LA RICERCA SULLA SCLEROSI MULTIPLA Finanziata dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla 2013 A cura di Roberta Guglielmino Area Ricerca scientifica AISM-FISM Coordinamento editoriale Silvia Zino Area Comunicazione e Ufficio Stampa AISM Progetto grafico Elena Tortora Copyright 2013 Fondazione Italiana Sclerosi Multipla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla - Onlus Via Operai 40 - 16149 Genova Tel. 010 27 13 226 Fax 010 27 13 205 [email protected] Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo, anche se parziale, senza il permesso scritto dell’editore Pubblicato e distribuito da Associazione Italiana Sclerosi Multipla - Onlus Via Operai, 40 - 16149 Genova ISBN XXXXXXXXX indice compendio 2013 INTRODUZIONE ................................................pag. 7 Patergnani Simone ................................................pag. 42 Analisi di parametri mitocondriali in oligodendrociti durante condizioni pro-infiammatorie Diamo una risposta alle persone con SM .....pag. 9 Pieragostino Damiana ..........................................pag. 45 Strategie di proteomica nella SM: studi strutturali e funzionali delle isoforme ossidate della transtiretina, un possibile biomarcatore di malattia IMAGING Filippi Massimo ......................................................pag. 14 Definizione delle misure di RM predittive dell’accumulo di disabilità e compromissione cognitiva a lungo termine in pazienti con SM e un esordio a ricadute della malattia: studio longitudinale a 13 anni Verderio Claudia......................................................pag. 48 Microvescicole microgliali nel liquido cerebrospinale: un potenziale marcatore nella SM Giannetti Paolo .......................................................pag. 17 Il ruolo della microglia attivata nella SM e nelle sindromi clinicamente isolate: studio di imaging immunologico CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Bernardinelli Luisa .................................................pag. 52 Il ruolo del gene ACCN1 nella suscettibilità e patogenesi della SM Rovaris Marco ........................................................pag. 19 Fisiopatologia del danno tissutale nella SM progressiva: studio comparativo immunologico e di RM rispetto a pazienti con malattia del motoneurone Bertolotto Antonio .................................................pag. 55 Correlazione tra neurodegenerazione e infiammazione nella SM: NR4A2 come modulatore di infiammazione Calabresi Paolo ......................................................pag. 58 Uno studio elettrofisiologico dei meccanismi di alterata plasticità sinaptica in modelli sperimentali di SM QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Cerasa Antonio .......................................................pag. 23 Cecconi Francesco ...............................................pag. 61 I correlati di neuroimmagine della riabilitazione cognitiva nei pazienti con SM con sintomi cerebellari Ruolo dell’’autofagia nella regolazione delle cellule T associata alla SM Grasso Maria Grazia .............................................pag. 25 Coccia Eliana Marina ............................................pag. 63 Cellule dendritiche plasmacitoidi: ruolo nel controllo della risposta immunitaria in pazienti trattati con IFN-beta La disfagia nella SM: correlazioni cliniche di risonanza e di fibroscopia seguita da riabilitazione Pantano Patrizia .....................................................pag. 27 Plasticità strutturale in pazienti con SM e atassia: variazioni longitudinali della microarchitettura della sostanza bianca associate con il training propriocettivo Coen Matteo ...........................................................pag. 66 Caratterizzazione della parete venosa nella SM Priori Alberto ...........................................................pag. 29 Constantin Gabriela ..............................................pag. 69 Ruolo di T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 nel traffico linfocitario nel sistema nervoso centrale infiammato Restivo Domenico .................................................pag. 31 Fresia Chiara ...........................................................pag. 72 Ruolo dell’acido abscissico nella SM: studio dei livelli in vivo nei pazienti e degli effetti in vitro su oligodendrociti e neuroni Smania Nicola ........................................................pag. 33 Giardino Luciana ....................................................pag. 75 Insuccesso della rimielinizzazione in SM: un caso di ipotiroidismo tissutale indotto dall’infiammazione? La stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS) delle aree corticali motorie per il trattamento della fatica nella SM Valutazione del trattamento della disfagia associata a SM con stimolazione elettrica periferica del faringe. Studio pilota Effetti di un training dell’abilità di integrazione sensori-motoria sui disturbi dell’equilibrio in pazienti affetti da SM BIOMARCATORI Liuzzi Grazia Maria ................................................pag. 77 Analisi del network proteolitico nella SM: una breccia significativa verso la comprensione dei meccanismi patogenetici e la valutazione laboratoristica dell’efficacia della terapia Avanzi Gian Carlo ..................................................pag. 37 Menichetti Gianluca ..............................................pag. 80 Il ruolo di Gas6 e dei suoi recettori nella SM: studio clinico e biologico Regolazione oligodendrocitaria del potenziale intrinseco di crescita neuritica Di Dario Marco ........................................................pag. 39 Profilo di espressione genica delle cellule mononuclete del sangue periferico: identificazione di potenziali marcatori molecolari per la SM Perluigi Marzia ........................................................pag. 84 Ruolo dello stress ossidativo nella SM. Un’analisi proteomica e red-ox proteomica 3 indice compendio 2013 compendio 2013 Rolla Simona ...........................................................pag. 87 Nencioni Alessio ..................................................pag. 127 FK866 e fluridone: nuovi agenti immunosoppressivi e anti-infiammatori per la sclerosi multipla? Volpe Elisabetta ......................................................pag. 90 Passani Maria Beatrice ......................................pag. 129 Potenziali terapeutici di antagonisti del recettore istaminergico H4 nel trattamento di neuropatologie autoimmuni Caratterizzazione del repertorio TCR dei linfociti Th17 autoreattivi nella SM Meccanismi molecolari coinvolti nella regolazione dell’apoptosi di cellule Th17 nella SM Sette Claudio ........................................................pag. 131 MyD88: un nuovo bersaglio molecolare per la terapia della SM VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS PATHWAYS PROGETTI DI RICERCA E BORSE DI STUDIO FINANZIATI DALLA FISM Bifulco Maurizio ......................................................pag. 93 Progettazione, sintesi e studio dell’’efficacia terapeutica di nuovi modulatori del sistema endocannabinoide nella SM 2012, 2011, 2010 ................................................pag. 132 Bolino Alessandra ..................................................pag. 96 Un possibile ruolo della proteina motrice kif13B nella mielinizzazione e ri-mielinizzazione del sistema nervoso centrale COMITATO SCIENTIFICO E SEGRETERIA SCIENTIFICA FISM Bussolati Ovidio .....................................................pag. 98 L’induzione dei trasportatori per il glutamato EAAT da parte dei retinoidi: un approccio per la prevenzione del danno eccitotossico degli oligodendrociti e dei loro precursori 2012..........................................................................pag. 150 COMITATO SCIENTIFICO FISM Chiarugi Alberto ...................................................pag. 101 Inibizione del fenomeno dell’epitope spreading con farmaci inibitori della PARP-1 e relative implicazioni teraputiche in modelli di R-ESA 2011, 2010 ..............................................................pag.154 Chiocchetti Annalisa ...........................................pag. 103 Mappatura funzionale dell’attività di osteopontina nell’ESA e nella SM de Curtis Ivan ........................................................pag. 106 Regolazione degli interneuroni GABAergici da parte delle GTPasi Rac: implicazioni per la SM Fallarino Francesca .............................................pag. 109 Induzione di immunità protettiva in un modello murino sperimentale di SM mediante agonisti dei recettori TLR7 e TLR9 Gauzzi Maria Cristina .........................................pag. 112 1,25(OH)2D3 come modulatore della SM: metabolismo, attività immunoregolatoria e relazione con l’IFN di tipo I in cellule dendritiche Lovato Laura .........................................................pag. 115 Marcatura isotopica delle proteine per l’identificazione dei fattori solubili coinvolti nell’azione neuroprotettiva mediata dalle cellule staminali mesenchimali Mangano Katia .....................................................pag. 117 Trattamento epigenetico con il composto ipometilante 5-aza2-deossicitidina in modelli animali di SM Mattoscio Miriam .................................................pag. 120 NTZ-HSC mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche in pazienti affetti da SM in terapia con anticorpo monoclonale anti alfa-4 integrina: rilevanza funzionale e possibili applicazioni Melcangi Roberto Cosimo ................................pag. 124 Valutazione degli effetti protettivi degli steroidi neuroattivi nel modello della ESA 4 index compendio 2013 compendio 2013 INTRODUCTION ..................................................pag. 7 Patergnani Simone ................................................pag. 42 Analysis of mitochondrial parameters in oligodendrocytes during conditions that mimic inflammation Providing answers to people with MS .........pag. 9 Pieragostino Damiana ..........................................pag. 45 Proteomic strategies in MS: structural and functional investigations on oxidized transthyretin isoforms, a candidate biomarker of disease IMAGING Filippi Massimo ......................................................pag. 14 Verderio Claudia......................................................pag. 48 CFS microglial microvesicles: a potential biomarker for MS Definition of MRI predictors of long-term disability and cognitive impairment in patients with relapse onset MS: a 13 years longitudinal study Giannetti Paolo .......................................................pag. 17 Immunological imaging of MS and Clinically Isolated Syndromes: the role of activated microglia KNOWING THE CAUSES OF THE DISEAS Bernardinelli Luisa .................................................pag. 52 The role of ACCN1 gene in MS susceptibility and pathogenesis Rovaris Marco ........................................................pag. 19 Pathophysiology of tissue damage in progressive MS: an immunological and MRI comparative study versus motor neuron disease Bertolotto Antonio .................................................pag. 55 The relation between neurodegeneration and inflammation in MS: NR4A2 puts a dampener on inflammation Calabresi Paolo ......................................................pag. 58 An electrophysiological study of synaptic plasticity in experimental models of MS QUALITY OF LIFE AND REHABILITATION Cerasa Antonio ......................................................pag. 23 Neuroimaging correlates of cognitive rehabilitation in MS patients with cerebellar symptoms Cecconi Francesco ...............................................pag. 61 Role of autophagy in the regulation of T cell associated with MS Grasso Maria Grazia .............................................pag. 25 Coccia Eliana Marina ............................................pag. 63 Plasmacytoid DC in MS: role in the control of immune response in patients under IFN-beta therapy Pantano Patrizia ..................................................pag. 27 Coen Matteo ...........................................................pag. 66 Characterization of venous wall in MS Dysphagia in MS patients: clinical, MRI and fibroscopy correlation followed by rehabilitation Structural plasticity in MS patients with ataxia: longitudinal changes in white matter microarchitecture associated with proprioceptive training Constantin Gabriela ..............................................pag. 69 Role of T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 in lymphocyte trafficking in the inflamed CNS Priori Alberto ...........................................................pag. 29 Transcranial direct current stimulation (tDCS) of motor areas of the cerebral cortex for the treatment of fatigue in MS Fresia Chiara ...........................................................pag. 72 Role of abscisic acid in MS: study of the in vivo levels in patients and of the in vitro effects on oligodendrocytes and neurons Restivo Domenico .................................................pag. 31 Pharyngeal electrical stimulation as a treatment for dysphagia associated with MS: a pilot study Giardino Luciana ....................................................pag. 75 Remyelination failure in MS: a case of inflammation-induced tissue hypothyroidism? Smania Nicola ........................................................pag. 33 Effects of sensori-motor integration balance training on balance disturbances in patients with MS Liuzzi Grazia Maria ................................................pag. 77 Analysis of the proteolytic network in MS: a hard breakthrough towards the understanding of pathogenesis and laboratory evaluation of therapy effectiveness BIOMARKER Menichetti Gianluca ..............................................pag. 80 Oligodendrocyte regulation of intrinsic neuritic growth properties Avanzi Gian Carlo ..................................................pag. 37 The role of Gas6/TRK receptors in MS: a patient and biological study Perluigi Marzia ........................................................pag. 84 Role of oxidative stress in MS. A proteomic and red-ox proteomic analysis Di Dario Marco .....................................................pag. 39 Gene expression profiling of peripheral blood mononuclear cells: identification of potential biomarkers for MS Rolla Simona ...........................................................pag. 87 Characterization of autoreactive Th17 T Cell Receptor repertoire in MS 5 index compendio 2013 compendio 2013 Volpe Elisabetta ......................................................pag. 90 Passani Maria Beatrice ......................................pag. 129 The histaminergic H4 receptor as a novel therapeutic target for the treatment of autoimmuneneuropathologies Molecular mechanisms regulating Th17 cell apoptosis in MS Sette Claudio ........................................................pag. 131 VALIDATION OF NEW TARGETS PATHWAYS MyD88: a novel therapeutic molecular target for the treatment of MS Bifulco Maurizio .....................................................pag. 93 Design, synthesis and study of the therapeutic efficacy of novel modulators of the endocannabinoid system in MS FISM FUNDED RESEARCH PROJECTS AND FELLOWSHIPS Bolino Alessandra ..................................................pag. 96 A possible role for the kif13B motor protein in the CNS myelination and remyelination 2012, 2011, 2010 ................................................pag. 132 SCIENTIFIC COMMITTEE AND SCIENTIFIC SECRETARIAT FISM Bussolati Ovidio ...................................................pag. 98 Retinoid-dependent induction of EAAT glutamate transporters: an approach for the prevention of excitotoxicity in oligodendrocytes and oligodendrocyte precursor cells 2012 .........................................................................pag. 150 Chiarugi Alberto ...................................................pag. 101 SCIENTIFIC COMMITTEE FISM Suppression of epitope spreading with inhibitors of PARP-1 and its relevance to R-EAE treatment 2011, 2010 .............................................................pag. 154 Chiocchetti Annalisa ...........................................pag. 103 Functional mapping of osteopontin activity in EAE and MS de Curtis Ivan ........................................................pag. 106 Regulation of GABAergic interneurons by Rac GTPases: implications for MS Fallarino Francesca .............................................pag. 109 Generation of protective immune environment in murine models of MS by TLR7 and TLR9 agonists Gauzzi Maria Cristina ..........................................pag. 112 1,25(OH)2D3 as a disease modulator in MS: metabolic pathways, immunoregulatory activity and relationship with the type I IFN system in dendritic cells Lovato Laura .........................................................pag. 115 Protein isotope tagging for the identification of molecular features involved in mesenchymal stem cells-mediated neuroprotection Mangano Katia .....................................................pag. 117 Epigenetic interventions with hypomethilating agent 5-aza2-deoxycytidine in preclinical models of MS Mattoscio Miriam .................................................pag. 120 NTZ-HSC: functional relevance of haematopoietic stem cell mobilisation following therapeutic alpha 4-integrin blockade in MS Melcangi Roberto Cosimo ................................pag. 124 Evaluation of the protective effects of neuroactive steroids in EAE model Nencioni Alessio ..................................................pag. 127 FK866 and fluridone: new NAD+-related immunosuppressive and anti-inflammatory therapeutics in MS? 6 introduzione compendio 2013 compendio 2013 «A cent’anni, la mia attività di ricerca è più intensa di quando ne avevo 20. Perché si apre davanti a me questo scenario: ridare la propria vita a chi è stato colpito, a tutti quelli che sanno cosa è la sofferenza dovuta alla sclerosi multipla». L’ultima volta che Rita Levi - Montalcini fu presente a un evento AISM, nel 2009, consegnò all’Associazione e ai suoi ricercatori un programma impegnativo e una meta imprescindibile: si può e, anzi, si deve fare ricerca fino ai cent’anni e oltre, fino all’ultima goccia di energia, per “restituire” alle persone con SM la propria vita. È un segreto che va custodito gelosamente: la ricerca allunga e migliora la vita. Quella dei ricercatori, quella delle persone con SM e dei loro familiari. È la ricerca scientifica che rende tutti ugualmente persone, che insegna a domandare e ad individuare risposte determinanti. Questo 2013 è il primo anno in cui Rita Levi-Montalcini non potrà mandare il suo saluto al Congresso FISM, insieme ai complimenti, come fece anche nel 2012: «Ancora una volta desidero congratularmi per il lavoro che FISM continua a svolgere a livello di ricerca ma soprattutto per la salute delle persone afflitte da questa grave patologia». La Montalcini è stata a lungo un interlocutore prezioso e stimolante per tanti ricercatori cresciuti con AISM. A tutti ha insegnato che la ricerca scientifica si nutre di memoria e di desiderio, di lavoro tenace che dura tutta una vita e di intuizioni felici che arrivano in un lampo. Le sue congratulazioni dunque, anche se non si ripeteranno, rimangono vive nel tempo e sono sfida, stimolo, linfa viva per la ricerca dell’Associazione. Una sfida che AISM continua a raccogliere, come raccontano le pagine di questo Compendio scientifico che presenta gli studi finanziati da FISM e conclusi nel 2012, insieme ai Progetti speciali attivi. Anche quest’anno AISM ha investito 6,1 milioni di euro nella ricerca: circa 3,1 milioni per sostenere attraverso il Bando 17 Progetti di ricerca e 12 Borse di studio; 3 milioni per promuovere importanti progetti Speciali, dal Progetto CoSMo sulla CCSVI nella SM fino a progetti sulla riabilitazione terapeutica, e sulla ricerca socio-sanitaria centrata sui bisogni delle persone con SM Sono numeri e titoli importanti, tanto più ragguardevoli in anni di spending review. A differenza di ciò che accade quasi ovunque, nella ricerca sostenuta da AISM non si è ridotta nessuna spesa, non si è delusa nessuna attesa delle persone, si sono mantenuti alti standard di investimento e di qualità. C’è un numero, di quelli che spesso rimangono nascosti, che vale la pena portare alla luce: per il Bando 2012 erano pervenuti al Comitato scientifico FISM 100 progetti e 40 Borse di studio tra cui scegliere. Vuol dire che la ricerca italiana nella SM è radicata, diffusa, scelta da tanti. AISM ha ‘dovuto’ limitare le proprie scelte, tramite la peer review, a 17 progetti e 12 Borse. Ma c’è una certezza che va oltre i numeri: stando insieme con forza, persone con SM, ricercatori, Associazione, istituzioni, cittadini, si può fare ancora meglio e di più, arrivare più lontano ancora di quanto questo ricco Compendio documenta. Un ultimo dato indica la direzione scelta con forza dall’Associazione nel promuovere ricerca di eccellenza sulla SM: se nel 2011 i progetti riconducibili alla ricerca di base avevano fruito del 61% dei fondi disponibili, nel 2012 l’area di ricerca più finanziata è stata quella traslazionale, quella dedicata a tradurre la ricerca fondamentale in clinica, con il 53% degli investimenti totali. I Progetti speciali, poi, che anno dopo anno vedono aumentare gli investimenti, sono per la maggior parte svolti in ambito clinico, con un risvolto diretto nella vita delle persone. Questa è la bussola di AISM: accompagnare la ricerca che finanzia attraverso tutte le fasi per arrivare a potenziare la ricerca traducendola in benefici concreti per le persone con SM. Mario A. Battaglia Presidente FISM 7 introduction compendio 2013 compendio 2013 «At hundred years old, my research is more intense than when I was 20 as it opens up to me this scenario: giving life back to whom has been affected by multiple sclerosis, and to all those who know what is suffering due to multiple sclerosis». The last time that Rita Levi-Montalcini attended an Italian MS Society event, in 2009, she gave to the Society and its researchers a challenging program and an essential purpose: you can and, indeed, you must do research up to hundred years and more, up to the last drop of energy, to “give back” to people with MS their life. It is a secret that must be guarded accurately: the research extends and improves life. The one of the researchers, of people with MS and of their families. The scientific research makes all people as equal individuals, and teaches us to identify key questions and answers. This is the first year in which Rita Levi-Montalcini will not send his greetings to Italian MS Foundation Congress, together with the compliments, as she did also in 2012: «Once again, I would like to congratulate Italian MS Foundation on the role it continues to play in the research but especially on the health of people affected by this serious pathology». For a long time Rita Levi-Montalcini was a precious and stimulating interlocutor for many researchers grown with the Italian MS Society. She taught to all of us that scientific research is nourished by memory and passion, hard work lasting a lifetime and brilliant insights which arrive in a flash. Therefore her congratulations, even if we cannot repeat them, remain alive in time and are challenging, inspiring, and nourishment for the research promoted by our Society. A challenge that Italian MS Society continues to take, as it is in the pages of this Compendium which presents the studies funded by Italian SM Foundation and concluded in 2012, together with the ongoing special projects. This year Italian MS Society has invested 6.1 million euros in research: about 3,1 million to support 17 research projects and 12 fellowships by the Annual Call; 3 million to promote important special projects, such as CoSMo project on CCSVI in MS, projects on therapeutic rehabilitation, and social-health projects targeted to the needs of people with MS. These numbers and topics are important, even more in years of spending review. Unlike what happens almost everywhere, Italian MS Society has not reduced any expenses in research, without disappointing the expectations of people, and keeping investments and quality at high levels. There are persons that often remain hidden and which is worth bringing to the light: for the 2012 Annual Call our Scientific Committee received 100 projects and 40 fellowships. It means that Italian research on MS is entrenched, spread, and chosen by many researchers. The Italian MS Society has ‘due’ to limit its choice, through the peer review, to a total of 17 projects and 12 fellowships. But there is a certainty that goes beyond the numbers: only staying strongly together with people with MS, researchers, Society, institutions, citizens, we can do even better and more to get further afield than what is documented in this Compendium. One more data shows the direction chosen by the Society to keep promoting the research of excellence on MS: if in 2011 we addressed the 61% of the funds to the projects on fundamental research, in 2012 the more financed research area was the translational, the one dedicated to translate the fundamental research into the clinical one, with 53% of the total investment. Then the special projects, where the investments is increasing year after year, are mainly carried out in a clinical field, with a direct influence on people’s lives. This is the Italian MS Society track: supporting funded research through all the steps to enhance research translation into concrete benefits for people with MS. Mario A. Battaglia Chairman FISM 8 Diamo una risposta alle persone con sclerosi multipla Diamo una risposta alle persone con sclerosi multipla, questo l’impegno della ricerca promossa e finanziata dalla Associazione Italiana Sclerosi Multipla e attraverso la sua Fondazione. Diamo una risposta alle persone con sclerosi multipla: oggi, per migliorare la qualità di vita di tutti coloro che sono coinvolti dalla SM; domani, per sviluppare percorsi terapeutici per tutte le persone con SM e in futuro, per trovare le cause e la cura della SM. Questa è una battaglia che non si può vincere da soli. L’Associazione si propone ai ricercatori come “partner”: da una parte i ricercatori portano la loro eccellenza e i loro studi, dall’altra l’ Associazione Italiana SM offre loro molte opportunità: dai finanziamenti, al supporto per i loro progetti e la loro carriera. Insieme concretizziamo i progetti per dare delle risposte alle persone con SM. Ma non ci sono solo l’Associazione Italiana SM e i ricercatori: questo cammino è costruito insieme alle persone coinvolte dalla malattia perché è a partire dalla raccolta e dall’analisi dei loro bisogni che si articolano gli interventi. È una collaborazione reciproca con le persone con SM e con tutti coloro che hanno a che fare con la malattia anche indirettamente, siano essi familiari o altri attori. Il nostro è un impegno ambizioso perché è difficile misurare l’impatto della ricerca sulla malattia. Per fare questo bisogna vedere come i progetti vanno avanti, come si evolvono e dove portano, e questo richiede un monitoraggio costante e la collaborazione dei ricercatori. Nella sequenza con cui vengono di seguito presentati gli studi conclusi nel 2012 si evidenzia un percorso che la ricerca promossa dall’Associazione sta compiendo. In prima battuta, gli esiti degli studi sulle neuro-immagini consentono di sviluppare ricerche sulla riabilitazione terapeutica che già nel presente possono garantire alle persone con SM una vita di qualità, un’autonomia più consistente e una migliore gestione dei sintomi, anche per le condizioni di malattia più severe e invalidanti, per cui oggi non esistono specifiche terapie farmacologiche. Ma alle persone con SM interessa molto che «oggi» sia già «domani», che si accelerino le condizioni per identificare nuovi trattamenti, che arrivi prestissimo il tempo in cui avere a disposizione una vera e propria medicina personalizzata, che consenta a tutti di poter scegliere il trattamento giusto nel momento giusto. Rispondendo a questa necessità, una nutrito gruppo degli studi finanziati presenta qui i risultati ottenuti nell’identificazione di nuovi marcatori biologici e nella validazione di potenziali bersagli terapeutici. Il terzo pannello dell’ideale trittico della ricerca promossa e finanziata dall’ Associazione Italiana Sclerosi Multipla nel 2012 è, da un altro punto di vista, il primo: nel momento in cui saranno finalmente definite le cause genetiche, virali e immunologiche; la sclerosi multipla non sarà più un presente o un futuro, ma solo un passato. Questa è l’ultima e più importante frontiera che le persone con SM si aspettano di varcare. Per questo l’Associazione continua a investire risorse in questo ambito fondamentale di ricerca. È un impegno che viene da lontano, dai primi anni in cui abbiamo iniziato il nostro percorso. E l’Associazione non rinuncerà mai a investire in questo ambito. Anche se non sono rendicontati in questo Compendio, nel 2012 i «Progetti Speciali» hanno rivestito un importanza cruciale nella collaborazione tra Associazione e comunità scientifica. Una nuova sfida raccolta nel 2012 riguarda l’accelerazione della ricerca di trattamenti specifici per le forme progressive di SM. L’associazione Italiana SM è tra i promotori della nuova iniziativa dell’International Progressive Multiple Sclerosis Collaborative, che proprio in Italia, a Milano, ha vissuto a inizio 2013 il primo meeting scientifico dedicato alla condivisione di conoscenze, priorità e percorsi della ricerca. Fondamentale è anche il progetto speciale curato da Maria Pia Abbracchio (Università di Milano). Si impegna nell’identificazione di alcune molecole che, bersagliando il nuovo interruttore molecolare GPR17, potrebbero riparare le lesioni presenti nella sclerosi multipla. L’obiettivo finale è individuare, tra le molecole studiate, le migliori candidate a sviluppare una nuova terapia che favorisca la rimielinizzazione delle cellule del sistema nervoso danneggiate dalla SM. Questo percorso è nato da un progetto finanziato da FISM con il Bando 2010. In due anni, ha condotto l’Associazione Italiana SM e l’Università di Milano a depositare il brevetto per la proprietà intellettuale delle molecole che ora si iniziano a studiare. Può essere considerato emblematico di ciò che l’Associazione si propone finanziando la ricerca: far crescere uno studio dal laboratorio fino a un risultato clinico che cambi la vita delle persone. Una ricerca che indirizza altra ricerca. Una ricerca che, soprattutto, crea valore e opera nel primario interesse delle persone con sclerosi multipla. Il progetto speciale coordinato da Diego Centonze (Università Tor Vergata, Roma) è un ulteriore impegno di ricerca clinica nel campo della riabilitazione terapeutica. Punta a sviluppare e convalidare nuovi trattamenti di stimolazione transcranica per ottimizzare la gestione dei sintomi nei pazienti con SM. Inoltre si propone di studiare il rapporto tra la plasticità indotta da neurostimolazione, determinanti genetici di trasmissione e plasticità sinaptica, per individuare il meccanismo centrale di recupero dei sintomi e per identificare le popolazioni di pazienti responsivi o refrattari agli interventi proposti. 9 compendio 2013 compendio 2013 DIAMO UNA RISPOSTA ALLE PERSONE CON SM Inoltre, vogliamo qui ricordare l’avvio del Progetto speciale «PENSAMI», coordinato dalla dottoressa Solari (Istituto Neurologico C. Besta di Milano), dedicato a fornire alle persone affette da forma grave di malattia e alle loro famiglie un programma di cure palliative a domicilio, con obiettivo di migliorare la loro qualità di vita. I ricercatori si propongono, come fine ultimo, di consegnare alle Istituzioni un modello assistenziale che, secondo i principi della medicina palliativa, si baserà su un approccio globale dei problemi fisici, spirituali e sociali della persona, nel pieno rispetto della sua autonomia e dei suoi valori, integrando i servizi già esistenti e non sostituendosi a essi. Conoscere le basi genetiche nella patogenesi della SM può portare a individuare le cause e progettare terapie mirate per combattere la malattia. Per questo è stato promosso il progetto speciale “Immunochip”, che ha coinvolto diversi gruppi internazionali. Lo studio si propone di analizzare 200.000 varianti genetiche che si trovano su geni risultati associati, negli studi di analisi su tutto il genoma finora eseguiti, a diverse malattie autoimmuni, inclusi 55 geni associati alla sclerosi multipla. L’Associazione Italiana SM sostiene con importanti investimenti il Progetto «MESEMS», dedicato al trapianto di cellule staminali mesenchimali sull’uomo. Partito alla fine del 2012, è coordinato da Antonio Uccelli (Università degli Studi di Genova) e coinvolge ricercatori clinici e di base di otto nazioni (Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Svezia, Danimarca, Svizzera e Australia). Infine, nel 2012 si è concluso l’iter dello studio «CoSMo», su cui AISM ha investito 1,7 milioni di euro. CoSMo è stato il più ampio studio multicentrico, in doppio cieco, sinora effettuato per indagare l’eventuale associazione tra sclerosi multipla e CCSVI. Sono state analizzate 1.767 persone in 35 centri neurologici, con 26 sonologi formati e distribuiti sull’intero territorio nazionale. La valutazione finale dello studio CoSMo è stata effettuata su 1.165 persone con diverse forme di SM, 376 controlli normali e 226 persone con altre malattie neurologiche. I risultati dello studio hanno evidenziato che il 97% delle persone con SM non ha la CCSVI. Nel rimanente 3% la CCSVI è riscontrabile con percentuali del tutto analoghe a quelle rilevate nei pazienti con altre malattie neurologiche e persino nei controlli sani. Lo studio CoSMo è stato presentato in occasione di due convegni scientifici internazionali: il 43° Congresso SIN (Società Italiana di Neurologia), svoltosi a Rimini dal 6 al 9 ottobre, e il 28°Congresso ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) tenutosi a Lione in Francia dal 10 al 13 ottobre. A testimonianza della rilevanza di questo studio nella ricerca internazionale su SM e CCSVI, a gennaio 2013 su Neurological Sciences è stato pubblicato un articolo che presenta il razionale e la metodologia adottata in CoSMo (1). L’associazione Italiana SM vuole dare una risposta alle persone colpite dalla SM. La ricerca può essere un importante strumento di advocacy. Nessuna persona con SM, nessun ambito di ricerca, nessun bisogno di cura, nessun diritto rimangono fuori dalla ricerca che AISM sceglie di indirizzare, promuovere e finanziare. Paola Zaratin Direttore Ricerca Scientifica AISM-FISM (1) Comi G, Battaglia MA, Bertolotto A, Del Sette M, Ghezzi A, Malferrari G, Salvetti M, Sormani MP, Tesio L, Stolz E, Mancardi G. Italian multicentre observational study of the prevalence of CCSVI in multiple sclerosis (CoSMo study): rationale, design, and methodology. Neurol Sci. 2013 Jan 24. [Epub ahead of print] 10 Providing answer to people with multiple sclerosis Providing answers to people affected by multiple sclerosis, this is the commitment of the research promoted and funded by the Italian MS Society and its Foundation. Providing answers to people with MS: today, to improve the quality of life of all the people affected by MS; tomorrow, to develop therapeutic treatments for all the people with MS and in the future to find the cause and the cure of MS. This is a battle we cannot win alone. The Italian MS Society acts as a partner for their researchers: on the one hand, the researchers bring their excellence and studies, on the other Italian MS Society offers them many opportunities, i.e. financing, support for their projects and career. We want to put our efforts together to make their projects real in order to give answers to people with MS. This effort doesn’t involve only the Italian MS Society and the researchers but all the people affected by MS. Only starting from the collection and analysis of their needs we can plan the interventions. It’s a mutual collaboration with people with MS and all those affected by the disease, even indirectly, being them relatives or other actors. Our commitment is challenging as it is difficult to measure the impact of research on MS. In order to do this we need to monitor constantly projects progression with the help of researchers. The sequence of studies ended in 2012 and presented below, shows a research pathway promoted by Italian MS Society. At first, the results of the neuro-images studies allow to develop research on therapeutic rehabilitation that already in the present, can provide people with MS a better quality of life, a more consistent autonomy and a better management of symptoms. This is true also for more severe and debilitating disease conditions, for which there are currently no specific drug therapies. But people with MS are very interested in moving “today” into “tomorrow”, in speeding up the conditions to identify new treatments. They ask for a real personalized medicine, which allows everyone to choose the right treatment at the right time. Responding to this need, a large group of funded studies presents here the results obtained in the identification of new biomarkers and validation of potential therapeutic targets. The third part of the ideal triptych of research promoted and funded by Italian MS Society in 2012 is, from another point of view, the first: when the genetic, viral and immunological causes, will finally be defined the multiple sclerosis will be defeated. This is the last and most important frontier that people with MS are waiting for crossing. Thus, Italian MS Society continues to invest resources in this key research area. It is a commitment that comes from afar, from the early years when we started our activity. Italian MS Society will never give up to invest in this field. In 2012 “Special Projects” have played a key role in the collaboration between Italian MS Society and the scientific community, even if they are not reported in this Compendium, A new challenge was taken in 2012 for speeding up the research on treatments for progressive forms of MS. Italian MS Society is one of the promoters of the new initiative of the Progressive Multiple Sclerosis Collaborative, and, at the beginning of 2013 has been organized in Milan the first scientific meeting to share knowledge, priorities and pathways of research. Another crucial project is the one coordinated by Maria Pia Abbracchio (University of Milan), focused on identification of several molecules that, targeting the Receptor GPR17, could repair the MS lesions. The final goal is to identify, among the molecules studied, the best candidate to develop a new therapy that promotes remyelination of neurons in CNS, damaged in MS. This pathway was identified within a project funded in 2010 FISM Call. In two years, this project led Italian MS Society and University of Milan to register a patent for the intellectual property of molecules that are now beginning to be studied. It can be considered emblematic of what the Society want to realize by funding research: to bring a study from the laboratory to a clinical result that could change people lives. A research that addresses other research. Above all, a research that creates value and work in the primary interest of people with multiple sclerosis. The special project coordinated by Diego Centonze (University Tor Vergata, Rome, Italy) is a further commitment to clinical research in the field of rehabilitation therapy. The project aims to develop and validate new transcranial stimulation treatments to optimize the management of the symptoms of MS patients. Moreover, it studies the relationship between plasticity induced by neurostimulation, transmission genetic determinants and synaptic plasticity to identify the central mechanism for recovery of symptoms and patient populations responsive or refractory to proposed interventions. 11 compendio 2013 compendio 2013 PROVIDING ANSWER TO PEOPLE WITH MS Furthermore, we remind here the «PENSAMI» special project, coordinated by Dr. Solari (Neurological Institute C. Besta, Milan), dedicated to provide people with severe form of the disease and their families a palliative care program at home. The aim of this project is improving the quality of life of people with MS. The researchers propose, as the final goal, to deliver a welfare model to the institutions, in accordance to the principles of palliative medicine, which will be based on a global approach of physical, spiritual and social problems of people, with full respect for their autonomy and values, integrating existing services and not replacing them. Knowing the genetic basis of the pathogenesis of MS may lead to identify the causes and design targeted therapies to fight the disease. For this reason, the “Immunochip.” special project has been promoted. It involves several international groups that aim to analyze 200,000 genetic variants of genes found to be associated, in genome-wide studies conducted so far, to several autoimmune diseases, including 55 genes associated to multiple sclerosis. Italian MS Society supports with major investments the “MESEMS” project, dedicated to the transplantation of mesenchymal stem cells in humans. Started at the end of 2012, the project is coordinated by Antonio Uccelli (University of Genoa) and involves clinical and basic researchers from eight countries (Italy, Spain, France, England, Sweden, Denmark, Switzerland and Australia). Finally, the “CoSMo” study, in which Italian MS Society has invested 1.7 million Euros, has been concluded in 2012. CoSMo is the largest multicenter, double-blind study, so far carried out to investigate the possible association between MS and CCSVI. We analyzed 1.767 people in 35 neurological centers, with 26 trained sonologists throughout all national territory. The final evaluation of the CoSMo study was conducted on 1.165 people with different MS forms, 376 healthy controls and 226 people with other neurological diseases. The results of the study showed that 97% of people with MS present no association with CCSVI. In the remaining 3% CCSVI is found with percentages that are analogous to those seen in patients with other neurological diseases and even in healthy controls. The CoSMo study was presented at two international scientific meetings: the 43rd SIN Congress (Italian Society of Neurology), held in Rimini in October 6th to 9th, and the 28th ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis ) Congress, held in Lyon, France in October 10th to 13th. As evidence of the importance of this study in the international research on MS and CCSVI, in January 2013 an article was published on Neurological Sciences presenting rationale and methodology adopted in the CoSMo study . (1) Italian MS Society wants to provide answer to people affected by MS. The research can be an important tool for advocacy. No person with MS, no research field, no need to cure and no right remain outside the research that Italian MS Society chooses to influence, promote and finance. Paola Zaratin AISM-FISM Scientific Research Director (1) Comi G, Battaglia MA, Bertolotto A, Del Sette M, Ghezzi A, Malferrari G, Salvetti M, Sormani MP, Tesio L, Stolz E, Mancardi G. Italian multicentre observational study of the prevalence of CCSVI in multiple sclerosis (CoSMo study): rationale, design, and methodology. Neurol Sci. 2013 Jan 24. [Epub ahead of print] 12 IMAGING Definizione delle misure RM predittive dell’accumulo di disabilità e compromissione cognitiva a lungo termine in pazienti con SM e un esordio a ricadute della malattia: studio longitudinale a 13 anni Massimo Filippi Neuroimaging Research Unit, Istituto di Neurologia Sperimentale, Divisione di Neuroscienze e Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Collaboratori Giancarlo Comi, Andrea Falini, Vittorio Martinelli, Elisabetta Pagani, Gianna Riccitelli, Maria Assunta Rocca Collaborazioni con altri gruppi Angelo Ghezzi, Dipartimento di Neurologia, Ospedale S. Antonio Abate, Gallarate Domenico Caputo, Dipartimento di Neurologia, Fondazione Don Gnocchi, Milano PREMESSE E OBIETTIVI RISULTATI La risonanza magnetica (RM) è uno strumento paraclinico fondamentale nel work up diagnostico dei pazienti con sospetta sclerosi multipla (SM) e rappresenta un outcome fondamentale per valutare l’efficacia delle terapie. Data la sempre maggiore disponibilità di nuovi trattamenti per i pazienti con SM, per ottimizzare la scelta terapeutica, è necessario identificare fattori prognostici precoci per definire quei pazienti con un’evoluzione clinica sfavorevole a lungo termine e che necessitano di un trattamento più aggressivo. È ormai dimostrato che la quantificazione dell’atrofia globale dell’encefalo o di specifiche regioni cerebrali e le misure derivate dalla RM con trasferimento di magnetizzazione (RM con MT) siano due tecniche sensibili per caratterizzare i differenti substrati patologici della SM. Obiettivi di questo studio prospettivo clinico e di RM sono stati: 1) valutare il ruolo delle tecniche di RM nel migliorare la comprensione dei meccanismi responsabili dell’accumulo di disabilità clinica irreversibile nella SM, e 2) identificare misure di RM predittive di un accumulo a lungo termine di una compromissione locomotoria e cognitiva in pazienti con SM con esordio a ricadute e remissioni. Sono stati inclusi nello studio 73 pazienti con SM, selezionati in quanto valutati clinicamente e con una RM a 1.5 Tesla al basale e dopo un anno, circa 13 anni fa. Alla rivalutazione dopo 13 anni (durata media del follow up [FU] 13.3 anni), 59 pazienti hanno effettuato una valutazione neurologica con definizione della scala di disabilità Expanded Disability Status Scale (EDSS) e del Multiple Sclerosis Functional Composite (MSFC), 7 pazienti sono deceduti e 7 pazienti sono stati persi. 44 pazienti hanno effettuato una valutazione neuropsicologica (batteria di RAO) e, utilizzando uno scanner a 3.0 Tesla, per 43 pazienti sono state acquisite sequenze di RM convenzionale (doppio eco, double inversion recovery [DIR], 3D T1 e sequenze pesate in diffusione) e funzionale (resting state). I principali risultati ottenuti in accordo con gli obiettivi dello studio sono i seguenti: 1. Valutazione delle misure di RM convenzionale e con MT e delle loro variazioni in un anno nel predire l’accumulo di disabilità clinica dopo 13 anni, in pazienti con SM: alla valutazione finale, 48/73 (66%) dei pazienti (14 con sindrome clinicamente isolata [CIS], 21 pazienti con SM a ricadute e remissioni e 13 con forma secondariamente progressiva) hanno presentato un peggioramento clinico. Il modello di analisi multivariata, in cui il deterioramento dell’EDSS al FU finale era la variabile dipendente, ha identificato il volume di sostanza grigia (SG) al basale (odd ratio [OR]=0.79, 95% intervallo di confidenza [IC]=0.650.96, p=0.01), come predittore indipendente del peggioramento a lungo termine della disabilità. Il modello risultava in un C-index = 69%. 2. Stima del valore delle precedenti misure di RM nel predire lo sviluppo di compromissione cognitiva dopo 13 anni in questi pazienti: al FU, 15/40 (37%) dei pazienti hanno presentato un decadimento cognitivo (dopo aver escluso 4 pazienti già cognitivamente compromessi al basale). Il modello di analisi multivariata, in cui il deterioramento cognitivo al FU era la variabile dipendente, ha identificato la durata di malattia al basale (OR=1.50, 95% IC=0.942.39, p=0.08) e il valore medio di MT della SG al basale (OR=0.870, 95% IC=0.77-0.99, p=0.03) come predittori indipendenti della compromissione cognitiva a lungo termine. Il modello risultava in un valore C-index = 97%. CONCLUSIONI Abbiamo applicato un approccio di RM multiparametrico sensibile ai diversi aspetti fisiopatologici della SM per determinare quali siano i migliori predittori del deterioramento clinico dopo un lungo FU. Il danno alla SG cerebrale, sia in termini di atrofia che di accumulo di danno diffuso, durante il primo anno di FU, predice con una buona accuratezza l’accumulo di disabilità locomotoria (misurata con l’EDSS) a lungo termine in pazienti con SM ad esordio a ricadute e remissioni. Il valore medio di MTR della SG al basale rappresentava 14 IMAGING il solo predittore di compromissione cognitiva globale a 13 anni. Questi risultati rafforzano la nozione che la SM è una patologia estremamente eterogenea e che le sue manifestazioni cliniche sono il risultato di un complesso equilibrio tra differenti meccanismi. Questi risultati suggeriscono inoltre che il contributo dei vari substrati fisiopatologici della malattia, incluse le lesioni focali, la demielinizzazione (misurata con la RM con MT) e la perdita tissutale irreversibile (misurata con l’atrofia), possa fornire importanti informazioni sull’evoluzione a lungo termine dei pazienti con SM. I risultati di questo studio confermano che l’interessamento della SG gioca un ruolo chiave nell’accumulo di disabilità locomotoria e di compromissione cognitiva nei pazienti con SM, e che la sua quantificazione con opportune misure di RM è utile per monitorare l’evoluzione della malattia. Definition of MRI predictors of long-term disability and cognitive impairment in patients with relapse-onset MS: a 13 years longitudinal study INTRODUCTION AND AIMS Magnetic resonance imaging (MRI) is a fundamental tool included in the diagnostic work up of patients with a suspicion of multiple sclerosis (MS) and is considered an important outcome measure of treatment efficacy. Several therapeutic opportunities are currently available for MS patients and, in order to optimize their management, there is an urgent need to identify early prognostic factors to better define those MS patients with a long-term unfavourable clinical outcome who might need a more aggressive therapy. The quantification of atrophy of the whole brain or of specific central nervous system compartments, and measures derived from magnetization transfer (MT) MRI are thought to be sensitive to different aspects of MS pathology. Aims of this prospective clinical and MRI study were: 1) to assess the role of MR-based techniques to improve our understanding of the mechanisms responsible for the accumulation of irreversible clinical disability, and 2) to investigate the MRI predictors of long-term disability and cognitive impairment in patients with relapse-onset MS. To this aim, 73 patients with relapse-onset MS were included in the project. These MS patients were selected because they were studied clinically and with 1.5 Tesla brain MRI at baseline and after one year 13 years ago. At the current reassessment (median follow up [FU] duration = 13.3 years), 59 patients underwent clinical evaluation, with rating of the EDSS and MSFC, 7 patients died, and 7 patients were lost. 44 MS patients underwent neuropsychological evaluation (RAO’s battery) and for 43 MS patients, we also acquired structural (dual-echo, double inversion recovery [DIR], 3D T1-weighted and diffusion tensor MRI sequences) and functional MRI (fMRI) (resting state sequence) using a 3.0 Tesla scanner. 15 RESULTS The following are the main results obtained according to the main objectives: 1. Assess the value of conventional and MT MRI quantities and their changes over one year in predicting the accumulation of clinical disability after 13 years in patients with relapse-onset MS: at final assessment, 48/73 (66%) patients (14 clinically isolated syndrome [CIS], 21 relapsing remitting [RR] MS and 13 secondary progressive [SP] MS) were considered clinically worsened. The multivariate model, where EDSS deterioration at final FU was the dependent variable, identified baseline gray matter fraction (GMF) (odds ratio [OR]=0.79, 95% confidence interval [CI]=0.65-0.96, p=0.01), as independent predictor of long-term worsening of disability. This model had a Cindex of 69%. 2. Estimate the value of the previous MRI quantities in predicting the development of cognitive dysfunction after 13 years in these patients: at FU, 15/40 (37%) patients were considered cognitively worsened (after excluding 4 patients who were already cognitively impaired at baseline). The multivariate model, where cognitive deterioration at final FU was the dependent variable, identified baseline disease duration (OR=1.50, 95% CI=0.94-2.39, p=0.08), baseline GM average MTR (OR=0.870, 95% CI=0.77-0.99, p=0.03) as independent predictors of long-term cognitive impairment. This model had a very high C-index of 97%. CONCLUSIONS We applied a multiparametric MR approach sensitive to various aspects of MS pathology to determine which are the best predictors of clinical deterioration over a long FU period. Damage to the brain GM, in terms of atrophy and compendio 2013 compendio 2013 IMAGING accumulation of diffuse damage during the first year of FU, predicts with a reasonable accuracy the accumulation of disability (measured with the EDSS) over the long term in relapse-onset MS patients, while baseline GM MTR was the only predictor of global CI at 13 year visit. These findings further strengthen the notion that MS is an extremely heterogeneous disease and that its clinical manifestations are the result of a complex balance between several pathological factors. These findings suggest that the interplay among the different pathological substrates of the disease, including focal lesions, demyelination (measured with MT MRI) and irreversible tissue loss (measured with atrophy), can provide important prognostic pieces of information on the long-term disease outcome. The results of this long-term study support the notion that GM involvement plays a key role in the accumulation of locomotor disability and cognitive impairment in patients with MS and prompt the use of MRI measures of GM damage to monitor MS evolution. .................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Rocca MA, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli GC, Messina R, Comi G, Filippi M. Gray matter damage predicts the accumulation of disability and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. Neurology 2012; 78 (suppl): S51.005 [doi: 10.1212/WNL.78.1_MeetingAbstracts.S51.005] (64° Congresso American Academy of Neurology, New Orleans 21-18 April 2012) Filippi M, Rocca MA, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli G, Comi G. Grey-matter damage predicts the accumulation of disbilty and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. J Neurol 2012; 259 (Suppl 1): S149-S150 (22° Congresso European Neurological Society. Prague, 9-12 June 2012) Filippi M, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli G, Messina R, Comi G, Rocca MA. Grey matter damage predicts the accumulation of disability and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. Eur J Neurol 2012; 19 (Suppl 1): 346 (16° Congresso European Federation of Neurological Societies. Stockholm, 8-11 September 2012) Filippi M, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli G, Horsfield MA, Martinelli V, Comi G, Rocca MA. Grey matter damage predicts the accumulation of disability and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. Mult Scler Journal 2012; 18 (suppl 4): 34 (28° Congresso ECTRIMS. Lyon, 10-13 October 2012) Filippi M, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli G, Horsfield MA, Martinelli V, Comi G, Rocca MA. Gray matter damage predicts the accumulation of disability and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. Neurol Sci 2012; 33 (Suppl 2): S34-S35 (43° Congresso SIN. Rimini, 6-9 Ottobre 2012) Rocca MA, Preziosa P, Copetti M, Riccitelli G, Messina R, Comi G, Filippi M. Gray matter damage predicts the accumulation of disability and cognitive impairment 13 years later in patients with multiple sclerosis. Proc Intl Soc Mag Reson Med 2012; 20: 3121 (20° Congresso ISMRM. Melbourne, 5-11 May 2012) Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 60.000 € .................................................................................................................................................... 