PO4] ESERCIZI: calcoli stechiometrici sulle REAZIONI ACIDO-BASE 3) 20 g di acido solfidrico reagiscono con 15 g di idrossido di alluminio secondo la seguente reazione (da bilanciare): H2S (aq)+ Al(OH)3(s) → Al2S3(s) + H2O(l) Calcolare quanti grammi di Al2S3 vengono prodotti e dire qual è il reagente in eccesso. [Risultato 14,49 g; H2S] 4) L’idrossido di bario e l’acido solforico reagiscono secondo la seguente reazione (da bilanciare): H2SO4(aq) + Ba(OH)2(s) → BaSO4(s) + H2O(l) Calcolare i grammi di idrossido di bario ed i grammi di acido solforico che bisogna far reagire per ottenere 100 g di solfato di bario. [Risultato: 42,02 g di H2SO4 e 74,41 di Ba(OH)2] ESERCIZI: calcoli stechiometrici sulle REAZIONI ACIDO-BASE 5) L’acido nitrico e l’idrossido ferrico reagiscono secondo la seguente reazione (da bilanciare): HNO3(aq)+ Fe(OH)3(s) → Fe(NO3)3(s) + H2O(l) Calcolare i grammi di idrossido ferrico ed i grammi di acido nitrico che bisogna far reagire per ottenere 100 g di nitrato ferrico. [Risultato: 76,160 g di HNO3 e 44,186 di Fe(OH)3] ESERCIZI: calcoli stechiometrici sulle REAZIONI ACIDO-BASE 6) 7) 8) 9) R. 32,7 g R. 140 g 10) 11) Data la reazione (da bilanciare) BaCl2 + H2SO4 → BaSO4 + HCl calcolare quanti grammi di solfato di bario (BaSO4) si formano facendo reagire 500 g di cloruro di bario (BaCl2) con 100 g di acido solforico (H2SO4). Calcolare inoltre quale dei due reagenti non reagisce completamente ed in che quantità si trova al termine della reazione. R. 238,0g di BaSO4, 287,7g di BaCl2 La resa (il rendimento) di una reazione chimica a A + b B → c C + d D + Sottoprodotti (prodotti indesiderati) Non sempre una reazione chimica produce la quantità di prodotti attesa sulla base delle relazioni stechiometriche. Questo può succedere per varie ragioni: • ci sono reazioni collaterali, vale a dire dagli stessi reagenti si possono formare anche altri prodotti (sottoprodotti); • non è possibile isolare tutto il prodotto dall'ambiente di reazione ….. La resa (il rendimento) di una reazione chimica a A + b B → c C + d D Resa teorica = resa stechiometrica = la quantità calcolata di un prodotto in una reazione chimica; Resa sperimentale (reale) = la quantità di un prodotto ottenuto in pratica dalla reazione; Resa percentuale (η) = (resa sperimentale/resa teorica)•100 La resa (il rendimento) di una reazione chimica Data la generica reazione chimica: a A + b B → c C + d D si definisce, ad esempio, resa percentuale della reazione chimica in termini di prodotto C rispetto al reagente A l’espressione: n C,f η = ∗ ⋅100 nC nC,f = numero di moli di C che si sono effettivamente formate alla fine della reazione. n*C = numero di moli di C che si formerebbero se tutto il reagente A si trasformasse completamente. oppure mC,f η = ∗ ⋅100 mC mC,f = massa di C che si è effettivamente formata alla fine della reazione. m*C = massa di C che si formerebbe se tutto il reagente A si trasformasse completamente. Esempio. Calcolare la resa della reazione: CaCO3 → CaO + CO 2 sapendo che da 300 g di CaCO3 si sono ottenuti effettivamente 135 g di CaO. Svolgimento n CaCO3 = n CaO m CaCO3 PM CaCO3 = 300 g = 3,0 mol ≡ n *CaO (moli teoriche) 100 (g/mol) m CaO 135 g = = = 2,41 mol ≡ n CaO, f (moli effettive) PM CaO 56,0 (g/mol) n CaO, f 2,41 η = ∗ ⋅100 = ⋅100 = 80,3 % n CaO 3 Esempio. Milioni di tonnellate di urea CO(NH2)2 vengono ogni anno prodotte ed utilizzate come fertilizzante. La reazione usata è 2 NH3 + CO2 → CO(NH2 ) 2 + H 2 O Sperimentalmente si trova che operando in eccesso di ammoniaca si formano 47,7 g di urea per mole di CO2 reagita, qual è la resa percentuale in questa reazione? Svolgimento n CO 2 = 1,0 mol ≡ n *CO(NH 2 ) 2 (moli teoriche) n CO(NH 2 ) 2 = m CO(NH 2 ) 2 PM CO(NH 2 ) 2 = 47,7 g ≅ 0,7943 mol ≡ n CO(NH 2 ) 2 (moli effettive) 60,0553 (g/mol) n CO(NH ) , f 0,7943 η= ∗ ⋅100 = n CO(NH ) 1,0 2 2 2 2 ⋅100 = 79,43 % Se la resa percentuale fosse stata 87,50 %, che massa di CO2 assieme ad un eccesso di NH3 si sarebbe dovuto usare per ottenere 50,0 di CO(NH2)2? Svolgimento n CO(NH ) , f η = 87,50 % = ∗ ⋅100 n CO(NH ) 2 2 2 2 n CO(NH ) , f (moli 2 2 effettive) = m CO(NH2 ) 2 PM CO(NH2 )2 50,0 g = ≅ 0,8326 mol 60,0553 (g/mol) Quindi le moli teoriche ∗ n CO(NH ) 2 2 = n CO(NH ) , f 2 2 87,50 0,8326 mol ⋅100 = ⋅100 = 0,9515 mol 87,50 n CO 2 : n *CO(NH2 ) 2 = 1 : 1 ⇒ n CO 2 = 0,9515 mol ⇒ m CO 2 = n CO 2 ⋅ PM CO 2 = 0,9515 mol ⋅ 44,0095 g ≅ 41,875 g mol ESERCIZI: calcolo della resa 1) La reazione di 15,0 g di C4H10O, 22,4 g di NaBr e 32,7 di di H2SO4 produce 17,1 g di C4H9Br secondo la reazione: C4H10O + NaBr + H2SO4 → C4H9Br + NaHSO4 + H2O quale è la resa percentuale di questa reazione? [Risultato 61,7 %] 2) Quanti grammi di C2H4O2 bisogna far reagire con un eccesso di PCl3 per preparare 75 g di C2H3OCl se la seguente reazione (da bilanciare): C2H4O2 + PCl3 → C2H3OCl + H3PO4 ha una resa percentuale del 78,2%.[Risultato 73,4 g di C2H4O2] ESERCIZI: calcolo della resa 3) La calce Ca(OH)2 (ovvero l’idrossido di calcio) può essere utilizzata per neutralizzare l’acido di una perdita. Un campione di 5,57 g di calce reagisce con un eccesso di acido cloridrico HCl; si formano 7,25 g di cloruro di calcio CaCl2 secondo la reazione: Ca(OH)2 +2 HCl→ CaCl2 + 2 H2O quale è la resa percentuale di questo esperimento? [Risultato 86,9%] Reazioni di ossidoriduzione. Ossidanti e riducenti In una reazione di ossidoriduzione alcuni elementi nei composti cambiano stato di ossidazione passando dai reagenti ai prodotti. La variazione dello stato di ossidazione è legata alla cessione o all’acquisto di elettroni. Un elemento (e il composto che lo contiene) si riduce se il suo n° di ossidazione diminuisce passando da reagenti a prodotti. Un elemento (e il composto che lo contiene) si ossida se il suo n° di ossidazione aumenta passando da reagenti a prodotti. Ma gli elettroni non esistono liberi e possono essere solo scambiati fra due specie. Quindi nella stessa reazione vi devono essere almeno due specie che cambiano stato di ossidazione: una si ossiderà cedendo elettroni all’altra che quindi si ridurrà. La specie che cede elettroni ossidandosi è detta (agente) riducente. La specie che acquista elettroni riducendosi è detta (agente) ossidante. e− Aox + Brid coppia redox A Arid + coppia redox B Box REAZIONE DI OSSIDORIDUZIONE Composto A ossidato (agente ossidante) Composto B ridotto (agente riducente) e- B e- + A A è ridotto, acquista elettroni B è ossidato, perde elettroni B Composto B ossidato + A ee- Composto A ridotto Reazioni di ossidoriduzione 0 +1 +2 0 Zn(s) + 2 HCl(aq) → ZnCl2(aq) + H2(g) Zn si ossida a Zn2+ ⇒ Zn agente riducente Zn/Zn2+ ⇒ coppia redox H+ si riduce a H2 ⇒ HCl agente ossidante H+/H2 ⇒ coppia redox 2+ Zn (s) → Zn (aq) + 2e − + 2H (aq) + 2e − → H 2(g) Forza di un ossidante/riducente: maggiore o minore tendenza a acquistare/cedere gli elettroni. Bilanciamento delle reazioni di ossidoriduzione Il numero totale di elettroni acquistati dall’ossidante deve essere uguale a quello di elettroni ceduti dal riducente. Per bilanciare la reazione, bisogna: • individuare gli elementi che presentano variazione di stato di ossidazione, e, quindi, le due coppie redox; • calcolare il numero di elettroni acquistati o ceduti da ciascuna coppia dalla differenza degli stati di ossidazione della forma ossidata e di quella ridotta; • trovare il minimo comune multiplo (m.c.m.) tra gli elettroni ceduti e quelli acquistati per ottenere il numero di elettroni totale in gioco nella reazione; • dividere il m.c.m. per il numero di elettroni in gioco in ciascuna coppia e assegnare il quoziente ottenuto come coefficiente stechiometrico alla forma ossidata e ridotta della coppia. Dopo aver bilanciato in questo modo l’ossidante e il riducente e le corrispondenti forme ridotte e ossidate, il bilanciamento prosegue attraverso un’attenta osservazione dell’equazione e delle regole stabilite per le reazioni acido-base. Metodo schematico* KMnO4(aq)M+K2S(aq)M+ HClO4(aq)M→Mn(ClO4)2(aq)+ SO2(g) + KClO4(aq)M+MH2O(l) \ Mn(+7)M+M5 e−M →MMn(+2) S(−2)M→MS(+4)M+M6 e− ×6 ×5 6 KMnO4 + 5 K2S +28HClO4(aq)→ 6 Mn(ClO4)2(aq)+ 5 SO2+16 KClO4+14 H2O(l) * Vedremo che questo metodo è il più utile solo per le reazioni che non avvengono in soluzione, cioè tutte quelle reazioni che non avvengono nella fase acquosa ma allo stato solido o fuso. In forma ionica: MnO4−(aq)M+MS2−(aq)M+MH+(aq)M →MMn2+(aq)M+MSO2(g)M+MH2O(l) Mn(+7)M+M5 e−M →MMn(+2) ×6 ×5 S(−2)M→MS(+4)M+M6 e− 6 MnO4- + 5 S2- + 28 H+→ 6 Mn2++ 5 SO2+14 H2O(l) Sbilanciamento di carica: - 16 +12 28 Metodo ionico-elettronico Il metodo