Matematiche complementari I – Capitolo 8. Insegnamento ed apprendimento (della Matematica). AA. 2005-2006 Lezione 29 - 20 dicembre 2005 8.2. I modelli di insegnamento – apprendimento. (Continuazione) 8.2.3. Il modello comportamentista. Questo modello ha avuto molto successo alcuni anni fa, soprattutto in una fase di “fiducia” delle potenzialità didattiche del computer. I programmi della scuola Media del 1979 hanno profondamente risentito di questo approccio. E’ rimasto a tutt’oggi il termine di “programmazione per obiettivi” dell’insegnante che rivela la parentela col comportamentismo. Alla base di questo modello c’è la teoria del comportamento che risulta dagli studi di Pavlov sugli animali, e cioè che l’apprendimento è ottenuto da una giusta “miscela” di stimoli e reazioni, una sorta di riflesso condizionato. Un’altra metafora per spiegare il behaviorismo è l’idea che l’apprendimento sia una sorta di salita da bassi livelli di conoscenza a livelli più alti. Per fare raggiungere il livello più alto, il compito dell’insegnante è quello di accompagnare lo studente Ivan Pavlov (1849-1936) “sminuzzando” il pane della conoscenza suddividendo le difficoltà in piccoli passi. Ogni passo consiste in una spiegazione con eventuali esemplificazioni e poi in esercizi graduati. Segue la fase di valutazione che serve ad un duplice scopo: - come assessment (dello studente) serve per controllare se ha acquisito la conoscenza che si prevedeva di fargli apprendere; - come evaluation (per l’insegnante) per verificare se ha fatto opportunamente scelto la suddivisione del sapere. In caso positivo il percorso si svolge come previsto facendo un’altra tappa, altrimenti, sia a livello individuale dello studente che a livello del docente c’è bisogno di un’attività di recupero immediata, che elimini gli ostacoli. Sono basati su questo principio molti corsi di istruzione programmata; è tipica la sequenza: spiegazione – esempi – domanda. Al termine se la risposta è errata viene indicato un percorso di recupero. Tale formato didattico è stato presentato ed applicato da Skinner, e la presenza del computer ha permesso che queste sequenze venissero costruite a priori come programmi o pacchetti informatici e poi somministrate, anche in assenza dell’insegnante. In questo approccio il proverbio “Sbagliando si impara” viene - 195 - Burrhus Frederic Skinner (1904-1990) Matematiche complementari I – Capitolo 8. Insegnamento ed apprendimento (della Matematica). AA. 2005-2006 trasformato in “Sbagliando si impara a sbagliare”. C’è quindi molta attenzione alla fase di verifica e la presenza dell’errore deve essere immediatamente segnalata e si deve svolgere un immediato recupero. La risposta giusta viene gratificata (anche nell’istruzione programmata con messaggi del tipo: “bravo!”, “eccellente!” e analoghi, volti a dare fiducia). Lo scopo è stimolare i comportamenti attesi, rinforzando mediante ‘ricompensa’ le risposte corrette ed evitando mediante ‘punizione’ quelle errate. La presenza di tappe predefinite, obiettivo per obiettivo, può essere un aiuto, ma si è constatato che talvolta l’insegnante pone maggiore attenzione al rispetto dei tempi che all’effettiva comprensione dello studente. Infatti una risposta corretta tra quattro o cinque possibili, ha una probabilità non trascurabile di essere stata indicata per caso. Inoltre gli studenti che anche si impegnano e ottengono buoni risultati, non sono sempre in grado di collegare in modo organico le conoscenze apprese in ogni singolo passo; c’è una sorta di apprendimento locale e non una visione globale del sapere. Inoltre questa parcellizzazione del sapere può portare ad ottenere risposte corrette in situazioni particolari, ma serve a poco per quanto riguarda la comprensione. La ricompensa ‘locale’ per la risposta corretta porta a subire piuttosto che ad innescare la curiosità che spinge ad abbracciare concetti più ampi. Nell’approccio