16 Il ruolo della microglia attivata nella sclerosi multipla e nelle sindromi clinicamente isolate: studio di imaging immunologico Paolo Giannetti Department of Neuroscience and Mental Health, Imperial College London, London Mentore Richard Nicholas PREMESSE E OBIETTIVI In un recente lavoro, utilizzando la tecnica di tomografia ad emissione di positroni (PET) con il tracciante 11C11195PK (PK), specifico per la microglia attivata, abbiamo mostrato che pazienti con sclerosi multipla (SM) presentano nella sostanza bianca apparentemente normale e grigia, livelli di microglia attivata anormali. Nel presente progetto è stata utilizzata la stessa metodologia per studiare pazienti con sindrome clinicamente isolata, (CIS), nelle stesse sedi anatomiche per valutarne le possibili indicazioni prognostiche. Sono stati arruolati 18 pazienti con CIS e 8 volontari sani. Per tutti la visita iniziale includeva anamnesi, esame neurologico, risonanza magnetica (RM) e PET. Tutte queste indagini tranne la PET sono state ripetute annualmente con almeno due anni di followup. È stato usato il SUPERPK, un metodo di misura del legame specifico del PK relativo al volume non specifico. RISULTATI I risultati hanno mostrato un globale incremento del legame del tracciante nella sostanza bianca apparentemente normale delle CIS rispetto ai controlli, che aumentava anche con il numero di lesioni alla RM. Nei soggetti con lesioni alla RM l’attivazione della microglia correlava con la disabilita`. L’aumento del segnale specifico alla PET si notava anche a livello della sostanza grigia non corticale. Da un punto di vista prognostico, i soggetti che hanno sviluppato SM (sette) mostravano una correlazione tra disabilità e il segnale PET nel lobo temporale, oltre a un incremento dell’attivazione della microglia nel putamen. CONCLUSIONI L’attivazione della microglia nelle CIS è globalmente aumentata nella sostanza bianca apparentemente normale e correla con il numero delle lesioni alla RM. L’attivazione della microglia nella sostanza grigia si verifica soprattutto nelle strutture centrali. In entrambe le sedi questa attivazione può fornire indicazioni prognostiche. Immunological imaging of multiple sclerosis and clinically isolated syndromes: the role of activated microglia INTRODUCTION AND AIMS In a previous positron-emission tomography, PET, study with 11C11195PK (PK), a specific ligand for activated microglia, we have demonstrated abnormal levels of activated microglia in normal appearing white matter (NAWM) and grey matter (GM) of subjects with multiple sclerosis (MS). Here we have applied PK-PET methodology to study the GM and NAWM changes in clinically isolated syndromes (CIS) subjects. PK-PET scan in CIS patients could add knowledge on the microglia activation, fundamental for central nervous system inflammation, hence help in therapeutic decisions, further to provide a baseline status with possible prognostic indications. Aim of this project is to assess levels of microglial activation in the NAWM and GM, and their possible prognostic value in subjects with CIS. Eighteen subjects with CIS and 8 healthy controls 17 (HC) subjects have been enrolled. The baseline visit included history, neurological examination, magnetic resonance imaging (MRI) and PK-PET scans. All the assessments apart from the PET scanning were repeated at one year follow-up. We used the SUPERPK method of analysis, which measures the binding (PKBP) relative to the non-specific volume. RESULTS Global NAWM PKBP in the CIS group was higher than in the HC group (p=0.019) with a positive correlation with the number of T2 MRI lesions (p=0.0376; r=0.493). Also in CIS patients with T2 MRI lesions (as compared to CISs without lesions), levels of PKBP in NAWM correlated with the expanded disability status scale (EDSS) (p=0.007; r=0.6725). In the GM of central structures PKBP was higher in the CIS group than compendio 2013 compendio 2013 IMAGING in HCs (p=0.0062). In the CIS subjects who developed MS at one year (N=7), there was a correlation between baseline EDDS and PKBP in NAWM of temporal lobe (p=0.0127; r=0.8617). Moreover, these subjects showed at baseline higher PKBP in putamen (p=0.0025) in comparison to HCs. CONCLUSIONS Microglial activation in the NAWM of CIS subjects is globally increased in comparison to HCs and correlates positively with the number of WM lesions. GM changes in levels of activated microglia in CISs are localized in central areas. Both NAWM and GM changes in microglia of CIS could provide prognostic values for developing MS. ................................................................................................................................................. Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Giannetti P, Politis M, Su P, Turkheimer F, Malik O, Keihaninejad S, Waldman A, Niccolini F, Reynolds R, Nicholas R and Piccini P. Microglia activation in clinically isolated syndrome: 11 C11195PK-PET change within normal appearing white matter and deep grey matter structures. 65th American Academy of Neurology Meeting, San Diego, March 16-23, 2013. Niccolini F, Giannetti P, Politis M, Su P, Turkheimer F, Waldman A, Reynolds R, Nicholas R, Paola Piccini P. In Vivo Detection of Thalamo-Cortical Pathology in Patients with Clinical Isolated Syndrome.. 65th American Academy of Neurology Meeting, San Diego, March 16-23, 2013. Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di € 50.000 ................................................................................................................................................... 18 Fisiopatologia del danno tissutale nella sclerosi multipla progressiva: studio comparativo immunologico e di RM rispetto a pazienti con malattia del motoneurone Marco Rovaris Centro Sclerosi Multipla, IRCCS S. Maria Nascente, Fondazione Don Gnocchi, Milano Collaboratori Paola Tortorella, Maria Marcella Laganà, Marina Saresella, Ludovica Griffanti, Ivana Marventano, Pietro Cecconi, Domenico Caputo, Mario Clerici Collaborazioni con altri gruppi Massimo Corbo, Cristian Lunetta, Centro Clinico NEMO, Ospedale Niguarda, Milano PREMESSE E OBIETTIVI Le conoscenze relative alla fisiopatologia della sclerosi multipla (SM) sono ancora parziali. In particolare non è del tutto chiaro il ruolo svolto da infiammazione e degenerazione nelle varie fasi della malattia, pur ipotizzandosi che gli aspetti degenerativi prevalgano nella fase cronicoprogressiva (CP), quando la disabilità clinica dei paziente è ingravescente ed irreversibile. Una migliore comprensione di questi aspetti è fondamentale per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Tra le malattie del motoneurone, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) può essere considerata un esempio di patologia principalmente, se non esclusivamente, degenerativa, in cui il ruolo dell’infiammazione è controverso. Il presente studio si è quindi proposto di utilizzare metodiche di laboratorio e di risonanza magnetica (RM) per confrontare le caratteristiche del danno tissutale ed il concomitante profilo immunologico nella SMCP e nella SLA allo scopo di verificare l’ipotesi che la degenerazione sia la componente prevalentemente responsabile dell’accumulo di disabilità nella SM, ma anche di studiare le correlazioni tra marcatori biologici e RM di attività/severità della malattia e la loro potenziale utilità come misure di efficacia di trattamenti sperimentali. RISULTATI Lo studio ha completato il previsto arruolamento di 20 pazienti con SM primariamente progressiva (SMPP), 20 pazienti con malattia del motoneurone (MMN) (affetti da SLA o sclerosi laterale primaria) e 20 controlli sani. Da un punto di vista immunologico, il sangue prelevato dai soggetti partecipanti è stato analizzato con tecniche di citometria ottenendo marcatori di processi infiammatori, degenerativi e riparativi. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a RM dell’encefalo e della colonna cervicale con valutazione di misure di atrofia (volumi tissutali normalizzati) e di integrità del tratto corticospinale (TCS) e del midollo cervicale (diffusività media –DM- e anisotropia frazionaria –AF), queste ultime ottenute da scansioni con sequenza pesata in diffusione. L’analisi dei dati RM ha rivelato la presenza di significative alterazioni del TCS sia nei pazienti con SMPP che in quelli con MMN: in entrambi i gruppi, infatti, i valori medi di MD e AF sono risultati rispettivamente superiori ed inferiori ri- 19 spetto ai controlli sani. Nei pazienti con SMPP i valori di DM e FA erano significativamente alterati anche nel midollo cervicale. Il confronto tra i due gruppi di pazienti ha rivelato che il danno del TCS è maggiore nei pazienti con MMN che in quelli con SMPP (valori di DM significativamente più elevati nei primi), mentre l’atrofia della sostanza grigia cerebrale è più marcata nei pazienti con SM che in quelli con MMN. Tra i due gruppi di pazienti non è stata riscontrata alcuna differenza significativa negli altri parametri valutati, inclusa l’atrofia della sostanza bianca e i valori di DM/AF del midollo cervicale. Sia nei pazienti con SMPP che in quelli con MMN le percentuali di linfociti CD4+ produttori di interleuchina (IL)-17, IL-22 e interferone (IFN)-gamma, così come quella di linfociti CD8+ produttori di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), erano aumentate rispetto ai controlli sani. Nei pazienti con MMN anche la percentuale di linfociti produttori di IL-21 era aumentata rispetto ai controlli sani, mentre la percentuale di linfociti CD4+ produttori di BDNF era più elevata sia rispetto ai controlli sani che rispetto ai pazienti con SMPP. Non sono emerse correlazioni degne di nota tra i parametri suddetti e la gravità clinica delle due condizioni, come espressa dai punteggi dei pazienti a scale di disabilità specifiche per la SM e le MMN. Sfortunatamente, meno del 50% dei pazienti arruolati hanno completato la prevista batteria di test neuropsicologici in modo completo e analizzabile; per questo motivo, la prevista analisi di eventuali associazioni tra marcatori RM o immunologici e il grado di compromissione cognitiva dei soggetti non è stata effettuata. CONCLUSIONI I risultati di questo studio confermano che SM e MMN, pur essendo entrambe caratterizzate da disabilità neuromotoria ingravescente, presentano significative differenze di sede per quanto riguarda il danno tissutale prevalente, che si colloca nel TCS per la MMN ma comprende anche la sostanza grigia nella SM, a conferma della ipotesi patogenetica che, in quest’ultima malattia, il coinvolgimento della sostanza grigia stessa ricopra un ruolo fondamentale e non sia solo secondario al danno della sostanza bianca. I riscontri compendio 2013 compendio 2013 IMAGING immunologici supportano l’ipotesi che, sia nella SMPP che nelle MMN, agiscano meccanismi infiammatori e non solo degenerativi. Il riscontro di un aumento di cellule produttrici di BDNF in pazienti con SMPP ma ancor più in pazienti con MMN può essere interpretato come un segno di stimolazione di meccanismi riparativi nel tentativo di controbattere l’evoluzione del danno. Lo studio ha fornito risultati interessanti, ma sicuramente preliminari e meritevoli di conferma da parte di altri gruppi in popolazioni di dimensioni maggiori e in studi longitudinali, soprattutto per verificare il possibile utilizzo di queste misure come marcatori di evoluzione della malattia. Pathophysiology of tissue damage in progressive multiple sclerosis: an immunological and MRI comparative study versus motor neuron disease INTRODUCTION AND AIMS Our knowledge about multiple sclerosis (MS) pathophysiology is still limited. In particular, the role played by inflammation and degeneration in the different disease stages remains not fully understood, even though it has been hypothesized that degenerative features may prevail in the chronic progressive (CP) phase, when patients’ disability is worsening and irreversible. A better understanding of these aspects is of outmost importance for the development of new therapeutic strategies. Among motor neuron disorders, amyotrophic lateral sclerosis (ALS) can be considered a mainly, if not merely, degenerative condition, in which the role played by inflammation is controversial. The present study was, therefore, performed to compare the characteristics of tissue damage and the concomitant immunological profile in patients with CP MS and ALS, using laboratory and magnetic resonance (MR) techniques. The aims were to test the hypothesis that degeneration is the main component underlying disability accumulation in MS and to investigate the correlations between MR-based and laboratory markers of disease activity/ severity, as well as their potential utility as outcome measures of experimental treatment efficacy. RESULTS We completed the planned enrollment of 20 patients with primary progressive (PP) MS, 20 with motor neuron disease (MND) (ALS or primary lateral sclerosis) and 20 healthy controls. As regards immunology, flowcytometry analysis of subjects’ blood samples was performed, to obtain markers of tissue inflammation, degeneration and repair. All subjects underwent MR imaging (MRI) of the brain and cervical cord. Measures of atrophy (normalized tissue volumes) and cortico-spinal tract (CST) / cervical cord integrity (mean diffusivity –MD- and fractional anisotropy –FA) were computed. MD and FA were derived from diffusion-weighted sequences. 20 MRI data analysis revealed the presence of significant CST abnormalities in both PPMS and MND patients. In both groups, average MD and FA values were respectively higher and lower than in controls. In PPMS patients, MD and FA were also abnormal in the cervical cord. Between-patient groups comparisons revealed that CST damage was more pronounced in MND than in PPMS patients (being MD values significantly higher in the former group), while brain grey matter atrophy was significantly greater in MS than in MND patients. No between-patient group differences were found for the other MRI parameters, including white matter atrophy and cervical cord MD/FA. A significant increase of interleukin (IL)-17, IL-22 and interferon (IFN)-gamma producing CD4+, as well as of brainderived neurotrophic factor (BDNF) CD8+ cell percentages was found both in MS and in MND patients. IL-21 -producing CD4+ cell percentage was also significantly higher in MND patients than in controls. An increased percentage of BDNF-producing CD4+ cells was found in MND compared to both controls and MS patients. No relevant correlations were found between all these parameters and the clinical severity of MS and MND, as expressed by disease-specific disability scale scores. Unfortunately, less than 50% of patients completed the neuropsychological assessment in a reliable manner. Thus, the planned analysis of the correlations between MRI/immunological markers and patients’ cognitive profile could not be performed. CONCLUSIONS The results of this study confirm that MS and MND, albeit being both characterised by worsening neurological disability, may have different patterns of tissue damage distribution. Such damage seems to be prevalent in the CST for MND, whereas in MS it mostly affects grey matter too. This finding corroborates the hypothesis that, in MS, grey matter damage plays a pivotal role in the disease pathogenesis and is not merely secondary to white matter disruption. Immunological findings support the hypothesis that, in both MS and MND, inflammation and not only degeneration are acting as pathogenetic mechanisms. The presence of increased BDNF-secreting cells in PPMS and even more in MND patients could be interpreted as an attempt to counterbalance the disease worsening by stimulating reparative processes. This study has produced interesting, albeit preliminary, results, which warrant confirmation from other researcher groups in larger patient samples and in longitudinal studies, mainly to assess whether these measures could be used as paraclinical markers of disease evolution. ................................................................................................................................................. Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Rovaris M, Tortorella P, Laganà M, Saresella M, Clerici M, Marventano I, Mendozzi L, Tronci F, Cavarretta R, Cecconi P, Caputo D. Pathophysiology of tissue damage in progressive multiple sclerosis: an immunological and MRI comparative study vs. motor neuron disease. Congresso Scientifico Annuale FISM, 2011 Tortorella P, Griffanti L, Saresella M, Laganà M, Marventano I, Pinardi G, Corbo M, Lunetta C, Cecconi P, Caputo D, Clerici M, Rovaris M. Pathophysiology of tissue damage in progressive multiple sclerosis: an immunological and MRI comparative study versus motor neuron disease. Multiple Sclerosis Journal 2011; 17 (Supplement 10): S380. Tortorella P, Griffanti L, Saresella M, Laganà M, Marventano I, Pinardi G, Corbo M, Lunetta C, Cecconi P, Caputo D, Clerici M, Rovaris M. Pathophysiology of tissue damage in progressive multiple sclerosis: an immunological and MRI comparative study versus motor neuron disease. Neurological Sciences 2011; 32 (Supplement): S496. Tortorella P, Laganà M, Saresella M, Griffanti L, Marventano I, Pinardi G, Corbo M, Lunetta C, Cecconi P, Caputo D, Clerici M, Rovaris M. Pathophysiology of tissue damage in progressive multiple sclerosis: an immunological and MRI comparative study versus motor neuron disease. Neurology 2012 (Supplement): P3055. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di due anni e l’ammontare di 55.000 € .................................................................................................................................................. 21 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE I correlati di neuroimmagine della riabilitazione cognitiva nei pazienti con sclerosi multipla con sintomi cerebellari Antonio Cerasa Unità di Neuroimmagini, ISN-CNR di Germaneto, Catanzaro Collaboratori Aldo Quattrone, Paola Valentino, Rita Nisticò, Domenico Pirritano, Maria Cecilia Gioia, Carmelina Chiriaco, Paola Perrotta PREMESSE E OBIETTIVI Il presente progetto si è proposto di sviluppare una metodica innovativa per la riabilitazione cognitiva di pazienti affetti da sclerosi multipla ed in particolare di pazienti con forma recidivanti remittenti con segni cerebellari. Visto che questa malattia (ed in particolare le forme cerebellari) è associata con il decadimento delle abilità attentive, il presente progetto aveva come scopo principale quello di sviluppare un modello riabilitativo che fosse specifico ed intensivo per queste facoltà. Per questo motivo sono stati selezionati gruppi di pazienti (con o senza danno cerebellare) che avessero una preponderante compromissione delle abilità attentive i quali sono stati sottoposti sia ad una valutazione neuropsicologica che di risonanza magnetica funzionale, pre e post trattamento. RISULTATI I principali risultati di questo studio indicano che la riabilitazione cognitiva delle abilità attentive produce un effettivo miglioramento, come rilevato in particolare dal test Stroop, ma soprattutto si associa a fenomeni di plasticità neurale rilevati con la risonanza magnetica funzionale in aree criticamente coinvolte in questi processi: cervelletto posteriore e corteccia parietale superiore. Le risorse finanziante dall’AISM sono state in parte utilizzate soprattutto per l’attuazione del protocollo di ricerca relativo alla della risonanza magnetica e per la divulgazione scientifica dei risultati di questo studio in diversi congressi. Non tutti gli obiettivi del lavoro sono stati raggiunti, in quanto non siamo riusciti a raggiungere un numero staticamente valido di pazienti con segni cerebellari i quali ci avrebbero permesso di capire meglio quale ruolo gioca esattamente questa struttura nei fenomeni di recupero funzionale delle abilità attentive. CONCLUSIONI I risultati raggiunti hanno portato ad una fondamentale innovazione scientifica in questo campo di studi e sono stati premiati con una pubblicazione sulla più importante rivista al mondo di neuro riabilitazione: Neurorehabilitation and Neural Repair. Le eventuali ricadute di questo progetto potrebbero essere legate più al medio/lungo termine in vista di uno sviluppo della terapia riabilitativa rimborsata dal servizio sanitario nazionale. Infatti, in maniera simile a quanto previsto oggigiorno per la riabilitazione cognitiva di pazienti affetti da ictus o trauma cranico, anche per pazienti con sclerosi multipla dovrebbe essere contemplata la possibilità di rivolgersi a strutture pubbliche per il recupero di funzioni cognitive importanti per migliorare la qualità della vita di questi pazienti così come il loro inserimento nel mondo lavorativo. Neuroimaging correlates of cognitive rehabilitation in multiple sclerosis patients with cerebellar symptoms INTRODUCTION AND AIMS This project is aimed at developing an innovative method for cognitive rehabilitation of patients suffering from multiple sclerosis and in particular of patients with relapsing-remitting form with cerebellar signs. Since this disease (and in particular the cerebellar form) is associated with deficits of attentional abilities, the aim of this project was to develop a new specific and intensive rehabilitation approach 23 for recovering of these faculties. For this reason, we selected groups of patients (with or without cerebellar damage) that had a predominant impairment of attentional skills which underwent to both neuropsychological and functional neuroimaging examinations, pre-and post-treatment. RESULTS The main results of this study are that the cognitive reha- compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE bilitation of attention abilities produce a real improvement as revealed by the Stroop test, but also is associated with neural plasticity changes detected by functional magnetic resonance imaging in brain regions critically involved in these processes: cerebellum posterior and superior parietal cortex. Founding provided by the AISM were partly used primarily for the implementation of the research protocol within the MRI and for the dissemination of the scientific results of this study in different conferences. Not all objectives have been achieved, as we are not able to reach a statically valid number of patients with cerebellar signs which would enable us to better understand what role is played by cerebellum on the functional recovery of attention abilities. CONCLUSIONS Our results have led to a fundamental scientific advances in this field of study and were rewarded with a publication on the most important scientific journal in the worlds in the field of neuro rehabilitation: Neurorehabilitation and Neural Repair. Any impact of this project could be linked more to the medium / long term since the development of rehabilitation therapy re-founded by the national health service. In fact, in a manner similar to what is expected today for cognitive rehabilitation of patients suffering from stroke or head trauma, even for patients with multiple sclerosis should be contemplated the possibility of contact in public facilities for the recovery of cognitive functions important for improving the quality of life of these patients as well as their integration into the working world. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Cerasa A, Valentino P, Chiriaco C, Pirritano D, Nisticò R, Gioia MC, Trotta M, Del Giudice F, Tallarico T, Rocca F, Augimeri A, Bilotti G, Quattrone A. MR imaging and cognitive correlates of relapsingremitting multiple sclerosis patients with cerebellar symptoms. Journal of Neurology 2013, DOI: 10.1007/s00415-012-6805-y. Cerasa A, Gioia MC, Valentino P, Nisticò R, Chiriaco C, Pirritano D, Tomaiuolo F, Mangone G, Trotta M, Talarico T, Bilotti G, Quattrone A. Computer-assisted cognitive rehabilitation of attention deficits for multiple sclerosis: a randomized trial with fMRI correlates. Neurorehabilitation and Neural Repair 2013, DOI: 10.1177/1545968312465194 Cerasa A, Passamonti L, Valentino P, Nisticò R, Pirritano D, Gioia MC, Mangone G, Chiriaco C, Quattrone A. Cerebellar-Cortical dysfunctions in multiple sclerosis patients with cerebellar signs. Experimental Neurology 2012; 237(2): 418-426 Cerasa A, Bilotta E, Augimeri A, Cherubini A, Pantano P, Zito G, Lanza P, Valentino P, Aldo Quattrone. A Cellular Neural Network methodology for the automated segmentation of Multiple Sclerosis lesions. Journal of Neuroscience Methods 2012; 203(1):193-9. Gioia MC, Cerasa A, Valentino P, Chiriaco C, Pirritano D, Nisticò R, et al Blind Randomized Controlled Study of the Efficacy of Cognitive Rehabilitation in Multiple Sclerosis. Società Italiana di Neurologia (SIN), 22-26 Ottobre, Torino, 2011. Nisticò R, Cerasa A, Valentino P, Pirritano D, Chiriaco C, Gioia MC et al Cortical-Cerebellar dysfunctions in multiple sclerosis patients with cerebellar signs.. Società Italiana di Neurologia (SIN), 22-26 Ottobre, Torino, 2011. Valentino P, Cerasa A; Chiriaco C, Pirritano D, Nisticò R, Gioia MC, et al.Neuroanatomical correlates of relapsing-remitting multiple sclerosis patients with cerebellar symptoms: a VBM study. Società Italiana di Neurologia (SIN), 22-26 Ottobre, Torino, 2011. Cerasa A, Valentino P, Chiriaco C, Pirritano D, Nisticò R, Gioia MC et al. Neuroimaging correlates of cognitive rehabilitation in multiple sclerosis: an intervention for attentional deficits”. Società Italiana di Neurologia (SIN), 22-26 Ottobre, Torino, 2011. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 20.000 € ................................................................................................................................................... 24 La disfagia nella sclerosi multipla: correlazioni cliniche di risonanza e di fibroscopia seguita da riabilitazione Maria Grazia Grasso IRCCS Fondazione S. Lucia, Roma Collaboratori Alessandro Cuccaro, Alessandro Clemenzi, Roberta Beccari Collaborazioni con altri gruppi Claudio Solaro, Dipartimento Testa-Collo, U.O. Neurologia, ASL3, Genova Francesco Patti, Centro Sclerosi Multipla, Dipartimento di Neurologia, Università di Catania, Catania Roberto Bergamaschi, Dipartimento di Neurologia - Istituto Neurologico C. Mondino, Pavia PREMESSE E OBIETTIVI I problemi disfagici, ovvero le difficoltà ad ingoiare cibi e/o liquidi, sono relativamente comuni nella sclerosi multipla (SM) e si stima siano presenti tra il 33% e il 43 % dei casi. La disfagia permanente può iniziare ad essere rilevante nelle persone con moderata disabilità e la prevalenza aumenta con l’aumento della disabilità raggiungendo il 65% nelle persone con più alto grado di disabilità. La diagnosi precoce può essere importante per limitare le conseguenze di questa disfunzione. Infatti, la presenza della disfagia può essere di grande rilevanza, sia compromettendo la qualità della vita sia aumentando il rischio di infezioni polmonari e di malnutrizione, frequente causa di morbilità e morte nella SM. Il sintomo è spesso sottostimato e il suo trattamento è finora limitato solo a centri di alta specializzazione. e rimane ancora senza un’adeguata evidenza scientifica. Scopo della ricerca è stato valutare la frequenza del sintomo disfagia, e costruire un percorso riabilitativo individualizzato in base alle caratteristiche del disturbo. RISULTATI Sono state arruolate 219 persone con SM reclutate da 4 centri italiani, con età media di 50 anni (±11.9) durata di malattia di 15 anni (±10) EDSS (scala che misura la disabilità) di 5.4 (±2,3) Ogni persona è stata sottoposta a valutazione mediante scale cliniche per verificare il grado di disabilità neurologica, la presenza del disturbo disfagico, la personale percezione della fatica e della qualità della vita. È stata inoltre sottoposta a esame di risonanza magnetica per evidenziare correlazioni del danno anatomico con la presenza del disturbo deglutitorio. Per obiettivare il disturbo disfagico è stata utilizzata una valutazione mediante esame con fibroscopia, strumento in grado di osservare dal vivo le diverse disfunzioni della deglutizione. Il disturbo disfagico è stato evidenziato in 61 persone che, in base alla 25 gravità del loro quadro, sono state inserite in un programma individualizzato, previo un periodo di inserimento in lista di attesa. Di queste, 38 sono state sottoposte ad un reale trattamento riabilitativo, mentre le rimanenti 23 hanno ricevuto consigli su come comportarsi quando il disturbo si manifesta. Il terapista ha focalizzato il trattamento osservando la persona durante il pasto, dando consigli sulla consistenza del cibo e sulle posture più idonee da adottare per rendere sicura la deglutizione. Nelle 32 persone trattate con esercizi specifici, il terapista ha operato per aumentare la sensibilità tattile e termica del tratto superiore degli organi deputati alla deglutizione, usando specifiche tecniche per ottimizzare l’attività motoria orale, faringea e laringea, aumentando l’efficienza del riflesso della tosse. In base al grado di gravità della disfagia il numero dei trattamenti è stato variabile tra 3 e 15 sedute. CONCLUSIONI La prevalenza della disfagia nella nostra popolazione è simile a quella stimata in letteratura, confermando l’importanza che il sintomo deve essere attentamente valutato, preso in carico e indirizzato a strategie che permettano un’adeguata alimentazione in condizioni di sicurezza. Dalla nostra casistica appare rilevante che già il counselling informativo possa rappresentare uno strumento per avviare la persona con SM e disfagia lieve ad una deglutizione sicura con una prospettiva di miglioramento della vita. Nelle persone con disfagia più severa diventa invece indispensabile una presa in carico riabilitativa che consenta un’efficacia di trattamento fondato su elementi strumentalmente oggettivabili. compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Dysphagia in multiple sclerosis patients: clinical, MRI and fibroscopy correlation followed by rehabilitation INTRODUCTION AND AIMS Swallowing problems are relatively common in MS people and have been estimated to occur in 33 to 43% of cases. Permanent dysphagia starts in mildly impaired patients and becomes increasingly prevalent as disability increases, reaching 65% in the most severely disabled subjects. Thus, an early diagnosis of dysphagia may limit the consequences of this dysfunction. The impact of dysphagia may be marked, not only reducing the patient’s quality of life but also creating a potential risk of aspiration and consequent bronchopneumonia, a frequent cause of morbidity and death in MS. However, this symptom is sometimes underestimated, with treatment being limited to highly specialized centers; moreover, the role of rehabilitation as a treatment has not yet been fully established. The aims of the study were to evaluate the frequency of dysphagia and to plan an individualised rehabilitative training programme, according to the severity of the symptoms. RESULTS We recruited 219 consecutive patients, with a mean age of 50 (±11.9) years, mean disease duration of 15 (±10) years and a EDSS of 5.4 (±2.3). Every person was evaluated by means of a general and neurological examination as well as scales designed to assess activity, fatigue, quality of life and identify the presence of swallowing difficulties. Furthermore, every patient underwent a brain MRI to evaluate correlations between symptoms and anatomical damage. To objectively evaluate the dysphagic problems, we used the Fiberoptic Endoscopy Evaluation of Swallowing (FEES), a device that assesses swallowing dysfunctions in vivo Dysphagic dysfunctions were found in 63 MS people. According to the severity of dysphagia, the patients were placed on a waiting list to receive rehabilitative training. Thirty-two of these patients underwent the full rehabilitative treatment, whereas the remaining 31 received suggestions on the self-cues they should use when difficulty occurs. The therapist observed the whole feeding session, providing advice on postures, food consistencies and ways of swallowing safely. In addition, the 32 patients who underwent the full treatment were also given advice on how to increase thermal and tactile sensitivity in the upper swallowing tract, using patterns to optimize oral, pharyngeal and/or laryngeal motor activity (oral praxis), and on how to enhance the efficiency of the cough reflex. Patients received from 3 to 15 treatment sessions according to the severity of dysphagia. CONCLUSIONS The prevalence of dysphagia in our population was similar to that estimated in the literature, thus confirming the importance of the presence of this symptom, which needs to be carefully evaluated and treated by means of strategies that ensure a correct and safe food intake. The results of our study suggest that counselling in people with slight dysphagia makes swallowing safer and consequently improves the quality of life in such patients. People with severe dysphagia instead require treatment based on a rehabilitative approach and objective evaluations. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Grasso MG, Cuccaro A, Solaro C, Patti F, Bergamaschi R. Dysphagia in MS: clinical correlation between MR and FEES and following rehabilitation. Neurol Sci 33,suppl October , S 366 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni (prorogato 14 mesi) e l’ammontare di 80.000 € ................................................................................................................................................... 26 Plasticità strutturale in pazienti con SM e atassia: variazioni longitudinali della microarchitettura della sostanza bianca associate con il training propriocettivo Patrizia Pantano Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, Sapienza Università di Roma, Roma Collaboratori Luca Prosperini, Emilia Sbardella, Eytan Raz, Francesca Tona, Nikolas Petsas, Carlo Pozzilli PREMESSE E OBIETTIVI Il deficit dell’equilibrio è frequentemente osservato nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) e rappresenta uno tra i sintomi maggiormente disabilitanti, poiché impatta negativamente sulla mobilità, riduce l’autonomia, espone al rischio di fratture e traumatismi e, in definitiva, compromette la qualità della vita. I meccanismi neuropatologici alla base dei disturbi dell’equilibrio nei pazienti con SM non sono stati ancora completamente delucidati. La compromissione del controllo posturale osservata in queste persone, le quali sono portatrici di un danno esteso e variabile a livello del sistema nervoso centrale (SNC), può essere dovuto a molteplici cause che differiscono da paziente a paziente. Non esistono ad oggi terapie farmacologiche efficaci nel ridurre i disturbi dell’equilibrio; tuttavia, recentemente sono state fornite evidenze cliniche che i pazienti con SM e atassia possano migliorare il loro equilibrio mediante una riabilitazione di tipo visuo-propriocettivo. Nel presente progetto il nostro obiettivo era quello di investigare: (i) la relazione tra deficit di equilibrio, stimato mediante posturografia statica computerizzata, e danno al SNC (encefalo e midollo spinale), valutato mediante tecniche di Risonanza Magnetica (RM) non-convenzionale; (ii) la relazione tra i miglioramenti indotti dalla riabilitazione e le variazioni microstrutturali a livello dell’encefalo e del midollo spinale. RISULTATI Sono stati finora arruolati 50 pazienti con SM e 20 controlli appaiati per sesso ed età. Tutti sono stati sottoposti ad un esame di posturografia statica e a RM con un magnete 3 Tesla. Abbiamo osservato un danno esteso della sostanza bianca e della grigia in 45 pazienti rispetto ai 20 controlli. Nei pazienti, la severità del deficit di equilibrio è risultata associata al danno di alcuni tratti specifici di sostanza bianca (connessioni cerebellari ed emisferiche, ponte, talamo, fibre associative sovratentoriali) e all’atrofia della sostanza grigia del lobo anteriore del cervelletto e del lobulo VIII. In un altro studio, abbiamo osservato che il deficit di equilibrio, valutato ad occhi aperti, era principalmente correlato all’atrofia del verme cerebellare e al cari- 27 co lesionale sui peduncoli cerebellari medi, mentre l’atrofia della corda midollare e il carico lesionale a livello del troncoencefalo risultavano correlati ad un peggiore controllo posturale ad occhi chiusi (privazione visiva). Di conseguenza, questi dati ci forniscono non solo il fondamento anatomico per interpretare il substrato patologico dei disturbi dell’equilibrio, ma anche per capire quali strutture danneggiate dalla malattia potranno essere coinvolte nei miglioramenti indotti dalla riabilitazione. In ultimo, abbiamo dimostrato l’efficacia di un intervento riabilitativo domiciliare mediante Nintendo Wii Balance Board in 36 pazienti con SM. Sebbene si tratti di una piattaforma ludica commerciale, essa è stata recentemente inclusa tra gli strumenti riabilitativi basati su feedback visivo/ realtà virtuale, analogamente agli esercizi visuopropriocettivi. Un sottogruppo di pazienti arruolati in quest’ultimo studio sono stati sottoposti a RM seriate nel tempo con lo scopo di valutare i cambiamenti microstrutturali del SNC indotti dall’esercizio riabilitativo. L’acquisizione e l’analisi dei dati sono ancora in corso. CONCLUSIONI I nostri dati suggeriscono che l’atrofia del cervelletto nei pazienti con SM sia secondaria alla disconnessione della corteccia cerebrale e del midollo spinale, quindi supportando l’ipotesi che l’atrofia nella SM sia un evento secondario alla demielinizzazione. L’individuazione di specifiche strutture del SNC coinvolte nel deficit di equilibrio dovuto alla SM può permettere una migliore selezione del paziente che necessita di strategie riabilitative mirate a ridurre il rischio di cadute a terra accidentali. compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Structural plasticity in MS patients with ataxia: longitudinal changes in brain microarchitecture associated with proprioceptive training INTRODUCTION AND AIMS Balance impairment is frequently observed in patients with multiple sclerosis (MS) and it is one of the most disabling symptoms, since it reduces mobility and independence, leads to falls and injuries, and impacts upon overall quality of life. The neuropathological mechanisms leading to balance impairment in people with MS are not yet well determined. The poor postural control in these persons, who have an extensive and variable damage in central nervous system (CNS), may be due to multifactorial causes that differ from one person to the next. Pharmacological interventions aimed at ameliorating balance disturbances are largely ineffective, while there is recent clinical evidence that patients with MS and suffering from ataxia can improve their balance with visuo-proprioceptive training. In this project, we aimed to investigate: (i) the relationship between imbalance, as estimated by computer-based static posturography, and CNS damage (brain and spinal cord), as detected by non-conventional Magnetic Resonance Imaging (MRI) techniques; (ii) the relationship between training-induced improvements and changes in brain and spinal cord and microarchitecture of the brain and spinal cord. and hemispheres, pons, thalamus, and supratentorial associative bundles, as well as with grey matter atrophy of anterior lobules and lobule VIII of the cerebellum. In another study, we found the balance deficit in eyes open condition as mainly related to cerebellar atrophy and demyelination of middle cerebellar peduncles, while spinal cord atrophy and lesions in the brainstem were the principal contributors of a worse postural control when the visual input was lacking (eyes closed). Therefore, these findings provides us an anatomical framework not only for interpreting the pathological substrate of the balance disorders, but also to detect rehabilitation-related changes in disease-modified brain structures. Lastly, we also demonstrated the effectiveness of a homebased training of balance using the Nintendo Wii Balance Board in 36 patients with MS. Albeit commercial, this game platform has recently been included into the definition of visual feedback/virtual reality training and it works similarly to visuo-proprioceptive training. A subgroup of patients with MS originally enrolled in this latter study underwent also serial MRI scan in order to detect rehabilitation-induced changes also in terms of CNS microstructures. Data acquisition and analysis are still ongoing. RESULTS CONCLUSIONS A total of 50 patients with MS and 20 sex/age-matched healthy volunteers were enrolled up to now. They underwent a static posturography assessment and MRI of brain and spinal cord by a 3 Tesla magnet. We found extensive white and grey matter damage in 45 PwMS when compared to healthy controls. The severity of balance impairment in patients with MS was associated with white matter tract damage, including the cerebellar connections Our findings suggest a cerebellar atrophy in PwMS secondary to disconnection from the cerebral cortex and spinal cord, thus supporting the hypothesis that atrophy in MS could be secondary to demyelination. The detection of specific CNS structures involved in balance deficit due to MS can allow to better select patients requiring specific rehabilitative strategies to reduce the risk of accidental falls. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Prosperini L, Sbardella E, Raz E, Cercignani M, Tona F, Bozzali M, Petsas N, Pozzilli C, Pantano P. White and grey matter damage associated with balance deficit as detected by static posturography in multiple sclerosis. Radiology 2013 (in press) XXVII ECTRIMS congress Amsterdam, Netherlands, 19-22 October 2011 and XLII SIN Turin, Italy, 22-25 October 2011 Prosperini L, Fortuna D, Giannì C, Leonardi L, Marchetti MR, Pozzilli C. Home-based balance training using the Wii Balance Board: a randomized, cross-over pilot study in multiple sclerosis. Neurorehabil Neural Rep 2013 (in press). Oral communication at XVII RIMS congress Hamburg, Germany, 31 May-2 June 2012, and XLIII SIN congress, Rimini, Italy, 6-9 October 2012 Prosperini L, Petsas N, Raz E, Sbardella E, Tona F, Mancinelli CR, Pozzilli C, Pantano P. The contribution of cerebellum and spinal cord atrophy to imbalance in multiple sclerosis. Neurology 2013 (submitted). XXVIII ECTRIMS congress Lion, France, 10-13 October 2012, and SIN Rimini, Italy, 6-9 October 2012 Prosperini L, Sbardella E, Raz E, Cercignani M, Tona F, Bozzali M, Petsas N, Pozzilli C, Pantano P. White and grey matter damage associated with balance deficit as detected by static posturography in multiple sclerosis. Radiology 2013, (in press) Sbardella E, Petsas N, Tona F, Prosperini L, Raz E, Pace G, Pozzilli C, Pantano P. Assessing the correlation between grey and white matter damage with motor and cognitive impairment in Multiple Sclerosis patients. PLoSOne 2013 (under review). Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € ................................................................................................................................................... 28 La stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS) delle aree corticali motorie per il trattamento della fatica nella sclerosi multipla Alberto Priori Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore di Milano e Università degli Studi di Milano, Milano Collaboratori Elio Scarpini, Milena De Riz, Filippo Cogiamanian, Roberta Ferrucci, Matteo Ciocca, Maurizio Vergari PREMESSE E OBIETTIVI La fatica nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) è stata definita come “una mancanza soggettiva di energia mentale e/o fisica in grado di interferire con lo svolgimento delle comuni attività della vita quotidiana”. Nonostante essa costituisca uno dei sintomi più comuni e disabilitanti nei pazienti affetti da SM, la sua fisiopatologia appare tuttora non chiarita. Diverse evidenze suggeriscono tuttavia che, almeno in parte, la fatica sia un disturbo riconducibile ad disfunzione della corteccia motoria. Studi di imaging funzionale hanno mostrato un’alterazione del metabolismo del glucosio nell’area motoria e mediante la stimolazione magnetica transcranica (TMS) è stato possibile dimostrare un’alterazione nei circuiti inibitori della corteccia motoria primaria in pazienti affetti da SM e fatica. La stimolazione cerebrale transcranica con correnti dirette (tDCS) di bassa intensità si è dimostrata in grado di modulare in modo prolungato l’eccitabilità della corteccia cerebrale motoria. In uno studio preliminare condotto su un campione di 12 pazienti con SM e fatica abbiamo dimostrato l’efficacia della stimolazione anodica dell’area motoria primaria (15 minuti/die per 5 giorni consecutivi). I risultati ci hanno suggerito di disegnare un nuovo studio per confermare gli effetti della tDCS anodica in un campione più ampio di pazienti con SM. RISULTATI I nostri risultati dimostrano che la tDCS anodica induce un miglioramento della fatica nel 65% dei pazienti. La stimolazione anodica applicata per cinque giorni consecutivi sull’area motoria induce un miglioramento della fatica di circa il 30%, che non solo si manifesta subito dopo il ciclo di trattamento, ma si mantiene fino ad almeno un mese. Il 47% dei pazienti riporta un lieve miglioramento della fatica anche dopo stimolazione ‘placebo’. CONCLUSIONI La tDCS è una metodica priva di rischi, non invasiva e di basso costo, la dimostrazione di una riduzione dei sintomi di affaticamento nei pazienti affetti da sclerosi multipla aprirebbe la strada ad un utilizzo clinico-terapeutico della stimolazione cerebrale con correnti dirette in un settore in cui la terapia farmacologia appare di non sicura efficacia. Transcranial direct current stimulation (tDCS) of motor areas of the cerebral cortex for the treatment of fatigue in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Fatigue in patients with multiple sclerosis (MS) has been defined as “a subjective lack of physical and/or mental energy that is perceived by the individual or caregiver to interfere with usual and desired activities”. Although fatigue is one of the most common and disabling symptoms of MS, its ethiology and pathophysiology are not understood. Several lines of evidence suggest that it is, at least in part, a cortical phenomenon. Functional imaging study have shown abnormal glucose metabolism in motor cortical area and an impairment of inhibitory circuits in primary motor cortex have been recently demonstrated in MS patients with fatigue 29 using transcranial magnetic stimulation (TMS). Direct currents (DC) delivered through the scalp (transcortical DC stimulation or tDCS) at weak intensities and for long periods induce changes in motor cortical excitability that persist for almost one hour after current offset and depend on current polarity. In a preliminary trial assessing the effect of tDCS in 12 patients with MS we demonstrated that anodal tDCS over the motor cortex (15 minutes/day for five consecutive days) can significantly improve fatigue symptoms. These preliminary study prompted us to design a study investigating the effects of anodal tDCS in a larger sample size of MS patients. compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE RESULTS Our results showed that the fatigue score decreased after anodal tDCS in 65% of the patients. After patients received tDCS for 5 days their fatigue scores in FIS improved by about 20% and the beneficial effects of tDCS persisted 1 month after treatment ended. Few patients (47%) reported some improvements also after sham tDCS. CONCLUSIONS The study of the effect of anodal tDCS of motor cortex in MS patients with symptoms of fatigue opens the possibility of non-pharmacological alternative approaches to the decreased faticability in MS patients. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Ferrucci R, Bocci T, Cogiamanian F, Vergari M, Tomasini E, Ciocca M, De Riz M, Scarpini E, Priori A. Transcranial Direct Current Stimulation (tDCS) for Fatigue in Multiple Sclerosis (under review) Ferrucci R, Cogiamanian F, De Riz M, Ciocca M, Vergari M, Mameli F, Fumagalli M, Scarpini E, Priori A. Transcranial Direct Current Stimulation (tDCS) for fatigue in Multiple Sclerosis Neurological Sciences, 2012, vol 33 – S249. XLIII Congresso della Società Italiana di Neurologia, Rimini 6-9 ottobre 2012. Priori A, Ferrucci R, Mameli F, Rossi L, Barbieri S. - Transcranial Direct Current Stimulation (tDCS) as potential therapeutic tools for neurological and psychiatric disorders. Current Medicinal Chemistry, 2012, vol 19 – SL 111. 4th International Conference on Drug Discovery e Therapy, Dubai 12-15 febbraio 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 1 anno (prorogato di 12 mesi) e l’ammontare di € 40.000 ................................................................................................................................................... 30 Valutazione del trattamento della disfagia associata a sclerosi multipla con stimolazione elettrica periferica del faringe. Studio pilota Domenico Antonio Restivo Unità operativa di Neurologia, P.O. “Nuovo Garibaldi”, Catania Collaboratori Antonino Pavone, Davide Maimone, Maurilio Russo PREMESSE E OBIETTIVI La disfagia è considerate una complicazione della sclerosi multipla (SM) molto severa ed invalidante. La sua prevalenza può essere stimata intorno al 30-40%. Inoltre la polmonite da aspirazione (polmonite ab ingestiis) associata a disfagia è una delle prime cause di morte nei pazienti con SM. Ad oggi non esiste alcun trattamento farmacologico per la disfagia nei pazienti affetti da SM. Recentemente, la stimolazione elettrica del faringe ha dimostrato di essere utile nell’apportare nuovi dati e conoscenze circa i possibili meccanismi con cui agiscono nell’uomo le terapie fisiche riabilitative per la deglutizione. Questi studi hanno dimostrato che le alterazioni corticali cerebrali indotte dallo stimolo elettrico sono correlate con un miglioramento nelle funzioni deglutitorie e ad una riduzione dell’aspirazione nei soggetti con disfagia associate a stroke. La stimolazione faringea a frequenze di 5 Hz per 10 minuti ha prodotto un significativo incremento dell’eccitabiltà cortico-bulbare. L’effetto facilitatorio massimale è occorso 60 e 90 minuti dopo la fine della stimolazione elettrica. Scopo del presente studio è stato quello di valutare, in 20 pazienti con disfagia associate a SM, l’effetto della stimolazione elettrica faringea a 5Hz sulle funzioni deglutitorie studiate mediante videofluroscopia, elettromiografia e scale di valutazione cliniche quali la Penetration/Aspiration Scale (PAS) e la scala di severità della disfagia a 5 punti. RISULTATI Dopo stimolazione vera (gruppo “real”) si è osservato un significativo miglioramento (p < 0.05) di tutti i parametri di outcome, rispetto alla stimolazione fittizia (gruppo “sham”). L’effetto era più evidente al quinto giorno (T1), subito dopo la fine dell’ultima sessione di stimolazione elettrica ed a 2 settimane (T2) dopo la fine, ma manteneva ancora la sua significatività anche a 4 settimane (T3). CONCLUSIONI I risultati di questo studio pilota suggeriscono che la stimolazione elettrica periferica del faringe di breve durata è potenzialmente in grado di migliorare le funzioni deglutitorie. Considerando il vasto impatto della disfagia sulla progressione e sulla severità della malattia e considerando anche l’assoluta carenza di terapie farmacologiche, questo trattamento terapeutico e riabilitativo, in associazione con altri trattamenti riabilitativi e fisici già utilizzati potrebbe rappresentare un utile approccio per trattare un sintomo così grave e disabilitante quale la disfagia associata a SM. Pharyngeal electrical stimulation as a treatment for dysphagia associated with multiple sclerosis: a pilot study INTRODUCTION AND AIMS Dysphagia, is considered a very severe and life-threatening complication of MS. Its prevalence in MS can be attested around 30-40%. Furthermore, the aspiration pneumoniae due to dysphagia is the leading cause of death in MS patients. No specific pharmacological treatment has been reported for dysphagia in MS patients, up to now. Recently, peripheral electrical stimulation has provided some insight into the possible mechanisms by which functional swallowing therapies may work in humans. These studies have also demonstrated that 31 stimulus-induced cortical changes are correlated with measurable improvement in swallowing physiology and reduced aspiration. Pharyngeal stimulation at 5 Hz for 10 min produced a significant excitatory effect on corticobulbar excitability. Maximal facilitation occurred at 60 sand 90 min after the end of electrical pharyngeal stimulation. The aim of this study was to assess the efficacy and effects of 5 Hz pharyngeal electrical stimulation, as compared to sham stimulation, on swallowing functions in 20 dysphagic MS patients, measured by videofluoro- compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE scopic, electromyographic, and clinical evaluations represented by the Penetration/Aspiration Scale (PAS) and by the 5-point dysphagia severity scale. RESULTS A significant (p < 0.05) improvement was observed in “real” as compared to “sham” group in all the outcome measures. The effect was stronger at day 5 (T1), immediately after the last session of electrical stimulation, at two (T2) weeks, but still persisted at 4 weeks (T3). CONCLUSIONS The results of this pilot study suggest that short-term peripheral pharyngeal electrical stimulation is potentially capable of improving swallowing functions. Considering the large impact of dysphagia on the disease progression and severity, and considering also the complete lack of pharmacological treatment, this technique, in association with physical/rehabilitation, may represent an useful approach to treat this very disabling and troublesome symptom. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Restivo DA, Casabona A, Centonze D, Marchese-Ragona R, Maimone D, Pavone A. Pharyngeal electrical stimulation for dysphagia associated with multiple sclerosis: A pilot study. Brain Stimul. 2012 Sep 23. doi:pii: S1935-861X(12)00155-6. 10.1016/j.brs.2012.09.001 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di euro 20.000 ................................................................................................................................................... 32 Effetti di un training dell’abilità di integrazione sensori-motoria sui disturbi dell’equilibrio in pazienti affetti da sclerosi multipla Nicola Smania Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva, U.S.O Riabilitazione Neurologica, Policlinico GB Rossi Borgo Roma, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Verona Collaboratori Maria Donata Benedetti, Marialuisa Gandolfi, Alberto Gajofatto, Christian Geroin, Daniele Munari, Alessandro Picelli PREMESSE E OBIETTIVI I disturbi dell’equilibrio rappresentano una delle maggiori cause di disabilità nei pazienti con sclerosi multipla (SM). Essi espongono al rischio di cadute e contribuiscono ad instaurare la cosiddetta “paura delle cadute”, circolo vizioso che porta ad una progressiva riduzione dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana e della vita sociale. I disturbi di equilibrio nella SM sono determinati, oltre che da deficit primitivi delle funzioni sensoriali e motorie, da deficit centrali delle funzioni di integrazione sensori-motoria rilevanti per il controllo posturale sia in condizioni statiche che durante la deambulazione. Allo stato attuale i dati provenienti dalla ricerca sulla riabilitazione dell’equilibrio nei pazienti con SM sono scarsi. È riportato, infatti, un solo studio pilota che mostra come un training riabilitativo finalizzato a migliorare le capacità d’integrazione sensori-motoria nel corso di esercizi di controllo posturale possa affinare l’equilibrio in pazienti con SM. In virtù di ciò e unitamente al fatto che i trattamenti farmacologici normalmente non migliorano la stabilità posturale, sono necessari altri studi scientifici. Lo scopo del presente progetto di ricerca è stato quello di valutare gli effetti di un trattamento riabilitativo sperimentale, costituito da specifici esercizi di equilibrio eseguiti in diverse condizioni di conflitto sensoriale (i.e. diverse superfici, occhi aperti, chiusi), sulle capacità di mantenere la stabilità posturale durante attività in stazione eretta, durante la deambulazione, sul numero di cadute, sulla fatica e sulla qualità di vita dei pazienti con SM. I pazienti sono stati randomizzati in 2 gruppi. Un gruppo ha eseguito un training riabilitativo costituito da esercizi specifici per sollecitare l’equilibrio in diverse condizioni di conflitto sensoriale (trattamento “sperimentale”). Un gruppo ha eseguito un trattamento riabilitativo neuromotorio “convenzionale”. Entrambi i gruppi hanno effettuato trattamenti riabilitativi individuali (3 sedute/ settimana; 15 sedute totali di 50 minuti ciascuna) per 5 settimane consecutive. Ogni paziente è stato valutato prima, alla fine e dopo un mese dalla conclusione del trattamento con i seguenti strumenti di valutazione clinica e strumentale specifici per i disturbi della stabilità posturale sia in condizioni statiche che durante la deambulazione: Berg Balance Scale, Activities-specific Balance Confidence Scale, Fatigue Severity Scale, numero di cadute, Multiple Sclerosis Quality Of Life (MSQOL)-54, Sensory Organization Balance Test, GAITRite® System e pedana stabilometrica. 