Alimenta il movimento: alimentazione, attività motoria e salute dall’infanzia all’adolescenza Parma, 10 marzo 2011 Focus sui Disturbi del Comportamento Alimentare in infanzia e in adolescenza Emilio Franzoni U.O. Neuropsichiatria Infantile Centro Regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare in età evolutiva “dottoressa Annarosa Andreoli” Policlinico S. Orsola-Malpighi Università di Bologna • I Disturbi del Comportamento Alimentare sono condizioni cliniche caratterizzate da un rapporto alterato con il cibo e con il proprio corpo tale da compromettere la qualità della vita e delle relazioni sociali della persona affetta • Rappresentano un gruppo eterogeneo di disordini caratterizzati da una molteplicità di sintomi che si manifestano attraverso un comportamento alimentare disturbato DCA in Età Evolutiva Definite come patologie dello sviluppo, piuttosto che “solo” mentali, si distribuiscono lungo un continuum assumendo caratteristiche differenti nelle diverse fasce di età. Attualmente troviamo bambini e adolescenti affetti da alterazioni alimentari simili a quelli che, fino a poco tempo fa, si osservavano nell’adolescente e nell’adulto Tali condotte si manifestano in maniera diversificata a seconda del periodo evolutivo del bambino ed hanno reso indispensabile l’introduzione di nuove classificazioni diagnostiche L’età evolutiva è un fondamentale periodo della vita che contiene alcune complessità: • rapida maturazione cerebrale • preparazione all’età adulta • fragilità della persona in crescita • necessità di alimentarsi per “diventare grande” Occorre pensare ai Disturbi del Comportamento Alimentare in Età Evolutiva non come il solo sintomo di un soggetto, ma come un disturbo che influisce e caratterizza l’intero sistema famiglia. Inquadramento DCA nell’Infanzia I disturbi alimentari nell’infanzia comprendono una varietà di problemi specifici con eziologie ed esiti diversi. In genere si stima che: il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico ed il 35% in bambini con una difficoltà di sviluppo possono presentare un problema alimentare. I DATI EPISTEMOLOGICI che riguardano i disturbi gravi indicano una prevalenza del 5-10% nei primi quindici mesi di età. Continuità Clinica DCA Clinici e ricercatori hanno sottolineato quanto l’evoluzione dei dist. alimentari infantili (in termini di continuità temporale e tendenza a persistere) rappresentino fattori di rischio per lo sviluppo di ulteriori dist. evolutivi: Lo scarso appetito ed il rifiuto selettivo del cibo, ad esempio, possono essere predittivi di un disturbo alimentare futuro. Classificazione Diagnostica Data l’incidenza e la varietà sintomatologica dei disturbi alimentari in età evolutiva, diviene sempre più importante possedere classificazioni diagnostiche che fungano da punti di riferimento e che consentano di osservare e riconoscere sia i disagi transitori che le forme sub-cliniche, prima che si conclamino i veri e propri quadri psicopatologici. Valutazione Clinico-Diagnostica Deve prendere in considerazione: • le caratteristiche del bambino. • le caratteristiche delle figure di attaccamento. • le loro dinamiche relazionali all’interno dello specifico contesto di vita e lungo il continuum dello sviluppo. Tra le più recenti classificazioni diagnostiche possiamo trovare: I. Chatoor (2005) • Disturbo alimentare dell’omeostasi (esordio 0-3 mesi): il bambino fatica a raggiungere e mantenere uno stato di calma per mangiare • Disturbo alimentare dell’attaccamento (2-8 mesi): assenza di adeguata reciprocità durante l’alimentazione con il caregiver • Anoressia infantile (6 mesi - 3 anni): rifiuto di una adeguata quantità di cibo e essenza di interesse per lo stesso • Avversione sensoriale al cibo: rifiuto di mangiar specifici cibi con certi odori, gusti, consistenza e colori • Disturbo alimentare post traumatico • Disturbo associato ad una concomitante condizione medica Lask, Bryant-Waugh (2007), Nicholss, Bryant-Waugh (2009) Anoressia Nervosa ad esordio precoce: rifiuto ad alimentarsi, distorsioni • cognitive e preoccupazione eccessiva per il peso Bulimia Nervosa ad esordio precoce: abbuffate e condotte eliminatorie • senza controllo Dist. Emotivo di Rifiuto del Cibo (Food Avoidance Emotional Disorder FAED): rifiuto del cibo associato ad un disturbo dell’umore senza distorsioni • cognitive e preoccupazione per il peso Alimentazione Selettiva: forte selettività e rifiuto di nuovi alimenti in • assenza di distorsioni cognitive e aspetti fobici • Disfagia Funzionale: evitamento del cibo associato alla paura del soffocamento o vomito senza distorsioni cognitive • Rifiuto Pervasivo: rifiuto totale di alimentarsi e prendersi cura di sé • Dist. di Alimentazione Incontrollata a esordio precoce • Fobie Alimentari D.E.R.C. (Higgs 1989) Dist. Emotivo di Rifiuto del Cibo (Food Avoidance Emotional Disorder FAED) Indica un gruppo di bambini con apporto alimentare inadeguato e disturbi della sfera emozionale che non soddisfano i criteri per Anoressia Nervosa. Tale condizione risulta essere la diagnosi più frequente (33%) tra i bambini tra i 4 e 12 anni afferiti presso la nostra struttura. In questi casi occorre evidenziare: • Il legame tra l’aspetto relazionale familiare e il disordine alimentare • Le aspettative che il genitore trova depositate su se stesso dai suoi stessi genitori (trasmissione trans-generazionale); tali aspettative, non soddisfatte negli anni, vengono riversate sul figlio; tale condizione comporta un impoverimento del bambino Possiamo riconoscere che fra DERC e Anoressia Nervosa vi è un generale movimento di fondo, con tratti e caratteristiche comuni: •Dinamiche a tipo falso sé •Perfezionismo •Inadeguatezza •Paura della maturità •Preoccupazioni per il peso e la forma corporea (non con il ruolo pervasivo caratteristico dei casi di AN in adolescenza) A nostro avviso nei paz. affetti da DERC manca una struttura cognitiva più organizzata che consenta di lo strutturarsi dell’Anoressia ma potrebbe trattarsi di un primo precursore. La possibilità che il DERC sia correlato con la futura insorgenza di un DCA è stato descritto da Casper (2000). Ruolo del Padre nello Sviluppo del Bambino Il rapporto del neonato con la madre è influenzato dai sentimenti che la stessa nutre per il padre come: • oggetto presente e collaborativo, capace d’amore • oggetto assente fisicamente ed emotivamente • oggetto sadico, inaffidabile e irresponsabile nei confronti della nuova coppia madre-bambino il padre entra indirettamente nella relazione del figlio con la madre, passando per la realtà psichica di quest’ultima, come elemento del suo mondo interno Il Padre Incentiva: • l’individualizzazione del bambino così che la sua onnipotenza sulla madre termini. • la consapevolezza, da parte del bambino, dei confini del suo corpo. • la presa di coscienza dell’esistenza di una realtà al di fuori della diade. Il padre entra indirettamente nella relazione del figlio con la madre, passando per la realtà psichica di quest’ultima, come elemento che fa parte del suo mondo interno. Incentiva l’individualizzazione del bambino così che la sua onnipotenza sulla madre termini, la consapevolezza, da parte del bambino, dei confini del suo corpo, la presa di coscienza dell’esistenza di una realtà al di fuori della diade. Intervento DCA Incentrato sui meccanismi ed effetti che i disturbi alimentari in età evolutiva hanno sull’intera famiglia. NON LIMITANDOSI allo studio della diade madre-bambino. MA INCLUDENDO entrambi i genitori negli studi sulla patogenesi e l’eziologia dei disturbi alimentari in età pediatrica. Il BAMBINO Soggetto attivo che favorisce, promuove e