comportamentista, l’apprendimento viene visto come cambiamento più o meno duraturo del comportamento che avviene come risultato di un esercizio. Per questo si richiedono esercizi sistematici per fissare, volta per volta, le nuove conoscenze. Sia nel modello trasmissivo che in quello comportamentista, l’allievo non è mai autonomo nell’acquisizione del sapere. Può essere spettatore o comprimario, ma non è mai protagonista. Ed infatti indagini a vasto raggio hanno messo in evidenza come studenti ‘bene addestrati’ a dare risposte corrette ai problemi proposti mostravano di non avere compreso le relazioni concettuali che avrebbero permesso loro di rispondere adeguatamente agli stessi problemi presentati in forma dissimile da quella cui erano abituati. Nell’approccio comportamentista, inoltre, non si tiene conto delle preconcezioni, delle conoscenze acquisite fuori della scuola, né del rapporto tra gli studenti. Sia nell’approccio trasmissivo che in quello comportamentista l’errore è da sanzionare, viene visto come un fenomeno da evitare, senza che sia oggetto di un’analisi più profonda. E’ ovvia l’idea di un sapere sapiente che non accetta di mettersi in gioco. Talora anche il pensiero divergente viene punito, perché non rientra nella “scaletta” delle conoscenze predisposta dall’insegnante. Il comportamentismo non distingue tra addestramento, che si attua mediante l’esecuzione di particolari compiti, e l’insegnamento che ha di mira la comprensione. - 196 - Matematiche complementari I – Capitolo 8. Insegnamento ed apprendimento (della Matematica). AA. 2005-2006 8.2.4. Il Costruttivismo. Con questo termine si indicano, in Matematica e in Didattica della Matematica cose differenti. Tra le proposte fondazionali che si propongono di fornire un sistema organico per la ricostruzione dell’edificio complessivo della Matematica con Costruttivismo si intende un approccio che si avvale di logiche più deboli della Logica classica e soprattutto che non vuole utilizzare l’infinito in atto. Di fatto non esiste un unico Costruttivismo, ma varie proposte che in qualche modo si riallacciano a questi punti fondamentali. Un tipico indicatore di una proposta costruttivista è il significato attribuito al quantificatore esistenziale, che viene letto non più come ‘esiste’, ma come ‘è dato un processo mediante il quale si può trovare’. In questo senso il testo di Euclide permette una lettura costruttivista. Tra gli approcci costruttivisti i più noti e diffusi, ma non gli unici, sono l’Intuizionismo, l’approccio degli algoritmi di Markov e il Costruttivismo di Erret Bishop (1928 – 1983), ciascuno con caratteri che gli sono peculiari e non completamente in accordo tra loro. Si tratta di proposte che hanno avuto luce nel XX secolo (1908 – 1954 – 1967). Il termine Costruttivismo nell’ambito della Didattica della Matematica Andrey Andreevich Markov (1903-1979) ha un significato diverso, ma in qualche modo connesso a quello discusso prima, in particolare gli aspetti soggettivistici e mentalistici dei sistemi fondazionali costruttivisti. I precursori in campo didattico del Costruttivismo sono stati Enriques, Piaget e Vygotskij. Essi hanno proposto con sfumature diverse un approccio in cui Federigo Enriques (1871-1946) 1. si distingue tra addestramento e apprendimento, 2. la conoscenza è una rete di strutture concettuali, 3. l’insegnamento è un’attività sociale, ma l’apprendimento è un’attività Lev Vygotskij (1896-1934) privata. Le maggiori differenze sono relative al ruolo del linguaggio nell’apprendimento. 1. Come detto prima, l’addestramento è un fenomeno che si può schematizzare col modello (di Pavlov) stimolo – risposta e che vede talora l’agire umano assimilabile ad una macchina costruita appositamente per la produzione di una specifica azione. L’addestramento non richiede riflessione su ciò che si compie e quindi resta del tutto esclusa la dimensione metacognitiva. - 197 -