33 RISULTATI Sono stati arruolati nello studio 80 pazienti affetti da SM recidivante remittente (Età: 30-60 anni; EDSS:1.5-6.0). Trentanove pazienti sono stati assegnati al trattamento “sperimentale” e quarantuno al trattamento “convenzionale”. 68 pazienti, 32 nel gruppo sperimentale e 36 nel gruppo convenzionale, hanno completato lo studio. Prima del trattamento, non vi erano differenze significative tra i gruppi alla Berg Balance Scale e alla Activities-Specific Balance Confidence Scale. Dopo il trattamento (5 settimane) il gruppo che ha eseguito il trattamento “sperimentale” ha mostrato rispetto al gruppo “convenzionale” una rilevante riduzione dei disturbi dell’equilibrio valutati alla Berg Balance Scale (p=.001) e alla Activities-specific Balance Confidence Scale (p=.033), una riduzione della fatica (P=.026), un miglioramento della performance in compiti che richiedono integrazione sensori-motoria valutati al Sensory Organization Balance Test sia su superfici stabili (occhi chiusi e Dome) che complianti (occhi aperti e chiusi) (P<0.05), un aumento della velocità del cammino (P=.026), una riduzione della larghezza della base di appoggio (P=.027) e della durata della fase di doppio appoggio (P=.05) del passo. Questi effetti sono stati mantenuti a distanza di 1 mese dalla fine del trattamento. Inoltre, sono stati ottenuti effetti in favore del trattamento “sperimentale”, anche se non statisticamente significativi, per quanto riguarda il numero delle cadute e la qualità della vita. CONCLUSIONI I disturbi dell’equilibrio sono molto frequenti nei pazienti con SM e contribuiscono a rendere insicuro il mantenimento della stazione eretta, il cammino e aumentano il rischio di cadute. Con ciò i disturbi dell’equilibrio riducono l’autonomia nelle attività della vita quotidiana e la qualità di vita dei pazienti con SM. La nostra ricerca ha mostrato l’efficacia di un training specifico finalizzato a migliorare le capacità di integrazione sensori-motoria nel migliorare tutti questi aspetti e ha fornito importanti spunti per la comprensione dei meccanismi di recupero di tali disturbi in pazienti con SM. I risultati sono avvalorati da importanti aspetti metodologici quali l’ampia casistica, le procedure di randomizzazione e l’effettuazione di specifiche valutazioni sia cliniche sia strumentali. compendio 2013 compendio 2013 QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Effects of sensori-motor integration balance training on balance disturbances in patients with multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Balance impairment is one of the primary causes of disability in people with multiple sclerosis (MS). It increases the risk of falls and contributes to the development of fear of falling, a vicious cycle that leads to a progressive limitation in activities of daily living. Balance impairment may be caused by motor and sensorial deficits as well as sensori-motor integration deficits. Despite its negative effects, literature regarding its rehabilitation is very scant. To our knowledge only two studies have been published on MS balance rehabilitation. The first paper described case reports on MS balance rehabilitation using the Bobath approach. The second paper performed a preliminary randomized controlled study describing the effectiveness of restoring balance control and reducing risk of falling using a specific training program aimed at improving sensori-motor integration in people with MS. Considering the several limitations of this study, further trials are warranted to assess the usefulness of specific sensory-motor training on balance impairment. The aim of this randomized controlled clinical trial was to evaluate whether a training program consisting of exercises performed under different sensory conflict conditions can lead to an improvement in postural stability in patients with MS. This in turn might lead to an improvement in walking ability, independence in activities of daily living and quality of life in people with MS. Patients were allocated into 2 groups, according to a randomization design. The experimental group (EG) underwent a specific training program aimed at increasing balance ability in several sensory conflict conditions. The training program consisted of fifteen sessions of 50 minute each, over a 5-week period (3 sessions/ week). The control group (CG) underwent conventional neurorehabilitation treatment following the same pattern of sessions as the study group. At recruitment, after treatment (5 weeks) and at the follow-up (1 month), each patient was tested with the following clinical and instrumental procedures: Berg Balance Scale, Activities-specific Balance Confidence Scale, Fatigue Severity Scale, Number of Falls, Sensory Organization Balance Test (SOT), Multiple Sclerosis Quality Of Life (MSQOL)-54 instrument, GAITRite® System and platform stabilometry. 34 RESULTS Eighty outpatients with relapsing remitting MS (Age: 30-60 years; EDSS:1.5-6.0) were randomly assigned to an experimental (EG=39) or control group (CG=41). Sixty-eight patients, 32 patients in the EG and 36 in the CG, completed the study. Before treatment, no significant differences were found between groups in regards to the Berg Balance Scale and Activities-specific Balance Confidence Scale. After treatment, the EG training was more effective than the CG training in reducing balance disorders, as demonstrated by significant improvements in the Berg Balance Scale (P=.001), Activities-specific Balance Confidence Scale (P=.033), Fatigue Severity Scale (P=.026), SOT stabile surface-eye closed and Dome conditions, SOT compliant surface-Eye open and eye closed conditions (P<.05), gait speed (P=.026), heel to heel base of support (P=.027) and double support time (P=.05). Effects were maintained 1 month after treatment. Moreover, between groups differences were found in favor of the experimental training in the MSQOL-54 PHC, MSQOL-54 and falls, however not significant. CONCLUSIONS Balance impairment is a common and very disabling disturbance in people with MS. It contributes to deteriorate upright stance and gait performance, thus increasing the risk of falls, decreasing independence in activities of daily living and quality of life. Our research showed that a specific training aimed at increasing sensori-motor integration under different sensory-motor conflict conditions during balance may reduce balance impairments and improve mobility in patients with MS, contributing new and important findings about the effectiveness of rehabilitation at improving balance disorders, as well as knowledge about the mechanisms of recovery of such disorders. These results are supported by important methodological aspects such as the large sample size, the randomization procedures and assessments that included both clinical and instrumental procedures. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Gandolfi M, Munari D, Geroin C, Midiri A, Ianes P, Sanzogni M, Fontana C, Picelli A, Ceriani E, Gajofatto A, Benedetti MD, Waldner A, Smania N. Sensorimotor training for balance disorders in patients with multiple sclerosis. Submitted to Neurology. Munari D, Ceriani E, Fontana C, Casarotto M, Benedetti MD, Fiaschi A, Gandolfi M, Smania N. Effects of sensori-motor integration training on balance impairment in patients with multiple sclerosis. XXXVII National Congress S.I.M.F.E.R, Venice 23-27 May 2010. Eur J Phys Rehabil Med. 2010 Jun;46(Suppl.1 to N.2 ): p. 52. ISSN: 1973-9087 Geroin C, Gandolfi M, Midiri A, Munari D, Picelli A, Gajofatto A, Benedetti MD Smania N. Effects of sensori-motor integration training on balance disorders in patients with multiple sclerosis. Congresso Scientifico Annuale FISM 2012 Midiri A, Munari D, Gandolfi M, Geroin C, Sanzogni M, Ceriani E, Picelli A, Gajofatto A, Benedetti MD, Fiaschi A, Smania N.. Effetti di un training di integrazione sensori – motoria sui disturbi dell’equilibrio in pazienti con sclerosi multipla: uno studio randomizzato controllato. XII Congresso Nazionale Società Italiana Riabilitazione Neurologica S.I.R.N., Milano, 3-5 Maggio 2012. Gandolfi M, Geroin C, Munari D, Midiri A, Berto G, Sanzogni M, Picelli A, Ceriani E, Gajofatto A, Benedetti MD, Fiaschi Antonio, Smania Nicola. Effectiveness of a sensorimotor integration training on balance disorders in patients with multiple sclerosis: a randomized controlled trial. 9th Mediterranean Congress of Physical and Rehabilitation Medicine - 40° National Congress SIMFER. Sorrento 21-25 October 2012. Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa 2012 Agosto-Dicembre; 26 (2-3): p. 201. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 70.000 € .................................................................................................................................................. 35 BIOMARCATORI Il ruolo di Gas6 e dei suoi recettori nella sclerosi multipla: studio clinico e biologico Gian Carlo Avanzi Dipartimento di Medicina Traslazionale, Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Novara Collaboratori Sainaghi Pier Paolo, Alciato Federica, Ranza Elena, Leone Maurizio PREMESSE E OBIETTIVI Gas6 è una proteina coinvolta nella regolazione della risposta immune e ha un effetto protettivo su differenti popolazioni neuronali. In modelli animali di sclerosi multipla (SM), i topi privi di Gas6 mostravano una peggior prognosi. Abbiamo ipotizzato che il sistema Ga6/recettori possa avere un ruolo chiave nella patogenesi della SM. Lo scopo del progetto è stato di misurare le concentrazioni di Gas6 e dei suoi recettori solubili Axl, Mer e Tyro3, nel liquor e nel plasma di persone con SM e correlarle con le caratteristiche cliniche della malattia. RISULTATI Abbiamo valutato persone al primo attacco di SM recidivante remittente e controlli. Abbiamo dimostrato che la concentrazione di Gas6 nel liquor, ma non nel plasma, è più alta in caso di attacchi più brevi, quando vengono coinvolti meno sistemi funzionali e quando l’EDSS si mantiene più basso. Al contrario la concentrazione liquorale di Gas6 non è correlata con il grado di recupero dopo un attacco. Le concentrazioni di Axl e Tyro3 solubili non risultano correlate alle caratteristiche dell’attacco e all’evoluzione di malattia. Anche la concentrazione di sMer non è correlata alle caratteristiche della ricaduta ma risulta correlata ad un maggior numero di ricadute annuali sia nel liquor (maggiore) che nel plasma (minore). CONCLUSIONI I nostri dati suggeriscono il coinvolgimento di Gas6 nel controllo della risposta autoimmune alla mielina e la misurazione della sua concentrazione potrebbe essere utile per predire l’evoluzione di un attacco ma non lo sviluppo della malattia. Inoltre la concentrazione di sMer sia plasmatica che liquorale è correlata con la frequenza degli attacchi quindi, seppur con le limitazioni dello studio condotto, potrebbe essere utile come predittore di progressione della malattia. Il progetto incrementa le conoscenze riguardo alla patogenesi della SM studiando il sistema Gas6/recettori come nuovi fattori prognostici o come target per nuovi trattamenti. A tale proposito la misurazione della concentrazione plasmatica di sMer potrebbe dare al neurologo utili informazioni riguardo alla progressione della patologia, mentre la valutazione di Gas6 può aiutare nell’identificazione delle caratteristiche del singolo attacco. Inoltre, il nostro studio fornisce nuove conoscenze riguardo la regolazione dell’omeostasi del sistema immunitario per quanto riguarda la risposta innata e probabilmente potrebbe aprire nuove prospettive per l’intervento terapeutico nella SM. L’applicazione pratica alla terapia richiede ancora studi. In particolare nel prossimo futuro intendiamo dimostrare come il dosaggio plasmatico di Gas6 e recettori solubili possa essere utile come predittore di risposta alla terapia con interferone. The role of Gas6/TRK receptors in multiple sclerosis: a patient and biological study INTRODUCTION AND AIMS Gas6 is a protein involved in the control of immune response and has a protective effect on different neuronal populations. On multiple sclerosis (MS) animal model, mice without Gas6 resulted to have a worst prognosis. So we evaluated if the Gas6/receptor system could play a role in MS pathogenesis. Therefore, the aim of the project was to measure the concentrations of Gas6 and its soluble receptor Axl, Mer 37 and Tyro3 in CSF and plasma of MS persons and to relate them with clinical features of the disease. RESULTS We considered patients with first attacks of relapsing remitting-MS and controls. We demonstrated that CSF Gas6, but not plasma concentration, was higher in shorter relapses, in relapses with less FS involved and when EDSS is lower. Conversely, CSF Gas6 did not vary ac- compendio 2013 compendio 2013 BIOMARCATORI cording to the completeness of recovery. Soluble Axl and Tyro3 concentration in CSF or plasma did not vary according to relapse features or disease evolution. Also sMer mean concentration did not differ according to relapse features; however its concentration was different according to a major number of annualized relapse rate either in CSF (higher) and in plasma (lower). CONCLUSIONS These data suggest a role of Gas6 protein in limiting the acute autoimmune aggression to myelin and its measurement can be useful to predict relapse evolution but not the course of the disease. Additionally, sMer concentrations both in CSF and plasma were related to the frequency of relapses; with the limitation of this preliminary study, we propose that sMer may therefore be useful as a predictor of disease progression. The project increases the knowledge of MS pathogenesis studying the Gas6/receptor system in patients as new prognostic factors or targets for new treatments. The measurement of plasma sMer concentration could give useful informations for the neurologist about the MS progression. Moreover Gas6 evaluation could help the specialist in predict relapse evolution. The involvement of Gas6/TAM system in MS provides new insight on the regulatory mechanisms of inflammation in central nervous system opening new perspectives for therapeutic interventions in MS. The proximity to cure need further investigations. In particular in the next future we would like to show how the plasmatic assay of Gas6 and sTAM could be useful as predictor of response to interferon treatment. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Sainaghi PP, Collimedaglia L, Alciato F, Molinari R, Ranza E, Naldi P, Monaco F, Leone MA, Avanzi GC Growth Arrest Specific Protein 6 (Gas6) concentration in cerebrospinal fluid correlates with relapse severity in multiple sclerosis patients. (submitted) Alciato F, Ranza E., Sainaghi PP, Leone M, Avanzi GC. Il ruolo di Gas6 e dei suoi recettori nella sclerosi multipla: studio clinico e biologico. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 25-26 maggio 2011 Ranza E, Alciato F, Sainaghi PP, Leone M, Avanzi GC. Il ruolo di Gas6 e dei suoi recettori nella sclerosi multipla: studio clinico e biologico. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 30-31 maggio 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di un anno e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 38 Profilo di espressione genica delle cellule mononucleate del sangue periferico: identificazione di potenziali marcatori molecolari per la sclerosi multipla Marco Di Dario Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE)-Dibit2- Istituto San Raffaele, Milano Mentore Cinthia Farina PREMESSE E OBIETTIVI Il programma di formazione è inserito nel contesto di uno studio di transcrittomica (che studia l’insieme degli RNA messaggeri di una cellula) nella sclerosi multipla (SM). Abbiamo valutato l’espressione genica nelle cellule mononucleate periferiche del sangue (PBMC) di pazienti affetti da SM e controlli sani nel contesto di uno studio di genere. Per ridurre la variabilità, abbiamo incluso solo i pazienti con decorso clinico di sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR), non sottoposti a trattamenti immunomodulatori e con assenza di altri disturbi infiammatori acuti o cronici. Lo scopo di questo programma di formazione è stato quello di acquisire nuove competenze nel campo della biologia molecolare, dell’immunologia e biologia cellulare. Inoltre, ho avuto modo di affrontare diversi problemi connessi a studi clinici, come ad esempio la definizione dei criteri di inclusione dei pazienti o l’accurata preparazione del campione. RISULTATI Questa borsa di studio di mi ha dato l’opportunità di contribuire a uno studio recentemente pubblicato su Journal of Autoimmunity. Durante i due anni del programma di addestramento ho avuto la possibilità di comprendere e affrontare le principali questioni e problematiche legate agli studi microarray di profili di espressione genica e ho lavorato nel contesto di uno studio di trascrittomica nella SM. Prima di tutto ho avuto a che fare con le diverse problematiche relative ad uno studio clinico, come la definizione dei criteri di inclusione dei pazienti o l’accurato procedimento di preparazione del campione. Ho collaborato con i neurologi, al fine di raccogliere dati clinici e radiologici, verificare i criteri di inclusione, pianificare le visite ambulatoriali e i prelievi di sangue. Inoltre, mi sono occupato dell’isolamento di PBMC mediante gradiente di Ficoll; quindi della conseguente estrazione di RNA tramite fenolo / cloroformio e, infine, dei controlli di qualità dell’RNA. Ho, inoltre, acquisito nuove competenze tecniche nel campo della biologia molecolare, come la PCR real-time (qRT-PCR) e della biologia cellulare. Ho avuto anche l’opportunità di studiare il modello animale della malattia, infatti ho acquisito le competenze necessarie per indurre l’Encefalite Sperimentale Autoimmune, (ESA) in topi C57/BL6 e per l’interpretazione dei dati. Infine, ho imparato ad ese- 39 guire la citometria a flusso utilizzando lo strumento e il relativo software per l’analisi dei dati. Per quanto riguarda il progetto, abbiamo effettuato uno studio di microarray sui profili di espressione genica di PBMC derivati da pazienti con SMRR e controlli. Inizialmente abbiamo osservato una certa variabilità tra i gruppi dei pazienti con SM e dei controlli sani quando generati senza tener conto della differenza di genere. Al contrario, tenendo conto di questo fattore, l’analisi ha portato a risultati che esibivano una significativa riduzione della variabilità. Utilizzando metodi statistici per massimizzare il numero delle differenze esistenti tra i generi, circa il 10% dei geni filtrati risultano sesso-specifici nella popolazione sana, mentre solo il 2% in soggetti con SM. Inoltre, solo una minima parte dei geni sessospecifici in pazienti con SM erano geni naturalmente preesistenti. Questi dati dimostrano chiaramente che la SM è associata ad una mancata regolazione nei geni sessospecifici. Per questo motivo, è stato applicato un approccio di genere per la selezione dei geni differentemente espressi (DEG) nella SM. L’applicazione di metodi statistici più stringenti ha permesso di identificare profili in grado di classificare una seconda popolazione indipendente di SM. Inoltre, abbiamo validato l’espressione di alcuni DEG in maschi e femmine con SM, mediante real-time PCR. Le analisi globali di cluster unsupervised su 60 soggetti hanno mostrato che 29/31 persone di sesso femminile e 27/29 persone di sesso maschile erano correttamente identificate. In particolare, la SM era associata a profili di espressione distinti in donne e uomini che però avevano in comune alcune funzioni molecolari, processi biologici e interattori. In particolare meccanismi di controllo epigenetico sono apparsi come tema principale comune nella malattia. Inoltre, l’analisi in silico ha indicato che le differenze di espressione genica nelle donne e uomini con SM dipendevano dal fattore di trascrizione SP1. Studi in vitro e in vivo nell’ESA hanno supportato l’ipotesi che la trascrizione del gene SP1 sostiene la neuro infiammazione. Così, un approccio di genere con la ridotta eterogeneità e l’identificazione delle reti molecolari e funzionali ha portato con successo alla scoperta di differenze, ma anche di punti comuni associati alla SM in uomini e donne permettendo di far luce su un processo pato- compendio 2013 compendio 2013 BIOMARCATORI genetico nuovo nella neuro infiammazione. CONCLUSIONI Il nostro studio ha dimostrato che set di geni distinti in uomini e donne con SM, hanno in comune funzioni biologiche e molecolari, nonché interattori. Temi legati all’epigenetica sono predominanti in entrambi i sessi e nell’interattoma comune (la rete composta da tutte le possibili interazioni fisiche proteina-proteina che avvengono naturalmente in una cellula o in un organismo), suggerendo che potrebbero dare forma e/o sostenere processi patogenetici nella SM. Noi crediamo che, a causa delle differenze biologiche tra maschi e femmine, le future strategie volte ad acquisire nuove informazioni sulla malattia debbano tener conto di queste differenze. Gene expression profiling of peripheral blood mononuclear cells: identification of potential biomarker for multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS This training program is inserted in the context of a large transcriptome study in multiple sclerosis (MS).We investigated the contribution of gender to global gene expression in peripheral blood mononuclear cells (PBMC) from MS patients and healthy controls. To reduce variability, we included only patients with the relapsing-remitting clinical course (RRMS), free from immunomodulatory treatments and any other acute or chronic inflammatory disorders. Aim of this training program was to acquire new skills in molecular biology, immunology and cell biology. Further, it included dealing with several issues related to clinical studies, such as definition of the inclusion criteria of patients or accurate sample processing. RESULTS This training fellowship gave me the opportunity to contribute to a study which was recently published in the Journal of Autoimmunity (May-2012 issue). During the 2 years of the training program I had the possibility to understand and address the main issues and problems related to microarray-based gene expression profiling studies. In fact, during these two years, I worked in the context of a large transcriptome study in MS. First of all I had to deal with several issues related to a clinical study, such as definition of the inclusion criteria of patients or accurate sample processing. I have collaborate with the neurologists in order to collect clinical and radiological data, verify our inclusion criteria, plan the outpatients’ visits and blood drawings. Further I was in charge of peripheral blood mononuclear cells (PBMC) isolation from whole blood by Ficoll gradient, then of RNA extraction by phenol/ chloroform steps and finally of RNA quality controls. Moreover, I acquired new technical skills in molecular biology such as quantitative polymerase chain reaction (qRT-PCR) and cellular biology. In addition, I had 40 the opportunity to deal with the animal model of the disease. In fact I acquired the necessary expertise to induce EAE in C57/BL6 mice and data interpretation. Finally, I learnt performing flow cytometry by using the instrument and the relative software for data analysis. Regarding the project, we performed microarraybased gene expression profiling on PBMC derived from RRMS patients and healthy controls. We observed high heterogeneity in the diseased and control groups when gene lists were generated without taking into account the gender factor. On the contrary, gender-based case-control comparisons led to gene lists which exhibited a significant reduction in the variability. Using statistics methods to maximize the number of differences existing in blood between genders, about 10% of the filtered genes resulted sex-specific in the healthy population, while only 2% in MS subjects. In addition, only a minor part of the MS sex-specific genes were natural, pre-existing sexspecific genes. These data clearly demonstrated that MS pathology is associated with deregulation in sex-specific genes. For this reason, we applied a gender-based approach for selection of differentially expressed genes (DEG) in MS. Application of stringent statistics defined gender-based signatures which classified a second independent MS population with high precision. Moreover, we validated the differential expression of some MS female and male DEG by real-time PCR. The global unsupervised cluster analyses for 60 subjects showed that 29/31 female and 27/29 male samples were properly identified. Notably, MS was associated in women and in men with distinct gene signatures which however shared several molecular functions, biological processes and interactors. Issues regarding epigenetic control of gene expression appeared as the main common theme for disease. Additionally, in silico analyses predicted that the differential expressions in MS women and men were depending on the transcription factor SP1. In vitro and in vivo studies in EAE supported the hypothesis that SP1 dependent gene transcription sustains neuroinflammation. Thus, the gender-based approach with its reduced heterogeneity and the systems biology tools with the identification of the molecular and functional networks successfully uncovered the differences but also the commonalities associated to MS in women and men and shed light on a new pathogenic process in neuroinflammation. CONCLUSIONS Our study demonstrated that the distinct MS male and female genesets shared biological and molecular functions as well as interactors. Themes related to epigenetics were predominant in both female and male MS signatures and in the shared interactome, suggesting they might give shape to and/or sustain pathogenic processes in multiple sclerosis. We believe that due to objective differences in the biology between males and females, future strategies aiming at acquiring new information on the disease must take these differences into account. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Menon R, Di Dario M , Cordiglieri C, Musio S, La Mantia L, Milanese C, Di Stefano AL, Crabbio M, Franciotta D, Bergamaschi R, Pedotti R, Medico E, Farina C. Gender-based blood transcriptomes and interactomes in multiple sclerosis: involvement of SP1 dependent gene transcription. J. Autoimmun. 2012 May;38(2-3) J144-55 Menon R, Di Dario M , Cordiglieri C, Musio S, La Mantia L, Milanese C, Di Stefano AL, Crabbio M, Franciotta D, Bergamaschi R, Pedotti R, Medico E, Farina C. Systems biology of gender-based blood transcriptomes unraveles a role for SP1 dependent gene transcription in multiple sclerosis Congress and place of the meeting: 11th International Congress of Neuroimmunology, Boston (Massachussets, USA), 4th-8th November 2012 Di Dario M, Menon R, Cordiglieri C, Musio S, La Mantia L, Milanese C, Di Stefano AL, Crabbio M, Franciotta D, Mantegazza R, Bergamaschi R, Pedotti R, Medico E, Farina C. Gene expression profiling of peripheral blood mononuclear cells: identification of potential biomarkers for Multiple Sclerosis. Congresso Scientifico Annuale FISM, Maggio 30-31, Roma Di Dario M, Menon R, La Mantia L, Milanese C, Di Stefano AL, Crabbio M, Franciotta D, Mantegazza R, Bergamaschi R, Medico E, Farina C. Systems biology applied to gender-based casecontrol transcriptomics in multiple sclerosis highlights cohesive processes and Interactomes despite sexual dimorphism. Congresso Scientifico Annuale FISM, Maggio 25-26, Roma (May 2011). Menon R, Di Dario M, La Mantia L, Milanese C, Di Stefano AL, Crabbio M, Franciotta D, Mantegazza R, Bergamaschi R, Medico E, Farina C. Gender-based systems biology in multiple sclerosis unravels distinct blood gene signatures but common epigenetic facets. 10th ISNI Congress (Sitges,Spain) October 26-30, 2010. Di Dario M. Gene expression profiling of peripheral blood mononuclear cells: identification of potential biomarkers for multiple sclerosis. Congresso Scientifico Annuale FISM, Maggio, 26-27 Maggio,Roma Farina C, Di Dario ., Di Stefano AL, Ballerini C, Biagioli T, Franciotta D, Mantegazza R, Confalonieri P, Massacesi L, Bergamaschi R, La Mantia ., Milanese C, Medico E. Blood gene signatures in clinically isolated syndromes and Multiple Sclerosis. 60th Annual Meeting of the American Academy of Neurology, 12 – 19 April Chicago 2008 Borsa di studio finanziata con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 36.000 € ................................................................................................................................................... 41 Analisi di parametri mitocondriali in oligodendrociti durante condizioni pro-infiammatorie Simone Patergnani Dipartimento di morfologia, chirurgia e medicina sperimentale - Università di Ferrara, Ferrara Mentore Paolo Pinton PREMESSE E OBIETTIVI determini una robusta produzione di O2-. Indagando riguardo i livelli proteici dei complessi della mETC, abbiamo verificato che OPCs trattati con TNFα presentano livelli ridotti della sub unità NDUFB8 del complesso-I della mETC; inoltre, questa regolazione negativa è riscontrata anche in OPCs trattati con TNFα ed indotte al differenziamento. Per correlare ulteriormente difetti nel differenziamento degli OPCs ad alterazioni del metabolismo mitocondriale, abbiamo sottoposto gli OPCs a trattamenti con disaccoppianti della catena respiratoria. Come risultato, questi trattamenti (capaci di modulare negativamente i livelli di Ψm, calcio e ROS) determinano effetti sul differenziamento oligodendrocitario speculari a quelli riscontrati in seguito ad esposizione con TNFα. Per estendere queste scoperte a un sistema più “fisiologico”, abbiamo ripetuto i medesimi esperimenti in colture di glia-mista (in cui gli OPCs vengono fatti crescere su uno strato di cellule di astrociti). Anche in questo sistema cellulare, il TNFα determina un’alterazione della fisiologia mitocondriale e una conseguente alterazione del differenziamento degli OPCs. Inoltre, per rafforzare la nostra ipotesi, attraverso saggi di mielinizzazione, in cui gli OPCs vengono co-coltivati insieme a neuroni cresciuti su uno strato di astrociti, è stato osservato come il trattamento con TNFα determini una forte riduzione della quota di mielina intorno all’assone. Negli ultimi anni è stato dimostrato che il tumor necrosis factor alpha (TNFα) è una delle citochine principali nell’eziologia della sclerosi multipla (SM). Infatti, i livelli di questa citochina sono direttamente correlati alla progressione della malattia e alterano la normale fisiologia degli oligodendrociti. Il target finale di questo progetto prevede di indagare l’ipotesi che un’alterazione del processo di differenziamento delle cellule oligodendrocitarie (OPCs) sia causato dal TNFα e correlato ad un’alterazione della normale omeostasi dei mitocondri. RISULTATI Una prima analisi ha permesso di osservare che bassi livelli di TNFα bloccano il differenziamento degli OPCs: in seguito ad esposizione del TNFα, abbiamo, infatti, osservato un aumento di cellule NG2+ (OPCs) e un abbassamento di cellule O4+ e MBP+ (cellule oligodendrocitarie mature), senza riscontrare alterazioni nei livelli di apoptosi. Partendo da questa osservazione, abbiamo indagato su un eventuale effetto del TNFα a livello mitocondriale. Prima di tutto, è stata riscontrata una riduzione significativa dei livelli di calcio esclusivamente nel distretto mitocondriale. Successivamente, abbiamo misurato i parametri direttamente coinvolti nell’omeostasi del calcio mitocondriale, il potenziale di membrana mitocondriale (Ψm) e i livelli di frammentazione della rete mitocondriale. Abbiamo così riscontrato che in seguito ad esposizione a TNFα, i mitocondri degli OPCs non presentavano alcuna alterazione a livello della rete mitocondriale, bensì una forte riduzione dei livelli di Ψm. È riportato in diversi studi che modificazioni del Ψm sono spesso correlate ad alterazioni del metabolismo delle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Per ottenere informazioni sul metabolismo dei ROS negli OPCs, abbiamo misurato i livelli di O2- (mediante l’utilizzo delle sonde fluorimetriche Mitosox e DHE, capaci di distinguere rispettivamente O2- prodotto nei mitocondri e O2- prodotto nel citoplasma) e H2O2 (con l’impiego della sonda DCF). Come risultato, nei campioni sottoposti a trattamento con TNFα è stato riscontrato un forte accumulo solamente della sonda Mitosox, indicando, quindi, che i mitocondri degli OPCs sono fortemente indotti a produrre O2-. È assodato che un’alterazione dell’attività dei complessi I e III della catena respiratoria mitocondriale (mETC) CONCLUSIONI I risultati ottenuti ci permettono di assumere che il TNFα definisca un blocco nel differenziamento oligodendrocitario mediante un’alterazione della fisiologia dei mitocondri. Basandoci su osservazioni riportate in letteratura, crediamo che i mitocondri ricoprano un ruolo cruciale nella progressione della SM. Quindi, è nostra intenzione provare ad identificare nuovi meccanismi molecolari alla base della SM in modo da sviluppare nuovi approcci terapeutici. Testeremo una serie di composti capaci di modulare specifici parametri mitocondriali, in modo da contrastare gli effetti negativi indotti dal TNFα. A questo scopo, stiamo portando a termine uno screening di molecole come succinato (substrato del complesso-II della ETC), ciclosporina-A (inibitore del poro di permeabilità mitocondriale), cgp37157 (inibitore dello scambiatore Na+/Ca2+), tempol (forte anti- 42 BIOMARCATORI ossidante), metformina (regolatore della respirazione mitocondriale). Per concludere, confidiamo che i nostri studi e i nostri risultati possano gettare nuove basi per la creazione di nuovi approcci terapeutici contro la SM. Analysis of mitochondrial parameters in oligodendrocytes during conditions that mimic inflammation INTRODUCTION AND AIMS It has been well established that the tumor necrosis factor alpha (TNFα) is one of the most relevant cytokines involved in the pathogenesis of multiple sclerosis (MS). In fact, it has been widely reported how the levels of this cytokine correlate with the exacerbation of the pathology as well as how it could affect the physiology of oligodendrocytes (the principal target of degeneration during aetiology of MS) in vitro. In this study we address the hypothesis, that impairment of differentiation due to TNFα exposure is linked to affected mitochondrial physiology. RESULTS Initially, we found that exposure to low concentrations of TNFα impair oligodendrocyte precursor cells (OPCs) differentiation. We observed an accumulation of NG2+ cells (early progenitors) while reducing the relative amount of O4+ and MBP+ (immature oligodendrocytes and adult oligodendrocytes respectively). This phenomenon was not accompanied by a significant induction of apoptosis. Basing on this, we tested whether at this early stage TNFα was able to affect mitochondrial physiology. As first, we observed a significant reduction in calcium (Ca2+) levels only in the mitochondrial side. To obtain a deeper comprehension about what this mitochondrial perturbation consists of, we measured the mitochondrial membrane potential (Ψm) and mitochondrial fragmentation during early TNFα exposure, considering them principal features linked to mitochondrial Ca2+. Interestingly, while mitochondria in treated cells did not change in neither size nor number, they displayed a significantly lower Ψm. Variations of the Ψm are often linked to impaired energy production as also to alterations of ROS metabolism. In particular, a strong elevation of Ψm has been reported to lead to accumulation of different reactive species of oxygen. To obtain a general overview of ROS metabolism we monitored production of both O2- and H2O2 with fluorimetric dyes. We were also able to distinguish between mitochondrial and cytoplasmic O2- through the use of two different dyes (MitoSOX and DHE respectively). Interestingly, we found that only MitoSOX gave a si- 43 gnificantly higher staining in treated cells compared to control, suggesting that mitochondria were stimulated in O2- production by TNFα. To date, the two most important mitochondrial sources for O2- are the mitochondrial respiratory complexes I and III. Impairment of their activity leads to rapid and robust O2- production. Through immunoblot we verified that OPCs treated with TNFα for 24h display a strong reduction in respiratory complex I subunit NDUFB8 and even more interestingly, the altered levels were maintained in adult cells during differentiation. To further link mitochondrial impairment with oligodendrocytes differentiation, we observed that exposure to a low concentration of a generic mitochondrial uncoupler was able to reproduce the reduction in Ψm observed for TNFα, as also to reduce the amount of MBP+ and O4+ cells with concomitant accumulation of NG2+ positive cells. To extend these observations in a more physiological system, we assessed experiments in a mixed-glia culture, where OPCs grow on top of a bed layers of astrocytes. As result, we observed that also in this environment, TNFα led to a reduction in mitochondrial activity and physiology, an alteration that seems to be responsible for the lacking of OPCs differentiation in mature oligodendrocyte. Moreover, performing a series of myelinization assays (where OPCs were cocultured with primary neurons from rat cerebrum on a feeder layer of rat cerebrum astrocytes), we observed that sub-toxic treatment with TNFα determinate a significantly lower amount of MBP around the axon (and thus the number of mature oligodendrocytes). CONCLUSIONS The results proposed to now show a correlation between TNFα induced differentiation blockade and mitochondrial conditioning. Starting from observation reported in literature, we believe mitochondria cover a crucial role during MS pathogenesis; thus, we would able to identify novel molecular mechanism at the basis of MS and a consequent therapeutical approaches. To achieve this, our intention is to test compendio 2013 compendio 2013 BIOMARCATORI chemical compounds targeting selected feature of mitochondria to try to revert effect of TNFα on OPCs differentiation. At the moment, we are screening a series of mitochondrial active compounds: succinate (substrate for II mitochondrial respiratory complex), ciclosporin-A (inhibitor of the mitochondrial perme- ability transition pore), cgp37157 (inhibitor of mitochondrial Na+/Ca2+ exchanger), tempol (a synthetic antioxidant), metformin (regulator of mitochondrial respiration), to name but a few. Thus, we strongly believe that our studies and our goals will be important for addressing novel therapeutic approaches. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Patergnani S, Suski JM, Agnoletto C, Bononi A, Bonora M, De Marchi E, Giorgi C, Marchi S, Missiroli S, Poletti F, Rimessi A, Duszynski J, Wieckowski MR, Pinton P (2011) Calcium signaling around Mitochondria Associated Membranes (MAMs).Cell Commun Signal 9(1):19 Bononi A, Agnoletto C, De Marchi E, Marchi S, Patergnani S, Bonora M, Giorgi C, Missiroli S, Poletti F, Rimessi A, Pinton P (2011) Protein kinases and phosphatases in the control of cell fate. Enzyme Res 2011:329098 Marchi S, Giorgi C, Suski J, Agnoletto C, Bononi A, Bonora M, De Marchi E, Missiroli S, Patergnani S, Poletti F, Rimessi A, Duszynski J, Wieckowski MR, Pinton P (2012) Mitochondria-ROS crosstalk in the control of cell death and aging. J Signal Transduct 2012:329635 Giorgi C, Agnoletto C, Bononi A, Bonora M, De Marchi E, Marchi S, Missiroli S, Patergnani S, Poletti F, Rimessi A, Suski JM, Wieckowski MR, Pinton P (2012) Mitochondrial calcium homeostasis as potential target for mitochondrial medicine. Mitochondrion 12:77-85 Bononi A, Missiroli S, Poletti F, Suski JM, Agnoletto C, Bonora M, De Marchi E, Giorgi C, Marchi S, Patergnani S, Rimessi A, Wieckowski MR, Pinton P (2012) Mitochondria-associated membranes (MAMs) as hotspot Ca2+ signalling units. Adv Exp Med Biol 740:411-38 Bonora M, Patergnani S, Rimessi A, De Marchi E, Suski JM, Bononi A, Giorgi C, Marchi S, Missiroli S, Poletti F, Wieckowski MR, Pinton P (2012) ATP synthesis and storage. Purinergic Signalling 8:343–357 Giorgi C, Baldassari F, Bononi A, Bonora M, De Marchi E, Marchi S, Missiroli S,Patergnani S, Rimessi A, Suski JM, Wieckowski MR, Pinton P (2012) Mitochondrial Ca2+ and apoptosis. Cell Calcium 52:36-43 Bonora M, Bononi A, De Marchi E, Giorgi C, Lebiedzinska M, Marchi S,Patergnani S, Rimessi A, Suski JM, Wojtala A, Wieckowski MR, Kroemer G, Galluzzi L, Pinton P (2013) Role of the c subunit of the FO ATP synthase in mitochondrial permeability transition. Cell Cycle 12(4):1-10 Patergnani S. Intracellular Ca2+ homeostasis and mitochondria in oligodendrocytes during oxidative stress and their role in apoptotic cell death” Riunione nazionale dottorandi ABCD, Gubbio 2009. Patergnani S. Analisi di parametri mitocondriali in oligodendrociti durante condizioni pro-infiammatorie. Congresso Scientifico Annuale FISM, 2011 e 2012. Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 37.000 € .................................................................................................................................................. 44 Strategie di proteomica nella sclerosi multipla: studi strutturali e funzionali delle isoforme ossidate della transtiretina, un possibile biomarcatore di malattia Damiana Pieragostino Dipartimento di Scienze Sperimentali e Cliniche, Unità di Biochimica Analitica e Proteomica del Ce.S.I. Centro Studi sull’Invecchiamento, Università “G. d’Annunzio” di Chieti e Pescara Mentore Paolo Sacchetta PREMESSE E OBIETTIVI La sclerosi multipla (SM) è una malattia infiammatoria autoimmune che genera disabilità croniche, probabilmente a causa della degenerazione dei neuroni, a cui segue il fallimento del processo di rimielinizzazione. La transtiretina (TTR) è il principale vettore dell’ ormone tiroideo (TH) nel sistema nervoso centrale (SNC). L’TH è una componente importante della macchina molecolare che regola la proliferazione e differenziazione delle cellule precursori degli oligodendrociti (OPC) in oligodendrociti mielinizzanti. I nostri dati preliminari di proteomica hanno mostrato come la cisteina 10 della TTR può ossidarsi formando ponti disolfuro a tiocisteina e sulfo-cisteina in maniera differenziale nel liquido cerebrospinale (CSF) di pazienti con SM. Il primo obiettivo è stato realizzare esperimenti funzionali e strutturali sulla TTR cerebrale, su cui si erano ottenuti dati preliminari di proteomica. Il secondo obiettivo è stato quello di evidenziare nuovi potenziali biomarcatori di SM attraverso un’ analisi comparativa dei peptidi e metaboliti nei fluidi biologici di pazienti mediante spettrometria di massa. sembra essere in accordo alla teoria che l’ossidazione del TTR possa influenzare il trasporto di TH nel SNC. Il secondo obiettivo del progetto era la caratterizzazione di un intervallo molecolare differente rispetto al primo metodo di proteomica impiegato, per effettuare un’analisi comparativa dei peptidi e metaboliti nel CSF. A questo scopo abbiamo scelto di studiare specie lipidiche, poiché studi recenti riportano mediatori lipidici nei processi autoimmuni. Mediante un approccio LC-MS lo studio di lipidomica condotto ha messo in luce, per la prima volta, alti livelli di lyso-glicerofosfatidilcoline (lysoPC) e glicerofosfatidilcoline (PC) nel siero di pazienti SM. Per analizzare un fluido biologico in contatto con SNC, come programmato nella proposta di progetto, è stata selezionata una piccola coorte di soggetti SM e OND. Per analizzare alterazioni metaboliche nella SM, il CSF è stato analizzato mediante approcci di metabonomica e i livelli di amminoacidi e carnitine sono stati correlati con livelli di lipidi polari. Queste analisi preliminari hanno mostrato livelli differenziali di diverse specie molecolari (soprattutto lipidi) nei gruppi clinici investigati. RISULTATI CONCLUSIONI Per chiarire come le ossidazioni sulla cisteina 10 (Cys10) possano modificare il folding della TTR e il suo legame con il TH abbiamo studiato, mediante spettrometria di massa, diversi campioni di SM, campioni di pazienti affetti da EncefaloMielite Acuta Disseminata (ADEM), considerata parte della SM, e un gruppo di pazienti con altre malattie neurologiche (OND). I risultati mostrano elevati livelli delle modifiche post traduzionali (PTMs) ossidative nella SM. Mediante Western Blot di questa proteina, abbiamo mostrato, in campioni di SM, una doppia banda riconducibile ad un dimero anomalo quasi sempre assente negli altri gruppi clinici. I risultati hanno dimostrato un andamento proporzionale (p <0,05) tra la percentuale di dimero anomalo e i livelli delle isoforme ossidate di TTR. Dati di letteratura hanno messo in luce come la sulfidrilazione delle proteine (-SH) sembra essere modulata da acido solfidrico (H2S) endogeno. Per questo motivo abbiamo misurato i livelli di H2S nel CSF dei gruppi studiati ottenendo livelli significativamente più elevati nei soggetti ADEM. Non è stata trovata nessuna differenza tra pazienti SM ed OND. Inoltre il livello medio di T4 libero nel CSF di soggetti con SM è risultato di 8,47 ± 0,98 pmol / L, mentre di 11,96 ± 1,43 pmol / L nei pazienti OND , mostrando una concentrazione significativamente (p <0,001) minore di T4 libero nella SM. Questo risultato preliminare 45 In conclusione, questi dati biochimici potrebbero aiutare a comprendere il complesso meccanismo molecolare attivato durante le fasi di ricaduta e remissione di SM. I nostri dati mostrano come la TTR svolga un ruolo importante in questo meccanismo, e come le PTMs ossidative potrebbero essere correlate alla sua funzione. Tenendo in mente il limite di questa indagine e la necessità di comprendere più in profondità tale fenomeno, questo studio può rappresentare un importante punto di partenza per la caratterizzazione dei PTMs della TTR cerebrale. Inoltre, questo studio può aiutare a comprendere il ruolo della TTR nel trasporto di THs nel SNC. Se confermati tali dati, le potenziali applicazioni potrebbero essere significative soprattutto in virtù della possibilità di utilizzarli, da un punto di vista clinico. La PTMs della TTR, così come i livelli di THs nel CSF potrebbero essere usati come biomarcatori di malattia, così come per la ricerca di nuovi bersagli farmacologici per migliorare la diagnosi e la prognosi. Infine, le indagini di metabolomica/lipidomica hanno completato la panoramica del repertorio molecolare nei fluidi biologici. Le presunte alterazioni metaboliche evidenziate dovranno essere ulteriormente validate in studi clinici più ampi, ma le loro potenzialità sono sicuramente intuibili, considerato che il campo risulta completamente inesplorato. compendio 2013 compendio 2013 BIOMARCATORI Proteomic strategies in multiple sclerosis: structural and functional investigations on oxidized transthyretin isoforms, a candidate biomarker of disease INTRODUCTION AND AIMS Multiple sclerosis (MS) is an inflammatory autoimmune disorder that generates chronic disabilities probably due to neuron injure and degeneration, which follow remyelination failure. TTR is the major Thyroid Hormone (TH) carrier in the Central Nervous System. TH is a major component of the molecular machinery that regulates oligodendrocytes precursor cells (OPC) proliferation and differentiation and so OPC conversion into myelinating oligodendrocytes. Our preliminary proteomics data showed as Cysteine in position 10 of the TTR can oxidizes forming disulfide bridges adjective to thio-cysteine and sulfo-cysteine isoforms. We measured high levels of these isoforms in CSF of MS patients. The first objective of this project was to carry out functional and structural experiments on cerebral transthyretin (TTR), on which we obtained preliminary proteomics data. The second objective was to highlight new potential biomarkers of SM through a comparative analysis of metabolites in biological fluids by mass spectrometry. RESULTS To elucidate how the oxidations on Cys 10 can modify TTR folding and its binding with TH we studied, by mass spectrometry, MS samples, samples of patients with Acute Disseminated Encephalomyelitis (ADEM), considered part of the MS borderline disease, and a group of patients with Other Neurological Disease (OND). Results show high levels of oxidative PTMs in MS . By Western Blot analysis we showed a significant presence of a double band predominantly in MS subjects, that was reconducted to an anomalous dimer. Furthermore we demonstrated a proportional trend (p<0.05) between the % of anomalous dimer and the relative intensity of thio and sulfo TTR isoforms registered. A lot of works describe that protein sulfhydration (-SH) seems to be modulated by endogenous H2S. For this reason we measured a total ppm of H2S in CSF of studied groups, obtaining significantly high levels in ADEM subjects while no difference between MS and OND patients was found. Level of free T4 in CSF was of 8.47±0.98 pmol/L and of 11.96±1.43 pmol/L in MS and OND respectively, showing significant (p<0.001) lower concentration of free T4 in MS. This preliminary result seems to be in agreement to the theory that oxidation of TTR influences T4 binding. The second objective of the project was to search new potential biomarkers by mass spectrometry approach looking 46 in a different molecular range in respect to the first proteomic method employed. For this purpose we investigated lipids species in biological fluids since recent studies suggest lipid mediator in the autoimmune process. The first application was an LC-MS based lipidomics approach in serum. Preliminary data of this lipidomics approach highlighted altered levels of glycerophosphatidylcholine (lysoPC) and glycerophosphatidylcholine (PC) species in MS. Moreover, to analyze a biological fluid in contact with CNS, as programmed in the project proposal a small cohort of MS and OND CSF was screened by targeted and un-targeted mass spectrometry approaches in order to highlight metabolic pathways alteration in MS disease. Levels of AminoAcids and carnitines, have been correlated to circulating polar lipids, showing altered levels of several molecular species (especially lipids) between investigated groups. CONCLUSIONS Our biochemical data could help in understanding the complex molecular machinery activated during MS attack and remission. Our data on TTR show that this protein plays an important role in this opera, and as the oxidative PTMs could be related to its function. Bringing in mind the limitation of this investigation and the needed of deeply understand such a phenomenon, this study may represent an important starting point in the understanding of TTR PTMs role in THs transport into the brain. If confirmed these data, the potential applications could be significant, especially in virtue of the possibility to use them, from a clinical point of view. The PTMs of TTR, as well as the levels of THs in CSF may be used as biomarkers of disease, as well as in the search for new pharmacological targets. Finally, the metabolome/lipidome investigation, completed the overview of the molecular repository of biological fluids even if our preliminary studies could be further validated in a more extensive clinical study, but their potential is certainly definitely because the field is completely unknown. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Pieragostino D, Del Boccio P, Di Ioia M., Pieroni L, Greco V, De Luca G, D’Aguanno S, Rossi C, Franciotta D, Centonze D, Sacchetta P, Di Ilio C, Lugaresi A. and Urbani A. Oxidative modifications of cerebral transthyretin are associated with multiple sclerosis. Proteomics 2013 Mar; 13(6):1002-9. Del Boccio P, Pieragostino D, Di Ioia M, Petrucci F, Lugaresi A, De Luca G, Gambi D, Onofrj M, Di Ilio C, Sacchetta P, Urbani A. “Lipidomic investigations for the characterization of circulating serum lipids in multiple sclerosis.”J Proteomics. 2011 Nov 18;74(12):2826-36. Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Pieroni L, D’Aguanno S, Greco V, Centonze D, Franciotta D, Di Ilio C, Lugaresi A, Sacchetta P, Urbani A. Oxidative modifications of cerebral transthyretin are associated with multiple sclerosis. Proteine 2012- Chieti 25-26 Settembre 2012 Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Pieroni L, , Greco V, Centonze D, De Luca G, Franciotta D, Di Ilio C, Centonze D, Sacchetta P, Lugaresi A, Urbani A. Proteomic investigations on differential post-translational modifications of transthyretin in multiple sclerosis. 28th Congress of ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) Lyon, France 10-13 October, 2012 di Ioia M, Pieragostino D, Del Boccio P, Rossi C, Urbani A, Sacchetta P, De Luca G, Di Tommaso V, Mancinelli L and Lugaresi A. A lipidomic investigation for the characterization of CSF lipid profile in patients with Multiple Sclerosis. 28th Congress of ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) Lyon, France 10-13 October, 2012 Pieragostino D; Del Boccio P; di Ioia M, Pieroni L, Greco V, De Luca G, Di Ilio C, Centonze D, Sacchetta P, Lugaresi A and Urbani A. Proteomic investigations on differential post-translational modifications of transthyretin in multiple sclerosis. XXII AINI (Associazione Italiana di NeuroImmunologia) Congress - Catania 26-29 settembre 2012 Greco V, Davoli A, Spalloni A, Pieragostino D, Calabresi P, Longone P, Mercuri NB, Urbani A. Perturbed hydrogen sulphide content in Amyotrophic Lateral Sclerosis: a possible player in motor neurons degeneration? VII ItPA Annual Congress 12-15 giugno 2012 Pieragostino D, Rossi C, di Ioia M, Zucchelli M, Tassoni V, Di Ilio C, Lugaresi A, Sacchetta P, Urbani A. and Del Boccio P. Mass spectrometry based metabonomics in CSF of Multiple Sclerosis patients” “VII ItPA Annual Congress 12-15 giugno 2012 Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Pieroni L, Greco V, Centonze D, De Luca G, Franciotta D, Di Ilio C, Lugaresia A, Urbani A, Sacchetta P. Proteomic strategies in multiple sclerosis: structural and functional investigations on oxidized transthyretin isoforms, a candidate biomarker of disease. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 2012 Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Pieroni L, Greco V, De Luca G; Di Ilio C, Centonze D, Sacchetta P, Lugaresi A and Urbani A. Proteomic investigations on differential post-translational modifications of transthyretin in multiple sclerosis”.5th EU Summer School in “Proteomic Bascis” Kloster Neustift- Bressanone, 31Luglio- 6 Agosto 2011 Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Bucci S, Pieroni L, D’Aguanno S, Greco V, Centonze D, De Luca G, Di Ilio C, Lugaresi A, Sacchetta P and Urbani A. Proteomic investigations on differential post-translational modifications of transthyretin in multiple sclerosis. Italian Proteomics Association, 6th Annual National Conference” Torino 21-24 Giugno 2011 Pieragostino D, Del Boccio P, di Ioia M, Pieroni L, Centonze D, Franciotta D, Di Ilio C, Lugaresi A, Urbani A and P. Sacchetta. Proteomic strategies in multiple sclerosis: structural and functional investigations on oxidized transthyretin isoforms, a candidate biomarker of disease. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 2011 Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 48.000 € ................................................................................................................................................... 