modula gli scambi relazionali che intercorrono tra i membri della famiglia. Occorre non soffermarsi solo al sintomo, ma riuscire a non perdere di vista il bambino che lo porta. Per i più piccoli “dare voce a chi non ha voce” (Congresso Nazionale FIMP, Bologna Settembre 2007) Dobbiamo imparare a riconoscere e a dar significato ai primi segnali di disagio del bambino per evitare che arrivino ad esprimersi, nel loro silenzio, con il “SINTOMO” • Nella I° infanzia, trovando un primato del corpo sulla mente, si può osservare, rispetto altre fasi evolutive, un’espressione sintomatica, di un disagio o trauma, a carico del corpo o di una sua funzione primaria. • Il corpo diviene quindi palcoscenico tramite e sul quale si esprime un vissuto (disfunzionale) che in molte occasioni si lega intimamente al rapporto con le rincipali figure di accudimento. Diviene quindi necessario: 1. adeguare le risposte 2. organizzare le risorse 3. programmare gli interventi per i piccoli pazienti e le loro famiglie Il bisogno alimentare è presente dalla nascita e costituisce uno delle prime modalità di comunicazione del bambino nei primi anni di vita. Quanto si stabilirà tra madre e neonato diventerà poi uno dei primi organizzatori della personalità e del comportamento del bambino. • La scelta del sintomo risulterebbe in qualche modo “obbligata” poiché il momento del pasto rappresenta uno dei principali "luoghi“ di interazione e relazione con la figura materna, anche l'unico che può veicolare la presenza di un disagio che si situa in realtà altrove. • Le vecchie classificazioni non soddisfano più poiché non tengono conto di aspetti quali la qualità degli stili di attaccamento, la connotazione che il cibo assume nella relazione con il caregiver, l’emotività del soggetto, ecc. La nutrizione diviene così luogo d’incontro privilegiato per l’emergere ed il progredire di una adeguata relazione adulto/bambino. L’insieme di tali scambi costituirà un sistema di regolazione in cui ciascuna parte influenza e regola l’altro, favorendo od ostacolando l’adattamento e la crescita psicologica. • La valutazione clinico-diagnostica dei DCA nell’infanzia deve sempre considerare le caratteristiche del bambino e delle figure di attaccamento, assieme alle loro dinamiche relazionali all’interno del contesto di vita e lungo il continuum dello sviluppo. • La presenza di questi disturbi può rivelare la presenza di un problema di fondo più complesso che si esprime lungo un continuum che va dalle lievi alterazioni delle funzioni alimentari fino al rifiuto totale del cibo. Pre-Adolescenza • Fase di passaggio in cui aspetti caratteristici dell’infanzia possono entrare in contrasto con modi di riferimento a sé già adolescenziali • Movimento di distacco nei confronti degli adulti dovuto ad una delusione continua, da parte di questi, delle loro aspettative • Cominciare a riconoscere i limiti dei genitori porta ad ambivalenze nei loro confronti DCA e Adolescenza Gli adolescenti che incorrono nei DCA hanno in comune una profonda insicurezza interna e una mancanza di autostima che li rendono dipendenti dal loro ambiente ed ipersensibili alla delusione; d’altra parte il comportamento autodistruttivo, ed il generale atteggiamento di sfida, permette loro di opporsi e ritrovare forza e controllo (Jeammet, 2004). L’adolescente che soffre di anoressia organizza le relazioni con se stesso e con gli altri facendole ruotare intorno al paradosso centrale di agire contro ciò che desidera, poiché prova soddisfazione esclusivamente nel non-soddisfare i bisogni: le sue relazioni saranno quindi dominate dall’idealizzazione e contemporaneamente dal diniego, nonché da una modalità manipolatoria, subita passivamente nell’infanzia e quindi riproposta. In questo senso il disturbo viene utilizzato come mezzo per individualizzarsi in