ionico-elettronico, utilizzabile per reazioni che avvengono in soluzione acquosa, richiede che: si divida la reazione, ma non in maniera schematica, nelle due semi-reazioni di ossidazione e di riduzione, bilanciando, se necessario, il numero di atomi dell’elemento che cambia stato di ossidazione; si scrivano dalla parte della forma ossidata un numero di elettroni pari alla differenza degli stati di ossidazione della forme ossidata e ridotta; si bilanci ciascuna delle semireazioni usando per il bilanciamento della carica ioni H+, se la reazione viene condotta in ambiente acido, ioni OH-, se la reazione è in ambiente basico, e si aggiungano le molecole di acqua necessarie al bilanciamento degli atomi di idrogeno e di ossigeno; si calcoli il m.c.m. del numero di elettroni acquistati e ceduti nelle due coppie; si moltiplichino tutte le specie che compaiono in ciascuna delle due semireazioni bilanciate per il quoziente tra il m.c.m. ed il numero di elettroni in gioco in nella semireazione; si sommino membro a membro le due semi-reazioni, semplificando i termini simili. MnO4 − (aq) M+MS2− (aq)M H+ →MMn2+(aq)M+MSO2(g) Ambiente Acido MnO4−(aq)M+M5 e−M+M8 H+(aq)M →MMn2+(aq)M+M4 H2O(l) S2−(aq)M+M2 H2O(l)M →MSO2(g)M+M6 e−M+M4 H+(aq) ×6 ×5 6 MnO4−(aq)M+M30 e−M+M48 H+(aq)M→M6 Mn2+(aq)M+M24 H2O(l) 5 S2−(aq)M+M10 H2O(l)M→M5 SO2(g)M+M30 e−M+M20 H+(aq) ___________________________________________________ 6 MnO4−(aq)M+M5 S2−(aq)M+M28 H+(aq)M→M6 Mn2+(aq)M+5 SO2(g)M+14 H2O(l) Un altro Esempio Cu(s)+ HNO3(aq) → Cu(NO3)2(aq) + NO(g) + H2O(l) Con il metodo schematico: Cu(0) → Cu(+2) + 2 e− | × 3 N(+5) + 3 e− → N(+2) | × 2 3 Cu(s)+ 2 HNO3(aq)+ 6 HNO3 → 3 Cu(NO3)2(aq)+2 NO(g)+ 4 H2O(l) 3 Cu(s)+8 HNO3(aq) →3 Cu(NO3)2(aq)+2 NO(g)+ 4 H2O(l) In forma ionica: H+ Cu(s)+ NO3-(aq) → Cu2+(aq) + NO(g) Cu(0) → Cu(+2) + 2 e− | × 3 N(+5) + 3 e− → N(+2) | × 2 m.c.m. = 6 3 Cu(s)+ 2 NO3-(aq)+ 8 H+ → 3 Cu2+(aq)+2 NO(g)+ 4 H2O(l) Con il metodo ionico-elettronico: m.c.m. = 6 Cu(s) → Cu+2 + 2 e− ×3 NO3-(aq) + 4 H+ + 3 e− → NO(g) + 2 H2O(l) × 2 ___________________________________________ 3 Cu(s)+ 2 NO3-(aq) + 8 H+→ 3 Cu2+(aq) + 2 NO(g) + 4 H2O(l) Adesso tanti e tanti esempi di bilanciamento ed esercizi stechiometrici correlati: Esercitazione alla lavagna (NO SLIDE!) perché è didatticamente più utile per il vostro apprendimento (NON DISTRAETEVI!!) Studiate gli esempi svolti al cap. 8 del libro Nobile-Mastrorilli. Esercizi sul bilanciamento delle reazioni di ossidoriduzione (RedOx) e sugli esercizi stechiometrici correlati. Dal libro Nobile-Mastrorilli, per il bilanciamento delle reazioni di ossidoriduzione (RedOx) bisogna esser in grado di svolgere gli esercizi e i problemi: N. 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 20, 21, 22, 23, 24, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 47, 49, 51, 52, 53, 54, 55, 56. Pag. 255-264.