47 Microvescicole microgliali nel liquido cerebrospinale: un potenziale marcatore nella sclerosi multipla Claudia Verderio Istituto CNR di Neuroscienze, Dipartimento di Biotecnologie e medicina Traslazionale, Milano Collaboratori Michela Matteoli, Elena Turola, Loredana Riganti Collaborazioni con altri gruppi Roberto Furlan, Unità di Neuroimmunologia Clinica, Divisione di Neuroscienze, Ospedale San Raffaele, Milano PREMESSE E OBIETTIVI tico di correlazione con parametri prognostici (tempo di conversione a SM, etc.). Questi risultati suggeriscono che il numero delle MVs nel fluido cerebrospinale riflette l’attivazione della microglia/l’infiltrazione di macrofagi periferici, che è strettamente associata alla severità della SM e che contribuisce ai sintomi clinici della malattia al suo esordio. Inoltre, questi dati identificano le MVs presenti nel liquor come un marcatore di attivazione in vivo di microglia/macrofagi, potenzialmente utile come strumento complementare per la diagnosi della SM e /o per monitorare l’efficacia di farmaci nel corso della malattia. Obiettivo 2 Per svolgere il secondo obiettivo del progetto, ossia identificare putative molecole specificamente contenute nelle MVs isolate da persone con SM, abbiamo analizzato il contenuto di miRNA in MVs prodotte in vitro da microglia polarizzata verso un classico fenotipo infiammatorio o un fenotipo pro-rigenerativo o esposte al peptide amiloidogenico A beta 1-42, la proteina tossica associata alla demenza di Alzheimer, in modo da simulare l’ambiente a cui è esposta la microglia in vivo in condizioni neuro-infiammatorie o degenerative. L’analisi dei miRNA è stata effettuata tramite tecnologia Exiqon, utilizzando piastre per microRNA “LNA Universal PCR”. Con questo approccio abbiamo osservato che molti miRNA sono differenzialmente up-/down-regolati in MVs prodotte da microglia polarizzata verso fenotipo infiammatorio, rispetto ai miRNA presenti in MVs rilasciate da cellule esposte ad A beta 1-42 o ad agenti che inducono nella microglia un fenotipo anti-infiammatorio e pro-rigenerativo. Come sopra accennato, dato che il progetto è stato finanziato come pilota, non abbiamo avuto tempo e risorse per confermare mediante RT-PCR le variazioni dei livelli di miRNA rilevate tramite piastre Exiqon e per validare i risultati ottenuti in vitro utilizzando MVs isolate da persone con SM o controlli sani. Le microvescicole (MVs) rilasciate dalla superficie cellulare sono state identificate come importanti mediatori di comunicazione intercellulare e stanno emergendo come nuovi biomarcatori di danno tissutale. Scopo del nostro progetto è stato valutare se la produzione di MVs da microglia/macrofagi potesse aumentare nel corso di sclerosi multipla (SM) e chiarire se le MVs potessero rappresentare un biomarcatore della malattia. Gli obiettivi proposti prevedevano di: 1) quantificare tramite citometria a flusso la quantità di MVs di derivazione microgliale nel liquido cerebrospinale (CSF) di persone con SM 2) identificare miRNA/mRNA presenti nelle MVs rilasciate in vitro da microglia reattiva, come possibili nuovi biomarcatori di SM 3) valutare se e come le MVs isolate da CSF di persone con MS potessero influenzare la funzionalità di neuroni e oligodendrociti, sia in vitro che in vivo. Lo studio è stato finanziato come progetto pilota in quanto il Comitato Scientifico ha ritenuto che i dati ottenuti nei pazienti fossero troppo preliminari. Ci siamo quindi concentrati sui primi due obiettivi del progetto proposto, quantificando le MVs nel liquido cerebrospinale di persone con SM e analizzando il contenuto di microRNA in MVs rilasciate da cellule microgliali in vitro. RISULTATI Obiettivo 1 Abbiamo affrontato il primo obiettivo analizzando il liquor prelevato da due coorti indipendenti di donatori sani, persone con sindrome clinica isolata (CIS, n = 28, con un possibile stato acuto iniziale della malattia), persone con diagnosi definitiva di SM (n = 72), e pazienti affetti da altre malattie neurologiche. La quantificazione mediante citometria a flusso ha rivelato che la concentrazione di MVs di origine mieloide (prodotte da microglia o macrofagi) è significativamente aumentata nel liquido cerebrospinale prelevato da persone con CIS e con SM in fase acuta. Inoltre, abbiamo osservato che la concentrazione di MVs è correlata al numero di lesioni captanti gadolinio in persone con SM per le quali entrambi i parametri erano disponibili. Tutti gli altri parametri clinici che abbiamo esaminato non hanno mostrato alcuna associazione significativa. È attualmente in corso uno studio prospet- CONCLUSIONI I nostri risultati identificano le MVs presenti nel liquido cerebrospinale umano come un strumento diagnostico utile per valutare l’attività della SM. Suggeriscono inoltre che le microvescicole di origine microgliale possano rappresentare un valido strumento prognostico per identificare le persone che necessitano un rapido passaggio a trattamenti terapeutici di seconda linea, o 48 BIOMARCATORI pazienti con sindrome clinica isolata (CIS) che necessitano un trattamento precoce. Anche se ulteriori studi sono necessari per chiarire se l’analisi del contenuto delle MVs possa aiutare a decifrare il fenotipo acquisito dalla microglia durante la SM, i dati, per ora, ottenuti facilitano la futura identificazione di marcatori specifici per SM all’interno delle microvescicole, risultato che potrebbe aumentare in modo significativo il potenziale delle MVs nella diagnosi della malattia. CFS microglial microvesicles: a potential biomarker for multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Microvesicles (MVs) released from the cell surface have been indicated as important mediators of intercellular communication and are emerging as new biomarkers of tissue damage. Aim of our project was to evaluate whether production of MVs from microglia/macrophages may increase in the course of multiple sclerosis (MS) and whether myeloid MVs may serve as biomarkers of the disease. Proposed objectives of the project were to: 1) quantify by flow cytometry the amount of microglia-derived MVs in the cerebrospinal fluid (CSF) of persons with MS 2) identify mRNA/miRNAs in microglial MVs released in vitro from reactive microglia, as possible novel MS biomarkers 3) to assess if and how MVs collected from CSF of MS persons affect the functionality of neurons and oligodendrocytes, both in vitro and in vivo. The application was funded as a pilot project because the Scientific Committee thought that data obtained in human patients were too preliminary. We therefore focused on the first two objectives of the proposed project by quantifying the amount of MVs in the CSF of MS patients and by analysing the microRNA content of MVs shed in vitro. RESULTS Objective 1 We addressed the first objective by analyzing the CSF from two independent cohorts of healthy donors, subjects with Clinical Isolated Syndrome (CIS, n=28, a possible initial and acute stage of the disease), subjects with definite MS (n=72), and patients with other neurological diseases. Quantification by flow cytometry revealed that myeloid MVs are significantly increased in the CSF from both CIS and relapsing MS subjects. Furthermore, we observed that the concentration of MVs is correlated to the number of gadolinium enhancing lesions in MS persons, where both parameters were available. All other clinical parameters we examined showed no significant association. A perspective study on prognostic parameters (time to MS conversion, time to confirmed progression, etc.) is ongoing. These results suggest that the amount of MVs in the CSF reflects activation of microglia and infiltration of peripheral macrophages, which are strictly associated 49 with MS severity and contribute to clinical symptoms in early disease. Moreover, these data identify CSF myeloid MVs as novel biomarker of microglia/macrophage activation in vivo, potentially useful as companion tool for disease diagnosis and/or for monitoring the efficacy of drugs targeting MS. Objective 2 To address the second objective of the project and identify putative MS signatures inside MVs we analysed the miRNA content of MVs shed in vitro from microglia polarized towards a classical inflammatory phenotype or a pro-regenerative phenotype or exposed to the amyloidogenic peptide Aβ1-42, the toxic protein associated to Alzheimer’s disease, to mimic conditions occurring in neuro-inflammatory or in degenerative diseases. miRNA detection was carried out with Exiqon mercury LNA Universal microRNA PCR Panels. By this approach we found that many miRNAs are differentially up-/down-regulated in MVs shed from inflammatory microglia, polarized towards M1 phenotype with inflammatory cytokines, as compared to MVs produced from cells exposed to A beta 1-42 or M2 polarizing agents. As mentioned above, given the proposed project was founded as a pilot project we did not have time and resources to confirm changes of miRNAs by RT- PCR and to validated them on MVs isolated from MS persons and healthy controls. CONCLUSIONS Our results identify microglia-derived MVs present in human CSF as a companion diagnostic tool to capture multiple sclerosis activity and suggest that microvesicles may also represent a valuable prognostic tool to identify very active patients, likely to need a prompt shift to second line treatments, or patients with Clinical isolated syndrome (CIS) needing early treatment. Although further work is necessary to clarify whether analysis of MVs content may help deciphering the phenotype acquired by microglia during MS, our results pave the way towards possible identification of MS specific cell signature, which may increase the potential of myeloid MVs as companion tool for MS diagnosis. compendio 2013 compendio 2013 BIOMARCATORI ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Antonucci F, Turola E, Riganti L, Caleo M, Gabrielli M, Perrotta C, Novellino L, Clementi E, Giussani P, Viani P, Matteoli M,Verderio C. Microvesicles released from microglia stimulate synaptic activity via enhanced sphingolipid metabolism. EMBO Journal, 2012. Jan 13. doi: 10.1038/emboj.2011.489 Verderio C, Muzio L, Turola E, Bergami A, Novellino L, Ruffini F, Riganti L, Corradini I, Francolini M, Garzetti L, Maiorino C, Servida F, Vercelli A, Rocca M, Dalla Libera D, Martinelli V, Comi G, Martino G, Matteoli M, Furlan RMyeloid microvesicles are a marker and therapeutic target for neuroinflammation. Ann Neurol. 2012 Oct;72(4):610-24. doi: 10.1002/ana.23627. Turola E, Furlan R, Bianco F, Matteoli M,Verderio C. Microglial microvesicle secretion and intercellular signaling. Front Physiol. 2012;3:149. doi: 10.3389/fphys.2012.00149. Epub 2012 May 22. Colombo E, Borgiani B,Verderio C, Furlan R. Microvesicles: novel biomarkers for neurological disorders Front Physiol. 2012;3:63. doi: 10.3389/fphys.2012.00063. Epub 2012 Mar 29. Verderio C.Microvesicles shed from microglia represent a new pathway of glia-to-neuron communication. 4th International Conference on Purinergic Drugs and Targets, Bonn. July 22-25 2011 (invited speaker); Verderio C. Microvesicles in the cerebrospinal fluid reflect microglia/macrophage activation in rodent and human neuro-inlammation.10th European meeting on Glial Cells in health and disease Prague. September 13-17 2011 Verderio C. Microvesicles shed from microglia represent a new pathway of glia-to-neuron communication. 10th European meeting on Glial Cells in health and disease Prague. September 13-17 2011 Verderio C. Microvesicles shed from microglia represent a new pathway of glia-to-neuron communication. 8th World congress of Neuroscience. Florence July 14-18 2011 Verderio C. Secretory pathways in astrocytes . ISN Satellite meeting Glial cells in (patho) physiology Ljubljana, Slovenia, August 24-27, 2011 (invited speaker) Verderio C. Myeloid microvesicles are a marker and therapeutic target for neuroinflammation. Ectrims 2011, Amsterdam, 19-22 October 2011 Verderio C. Microglia-derived microvesicles represent a new mechanism of microglia-to-neuron communication and a novel biomarker of microglia activation. ISEV 2012 , Goteborg, April 2012 (selected oral communication) Verderio C. Microvesicles shed upon P2X7 receptor activation represent a new mechanism of microglia-to-neuron communication and a novel biomarker of microglia activation. International Purine Meeting 2012 , Fukuoka , 31 May-2 June 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 50 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Il ruolo del gene ACCN1 nella suscettibilità e patogenesi della sclerosi multipla Luisa Bernardinelli Dipartimento di Brain and Behavioral Science, Università di Pavia, Pavia Collaboratori Carlo Berzuini, Luisa Foco, Roberta Pastorino, Alessandra Bianchi, Roberto Zanotti Collaborazioni con altri gruppi Michael J Welsh, Margaret P Price, Huiyu Gong, Carver College of Medicine, University of Iowa, US Tamas Dalmay, Guy Wheeler, School of Biological Science, University of East Anglia, UK Kate Rice, Anton Enright, The Wellcome Trust Sanger Institute, “European Bioinformatics Institute”, UK Stephen Sawcer, Department of Clinical Neurosciences, Addenbrooke’s Hospital, University of Cambridge, Cambridge, UK Anna Ticca, Pierpaolo Bitti, Ospedale San Francesco, Nuoro Lars Fugger, Department of Clinical Neurology, University of Oxford, UK Giuseppe Battaglia, Dipartimento di Neuroscienze, I.R.C.C.S. Neuromed, Pozzilli, Isernia PREMESSE E OBIETTIVI Gli esperimenti sul modello animale di SM, l’encefalite sperimentale autoimmune (ESA), in topi con geni ACCN1 e ACCN2 normali (WT) e in topi con i geni non funzionanti (KO), hanno mostrato che i topi KO_ACCN1 e KO_ACCN2 tendono a mostrare una minore disabilità rispetto a quelli WT. Inoltre i topi KO_ACCN2 presentano una minor disabilità di quelli KO_ACCN1 nelle prime fasi della malattia, ma maggiore nelle fasi più avanzate della malattia. Esperimenti sul dolore hanno evidenziato che i topi KO_ACCN1, ma non quelli KO_ACCN2, hanno una soglia del dolore aumentata rispetto ai topi WT. Gli esperimenti in vitro sui miRNA hanno mostrato che la variante SNP (single-nucleotide polymorphism) rs28936 del gene ACCN1 ha un ruolo funzionale nel regolare l’espressione di ACCN1 e che il miR27 si lega a rs28936, anche se non è tuttora chiaro se esso leghi l’allele A o l’allele G. Inferenza sul ruolo causale dello SNP rs28936: rs28936, attraverso l’azione di un miRNA, controlla l’espressione di ACCN1 e quindi il livello della proteina espressa da questo gene. L’analisi dei dati si è basata su una assunzione di randomizzazione mendeliana rispetto allo SNP, e sull’assunzione che l’effetto dello SNP sull’andamento della malattia sia interamente mediato da ACCN1 e dalla proteina da esso espressa. Tali assunzioni ci permettono di giustificare un’analisi che mette insieme dati derivati da esperimenti indipendenti: un esperimento in vitro sui miRNA (che dimostra un impatto di rs28936 sulla quantità di proteina) e un esperimento sui topi (che mostra l’impatto del KO_ACCN1 sull’andamento temporale dello score clinico). Attraverso l’analisi integrata dei due set di dati è possibile comprovare e quantificare l’effetto causale della proteina espressa da ACCN1 sull’andamento temporale dello score clinico (misura della malattia). La quantificazione dell’effetto causale ha richiesto un’ulteriore assunzione di linearità degli effetti in gioco. Inoltre, un nostro studio genetico su dati da famiglie nucleari ha dimostrato l’esistenza di un’interazione quali- I geni ACCN (“Amiloride-sensitive Cation Channel Neuronal”, canali ionici neuronali sensibili all’amiloride), noti anche come ASIC (Acid Sensing Ion Channels) creano dei “pori molecolari”, i canali ionici, che si inseriscono nella membrana delle cellule nervose e lasciano transitare gli ioni dentro e fuori le cellule, generando il segnale elettrico alla base della conduzione degli impulsi nervosi. Questi canali si aprono in risposta ad un abbassamento del pH, per esempio causato dall’infiammazione che accompagna la sclerosi multipla (SM). L’apertura di questi canali ionici in queste circostanze è anche, in parte, responsabile del dolore neuropatico che affligge pazienti con SM. Gli indizi del legame tra i geni ACCN con la SM provengono da studi indipendenti: uno genetico, da noi realizzato nella provincia di Nuoro, che ha dimostrato un’associazione tra la variante rs28936 del gene ACCN1 e la SM, e uno studio inglese su un modello animale di SM che ha mostrato un miglioramento dello score clinico dei topi in seguito al blocco del gene ACCN2 che interagisce con ACCN1. La presente ricerca mira ad approfondire il legame ACCN1-SM effettuando una serie di esperimenti su modelli animali e cellulari per capire se e come ACCN1, in sinergia con ACCN2, contribuisca all’insorgenza e modulazione del decorso della SM. RISULTATI Esperimenti sull’espressione di ACCN1 e di colocalizzazione di ACCN1/2 in cervelli di topi normali evidenziano che questi geni sono coespressi nei neuroni e che i loro livelli relativi variano sia fra diverse strutture cerebrali che all’interno di esse, particolarmente nella corteccia cerebrale. I pattern di espressione di ACCN1/2 suggeriscono un ruolo pleiotropico di questi canali in molti circuiti che integrano una varietà di segnali, in particolare, quelli che aumentano il comportamento di eccitazione in risposta allo stress e a cambiamenti autonomici. 52 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA tativa tra gli effetti dello SNP rs28936 in ACCN1 e dello SNP rs3890137 in PRKCA (PRKCA protein kinase C, alfa) sulla SM. È noto che, in condizioni non patologiche, ACCN1 e PRKCA interagiscono attraverso PICK1, la nostra analisi mostra che la presenza/assenza dell’allele G in rs3890137 modifica l’effetto di rs28936 sulla SM. Questo evidenzia che rs28936 attraverso ACCN1 ha un effetto causale sulle SM. CONCLUSIONI Abbiamo per la prima volta individuato in ACCN1 un gene di suscettibilità per la SM coinvolto nella neurodegenerazione, e dimostrato che lo SNP rs28936, situato nel 3’ non tradotto del gene ACCN1, influenza l’espressione di quest’ultimo (e della corrispondente proteina) e, attraverso tale proteina, esercita un effetto causale sulla SM. Metodi di inferenza causale (basati su un’assunzione di assenza di fattori di confondimento, giustificata da argomenti di randomizzazione mendeliana) ha permesso di unire la forza derivante dal nostro studio genetico nella provincia di Nuoro con quella fornita dai nostri studi su modelli animali e cellulari. Questi risultati potrebbero avere importanti ricadute in termini di cura dei pazienti con SM attraverso la scoperta di farmaci, più specifici dell’amiloride che blocchino gli ACCN. ACCN1 potrebbe anche giocare un ruolo importante nel determinare il dolore in pazienti con SM. The role of ACCN1 gene in multiple sclerosis susceptibility and pathogenesis INTRODUCTION AND AIMS ACCN (Amiloride sensitive Cation Channel Neuronal) genes, also known as ASIC (Acid Sensing Ion Channels) code for ion channels. These are intrinsic membrane proteins that act as gated pores and regulate the movement of ions across all cell membranes thus creating the electrical signal at the basis of the nervous impulse transmission. These ion channels open in response to a pH decrease, such as caused by inflammatory processes associated with MS. The opening of these ion channels is also, at least in part, responsible for the neuropathic pain that affects many MS patients. Clues about the relationship between ACCNs-MS originate from independent studies: our genetic study in the Nuoro population that found an association between the rs28936 variant of ACCN1 and a British study on the animal model for MS that showed an improvement of the clinical score of the mice in which ACCN2 activity (a gene known to interact with ACCN1) is blocked. This research aims at investigating the relationship between ACCN1 and MS via a series of experiments on animal and cellular models to understand if and how ACCN1, in synergism with ACCN2, contributes to the MS onset and modulation of the disease course. RESULTS Experiments on ACCN1 expression and on colocalization of ACCN1/2 in the brain of normal mice show that these two genes are coexpressed in neurons, and that their relative levels vary widely both within and between various brain structures (particularly in the cerebral cortex). The expression pattern of ACCN1/2 suggests a pleiotropic role for these channels in many circuits that integrate a variety of signals, especially those in- 53 creasing behavioral arousal in response to stress and autonomic changes. Experiments on the EAE (Experimental Autoimmune Encephalomyelitis) model for MS in mice with functioning (WT: wild type) and non-functioning (KO: knock out) ACCN1/2, show that KO_ACCN1 mice tend to have a less severe disability than WT mice. Furthermore, KO_ACCN2 mice show a less severe disability than KO_ACCN1 ones at disease onset, but a more severe disability at later stages of the disease. Experiments on pain show a higher pain threshold for KO_ACCN1 than WT mice, but no difference in pain threshold between KO_ACCN2 and WT mice.In vitro experiments on micro RNA (miRNA) show that the rs28936 SNP has a functional role in regulating ACCN1 expression, and that the miR27 binds rs28936, although it is not clear if it binds the allele A or the allele G. Inference on the causal role of rs28936: as reported above, the rs28936 SNP, regulates via miRNA the expression of ACCN1 and hence the level of the corresponding protein. Under a “mendelian randomization” assumption that the SNP is chosen (by Nature) at random and that the effect of the SNP on disease is entirely mediated by ACCN1 and its corresponding protein, the existence of a causal effect of the protein expressed by ACCN1 on the evolution of the clinical score (a measure of disease severity) can be validly assessed by an analysis that combines data from an in vitro experiment on miRNA (showing the impact of rs28936 on protein quantity) and an experiment on mice (showing the impact of KO_ACCN1 on the temporal pattern of the clinical score). Quantification of the causal effect requires a further assumption on linearity of the effects. In our genetic study on MS trios, a qua- compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA litative interaction effect between rs28936 in ACCN1 and rs3890137 in PRKCA (PRKCA protein kinase C, alpha) emerged. It is known that in non pathological conditions ACCN1 e PRKCA physically interact via PICK1. Our analysis shows that the presence/absence of the G allele in rs3890137 modifies the effect of rs28936 on MS. This shows that rs28936 via ACCN1 has a causal effect on MS. CONCLUSIONS We have, for the first time, identified in ACCN1 an MS susceptibility gene involved in neurodegeneration, and we have shown that the SNP rs28936, located in the 3’ untranslated region of ACCN1, influences the expression of this gene and that of the corresponding protein. Moreover, we have shown evidence of the protein coded by ACCN1 exerting a causal effect on MS. This has been possible by adopting methods of causal inference under an assumption of absence of confounding which is typically accepted in this context via mendelian randomization arguments. The method allowed the strength of our genetic study in the Nuoro population and that of our studies on animal and cellular models to be combined. These results could be important for patient treatment via the discovery of drugs, more specific than amiloride, which can block ACCNs genes. ACCN1 could also play a role in determining pain in MS patients. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Price MP, Gong H, Parsons MG, Kundert J, Reznikov LR, and Welsh MJ - Acid Sensing Ion Channel Localization and Behaviors in Null Mice Suggest a Role in Modulating Responses to Emotional Stressors. Society for Neuroscience meeting, San Diego, 16th November 2010. Foco L, Pastorino R, Vergo S, Molina F, Saddi V, Van Dongen S, Bitti P, Piras,ML Ticca A, Berzuini C, Rice C, Dalmay T, Craner M, Fugger Welsh M, Price, Bernardinelli L,. The role of ACCN1 gene MS susceptibility and pathogenesis/Il ruolo del gene ACCN1 nella suscettibilità e patogenesi della SM. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, Maggio 2010. Bernardinelli L, Foco L, Pastorino R, Vergo S, Molina F, Saddi V, Van Dongen S, Bitti P, Piras,ML Ticca A, Berzuini C, Rice C, Dalmay T, Craner M, Fugger Welsh M, Price. M. The role of ACCN1 gene MS susceptibility and pathogenesis. Convegno “Genomics of Common Diseases”, Wellcome Trust Sanger Institute, Hinxton, UK, 2011 Bernardinelli L, Berzuini C, Foco L, and Pastorino R. Ion channels as a possible mechanism of neurodegeneration in multiple sclerosis. Causality: Statistical Perspectives and Applications, 208217 – Wiley, 2012. Foco L, Pastorino R, Vergo S, Molina F, Saddi V, Van Dongen S, Bitti P, Piras,ML Ticca A, Berzuini C, Rice C, Dalmay T, Craner M, Fugger Welsh M, Price, Bernardinelli L. The role of ACCN1 gene MS susceptibility and pathogenesis/Il ruolo del gene ACCN1 nella suscettibilità e patogenesi della SM. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, Maggio 2011. Bernardinelli L, Foco L, Pastorino R, Vergo S, Molina F, Saddi V, Van Dongen S, Bitti P, Piras,ML Ticca A, Berzuini C, Rice C, Dalmay T, Craner M, Fugger Welsh M, Price. M Battaglia. G. The role of ACCN1 gene MS susceptibility and pathogenesis/Il ruolo del gene ACCN1 nella suscettibilita’ e patogenesi della SM. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, Maggio, Maggio 2012. Bernardinelli L, Berzuini C, Foco L, and Pastorino R. Ion channels as a possible mechanism of neurodegeneration in multiple sclerosis in Causality. Statistical Perspectives and Applications”, pp 208-217 in L. Ed. Dawid P Berzuini C Bernardinelli Wiley, 2012, Price MP, Gong H, Parsons MG, Kundert J, Reznikov LR, Bernardinelli L, Buchanan GF, Wemmie JA, Richerson GB, Cassell MD, and Welsh MJ. Localization and Behaviors in Null Mice Suggest that ASICs Modulate Responses to Aversive Stimuli. Submitted to Genes, Brain, and Behavior (April, 2013) Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 140.000 € .................................................................................................................................................. 54 Correlazione tra neurodegenerazione e infiammazione nella sclerosi multipla: NR4A2 come modulatore di infiammazione Antonio Bertolotto Azienda Ospedaliero Universitaria (AOU) S. Luigi Gonzaga, Orbassano Collaboratori Simona Perga, Nicole Navone, Marzia Caldano, Simona Malucchi Collaborazioni con altri gruppi Roberto Furlan, Unità di Neuroimmunologia Clinica, Divisione di Neuroscienze, Ospedale San Raffaele, Milano PREMESSE E OBIETTIVI L’infiammazione è uno dei meccanismi responsabili della neurodegenerazione in diverse malattie neurodegenerative tra cui la sclerosi multipla (SM). NR4A2, fattore di trascrizione appartenente alla famiglia dei recettori nucleari orfani, rappresenta un collegamento tra infiammazione e neurodegenerazione. È stato infatti dimostrato che, oltre ad un ruolo essenziale nello sviluppo e mantenimento dei neuroni dopaminergici, NR4A2 gioca un ruolo chiave nel proteggere i neuroni dalla neurotossicità indotta da infiammazione attraverso la via di segnalazione di NF-kB. Dati prodotti in precedenza nel nostro laboratorio mostrano una significativa riduzione dell’espressione genica di NR4A2 nel sangue periferico di pazienti affetti da SM rispetto a controlli sani. In particolare, è stato osservato che il livello di trascritto correla con il grado di aggressività della malattia e con parametri clinici quali il Relapse Rate e la progressione dell’EDSS. Obiettivo di questo studio è determinare se malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson (PD), l’Alzheimer (AD) e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) sono caratterizzate da una deregolazione del gene NR4A2 e paragonarne il livello di espressione con quello di pazienti SM non in terapia e controlli sani della stessa età. Infine, per analizzare il ruolo di NR4A2 nella patogenesi della SM, abbiamo deciso di studiare l’effetto della riduzione dell’espressione di NR4A2 in un modello murino di SM, ottenuto tramite immunizzazione con il peptide MOG 35-55, valutando l’incidenza e la severità dell’Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (ESA) in topi NR4A2-deficitari. Il modello scelto permette di valutare il coinvolgimento del gene a livello sistemico sia nelle fasi di infiammazione acuta che cronica. Allo stesso tempo, per meglio indagare il ruolo di NR4A2 nella SM abbiamo analizzato la variazione dell’ espressione del gene nel modello murino e gli effetti che la somministrazione dell’attivatore di NR4A2, l’isoxazolopyridinone7e (Novartis, Svizzera), induce nel modello. RISULTATI Per indagare il ruolo di NR4A2 nelle patologie neurodegenerative, sono stati raccolti campioni di sangue ottenuti da 11 pazienti affetti da AD, 36 da SLA e 22 da PD e sono stati paragonati con 19 pazienti SM non trattati e 15 controlli sani di corrispondente età (maggiore di 50 anni). A differenza di quanto osservato in precedenza 55 nel nostro laboratorio su individui più giovani, questi risultati non rivelano una sottoespressione del gene nei pazienti SMRR rispetto ai controlli. Possiamo ipotizzare che questa condizione sia dovuta a diversi fattori tra cui una fisiologica riduzione di espressione del gene nella popolazione sana più anziana e/o ad un più alto livello di espressione nei pazienti SM maggiori di 50 anni, caratterizzati da una forma di malattia meno aggressiva, dimostrata dal fatto che hanno iniziato una terapia farmacologica dopo i 50 anni di età. Inoltre, questi dati mostrano una sovraespressione del gene in pazienti con malattia di Alzheimer e Parkinson rispetto a controlli sani. Quest’ultimo dato è in disaccordo con dati pubblicati in letteratura ma queste differenze potrebbero essere dovute a fattori quali la nostra casistica limitata, il diverso materiale analizzato (RNA da sangue intero contro RNA da linfo/monociti) e il differente trattamento terapeutico che la malattia richiede. Recentemente il nostro laboratorio ha ottenuto un modello murino deficitario del gene NR4A2 (Prof. Conneely, Baylor College Medicine, USA) e attualmente la colonia è in espansione per raggiungere un numero sufficiente di animali per la sperimentazione. Nel frattempo, sono stati raccolti dati preliminari sull’espressione di NR4A2 e sull’effetto dell’attivatore del gene nel modello murino di SM. Questi dati rivelano una riduzione di espressione del gene nella fase cronica della malattia a livello del midollo spinale e della milza, supportando la teoria di una duplice funzione di NR4A2 sia a livello neuronale che immunitario. Inoltre, nei topi ESA, la somministrazione dell’attivatore preventiva all’immunizzazione, induce un miglioramento clinico dovuto ad un recupero del danno neuronale come appare dall’analisi delle lesioni mieliniche e assonali. Dalla nostra analisi di espressione genica risulta inoltre che questo effetto potrebbe essere mediato dalla via di segnalazione dell’ NF-kB. CONCLUSIONI Questo lavoro suggerisce che l’espressione di NR4A2 in pazienti con SM potrebbe essere modulata in modo dipendente dell’età del paziente e dalla forma di malattia e che l’attivazione del gene nel modello murino di SM riduce la severità della patologia . Da queste evidenze si potrebbe pensare ad applicazioni terapeutiche mirate alla riduzione della componente infiamma- compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA toria agendo su questo gene. Infine, dal momento che l’espressione del gene risulta alterata anche in pazienti con morbo di Alzheimer e Parkinson, si può conside- rare valida l’idea che il gene abbia un ruolo anche nei processi neurodegenerativi e non solo infiammatori. . The relation between neurodegeneration and inflammation in multiple sclerosis: NR4A2 puts a dampener on inflammation in EAE induced mice. INTRODUCTION AND AIMS Inflammation, a common denominator among the diverse list of neurodegenerative diseases, including multiple sclerosis (MS), has been implicated as a critical mechanism responsible for the progressive nature of neurodegeneration. NR4A2 (also called Nurr1), a transcription factor belonging to the superfamily of orphan nuclear receptors, may represent an important link between neurodegeneration and inflammation. In fact, it has recently been demonstrated that in addition to its essential roles in the development and maintenance of dopaminergic neurons, NR4A2 plays a unexpected role in protecting neurons from inflammation-induced neurotoxicity by a negative feedback regulation of the NF-kB pathway. Previous data produced in our laboratory showed a significant down-regulation of NR4A2 gene expression in peripheral blood cells of MS patients respect to healthy controls (HC). In particular, has been observed that gene expression level correlated with the aggressiveness of the pathology and the clinical parameters as the relapse rate and the Expanded Disability Status Scale progression. The aims of this study are to determine whether neurodegenerative diseases as Parkinson (PD), Alzheimer (AD) and Amyotrophic Lateral Sclerosis (ALS) disease, are characterized by NR4A2 deregulation in peripheral blood and to compare the expression level with those in MS and HC age-matched groups. At last, to investigate the potential role of NR4A2 in MS pathogenesis, we have chosen to evaluate the impact of reducing NR4A2 expression in a mouse model of MS. Particularly, we seek to investigate the incidence and severity of Experimental Autoimmune Encephalomyelitis (EAE) obtained whit Myelin Oligodendrocyte Glycoprotein (MOG) (35-55) in NR4A2-deficient mice. The chosen mouse model allows an evaluation of the systemic involvement of NR4A2 in both acute and chronic inflammation stage. At the same time, to better characterize the role of NR4A2 in MS pathology, we analyzed first NR4A2 expression in EAE mice and then the effects of the administration of NR4A2 activator (isoxazolo-pyridinone 7e; Novartis, Basel, Switzerland) 56 RESULTS To investigate the involvement of NR4A2 gene expression in neurodegenerative diseases, human whole blood samples had been collected from 11 AD, 36 ALS, 22 PD patients and compared to 19 Relapsing Remitting MS treatment-naïve patients and to 15 HC. To avoid age related differences, MS and HC were selected from a population older than fifty year old. Differently from what observed in our previous studies on younger individuals, present data doesn’t reveal a down-regulation of NR4A2 gene in MS patients compared to HC. We can hypothesize that this condition could be due to a physiological decrease in NR4A2 peripheral expression during aging in the healthy population. Otherwise, a higher basal expression level of this gene could be explain by the low aggressiveness of the disease form in MS patients that until 50 years old or later did not require pharmacological treatment. Moreover, these data showed an upregulation of NR4A2 gene in AD and PD patients respect to HC. This last result on PD population seems to be in contrast with published data, this difference can be due to different factors: the small cases, the different material analyzed (total whole blood cells instead of PBMCs RNA) and the pharmacological treatment administered to the patients. Recently our laboratory obtained the heterozygous NR4A2-deficient mouse model by Prof. Conneely (Baylor College Medicine, Houston, USA). Currently our staff is spending time to expand the colony of animals and to purify the genetic background. Moreover, preliminary data were collected on the regulation of NR4A2 expression in mice following EAE induction and on the effects of the administration of NR4A2 activator in EAE mice. These data show a NR4A2 expression down-regulation in spinal cord and spleen of immunized mice, supporting the idea of a double role of this transcription factor in nervous system and in immunity. In addition, the preventive administration of NR4A2 activator induce an improvement of disease condition in EAE mice, due to neuronal damage rescue as appears by myelin and axonal injury analysis. This effects could be mediated by NR4A2 dependent regulation of NF-kB pathway. These data has been corroborated by the gene expression analysis of NF-kB targets. CONCLUSIONS This work suggests that NR4A2 expression in MS patients could be modulated in an age- and disease form- dependent manner. Furthermore, data obtained in murine model of MS show that the activation of NR4A2 reduces the severity of the pathology. Therefore, the therapeutic implication is that the activity of NR4A2 or its transcriptional cofactors could be boosted to tone down the inflammatory component of MS. In addition, NR4A2expression seems to be altered in other neurological diseases like AD and PD, supporting a role of the gene also in neurodegeneration. ................................................................................................................................................... Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000€ ................................................................................................................................................... 57 Uno studio elettrofisiologico dei meccanismi di alterata plasticità sinaptica in modelli sperimentali di sclerosi multipla Paolo Calabresi Clinica Neurologica, Università di Perugia, Perugia Collaboratori Massimiliano Di Filippo, Paola Sarchielli, Cinzia Costa, Davide Chiasserini, Alessandro Tozzi, Michela Tantucci, Antonio de Iure, Cristiano Spaccatini Collaborazioni con altri gruppi Monica Di Luca, Fabrizio Gardoni, Barbara Viviani, Dipartimento di Farmacologia, Università di Milano, Milano PREMESSE E OBIETTIVI rie, quali l’IL1ß ed il TNFα, hanno la capacità di influenzare la plasticità sinaptica, sono state utilizzate metodiche ELISA e di Western-blot per analizzarne i livelli. Un ruolo sempre più cruciale è attribuito ai processi di plasticità sinaptica in corso di sclerosi multipla (SM). Infatti, la plasticità cerebrale ha l’enorme potenziale di limitare le conseguenze funzionali delle lesioni della SM, in tal modo prevenendo o riducendo l’espressione clinica dei sintomi. In corso di SM la neuroplasticità cerebrale può essere mediata da differenti meccanismi, quali forme di plasticità sinaptica a lungo termine, formazione di nuove sinapsi e ridistribuzione di canali ionici. Il potenziale plastico del cervello si basa sull’abilità delle sinapsi di esprimere cambiamenti a lungo termine dell’efficacia della trasmissione nervosa, chiamati long-term potentiation (LTP) e long-term depression (LTD). Recenti studi dimostrano che esiste un’attiva interazione tra il sistema nervoso centrale ed il sistema immunitario e che le molecole immuni solubili hanno la capacità di influenzare le principali forme di plasticità sinaptica, incluse LTP e LTD. Questo effetto modulatorio potrebbe influenzare negativamente l’abilità del cervello di adattarsi all’insulto infiammatorio in corso di SM, causando un progressivo esaurimento del potenziale plastico del cervello con effetti negativi sui processi di recupero sintomatologico, sulla progressione di malattia e sulle performances cognitive delle persone con SM. Lo scopo del progetto è stato di analizzare, utilizzando tecniche di elettrofisiologia sperimentale (registrazioni extracellulari), la capacità delle sinapsi di esprimere LTP in un modello sperimentale di SM, ESA (encefalomielite sperimentale autoimmune). L’abilità delle sinapsi di esprimere tale forma di plasticità è stata studiata nella fase di ricaduta della malattia sperimentale a livello dell’ippocampo, struttura cerebrale nota per la sua importante funzione nei processi mnesici. Sono stati, inoltre, indagati i meccanismi possibilmente alla base di un’alterazione della plasticità sinaptica in corso di SM sperimentale. In particolare, data l’importanza dei recettori ionotropici del glutammato (AMPA ed NMDA) nell’ induzione della plasticità sinaptica, è stata studiata con esperimenti di Western-blot, la composizione di tali recettori. Inoltre, dato che diverse citochine proinfiammato- RISULTATI I risultati ottenuti indicano che nel modello sperimentale di SM utilizzato è presente un’alterazione dell’LTP a livello dell’ippocampo, una struttura neuronale essenziale per le fisiologiche funzioni cognitive, durante la fase acuta della malattia sperimentale. L’alterazione dell’LTP in corso di ESA è risultata associata ad un alterato assemblaggio dei recettori NMDA del glutammato, in particolare ad un ridotto livello della subunità NR2B. Potenzialmente, questo meccanismo può contribuire all’alterazione dell’LTP osservata negli animali affetti da ESA. L’induzione dell’LTP richiede infatti l’attivazione del recettore NMDA e la conseguente cascata di eventi innescata dall’aumento delle concentrazioni intracellulari di ioni calcio e diverse evidenze scientifiche supportano l’ipotesi che i recettori NMDA contenenti la subunità NR2B siano più proni a favorire l’induzione dell’LTP, se confrontati con i recettori contenenti le subunità NR2A. Infine, i risultati sperimentali hanno dimostrato la presenza, a livello dell’ippocampo, di incrementati livelli della citochina pro-infiammatoria IL1ß, potenzialmente capace di alterare i meccanismi di neuroplasticità sinaptica. CONCLUSIONI In conclusione, il progetto è stato in grado di dimostrare che in corso di SM sperimentale è presente un’alterazione della plasticità sinaptica a livello ippocampale e che tale alterazione è associata ad un anomalo riarrangiamento del recettore NMDA del glutammato ed alla presenza di aumentati livelli della citochina proinfiammatoria IL1ß. Dato che l’LTP rappresenta il correlato sinaptico dei meccanismi di apprendimento è possibile ipotizzare che l’alterazione dell’LTP possa contribuire alla base sinaptica dei deficit cognitivi in corso di SM. Inoltre, data l’importanza che i meccanismi di plasticità potrebbero avere nel mediare il recupero funzionale a seguito di ricadute di malattia, l’evidenza di una alterazione dell’LTP potrebbe essere di fondamentale importanza allo scopo di comprendere i 58 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA meccanismi alla base del mancato recupero funzionale e quindi della disabilità in corso di SM. Lo studio della plasticità sinaptica nella SM potrebbe aiutare a comprendere i meccanismi per cui il danno infiammatorio correlato alla SM progressivamente esaurisce il potenziale plastico del cervello causando effetti negativi sui processi di recupero dai sintomi, sulla progressione di malattia e sulle capacità cognitive. Questo studio, inoltre, potrebbe permettere di comprendere meglio i complessi effetti esercitati dalle molecole immunitarie nella funzionalità sinaptica in corso di SM, con implicazioni sullo sviluppo di nuove strategie neuroprotettive e sintomatiche. La possibilità di comprendere i meccanismi alla base della plasticità sinaptica nella SM potrebbe aprire nuovi orizzonti per lo sviluppo di agenti farmacologici disegnati per favorire forme adattative di plasticità nel cervello, per migliorare i processi neuroriabilitativi e per trattare le disfunzioni cognitive nella SM. An electrophysiological study of synaptic plasticity in experimental models of multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS A large amount of evidence suggests the potentially crucial role of neuroplasticity processes in multiple scleroosis, MS. During MS, functional brain plasticity may be mediated by various processes, such as long-term forms of synaptic plasticity, new synapses formation and ion channel redistribution and may reduce the functional consequences of MS lesions, preventing or limiting the clinical expression of the symptoms. The plastic potential of the brain is based on the ability of the synapses to undergo long-term changes in the efficacy of synaptic transmission, named long-term potentiation (LTP) and long-term depression (LTD). It is now well accepted that an active cross-talk occurs between the immune and the nervous system and that immune molecules directly influence the main forms of synaptic plasticity in the CNS, including LTD and LTP. The modulation exerted by inflammatory mediators on synaptic plasticity might negatively influence the ability of brain neuronal networks to adapt after the MS-related inflammatory injury, progressively exhausting the plastic potential of the brain with detrimental effects on symptoms recovery processes, disease progression and cognitive performances. The aim of the present project has been to investigate, by utilising electrophysiological techniques (extracellular recordings), the ability of excitatory synapses to undergo LTP, in an experimental model of MS (experimental autoimmune encephalomyelitis, EAE). The ability of excitatory synapses to undergo synaptic plasticity has been investigated during the acute phase of the experimental disease in the hippocampus. The molecular mechanisms potentially underlying neuroplasticity abnormalities have been also investigated. In particular, since ionotropic glutamate receptors (AMPA and NMDA) are crucial for LTP induction we have studied, by utilising Western-blot experiments, the subunit composition of these receptors. Moreover, since proinflammatory cytokines, such as interleukin-1ß and tumour necrosis factor α are known 59 to influence synaptic plasticity, we have analysed, by utilising ELISA techniques and Western blot analyses, the role played by these cytokines and the status of the IL-1 receptor complex. RESULTS A significant impairment of hippocampal LTP has been demonstrated in the hippocampus of mice with acute EAE. This evidence shows that the main form of synaptic plasticity in the brain is altered in an experimental model of MS. Induction of hippocampal LTP is known to require synaptic activation of post-synaptic NMDA receptors, subsequent post-synaptic Ca2+ entry, several signal transductions systems and, in the late phases, gene transcription, new protein synthesis and changes in the number of single-channel conductance of AMPA glutamate receptors. Interestingly, in EAE mice, we found a significant decrease of the NR2B subunit of the NMDA receptor in the postsynaptic compartment compared to control mice. The subsequent modification of the NR2A/NR2B ratio in the hippocampus might represent a contributing factor explaining the impairment of LTP in mice with EAE. Pro-inflammatory cytokines may play a central role in neuronal-network functioning and during the induction of synaptic LTP. In EAE mice we also found increased levels of the pro-inflammatory cytokine IL1ß while undetectable levels of the same cytokine were observed in control animals. Interestingly, this cytokine has been demonstrated to modulate synaptic transmission and to inhibit the induction of synaptic plasticity in the hippocampus through several potential mechanisms. CONCLUSIONS During the clinical phase of experimental MS, the inflammatory response in the CNS results in the impairment of long-term plasticity, in the over-expression of the proinflammatory mediator IL1ß and in the re- compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA arrangement of glutamate NMDA receptors in the hippocampus. Inflammation-triggered mechanisms may negatively influence the ability of central nervous system synapses to express long-term forms of plasticity in specific brain areas during the course of MS. The possibility to understand the complex mechanisms underlying synaptic plasticity alteration in experimental MS might have profound implications in understanding the mechanisms underlying symptoms onset and disease progression in this neurological disease. The potential effects of experimental therapies to reverse pathological alterations of synaptic plastic processes in MS could represent a promising working hypothesis for the development of drugs with neuroprotective and symptomatic effects. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Di Filippo M, Chiasserini D, Gardoni F, Viviani B, Tozzi A, Giampà C, Costa C, Tantucci M, Zianni E, Boraso M, Siliquini S, de Iure A, Ghiglieri V, Colcelli E, Baker D, Sarchielli P, Fusco FR, Di Luca M, Calabresi P. Effects of central and peripheral inflammation on hippocampal synaptic plasticity. Neurobiology of Disease 2013 Jan 4. pii: S0969-9961(12)00401-9. Epub ahead of print Di Filippo M, Chiasserini D, Gardoni F, Viviani B, Tozzi A, Costa C, Tantucci M, Zianni E, Boraso M, Siliquini S, De Iure A, Baker D, Di Luca M, Sarchieli P, Calabresi P Titolo della presentazione: Hippocampal synaptic plasticity is impaired in both experimental multiple sclerosis and systemic inflammation XLIII Congresso della Società Italiana di Neurologia, Rimini, Italia, 2012. Di Filippo M, Chiasserini D, Tozzi A, Costa ., Siliquini S, Tantucci M, De Iure A, Gardoni F, Viviani B, Pryce G, Baker D, Di Luca M, Sarchielli P, Calabresi P. Titolo della presentazione: Hippocampal synaptic plasticity is impaired during acute experimental autoimmune encephalomyelitis relapses: implications for multiple sclerosis congress on treatment and research in multiple sclerosis 26th Congress of the European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS) and the 15th Conference of Rehabilitation in Multiple Sclerosis (RIMS), Gothenburg, Svezia, 2010. Di Filippo M. Plasticity in experimental models of multiple sclerosis. 1st International Workshop on “Synaptic plasticity: from bench to bedside.” Taormina, Italy, 2010. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 60 Ruolo dell’autofagia nella regolazione delle cellule T associata alla sclerosi multipla Francesco Cecconi Università IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma Collaboratori Juliane Becher, Flavie Strappazzon, Francesca Nazio Collaborazioni con altri gruppi Luca Battistini, Giovanna Borsellino, Diego Centonze, IRCCS, Fondazione Santa Lucia, Roma Roberto Furlan, Unità di Neuroimmunologia Clinica, Divisione di Neuroscienze, Ospedale San Raffaele, Milano PREMESSE E OBIETTIVI L’omeostasi dei linfociti T è di grande importanza nel proteggere l’organismo da eccessiva infiammazione. Le cellule T helper possono essere suddivise in due tipi principali, le cellule T effettrici pro-infiammatorie e le cellule T regolatorie, che esercitano una funzione soppressiva sulle cellule T effettrici. Lo sviluppo delle cellule T effettrici autoreattive correla, inoltre, con l’incidenza di malattie autoimmuni, quali la sclerosi multipla. Per questo motivo, lo studio dei meccanismi alla base del differenziamento delle cellule T è della massima importanza. In effetti, è stato descritto un ruolo centrale della proteina chiamata mTOR nel dirigere il differenziamento delle cellule T. Un ambiente infiammatorio è associato ad una forte attivazione di mTOR che attiva le cellule T effettrici ma non le cellule T regolatorie. Pertanto, stiamo studiando il ruolo del processo degradativo chiamato autofagia che, durante il differenziamento delle cellule T viene, al contrario, attivato in seguito ad inibizione di mTOR. RISULTATI Abbiamo dimostrato che cellule T regolatorie acquisiscono elevati livelli di autofagia in seguito ad inibizione di mTOR. È importante sottolineare come alcuni fattori chiave dell’autofagia, come la molecola di attivazione dell’autofagia regolata da Beclin 1 (Ambra1), si trovino a monte della via autofagica e possano essere regolati direttamente da mTOR mediante fosforilazione. Abbiamo anche dimostrato che la proteina AMBRA1 viene modulata durante il differenziamento delle cellule T e che la sua espressione è coerente con l’attività del fattore di trascrizione FOXP3, un marcatore specifico delle cellule T regolatorie. Inoltre, l’induzione di autofagia in un modello animale di sclerosi multipla attenua il corso della malattia grazie ad un aumento della popolazione di cellule T regolatorie. CONCLUSIONI Proponiamo pertanto che le molecole dell’autofagia siano determinanti per il differenziamento e l’omeostasi delle cellule T regolatorie. Possiamo anche concludere che l’autofagia è un processo citoprotettivo e utile a contrastare l’autoimmunità. Poiché l’attività delle cellule T regolatorie è importante nel bilanciare la tossicità delle cellule T effettrici nella sclerosi multipla, il nostro lavoro consente di proporre una serie di bersagli molecolari per il trattamento farmacologico di questa malattia. Role of autophagy in the regulation of T cells associated with multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS T cell homeostasis is of particular importance to protect the organism from excessive inflammation. Helper T cells can be divided into two major types, proinflammatory effector T cells and regulatory T cells, which exert a suppressive function on the effector T cell population. Further, the development of autoreactive effector T cells correlates with the incidence of autoimmune disease, such as multiple sclerosis. For this reason, studying the mechanisms underlying 61 regulatory T cell differentiation is of the highest importance. A central role of the sensor protein mTOR in directing T cell differentiation has been widely described. A predominantly inflammatory environment is associated with enhanced mTOR activation and triggers effector T cell but non regulatory T cell differentiation. Thus, we are investigating the role of the degradative process of autophagy, which, in contrast, is activated upon mTOR inhibition, during T cell differentiation. compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA RESULTS Our results show that regulatory T cells exhibit elevated levels of autophagy upon mTOR inhibition; Of note, a few key autophagy factors, such as the activating molecule in Beclin 1-regulated autophagy (Ambra1) are placed very upstream of the autophagy pathway and can be regulated directly by m-TOR mediated phosphorylation. We showed that Ambra1 is modulated during T cell differentiation and its expression is coherent with the activity of a specific marker of regulatory T cells, the transcription factor FOXP3. Furthermore, induction of autophagy in an animal model of multiple sclerosis attenuates the course of the disease due to an increase in the regulatory T cell population. CONCLUSIONS Therefore, we propose that autophagy and autophagy-regulated molecules are required for differentiation and homeostasis of regulatory T cells. We can also conclude that autophagy is cytoprotective and counteract autoimmunity: since regulatory T cell activity is important in balancing the effector T cell toxicity in multiple sclerosis, our work has the potential to propose a number of molecular targets for the treatment of this disease. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Nazio F, Strappazzon F, Antonioli M, Bielli P, Cianfanelli V, Bordi M, Gretzmeier C, Dengjel J, Piacentini M, Fimia GM, and Cecconi F. (2013) mTOR inhibits autophagy by controlling ULK1 ubiquitination, self-association and function via AMBRA1 and TRAF6. (Nature Cell Biol., 15,406-416). Strappazzon F, Vietri-Rudan M, Campello S, Nazio F, Florenzano F, Fimia GM, Piacentini M, Levine B and Cecconi F. (2011) Mitochondrial BCL-2 inhibits AMBRA1-induced autophagy. The EMBO J., 30, 1195-1208. Becher J, Cecconi F (2013) AMBRA1 is Upregulated during T Cell Stimulation to Avoid Excessive Proliferation and Stabilizes the Regulatory T Cell Phenotype. Keystone Symposium on Autophagy, Inflammation and Immunity (B4) February 17—22, 2013 Montreal, QC, Canada. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 70.000 € .................................................................................................................................................. 