mancanza di un legame sufficientemente rassicurante nell’infanzia che non ha permesso una costruzione solida del Sé I DCA, insieme ad altri “disturbi del comportamento” caratteristici dell’adolescenza, sono da considerare, in una prospettiva evolutivo-integrata, il miglior adattamento nei confronti di una situazione di minaccia di invasione del Sè; un tentativo terapeutico da parte di un “Sé” che si avverte incapace di gestire lo stress APPROCCI TERAPEUTICI Il trattamento dovrà considerare la sintomatologia alimentare in sè, le conseguenze della denutrizione, il dist. psicologico del soggetto nonchè le interazioni familiari. Il trattamento di queste adolescenti può essere sia ambulatoriale che in regime di ricovero, a seconda della gravità somatica e/o psichiatrica. L’approccio al disturbo si prevede una collaborazione multidisciplinare. Devono essere coinvolti famiglia, psichiatra, endocrinologo, diversi operatori: medico di nutrizionista, ginecologo, psicologo, dietista. Come tutti i comportamenti di dipendenza è necessario trovare una forma di mediazione che possa far accettare al paziente ciò di cui ha più bisogno ma che avverte come minaccioso. Il mondo medico non deve apparire come il depositario del potere di guarire la malattia, bensì come un elemento terzo di un conflitto che sarà necessario risolvere, evitando ogni scontro tra i protagonisti. Nasce, quindi, l’interesse a separare le ragazze dalla loro famiglia al fine di porre tra loro del nuovo, della differenza. E’ necessario un terzo che faccia uscire queste adolescenti dalla loro relazione paradossale con i genitori. REAZIONI DEL TERAPEUTA E’ importante mettere l’accento sul “controtranfert” che esse possono suscitare nei terapeuti. Le persone che soffrono di anoressia, solitamente, sono capaci di scatenare violenti conflitti nelle èquipe terapeutiche e di creare divisioni. E’ quindi importante preparare l’èquipe a confrontarsi con tali sentimenti e a saperli contrastare. Modalità d’intervento in Reparto •Esami e protocolli nutrizionali con pasti assistiti •Consulenza psicologica individuale e familiare a frequenza bisettimanale •Psicoterapia di gruppo •Attività riabilitative (laboratorio teatrale, di espressione artistica, attività assistita con animali ecc.) •Colloqui con il gruppo dei genitori delle pazienti ricoverate. Equipe Terapeutica Multidisciplinare • Neuropsichiatra Infantile • Pediatra • Psicoterapeuta • Dietista • Infermiere professionale Specializzando Tirocinante psicologo Tirocinante in scienze della formazione • Insegnante • Volontario • • • • Ausiliario Reparto DCA: Caratteristiche Generali Durata media: 8 - 12 settimane “Ricovero con i genitori” OBIETTIVI • Creare e mantenere la motivazione superando la resistenza al cambiamento • Modifica attitudini di vita; distensione del clima familiare • Creazione dell’alleanza terapeutica: • Recupero graduale del peso; • Riduzione delle convinzioni errate sul peso, corpo e alimentazione; • Incidere sulla iperattività; • Migliorare il sonno; • Riduzione della psicopatologia associata. Il piano terapeutico in ospedale tiene conto della particolare articolazione tra realtà interna e realtà esterna tipica del processo adolescenziale. In adolescenza la fragilità del mondo interno implica vari gradi di appoggio sulla realtà esterna e più il mondo interno è fragile più l’esterno assume importanza (per compensare il fallimento esterno). Alleanza Terapeutica • Alleanza terapeutica parallela con adolescente e famiglia • Creare e mantenere la motivazione La creazione dell’alleanza terapeutica con gli adolescenti richiede tempo poiché è presente: • non consapevolezza o negazione della malattia. • sentimenti di paura espressione di un fisiologico conflitto tra dipendenza ed autonomia che si evidenzia anche nella relazione terapeutica. Lavorare