62 Cellule dendritiche plasmacitoidi: ruolo nel controllo della risposta immunitaria nei pazienti trattati con IFN-beta Eliana Marina Coccia Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immuno-mediate, Istituto Superiore di Sanità, Roma Collaboratori Martina Severa, Elena Giacomini, Fabiana Rizzo Collaborazioni con altri gruppi Marco Salvetti, Centro Neurologico Terapie Sperimentali (CENTERS) Ospedale Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma, Roma Luca Battistini, Istituto Scientifico Fondazione Santa Lucia, Roma PREMESSE E OBIETTIVI L’interferone-β (IFN-β) è il trattamento di scelta per i pazienti con sclerosi multipla (SM). Tuttavia, il meccanismo esatto mediante il quale questo farmaco esercita i suoi effetti terapeutici rimane ancora non completamente chiaro. Nell’ambito dei nostri studi, ci siamo interessati delle cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC), una sottopopolazione di DC implicate in diverse malattie autoimmuni, poiché abbiamo osservato che queste cellule si concentrano a livello cerebrale in stretta vicinanza con le cellule B infettate da Epstein-Barr virus (EBV), suggerendo l’esistenza di un crosstalk tra questi tipi cellulari che potrebbe rappresentare un nuovo aspetto dell’immunopatogenesi della SM. Attraverso esperimenti in vitro abbiamo infatti dimostrato che le pDC sono un nuovo bersaglio dell’infezione da parte di questo virus. Successivamente alla stimolazione dei Recettori Toll-Like (TLR)7 e 9 attraverso intermedi replicativi virali, le pDC rilasciano elevate quantità di IFN favorendo, in tal modo, la latenza del virus e consequenziale evasione dall’attacco del sistema immunitario. Oltre a questo meccanismo, EBV blocca la capacità delle pDC di espandere ed attivare la risposta immunitaria specifica dei linfociti T effettori. Alterando le proprietà delle pDC, EBV regola il suo potenziale replicativo e, così facendo, instaura una pacifica coesistenza con l’ospite. Questo equilibrio potrebbe essere “rotto” e contribuire all’insorgenza di malattie autoimmuni, quali la SM. Abbiamo inoltre esteso i nostri studi anche ai linfociti B che rappresentano il principale reservoir di EBV, nel tentativo di caratterizzare la loro risposta al trattamento con IFN-β. RISULTATI Il progetto si è inizialmente concentrato sullo studio della risposta delle pDC agli agonisti del TLR7 in quanto dati ottenuti negli scorsi anni, avevano indicato la capacità dell’IFN-β di modulare la risposta a questo TLR. Durante i nostri studi abbiamo osservato che il trattamento in vivo con IFN-β riduce le capacità delle pDC di maturare e di produrre IFN di tipo I in risposta alla stimolazione con agonisti di TLR7. Per definire i meccanismi che sottendono questo fenomeno, abbiamo analizzato alcune molecole espresse sulla superficie delle pDC note per la loro 63 capacità di controllare la risposta ai TLR, quali BDCA2, ILT7 and FcγRIIα. Non avendo trovato modificazioni significative nell’espressione di queste molecole inibitorie, ci siamo pertanto chiesti se gli effetti indotti dall’IFN-β potessero influenzare l’espressione delle molecole coinvolte nel pathway di attivazione dei TLR, quali MyD88, IRF7 e IRF5. L’analisi attraverso real time PCR non ha mostrato alterazioni nell’espressione di queste molecole che potessero giustificare gli effetti inibitori indotti dalla terapia. Questi risultati ci hanno spinto a perseguire una strategia alternativa ovvero condurre esperimenti con pDC purificate da pazienti con SM prima e dopo trattamento con IFN-β. In questo contesto sperimentale abbiamo osservato che, successivamente alla terapia, le pDC producevano più IFN di tipo I in risposta al trattamento in vitro con agonisti del TLR7. La spiegazione dei risultati, apparentemente in contrasto con quanto osservato nel contesto dei PBMC totali, è scaturita dallo studio della IL-10, una citochina con proprietà antiinfiammatorie che, una volta rilasciata dai monociti, è in grado di regolare la risposta delle pDC al TLR7. Nell’ambito di questo studio, il nostro interesse si è anche rivolto ai linfociti B, anch’essi capaci di rispondere agli agonisti del TLR7. Nel tentativo di chiarire se anche questa popolazione linfocitaria fosse sensibile agli effetti immunomodulatori dell’IFN-β, in particolare sulla loro responsività alla stimolazione del TLR7, abbiamo condotto esperimenti mirati allo studio del loro differenziamento e maturazione. In questo contesto abbiamo osservato che i linfociti B dei pazienti producono meno IgM ed IgG in risposta alla stimolazione con agonisti del TLR7 rispetto a quanto osservato nei donatori di controllo. Questo dato è in sintonia con quanto riscontrato nei livelli di espressione del TLR7 attraverso real time PCR, ovvero bassi livelli nei pazienti rispetto ai controlli. La somministrazione di IFN-β era in grado di ripristinare la risposta al TLR7 attraverso il potenziamento del rilascio di citochine che sostengono il differenziamento dei linfociti B in cellule producenti Ig, quali IL-6 e BAFF. Uno studio comparativo tra PBMC totali o depleti dei monociti, principali produttori di questi due fattori, ha messo in evidenza che questa popolazione svolge un ruolo chiave nel recupero della responsività al TLR7 da parte dei compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA linfociti B successivamente alla terapia. In base a questi risultati possiamo concludere che gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti anche grazie all’estensione di un anno del progetto che ha consentito l’arruolamento di un numero sufficiente di pazienti per poter condurre a termine questo studio su una popolazione leucocitaria molto rara, quale sono le pDC. CONCLUSIONI Le pDC sono considerate uno dei principali effettori della risposta innata anche se la loro attivazione è anche fondamentale per lo sviluppo di una corretta risposta adat- tativa che prevede il coinvolgimento dei linfociti T e B. L’insieme di risultati ottenuti durante questo studio indica che una disregolazione della loro attivazione può risultare critica per lo sviluppo di alcune malattie autoimmuni, quali la SM. Partendo da questo presupposto, il nostro studio suggerisce che il trattamento con IFN-β esercita alcuni dei suoi effetti terapeutici agendo sulla modulazione della risposta al TLR7 delle pDC e dei linfociti B. Queste informazioni possono essere importanti per il miglioramento e/o definizione di strategie terapeutiche per il trattamento della SM. Plasmacytoid DC in multiple sclerosis: role in the control of immune response in patients under IFN-ß therapy INTRODUCTION AND AIMS Interferon-β (IFN-β) impacts on disease activity in multiple scelrosis (MS). However, the precise mechanisms through which this compound exerts its therapeutic effect remain uncertain. Along our studies we have shown that plasmacytoid DC (pDC), a rare population of DC with important implications in several autoimmune diseases, can be detected in highly inflamed MS brains in the close proximity of EBV-infected B cells suggesting a crosstalk between these two cell types, which could unveil novel aspects of MS immunopathogenesis. By in vitro experiments we recently demonstrated that pDC are novel target of EBV infection. Through the stimulation of Toll-like Receptor 7 (TLR7) and TLR9 by this virus, pDC release high level of IFN promoting, in this way, EBV latency, a viral stage by which EBV can escape host immune surveillance. EBV can also subvert pDC functions blocking T cell specific responses and favoring its own persistence in the host. The dysregulation of EBV-driven immune responses might have a role, in particular individuals, in the development of autoimmune disease including MS. In this project, we also analyzed the phenotype and functions of B cells, the main reservoir of EBV in the host, in MS patients undergoing IFN-β therapy to evaluate whether this drug could modulate B cell responses. RESULTS As previously stated, pDC selectively express TLR7 and TLR9, two endosome-lysosome resident pattern recognition receptors able to specifically sense microbial or self-derived nucleic acids. Along this project we characterized pDC response to TLR7 stimulation since in the past our evidences showed how IFN-β can regulate TLR7 transcription and intracellular pathways. In particular, we observed that in vivo IFN-β treatment modifies 64 the ability of pDC derived from MS patients to mature and secrete type I IFN when stimulated by TLR7 in the context of unseparated PBMCs. To define the mechanisms regulating this phenomenon, we firstly analyzed the expression of activating or inhibitory molecules known to regulate in pDC the amplitude of type I IFN responses to TLR ligands. These receptors include BDCA2, ILT7 and FcγRIIα. Flow cytometry analysis failed to find any important modification by in vivo IFN-β treatment of these receptors on pDC surface. Thus, we next evaluated whether IFN-β could regulate the expression of several molecules involved in activation and modulation of TLR signaling, such as MyD88, IRF7 and IRF5. Quantitative real-time PCR analysis of these molecules, however, did not highlight a profile of expression that could justify the inhibitory action of IFN-β on pDC. These findings led us to isolate pDC to characterize their cell responses singularly and not in the context of PBMC. In this experimental setting, isolated pDC from IFN-βtreated MS patients show not a reduced but rather an enhanced capacity to release IFN-β upon TLR7 stimulation. A key step in the comprehension of this contrasting scenario came from our results indicating a central role of IL-10, a cytokine known to perform an irreplaceable action in negatively regulating inflammation and produced by different leukocyte populations, in the modulation of TLR7-induced pDC responses. Among the cell types that in the peripheral blood express TLR7, we find also B cells. For this reason, we extended our analysis to this cell population to understand whether the effects induced by IFN-β on TLR7-mediated responses would be pDC-specific or shared also with B lymphocytes. We highlighted for the first time a clear deficiency in TLR7-mediated B cell differentiation into Ig-secreting cells in MS patients as compared to healthy donors (HD). These findings are in tight connection with our observation that MS-derived PBMC show a significant reduction in the expression of TLR7 gene. In vivo administered IFN-β is able to replenish in MS patients the low TLR7-induced Ig production to the level observed in HD, by the induction of IL6 and BAFF release, two cytokines with a pivotal role in B lymphocyte differentiation into Ig-secreting cells. A comparative analysis of total PBMC derived from IFN-β-treated patients or PBMC depleted of monocytes, main producers of both IL6 and BAFF, strongly demonstrated how this cell type have a key role in the TLR7-induced B cell differentiation and Ab production upon IFN-β therapy. All the objectives of the project were fulfilled also because of the extension of one year that allowed us to enroll a sufficient number of patients to have relevant results in such a rare and difficult to study cell population as pDC. CONCLUSIONS pDC are considered key players in driving innate immune responses but they are also very important for the development of a correct adaptive immunity influencing both T and B cell responses. For all these reasons, it is clear how dysregulated pDC-driven immune responses can lead to the development of autoimmune diseases, including MS. In particular, our results suggest that IFN-β treatment can exert its therapeutic effects regulating TLR7-mediated pDC and B cell responses. This view could help improve existing therapies or define new therapeutic strategies for MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Serafini B, Severa M, Columba-Cabezas S, Rosicarelli B, Veroni C, Chiappetta G, Magliozzi R, Reynolds R, Coccia EM, Aloisi F. Epstein-Barr virus latent infection and BAFF expression in B cells in the multiple sclerosis brain: implications for viral persistence and intrathecal B-cell activation. J Neuropathol Exp Neurol. 2010;69:677-93. Cappelletti C, Baggi F, Zolezzi F, Biancolini D, Beretta O, Severa M, Coccia EM, Confalonieri P, Morandi L, Mora M, Mantegazza R and Bernasconi P. Type I interferon and Toll-like receptor expression characterizes inflammatory myopathies. Neurology 2011;76:2079-88. Rosato P, Anastasiadou E, Boccellato F, Vincenti S, Severa M, Coccia E, Frati L, Presutti C, Faggioni A, Trivedi P. Differential regulation of miR-21 and miR-146a by Epstein-Barr virus encoded EBNA2. Leukemia 2012;26:2343-52. Severa M, Giacomini E, Gafa V, Anastasiadou E, Rizzo F, Corazzari M, Romagnoli A, Trivedi P, Fimia GM, Coccia EM. EBV stimulates TLR- and autophagy-dependent pathways and impairs maturation in plasmacytoid dendritic cells: Implications for viral immune escape. Eur J Immunol. 2013;43:147-58. Giacomini E, Severa M, Rizzo F, Remoli ME, Romano S, Mechelli R, Riccieri V, Salvetti M, Coccia EM. IFN-β therapy differently modulates TLR7 and TLR9-induced differentiation of B lymphocytes in Multiple Sclerosis patients. Accepted to. Eur J Immunol. Severa M, Rizzo F, Giacomini E, Annibali V, Gafa V, Fornasiero A, Buscarinu MC, Salvetti M, Coccia EM. Toll-like receptor 7 response is stringently regulated by Interferon-β therapy in plasmacytoid Dendritic Cells of Multiple Sclerosis patients. Manuscript in preparation. Angelini DF, Serafini B, Piras E, Severa M, Coccia EM, Rosicarelli B, Ruggieri S, Gasperini C, Buttari F, Centonze D, Mechelli R, Salvetti M, Borsellino G, Aloisi F and Battistini L. Increased CD8+ T Cell Response to Epstein-Barr Virus Lytic Antigens in the Active Phase of Multiple Sclerosis. Accettato in PlosPathogens Rizzo F, Severa M, Giacomini E, Mechelli R, Annibali V, Salvetti M, Coccia EM. Effects of IFN-β therapy on the expression of Epstein-Barr virus transcripts in PBMC of patients with RelapsingRemitting Multiple Sclerosis. XX AINI Congress, Stresa (VB, Italy) 30/9-3/10 2010. Severa M, Giacomini E, Anastasiadou E, Gafa V, Rizzo F, Corazzari M, Romagnoli A, Feederle R, Delecluse HJ, Trivedi P, Fimia GM, Coccia EM. Plasmacytoid DC: a novel target for EBV infection. EBV Conference 2010, Birminghan (United Kingdom) 4-7/9 2010 Rizzo F, Giacomini E, Severa M, Mechelli R, Romano S, Annibali V, Salvetti M, Coccia EM. Effects of Interferon-β therapy on B cells from patients with multiple sclerosis. XXI AINI Congress, Pollenzo-Bra (CN, Italy) 22-25/9 2011. (oral comunication) Rizzo F, Severa M, Giacomini E, Mechelli R, Annibali V, Salvetti M, Coccia EM. Effects of Interferon-β therapy on the expression of Epstein-Barr virus transcripts in PBMC of patients with RelapsingRemitting Multiple Sclerosis. 9th Joint Meeting of ICS and ISICR “Cytokines and Interferons: from the bench to the bedside”, Firenze (Italy) 9-12/10 2011. Rizzo F, Giacomini E, Severa M, Mechelli R, Romano S, Annibali V, Salvetti M, Coccia EM. IFN-β in multiple sclerosis: an anti-viral cytokine in the treatment of an autoimmune disease. 9th Joint Meeting of ICS and ISICR “Cytokines and Interferons: from the bench to the bedside”, Firenze (Italy) 9-12/10 2011. Severa M, Giacomini E, Anastasiadou E, Gafa V, Rizzo F, Corazzari M, Romagnoli A, Feederle R, Delecluse HJ, Trivedi P, Fimia GM, Coccia EM. Plasmacytoid Dendritic Cells are infected by Epstein Barr virus and induces TLR-dependent type I IFN production. 9th Joint Meeting of ICS and ISICR “Cytokines and Interferons: from the bench to the bedside”, Firenze (Italy) 9-12/10 2011. Giacomini E, Severa M, Rizzo F, Remoli ME, Gafa V, Romano S, Mechelli R, Salvetti M, Coccia EM. TLR responsiveness of B cells is modulated in patients with multiple sclerosis following IFN-β therapy. 9th Joint Meeting of ICS and ISICR “Cytokines and Interferons: from the bench to the bedside”, Firenze (Italy) 9-12/10 2011. Rizzo F, Giacomini E, Severa M, Mechelli R, Romano S, Annibali V, Salvetti M, Coccia EM. Effects of Interferon-β therapy on B cells from patients with Multiple Sclerosis. ISICR-ICS Satellite Symposium “Interferon stimulated genes and their protein products”, Prato (Italy) 13-14/10 2011. Giacomini E, Severa M, Rizzo F, Annibali V, Mechelli R, Ristori G, Riccieri V, Salvetti M, Coccia EM. Investigation of TLR7-mediated bystander responses in MS patients undergoing IFN-β therapy: unveiling the B cell-monocyte crosstalk. XXII AINI Congress, Catania (Italy) 26-29/9 2012. Severa M, Rizzo F, Giacomini E, Mechelli R, Gafa V, Vittori D, Giulia C, Salvetti M, Coccia EM. The response to Toll-like receptor stimulation is impaired in plasmacytoid Dendritic Cells of Multiple Sclerosis patients undergoing Interferon-β therapy. ECTRIMS, Lyon (France) 10-13/10 2012. Rizzo F, Giacomini E, Severa M, Annibali V, Mechelli R, Ristori G, Salvetti M, Coccia EM. Interferon-β therapy targets memory B cells of Multiple Sclerosis patients: investigation of the mechanisms. ECTRIMS, 10-13/10 2012 Lyon (France). Severa M, Giacomini E, Rizzo F, Annibali V, Remoli ME, Romano S, Fornasiero A, Riccieri V, Salvetti M, Coccia EM. Interferon-β therapy differently modulates Toll-like Receptor 7 and 9- induced differentiation of B lymphocytes in Multiple Sclerosis patients. ECTRIMS, 10-13/10 2012 Lyon (France). Rizzo F, Severa M, Giacomini E, Mechelli R, Gafa V, Vittori D, Giulia C, Salvetti M, Coccia EM. Interferon-β therapy influences the response of plasmacytoid Dendritic Cells to Toll-like receptor stimulation in patients with Multiple Sclerosis. 2012 CFCD Annual Meeting “Diversity and Plasticity of Dendritic Cells”, 13-14/12 2012 Paris (France). Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di due anni (prorogato di 12 mesi) e l’ammontare di 105.000 € 65 Caratterizzazione della parete venosa nella sclerosi multipla Matteo Coen Dipartimento di Patologia ed Immunologia, Facoltà di Medicina, Università di Ginevra, Ginevra, Svizzera Mentore Marie-Luce Bochaton-Piallat PREMESSE E OBIETTIVI bidimensionale (2D-gel electrophoresis, in collaborazione con la Proteomics Core Facility della facoltà di medicina di Ginevra), applicata alle CML, ha permesso l’identificazione di spot espressi in modo diverso nei due fenotipi (collaborazione con lo Swiss Institute of Bioinformatics). Uno degli spot esclusivamente presente nei gel ottenuti dalle CML small è stato sottoposto a sequenziamento tramite spettrometria di massa tandem (MS/MS spectrometry) ed è stato identificato come la calmodulina (CaM, proteina legante il calcio, ubiquitaria negli eucarioti, associata a contrazione e proliferazione). Tramite immunofluorescenza e western blotting, è stata dimostrata la predominante espressione della CaM nelle CML small. Un articolo che riassume i risultati delle ultime fasi del programma di addestramento è stato sottomesso per la pubblicazione alla rivista scientifica The American Journal of Pathology. Alla luce del recente dibattito sull’esistenza di un insufficiente ritorno venoso nelle vene cerebrali dei pazienti con sclerosi multipla (SM), lo scopo principale del mio programma di addestramento è stato l’acquisizione di un know-how nel campo nella biologia vascolare finalizzato allo studio della morfologia delle vene giugulari interne nei pazienti con SM e, in un secondo momento, della biologia delle cellule muscolari lisce (CML), le maggiori costituenti dei vasi. RISULTATI Sono riuscito a realizzare tutti gli scopi previsti dal mio programma di addestramento. Per prima cosa ho raccolto una serie di vene giugulari provenienti da pazienti con SM (interventi chirurgici di ricostruzione giugulare dopo angioplastica) e da autopsie di soggetti di “controllo”. Tramite tecniche istologiche (colorazione con ematossilina-eosina, tricromica di Masson, soluzione di Miller per fibre elastiche, Sirius red) e immunoistochimiche, ho investigato la distribuzione ed l’arrangiamento del collageno, il differenziamento delle CML (tramite anticorpi per le proteine citoscheletrice) e la presenza di cellule infiammatorie (macrofagi e linfociti T) nelle vene. Si è riusciti, in tal modo, a dimostrare la presenza di ispessimenti ricchi in collagene di tipo III nelle giugulari dei pazienti con SM. Per sormontare il problema dell’indisponibilità di tessuti venosi “freschi” da pazienti con SM per allestire delle colture cellulari, abbiamo collaborato con l’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare di Ferrara (Dr F. Mascoli) ed il Dipartimento di Biochimica e Biologia dell’Università di Ferrara (Proff. G. Marchetti, e F. Bernardi). Abbiamo così collezionato un congruo numero di placche aterosclerotiche carotidee (rimosse durante interventi di chiurgia carotidea), che sono state utilizzate per la costituzione di colture cellulari. Mediante la tecnica dell’espianto tissutale (messa a punto sulle coronarie di maiale provenienti da un vicino mattatoio) sono riuscito ad ottenere colture di CML e ad identificare due tipi cellulari distinti: cellule con fenotipo large (appiattite, con crescita a monostrato), e small (piccole, con crescita in multistrato). Le CML sono state caratterizzate per morfologia, livello di differenziazione (tramite immunofluorescenza e western blotting) e proprietà biologiche (attività proliferativa e migratoria). La tecnica dell’elettroforesi CONCLUSIONI I risultati ottenuti nella prima parte del programma di addestramento, mirata ad indagare le caratteristiche morfologiche e biologiche delle giugulari nei pazienti con SM, ha dimostrato che tali vasi presentano degli ispessimenti caratterizzati da un’alterata distribuzione di collagene nell’avventizia (rapporto collagene di tipo I/tipo III inferiore rispetto alle vene normali). L’analisi di queste lesioni, sprovviste di cellule infiammatorie, suggerisce una patogenesi su base malformativa locale. L’alterato rapporto fra il collagene di tipo I (forza tensile e rigidità) e quello di tipo III (elasticità) è verosimilmente responsabile di un’alterata stabilità e di una ridotta forza meccanica del connettivo (avventiziale): questo può contribuire a spiegare le anomalie di flusso descritte nella SM. Gli approcci e le metodologie tipici della biologia vascolare, appresi nella seconda e terza parte del programma di addestramento, sono state applicate alle lesioni aterosclerotiche carotidee umane, ed hanno permesso di acquisire delle nuove conoscenze sullo sviluppo dell’aterosclerosi nell’uomo. Pur non avendo delle ripercussioni dirette sullo studio della patogenesi della SM, queste ultime fasi mi hanno dotato di una conoscenza e di un know-how che potrà essere facilmente applicato a tessuti vascolari provenienti da pazienti con SM. 66 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Characterization of venous wall in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS In view of the recent and on-going debate regarding the existence of cerebral venous outflow impairment in multiple sclerosis (MS), the main goal of my training program was to acquire a formal training in vascular basic science aimed at investigating the morphological features of the internal jugular veins (IJVs), as well as the biological feature of IJV smooth muscle cells (SMCs, the main component of vessels) in MS patients. RESULTS All the goals of my training program have been fulfilled. I collected IJV specimens both from MS patients and control patients. Having learnt the basic histochemical (hematoxylin and eosin, Masson’s trichrome, Miller’s, and Sirius red stains) and immunohistochemical techniques I could investigate the different collagen types, their distributions and arrangement in the different vein specimens. Moreover, I studied the distribution and the level of differentiation of the SMCs in the IJV wall by using a palette of cytoskeletal markers (α-smooth muscle actin, smooth muscle myosin heavy chains). The presence of inflammatory cells (macrophages and T lymphocytes) was also tested. The results, showing that the IJVs of MS patients present a focal thickening of the vein wall characterized by the prevalence of loosely packed type III collagen fibers in the adventitia, have been published in the journal Cardiovascular Pathology. In order to overcome the unavailability of fresh IJV samples from MS patients, we took advantage of collaboration with the Operative Unit of Vascular and Endovascular Surgery, University Hospital of Ferrara, Ferrara, Italy (Dr F. Mascoli) and the Department of Biochemistry and Molecular Biology, University of Ferrara, Ferrara, Italy (Profs. G. Marchetti, and F. Bernardi). Thank to this collaboration, I could collect human atherosclerotic plaque specimens obtained at surgery (carotid endarterectomy for carotid artery stenosis). Having learnt cell culture techniques on porcine arteries collected on a nearby slaughterhouse, I could set up cultures of human SMCs. By means of tissue explantation two SMC phenotypes could be identified: large SMCs, flat with a monolayered growth pattern, and small SMCs, fusiform with a multilayered growth pattern. The cells were thoroughly characterized by means of morphology, level of differentiation (immunofluorescence and western blotting), and biological properties (proliferative and migratory activities); the 67 small SMCs displayed the characteristics of a low differentiated, highly invasive and proliferative cell type. I have learnt to perform 2D-gel electrophoresis on human SMCs (in collaboration with the Proteomics Core Facility at the Faculty of Medicine, Geneva). Finally, the 2-D gel samples were subjected to image analysis and differentially expressed spots were identified (in collaboration with the Swiss Institute of Bioinformatics). One of the spots exclusively present in the gels from small SMCs exhibited one the highest relative expression. The spot was sequenced by tandem mass spectrometry and identified as calmodulin (CaM), a Ca2+-binding protein ubiquitous in eukaryotes that plays important roles in cell contraction and proliferation. By means of immunofluorescence and western blotting I confirmed the predominance of CaM in small SMCs. The results obtained during these two last phases of the training program have been included in a paper sent to the American Journal of Pathology. In addition, these two last phases have shown the feasibility of isolating SMC from human vascular samples in a reproducible manner. CONCLUSIONS The results obtained during the first phase of the training program, aimed at investigating the morphological and biological features of the IJVs in MS patients, demonstrate that the vein lesions of MS patients are characterized by an altered collagen distribution in the adventitia (lower collagen type I/III ratio in MS veins compared to controls). These lesions, devoid of inflammatory cells, suggest the existence of a local malformative pathogenesis. Because type I collagen is known to provide mainly tensile strength and rigidity, whereas collagen type III provides elasticity, the reduced collagen type I/III ratio allegedly alters the mechanical stability and reduces the mechanical strength of connective tissue. This can contribute to shed a light on the flow abnormalities described in MS. The approaches and methodologies typical of the vascular basic science acquired during the second and third phase to the training program have been applied to human carotid plaque samples and provide new insights on atherogenesis in the human. Although not having a direct repercussion on MS pathology, this knowledge can be easily applied to vein specimens obtained from MS patients. compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Coen M, Menegatti E, Salvi F, Mascoli F, Zamboni P, Gabbiani G, Bochaton-Piallat ML. Altered collagen expression in jugular veins in multiple sclerosis. Cardiovasc Pathol. 2013 Jan;22:33-8. Coen M, Marchetti G, Gagliano T, Palagi PM, Bernardi F, Mascoli F, Bochaton-Piallat ML. Calmodulin Expression Distinguishes the Smooth Muscle Cell Population of the Human Carotid Plaque. American Journal of Pathology. (in revisione). Coen M, Gabbiani G, Bochaton-Piallat ML. The pathology of the extracranial venous wall in MS. Meeting Annuale ISNVD, Bologna 14-15 Marzo 2011. Coen M, Gabbiani G, Bochaton-Piallat ML. Characterization of vein wall in multiple sclerosis.Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 25-26 Maggio 2011. Coen M.. Characterization of vein wall in multiple sclerosis (Experience from the “Centre Médical Universitaire”, Geneva, Switzerland). CCSVI COOK Round Table, Frankfurt Am Main ,Germany,14 January 2012. Coen M. Collagen Expression in Neck Brain Draining Veins. Sclerosis Patients. 2nd Annual ISNVD Scientific Meeting, Orlando, Florida (USA). 18-22 February 2012. Coen M, Gabbiani G, Bochaton-Piallat ML. Characterization of vein wall in multiple sclerosis.Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 30-31 Maggio 2012. Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 50.000 € .................................................................................................................................................. 68 Ruolo di T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 nel traffico linfocitario nel sistema nervoso centrale infiammato Gabriela Constantin Dipartimento di Patologia e Diagnostica, Sezione di Patologia Generale, Università di Verona, Verona Collaboratori Stefano Angiari, Tiziano Donnarumma, Simona Luciana Budui, Barbara Rossi Collaborazioni con altri gruppi Sheng Xiao, Vijay K Kuchroo, Center for Neurologic Diseases, Brigham and Women’s Hospital, Harvard Medical School, Boston, MA, USA PREMESSE E OBIETTIVI Il reclutamento di linfociti T patogenici nel sistema nervoso centrale (SNC), mediato da molecole di adesione altamente glicosilate, rappresenta un evento critico nello sviluppo della sclerosi multipla (SM) e del suo modello animale, l’encefalomielite sperimentale autoimmune (ESA). La proteina T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 è una glicoproteina espressa sulla superficie di linfociti T attivati, che presenta nella porzione extra-cellulare un dominio mucinico altamente glicosilato; inoltre, la struttura di Tim-1 è simile a quella di altre molecole di adesione implicate nel traffico leucocitario. Queste informazioni strutturali suggeriscono un possibile ruolo per Tim-1 nel traffico linfocitario nel corso di patologie infiammatorie. L’obiettivo principale del nostro progetto è stato lo studio di un possibile ruolo per Tim-1 nella migrazione di linfociti T attivati nel SNC durante la patogenesi dell’ESA. RISULTATI Abbiamo inizialmente ipotizzato che Tim-1 fosse in grado di legare le selectine, classiche molecole di adesione che interagiscono con recettori altamente glicosilati simili a Tim-1, ed abbiamo osservato che, in condizioni statiche, Tim-1 è effettivamente in grado di legare in vitro P-, E- ed L-selectin, le tre selectine conosciute. Fisiologicamente, l’interazione selectinaligando avviene a livello dell’endotelio vascolare, ed è favorita dallo stress meccanico causato dal flusso sanguigno. Sono stati perciò eseguiti saggi di legame Tim-1-selectine sotto flusso, e i nostri risultati indicano che microsfere ricoperte con Tim-1 interagiscono con P- o E-selectin in condizioni di flusso, mentre nessuna interazione è stata osservata con L-selectin. Questi dati suggeriscono che Tim-1 potrebbe essere cruciale per l’iniziale cattura dei linfociti T sull’endotelio vascolare, evento mediato dalle selectine in condizioni infiammatorie. Per verificare tale ipotesi, abbiamo utilizzato un ceppo di topi mutanti (Tim-1Δexon3) che mancano del dominio mucinico di Tim-1, mentre il resto della proteina è espresso sulla superficie cellulare. Linfociti T helper 69 (TH)1 e TH17 patogenici e pro-infiammatori ottenuti da animali Tim-1Δexon3 hanno una ridotta capacità di interagire in condizioni di flusso con P-selectin, ma non E-selectin, in vitro ed in vivo, come osservato in esperimenti di microscopia intravitale in vasi mesenterici, confermando un ruolo per il dominio mucinico di Tim-1 nella cattura di linfociti T attivati sull’endotelio vascolare. Linfociti T mutanti presentano, inoltre, una ridotta capacità di accumulo nella cute, in un modello di infiammazione fortemente dipendente dall’espressione di P-selectin da parte dell’endotelio vascolare infiammato, confermando un ruolo per Tim-1 come recettore adesivo espresso dai linfociti T attivati. Successivamente, abbiamo osservato che linfociti TH1 e TH17 da animali Tim-1Δexon3 hanno una ridotta capacità di aderire su vascular cell adhesion molecule (VCAM)-1, molecola di adesione presente sull’endotelio vascolare in condizioni infiammatorie. Essendo tale molecola il contro-ligando dell’integrina very late antigen (VLA)-4, molecola implicata nella SM e target dall’anticorpo natalizumab (Tysabri) usato per la cura dei pazienti SM, è stata valutata la correlazione tra Tim-1 e VLA-4 sulla superficie cellulare delle cellule T attivate. Dati ottenuti con studi di immunoprecipitazione ed imaging con tecnologia ImageStream® mostrano che Tim-1 e VLA-4 co-localizzano sulla superficie di cellule T attivate, suggerendo che Tim-1 potrebbe regolare la funzionalità di VLA-4 nei linfociti T patogenici. Infine, abbiamo analizzato l’impatto di Tim-1 sul reclutamento di cellule T attivate nel SNC infiammato. In esperimenti di microscopia intravitale in vasi cerebrali infiammati, è stato osservato che cellule TH1 e TH17 ottenute da animali Tim-1Δexon3 presentano una ridotta capacità di adesione sull’endotelio vascolare infiammato; inoltre, linfociti T mutanti hanno una ridotta capacità di migrazione nel SNC durante lo sviluppo dell’ESA, e conseguentemente inducono una malattia meno grave rispetto a cellule wilde type (WT). In accordo, in un modello di ESA attiva, animali Tim-1Δexon3 sviluppano una patologia meno grave rispetto ad animali WT, suggerendo un ruolo cruciale per Tim-1 nello sviluppo della malattia. compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA CONCLUSIONI I nostri risultati dimostrano che Tim-1 è un nuovo recettore adesivo importante per la cattura di linfociti T attivati su P-selectin in condizioni di flusso, e che Tim-1 controlla la funzionalità dell’integrina VLA-4 sui linfociti T attivati. I nostri dati mostrano inoltre l’importanza di Tim-1 nel reclutamento dei linfociti T attivati nel sito di infiammazione, in particolare nel SNC durante la patogenesi dell’ESA. Il blocco di Tim-1 e del reclutamento da esso mediato potrebbe diventare un nuovo target terapeutico per il trattamento di patologie infiammatorie ed autoimmunitarie, in particolare per la cura della SM. Role of T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 in lymphocyte trafficking in the inflamed central nervous system INTRODUCTION AND AIMS Emigration of T lymphocytes into the central nervous system (CNS), mediated by highly glycosylated adhesion molecules, represents a critical event in the pathogenesis of multiple sclerosis (MS) and its animal model, experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE). The protein T-cell immunoglobulin and mucin domain (Tim)-1 is a glycoprotein expressed on the surface of activated T lymphocytes, which present in the extra-cellular portion a highly glycosylated mucinlike domain; moreover, the structure of Tim-1 is similar to those of other adhesion molecules involved in leukocyte trafficking. All these structural information suggest a possible involvement for Tim-1 in lymphocyte trafficking during inflammatory pathologies. The main goal of our project was to study a possible novel role for Tim-1 in the control of lymphocyte migration into the inflamed CNS during the pathogenesis of EAE, the mouse model of human MS. RESULTS We initially hypothesized that Tim-1 may be able to bind members of the selectin family, classical adhesion molecules that interact with highly glycosylated receptors similar to Tim-1. We found that, indeed, Tim-1 protein is able to bind all three known selectins, P-, E-, and L-selectin. Physiologically, interaction between selectins and their ligands take place on the vascular endothelium, and is optimized by the shear stress caused by blood flow. For this reason, we performed Tim-1-selectin binding assays under flow conditions, and our results indicate that Tim-1-covered microbeads efficiently interact with P- and E-selectin under flow conditions, while no interactions were found with L-selectin. These data suggest that Tim-1 may be important for the initial capture of T lymphocyte on the vascular bed, which is mediated by selectins under inflammatory conditions. To investigate this hypothesis, we took advantage 70 from mutant mice (Tim-1Δexon3 mice) lacking the Tim-1 mucin domain, while the rest of the protein is still expressed on the cell surface. Pathogenic, proinflammatory T helper (TH)1 and TH17 lymphocytes obtained from Tim-1Δexon3 mice have a reduced ability to interact with P-selectin, but not E-selectin, under flow conditions, both in vitro and in vivo, as observed in intravital microscopy experiments in mesenteric venules, confirming a role for the Tim-1 mucin domain in the capture of activated T lymphocytes on the vascular endothelium. Consequently, Tim-1 mutant activated T cells have a reduced ability to accumulate in the skin, in an inflammation model strongly dependent on P-selectin expression by the inflamed vascular endothelium, confirming a role for Tim-1 as adhesive receptor expressed by activated T lymphocytes. We next found that TH1 and TH17 lymphocytes from Tim-1Δexon3 mice have a reduced ability to adhere on the vascular cell adhesion molecule (VCAM)-1, an adhesion molecule expressed by the vascular bed under inflammatory conditions. As this receptor is the counter-ligand for the integrin very late antigen (VLA)4, a molecule involved in MS and targeted by the antibody natalizumab (Tysabri) used for the treatment of MS patients, we investigated the relation between Tim-1 and VLA-4 on the surface of activated T cells. Our data, obtained by immunoprecipitation studies and ImageStream® imaging, show that Tim-1 and VLA-4 co-localize on the surface of activated T cells, suggesting that Tim-1 may regulate VLA-4 functionality in pathogenic T lymphocytes. We finally analyzed the role of Tim-1 in activated T cell recruitment in the inflamed CNS. In intravital microscopy experiments performed in inflamed CNS vessels, we found that TH1 and TH17 cells from Tim1Δexon3 mice have a reduced capacity to adhere on the inflamed vascular endothelium; moreover, mutant T lymphocytes have a reduced ability to migrate in the CNS during the development of EAE, and, consequently, they induce a less severe disease when com- pared to WT cells. Accordingly, in an active EAE model, Tim-1Δexon3 mice develop a less severe disease when compare to WT animals, suggesting a crucial role for Tim-1 in the development of the disease. CONCLUSIONS Our data demonstrate that Tim-1 is a novel adhesion receptor, important for activated T cell capture on Pselectin under flow conditions, and that Tim-1 controls integrin VLA-4 functionality on activated T cells. Moreover, Tim-1 is important for activated T cell recruitment in the inflamed tissue, in particular in the inflamed CNS during the pathogenesis of EAE. Overall, our results suggest that the blocking of Tim-1 and Tim-1-controlled trafficking may be a new therapeutic target for the treatment of inflammatory and autoimmune disease, in particular for the treatment of human MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Lapilla M, Gallo B, Martinello M, Procaccini C, Costanza M, Musio S, Rossi B, Angiari S, Farina C, Steinman L, Matarese G, Constantin G, Pedotti R. Histamine regulates autoreactive T cell activation and adhesiveness in inflamed brain microcirculation J Leukoc Biol. 2011 Feb;89(2):259-67. Rossi B, Angiari S, Zenaro E, Budui SL, Constantin G. Vascular inflammation in central nervous system diseases: adhesion receptors controlling leukocyte-endothelial interactions. J Leuk. Biol. 2011 Apr;89(4):539-56. Rossi B, Zenaro E, Angiari S, Ottoboni L, Bach S, Piccio L, Pietronigro EC, Scarpini E, Fusco M, Leon A, Constantin G. Inverse agonism of cannabinoid CB1 receptor blocks the adhesion of encephalitogenic T cells in inflamed brain venules by a protein kinase A-dependent mechanism. J Neuroimmunol. 2011 Apr;233(1-2):97-105. Constantin G, Laudanna C. Transmigration of effector T lymphocytes: changing the rules. Nat Immunol. 2011 Dec 16;13(1):15-6. Marconi S, Castiglione G, Turano E, Bissolotti G, Angiari S, Farinazzo A, Constantin G, Bedogni G, Bedogni A, Bonetti B. Human adipose-derived mesenchymal stem cells systemically injected promote peripheral nerve regeneration in the mouse model of sciatic crush. Tissue Eng Part A. 2012 Jun;18(11-12):1264-72 Montresor A, Toffali L, Constantin G, Laudanna C. Chemokines and the signaling modules regulating integrin affinity. Front Immunol. 2012;3:127. Rougerie P, Largeteau Q, Megrelis L, Carrette F, Lejeune T, Toffali L, Rossi B, Zeghouf M, Cherfils J, Constantin G, Laudanna C, Bismuth G, Mangeney M, Delon J. Fam65b Is a New Transcriptional Target of FOXO1 That Regulates RhoA Signaling for T Lymphocyte Migration. J Immunol. 2013 Jan 15;190(2):748-55. Angiari S, Rossi B, Budui S, Zenaro E, Pietronigrio E, Donnarumma T, Losso E, Ghin L, Della Bianca V, Xiao S, Kuchroo V, Constantin G. Role of t-cell immunoglobulin- and mucin-domaincontaining molecule (tim)-1 in t cell trafficking and in the induction of experimental autoimmune encephalomyelitis. XXI Congress of the Italian Association of Neuroimmunology (AINI), Pollenzo, Cuneo, Italy, September 22 - 25, 2011. Zenaro E, Pietronigro E, Budui S, Della Bianca V, Rossi B, Angiari S, Donnarumma T, Losso E, Constantin G. Vascular inflammation and leukocyte trafficking in an experimental model of Alzheimer’s disease. XXI Congress of the Italian Association of Neuroimmunology (AINI), Pollenzo, Cuneo, Italy, September 22 - 25, 2011. Angiari S, Rossi B, Budui S, Zenaro E, Pietronigro E, Donnarumma T, Losso E, Ghin L, Della Bianca V, Xiao S, Kuchroo V, Constantin G.T-cell immunoglobulin- and mucin-domain-containing molecule (TIM)-1 expressed by activated t cells mediates rolling on P-selectin. Joint Annual Meeting of the Italian Society of Immunology 2011, Clinical Immunology and Allergology (SIICA) and the German Society for Immunology (DGfI), Riccione, Italy, September 28 - October 1, 2011. Angiari S, Donnarumma T, Rossi B, Losso E, Xiao S, Kuchroo V, Constantin G. T-cell immunoglobulin- and mucin-domain-containing molecule (TIM)-1 is a novel physiological ligand for P-selectin Keystone Symposia “Chemokines and Leukocyte Trafficking in Homeostasis and Inflammation” - Breckenridge, Colorado - January 8 - 13, 2012. Angiari S., Budui S., Bach S.D., Rossi B., Laudanna C., Constantin G. Metabolic intervention with pantethine inhibits T cell trafficking and autoimmune disease. Keystone Symposia “Chemokines and Leukocyte Trafficking in Homeostasis and Inflammation” - Breckenridge, Colorado - January 8 - 13, 2012. Rossi B, Angiari S, Piccio L, Zinselmeyer BH, Budui S, Zenaro E, Cross AH, Miller MJ, Constantin G. P-selectin glycoprotein ligand-1 (psgl-1) controls trafficking and suppressor activity by regulatory T cells. Keystone Symposia “Chemokines and Leukocyte Trafficking in Homeostasis and Inflammation” - Breckenridge, Colorado - January 8 - 13, 2012. Zenaro E., Pietronigro E., Della Bianca V., Budui S., Losso E., Turano E., Fumagalli L., Bonetti B., Berton G., Constantin G. A role for neutrophils in the induction of Alzheimer’s disease. XXII Congress of the Italian Association of Neuroimmunology (AINI), Catania, Italy, September 26-29, 2012. Budui S.L., Angiari S., Bach S.D., Montresor A., Rossi B., Donnarumma T., Della Bianca V., Laudanna C., Constantin G. Krebs cycle potentiation has therapeutic effect in experimental autoimmune encephalomyelitis. XXII Congress of the Italian Association of Neuroimmunology (AINI), Catania, Italy, September 26-29, 2012. Budui S., Angiari S, Montresor A, Donnarumma T, Laudanna C, Constantin G. Metabolic Intervention with pantethine potentiates krebs cycle and inhibits experimental autoimmune encephalomyelitis. Keystone Symposia “Multiple Sclerosis” – Big Sky, Montana, USA - January 11 - 15, 2013. Angiari S, Donnarumma T, Rossi B, Xiao S, Kuchroo V, Constantin G. TIM-1 is a novel adhesion receptor controlling activated T-cell trafficking in the central nervous system. Keystone Symposia “Multiple Sclerosis” – Big Sky, Montana, USA - January 11 - 15, 2013. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010, per la durata di 1 anno e l’ammontare di 50.000 € ................................................................................................................................................... 71 Ruolo dell’acido abscissico nella sclerosi multipla: studio dei livelli in vivo nei pazienti e degli effetti in vitro su oligodendrociti e neuroni Chiara Fresia DIMES, sezione di Biochimica, Università di Genova, Genova Mentore Elena Zocchi PREMESSE E OBIETTIVI nel cervello e nel midollo spinale i livelli di ABA aumentano, del 40 e 95%, rispettivamente al 14° e 9° giorno dopo l’immunizzazione. È stata investigata l’espressione della proteina LANCL2, recettore per l’ABA, in diversi tessuti di topi C57BL non trattati; la proteina è risultata più abbondante nel cervello rispetto a tutti gli altri tessuti (tranne i testicoli), e nel midollo spinale è risultata meno presente che nel cervello. Per poter studiare il ruolo dell’ABA nella ESA, abbiamo deciso di creare una linea di topi transgenici senza il recettore dell’ABA, LANCL2: sono in corso le fasi finali per la creazione di questi topi knock-out (KO). Il topo KO condizionale sarà privo di LANCL2 solo a seguito di induzione (il gene di LANCL2 sarà funzionale fino alla somministrazione di un agente appropriato), ed il transgene potrà essere inattivato solo nei tessuti del sistema nervoso centrale (SNC), per non colpire l’azione dell’ABA al di fuori del SNC. Gli effetti dell’ABA su oligodendrociti e neuroni Sono stati esplorati gli effetti dell’aggiunta di ABA esogeno su una linea cellulare di astrocitoma umano (il glioma 1321N1, un tipo di cancro al cervello), e su una linea cellulare di feocromocitoma di ratto (linea PC12, utile come sistema modello per il differenziamento neuronale). I risultati ottenuti indicano che l’ABA ha avuto poco effetto sulla proliferazione delle cellule di astrocitoma, ma ha agito come chemioattrattore per le cellule, aumentando anche i livelli del secondo messaggero intracellulare AMP ciclico. L’ABA ha lievemente stimolato la proliferazione delle cellule PC12 (aumento del 30% quando trattate con ABA 30 μM), ma non ha avuto effetto sulla crescita di nuovi neuriti. L’ormone vegetale acido abscissico (ABA) è stato dimostrato agire come ormone endogeno umano pro-infiammatorio, capace anche di stimolare il rilascio di insulina e l’uptake di glucosio. Questo nuovo ruolo scoperto per l’ABA come attivatore delle cellule dell’immunità innata così come dei linfociti ha suggerito di investigare se avesse un ruolo nella sclerosi multipla (SM). L’obiettivo è stato perseguito: -misurando la concentrazione dell’ABA nel plasma e nel liquido cerebrospinale (liquor) di pazienti con SM e controlli, e nel cervello e midollo spinale di topi con Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (ESA), un modello sperimentale di SM; -valutando l’espressione del recettore dell’ABA, LANCL2, nel cervello e midollo spinale murini; -studiando l’effetto dell’ABA su oligodendrociti e neuroni in vitro. RISULTATI Livelli di ABA nel siero e nel liquor Abbiamo estratto l’ABA da siero e liquor prelevati da pazienti con SM al momento della prima diagnosi, e da volontari sani o pazienti non-SM, e misurato il contenuto di ABA. I livelli di ABA nel siero dei soggetti di controllo (1.05+/0.29nM, n=8) erano all’interno della finestra di valori già riportata dal nostro gruppo (1.08+/-0.46nM, n=17), e quelli dei pazienti con SM sono risultati simili (1.09+/-0.51nM, n=5). I livelli di ABA nel liquor dei pazienti con SM sono risultati leggermente più bassi di quelli misurati nel siero (0.88+/- 0.58nM), e più alti di quelli dei pazienti non-SM (0.77+/-0.15nM). È necessario analizzare un numero maggiore di campioni per valutare la possibilità di una differenza significativa tra i due gruppi. I livelli di ABA aumentano nel SNC di topi ESA È stato misurato il contenuto di ABA nel cervello, midollo spinale e milza di 15 femmine di topo C57BL sacrificate 9, 20 e 26 giorni dopo l’induzione della ESA (prima della comparsa, picco, e fase cronica della malattia); cinque animali di controllo sono stati sacrificati agli stessi time points di quelli immunizzati. I risultati ottenuti indicano che il contenuto totale di ABA nella milza non si modifica durante la malattia, nonostante le variazioni di volume dell’organo; invece CONCLUSIONI I risultati ottenuti indicano che l’ABA potrebbe avere un ruolo nella SM: -in un modello murino di SM, i livelli di ABA aumentano nel cervello e nel midollo spinale durante la progressione della malattia, e ritornano ai valori basali durante la fase cronica; l’aumento maggiore si osserva nel midollo spinale, il tessuto più colpito dalla ESA; -nei pazienti con SM, i livelli dell’ABA nel liquor sembrano lievemente più alti che nei pazienti non-SM, 72 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA sebbene un maggior numero di soggetti sia necessario per giungere a conclusioni significative; -la proteina recettore dell’ABA è molto più espressa nel SNC murino rispetto agli altri tessuti; -gli astrociti migrano verso l’ABA e rispondono all’ormone con un incremento del cAMP, coinvolto nell’attivazione di specifiche funzioni cellulari, tra cui il supporto trofico e la stimolazione della riparazione tissutale nel SNC. Per stabilire se l’ABA eserciti un’attività positiva o un ruolo patogenetico nella SM, abbiamo sviluppato una linea di topi carente del recettore dell’ABA: è in corso lo studio dell’influenza dell’eliminazione genetica del segnale dell’ABA nel SNC sulla progressione della malattia. Role of abscisic acid in multiple sclerosis: study of the in vivo levels in patients and of the in vitro effects on oligodendrocytes and neurons INTRODUCTION AND AIMS Recently, the plant hormone abscisic acid (ABA) was demonstrated to behave as an endogenous human pro-inflammatory hormone also stimulating insulin release and peripheral glucose uptake. The newly discovered role of ABA as a functional activator of innate immune response cells and of lymphocytes suggested to investigate its possible role in multiple sclerosis (MS). The specific tasks of this project were the following: - to measure the concentration of ABA in plasma and in the cerebrospinal fluid (CSF) from patients with multiple sclerosis (MS) or with non-inflammatory neurological disorders (controls) and in the brain and spinal cord (SC) from mice with experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE), a murine model of MS - to evaluate the expression of the ABA receptor, LANCL2, in murine brain and SC - to investigate the effect of ABA on oligodendrocytes and neurons in vitro. RESULTS ABA levels in serum and CSF from MS patients ABA levels in the serum from the control subjects (1.05+/-0.29nM, n=8) were within the range of values already reported by our group (1.08+/-0.46nM, n=17), and ABA levels from MS patients (at diagnosis) were similar (1.09+/-0.51nM, n=5). ABA levels in the CSF from MS patients were slightly lower than those in the serum (0.88+/- 0.58 nM), and slightly higher than those in the CSF from non-MS patients (0.77+/-0.15nM). A higher number of samples needs to be evaluated in order to ascertain a possible statistically significant difference between the two groups. ABA levels increase in the brain and SC from EAE mice ABA content was measured in the brain, spinal cord, and spleen of fifteen C57BL female mice sacrificed 9, 20 and 26 days after induction of EAE (corresponding to pre-disease onset, peak and chronic phase of EAE, 73 respectively); five untreated, control animals were sacrificed at the same time points. Results obtained indicate that ABA content in the spleen was not modified during disease progression, despite the change in organ volume; conversely, in the brain and SC, ABA levels increased significantly (40 and 95 % of increase) at the 14th and 9th day post-immunization, respectively. Expression of the ABA receptor LANCL2 was investigated in several tissues from untreated C57BL mice, and it proved to be highest in the brain, compared to all other organs (except for testis), whereas in the SC it was less abundant than in the brain. To investigate the role of ABA in EAE, we decided to create a transgenic mouse strain defective in the expression of the ABA receptor: the final mating steps for the generation of the knock-out (KO) mouse are in progress. The conditional KO mouse will lack LANCL2 only upon induction (i.e LANCL2 will be a functional gene until an inducing agent is administered), and the transgene will be located in the central nervous system, CNS, only, in order not to affect the action of ABA outside the CNS. Effect of ABA on oligodendrocytes and neurons The effect of exogenously added ABA was explored on a human astrocytoma cell line (1321N1) and on a rat pheochromocytoma cell line (PC12, a model system for neuronal differentiation). Results obtained indicate that ABA had little effect on the proliferation of astrocytoma cells, but it behaved as a chemoattractant for the cells and also induced an increase of the intracellular levels of the second messenger cyclic AMP. ABA slightly stimulated the proliferation of PC12 cells (30% of increase when treated with 30 μM ABA) but had no effect on neurite outgrowth. CONCLUSIONS The following results suggest that ABA may indeed play a role in MS: - in a murine model of MS, ABA levels increase in the compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA brain and SC during disease progression and return to basal values during the chronic phase; the highest increase is observed in the SC, the tissue most affected in the murine disease; - in MS patients, ABA levels in the central nervous system appear to be slightly higher than those recorded in non-MS patients, although more subjects need to be evaluated before a statistically significant result can be obtained; - the ABA receptor protein is highly expressed in the murine CNS compared to other tissues - astrocytes migrate towards ABA and respond to the hormone with an increase of a pivotal intracellular second messenger, involved in the activation of cellspecific functions, which include trophic support and stimulation of tissue repair in the CNS. To establish whether ABA exerts a beneficial or, conversely, a pathogenetic role in MS we developed a mouse strain lacking expression of the ABA receptor in the CNS: work is in progress to evaluate how the genetic disruption of ABA signaling in the CNS affects disease progression. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Grozio A, Millo E, Guida L, Vigliarolo T, Bellotti M, Salis A, Fresia C, Sturla L, Magnone M, Galatini A, Damonte G, De Flora A, Bruzzone S, Bagnasco L, Zocchi E. Functional characterization of a synthetic abscisic acid analog with anti-inflammatory activity on human granulocytes and monocytes. Biochem Biophys Res Commun. 2011;415(4):696-701 Sturla L, Fresia C, Guida L, Grozio A, Vigliarolo T, Mannino E, Millo E, Bagnasco L, Bruzzone S, De Flora A, Zocchi E. Binding of abscisic acid to human LANCL2. Biochem Biophys Res Commun. 2011; 415(2):390-5 Bruzzone S, Basile G, Mannino E, Sturla L, Magnone M, Grozio A, Salis A, Fresia C, Vigliarolo T, Guida L, De Flora A, Tossi V, Cassia R, Lamattina L, Zocchi E. Autocrine abscisic acid mediates the UV-B-induced inflammatory response in human granulocytes and keratinocytes. J Cell Physiol. 2012 Jun;227(6):2502-10. doi: 10.1002/jcp.22987 Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 50.000 € .................................................................................................................................................. 