con la Famiglia Il coinvolgimento di tutta la famiglia, fin dalle fasi iniziali del trattamento: • permette al trattamento di prendere avvio anche senza il consenso dell’adolescente. • evita precoci interruzioni del trattamento (“non è cambiato niente; è già migliorato; non vuole più venire”). Con l’Adolescente affetto da DCA L’ISTITUZIONE si pone come dimensione transazionale, che consente all’adolescente in difficoltà e alla sua famiglia di usare il sintomo come mezzo comunicativo. L’EQUIPE consente all’adolescente di avere uno spazio, interno ed esterno, di contenimento e rimodellamento delle relazioni oggettuali. Nell’istituzione si crea, come nei primi anni di vita, la giusta distanza tra famiglia e paziente. DAY HOSPITAL DCA • Generalmente il trattamento in DH rappresenta una tappa intermedia del percorso riabilitativo. • Il DH viene effettuato nelle situazioni in cui il quadro internistico non è grave, ma il disturbo alimentare è ancora importante e tale da richiedere un intervento multidimensionale. Principali attività Aperto dal lunedì al venerdì 9-17; dai 2 ai 4 mesi • Gruppo di accoglienza giornaliero • Attività espressive/educative di gruppo (laboratorio artistico; gruppo di auto aiuto; gruppo di educazione alimentare,visione di un film; laboratorio musicale, training autogeno, etc.); • • • • • • • • Colloqui individuali settimanali; Colloqui familiari settimanali; Gruppo dei genitori; Controllo del peso; Controllo pediatrico (alimentazione e condizioni generali); Esami internistici Pasto assistito. Sostegno alla terapia psicofarmacologica AMBULATORIO DCA Valutazione: • Psicodiagnostica e valutazione comorbilità • Internistica • Nutrizionale • Invio…… AMBULATORIO DCA Gruppo di sostegno rivolto ai genitori • Esso è rivolto ai genitori che sentono un’esigenza specifica di nutrimento informativo sui D.C.A. e di confronto con altri vissuti per sostenere il proprio figlio verso la guarigione. Il pacchetto è composto da 10 incontri. Gruppo di psicodramma • E’ rivolto a ragazze dai 17 anni qualora non siano supportate da una psicoterapia e necessitano di un sostegno psicologico. Laboratorio teatrale • E’ rivolto a ragazze dai 20 ai 30 anni per facilitare la loro espressione corporea e creatività in un ottica di sostegno. Gruppi di auto-aiuto • E’ rivolto a ragazze dai 18 ai 30 anni ed è composto da ex pazienti che incontrano le pazienti, per discutere e risolvere alcune dinamiche relative al disturbo. PROGNOSI La prognosi dell’anoressia può essere molto severa. Infatti dal 7 al 10% delle adolescenti che soffrono di questo disturbo muoiono, metà per le conseguenze della denutrizione, l’altra metà per suicidio che riguarda quasi esclusivamente le anoressiche con accessi di bulimia. Anoressia e bulimia hanno in comune un rischio di decorso cronico e di depressione. Il Ricovero Consultazione NPI e Valutazione Internistica (fascia 0-18; incontri quotidiani con paziente e famiglia) Principali Obiettivi: • monitoraggio quotidiano clinico-funzionale al paziente • valutazione/gestione eventuali trattamenti farmacologici • interventi di ristrutturazione cognitiva al paziente e famiglia Valutazione e Riabilitazione Dietologica-Nutrizionale (fascia 0-5; incontri quotidiani con famiglia) (fascia 6-18; incontri quotidiani con paziente e famiglia) Principali Obiettivi: • normalizzazione dello stato di nutrizione • ristrutturazione delle cognizioni disfunzionali relative al cibo, corpo, peso • strutturazione del piano nutrizionale individuale e personalizzato Consultazione Psicologica al Paziente (fascia 0-11; 3 sedute a sett.) (fascia 12-18; 2 sedute a sett.) Principali Obiettivi: • valutazione diagnostica di personalità e familiare. • riduzione del disagio (individuale e familiare) legato alla condizione clinica. • aumento capacità introspettive e motivazione al cambiamento. • pianificazione del trattamento individualizzato e programmazione follow-up. Consultazione alla Famiglia (fascia 0-11; 2 sedute a sett.) (fascia 12-18; 1 sedute a sett.) Principali Obiettivi: • miglioramento degli stili relazionali familiari • ripristino di più adeguati ruoli genitoriali • miglioramento delle capacità di comunicazione/comprensione Trattamento di Gruppo (fascia 0-11; assente) (fascia 12-18; 2 incontri di gruppo a sett.) Principali Obiettivi: • miglioramento delle relazioni interpersonali. • recupero di una maggiore consapevolezza corporea. • gestione di aspetti emozionali disfunzionali. Gruppo di Sostegno ai Genitori (fascia 0-11; 2 assente) (fascia 12-18; 1 incontro di gruppo a sett.) Principali Obiettivi: • fornire un’adeguata informazione in merito ai DCA. • contenimento e gestione delle angosce rispetto al sintomo ed al trattamento. Tecniche di Teatro-Terapia (fascia 0-11; assente) (fascia 12-18; 1 gruppo a sett.) Principali Obiettivi: • promuovere abilità espressivo-comunicative. • far emergere aspetti creativi e di spontaneità. Attività Ludico-Ricreative Artistiche (fascia 0-5; 5 possibili incontri a sett. con educatori/volontari) (fascia 6-18; 5 pomeriggi a sett.) Principali Obiettivi: • contenimento, accoglienza e gioco Tecniche di Massaggio Corevedico (fascia 0-11; assente) (fascia 12-1; 2 incontri a sett.) Principali Obiettivi: • favorire la consapevolezza enterocettiva. • recupero di sensazioni piacevoli legate al corpo e sua valorizzazione. Pet Therapy (fascia 0-5; assente) (fascia 6-18; 1 incontro a sett.) Principali Obiettivi: • promuovere stati emotivi ed affettivi positivi. • benessere psico-fisico generale. I Genitori accolgono i Genitori (fascia 0-8; assente) (fascia 9-18; 1 incontro a sett.) Principali Obiettivi: • agevolare l’inserimento dei nuovi genitori nella realtà ospedaliera. Gruppo di Educazione Alimentare (fascia 0-11; assente) (fascia 12-18; 1 incontro a sett.) Principali Obiettivi: • ristrutturazione delle cognizioni disfunzionali relative al cibo, corpo, peso. Sintesi dell’intervento in Reparto • esami e protocolli nutrizionali con pasti assistiti • colloquio psicologico con la paziente e la famiglia bisettimanale • attività riabilitative con laboratori (legno, espressione artistica, vetro, carta, shiatsu, ecc.) • colloqui con il gruppo dei genitori “ricoverati”. Durata media 3 mesi Controllo post-ricovero in ambulatorio. Indagini di laboratorio Gli esami di laboratorio possono rivelare: • anemia normocromica normocitica, • leucopenia, • ipercolesterolemia, • iperazotemia, ipecreatininemia, • aumento degli enzimi di funzionalità epatica, • alcalosi metabolica in caso di vomito autoindotto, • acidosi metabolica in caso di abuso di lassativi, • iponatremia, • ipoglicemia, ridotti livelli di estrogeni, del cortisolo e degli ormoni tiroidei CONCLUSIONI La nostra esperienza sostiene l’efficacia di un approccio integrato e multidisciplinare al Paziente. Tale modalità permette di coinvolgere ed organizzare le parti della sofferenza del bambino e della sua famiglia elaborandole all’interno di un percorso terapeutico unitario e coerente. L’eterogeneità delle manifestazioni sintomatologiche alimentari oggi conosciute impone l’esigenza di effettuare una globale gestione della realtà personale e sintomatica del paziente. Conclusioni Il coinvolgimento familiare è essenziale per la buona riuscita del trattamento, Vi è largo consenso sul fatto che la psicoterapia individuale (indipendentemente dal sistema teorico di riferimento) è necessaria, La terapia farmacologica può essere un valido supporto, ma non necessario. Problemi di rete Collaborazione con il territorio Collaborazione tra centri Collaborazione centro - terapeuti privati Collaborazione con volontariato GRAZIE PER L’ATTENZIONE!!