74 Insuccesso della rimielinizzazione in sclerosi multipla: un caso di ipotiroidismo tissutale indotto dall’infiammazione? Luciana Giardino Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie (DIMEVET), Università di Bologna, Bologna Collaboratori Mercedes Fernandez, Lorenzini Luca, Alessandri Marco, Giuliani Alessandro, Sivilia Sandra, Laura Calzà PREMESSE E OBIETTIVI La sclerosi multipla (SM) è una malattia che comprende diverse fasi e diversi meccanismi patogenetici. Accanto all’infiammazione e al disordine immunitario, un evento critico nel determinare l’andamento di malattia è la capacità riparativa della mielina del singolo soggetto. Questa capacità è fortemente limitata nel corso della progressione della malattia. Scopo di questo progetto è indagare un possibile maccanismo alla base di questa incapacità riparativa, partendo dai risultati positivi ottenuti dal nostro e da altri laboratori nel correggere questo difetto attraverso la somministrazione di ormone tiroideo. Ipotizziamo che possa esistere un difetto nella produzione della forma attiva dell’ormone, produzione che avviene direttamente nei tessuti. Anche in soggetti con normali livelli circolanti di ormoni tiroidei, un’eccessiva concentrazione tissutale di citochine proinfiammatorie potrebbe ridurre la disponibilità locale della forma attiva dell’ormone, triiodotironina T3. Ne conseguirebbe che tutti i processi cellulari dipendenti da T3 sono deficitari. La rimielinizzazione è un processo che dipende dalla disponibilità di T3, come ampiamente dimostrato da studi in vitro e in vivo. T3 è infatti una molecola chiave nella progressione del precursore dell’oligodendrocita (OPC), in oligodendrocita mielinizzante. Scopi specifici dello studio sono quindi: -misurare i livelli degli ormoni tiroidei T4, T3, e di T3 inversa (rT3), non biologicamente attiva, a diversi intervalli temporali nel modello sperimentale di SM, l’Encefalite Sperimentale Allergica (ESA), e durante demielinizzazione indotta da cuprizone; -misurare il livello di mRNAs degli enzimi degli ormoni tiroidei D2, D3 e dei recettori nucleari dell’ormone tiroideo TRalpha1,2 e TRbeta1,2 in aree demielinizzate e non, a diversi intervalli temporali in ESA e durante demielinizza- zione (microdissezione e cattura laser e real time PCR); -correlare i livelli tissutali di T4, T3, rT3 con la concentrazione tissutale di citochine proinfiammatorie e con indici molecolari e morfologici di mielinizzazione; -qualora esista un difetto di conversione T4-T3, tentare la sua correzione mediante somministrazione di T3. RISULTATI Abbiamo eseguito tutte le prove previste nel piano di progetto, dimostrando che esiste una mancata regolazione del metabolismo dell’ormone tiroideo a livello tissutale (midollo spinale) in animali ESA. In particolare: si osserva una riduzione di T4 circolante ed incremento nel midollo spinale in ESA cronica. Si osserva una drastica riduzione dell’espressione di tutte le isoforme dei recettori nucleari degli ormoni tiroidei nel midollo spinale in ESA acuta e cronica e una drastica up-regolazione dell’espressione di D3, l’enzima che trasforma T4 nella forma inattiva rT3. Il trattamento con l’ormone tiroideo alla dose e schema di somministrazione utilizzato ha un effetto parziale ma non totale sui componenti molecolari che regolano l’azione dell’ormone tiroideo. Il trattamento con T3 non è in grado di contrastare l’over-espressione di citochine infiammatorie nel midollo spinale dovuta all’induzione dell’ESA. CONCLUSIONI I risultati potrebbero indirizzare lo sviluppo di terapie adiuvanti per la fase acuta della malattia, con l’obiettivo di correggere il distiroidismo tissutale. Futuri studi saranno realizzati per testare se la componente infiammatoria influisce: 1) sull’espressione degli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’ormone tiroideo, utilizzando colture primarie di astrociti; 2) sull’espressione dei recettori nucleari dell’ormone tiroideo utilizzando colture primarie di OPC. Remyelination failure in multiple sclerosis: a case of inflammation-induced tissue hypothyroidism? INTRODUCTION AND AIMS Multiple sclerosis is a disease involving several stages and different pathogenetic mechanisms. Besides inflam- 75 mation and immune disorder, individual myelin repair capability is a critical event in determining the course of the disease. This ability could strongly limited in the course compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA of the disease. The aim of this project is to investigate a possible mechanism for this inability, starting from the positive results obtained by our and other laboratories in correcting this defect by thyroid hormone administration. We assume that the production of the active form of the hormone, that takes place directly in the tissues, could be altered in EAE. In fact, even in subjects with normal circulating levels of thyroid hormones, excessive tissue concentration of proinflammatory cytokines could reduce the local availability of the active form of the hormone, i.e. triiodothyronine T3. It follows that all cellular processes depending on T3 are insufficient. Remyelination is a process that depends on the availability of T3, as amply demonstrated by studies in vitro and in vivo. T3 is in fact a key molecule in the progression of oligodendrocyte precursor cell toward myelinating oligodendrocyte. Specific aims of the study are the following: to measure the thyroid hormonesT4, T3 and the inactive forms rT3 levels, in plasma, cerebrospinal fluid, white matter, gray matter during EAE and cuprizone-induced demyelination at different time-points; to measure the enzyme D2, D3, the thyroid receptor TR-alpha1,2, TR-beta1,2, MTC8 mRNAs expression levels in demyelinated versus intact CNS areas (laser capture microdissection and real time PCR); to correlate T4, T3, rT3 tissue levels with proinflammatory cytokines tissue levels; to correlate T4, T3, rT3 tissue levels with OPCs, oligodendrocyte and myelination markers at mRNA, protein and morphological level; in case of T4 to T3 conversion defect, to correct it by T3 administration. RESULTS We have completed the project program. Our results indicate that there is a severe deregulation of the thyroid hormone metabolism at tissue level (spinal cord) during EAE. In particular: there is a reduction of circulating T4 and an increase in the spinal cord in chronic EAE; there is a drastic reduction in the expression of all isoforms of nuclear receptors in the spinal cord in acute and chronic EAE; there is a dramatic upregulation of the expression level of D3, the enzyme that inactivates T4 to rT3. The treatment with thyroid hormone, at the dosage and administration scheme used in this study, partially, but not completely restores the molecular mediators of the cellular action of thyroid hormone. The T3 treatment is ineffective in controlling the EAE-induced up-regulation of inflammatory cytokines expression in the spinal cord. CONCLUSIONS These results could suggest the development of adjuvant therapies for the acute phase of the disease, aimed correcting is dysthyroidism tissue. To directly test the hypothesis that neuroinflammation alters the molecular machinery of thyroid hormone action at cell level, we will test if the exposure to a mixture of proinflammatory cytokines modify the expression of thyroid hormone metabolism enzymes in primary culture of astrocytes, and the expression of thyroid hormone nuclear receptors in primary culture of OPCs. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Calzà L, Fernandez M, Giardino L, Cellular approaches for stimulating cns remyelination: thyroid hormone to promote myelin repair via endogenous stem and precursor cells. J. Mol. Endocrinol., 2010, 44:13-23 Dell’Acqua ML, Lorenzini L, D’intino G, Sivilia S, Pasqualetti P, Panetta V, Paradisi M, Filippi MM, Baiguera C, Pizzi M, Giardino L, Rossini PM, Calzà L. Functional and molecular evidence of myelinand neuro-protection by thyroid hormone administration in experimental allergic encephalomyelitis. neuropathology and applied neurobiology, 2012, 38:454-470 Fernandez M, Lorenzini L, Sivilia S, Giuliani A, Giardino L, Calzà L. Thyroid hormone and myelination: prenatal 2,3,7,8-tetrachlorodibenzo-p-dioxin, from development to pathology. xiv Congresso della Società Italiana di Neuroscienze, Catania, 19-22 aprile 2012 Calzà L, Fernandez M, Giardino L. The differentiation block of oligodendocyte precursor cells in multiple sclerosis. Neurotalk 2011, Dalian, China, 22-25 maggio 2011 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 70.000 € .................................................................................................................................................. 76 Analisi del network proteolitico nella sclerosi multipla: una breccia significativa verso la comprensione dei meccanismi patogenetici e la valutazione laboratoristica dell’efficacia della terapia Grazia Maria Liuzzi Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, Università degli Studi di Bari “A. Moro”, Bari Collaboratori Tiziana Latronico, Anna Fasano, Maria Teresa Branà, Pasqua Gramegna, Gaetano Di Bari Collaborazioni con altri gruppi Paolo Riccio, Rocco Rossano, Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, Università della Basilicata, Potenza Gabriella Coniglio, Centro Sclerosi Multipla, Dipartimento di Neurologia, Ospedale Madonna delle Grazie, Matera PREMESSE E OBIETTIVI I più importanti enzimi proteolitici coinvolti nella patogenesi della sclerosi multipla (SM) sono le metalloproteinasi di matrice (MMPs), le calpaine (CANP) e gli attivatori del plasminogeno (PA). Insieme con i loro inibitori tissutali naturali e i loro recettori, essi formano una rete strettamente interconnessa che deve essere studiata nella sua integrità per comprendere appieno i meccanismi patogenetici della SM, anche in relazione all’effetto del trattamento. L’obiettivo finale di questo progetto è stato quello di ottenere informazioni sul ruolo degli enzimi proteolitici sopra menzionati nella patogenesi della SM e di studiare se proteinasi che agiscono a sia a livello centrale che periferico possano rappresentare un bersaglio per i farmaci attualmente utilizzati per la cura della SM. RISULTATI Per le esigenze del presente progetto di ricerca le risorse economiche sono state impiegate principalmente per finanziare in parte un assegno di ricerca e per l’acquisto di materiale di consumo. Nella prima parte di questo progetto, utilizzando un sistema in vitro, abbiamo dimostrato che differenti attività proteolitiche extra- ed intracellulari, attive nei confronti della proteina basica della mielina (MBP), uno dei principali costituenti della guaina mielinica, vengono rilasciate sia da astrociti di ratto che dalle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) di pazienti con SM e sono inibite, rispettivamente, da interferone-beta (IFN-β) o da farmaci immunomodulanti attualmente utilizzati per il trattamento dei pazienti con SM. Utilizzando inibitori di proteinasi e la tecnica zimografica abbiamo evidenziato che, nei nostri modelli di studio, le principali attività proteolitiche extracellulari erano rappresentate dalla metalloproteinasi-9 (MMP-9) e dall’attivatore del plasminogeno di tipo urochinasico (uPA). Al contrario, la calpaina-2 (CANP-2), che rappresentava la principale attività proteolitica intracellulare, era presente solo negli astrociti, suggerendo che tale enzima svolge un ruolo importante all’interno del sistema nervoso centrale (SNC), piuttosto che a livello periferico. Studiando il sistema enzima/inibitore abbia- 77 mo anche dimostrato che l’IFN-β, a livello centrale, è più efficace nel bloccare l’espressione della CANP-2 rispetto alla MMP-9. Sulla base di questi risultati, nella seconda parte del nostro studio abbiamo focalizzato la nostra attenzione sui sistemi extracellulari della MMP-9 e del suo inibitore tissutale naturale TIMP-1 e dell’uPA e del suo recettore uPAR a livello sistemico. L’analisi dei PBMC di una vasta popolazione di pazienti con SM ha dimostrato che la MMP-9 e l’uPA sono simultaneamente up-regolati in risposta alla stadio della malattia e, pertanto, rappresentano indicatori affidabili di attività della malattia. I livelli incrementati di uPAR solubile (suPAR) in pazienti con SM recidivante-remittente (SM-RR) in fase attiva di malattia suggerisce che suPAR può essere un indicatore prognostico di attivazione dell’uPA in corso di SM. L’inibizione dei livelli della MMP-9 e dell’uPA in pazienti con SM trattati con farmaci immunomodulanti indica che questi enzimi rappresentano sensibili target terapeutici nella SM e che la loro inibizione è probabilmente un meccanismo che contribuisce al miglioramento clinico dei pazienti in seguito al trattamento. Un altro approccio del nostro studio è stato finalizzato alla determinazione e identificazione degli isomeri delle gelatinasi A (MMP-2) e B (MMP-9). Utilizzando una nuova tecnica rappresentata dalla zimografia bidimensionale (2-DZ) abbiamo rilevato in campioni di siero da pazienti con SM isomeri della MMP-2 e della MMP-9, dimostrando il loro incremento rispetto ai donatori sani. Utilizzando sieri SM concentrati 8-10 volte, è stato possibile evidenziare la presenza di ulteriori spots che sono stati identificati come forme sialilate della MMP-9. La presenza di MMP-9 sialilata, che non è mai stata descritta prima nel siero di pazienti con SM, potrebbe correlare con i processi infiammatori coinvolti nella SM. CONCLUSIONI I risultati ottenuti in questo progetto supportano l’ipotesi che il danno neuroinfiammatorio in corso di SM coinvolge un alterato bilancio tra più sistemi proteolitici extra- ed compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA intracellulari che agiscono a vari livelli. In particolare, i nostri risultati indicano che tra gli enzimi studiati, le calpaine sono prevalentemente rilasciate dalle cellule residenti del SNC suggerendo un ruolo principale nei meccanismi di demielinizzazione, mentre la MMP-9 e l’uPA sembrano essere coinvolti a più livelli nella patogenesi della MS. L’induzione coordinata della MMP-9 e dell’uPA nella fase attiva della SM e la loro inibizione da parte dei farmaci immunomodulanti indica l’interconnessione tra questi importanti sistemi di proteolisi extracellulare e suggerisce che sia la MMP-9 che l’uPA possono rappresentare affidabili marker per valutare l’attività della malattia e l’efficacia terapeutica. Analysis of the proteolytic network in multiple sclerosis: a hard breakthrough towards the understanding of pathogenesis and laboratory evaluation of therapy effectiveness INTRODUCTION AND AIMS The most important proteolytic enzymes involved in multiple sclerosis (MS) pathogenesis are matrix metalloproteinases (MMPs), calpains (CANP) and plasminogen activators (PA). Together with their natural tissue inhibitors and their receptors, they form a strictly interacting network that needs to be studied in its integrity to fully understand the pathogenic mechanisms in MS and the action of treatment. The ultimate objective of this project was to gain insight into the role of the above mentioned proteolytic enzymes in MS pathogenesis and to study whether proteinases acting at central and peripheral level may represent a target for the used MS drugs. RESULTS Funding for the present research project were mainly used to support in part a a post-graduate fellowship and for the purchase of consumables. In the first part of this project, by using an in vitro system we demonstrated that different extracellular and intracellular proteolytic activities acting towards myelin basic protein (MBP), one of the most important constituents of the myelin sheath, are released from both rat cultured astrocytes and peripheral blood mononuclear cells (PBMC) from MS patients and are inhibited, respectively, by interferon-beta (IFN-β) or by different immunomodulant drugs currently used for the treatment of MS patients. By using proteinase inhibitors and zymography we demonstrated that, in our models, the major extracellular proteolytic activities were represented by matrix metalloproteinase-9 (MMP-9) and urokinase-type plasminogen activator (uPA). Calpain II (CANP-2), which represented the main intracellular proteolytic activity, was present only in astrocytes, suggesting that it plays an important role within the central nervous system (CNS), rather than at peripheral level. By studying the systems enzyme/inhibitor, we assessed that IFN-β is more effective in blocking the expression of CANP-2 rather than MMP-9. Based on these results, in the second part of this project we focused our attention on the study of the extracellular 78 systems of MMP-9 and its natural tissue inhibitor TIMP1 and uPA/uPA receptor (uPAR) at systemic levels. The analysis of PBMC from a large cohort of MS patients demonstrated that MMP-9 and uPA are concurrently up-regulated in response to disease stage and therefore represent reliable markers of disease activity. The increased levels of the soluble uPAR (suPAR) in active RR-MS patients in comparison with inactive RR-MS patients and HD suggests that suPAR can be a prognostic marker of uPA activation in course of MS. The inhibition of MMP-9 and uPA in MS patients treated with immunomodulant drugs suggests that these enzymes represent therapeutic target in MS and that their inhibition is probably a mechanism which contributes to the clinical recovery of MS patients following treatment. This hypothesis is also supported by the increase of TIMP-1 in PBMC from active RR-MS patients treated with immunomodulant drugs. Another approach of our study has been aimed at the detection and identification of isoforms and isomers of gelatinases A (MMP-2) and B (MMP-9). By using 2-D zymography (2-DZ) we detected in serum samples from MS patients MMP-2 and MMP9 isomers demonstrating their increase in comparison to HD. By using MS sera concentrated 8-10 fold, we were able to detect additional spots which were identified as sialylated MMP-9. The presence of sialylated MMP-9, which has been never described before in the sera of MS patients, might correlate with the inflammatory processes involved in MS. CONCLUSIONS The results obtained in this project support further the hypothesis that the neuroinflammatory damage during MS involves altered balance between multiple extracellular and intracellular proteolytic systems acting at various levels. In particular, our results suggest that among the studied enzymes, calpains are predominantly released by LPS-activated astrocytes and therefore their main role seems to be confined to mechanisms of demyelination. By contrast, MMP-9 and uPA are increased in culture supernatants from both LPS-activated astrocytes and PBMC from MS patients, suggesting their involvement in different steps of MS pathogenesis, such as blood brain barrier (BBB) disruption, invasion of brain tissue by inflammatory cells, demyelination and axonal damage. The coordinated induction of MMP-9 and uPA in the active phase of MS and their inhibition by the used MS drugs indicate the interconnection between these important systems of extracellular proteolysis and suggest that both MMP-9, the main MMP produced by PBMC from MS patients, and uPA may represent reliable markers of disease activity and therapeutic efficacy. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Latronico T, Branà MT, Gramegna P, Fasano A, Di Bari G, Liuzzi GM. Inhibition of myelin-cleaving proteolytic activities by interferon-beta in rat astrocyte cultures. Comparative analysis between gelatinases and calpain-II. Plos One, 2013; 8:e49656 Latronico T, Coniglio, Branà MT, Fasano A, Liuzzi GM. Coordinated inhibition of matrix metalloproteinase-9 and G urokinase plasminogen activator by immunomodulant therapies in peripheral blood mononuclear cells from MS patients. XXII AINI Congress, Catania, 26-29 September 2012. Riccio P, Rossano R, Liuzzi GM. May diet and dietary supplements improve the wellness of multiple sclerosis patients? A molecular approach. Autoimmune Dis. 2011; 2010:1-12. doi: 10.4061/2010/249842. Liuzzi GM, Latronico T, Branà MT, Gramegna P, Coniglio MG, Rossano R, Larocca M, Riccio P. Structure-dependent inhibition of gelatinases by dietary antioxidants in rat astrocytes and sera of multiple sclerosis patients. Neurochem Res. 2011;36:518-27. doi: 10.1007/s11064-010-0373-2. Rossano R, Larocca, Riccio P, Coniglio G, Latronico T, Liuzzi G. Detection of MMP-9 sialylated isotypes in sera of patients with relapsing/remitting multiple sclerosis. 20th ARSEP Meeting on Multiple Sclerosis, Parigi, 12-13 May, 2011. Latronico T, Branà M.T, Merra E, Fasano A, Di Bari G, Casalino E, Liuzzi GM. Impact of manganese neurotoxicity on gelatinase production and superoxide dismutase activity in rat primary astrocytes. Effect of resveratrol and therapeutical implications for the treatment of CNS diseases.(submitted) Latronico T, Coniglio G, Branà MT, Fasano A, Liuzzi GM. Coordinated induction of MMP-9 and uPA in peripheral blood mononuclear cells from MS patients. Inhibitory effect of immunomodulant therapies. (in preparation) Progetto di ricerca finanziato con il bando 2009 per un periodo di 2 anni (prorogato di 3 mesi) e l’ammontare di 50.000 € ................................................................................................................................................... 79 Regolazione oligodendrocitaria del potenziale intrinseco di crescita neuritica Gianluca Menichetti NICO, Università di Torino, Torino e Dipartimento Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università di Milano, Milano Mentore Ferdinando Rossi, Maria Pia Abbracchio PREMESSE E OBIETTIVI processo di arborizzazione. Le differenti modalità sono determinate da proprietà età specifiche e da proprietà intrinseche dei neuroni. Subentrano poi segnali contatto mediati derivanti dalle cellule dei granuli che inducono la crescita dell’albero terminale. Gli oligodendrociti sono degli ottimi candidati per la modulazione del processo di crescita assonale, influendo anche sulla regolazione delle competenze intrinseche neuronali. Per valutare la rilevanza del rapporto oligodendrocita-assone nella regolazione della crescita assonale e nella maturazione gliale abbiamo esaminato il pattern di espressione del recettore GPR17 nel cervello post natale di topo durante lo sviluppo fisiologico. In analogia con il ruolo delle purine noi ipotizziamo che l’uracil nucleotide e i loro zucchero-coniugati possano partecipare nella comunicazione pirimidinergica tra assoni e oligodendrociti. GPR17 è prodotto da un subset di cellule post mitotiche oligodendrocitarie. Queste cellule in un primo momento appaiono collocate nella regione dei nuclei profondi del cervelletto, corrispettiva della futura sostanza bianca. La distribuzione delle cellule GPR17 positive appare differente nelle diverse aree del cervelletto a tempi diversi, indicando una correlazione tra il recettore e il processo di mielinizzazione. I primi dati suggeriscono un coinvolgimento del GPR17 nell’inizio del processo di mielinizzazione e le GPR17 positive precedono l’espressione delle proteine della mielina matura. La massima espressione avviene intorno al settimo giorno post natale e nel decimo giorno raggiunge, tramite un gradiente di espressione, gli apici dei lobuli cerebellari, in parallelo con la maturazione mielinica. Successivamente, l’espressione di GPR17 decresce in parallelo con l’aumento dei marker della mielina matura. La modalità di espressione del recettore è indicativa del livello e del grado di maturazione. Dopo la nascita, il GPR17 appare situato nelle cellule a livello somatico ed esattamente nell’apparato del Golgi (Gpi) per poi essere espresso a livello degli interi processi (Grm). Alcuni progenitori oligodendrocitari GPR17-positivi rimangono anche nel cervelletto adulto, sparsi sia nella sostanza grigia e sia in quella bianca e mai co-espressi con proteine della mielina. Questa distribuzione potrebbe suggerire una maturazione precoce di alcuni OPC. I neuroni, includendo le PCs, potrebbero attivamente essere coinvolti nella maturazione degli OPC. Nello specifico si può dedurre che la popolazione esprimente il recettore nel soma e nel Golgi sia una popolazione distinta di OPC già presenti sul territorio e che, tuttavia, richiede Gli oligodendrociti sono coinvolti nella regolazione delle proprietà di crescita intrinseche, nella maturazione e funzionalità dei neuroni. Il principale obbiettivo di questo studio è quello di contribuire a capire le basi biologiche e i meccanismi dell’interazione assone-oligodendrocita coinvolti nella regolazione delle proprietà intrinseche di crescita neuronale e nelle maturazione degli oligodendrociti stessi. In questo contesto, lo studio ha previsto due differenti parti. La prima si è focalizzata sull’osservazione e la descrizione delle differenti modalità di crescita assonale dei neuroni Purkinje (PCs) durante le differenti età cercando di valutare le proprietà di crescita intrinseche dei neuroni. Abbiamo valutato ed esaminato come le interazioni tra assoni di Purkinje e oligodendrociti modificano la modalità di crescita neuritica. Particolare attenzione è stata posta sul recettore GPR17, espresso nello sviluppo e dopo danno nelle fasi che precedono il processo di mielinizzazione. Esso infatti è espresso dai precursori degli oligodendrociti (OPCs). L’espressione del GPR17 è massima nelle cellule pre-oligodendrocitarie post-mitotiche uscite dal ciclo cellulare e che hanno iniziato a differenziarsi. Il recettore non colocalizza nelle cellule mature con marker oligodendrogliali come CNPase, MAG o MBP. L’esposizione degli OPCs a molecole agoniste endogene del GPR17, come l’UDP glucosio, promuove la progressione e la maturazione verso cellule mielinizzanti. Al contrario, l’esposizione ad antagonisti del recettore o il silenziamento compromette il programma di differenziamento delle cellule oligodendrocitarie. Successivamente, ad un insulto ischemico, ad un trauma o ad una demielinizzazione all’interno del CNS le cellule esprimenti GPR17 si attivano e proliferano iniziando un tentativo di riparazione. GPR17 quindi è un regolatore fisiologico di oligodendrogenesi e partecipa al riparo dopo danno e demielinizzazione. Questo studio infine cerca di mettere in luce e svelare i meccanismi cellulari e molecolari che intercorrono tra oligodendrociti e neuroni e punta alla scoperta di potenziali target molecolari per le malattie caratterizzate dalla perdita di oligodendrociti. RISULTATI Il nostro lavoro ha mostrato come i neuroni PCs piastrati a diverse età accrescono gli assoni in maniera differente. L’allungamento assonale prevale nell’età embrionale mentre i neuriti post natali vanno incontro ad un 80 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA specifici segnali per la maturazione. Queste cellule potrebbero, quindi, maturare secondo un onda che parte dalle zone più centrali o proliferare in una regione e poi migrare nel resto del territorio, sia come OPC o cellule già mature. I dati indicano l’esistenza di un’onda di maturazione anche se le cellule GPR17 non sembrano avere caratteristiche migratorie. L’ipotesi è che esistano segnali che provengono da altri elementi cellulari come i neuroni stessi. L’espressione del recettore segue la maturazione degli assoni in modo molto caratteristico e precede il processo di mielinizzazione. Quindi possiamo ipotizzare un coinvolgimento di un sistema molecolare che include più elementi cellulari ed uno specifico meccanismo di comunicazione tra gli oligodendrociti e neuroni, attraverso un percorso di segnalazione purinergico. Inoltre, lo studio rivela che GPR17 provoca il passaggio da uno stadio di proliferazione degli OPC ad uno di differenziazione, non essendo più presente negli oligodendrociti maturi. CONCLUSIONI Le cellule Purkinje in coltura mostrano durante la crescita un programma neuritogenico intrinseco coinvolto nella iniziale navigazione assonale, importante per il raggiungimento dei target e per la successiva espansione dell’albero terminale. L’esecuzione di questo pro- gramma intrinseco è regolato da segnali provenienti dall’ambiente circostante che modificano le competenze di crescita delle cellule neuronali adattando le loro proprietà endogene alle differenti fasi della morfogenesi dei neuriti. Il contatto con le cellule dei granuli induce i neuroni di Purkinje ad accrescere l’albero terminale. Altre cellule potrebbero contribuire, dunque, allo sviluppo dell’intera struttura assonale. Le cellule oligodendrocitarie possono essere degli ottimi candidati per la modulazione della crescita assonale e la regolazione di competenze neuronali intrinseche. L’interazione oligodendrocita-assone è di elevata rilevanza al fine della funzionalità neurale. Abbiamo dunque esaminato il pattern di espressione del recettore GPR17 nel cervelletto post natale, nelle differenti fasi di sviluppo. Il GPR17 ha un ruolo di primaria importanza nella maturazione degli oligodendrociti, nella oligodendrogenesi ed è un probabile nuovo target per il processo di rimielinizzazione. Dati preliminari suggeriscono che GPR17 potrebbe essere sovra regolato in SM. Se questa ipotesi si dimostrasse vera, il legame di GPR17 con molecole specifiche potrebbe aiutare il recettore a normalizzare il turn-over nei tessuti demielinizzati e contribuire in modo efficace a ristabilire il normale processo di rimielinizzazione. Oligodendrocyte regulation of intrinsic neuritic growth properties INTRODUCTION AND AIMS The main goal of the study is to contribute to unravel basic biological mechanisms of axon-oligodendrocyte interactions involved in regulating the intrinsic neuritic growth properties of CNS neurons and oligodendrocyte maturation. This study demonstrated the existence of an intrinsic program which is finely regulated by extrinsic factors. It is known however that an important role is played by extrinsic factors of the surrounding environment. Oligodendrocytes are good candidates to modulate the pattern of axon outgrowth. Not only extrinsic regulators affect intrinsic neuronal competence. For this instance we focused our attention on the GPR17 receptor. GPR17 could have an important role in the promotion of physiological myelination and remyelination upon myelin disruption. GPR17 is expressed on oligodendrocyte precursors (OPCs), the cells that give raise to mature myelinating oligodendrocytes both during development and throughout adulthood. GPR17 expression is maximal in post-mitotic pre-oligodendrocytes that have just exited the cell cycle to become irreversibly committed to diffe- 81 rentiation. There is, instead, no colocalization of GPR17 with more mature myelinating oligodendroglial markers like CNPase, myelin-associated glycoprotein MAG or myelin basic protein MBP. Exposure of OPCs to GPR17 endogenous agonists (eg, UDPglucose) promotes progression to more mature myelinating cells. GPR17 inhibition by either receptor antagonists or specific silencing RNAs markedly impaired OPCs differentiation program. Importantly, after either an ischemic, a traumatic, or a demyelinating insult to the CNS, GPR17-expressing cells in the lesioned tissue undergo activation and start proliferating, suggesting a repair attempt. Thus, GPR17 is a physiological regulator of oligodendrogliogenesis and, upon injury, it participates to repair of demyelinated lesions. RESULTS Our work showed that Purkinje (PCs) neurons plated at distinct developmental ages grow axons according to different patterns. Our experiments show that the growth pattern of embryonic or postnatal PCs in vi- compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA tro is determined by the contribution of age-specific properties and mode-associated mechanisms. The contact-mediated signals derived from granule cells specifically induce arbour growth. Hence, oligodendrocytes are good candidates to modulate the pattern of axon outgrowth. With the long-term aim to define the relevance of axon-oligodendrocyte interactions in regulating PC axon growth mode, here we examined the pattern of expression of GPR17 in the postnatal cerebellum during physiological development. In analogy with the role of purine nucleotides and nucleosides, we hypothesise that uracil nucleotides and their sugar-coniugates participate in a pyrimidinergic communication between axons and oligodendrocytes. Furthermore, GPR17 is produced by a subset of postmitotic oligodendrocytes. At first, these cells are located in the deep cerebellar regions, corresponding to the prospective white matter. The distribution of the expression of GPR17 is different in distinct areas of the cerebellum at different times indicating a correlation between the GPR17 and the process of myelination. The first data and result suggest an hypothetical involvement of GPR17 in the beginning of myelination and that GPR17-expressing oligodendrocyte progenitors appear in the cerebellum before myelin proteins are produced. Early after birth virtually all GPR17+ cells display a somatic positivity cells (gpi). This type of labelling, defined “gpi” (GPR17 protein intracellular, henceforth mentioned as ‘‘Gpi’’ cell) likely reveals the activation of the biosynthetic pathway of the receptor at the level of the Golgi complex. Later on, GPR17 is mostly expressed on all the processes of OPC. These latter GPR17+ cells exhibit a higher and broader GPR17 expression, extended to both somata and processes and indicative of receptor localization to the cell membrane (GPR17 receptor on cell membrane, henceforth mentioned as ‘‘Grm’’ cells). Gpi cells are thus more immature than Grm cells. Moreover, receptor upregulation and distribution to cell processes occurs initially in deep regions and subsequently in superficial regions. Some GPR17-positive oligodendrocytes progenitors remain also in the adult cerebellum where they are scattered in both grey and white matter and never co-express myelin proteins. This pattern of expression is consistent with an involvement of the receptor in the maturation of oligodendrocytes and with former data on the postnatal maturation of oligodendroglia of the cerebral cortex. Neurons including Purkinje cells may be actively involved in of the maturation of OPC. The observation finally indicate a particular distribution at P0 of GPR17 cells near the cerebellar peduncles. This distribution might suggest a precocious maturation of some OPC. Or it can be deduced that the “gpi” population at this age express the receptor only in the Golgi apparatus is a distinct population of OPC that are already present 82 in the territory and that, however, require specific signals to mature. The “grm” seems that enter in the cerebellum and derived from brainstem. During development of the cerebellum appears also a zone of proliferation visible in the tissue placed around the deep nuclei. This might suggest that there are OPC proliferating in very circumscribed and specific area that constitute probable niches of distinct proliferation populations of OPC. The data indicate the existence of a wave of maturation which can be seen in the progenitor antecedent the formation of myelin. GPR17 cells don’t seem to have migratory characteristics. We can think of the existence of signals that originate from other cell maturing components. The expression the receptor follows the maturation of the axons in a very characteristic manner and precedes the process of myelination. Therefore we can think to the involvement of a molecular system that includes more cellular elements and a specific mechanism of communication and interaction between oligodendrocytes and neurons through a purinergic signaling pathway. CONCLUSIONS Cultured Purkinje cells recapitulate an intrinsically coded neuritogenic program, involving initial navigation of the axon towards the target field and subsequent expansion of the terminal arborisation. The execution of this program is regulated by environmental signals that modify the growth competence of Purkinje cells, so to adapt their endogenous properties to the different phases of neuritic morphogenesis. Contact-mediated signals derived from granule cells specifically induce arbour growth. Hence, oligodendrocytes are good candidates to modulate the pattern of axon outgrowth. Not only extrinsic regulators affect intrinsic neuronal competence, but defined components of the neuronal machineries can change the modality of neurite interplay with oligodendrocytes. With the long-term aim to define the relevance of axon-oligodendrocyte interactions in regulating PC axon growth mode, here we examined the pattern of expression of GPR17 in the postnatal cerebellum. GPR17 is a key player in oligodendrogenesis and a new target for remyelination. Furthermore, the study reveals that GPR17 controls the transition of proliferating to differentiating OPCs but is no longer present in mature myelinating oligodendrocytes. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi De Luca A, Vassallo S, Benitez-Temino B, Menichetti G, Rossi F, Buffo A. “Distinct modes of neuritic growth in purkinje neurons at different developmental stages: axonal morphogenesis and cellular regulatory mechanisms” PLoS One. 2009 Aug 31;4(8) Menichetti G., Buffo A. “Properties and role of GPR17 in the development of myelin in cerebellum”. In preparation, 2012. Menichetti G., Buffo A., Rossi F. Oligodendrocyte regulation of intrinsic neuritic growth properties in cerebellar Purkinje neurons. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, May 26-27, 2009 Menichetti G., Buffo A., Rossi F. “Oligodendrocyte regulation of intrinsic neuritic growth: properties and role of GPR17 on development of myelin”. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, 26, 2010 Menichetti G., Buffo A, Rossi F. Oligodendrocyte regulation of intrinsic neuritic growth. Properties and role of GPR17 in development of myelin. 8th World Congress of IBRO, Florence, July 14-18, 2011 Menichetti G., Rossi F Properties and the role of GPR17 in development of myelin. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, May 25-26, 2011 Menichetti G., Rossi F.Purkinje axon growth and oligodendrocytes maturation during development. Congresso Scientifico Annuale FISM. Roma, May 30-31, 2012 Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 36.000 € ................................................................................................................................................... 83 Ruolo dello stress ossidativo nella sclerosi multipla. Un’analisi proteomica e red-ox proteomica Marzia Perluigi Dipartimento di Scienze Biochimiche “A. Rossi Fanelli”, Sapienza Università di Roma e Laboratorio di Virologia, Istituto Regina Elena, IRE, Roma Collaboratori Federico De Marco Aldo Venuti, Elona Bucaj, Tatiana Koudriavtseva, Manuela Onesti, Francesca Sperati PREMESSE E OBIETTIVI presenti in letteratura, a validazione del nostro approccio sperimentale. È interessante notare che molte di queste proteine sono risultate maggiormente espresse nei pazienti con SM rispetto ai controlli sani: ceruloplasmina, antitrombina III, clusterina, apolipoproteina E e complemento C3. In particolare, la clusterina ha mostrato un interessante trend, poiché i suoi livelli di espressione si sono mostrati aumentati già nella fase remittente rispetto ai controlli, e si sono mantenuti upregolati nella fase di ricaduta. Per chiarire ancor meglio le variazioni del proteoma del siero, abbiamo inoltre eseguito l’analisi redox proteomica, allo scopo di identificare specifiche proteine modificate ossidativamente la cui alterazione potrebbe potenzialmente portare a disfunzioni collegate al decorso patologico della malattia. Tra i risultati dell’analisi redox proteomica, un dato particolarmente interessante è quello relativo alla “vitamin D-binding protein” (DBP), il maggior carrier plasmatico della vitamina D. Molti studi condotti sul CSF di pazienti affetti da SM hanno mostrato un link tra i livelli di DBP e il decorso della malattia e una correlazione inversa tra livelli di vitamina D circolante e rischio di SM. Abbiamo trovato che la DBP è maggiormente ossidata nei pazienti SMRR rispetto ai controlli e, tra i pazienti, più ossidata in quelli nella fase di ricaduta rispetto a quelli in remissione, mostrando perciò una piena concordanza con il corso della malattia. Analogamente, abbiamo trovato un progressivo aumento di ossidazione dell’Apolipoproteina A-IV, che conferma che i livelli di SO aumentano con la progressione della malattia. Esistono prove significative che il meccanismo patogenetico delle malattie neurodegenerative, compresa la sclerosi multipla (SM), sia mediato dallo stress ossidativo (SO) e dalla eccitotossicità. Tuttavia, allo stato attuale, i pochi dati biochimici e molecolari disponibili fanno emergere uno scenario incoerente e contraddittorio. I metodi di “redox proteomica”, recentemente sviluppati, accoppiano l’abilità della proteomica di descrivere l’intero pattern delle proteine in un campione specifico con l’elevata capacità dei metodi immunochimici di evidenziare le loro modificazioni ossidative. Tali modificazioni possono svolgere un ruolo regolatorio cruciale nella cellula, ma quando sovrastano la capacità di scavenging della cellula il loro accumulo può causare l’alterazione dell’omeostasi cellulare. Perciò l’approccio redox proteomico rappresenta una strategia emergente e potenzialmente premiante per chiarire a fondo il ruolo dello SO nella SM e comprendere la patogenesi e la fisiopatologia della SM. Allo scopo di indagare sul coinvolgimento del danno ossidativo nei meccanismi della SM, abbiamo utilizzato un duplice approccio proteomico per analizzare il profilo di espressione delle proteine ed identificare le proteine modificate ossidativamente nei pazienti affetti da SM in confronto con controlli sani. RISULTATI Abbiamo confrontato il siero di tre gruppi di soggetti, 18 pazienti con SM recidivante remittente (SMRR) stabile (senza episodi di ricadute nei tre mesi precedenti) (REM), 18 pazienti con SMRR attivo (durante una ricaduta clinica) (REL) e 7 controlli sani (CTR), per investigare le modificazioni dell’espressione e dei profili di ossidazione delle proteine tra i tre gruppi. Tramite la valutazione dei livelli di carbonili proteici totali nel siero, abbiamo confermato che il danno ossidativo è aumentato nei pazienti SM in fase di ricaduta. Infatti, abbiamo trovato livelli di carbonili più alti nel gruppo di pazienti REL, rispetto sia al gruppo di pazienti REM, sia rispetto ai controlli sani. Per meglio comprendere questo trend, abbiamo eseguito l’analisi proteomica e redox proteomica. Tramite la proteomica abbiamo identificato le proteine che mostravano differenze di espressione tra i tre gruppi, ottenendo risultati in gran parte coerenti con dati già CONCLUSIONI In conclusione, i risultati della nostra ricerca supportano l’ipotesi che lo SO gioca un ruolo centrale nella MS. Infatti, le proteine che risultano più ossidate nei pazienti SM rispetto ai controlli sani correlano con il decorso clinico e con la patologia della malattia, e possono perciò essere considerate degli specifici marker del sangue, diagnostici e prognostici. È importante sottolineare che la remissione appare come una condizione “sana”, apparentemente senza un significativo accumulo di danno ossidativo. È ragionevole ipotizzare che in questa condizione lo SO sia ad un livello sub-ottimale e che inizi una cascata di reazioni influen- 84 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA zanti le funzioni di parecchie proteine, alterandole progressivamente e portando alla ricaduta. In questa fase, avvengono eventi infiammatori ed il danno ossidativo va ad alterare molte vie metaboliche. Sono comunque necessari ulteriori studi per confermare questi risultati, includendo un gran numero di pazienti ed anche eventualmente correlando questi risultati con le caratteristiche delle diverse fasi e forme della SM. Role of oxidative stress in multiple sclerosis. A proteomic and red-ox proteomic analysis INTRODUCTION AND AIMS There is significant evidence that the pathomechanism of neurodegenerative diseases, including MS, is basically mediated by OS and exicitotoxicity. However, very little biochemical and molecular data on oxidative alterations are presently available and the limited number of published works depicts an inconsistent and contradictory scenario. The recently developed redox proteomics methods combine the ability of proteomics to describe the entire pattern of proteins in a specific sample with the powerful detection, by immunochemical methods, of oxidative modification of proteins. Oxidative modifications of proteins may play a crucial regulatory role within the cell. However once oxidative modifications overload the cell scavenging capacity, their accumulation may cause alteration or cellular homeostasis. Thus Redox proteomic approach represents an emerging and potentially rewarding strategy to gain insight into the role of OS in MS and to comprehend the pathogenesis and physiopathology of MS. In order to investigate the involvement of oxidative damage into the mechanisms of MS we used a parallel proteomic approach to analyse the protein expression profile and to identify oxidatively modified proteins in MS patients compared with healthy controls. RESULTS We have compared serum from three groups of subjects consisting in 18 stable relapsing remitting RRMS patients (relapse free within the previous 3 months) (REM), 18 active relapsing remitting RRMS patients (during the clinical relapse) (REL) and a group of 7 healthy controls (CTR) to investigate the modifications of protein expression and proteome oxidation profiles among the named groups. By evaluating total protein carbonyl levels in serum, we confirmed that oxidative damage is increased in relapse phase of MS patients. Indeed, we have found higher protein carbonyl levels in relapsing phase compared with both remitting and healthy groups. In order to better understand this trend, we performed both proteomics and redox proteomics approaches. By comparing serum proteome profile of three groups 85 of analysis, CTR, REM and REL, we identified differently expressed proteins, that are in part consistent with data already showed in literature, thus validating our experimental approach. Interestingly, many of these proteins are up-regulated in MS patients compared to healthy controls: ceruloplasmin, antithrombin III, clusterin, apolipoprotein E, and complement C3. In particular clusterin showed an intriguing trend, since its expression levels increased already in remitting phase compared with controls, and kept up-regulated in relapse compared to controls. To investigate more deeply changes in serum proteome, we also performed a redox proteomics analysis to reveal oxidative stress-modified specific proteins which could be potentially dysfunctional and linked to the pathological course of the disease Among our results, particularly intriguing appear the modifications shown by vitamin D-binding protein (DBP), the major plasma carrier of vitamin D metabolities. Several studies performed in CSF of MS patients showed a link between DBP levels and MS course and indicated an inverse correlation between circulating vitamin D level and MS risk. DBP was found to be more oxidized in RRMS patients than in controls and, among patients, more oxidized during relapses than during remission phases thus showing a full concordance with the course of the disease. Similarly, the increased of oxidation of Apolipoprotein A-IV confirmed that levels of OS are elevated with the progression of the disease. CONCLUSIONS In conclusion, our findings support the hypothesis that OS plays a central role in MS. Indeed, the proteins identified to be more oxidized in MS compared with healthy controls correlate with the clinical course and the pathology of this disorder, and thereby may be considered specific blood-based diagnostic and prognostic markers. It is interesting to underlie that remission seems to a “healthy” condition apparently without significant accumulation of oxidative damage. It is reasonable to hypothesize that in this stage OS occurs at sub-optimal level initiating a cascade of re- compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA action which affect the function of several proteins that progressively become impaired and which culminates in relapse. At this level, inflammatory events occur and oxidative damage seems to affect multiple pathways. However, further studies are needed to confirm our re- sults by including a large cohort of patients and also eventually correlating these results with characteristics of different phases and forms of MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Fiorini A, Koudriavtseva T, Bucaj E, Coccia R, Foppoli C, Giorgi A, Schinina ME, Di Domenico F, De Marco F and Perluigi M Involvement of oxidative stress in occurrence of relapses in Multiple Sclerosis: the spectrum of oxidatively modified serum proteins detected by proteomics and redox proteomics analysis PlosOne. 2013, in press. Koudriavtseva T, Onesti E, Bucaj E, Fiorini A, Sbardella E, Mingoia M, De Marco F, Perluigi M. Proteomic and red-ox proteomic analysis of serum proteins in relapsing remitting multiple sclerosis patients ECTRIMIS 10-13 Ocotber Lyon (FR) 2012 Perluigi M, Fiorini A, Bucaj E, Di Domenico F, De Marco F, Koudriavtseva T, Onesti E, Schininà ME, Coccia R. Role of oxidative stress in multiple sclerosis: a redox proteomics analysis Congresso Scientifico Annuale FISM, 2012 Perluigi M, De Marco F, Koudriavtseva T. Role of oxidative stress in multiple sclerosis: a redox proteomics analysis 36th FEBS Meeting, Torino 25-30 Giugno 2011 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 25.000 € .................................................................................................................................................. 86 Caratterizzazione del repertorio TCR dei linfociti Th17 autoreattivi nella sclerosi multipla Simona Rolla Dipartimento Biotecnologie Molecolari e Scienze della Vita, Università di Torino, Torino Mentore Francesco Novelli PREMESSE E OBIETTIVI Recentemente abbiamo dimostrato che l’espansione dei linfociti T helper (Th) 17 nel sangue periferico è associata con la fase attiva della sclerosi multipla (SM). Studi longitudinali hanno dimostrato che l’aumento dei Th17 è strettamente associato con il passaggio dalla fase inattiva a quella attiva. Al contrario dei Th17, i Th1 non aumentano nei pazienti in nessuna delle fasi della SM, ma rimangono a livelli simili a quelli riscontrati nei soggetti sani. Inoltre i Th17 sono molto più sensibili all’effetto anti-proliferativo dell’IFN-beta suggerendo che i Th17 coinvolti nella patogenesi della sclerosi multipla possano essere un bersaglio selettivo dell’IFN-beta. Per caratterizzare ulteriormente i linfociti Th17 e studiare le relazioni che intercorrono tra i Th17 e i Th1 nel danneggiamento tissutale, la loro distribuzione nelle lesioni cerebrali dei pazienti con SM e gli effetti dell’IFN-beta su queste cellule, ci siamo proposti di studiare l’autoreattività dei Th17 e il repertorio del recettore dei linfociti T (TCR) specifico per la proteina basica della mielina (MBP), uno degli antigeni verso cui è rivolta la risposta autoimmune, mediante “immunoscope”, una tecnica di biologia molecolare che mediante PCR permette di suddividere le popolazione dei linfociti T che rispondono ad un determinato antigene sulla base della lunghezza della regione CDR3 della catena beta del TCR. Lo scopo di questo progetto era quello di definire la patogenicità dei linfociti Th17 nella SM, studiando se questi fossero auto-reattivi e quindi in grado di riconoscere gli antigeni della mielina e seguendo , grazie allo studio del loro recettore TCR, queste cellule durante le fasi attive e inattive della malattia e durante la terapia con l’IFN-beta. RISULTATI In questi due anni abbiamo svolto esperimenti, in stretta collaborazione con il gruppo del Prof. Francesco Ria all’Università Cattolica di Roma, che ci hanno permesso di caratterizzare funzionalmente i linfociti Th17 e di descrivere il repertorio TCR dei linfociti T specifici per il peptide immunodominante MBP85-99 nei pazienti con SM recidivante remittente (SMRR). Per fare questo, abbiamo studiato le cellule mononucleate del sangue periferico ottenute da dieci pazienti HLA-DR2+ (l’aplotipo HLA che conferisce suscettibilità alla malattia) con SMRR e tre volontari sani HLA-DR2+ appartenenti allo stesso range di età. I principali risultati ottenuti da que- 87 sta ricerca sono i seguenti: i) sia linfociti Th17 che Th1 specifici per l’MBP si espandono nel sangue periferico dei pazienti con SMRR durante le fasi attive della malattia, supportando il ruolo encefalitogenico dei Th17 nella SM. ii) alcuni repertori TCR sono condivisi dai 10 pazienti con SMRR e sono specifici dei pazienti con SM in quanto non si riscontrano nei soggetti sani. Quando abbiamo studiato il repertorio TCR utilizzato in risposta all’MBP85-99 in dieci pazienti con SM, abbiamo osservato che 20 riarrangiamenti TCR si espandevano in maniera antigene specifica; tra questi uno era utilizzato da tre pazienti e uno da tutti i pazienti con SM. iii) il repertorio TCR specifico per l’ MBP85-99 utilizzato dai Linfociti Th17 è differente da quello utilizzato dai linfociti Th1. Tra i riarrangiamenti TCR identificati, solo il TRBV28-BJ2.1 viene utilizzato dai linfociti Th17, mentre 5 appartengono al fenotipo Th1. Questa osservazione indica una diversa origine delle cellule Th17 e Th1. iv) durante la fase di remissione il repertorio TCR specifico per MBP85-99 si riduce complessivamente, mentre prima della fase di relapse il repertorio TCR specifico dei Th17 riappare e diventa misurabile. v) la terapia con IFN-beta riduce la maggior parte del repertorio TCR circolante, specialmente quello appartenente ai linfociti Th17. Abbiamo studiato gli effetti della terapia con IFN-beta sui linfociti Th17 e sui Th1 mediante tecnica immunoscope, raccogliendo il sangue periferico dei pazienti a sei e dodici mesi dall’inizio della terapia. Solo tre dei dieci riarrangiamenti utilizzati nella fase acuta erano ancora espansi durante la terapia con IFN-beta e tutti erano specifici dei linfociti Th1. Questa osservazione supporta le precedenti osservazioni che i linfociti Th17 siano un bersaglio selettivo dell’IFN-beta. CONCLUSIONI I dati ottenuti in questo programma di ricerca insieme alle nostre precedenti osservazioni chiariscono il ruolo dei linfociti Th17 nella patogenesi della SM e gli effetti della terapia con IFN-beta nel miglioramento dei sintomi. Inoltre l’identificazione e la caratterizzazione di repertori TCR comuni potrà portare alla scoperta di nuovi bersagli terapeutici focalizzati sulle cellule T antigene specifiche senza la necessità di inibire l’intero repertorio auto-reattivo. compendio 2013 compendio 2013 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Characterization of autoreactive Th17 T Cell Receptor repertoire in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Recently data obtained in our lab provided, for the first time, evidence that an expansion of peripheral T helper (Th)17 cells is associated with disease activity in MS. Longitudinal analysis showed that the increase in Th17 cells was always associated with the shift from inactive to active disease. In contrast to Th17 cells, Th1 cells did not increase in patients with MS. Moreover Th17 cells are much more sensitive than Th1 to the anti-proliferative effect of IFN-beta, suggesting that Th17 involved in the pathogenesis of MS could be a selective target for IFN-beta. To further characterize Th17 cells and to investigate the possible interplay between Th17 and Th1 cells in tissue damage, their distribution in active brain lesions in MS patients and the effects on these cells of IFN-beta therapy, we proposed to study the auto-reactivity of Th17 cells against the myelin basic protein (MBP), one of the antigen recognized by the autoimmune response, and the specific T cell receptor (TCR) repertoire by using the immunoscope, a molecular biology technique based on PCR that allow to divide the antigen-specific T cell population on the basis of the CDR3 region of the TCR beta chain. The aim of this project was to define the pathogenicity of Th17 lymphocytes in MS, by studying their autoreactivity against the myelin antigen and following these cells, through the study of their TCR receptor, during the active and inactive phases of the disease and during IFN-beta therapy. ii) Some TCR repertoire are shared among the 10 RRMS patients that are characteristic of MS disease as they were not founded in HS; when we studied by immunoscope the TCR repertoire usage in the ten MS patients, 20 TCR rearrangements were identified to be expanded in a MBP85-99 specific manner; among the identified 20 Vβ-Jβ rearrangements, one was shared between three patients and one by all MS patients. iii) Th17 cells display a different specific-MBP85-99 TCR repertoire usage from Th1 cells. Among the identified TCR rearrangements, only the TRBV28-BJ2.1 is exclusively expanded by Th17 cells. On the contrary, five TCR rearrangements belong to Th1 cells. These observation could account for a different lineage precursors between Th17 and Th1 cells. iv) the remission phase seems to associate with a reduction of the total circulating MBP85-99 specific TCR repertoire, whereas before the relapse the Th17 specific MBP85-99 TCR repertoire reappeared and become detectable. v) IFN-beta therapy reduced the overall circulating MBP85-99 specific TCR repertoire especially that one belonging to Th17 phenotype; we studied the effects of IFN-beta on Th17 and Th1 cells by immunoscope on PBMC collected six and twelve month of IFN-beta therapy. We observed that only three out of ten TCR rearrangements used in the acute phase were still expanded during IFN-beta therapy and all belongs to Th1 subset. This observation support the notion that Th17 cells may be a selective target for IFN-beta. RESULTS CONCLUSIONS In this two-years research project we carried out experiments, in strict collaboration with Prof. Francesco Ria at the catholic University in Rome, that allowed us to functional characterize human Th17 cells and to depict the TCR repertoire of T cells specific for the immunodominant epitope MBP85-99 in Relapsing Remitting Multiple Sclerosis (RRMS) patients. We collected peripheral blood mononuclear cells from ten patients HLA-DR2+ (the human leukocyte antigen allele strongly linked to T cell mediate auto-reactivity in MS) with RRMS and three HLA-DR2+ age- and gender-matched healthy volunteer subjects (HS). The main results of this research are: i) Th17 and Th1 MBP-self-reactive cells expand in the peripheral blood of RRMS during the active phase of the disease, supporting the hypothesis of an encephalitogenic role of Th17 cells in MS. 88 Overall, the data obtained from this research program together with our previous results clarify the role of Th17 in MS pathogenesis and better illustrate the unknown effects of IFN-beta therapy in amelioration of MS symptoms. Moreover the identification and the characterization of shared TCR repertoire could bring to the discover of critical targets that would be crucial in the design of therapies for MS diseases focused on these specific T cells without the need to deplete the entire self-reactive repertoire. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Rolla S, Di Sante G, Clerico M, Nicolò C, Patanella AK, Amoroso A, Fasano ME, Batocchi AP, Ria F and Novelli F. Characterization of autoreactive TCR repertoire in patients affected by multiple sclerosis. Joint Annual Meeting SIICA DGfl, Sept 28-Oct 1 2011, Riccione Di Sante G, Patanella AK, Rolla S, Nicolò C, Migliara G, Piermattei A, Valentini M, Novelli F, Batocchi AP, Ria F. MBP 85-99-specific TCR repertoire in DR2+ patients affected by multiple sclerosis. ECTRIMS, 19 – 22 October 2011, Amsterdam, NL, published on Multiple Sclerosis Journal, 17(Suppl.10), 128 Durelli L, Clerico M, Rolla S, Contessa G, De Mercanti S, Uccelli A, Zaffarono M, Cavalla P, Rinaldi L, Comi C, Cavallo R, Sosso L, Novelli F. Can the increase of T-helper 17 lymphocyte percentage in peripheral blood anticipate a relapse in relapsing remitting multiple sclerosis?, Neurology 2010; 74; 9 (supplement 2) Borsa di studio finanziata con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 40.000 € ................................................................................................................................................... 89 Meccanismi molecolari coinvolti nella regolazione dell’apoptosi di cellule Th17 nella sclerosi multipla Elisabetta Volpe Unità di Neuroimmunologia, Fondazione Santa Lucia, Roma Collaboratori Maria Teresa Cencioni, Gabriella Ruocco, Marco De Bardi, Adamo Diamantini, Luca Battistini, Giovanna Borsellino Collaboratori Simonetta Santini, Daniela Barilà, Diego Centonze, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Roma Maria Grazia Grasso, Fondazione Santa Lucia, Roma Serena Ruggieri, Claudio Gasperini, Ospedale San Camillo, Roma PREMESSE E OBIETTIVI durre la morte cellulare. Tale fenomeno contribuisce alla persistenza di queste cellule nei pazienti con SM. Per studiare i potenziali meccanismi coinvolti nella resistenza alla morte cellulare delle Th17, abbiamo anche analizzato l’espressione di molecole note per prevenire la morte cellulare. Abbiamo trovato che la caspasi-8 (FLICE)-like proteina inibitoria (FLIP), noto inibitore di morte cellulare mediata da Caspasi-8, è più espressa nelle Th17 rispetto alle cellule Th1, indicando che FLIP in cellule Th17 contribuisce alla loro sopravvivenza. Inoltre, il confronto diretto della morte cellulare di Th in donatori sani e pazienti con SM non ha evidenziato differenze significative. In effetti, abbiamo confermato che in pazienti con SM, la sensibilità alla morte è maggiore nelle cellule Th1 rispetto alle cellule Th17, ma i meccanismi individuati in donatori sani come responsabili della morte delle cellule Th1 e della resistenza alla morte delle cellule Th17 sono comuni a quelli di pazienti con SM. La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune caratterizzata da una risposta esagerata dei linfociti T. La morte cellulare è un meccanismo utilizzato per controllare la risposta di linfociti attivati. Abbiamo ipotizzato che nella SM questo meccanismo di controllo sia alterato causando la proliferazione incontrollata di cellule attivate. Recentemente un nuovo tipo di linfociti è stato scoperto come responsabile d’infiammazione nella SM. Questi linfociti si chiamano cellule T helper (Th)17.In questo progetto abbiamo studiato la morte delle cellule Th attivate, con particolare riguardo alle cellule Th17. In particolare, abbiamo analizzato i meccanismi coinvolti nel processo di morte cellulare delle Th. Infine, abbiamo confrontato la morte cellulare delle cellule Th ottenute da donatori sani e pazienti affetti da SM. RISULTATI Questo studio ci ha permesso di analizzare tutti gli obiettivi proposti nel progetto. A questo punto dello studio possiamo concludere che: le cellule Th17 attivate sono particolarmente resistenti alla morte cellulare, rispetto ad un altro tipo di cellule Th, chiamate cellule Th1. In accordo con questi dati, abbiamo scoperto che le Th1, e non le cellule Th17, esprimono alti livelli di molecole coinvolte nel processo di morte cellulare: la Caspasi-8 e la Caspasi-3 L’analisi di tutte le possibili vie di morte cellulare delle Th ci ha permesso di capire il meccanismo responsabile della morte delle cellule Th1. Questo meccanismo coinvolge due molecole: FAS e FAS-ligando (FAS-L), la cui interazione provoca la morte cellulare. È stato interessante scoprire che FAS è espresso in entrambi i tipi di linfociti, cellule Th1 e Th17, mentre FAS-L è espresso esclusivamente su cellule Th1. Le cellule Th1 dopo l’attivazione esprimono FAS-L, che interagisce con il recettore FAS, causando la morte cellulare mediata da caspasi-8 e 3.In contrasto, le cellule Th17, che sono più patogenetiche nella SM, esprimono livelli bassi di FAS-L, insufficiente per in- CONCLUSIONI I risultati ottenuti in questo studio mostrano un importante meccanismo patogenetico: nella SM, dove le cellule Th17 predominano, vi è un ulteriore accumulo di cellule Th17, a causa della loro resistenza alla morte cellulare. Tuttavia, abbiamo anche individuato le molecole responsabili della morte di altre cellule Th, che non sono espresse nelle cellule Th17, e alcune molecole responsabili della resistenza alla morte delle cellule Th17. Questa ricerca ha bisogno di ulteriori studi volti a modulare le molecole identificate e forzare l’induzione della morte nelle cellule Th17.In seguito, la modulazione della morte cellulare delle Th17 potrà portare anche allo sviluppo di nuove terapie, volte a indurre la morte delle cellule patogenetiche Th17 nei pazienti con SM. 90 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Molecular mechanisms regulating Th17 cell apoptosis in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Multiple sclerosis (MS) is an autoimmune disease characterized by an exaggerated response of lymphocytes. Cell death is a mechanism to control the response of activated lymphocytes. We hypothesised that in MS this mechanism is altered causing the uncontrolled proliferation of activated cells. Recently a new type of lymphocytes has been discovered as responsible of the inflammation in MS. This subset of lymphocytes is called Thelper (Th)17 cells. In this project we studied the death of activated Th cells, with particular regard to Th17 cells. We analysed mechanisms involved in Th cell death process. Finally, we compare cell death of Th cells obtained from healthy donors and MS patients. RESULTS This study allowed us to analyse all the objectives proposed in the project. At this point of the study we can conclude that activated Th17 cells are particularly resistant to cell death, compared to another type of Th cells, called Th1 cells. Consistent with these data, we found that Th1, and not Th17 cells, express high levels of molecules that are involved in cell death process: Caspase-8 and Caspase-3. The analysis of all potential pathways involved in Th cell death reveals the mechanism responsible of Th1 cell death. This mechanism involves two molecules: FAS and FAS-ligand (FAS-L), which interaction causes cell death. Interestingly, FAS is expressed in both types of lymphocytes: Th1 and Th17 cells, while FAS-L is exclusively expressed on Th1 cells. Th1 cells after activation express FAS-L, which interacts with FAS receptor, causing cell death mediated by Caspase-8 and 3. In contrast, Th17 cells, which are more pathogenic in MS, express low levels of FAS-L, insufficient to induce their cell death. Thus, this phenomenon contributes to the persistence of Th17 cells in MS. In order to study potential mechanisms involved in Th17 cell death resistance, we also analysed the expression of molecules known to prevent cell death. We found that caspase-8 (FLICE)-like inhibitory protein (FLIP), known to inhibits Caspase-8-mediated cell death, is more expressed in Th17 compared to Th1 cells, indicating that FLIP in Th17 cells contributes to cell death resistance. Moreover, the direct comparison of Th cell death in healthy donors and MS patients did not revealed significant differences. In fact, we confirmed in MS patients the major sensitivity to death of Th1 cells compared to Th17 cells. The mechanisms identified in healthy donors as responsible of Th1 cell death and Th17 cell death resistance are also involved in MS patients. CONCLUSIONS The results obtained by this study reveal an important pathogenic mechanism: in MS, where Th17 cells predominate, there is a further accumulation of Th17 cells, due to their resistance to cell death. However, we have also identified some molecules responsible of the resistance to Th17 cell death. This research needs further studies aimed to modulate the molecules identified and to force the induction of Th17 cell death. Then, modulation of Th17 cell death may lead to the development of new therapy, aimed to induce death of pathogenic Th17 cells in MS patients. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Ruocco G, Santini S, Cencioni MT, Borsellino G, Diamantini A, De Bardi M, Grasso MG, Ruggieri S, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L, Volpe E. XXI AINI Congress. Pollenzo, Italy 22-25 September 2011 Volpe E, Santini S, Cencioni MT, Ruocco G, Borsellino G, Diamantini A, De Bardi M, Grasso MG., Ruggieri S, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L. 2011 Joint Annual Meeting SIICA DGFI. Riccione, Italy, 28 Sepetember-1 October 2011 Volpe E, Santini S, Cencioni MT, Ruocco G, Borsellino G, Diamantini A, De Bardi M, Grasso MG, Ruggieri S, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L.9th Joint Meeting of ICS-ISICR Cytokines and Interferons: from bench to the bedside. Firenze, Italy, 9-12 October 2011 Volpe E, Santini S, Cencioni MT, Ruocco G, Borsellino G, Diamantini A, De Bardi M, Grasso MG, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L. Congresso annuale scientifico FISM. Rome, Italy 25-26 May 2011 Volpe E, Santini S, Cencioni MT, Ruocco G, Borsellino G, Diamantini A, De Bardi M, Grasso MG, Ruggieri S, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L. Congresso annuale scientifico FISM. Rome, Italy 30 May 2011 Ruocco G, Santini S, Cencioni MT, Borsellino G, Diamantini A, Marco De Bardi M, Grasso MG, Ruggieri S, Gasperini C, Centonze D, Barilá D, Battistini L, Volpe E. 11th ISNI Congress. Boston, MA , USA 4-8 November 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € 91 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS Progettazione, sintesi e studio dell’efficacia terapeutica di nuovi modulatori del sistema endocannabinoide nella sclerosi multipla Bifulco Maurizio Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche, Università di Salerno, Fisciano, Salerno Collaboratori Patrizia Gazzerro, Chiara Laezza, Anna Maria Malfitano, Simona Pisanti, Elena Ciaglia, Maria Chiara Proto Collaborazioni con altri gruppi Adriano Martinelli, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Pisa, Pisa Bonnie Dittel, Blood Research Institute, Milwaukee (WI), USA PREMESSE E OBIETTIVI Recenti studi hanno evidenziato il ruolo chiave del sistema endocannabinoide nella sclerosi multipla (SM). Questo sistema comprende i recettori dei cannabinoidi (CB1, CB2), gli endocannabinoidi e gli enzimi responsabili della loro sintesi ed inattivazione. Il recettore CB2 è espresso quasi esclusiavemente dalle cellule del sistema immunitario e può avere un ruolo funzionale importante nel sistema nervoso centrale con il vantaggio di non causare gli effetti psicoattivi dovuti al recettore CB1. Il sistema endocannabinoide esercita un ruolo protettivo durante la neuroinfiammazione dovuto almeno in parte alla ridotta attivazione ed infiltrazione delle cellule immuni. Gli agonisti dei recettori dei cannabinodi migliorano il decorso della sclerosi multipla (SM) sia nell’uomo che nei topi con Encefalite Sperimentale Autoimmune (ESA) e hanno un profilo farmacologico di sicurezza favorevole. Per chiarire l’importanza dell’attivazione del recettore CB2 nella patogenesi della SM, nuovi agonisti del recettore CB2, derivati 1,8-naftiridinici, piridinici e chinolinici sono stati progettati al fine di aumentare la selettività per questo recettore. Inoltre, studi in silico ADMET sono stati effettuati per determinare il profilo farmacologico di questi composti. Con studi in vitro abbiamo esaminato gli effetti immunomodulatori ed antiinfiammatori di queste sostanze RISULTATI La sintesi di nuovi agonisti del recettore CB2 è stata effettuata e studi in silico ADMET hanno dimostato un buon profilo farmacologico confermato da studi di permeabilità. Gli effetti immunomodulatori e antiinfiammatori di derivati 1,8-naftiridinici, piridinici e chinolinici [N-ciclopentil-7-metil-1-(2-morfolin-4-iletil)-1,8naftiridin-4(1H)-one-3-carbossiammide (CB13), N-(4-metilcicloesil)-1-benzil-1,8-naftiridin-2(1H)-one3-carbossiammide (CB74) N-cicloesil-1-benzil-7-metossi-1,8-naftiridin-4(1H)-one-3-carbossiammide (CB82) N-(4-metilcicloesil)-1-(p-fluorobenzil)-1,8-naftiridin-2(1H)-one-3-carbossiammide (CB91), N-cicloeptil-4-idrossi-1-(2-morfolin-4-iletil)-2-osso-1,2diidro-1,8-naftiridin-3-carbossiammide (VL15), N-cicloeptil-1-(2-morfolin-4-iletil)-chinolin-2(1H)- 93 one-3-carbossiammide (VL23), N-cicloeptil-1-(pfluorobenzil)-1,2-diidro-2-osso-piridin-3-carbossiammide (AF4), N-(4-metilcicloesil)-1-(2-morfolin-4-iletil)-chinolin-2(1H)-one-3-carbossiammide (VL8), N-(4metilcicloesil)-1-(p-fluorobenzil)-4-idrossi-2-osso1,2-diidro-1,8-naftiridin-3-carbossiammide (LV8), N-cicloeptil-1-butyl-1,8-naftiridin-2(1H)-one3-carbossiammide (LV24), N-(4-metilcicloesil)1-pentil-chinolin-2(1H)-one-3-carbossiammide (CF6trans) and N-cicloeptil-5-(p-metossifenil)-1-(pfluorobenzil)-1,2-diidro-2-osso-piridin-3-carbossiammide (MC21)] sono stati valutati sui linfociti isolati dal sangue periferico (PBMC) di donatori sani e di pazienti con SM. Nei PBMC di donatori sani questi composti bloccavano la proliferazione indotta con proteina mielina basica, la produzione di TNF-α e di IL-10, l’espressione di marcatori di attivazione, CD69, CD25, CD54 e CD49d, in alcuni casi la migrazione e la transizione di fase G1/S del ciclo cellulare. L’effetto antiproliferativo di molti composti era mediato dal recettore CB2. È stata osservata anche una ridotta espressione di proteine fosforilate NF-kB, IKKαβ, ERK, Akt e dell’enzima Cox-2. Alcuni composti, selezionati per l’efficacia sono stati usati su PBMC isolati da pazienti con SM non in trattamento con farmaci immunosoppressori. Il CB74 è stato selezionato per l’attività agonista dimostrata anche da altri studi, il VL23 come derivato chinolinico e l’AF4 come composto piridinico con affinità paragonabile per i recettori CB1 e CB2. Gli effetti sulla proliferazione e sull’espressione di Akt e Cox-2 sono stati confermati, in più il CB74 riduceva l’espressione di Cox-2. Il CB74 e il VL23 erano più efficaci nel ridurre l’attivazione nei PBMC dei pazienti rispetto ai donatori sani, l’AF4 non aveva effetto sull’attivazione, quindi una maggiore selettività per il recettore CB2 determinava una maggiore riduzione dell’attivazione nei PBMC dei pazienti. Inoltre, alcuni composti sono stati utilizzati in cellule derivate da topi deficienti del CB2 per determinare la specificità sia in saggi di migrazione di splenociti che di blocco di proliferazione. Alcuni composti bloccavano la proliferazione delle compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS cellule T attraverso un meccanismo mediato dal CB2 e non avevano effetto sulla proliferazione delle cellule B. Esperimenti in corso stabiliranno l’efficacia di questi composti sull’ESA. CONCLUSIONI Questi risultati suggeriscono il potenziale utilizzo dei derivati 1,8-naftiridinici, piridinici e chinolinici nella terapia della SM. Questi composti altamente selettivi per il recettore CB2, hanno effetti immunomodulatori e bloccano l’attivazione linfocitaria soprattutto nei linfociti di pazienti con SM. Questi risultati costituiscono la base per potenziali studi clinici che potrebbero portare alla sviluppo di una nuova terapia per la SM. Design, synthesis and study of the therapeutic efficacy of novel modulators of the endocannabinoid system in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Recent studies have highlighted the key role of the endocannabinoid system in multiple sclerosis (MS). This system includes cannabinoid receptors (CB1, CB2), endocannabinoids and enzymes for their production and inactivation. The CB2 receptor is almost exclusively expressed by the immune cells and may play a functionally relevant role in the central nervous system with the advantage to be unrelated to psychoactive effects due to the CB1 receptor. The endocannabinoid system has a protective role during neuroinflammation exerted, at least in part, by decreasing immune cell activation and infiltration. Cannabinoid receptor agonists improve clinical disease in humans with MS and in rodents with experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE) and have a favorable drug safety profile. In order to better clarify the relevance of the CB2 receptor activation in MS pathogenesis, novel CB2 agonists, in particular 1,8-naphthyridine, pyridine and quinoline derivatives were designed with the aim to enhance CB2 receptor selectivity. In silico ADMET studies were carried ahead with the aim to obtain ligands with good drug-like properties. In vitro studies investigated the immunomodulatory and anti-inflammatory effects of these compounds. RESULTS The synthesis of new CB2 agonists has been performed and in silico ADMET studies demonstrated the drug ability of these compounds confirmed also by permeability assays. The immunomodulatory and antiinflammatory effects of novel CB2 agonists, in particular 1,8-naphthyridine, pyridine and quinoline derivatives, N-cyclopentyl-7-methyl-1-(2-morpholin-4-ylethyl)-1,8naphthyridin-4(1H)-on-3-carboxamide (CB13), N-(4-methylcyclohexyl)-1-benzyl-1,8-naphthyridin2(1H)-on-3-carboxamide (CB74) N-cyclohexyl-1-benzyl- 94 7-methoxy-1,8-naphthyridin-4(1H)-on-3-carboxamide (CB82) N-(4-methylcyclohexyl)-1-(p-fluorobenzyl)-1,8naphthyridin-2(1H)-on-3-carboxamide (CB91), Ncycloheptyl-4-hydroxy-1-(2-morpholin-4-ylethyl)-2-oxo1,2-dihydro-1,8-naphthyridine-3-carboxamide (VL15), N-cyclohepthyl-1-(2-morpholin-4-ylethyl)-quinolin2(1H)-on-3-carboxamide (VL23), N-cyclohepthyl-1-(pfluorobenzyl)-1,2-dihydro-2-oxo-pyridine-3-carboxamide (AF4), N-(4-methylcyclohexyl)-1-(2-morpholin-4-ylethyl)quinolin-2(1H)-on-3-carboxamide (VL8), N-(4methylcyclohexyl)-1-(p-fluorobenzyl)-4-hydroxy-2-oxo1,2-dihydro-1,8-naphthyridine-3-carboxamide (LV8), N-cycloheptyl-1-butyl-1,8-naphthyridin-2(1H)-on3-carboxamide (LV24), N-(4-methylcyclohexyl)1-pentyl-quinolin-2(1H)-on-3-carboxamide (CF6trans) and N-cycloheptyl-5-(p-methoxyphenyl)-1-(pfluorobenzyl)-1,2-dihydro-2-oxo-pyridine-3-carboxamide (MC21) were investigated on peripheral blood lymphocytes (PBMC) isolated from healthy donors and MS patients. In PBMC of healthy donors, these compounds inhibited the proliferation of myelin basic protein activated PBMC, inhibited TNF-α and IL-10 production, the expression of T cell activation markers CD69, CD25, CD54 and CD49d, in some cases cell migration, blocked the G1/S transition phase of the cell cycle and induced apoptosis. The antiproliferative effect of many compounds was mediated by the CB2 receptor. Furthermore, we found down-regulation of phosphorylated proteins NF-kB, IKKαβ, ERK, Akt and the enzyme Cox-2. Some of these compounds, selected for their efficiency were used on PBMC isolated from MS patients not in therapy with currently administered immune-suppressive medicines. CB74 was selected for its agonist activity showed also by previous studies, VL23 was selected as quinoline derivative and AF4 as pyridine compounds with similar affinity at both the CB1 and CB2 receptor. The effects on proliferation, vitality and the expression of Akt and Cox-2 were maintained, indeed CB74 inhibited Cox-2 expression. CB74 and VL23 were more efficient to inhibit activation in PBMC of MS patients than of normal subject, AF4 did not inhibit activation in PBMC of patients, thus suggesting that enhanced selectivity at the CB2 receptor determines higher inhibition of activation in PBMC from patients. Furthermore, selected compounds were tested in cells from CB2-/- mice to determine CB2-specificity in splenocyte migration assay and proliferation suppression assay. We observed that some compounds suppress T cell proliferation in a CB2-dependent manner and had no effect on B cell proliferation. Ongoing experiments are testing the efficacy of selected compounds in EAE. CONCLUSIONS These findings suggest the potential use of 1,8-naphthyridine, pyridine and quinoline derivatives in MS therapy. These highly selective CB2 compounds exert immunomodulatory effects and inhibit activation in MS patient derived lymphocytes. These results might be used in future clinical studies to lead to the development of a new therapy of MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Manera C, Saccomanni G, Malfitano AM, Bertini S, Castelli F, Laezza C, Ligresti A, Lucchesi V, Tuccinardi T, Rizzolio F, Bifulco M, Di Marzo V, Giordano A, Macchia M, Martinelli A. Rational design, synthesis and anti-proliferative properties of new CB2 selective cannabinoid receptor ligands: An investigation of the 1,8-naphthyridin-2(1H)-one scaffold. Eur J Med Chem. 2012; 52:284-94. Malfitano A.M., Manera C, Laezza C, Larocca C, Matarese G, Martinelli A, Bifulco M. “Studio dell’efficacia terapeutica di nuovi modulatori del sistema endocannabinoide nella sclerosi multipla Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2010 Malfitano AM, Manera C, Basu S, Laezza C, Larocca C, Matarese G, Martinelli A, Dittel B. Bifulco M. “Design, synthesis and study of the therapeutic efficacy of novel modulators of the endocannabinoid system in multiple sclerosis”. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2010 Malfitano AM, Laezza C, Bifulco M. “Studio dell’efficacia terapeutica di nuovi modulatori del sistema endocannabinoide nella sclerosi multipla. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2011 Malfitano AM, Manera C, Laezza C, Martinelli A, Dittel B. Bifulco M. “Design, synthesis and study of the therapeutic efficacy of novel modulators of the endocannabinoid system in multiple sclerosis”. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2011 Malfitano AM. Studio dell’efficacia terapeutica di nuovi modulatori del sistema endocannabinoide nella sclerosi multipla. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2012 Malfitano AM, Manera C, Laezza C, Pisanti S, Gazzerro P, Martinelli A, Bifulco M. “Design, synthesis and study of the therapeutic efficacy of novel modulators of the endocannabinoid system in multiple sclerosis”. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma, 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni (prorogato di 8 mesi) e l’ammontare di 140.000 € ................................................................................................................................................... 95 Un possibile ruolo della proteina motrice kif13B nella mielinizzazione e ri-mielinizzazione del sistema nervoso centrale Alessandra Bolino DIBIT2-Divisione di Neuroscienze,Istituto Scientifico San Raffaele, Milano Collaboratori Roberta Noseda, Andrea Gorzanelli, Stefania Scarlino Collaborazioni con altri gruppi Klaus A. Nave, Max-Planck-Institute of Experimental Medicine, Goettingen, Germany PREMESSE E OBIETTIVI di Dlg1, un noto regolatore negativo della mielinizzazione. Infatti, oltre a molecole promotrici del programma esistono anche molecole inibitorie o che regolano negativamente la mielinizzazione in modo tale che, durante lo sviluppo, la mielina raggiunga uno spessore corretto e proporzionale al diametro dell’assone. Ci siamo perciò chiesti se kif13B avesse un ruolo simile anche nel sistema nervoso centrale. La sclerosi multipla è una malattia degenerativa caratterizzata da perdita della mielina e da degenerazione dell’assone che ha bisogno della mielina per il suo supporto trofico. La mielina è l’involucro isolante degli assoni, i prolungamenti dei neuroni. Essa permette la conduzione saltatoria dell’impulso nervoso. Un possibile approccio terapeutico per la sclerosi multipla potrebbe consistere nel cercare di favorire e promuovere il processo di ri-mielinizzazione, cioè di ricostituzione della mielina, che è fisiologico almeno nelle fasi precoci di malattia. Tuttavia, i meccanismi molecolari alla base dei processi di mielinizzazione e di rimielinizzazione sono ancora in gran parte sconosciuti. La mielinizzazione è un processo complesso costituito da diverse fasi quali il contatto tra la cellula gliale deputata a produrre mielina e l’assone; l’induzione del programma di mielinizzazione e il differenziamento della cellula gliale stessa; il trasporto di proteine e lipidi durante la biogenesi della membrana e la compattazione della mielina. Il nostro gruppo ha recentemente dimostrato che nella cellula di Schwann, cellula gliale del sistema nervoso periferico, la proteina motrice kif13B è coinvolta nella regolazione della mielinizzazione. Kif13B esplica questa funzione mediante interazione e regolazione dell’attività RISULTATI Per valutare il ruolo di kif13B, abbiamo generato un modello animale in cui la proteina kif13B fosse assente soltanto nell’oligodendrocita, la cellula gliale del sistema nervoso centrale. Abbiamo così appurato che kif13B regola la mielinizzazione anche nel sistema nervoso centrale dato che la mancanza di kif13B provoca iper-mielinizzazione, cioè un aumento di mielina in diversi distretti. Kif13B esplica la sua funzione attraverso Dlg1. Quando kif13B è assente, l’espressione di Dlg1 è alterata e di conseguenza anche la produzione di mielina. CONCLUSIONI In conclusione, il nostro progetto ha dimostrato l’esistenza di un complesso kif13B/Dlg1 in grado di regolare la quantità di mielina prodotta sia nel sistema nervoso centrale che periferico. A possible role for the kif13B motor protein in the CNS myelination and remyelination INTRODUCTION AND AIMS Multiple sclerosis (MS) is an acquired inflammatory and neurodegenerative immuno-mediated disorder of the CNS, characterized by inflammation, demyelination and primary or secondary axonal degeneration. Myelin might be lost as a result of a failure of the re-myelination that normally occurs early in the disease, and axons could then degenerate as they rely on myelin for long-term trophic support. Myelination is a multistep process which 96 includes axon recognition and contact; promotion of myelination by several intrinsic and extrinsic signals; membrane biosynthesis; compaction, and remodeling. However, the molecular mechanisms that promote and regulate myelin biogenesis during myelination and remyelination are at the present largely unknown. We recently reported that the Kinesin 13B (kif13B) motor protein interacts with the Dlg1 scaffold and regulates myelination in Schwann cells, the glial cells in the pe- VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS ripheral nervous system. Kif13B regulates the amount of myelin produced in Schwann cells through interaction with Dlg1, a negative regulator of myelination. Indeed, during development, myelination is physiologically modulated by positive and negative factors, so that myelin thickness is adjusted to the axonal diameter. drocytes, the glial cells in the central nervous system. This model displays hypermyelination, which is an increase in the amount of myelin produced in several myelinated areas of the central nervous system. In addition, we also found that following kif13B ablation, Dlg1 expression is impaired. RESULTS CONCLUSIONS To assess whether kif13B had a similar role in myelination in the central nervous system, we generated a mouse model with kif13B specific ablation in oligoden- This results suggest that kif13B regulates myelination through the control of Dlg1 activity. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Noseda R., Scarlino S., Triolo D., Sherman D., Feltri L., Wrabetz L., Nave KA, Huganir RL, Previtali SC, Bolino A. Kif13B motor protein regulates myelination in the peripheral and central nervous system. The XI European Meeting on Glial Cell Function in Health and Disease, Berlin July 2013. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € ................................................................................................................................................... 97 L’induzione dei trasportatori per il glutamato EAAT da parte dei retinoidi: un approccio per la prevenzione del danno eccitotossico degli oligodendrociti e dei loro precursori Ovidio Bussolati Unità di Patologia Generale Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali (SBiBiT), Università degli Studi di Parma, Parma Collaboratori Renata Franchi-Gazzola, Roberto Sala, Jacopo Uggeri, Massimiliano G. Bianchi, Laura Reia, Martina Chiu, Manfredi Allegri Collaborazioni con altri gruppi Carlos Matute Almau, Department of Neurosciences, University of Basque Country, Bilbao, Spain Hiroyuki Kagechika, Institute of Biomaterials and Bioengineering, Tokyo Medical and Dental University, Tokyo, Japan Sandra Amor, Department of Pathology, VU University Medical Center, Amsterdam, The Netherlands PREMESSE E OBIETTIVI FISM. Tramite tecniche di immunoistochimica, abbiamo valutato l’espressione di EAAT3 nella sostanza bianca di pazienti SM, identificando le lesioni tramite colorazione specifica per la mielina. Cellule positive per EAAT3 sono state osservate in tutte le lesioni ed, in particolare, in quelle parzialmente rimielinizzate. L’utilizzo di marcatori specifici ha permesso di escludere che le cellule o gli elementi EAAT3-positivi fossero astrociti, assoni o oligodendrociti maturi. Pertanto, nonostante l’identità di queste cellule resti da definire, l’ipotesi più probabile è che si tratti di OPC. Un approccio simile è stato adottato per valutare l’espressione di EAAT3 nella sostanza bianca di midollo spinale ottenuto da topi ESA. In questi preparati è stato possibile osservare cellule EAAT3-positive che esprimevano marcatori oligodendrocitari (Olig2 e CNPasi). Le risorse disponibili sono state utilizzate anche per sviluppare parzialmente la proposta originale. Abbiamo dimostrato che il trattamento con l’acido retinoico aumentava sensibilmente l’espressione del trasportatore EAAT3 in colture di oligodendrociti ottenuti da nervo ottico di ratti neonati. L’effetto stimolatorio sull’espressione del trasportatore è stato successivamente riprodotto in tessuto (fettine di cervelletto di ratto) sia con acido retinoico che con un analogo sintetico chiamato Am80, con migliori proprietà farmacologiche. In questi esperimenti, abbiamo dimostrato che le cellule dove aumenta EAAT3 erano oligodendrociti MBP+ e Olig2+. Per valutare la potenziale tossicità dei retinoidi in cellule umane, abbiamo infine effettuato alcuni esperimenti utilizzando la linea cellulare di oligodendroglioma umano Hs683. Alle concentrazioni utilizzate su tessuto, i retinoidi non sono tossici; tuttavia in queste cellule indifferenziate non si è osservata alcuna stimolazione dell’espressione di EAAT3. Questo risultato negativo ci ha suggerito che i retinoidi possano indurre l’espressione di EAAT3 solo in cellule in un avanzato stato di differenziazione e che approcci diversi siano necessari per stimolare l’espressione di EAAT3 in Uno dei meccanismi che causano la morte degli oligodendrociti e dei loro precursori OPC (Oligodendrocyte Precursor Cells,) nella sclerosi multipla (SM) è l’eccitotossicità (tossicità neuronale). Questo meccanismo di danno è dovuto ad un aumento delle concentrazioni extracellulari del neurotrasmettitore glutamato, secreto da cellule dell’immunità. In condizioni normali, la concentrazione extracellulare di glutamato è mantenuta a livelli non tossici da trasportatori (denominati EAAT) che accumulano il neurotrasmettitore all’interno delle cellule. Uno di questi è il trasportatore EAAT3, presente negli oligodendrociti e, a livelli più elevati, negli OPC. È quindi ipotizzabile che un aumento dell’espressione di EAAT3 migliori la resistenza degli oligodendrociti e degli OPC alla eccitotossicità, prevenendo il danno alla sostanza bianca osservato in persone con SM. Purtroppo, i meccanismi che regolano l’espressione di EAAT3, durante il differenziamento degli oligodendrociti, sono ad oggi sconosciuti. Sulla base di alcuni risultati preliminari, abbiamo proposto di verificare se sia possibile stimolare l’espressione di EAAT3 con acido retinoico (vitamina A). In particolare, proponevamo di verificare se l’acido retinoico aumenta l’espressione di EAAT3 in oligodendrociti ed OPC, ottenuti da tessuto cerebrale di ratto, rendendoli più resistenti all’eccitotossicità. In caso di risultati positivi, lo studio sarebbe stato esteso a topi affetti da Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (ESA), un modello animale di SM. Inoltre, per migliorare le prospettive di applicazione clinica dei risultati, proponevamo di compiere alcuni esperimenti per verificare la tossicità del trattamento su cellule umane. Valutando il progetto, il Comitato Scientifico FISM ci ha chiesto di dimostrare preliminarmente che EAAT3 è espresso in lesioni SM. RISULTATI Il finanziamento è stato prioritariamente utilizzato per rispondere al quesito posto dal Comitato Scientifico 98 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS precursori immaturi. Studiando l’effetto di altri farmaci ad attività differenziante, abbiamo così dimostrato che l’acido valproico (VPA), un composto ampiamente utilizzato come antiepilettico, stimola sensibilmente l’espressione e l’attività del trasportatore nelle cellule di oligodendroglioma umano. CONCLUSIONI In conclusione, i risultati ottenuti, oltre a dimostrare la presenza del trasportatore per glutamato EAAT3 nelle lesioni SM, indicano che la sua espressione in modelli oligodendrocitari può essere stimolata da farmaci (acido retinoico e VPA) già in uso per patologie diverse da SM. L’ipotesi originale del progetto esce, pertanto, notevolmente rafforzata anche se resta da verificare se una maggiore espressione di EAAT3 abbia effettivamente un significato protettivo verso l’eccitotossicità nel modello animale di SM. Se questo fosse dimostrato, farmaci induttori di EAAT3 potrebbero rappresentare una concreta opzione terapeutica nella SM. Retinoid-dependent induction of EAAT glutamate transporters: an approach for the prevention of excitotoxicity in oligodendrocytes and oligodendrocyte precursor cells INTRODUCTION AND AIMS Excitotoxicity has been repeatedly involved in the damage to oligodendrocytes and Oligodendrocyte Precursor Cell (OPC) observed in MS. This phenomenon is due to the increase of the extracellular concentration of the neurotransmitter glutamate, secreted by activated immune cells. Under normal conditions, extracellular glutamate concentration is kept low by the activity of a family of amino acid transporters called EAAT, which accumulate the neurotransmitter into the cells. One of these carriers, EAAT3, is expressed in oligodendrocytes and, more abundantly, in OPCs. Thus, it is conceivable that an increased EAAT3 expression could improve oligodendrocyte and OPC resistance to excitotoxicity, preventing the white matter injury observed in patients with MS. Unfortunately, the mechanisms regulating EAAT3 expression during oligodendrocyte differentiation are completely unknown. Based on preliminary results, our proposal was to determine whether EAAT3 expression is inducible by retinoic acid (vitamin A). In particular, we proposed to assess if retinoic acid increases EAAT3 expression in oligodendrocyte and OPCs derived from rat brain and if the induction is associated with an increased endurance to excitotoxicity. In case of positive results, we proposed to extend the study to mice affected by Experimental Autoimmune Encephalomyelitis (EAE), an animal model of MS. Moreover, to improve the applicative potential of the results, we also proposed to carry out some preliminary experiments on human cell models so as to evaluate treatment toxicity. During the reviewing process, AISM Scientific Committee asked us to preliminarily demonstrate EAAT3 expression in MS lesions. RESULTS In order to address the task indicated by AISM Scientific Committee, the funds were used to evaluate EAAT3 99 expression in the white matter of MS patients through an immunohistochemical approach. Remyelinating MS lesions were identified through specific myelin staining. EAAT3-positive cells were consistently observed in all the lesions. Using specific markers, we excluded that EAAT3-positive elements were astrocytes, axons, or mature oligodendrocytes. Therefore, although these cells still await a clear cut identification, they are likely OPCs. A similar approach was used to evaluate EAAT3 expression in the spinal cord-white matter of EAE animals. Also in these samples EAAT3-positive cells were consistently observed. In this case, however, it was possible to demonstrate that some of these cells express the oligodendrocytic markers Olig2 and CNPase. Funds were also used to partially address the objectives of the original proposal. In particular, we showed that retinoic acid significantly induced EAAT3 expression in oligodendrocyte cultures obtained from optic nerve of neonatal rats. The retinoic acid-dependent induction of EAAT3 was also observed in tissue samples (rat cerebellum slices) treated with either retinoic acid or the synthetic retinoid Am80. EAAT3-induced cells were positive for the oligodendrocytic markers MBP and Olig2. To evaluate the potential toxicity of retinoids in human cells, we performed some preliminary experiments on the oligodendroglioma cell line Hs683. While the experiments indicated that no retinoid-dependent toxicity was detectable at the doses used for EAAT3 induction, no EAAT3 induction by retinoids was detected in these undifferentiated cells. This negative result suggested us that retinoids may induce EAAT3 only in differentiated cells and that different approaches may be needed for EAAT3-induction in immature precursors. Studying other differentiating agents, we were thus able to demonstrate that valproic acid (VPA), a widely used antiepileptic drug, markedly stimulates EAAT3 expression and activity in human oligodendroglioma cells. compendio 2013 compendio 2013 CONCLUSIONS VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS In conclusion, the results obtained thus far demonstrate the presence of the glutamate transporter EAAT3 in MS lesions and indicate that its expression in oligodendrocytic models is inducible by drugs already in clinical use, such as retinoic acid and VPA. The original hypo- thesis of the project is strongly supported by these findings even if it remains to be assessed if increased EAAT3 expression effectively plays a protective role in animal models of MS. If this hypothesis will be validated, EAAT3 inducing agents may represent a novel therapeutic option for MS patients. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Bianchi MG, Franchi-Gazzola R, Reia L, Allegri M, Uggeri J, Chiu M, Sala R, Bussolati O. Valproic acid induces the glutamate transporter EAAT3 in human oligodendroglioma cells Neuroscience 2012, 227: 260–270 Bianchi MG, Reia L, Allegri M, Sala R, Franchi-Gazzola R, Uggeri J, Bussolati O. Retinoid-dependent induction of EAAT glutamate transporters: an approach for the prevention of excitotoxicity in oligodendrocytes and oligodendrocyte precursor cells. Congresso Scientifico Annuale FISM, Roma 2012 Bianchi MG, Reia L, Allegri M, Sala R, Chiu M, Franchi-Gazzola R, Uggeri J, Bussolati O. Valproic acid induces the EAAT3 glutamate transporter in human oligodendroglioma cells. EFNS Stockholm2012, Abs. P1699 - European Journal of Neurology 19 (Suppl. 1): 90-457, 2012. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno (prorogato di 6 mesi) e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 100 Inibizione del fenomeno dell’epitope spreading con farmaci inibitori della PARP-1 e relative implicazioni terapeutiche in modelli di R-ESA Alberto Chiarugi Dipartimento di Farmacologia Università di Firenze, Firenze Collaboratori Leonardo Cavone, Andrea Lapucci, Roberta Felici, Mirko Muzzi, Daniela Buonvicino PREMESSE E OBIETTIVI Questo progetto di ricerca ha voluto analizzare il suolo dell’enzima PARP-1 e dei suoi inibitori nei processi di diffusione dell’epitopo (epitope spreading) sottesi dalle cellule dendritiche in modelli di sclerosi multipla. Numerose prove dimostrano come l’epitope spreading sia un evento importante nella patogenesi delle ricadute sia nei modelli sperimentali di R-ESA (Encefalomielite Sperimentale Autoimmune) che nella sclerosi multipla (SM). Fondamentale per questo processo è la presentazione da parte delle cellule dendritiche di nuovi antigeni derivanti dai detriti mielinici. La PARP-1 è un enzima nucleare che sta assumendo un importante ruolo di regolatore epigenetico nel corso di risposta immune e promuove l’espressione di antigeni co-stimolatori e di importanti citochine pro-infiammatorie. RISULTATI I dati raccolti in modelli murini di risposta immune e sclerosi multipla dimostrano che l’inibizione farmacologica di PARP-1 compromette la maturazione, differenziazione e funzionalità delle cellule dendritiche. In particolare, l’esposizione di cellule dendritiche ad inibitori PARP-1 non ne compromette la vitalità ma riduce la loro capacità a indirizzare i linfociti T naive verso i linfociti Th17 favorendo invece la polarizzazione verso i linfociti T regolatori chiamati Treg. Riteniamo che questo sia dovuto princi- palmente alla capacità che hanno gli inibitori PARP di favorire lo sviluppo di cellule dendritiche con un fenotipo tollerante grazie alla alterata espressione di antigeni di costimolazione. In linea con i dati sovraesposti, il trattamento con inibitori PARP di topi affetti da SM cronica (C57Bl) o SM recidivante remittente (SJL), porta ad una riduzione dell’infiltrato infiammatorio nel sistema nervoso centrale, SNC, con riduzione del rapporto Th17/Treg nel midollo, nonché ad un notevole miglioramento della sintomatologia neurologica. Inoltre, la caratterizzazione della risposta umorale e cellulare nei topi SJL trattati o meno con inibitori PARP dimostra che questi composti sono in grado di ridurre (e in alcuni animali prevenire) l’epitope spreading con drammatica riduzione e prevenzione delle ricadute. CONCLUSIONI I nostri dati dimostrano che una nuova classe di farmaci, già in corso di sperimentazione clinica in campo oncologico, sono in grado di ridurre le funzioni di presentazione dell’antigene delle cellule dendritiche, riducendo l’epitope spreading e migliorando la compromissione neurologica in modelli murini di SM. L’identificazione di un meccanismo di azione di questi farmaci e il loro sviluppo clinico avanzato sottolineano il potenziale terapeutico di questi composti nel trattamento di pazienti con SM, soprattutto del tipo recidivante remittente. Suppression of epitope spreading with inhibitors of PARP-1 and its relevance to R-EAE treatment INTRODUCTION AND AIMS In this research proposal we aimed at investigating the role of the nuclear enzyme PARP-1 and its inhibitors in dendritic cell-dependent epitope spreading in models of multiple sclerosis. A large body of evidence demonstrates that epitope spreading is crucial in the pathogenesis of relapses in both R-EAE (Experimental Autoimmune Encephalomyelitis) and MS. Of note, processing and presentation by dendritic cells (DCs) of new antigens originating from myelin debris to autoreactive T cells is central for development of epitope spreading. PARP-1 is emerging as a key epigenetic regulator during the immune response and positively regulates transcription of co-stimulatory antigens as well as several proinflammatory cytokines. RESULTS Data demonstrate that PARP inhibitors impair differentiation, maturation and Antigen-Presenting Cell (APC) function of DCs during the immune response and in models of MS. Specifically, these drugs bias DC-dependent T cell polarization towards Treg generation also reducing 101 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS Th17 infiltration in the spinal cord of RR-EAE SJL mice. We reason that this polarization bias should be mainly ascribed to the ability of PARP inhibitors of inducing a tolerogenic phenotype of DCs by impairing costimulatory antigen expression. In keeping with this, both chronic EAE mice (C57Bl) and RR-EAE mice (SJL) show marked improvement when treated with PARP inhibitors and, remarkably, RR-EAE mice experience reduced number of relapses compared to vehicle-treated animals. Lastly, our data show that PARP inhibitors are able to reduce epitope spreading in RR-EAE mice both at the humoral and cellular level, an event that likely underpins relapse prevention. CONCLUSIONS For the first time, this study identifies PARP inhibitors as molecules able to impair DC-dependent APC function and epitope spreading in a model of MS. The advanced clinical development (oncology) of this class of drugs and their safe profile, along with the identification of at least one mechanism through which they act in MS models, underscore their therapeutic potential to treatment of MS patients, in particular those with severe RR-MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Formentini L, Macchiarulo A, Cipriani G, Camaioni E, Rapizzi E,. Pellicciari R,. Moroni F, and Chiarugi. A Poly(ADP-ribose) catabolism triggers AMP-dependent mitochondrial energy failure. J. Biol. Chem 2009. 284, 17668-76. Faraco G; Pittelli M; Cavone L; Fossati S; Porcu M;.Mascagni P; Fossati G; Moroni F and Chiarugi A Histone Deacetylase (HDAC) Inhibitors Reduce the Glial Inflammatory Response In Vitro and In Vivo. Neurobiol. Disease 200936, 269-279. Pittelli M, Formentini L, Faraco G, Lapucci A, Rapizzi E, Cialdai F, Romano G, Moneti G, Moroni F and Chiarugi A. Inhibition of nicotinamide phosphoribosyl transferase: cellular bioenergetics reveals a mitochondrial insensitive NAD pool. J. Biol. Chem. 2010 285, 34106-34114. Cavone L,. Aldinucci A, Ballerini C, Biagioli T, Moroni F and. Chiarugi A. PARP-1 inhibition prevents CNS migration of dendritic cells during EAE, suppressing the encephalitogenic response and relapse severity. (2011) Multiple Sclerosis 17(5-6), 442-447. Faraco G, Cavone L and Chiarugi A. The Therapeutic Potential of HDAC Inhibitors in the Treatment of Multiple Sclerosis. Mol. Med. 17(5-6):442-7. Lapucci A, Pittelli M, Rapizzi E, Felici R, Moroni F and Chiarugi A. Poly(ADP-ribose) polymerase-1 is a nuclear epigenetic regulator of mitochondrial DNA repair and transcription. Mol. Pharm 2011. 79, 932-40. Cavone L, Chiarugi A. Targeting poly(ADP-ribose) polymerase-1 as a promising, approach for immunomodulation in multiple sclerosis? Trends Mol Med. 2012,18:92-100 Chiarugi A, Dölle C, Felici R, Ziegler M. The NAD metabolome-a key determinant of cancer cell biology. Nat Rev Cancer. 2012, 12:741-52. Muzzi M, Felici R, Cavone L, Gerace E, Minassi A, Appendino G, Moroni F, Chiarugi A. Ischemic neuroprotection by TRPV1 receptor-induced hypothermia. J Cereb Blood Flow Metab. 2012, 32:978-82. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 70.000 € .................................................................................................................................................. 102 Mappatura funzionale dell’attività di osteopontina nell’encefalomielite sperimentale e nella sclerosi multipla Annalisa Chiocchetti Dipartimento Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale, Novara Collaboratori Elisabetta Orilieri, Elena Boggio, Maria Felicia Soluri, Matteo Melensi, Daniele Sblattero Collaboratori con altri gruppi Antonio Uccelli, Dipartimento di Neuroscienze, Oftamologia e Genetica, Università di Genova, Genova PREMESSE E OBIETTIVI L’osteopontina (OPN) è una fosfoproteina che agisce sia come citochina nei fluidi corporei sia come componente della matrice extracellulare. Lega diverse integrine e alcune isoforme del recettore CD44, espressi sulla superficie dei linfociti, ed è espressa ad alti livelli nelle placche demielinizzanti dei pazienti con sclerosi multipla (SM) e dei topi con encefalomielite sperimentale autoimmune (ESA), il modello murino di SM. I topi privi di OPN sviluppano un quadro ESA meno severo rispetto ai topi normali e la somministrazione di OPN a tali topi induce una ricaduta immediata con successiva evoluzione verso la forma progressiva e la morte. Ciò suggerisce un ruolo importante di OPN nella genesi e nella evoluzione della SM. OPN è prodotta ad alti livelli nella matrice extracellulare della barriera ematoencefalica: in questa sede potrebbe giocare un ruolo nel reclutamento dei linfociti attraverso il legame con un suo recettore, l’integrina α4β1. Tale recettore è il bersaglio del farmaco natalizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato utilizzato nella terapia della SM. OPN è in grado di legare α4β1 solo dopo aver subito un taglio proteolitico ad opera della Trombina, la quale permette la formazione di due porzioni: l’N-terminale che contiene due siti di legame per α4β1 e la C-terminale che contiene un sito di legame per CD44, recettore coinvolto nell’inibizione dell’apoptosi linfocitaria. L’obiettivo di questo progetto era quello di valutare il ruolo di OPN nella SM e nell’ESA attraverso lo studio funzionale dei due frammenti generati dalla Trombina. Questo può fornire informazioni per la produzione di nuovi farmaci e garantire approcci terapeutici diversi. RISULTATI Abbiamo prodotto costrutti ricombinanti di OPN intera sia umana che murina e dei suoi frammenti N- e C-terminale al fine di investigarne l’attività in vivo (nel topo) e in vitro (in linee cellulari uomane). Inoltre, abbiamo prodotto un quarto mutante corrispondente a OPN intera mancante del sito di taglio della Trombina e quindi incapace di generare i due frammenti e di esporre il sito di legame all’integrina α4β1. Per aumentare il grado di produzione delle molecole ricombinanti, ottimizzarne la farmacocinetica e ridurne il grado di tossicità, tutte le proteine sono state prodotte come immunoadesine, ovvero come molecole costituite dalla proteina di interesse fusa al frammento Fc degli anticorpi. In passato il nostro laboratorio ha dimostrato che OPN gioca un ruolo nella produzione di IL-17 e TIMP1, due molecole coinvolte nella patogenesi della SM, e che regola lo spegnimento della risposta immune inibendo la morte cellulare indotta da attivazione (AICD). Pertanto i costrutti di OPN umana sono stati testati in vitro per valutarne gli effetti sulla secrezione delle citochine. I risultati ottenuti mostrano che la molecola OPN-Fc mantiene la funzionalità di OPN poiché è in grado di indurre la secrezione di IL-17 e TIMP-1 e di proteggere dall’apoptosi. Inoltre, gli effetti delle molecole corrispondenti a OPN intera-Fc (ovvero la molecola wild-type e mutata) sono stati paragonati a quelli ottenuti in presenza della molecola commerciale indicando che la porzione Fc non interferisce con la funzionalità delle molecole ricombinanti prodotte da noi. I saggi di secrezione di citochine e protezione dall’apoptosi sono stati utilizzati inoltre per caratterizzare il ruolo dei due frammenti di taglio della Trombina. I risultati ottenuti mostrano che entrambi i frammenti esercitano effetti anti-apoptotici, anche se, mentre i livelli di protezione dalla morte cellulare indotti dal frammento C-terminale sono paragonabili a quelli indotti dalla molecola intera, il frammento N-terminale ha mostrato effetti inferiori. Entrambi i frammenti sono coinvolti nella secrezione di IFN-γ da parte di PBMC e di TIMP-1 da parte di monociti. Al contrario, la secrezione di IL-17 da parte di linfociti T CD4+ è attribuibile alla sola porzione N-terminale della molecola. Questi risultati supportano l’idea che le due porzioni N- e C-terminale di OPN possano avere effetti diversi nella patogenesi della SM, ma richiedono di essere approfonditi in vivo. Sfortunatamente le molecole ricombinanti di OPN-Fc murine hanno mostrato difficoltà di purificazione. Per superare questo problema abbiamo prodotto le stesse molecole sia umane che murine fuse ad una coda (tag) di 6 istidine. I risultati ottenuti negli studi in vitro confermano quelli precedentemente descritti. Gli studi in vivo sono attualmente in corso. 103 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS CONCLUSIONI Studi ulteriori dovranno essere effettuati per caratterizzare meglio la funzione dei due frammenti di taglio della Trombina attraverso l’utilizzo in vivo delle proteine murine. I due frammenti di OPN si presen- tano come potenziali target per la messa a punto di nuove strategie terapeutiche per la SM volti ad antagonizzare gli effetti patogenetici di OPN. Tali esperimenti sono in corso grazie ad un altro finanziamento FISM. Functional mapping of osteopontin activity in experimental autoimmune encephalomyelitis and multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Osteopontin (OPN) is a phosphoprotein that functions as a free cytokine in body fluids or an immobilized extracellular matrix molecule. It binds several integrins and CD44 on the lymphocyte surface, and it is present at high levels in demyelinating lesions of multiple sclerosis (MS) patients and in Experimental Autoimmune Encephalomyelitis (EAE), the mouse model of MS. OPN deficient mice develop milder EAE than wild type animals, their administration of rOPN induce a sudden relapse followed by a progressive severe disease leading to death. These evidences suggest that OPN plays an important role in the pathogenesis and progression and of MS. OPN is produced at high levels in the extracellular matrix of the blood-brain-barrier: at this site, it may play a role in lymphocyte recruitment into the MS lesion, by binding one of its receptors, the α4β1 integrin. This receptor is the target of natalizumab, a humanized monoclonal antibody utilized in the anti-MS therapy. OPN binds to α4β1 integrin only upon cleavage by Thrombin which generates two OPN fragments: the N-terminal, that contains two binding sites for α4β1 integrin, and the C-terminal, that contains a binding site for another receptor, CD44, involved in the inhibition of lymphocyte apoptosis. The aim of this project was to investigate the pathogenic role of OPN in EAE and MS by mapping the functional role played by the two OPN fragments derived from Thrombin-cleavage. This information could address the design of novel therapeutic approaches targeting the individual fragment activities. RESULTS We generated recombinant constructs of the mouse and human full-length OPN, and its N-terminal and Cterminal fragments to investigate their activity in vivo (in mice) and in vitro (in mice and humans cell lines). Furthermore, we generated a fourth mutant corresponding to the full-length OPN lacking the Thrombin cleavage site and thus unable to expose the α4β1 binding sites. To increase the successful rate of production of these recombinant molecules, optimize their pharmacokinetics and decrease their systemic toxicity, we produced these recombinant proteins as immunoadhesins, i.e. proteins formed by the protein of interest fused to the Fc fragment of an antibody. In the past few years our laboratory showed that OPN plays a role in the production of IL-17 and TIMP-1: two molecules involved in the pathogenesis of MS. Moreover, we showed that OPN inhibits activation-induced cell death (AICD), thus regulating the switching-off of the immune response. The human OPN constructs have been tested in vitro for their effect on cytokine secretion. We found that the OPN-Fc molecule maintains is functionality since it is able to induce secretion of IL-17 and TIMP-1 and to protect from apoptosis. Moreover the effects of the full-length Fc proteins (i.e. wild-type and mutated molecule) are comparable to those obtained by using the commercial molecule indicating that the Fc portion does not interfere with OPN’s function. In order to characterize the role of the two Thrombin fragments, we performed the same in vitro tests stimulating cells with each of these molecules. We found that both fragments exert antiapoptotic effects, even if the C-terminal fragment protects cells from AICD at the same levels of the full-length molecule, whilst the N-terminal one showed lower effects. Both fragments are involved in the secretion of IFN-γ by PBMC and of TIMP-1 by monocytes. On the contrary the secretion of IL-17 by CD4+ T cells is exclusively ascribable to the N-terminal portion of the molecule. These results support the idea that the N- and C-terminal half of OPN exert different effects in the pathogenesis of MS, but should be further explored in vivo. To this aim we produced the recombinant molecules corresponding to murine OPN fused to mouse Fc. Unfortunately we could not purify the recombinant murin OPN-Fc proteins. To overcome this problem we produced the same human and murine recombinant molecules as 6xHis tagged proteins. The results obtained in the in vitro studies confirm the ones described above. The in vivo studies are on the way. 104 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS CONCLUSIONS Further studies are necessary to better characterize the function of the two Thrombin-cleaved fragments of OPN through the use of the murine proteins in vivo. Nevertheless, the two fragments seem to be possible targets for the development of new therapeutic strategies for MS aimed to antagonize their individual pathogenetic effects. These studies are on the way thanks to a another FISM funding. ................................................................................................................................................... Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € ................................................................................................................................................... 105 Regolazione degli interneuroni GABAergici da parte delle GTPasi Rac: implicazioni per la sclerosi multipla Ivan de Curtis Università Vita-Salute San Raffaele e Istituto Scientifico San Raffaele, Milano Collaboratori Anna Falco, Valentina Vaghi, Roberta Pennucci, Diletta Tonoli Collaborazioni con altri gruppi Roberto Furlan, Unità di Neuroimmunologia Clinica, Divisione di Neuroscienze, Ospedale San Raffaele, Milano PREMESSE E OBIETTIVI Studi post-mortem mostrano che gli interneuroni GABAergici positivi per la parvalbumina (PV+) sono diminuiti nella corteccia motoria di pazienti con sclerosi multipla (SM). Il numero dei motoneuroni e degli interneuroni è ridotto anche nella spina dorsale di pazienti con SM. Abbiamo prodotto linee di topi con knockout (KO) neuronale di una o entrambe le GTPasi Rac1 e Rac3. Questi topi hanno meno interneuroni PV+ corticali. In questo progetto pilota annuale abbiamo indagato due aspetti rilevanti per la comprensione del difetto neuronale osservato nella SM. Abbiamo esaminato se topi con singolo KO dei geni Rac possono rappresentare modelli per lo studio del difetto corticale degli interneuroni: (i) abbiamo utilizzato animali wild type per indurre l’Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (ESA), il modello sperimentale di SM, in collaborazione con il gruppo del dr. Roberto Furlan, e osservare gli effetti sugli interneuroni con analisi immunoistochimica quantitativa; (ii) abbiamo comparato lo sviluppo della malattia in seguito a induzione di ESA nei topi con singolo KO, per vedere se questi animali sono più sensibili all’ESA. Il secondo obbiettivo è l’analisi degli interneuroni spinali in topi con difetti nella funzione delle Rac. Gli interneuroni spinali modulano la funzione dei neuroni motori, controllando il comportamento motorio. I topi con doppio KO sono atassici e mostrano un comportamento motorio poco coordinato. Abbiamo iniziato l’analisi degli effetti della rimozione di Rac sullo sviluppo degli interneuroni spinali. L’identificazione degli effetti sullo sviluppo degli interneuroni spinali rappresenta un punto di partenza importante per un progetto a lungo termine che ha lo scopo di utilizzare questi animali KO e i rispettivi controlli, come modelli per l’analisi dei meccanismi che colpiscono gli interneuroni inibitori spinali nella SM. RISULTATI Abbiamo mostrato una riduzione significativa del numero di interneuroni PV+ negli strati II e III della corteccia motoria primaria dei topi Rac1N o Rac3KO, ma non del numero di interneuroni positivi per la calretinina (CR+). Abbiamo anche trovato una riduzione significativa del numero di interneuroni PV+, ma non CR+, negli strati II e III della corteccia motoria primaria dei topi wild type con ESA. Questo risultato concorda con l’osservazione che i neuroni PV+ sono diminuiti nella corteccia motoria dei pazienti umani con SM. I nostri risultati indicano che l’ESA rappresenta un buon modello per analizzare questo aspetto poco conosciuto della malattia. Abbiamo poi provato a vedere se i singoli KO Rac1N sono più sensibili nello sviluppare un difetto di interneuroni corticali indotto da ESA. Tuttavia la maggior parte delle femmine Rac1N muoiono troppo presto per questa analisi, probabilmente a causa dello sviluppo di un forte fenotipo epilettico indipendente dall’ESA. Quindi questo aspetto del progetto non è potuto essere sviluppato ulteriormente. Il secondo scopo del progetto è l’analisi degli interneuroni spinali nei topi con KO di Rac. La synI-Cre utilizzata per eliminare Rac1 nei neuroni è già espressa nella spina dorsale a E15.5. Abbiamo stabilito le condizioni per identificare differenti popolazioni neuronali, ed abbiamo iniziato l’analisi quantitativa nelle spine dorsali dei topi P13 con doppio KO e dei rispettivi controlli (Rac3KO). I dati mostrano una riduzione del numero di interneuroni nella spina dorsale dei topi doppio KO rispetto ai controlli. Gli interneuroni PV+ nelle corna ventrali della spina dorsale lombare sono ridotti del 57% nei topi doppio KO. Sia gli interneuroni CR+ che CB+ mostrato una riduzione del 31% nelle corna ventrali della spina dorsale lombare dei topi doppio KO. È interessante osservare che abbiamo anche osservato un aumento del numero di propriocettori PV+ nei gangli delle radici dorsali, e un aumento corrispondente dell’intensità delle afferenze propriocettive PV+ all’interno della spina dorsale dei topi doppio KO rispetto ai controlli. CONCLUSIONI I dati ottenuti durante questo progetto pilota indicano che la perdita di specifiche popolazioni di interneuroni è una caratteristica della corteccia motoria di topi con ESA, come precedentemente descritto per la corteccia motoria dei pazienti umani con SM. Inoltre l’analisi effettuata sulle spine dorsali mostra che interneuroni diversi possono essere alterati nei topi KO per Rac. Ci 106 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS aspettavamo che alcuni degli approcci utilizzati avrebbero aiutato a identificare almeno un modello animale adatto ad indagare il ruolo degli interneuroni nella SM. In questa direzione: (1) abbiamo mostrato che ESA induce una diminuzione degli interneuroni PV+ in topi wild type, come osservato in pazienti umani, sugge- rendo che ESA è un buon modello per studiare questo aspetto poco indagato della malattia; (2) abbiamo stabilito le condizioni e iniziato l’analisi quantitativa per esplorare gli effetti dell’ESA e del KO di Rac sugli interneuroni spinali, un altro aspetto poco conosciuto della SM. Regulation of GABAergic interneurons by Rac GTPases: implications for multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Recent post-mortem studies show that GABAergic parvalbumin-positive (PV+) interneurons are decreased in the motor cortex of multiple sclerosis (MS) patients. Both motoneuron and interneuron numbers are reduced also in the spinal cord of MS patients. We produced mice with neuronal knockout (KO) of either one or both Rac1 and Rac3 GTPases. These mice have less cortical PV+ interneurons. In this one-year pilot project we have investigated two issues relevant to the understanding of the neuronal defect in MS. First, we have tested if single Rac KOs represent models to study the cortical defect in interneurons: (i) we have used wild type mice to induce EAE (experimental autoimmune encephalomyelitis) in collaboration with the group of dr. Roberto Furlan, to look at the effects on cortical GABAergic interneurons by quantitative immuno-histochemical analysis; (ii) we have compared the development of the disease after induction of EAE in single KO mice, to test if these animals are more sensitive to EAE. The second aim of the project is the analysis of the spinal inhibitory interneurons in mice with affected Rac function. In the spinal cord, networks of interneurons modulate motor neuron firing, thus controlling motor behaviour. Rac1N/Rac3-KO double mutant mice are ataxic and show poorly coordinated behaviour. We have started the analysis of the effects of Rac deletion on the development of spinal interneurons. The identification of the defects in the development of spinal interneuronal networks would represent a starting point for a long-term project aiming at the use of these KO and control mice as animal models for the analysis of the mechanisms affecting spinal inhibitory interneurons in MS. II and III of the primary motor cortex of EAE-treated wild type mice. This result is in agreement with the published observations that PV+ interneurons are decreased in the motor cortex of human patients with MS. Therefore our findings indicate that EAE represents a good model to test this poorly explored aspect of the disease. We then attempted to test if our single Rac1N KO mice would be more sensitive in developing the defect of cortical interneurons induced by EAE. We found though that most female Rac1N mice died too early for this analysis, possibly due to the development of a strong EAE-independent epileptic phenotype as these mice became adult. Therefore this aspect of the project could not be explored further. The second aim of the project has been the analysis of the spinal inhibitory interneurons in mice with affected Rac function. The SynI-Cre used to delete Rac1 in neurons is already expressed at E15.5 in the developing spinal cord. We have set the conditions to identify different neuronal populations in the spinal cord, and started the quantitative analysis on P13 double KO and control (Rac3KO) spinal cords. The data show a reduction of a number of interneuronal cell types in the spinal cord of double KO mice compared to controls. The PV+ interneurons in the ventral horn of lumbar spinal cord were reduced by 57% in double KO mice. Both CR+ and CB+ interneurons showed a reduction of 31% in the ventral horn of lumbar spinal cord double KO mice. Intriguingly, we also observed an increase of PV+ proprioceptors in the dorsal root ganglia and a corresponding increase in the intensity of PV+ proprioceptive afferents in the spinal cord of the double KO mice compared to control littermates. RESULTS CONCLUSIONS During this one-year pilot project we have first identified a significant reduction in the number of PV+, but not calretinin-positive (CR+) interneurons in layers II and III of the primary motor cortex of either Rac1N or Rac3KO mice. Interestingly, we also found a significant reduction of the number of PV+, but not CR+ interneurons in layers The data obtained during this pilot project indicate that loss of specific populations of interneurons is a hallmark of the motor cortex of EAE in mice, as previously reported for the motor cortex of human patients with MS. Moreover, the analysis performed so far in the spinal cord shows that different interneurons may be affected 107 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS in the Rac mutant mice. We expected that some of the approaches utilized would help identifying at least one suitable animal model to address the role of interneurons in MS. In this direction: (1) we have shown that EAE induces a decrease in cortical PV+ interneurons in WT mice, as detected in human patients, suggesting that EAE is a good model to study this poorly explored aspect of the disease; (2) we have set the conditions, and started the quantitative analysis that will be useful to explore the effects of EAE and possibly of Rac KO on spinal cord interneurons, another poorly explored aspect of MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Vaghi V, Pennucci R, Talpo F, Corbetta S, Montinaro V, Barone C, Croci L, Spaiardi P, Consalez GG, Biella G, de Curtis I. Rac1 and Rac3 GTPases control synergistically the development of cortical and hippocampal GABAergic interneurons. Cereb Cortex. 2012 Dec 20 [Epub ahead of print] Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 108 Induzione di immunità protettiva in un modello murino sperimentale di sclerosi multipla mediante agonisti dei recettori TLR7 e TLR9 Francesca Fallarino Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Università di Perugia, Perugia Collaboratori Claudia Volpi, Carmine Vacca Collaboratori con altri gruppi Bruno Gran, Division of Clinical Neurology Queen’s Medical Centre, University of Nottingham (Nottingham), United Kingdom PREMESSE E OBIETTIVI I recettori toll-like (TLR) erano considerati molecole stimolatorie in grado di attivare meccanismi iniziali di difesa contro agenti infettivi. Tuttavia, dati più recenti indicano che i TLR possono anche esercitare funzioni regolatorie. Pertanto potrebbero diventare un utile bersaglio terapeutico nella prevenzione e terapia delle malattie infiammatorie, tra cui la sclerosi multipla (SM). Ci sono tuttavia ancora ostacoli allo sviluppo di nuove terapie per la SM mirate ai TLR, a causa dell’incompleta comprensione dei meccanismi coinvolti e di dati sperimentali contraddittori tra laboratori diversi. Resta da chiarire quali TLR siano il miglior bersaglio terapeutico, e inoltre le modalità e i tempi di somministrazione delle sostanze che li attivano (o inibiscono) durante diverse fasi di malattia, e i meccanismi alla base dei loro effetti infiammatori e regolatori. Concentrare la nostra ricerca su particolari tipi di cellule che sappiamo esprimere diversi tipi di TLR aumenta la probabilità di identificare bersagli terapeutici. Le cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC) sono il bersaglio principale delle sostanze che attivano specificamente i recettori TLR7 e TLR9. Queste sostanze comprendono rispettivamente il DNA virale a catena singola e le sequenze di DNA contenenti ‘motivi CpG’ derivate da agenti infettivi. Le pDC sono considerate le cellule del sistema immunitario con la maggior plasticità, e sembrano criticamente coinvolte sia nei meccanismi di ‘innesco’ che in quelli di controllo dell’encefalite sperimentale autoimmune (ESA), il più importante modello animale della SM. Laboratori diversi hanno osservato effetti dei TLR e delle pDC diversi o anche opposti, forse a causa di meccanismi di integrazione, coinvolgenti sia i TLR che le pDC, che possono avere effetti sia infiammatori che protettivi a seconda delle condizioni del ‘microambiente’ tissutale. Inoltre le pDC sembrano avere effetti diversi nelle varie fasi dell’ESA. In questo progetto pilota, per aumentare le conoscenze di base in questo campo di ricerca, ci siamo concentrati sullo studio degli effetti di sostanze che attivano TLR9 nell’ESA, che comprendono sequenze di oligonucleotidi (ODN), tra i quali abbiamo utilizzato in particolare gli ODN contenenti sequenze CpG-A, -B, e -C. Ne abbiamo studiato le attività immunoregolatrici sia in vivo che in vitro. I risultati più importanti ottenuti sono stati i seguenti: 1) i CpG-A diminuiscono la gravità di malattia; 2) il trattamento delle pDC con CpG-A (ma non -B o -C) in vitro promuove lo sviluppo di cellule T regolatrici (Treg) ed attiva il sistema immunoregolatore dell’IDO (Indoleamine 2,3 Dioxigenase) in alcuni sottotipi di pDC; 3) l’attività degli interferoni di tipo I (antiinfiammatori) non è necessaria per l’induzione di IDO nelle pDC o perchè le pDC stesse inducano lo sviluppo di cellule Treg dopo il trattamento con CpG-A in vitro. Per la prima volta questi studi suggeriscono che, tra le sostanze che attivano specificamente TLR9 (cioè gli ODN che contengono sequenze CpG), solo alcuni sottotipi (CpG-A) sono in grado di indurre funzioni immunoregolatorie delle pDC nell’ESA. Riteniamo che questi studi saranno utili per sviluppare sostanze con proprietà simili, per la terapia sperimentale della SM. RISULTATI Ci siamo concentrati sull’identificazione delle classi e delle dosi di ligandi del TLR9 (CpGA,CpGB and CpGC) in grado di ridurre la gravità dell’ESA in vivo. Abbiamo inoltre studiato la loro capacità di aumentare l’attività immunoregolatoria delle pDC e l’espressione del fattore di trascrizione forkhead box P3 (FoxP3) nelle cellule Treg in vitro. I ligandi CpGA erano più potenti degli altri CpG-ODN nella modulazione di queste funzioni. Abbiamo studiato 5 aspetti principali nel modello di ESA murino indotto da peptide MOG: 1) il trattamento con CpG-ODN induce resistenza alla ESA in vivo; 2) gli effetti protettivi di CpG-ODN correlano con l’induzione di IDO nelle pDC e con l’espressione di FoxP3 nelle cellule T CD4+; 3) tra i CpG-ODN esaminati, la somministrazione di CpGA in modalità preventiva era la più potente nel proteggere dall’ESA; 4) la funzione biologica degli interferoni (IFN) di tipo I non è necessaria per l’induzione di IDO nelle pDC da parte di CpGA in vitro; 5) l’induzione di FoxP3 nei linfociti CD4+ da parte di pDC trattate con CpGA in vitro non richiede la funzione del recettore per IFNα/β. 109 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS In un progetto futuro restano da determinare in dettaglio i meccanismi d’azione degli effetti di CpGA su TLR9 o altri TLR (i.e TLR7) presenti negli endosomi. CONCLUSIONI Riteniamo che questi risultati abbiano rilevanza per la SM per tre motivi: a) aumentano la conoscenza del ruolo delle pDC e di IDO nella regolazione della demielinizzazione autoimmune; b) potrebbero aiutare ad identificare nuovi approcci alla terapia della SM basati sul ruolo immunoregolatore di TLR9; c) contribuiscono a definire meccanismi molecolari finalizzati alla ‘riprogrammazione’ funzionale delle pDC tramite TLR9. Riteniamo inoltre che questi studi contribuiscano a chiarire la dicotomia funzionale dei TLR endosomali e delle pDC, guidando la futura scelta di sostanze attivatrici dei TLR nei modi e nei tempi più opportuni. Generation of protective immune environment in murine models of multiple sclerosis by TLR7 and TLR9 agonists INTRODUCTION AND AIMS Although toll-like receptors (TLRs) were initially considered as stimulatory molecules capable of activating early defense mechanisms against invading pathogens, emerging data suggest that they can also exert a regulatory function. Thus, TLRs may represent valuable targets in the prevention/therapy of inflammatory diseases, including multiple sclerosis (MS). However, there are still several issues that are either unclear or have generated conflicting results in distinct laboratories, hampering the development of TLR-based, innovative therapies in MS. These issues include the lack of a precise identification of the best TLR target/s, the best route and time of administration of TLR agonists (or antagonists) during the course of the disease, and the mechanisms underlying inflammatory vs. regulatory effects. Focusing our research on specific cell types known to be targeted by TLR agonists increases the likelihood of identifying therapeutic targets. Plasmacytoid dendritic cells (pDCs) are the principal cellular targets of TLR7 and TLR9 agonists, such as viral ssDNA and microbial CpG-containing DNA sequences, respectively. Of particular importance in the present context is the fact that pDCs, the most plastic cells of the immune system, seem to play a crucial role in both the pathogenesis and the control of experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE), the most widely accepted experimental model of MS. Opposing results on the role of TLRs and pDCs in EAE obtained by different laboratories may originate from the existence of a common pathway that, by integrating molecular (TLR) and cellular (pDC) features, may drive either inflammation or immune regulation in different environmental conditions. Distinct effects of pDCs at different stages of the disease may also be involved. In the current pilot project, we have aimed at filling specific gaps in basic knowledge in this field, specifically we have focused our studies on the effects of known TLR9 agonists, in the form of synthetic CpG-Oligonucleotides sequences (ODNs) on pDCs in EAE models. In particular, three different CpGODNs have been analyzed; CpGODN-type A, B or C for their immunoregulatory activity both in vivo and in vitro. The following is a list of the most important results we have obtained in this Pilot Study: 1) CpG-ODNs treatment contributes to EAE resistance in vivo, 2) treatment of pDCs with CpG-ODN -type A but not with type B or C promotes Regulatory T cell (Treg) development and activates the tolerogenic pathways of Indoleamine 2,3 Dioxigenase (IDO) in pDC subsets, 3) Type I interferon signaling is not required for IDO induction in pDC or to promote Treg increase after CpG-A treatment in vitro. Such study suggests for the first time that, among specific TLR9 ligands (i.e. CpGODNs), only specific types are able induce a regulatory/tolerogenic function in EAE. We believe that our study will help to design specific ligands with such properties to be be used in MS. RESULTS This pilot project has been focused at identifying the best known TLR9 ligands and doses (i.e. CpGA,CpGB and CpGC) able to ameliorate the clinical severity of EAE in vivo, as well as their ability to increase the IDO immunoregulatory pathway in pDC and forkhead box P3 (FoxP3) expression in CD4+T cells in vitro. We found that the synthetic TLR9 ligand CpGA was superior to the other CpGODNs in modulating such activities. In particular in this pilot study five major new issues have been investigated and covered in the MOG peptide induced EAE mouse model: 1) CpGODNs treatment contributes to EAE resistance in vivo; 2) The CpGODN protective effect correlates with IDO induction in pDCs and FoxP3 expression in T CD4+ T cells; 3) Among the three different examined CpGODNs (i.e. Type A,B,C), preventive CpGA administration in vivo is superior in protecting the mice against EAE; 4) Type I interferon (IFN) signaling is not required for IDO induction 110 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS in pDCs after CpGA treatment in vitro; and 5) FoxP3 induction in CD4+ T cells by pDCs treated with CpGA does not require Type I IFN signaling in pDCs in T cells pDC/CpGA in vitro cocultures. Specific requirements of TLR9 or other endosomal TLRs (i.e TLR7) in the immunomodulatory effects of CpGA remains to be demonstrated and could be the focus of future projects. CONCLUSIONS We think that these results are relevant for MS for three main reasons: a) the need to fill the gap in scientific knowledge on the role of pDCs and IDO in regulating autoimmune inflammatory demyelination, b) the potential to identify novel approaches to MS treatment by exploring the role of TLR9 ligands in preventing or treating experimental neuroinflammation, c) the definition of specific molecular pathways to condition or reset TLR9-expressing-pDCs, as new therapeutic target cell type. Moreover, we believe that such results shed light into the crucial factors that underlie the functional dichotomy of endosomal TLRs and pDCs and teach us how and when to use appropriate TLR ligands in MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Volpi C, Fallarino F, Bianchi R, Orabona C, De Luca A, Vacca C, Romani L, Gran B, Grohmann U, Puccetti P, Belladonna ML. A GpC-rich oligonucleotide acts on plasmacytoid dendritic cells to promote immune suppression. J Immunol. 2012;189(5):2283-9. Volpi C, Fazio F, Fallarino F. Targeting metabotropic glutamate receptors in neuroimmune communication. Neuropharmacology. 2012, 63(4):501-6. Selected as listed Current Feature Article in Global Medical Discovery Volpi C, Fallarino et al. A novel TLR9–TRIF pathway mediates tolerogenic responses to CpGODN. Submitted and under revision: Nature Comunications. Fallarino F, Pallotta MT, Orabona C, Volpi C, Vacca C,.Belladonna ML, Bianchi R, Servillo G, Fioretti MC, Puccetti P, Grohmann U. Indoleamine 2,3-dioxygenase: from catalyst to signaling function. American Association of Immunologists (AAI) meeting, S. Francisco (CA). Maggio 2011. Belladonna ML, Fallarino F, Pallotta MT, Orabona C, Volpi C, Bianchi C, Vacca C, Grohmann U, and Puccetti P. (2011). The role of TGF-beta as tolerogenic cytokine in regulating dendritic cell function. Cytokine: 9th Joint meeting of ICS-ISICR., Firenze, Ottobre 9 Dicembre 2011, vol. 56(1), p. 15, Elsevier Fallarino F, Pallotta MT, Volpi C, Orabona C, Vacca C, Belladonna ML, Bianchi R, Grohmann U, Puccetti P. 2012. Indoleamine 2,3 dioxygnenase: as an inducer and amplifier of regulatory T cell functions.. In: -. 13th International Society for tryptophan Research. Sidney (Australia), 7-9 November 2012. Crooks J, Matino D, O’Brien K, Volpi C, Gran B, and Fallarino F. Modulation of Plasmacytoid Dendritic Cells by TLR9 agonists in EAE. 11th International Society of Neuroimmunology Congress, Boston MA, USA November 4-8, 2012 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di un anno e l’ ammontare di 30.000 € .............................................................................................................................................. 111 1,25(OH)2D3 come modulatore della SM: metabolismo, attività immunoregolatoria e relazione con l’IFN di tipo I in cellule dendritiche Maria Cristina Gauzzi Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, Roma Collaboratori Isabella Sanseverino, Arturo Ottavio Rinaldi, Cristina Purificato, Sandra Gessani Collaborazioni con altri gruppi Antonio Cortese e Enrico Millefiorini, Centro Sclerosi Multipla, Policnico Umberto I, Sapienza Università di Roma, Roma Rosella Mechelli e Marco Salvetti, Centro Neurologico Terapie Sperimentali (CENTERS) Ospedale Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma, Roma PREMESSE E OBIETTIVI Insufficienti livelli di vitamina D (vitD) sono stati associati ad un alto rischio di contrarre la sclerosi multipla (SM), o ad una maggiore severità del suo decorso clinico. La vitD, nota principalmente come regolatore del calcio e del tessuto osseo, è un ormone dotato di molteplici attività inclusa la modulazione della risposta immunitaria. Un suo importante bersaglio nel sistema immunitario sono le cellule dendritiche (DC), che istruiscono i linfociti a distinguere tra molecole proprie, verso cui si instaura una tolleranza immunologica, ed estranee, che innescano la risposta immunitaria; la vitD induce le DC ad indirizzare i linfociti T verso la tolleranza. Sebbene la causa primaria delle lesioni nella SM sia ancora oggetto di discussione, si ritiene che vi contribuisca lo stato infiammatorio provocato dalla rottura della tolleranza verso molecole proprie, e numerose evidenze indicano un ruolo delle DC nel sostenere questa reazione autoimmunitaria. La nostra ipotesi di lavoro è stata che un’alterazione della capacità delle DC di sintetizzare la forma bioattiva della vitD (1,25(OH)2D3) e/o di rispondere alla sua attività “tollerogenica” potesse contribuire alla patologia. Il nostro studio è stato dunque mirato alla caratterizzazione del metabolismo/attività della vitD, e della sua relazione con l’interferone (IFN), una delle principali opzioni terapeutiche nella SM recidivante remittente, in DC di persone con SM. In particolare, ci siamo proposti due obiettivi principali: - Studiare l’espressione delle molecole che regolano la produzione e la risposta alla 1,25(OH)2D3 (proteine di trasporto, recettore ed enzimi metabolici) e la loro possibile modulazione da parte dell’IFNβ. - Analizzare la risposta all’attività immunomodulatoria della 1,25(OH)2D3. RISULTATI L’intero progetto è stato svolto utilizzando monociti e DC da essi derivate, isolati dal sangue di tre gruppi di donatori: persone con SM non sottoposte ad alcuna terapia, persone con SM in terapia con l’IFN e donatori sani. Sono stati ottenuti prelievi di san- gue da 40 pazienti (6 dei quali nella fase acuta della malattia) e 30 donatori di controllo scelti con una simile distribuzione per sesso ed età. Circa metà dei pazienti era in terapia con l’IFN da almeno un mese. La risposta delle DC alla 1,25(OH)2D3 è stata caratterizzata analizzando diversi parametri, quali l’immunofenotipo, l’espressione del fattore trascrizionale IRF4, da noi precedentemente descritto come un bersaglio della 1,25(OH)2D3 nelle DC, la secrezione di citochine e chemochine e la capacità di attivare le cellule T. Nessuna differenza statisticamente significativa tra i gruppi sperimentali è emersa da questi studi, suggerendo che – nei limiti dei parametri valutati - non vi siano alterazioni di rilievo nella sensibilità all’attività immunomodulatoria della 1,25(OH)2D3 nelle DC dei pazienti. Tuttavia, poiché la maggior parte di loro era nella fase di remissione, non possiamo escludere che tali alterazioni possano avvenire nella fase attiva della malattia. L’analisi dello status della vitD nel plasma – effettuata misurando non solo la concentrazione di 25OHD3, il principale metabolita circolante della vitD, ma anche di DBP, la proteina plasmatica trasportatrice della vitD – ci ha invece permesso di evidenziare la presenza di livelli significativamente più alti di DBP nei pazienti durante le fasi di remissione clinica, ma non durante le fasi di ricaduta, rispetto ai donatori di controllo. Abbiamo inoltre osservato una potenziale cooperazione tra 1,25(OH)2D3 e IFNβ a livello molecolare, che meriterà di essere approfondita in futuro. L’IFNβ infatti induce un aumento dell’espressione dell’RNA messaggero del recettore VDR, sia in vitro (in DC generate in presenza di IFN) che come conseguenza della terapia (nei monociti appena isolati). Inoltre, la 1,25(OH)2D3, come l’IFN, si è rivelata un potente induttore di CCL2, una chemochina il cui ruolo nella patogenesi della SM è ancora controverso, ma la cui secrezione in periferia potrebbe desensibilizzare i recettori sui leucociti circolanti o causare un gradiente inverso che riduca il loro reclutamento nel sistema nervoso centrale. 112 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS CONCLUSIONI La deficienza di vitD è considerata uno dei principali fattori di rischio ambientali per la SM ed il numero crescente di dati a supporto di un suo ruolo protettivo ha alimentato la speranza di un suo potenziale terapeutico. A tale scopo, diversi studi clinici sono in corso per valutarne l’efficacia, anche in combinazione con l’IFN. Tuttavia, permangono incertezze sul meccanismo attraverso il quale la vitD esercita il suo effetto protettivo, così come sui suoi effettivi bersagli cellulari. Nei limiti dello studio, effettuato in vitro, l’osservazione che le DC dei pazienti sono sensibili all’attività tollerogenica della vitD, e che esiste un potenziale sinergia tra vitD e IFNβ, suggerisce che le DC potrebbero mediare alcuni degli effetti benefici della vitD, in particolare se somministrata in combinazione con l’IFN. Infine, la presenza di alterati livelli di DBP nei pazienti suggerisce l’implicazione di questa proteina nella patofisiologia della MS. Poiché DBP controlla anche la biodisponibilità della vitD, questa potrebbe essere un’indicazione a favore dell’inclusione della sua misurazione nella valutazione dello status della vitD nelle persone con SM. 1,25(OH)2D3 as a disease modulator in MS: metabolic pathways, immunoregulatory activity and relationship with the type I IFN system in dendritic cells INTRODUCTION AND AIMS Low plasma levels of 25(OH)D3, the main circulating form of vitD, are associated with higher risk of MS and disease severity. Although it is mainly known for its central function in calcium and bone metabolism, vitD has also important effects on the growth and differentiation of many cell types, and pronounced immunoregulatory properties. Dendritic cells (DC) represent a key cell target of the hormone in the immune system. These cells instruct T lymphocytes to discriminate between “self” molecules, toward which an immunological tolerance is esthablished, and “non-self”, that trigger an immune response. VitD induces DC to prime T cells for tolerance. Although the concept of autoimmunity as primary trigger in MS lesion formation is still a matter of discussion, it is widely accepted that immune-mediated inflammation contributes to MS pathogenesis, and several reports suggest a role for DC in this autoimmune reaction. Our working hypothesis has been that an alteration of the autocrine vitD metabolism and/or a diverse susceptibility to the tolerogenic activity of 1,25(OH)2D3 could contribute to the DC pathogenic role. Our study was focused to the characterization of vitD metabolism/activity, and of the relationship with IFN, which still represent a main therapeutic option in relasing remitting MS (RRMS), in DC obtained from MS patients. In particular, our project foresaw two main aims: - To study the expression of effector molecules, regulating 1,25(OH)2D3 synthesis and activity (carrier proteins, receptor and metabolic enzymes) and their potential modulation by IFN - To analyze the response to the 1,25(OH)2D3 immunomodulatory activity RESULTS The whole project was carried out on monocytes/mo- nocyte-derived DC obtained from three donor groups: MS patients free of therapy, MS patients undergoing IFN therapy, and healthy donors. In parallel, we analyzed the vitD status and blood levels of selected chemokines and cytokines. A total of 40 patients (6 of which in the relapse phase of the disease) and 30 healthy donors were analyzed. About half of the MS donors were on IFN therapy since at least one month. The DC response to 1,25(OH)2D3 has been characterized by analyzing different parameters, including the immunophenotype, the expression of the transcriptional regulator IRF4 - that we previously reported to be a target of 1,25(OH)2D3 - chemokine/cytokine production and the ability to activate T cells. No statistically significant difference among the experimental groups emerged from these studies, suggesting that - within the limits of the studied parameters - no heavy defects in the response to 1,25(OH)2D3 are present in DC from patients. However, as most of the donors were in the stable phase of the disease we cannot exclude that the such alterations could appear or worsen in the active phase. The analysis of the vitD status of donors - performed measuring not only the concentration of 25OHD3, but also the levels of DBD, the major plasma carrier of vitD metabolites - allowed us to unravel that, compared with healthy subjects, significantly higher DBP levels were present in patients during phases of clinical remission but not during clinical exacerbations. We also foresaw to generate relevant knowledge on molecular mechanisms underlying beneficial effects of vitD and relationship with IFNβ. In this regard, we observed an enhancing effect of IFNβ on VDR expression, either in vitro, or as consequence of IFN therapy. We also found that 1,25(OH)2D3, like IFNβ, is a potent inducer of CCL2 production by DC. The vitD-induced secretion 113 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS in periphery of this chemokine, whose role in MS is still controversial, could desensitize chemokine receptors on leukocytes or cause a reverse gradient which neutralize leukocyte recruitment into central nervous system. CONCLUSIONS Vitamin D deficiency is currently considered one of the main environmental MS risk factors and the number of observations supporting its protective effect is rapidly growing, fostering the idea that vitD deficiency might be an important modifiable risk factor. Indeed, clinical trials are ongoing to evaluate the efficacy of vitD in RRMS. However, there are uncertainties and many unanswered questions, including how vitD exerts a protective effect, and which are the relevant cell targets. Altogether, our results on the ability of DC obtained from patients to normally respond to 1,25(OH)2D3 treatment suggest that these cell could mediate some potentially protective effects of vitD. Furthermore, they indicate that IFNβ and 1,25(OH)2D3 may synergize in modulating DC functions in a protective way. This appears of particular relevance as one of the ongoing clinical trial is evaluating vitD supplementation as add-on treatment to IFN therapy. Finally, our data on the altered DBP plasma levels in patients point to the involvement of this protein in MS patho-physiology and highlight the importance to include DBP in the evaluation of vitamin D status in MS patients. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Sanseverino I, Purificato C, Cortese A, Millefiorini E, Gessani S, Gauzzi MC. Immunoregulatory Activity of 1,25(OH)2D3 and Relationship with IFNβ in Dendritic Cells from Healthy Donors and MS Patients. 20th ARSEP, Annual Multiple Sclerosis Meeting, Paris, 12-13 May 2011. Sanseverino I, Purificato C, Rinaldi AO, Cortese A, Millefiorini E, Gessani S, Gauzzi MC. CCL2 Induction by 1,25(OH)2D: a study on dendritic cells from healthy donors and MS patients. ECTRIMS 2011-5th Joint Triennial Congress of the European and Americas Committees for Treatment and Research in Multiple Sclerosis, 19-22 October 2011, Amsterdam, The Nedherlands. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 55.000 € .................................................................................................................................................. 114 Marcatura isotopica delle proteine per l’identificazione dei fattori solubili coinvolti nell’azione neuroprotettiva mediata dalle cellule staminali mesenchimali Laura Lovato Dipartimento di Scienze Riabilitative, Neurologia, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-infantili (DINOGMI), Università degli Studi di Genova, Genova Mentore Antonio Uccelli PREMESSE E OBIETTIVI Diversi studi hanno dimostrato che le cellule staminali mesenchimali (CSM) sono in grado di modulare l’attacco autoimmune diretto al sistema nervoso centrale tramite diversi meccanismi, tra cui il rilascio di fattori solubili, la cui espressione è indotta da stimoli pro-infiammatori o neurodegenerativi, quali linfociti T attivati o neuroni danneggiati (in vitro). Ad oggi, l’identità delle molecole rilasciate dalle CSM non è stata completamente definita. Nel presente progetto si è utilizzata un’innovativa tecnica di proteomica, definita SILAC, che permette di marcare metabolicamente le proteine secrete dalle CSM in presenza di fattori solubili (non marcati) derivanti dalle cellule bersaglio (linfociti T). Grazie alla marcatura delle CSM è possibile identificare e quantificare i fattori solubili espressi dalle CSM (non attivate e attivate) coinvolti nell’azione terapeutica delle CSM. L’identificazione di queste molecole non solo fornirà importanti informazioni sul meccanismo d’azione delle CSM, ma permetterà anche il loro sviluppo a scopo terapeutico per la cura della sclerosi multipla (SM). RISULTATI È stata innanzitutto definita la marcatura ottimale delle CSM per SILAC, senza indurre modifiche delle caratteristiche immunosoppressive. Quindi è stata analizzata l’espressione proteica delle CSM e dei fattori solubili (secretomi) rilasciati in condizioni basali e dopo stimolazione con interferone gamma (IFNg). Nelle CSM stimolate da IFNg abbiamo evidenziato un’aumentata espressione di proteine coinvolte in un’azione neurotrofica, antiapoptotica e antiproliferativa. Queste proteine sono tipicamente intracellulari ma possono essere secrete nel compartimento extracellulare. L’analisi del secretoma delle MSC in condizioni basali ha confermato il rilascio di alcuni di questi fattori solubili. È in corso l’analisi quantitativa dei fattori solubili rilasciati dalle CSM dopo stimolazione con IFNg, per avere uno spettro completo delle proteine modulate nel secretoma delle CSM in condizioni infiammatorie. CONCLUSIONI Le CSM mostrano una spiccata plasticità terapeutica, grazie alla quale sono state recentemente approvate per la sperimentazione clinica per valutare il loro utilizzo come trattamento terapeutico per la SM. L’identificazione dei fattori solubili espressi dalle CSM in seguito a stimolazione derivante dalle cellule target, quali linfociti T attivati, è un aspetto cruciale da definire per capire come le CSM esercitano il loro effetto terapeutico e per scoprire nuove molecole rilevanti per una futura strategia terapeutica nella SM che promuova la riparazione del danno tissutale del sistema nervoso centrale. Protein isotope tagging for the identification of molecular features involved in mesenchymal stem cells-mediated neuroprotection INTRODUCTION AND AIMS MSC have been shown to affect the autoimmune attack to the central nervous system (CNS) by different mechanisms among which the release of soluble factors, induced by microenvironmental cues, mainly pro-inflammatory cytokines derived from the target cells (i.e. activated T cells o damaged neurons, in vitro). The identity of these soluble factors is only partially defined. This proposal aims at identifying key molecules of the MSC secretome induced by proinflammatory cues derived from target cells (activated T cells), using an innovative proteomic technique named Stable Isotope Labelling with Amino acids in cell Culture (SILAC). Because of the methabolic labelling of MSC, the complete spectra of secreted proteins by MSC under inflammatory conditions versus basal condition will be identified and quantified. These experiments will allow to identify new molecules secreted by MSC, following proinflammatory environmental cues, 115 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS that are likely to be involved in some of the pivotal therapeutic activities displayed by MSC and that might be translated in therapeutic molecules for the MS treatment. RESULTS We set the conditions for the optimal labeling of MSC for SILAC, then we analyzed the changes in protein expression of unprimed and IFNg-primed MSC and the corresponding secretomes. In the IFNg-primed MSC, we highlighted an increased expression of proteins involved in neurotrophic, anti-apoptotic and anti-proliferative effects. These proteins mainly belong to the intracellular compartments but they can be released into the extracellular compartment. Analysis of the unprimed MSC secretome confirmed that some of these molecules are released in the extracellular compartment by MSC in basal condi- tion. We are currently running the quantitative analysis of primed and IFNg-primed MSC secretomes, to have the complete spectra of proteins modulated in the secretome of MSC under inflammatory conditions. CONCLUSIONS MSC display a robust therapeutic plasticity and therefore have been recently approved for clinical trial for MS treatment. The identification of the soluble factors expressed by the MSC during the cross talks with target cells such as activated T lymphocytes is a crucial aspect to understand how MSC exert their therapeutic activity and discover new therapeutic molecules of relevance for future therapeutic strategies for MS fostering tissue repair. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Lovato L, Marzano V, Albino S, Vigo T, Pieroni L, Urbani A, Uccelli A, Comprehensive identification of the soluble factors involved in mesenchymal stem cells-mediated neuroprotection utilizing the SILAC approach, 11th ISNI congress, Boston 4-8 November 2012. Lovato L, Marzano V, Pieroni L, Urbani A, Uccelli A, Comprehensive identification of the soluble factors involved in mesenchymal stem cells-mediated neuroprotection utilizing the SILAC approach, XXII AINI congress, Parco degli Aragonesi (Catania), September, 26-29th Lovato L, Marzano V, Albino S, Vigo T, Pieroni L, Urbani A, Uccelli A, Comprehensive identification of the soluble factors involved in mesenchymal stem cells-mediated neuroprotection utilizing the SILAC approach, 7th ItPA congress, Viterbo 12-15th June 2012. Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 64.000 € .................................................................................................................................................. 116 Trattamento epigenetico con il composto ipometilante 5-aza-2-deossicitidina in modelli animali di sclerosi multipla Katia Mangano Dipartimento di Scienze Bio-mediche, Università di Catania, Catania Mentore Ferdinando Nicoletti PREMESSE E OBIETTIVI La 5-aza-2-deossicitidina (DAC, decitabina) è un noto inibitore della metilazione del DNA. È stato recentemente scoperto che questa sostanza e la TrichostatinA sono in grado di modulare l’espressione di FoxP3 in cellule T naive CD4+/CD25-. Numerose evidenze sulla encefalite sperimentale autoimmune (ESA) si basano sull’idea che le cellule T regolatorie (Treg) effettrici influenzino notevolmente lo sviluppo della malattia e contribuiscano al naturale recupero della ESA attivamente indotta. Inoltre, è ormai consolidato che l’accumulo di Treg nel sistema nervoso centrale (SNC) sia correlato con la fase di recupero. I processi epigenetici cambiano con l’età e possono essere modificati da fattori ambientali, fornendo una possibile spiegazione per il collegamento empirico osservato tra i fattori ambientali, l’invecchiamento e lo sviluppo di malattie autoimmuni (MA). A differenza delle alterazioni genetiche che sono permanenti e si tramettono attraverso la linea germinale alle nuove cellule, le alterazioni epigenetiche, anche relative alle MA, sono reversibili. Le alterazioni epigenetiche riguardano anche le MA organo-specifiche, come il diabete di tipo 1, la sclerosi multipla (SM), la porpora trombocitopenica Idiopatica (PTI) o il morbo celiaco. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’efficacia del DAC nelle diverse forme cliniche (recidivante-remittente, primaria progressiva e secondaria progressiva) di ESA, per trovare nuove strategie terapeutiche da utilizzare per il trattamento della SM. RISULTATI I risultati ottenuti in questo studio mostrano che il trattamento con DAC alla dose di 0.1 mg/Kg esercita una elevata protezione sulla ESA indotta dal MOG in topi C57Bl6, sia in regime profilattico che terapeutico, e gli effetti sono stati mantenuti anche dopo l’interruzione del trattamento. Nel modello di ESA indotto da PLP nei topi SJL, il trattamento con DAC è stato in grado di proteggere dallo sviluppo della malattia, sia quando somministrato in terapia precoce sia quando gli animali mostravano segni di malattia. Negli studi con MOG è stato osservato un significativo aumento della percentuale di FoxP3+/CD25+ accompagnata da una significativa riduzione di cellule che producono IL-17A e da una aumentata proliferazione MOG specifica degli splenociti isolati da topi trattati con DAC. In questi topi è stata anche osservata una significativa riduzione di cellule infiltranti il midollo spinale rispetto ai veicoli. Nei surnatanti raccolti dallo studio di proliferazione delle cellule isolate da topi trattati con DAC, sono stati dosati il TNF-alfa e l’IL-6 ed è stato osservato un significativo aumento dei livelli di IL-6. Sono stati anche valutati gli effetti del DAC sull’espressione di Rorc, GATA3, Foxp3 e Tbx21 nonché di IFN-gamma, IL-9, IL-10, IL-12, IL-17, IL-21, IL-27 e TGF-beta nelle cellule mononucleate isolate dai linfonodi dei topi. Un riduzione significativa del Rorc, e l’aumento di espressione di Foxp3 è stato accompagnato da una diminuzione dell’espressione di citochine associate al Th17 quali, IL-17A e IL-21, nonché dall’aumento della IL-27. Il trattamento con DAC è stato anche associato ad una riduzione del 30% nella metilazione del Foxp3 enhancer, suggerendo che l’induzione di Foxp3 nei topi trattati con DAC può essere dovuta alla ridotta metilazione del Foxp3 enhancer. CONCLUSIONI Questi studi mostrano che il trattamento con DAC, sia sotto regime profilattico che terapeutico, migliora il decorso clinico della ESA indotta dal MOG, e che il farmaco è in grado di proteggere dallo sviluppo della malattia nei topi SJL. Abbiamo dimostrato che una parte degli effetti esercitati dal DAC può essere associata al notevole incremento, nelle cellule spleniche, di Foxp3+/CD25+ e, alla significativa riduzione del numero di cellule produttrici IL-17A. Inoltre, i livelli aumentati di IL-6 nei surnatanti di splenociti di topi trattati con DAC e stimolati ex vivo con MOG, suggeriscono che l’effetto protettivo mediato dal DAC potrebbe essere in parte attribuito ad una aumentata capacità dei linfociti MOG specifici di secernere questa citochina. Sulla base degli incoraggianti risultati ottenuti, abbiamo già avviato studi traslazionali su cellule mononucleate del sangue periferico isolati da pazienti con diverse forme di sclerosi multipla, al fine di valutare gli effetti del DAC sulla polarizzazione delle cellule T e la produzione di citochine. Poiché, il DAC è un farmaco già utilizzato in clinica per la sindrome mielodisplastica crediamo che i risultati ottenuti incoraggiano e rendano fattibili studi di fase II-III con questo farmaco nel contesto della SM umana. 117 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS Epigenetic interventions with hypomethilating agent 5-aza-2-deoxycytidine in preclinical models of multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS 5-aza-2-deoxycytidine (DAC, decitabine) is a known DNA methylation inhibitors. It has been recently found out that this epigenetic modifying agents and TrichostatinA are able to modulate the expression of FoxP3 in naive CD4+/CD25- T cells. Numerous evidences from experimenal autoimmune encefalomyelitis (EAE) support the idea that effector Tregs markedly influence the threshold of disease development and contributes to the natural recovery from actively-induced EAE. Also, it has been established that accumulation of Tregs in the central nervous system (CNS) precisely correlated with the recovery phase. Epigenetic states change with age and can become disrupted by environmental influences, providing a possible explanation for the empirical link observed between environmental factors, aging and the development of autoimmune diseases (AID). Unlike genetic alterations which are permanent and affect cells when passed through the germline, AID related epigenetic modifications are reversible and cell type specific such as, primarily CD4+ T cells, regulatory T cells (Treg) and B cells in SLE, lymphocytes and synovial fibroblasts in RA, lymphocytes and skin fibroblasts in patients with systemic sclerosis (SSc). Epigenetic alterations concern also organ-specific AID, like type 1 diabetes, multiple sclerosis (MS), idiopathic thrombocytopenic purpura (ITP) or celiac disease. Aim of this study was to assess the efficacy of DAC administration in the different clinical forms of EAE (relapse-remitting, primary-progressive and secondaryprogressive) in order to find novel therapeutic strategies to be used for the treatment of MS. RESULTS Our results show an impressive protection effects in the MOG- induced EAE in C57Bl6 mice where the treatment with DAC at 0.1 mg/kg was effective both under prophylactic and therapeutic regime and the effects were maintained also after the interruption of the treatment. In the PLP induce EAE in SJL mice, the treatment with DAC was able to protect from the disease development when administered under early and full therapeutic regime. In the MOG studies we observed a significant increase of percentage of FoxP3+/ CD25+ cells accompanied by a significant reduction of IL-17A producing cells and higher MOG specific proliferation of splenocites isolated from DAC treated mice. A strong reduction of spinal cord infiltrating cells was observed in the DAC treated mice compared to vehicles in the supernatants collected from the proliferation study of cells isolated from mice receiving DAC, TNF-alpha and IL-6 were quantified and a significant increase in the levels of IL-6 were observed. The effects of DAC on the mRNA expression of Rorc, Gata3, Foxp3 and Tbx21 transcription factors as well as of IFNgamma, IL-9, IL-10, IL-12, IL-17, IL-21, IL27 and TGF-beta were also evaluated in mononuclear cells isolated from lymph nodes of the mice. A significant downregulation of Rorc, and up-regulation of Foxp3 was observed. This finding was accompanied by a relative decrease in expression of the Th17-associated cytokines IL-17A and IL-21, as well as by the upregulation of IL-27. DAC treatment was associated with a 30% reduction in the methylation of the Foxp3 enhancer, suggesting that the induction of Foxp3 in the DAC-treated mice may be due to decreased Foxp3 enhancer methylation. CONCLUSIONS Our data show that the treatment with DAC both under prophylactic and therapeutic regimens ameliorates the clinical course of MOG-induced EAE, and that the drug is able to protect SJL mice from development of disease and to exert disease-modifying properties. We also demonstrated that DAC effects can be partially due to the significant increase of Foxp3+/CD25+ cells ratio in splenic cells and, significant reduction in the number of IL-17A-producing cells. Furthermore, the significantly increased levels of IL-6 detected in the supernatants of splenocytes from DAC-treated mice re-stimulated ex vivo with MOG, suggest that the protective effect mediated by DAC could be partially ascribed to an enhanced ability of MOG-specific lymphocytes to secrete this cytokine. The experiments planned in the project were completed and all objectives were achieved. Furthermore, on the basis of these encouraging results, we have already initiated translational studies on peripheral blood mononuclear cells isolated from untreated patients with relapsing remitting, primary progressive and secondary progressive MS, in order to evaluate the effects of DAC on T-cell polarization and cytokine production. Moreover, DAC is a drug already used in clinic for the myelodisplastic syndrome and we believe that the present study warrants phase II-III trials in the context of human MS. 118 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Mangano K, Fagone P, Bendtzen K, Meroni PL, Quattrocchi C, Mammana S, Di Rosa M, Malaguarnera L, Di Marco R, Nicoletti F. Hypomethylating agent 5-aza-2′-deoxycytidine (DAC) ameliorates multiple sclerosis in mouse models. Submitted to Journal of immunology and accepted with major revision. Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per un periodo di 2 anni e l’ammontare di 48.000 € .............................................................................................................................................. 119 NTZ-HSC: mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche in pazienti affetti da sclerosi multipla in terapia con anticorpo monoclonale anti alfa-4 integrina: rilevanza funzionale e possibili applicazioni Miriam Mattoscio Imperial College London, UK Mentore Paolo A. Muraro PREMESSE E OBIETTIVI Il progetto finanziato si proponeva di verificare se l’incremento di cellule staminali ematopoietiche (HSC) indotto dal natalizumab (Tysabri®) nella circolazione periferica dei pazienti con sclerosi multipla (SM) fosse il risultato assoluto della mobilizzazione di tali cellule dal midollo osseo, o un effetto relativo, conseguente al blocco della migrazione delle HSC verso tessuti ed organi target. L’evenienza ipotizzata avrebbe notevole rilevanza scientifica in quanto questa popolazione staminale sarebbe in grado di differenziarsi e dare vita a diversi tipi di cellule, in particolare quelle del sistema immunitario. Per verificare l’ipotesi è stata pianificata la valutazione tramite citofluorimetria (FACS analisi) del numero e dello stato del ciclo cellulare delle HSC circolanti nel sangue periferico di 50 persone con SM Esacerbante-Remittente in trattamento con natalizumab, (NTZ) nonché la funzionalità di tali cellule in termini di capacità di proliferazione e differenziazione. Per la misura dello stato del ciclo cellulare si intendeva purificare le HSC tramite sorting magnetico della popolazione cellulare positiva per il marker di superficie CD34. Lo studio si proponeva, inoltre, di valutare possibili cambiamenti indotti da NTZ nell’attività del timo eseguendo una enumerazione FACS della popolazione di nuove cellule immunitarie RTE (Recent Thymic Emigrant) di cellule T CD4 e CD8, che ci si aspetterebbe aumentata, e tramite studio di marker surrogati della timopoiesi, in cui si ipotizza un aumento della diversità. Inoltre si voleva verificare il potenziale riarrangiamento delle popolazioni T e B cellulari mature, ipotizzando un incremento della quota di cellule naive e regolatorie e una diminuzione delle popolazione di cellule di memoria e cosiddette pro-infiammatorie. Per verificare la capacità delle HSC mobilizzate nella circolazione periferica di promuovere la genesi di nuove cellule T si era quindi pianificato, nel caso in cui il numero di RTE fosse risultato significativamente aumentato dal trattamento con NTZ, di studiare in dettaglio la diversità del repertorio T cellulare tramite analisi del recettore delle cellule T(T Cell Receptor) a livello molecolare (CDR3). Tutte le misure suddette dovevano essere valutate a time-point specifici, pre- e post-trattamento con NTZ. Sulle HSC isolate da persone con SM e da controlli sani (n+30) si intendeva valutare il potenziale proliferativo, nonché verificare le capacità di espansione e differenziazione ex-vivo tramite enumerazione delle unità formanti colonie (CFU). RISULTATI Abbiamo valutato la frequenza e lo stato di ciclo cellulare delle HSC circolanti e la proporzione dei diversi gruppi di cellule immunitarie mature in 29 pazienti con SM trattati con NTZ (12 seguiti prospetticamente, 17 arruolati come popolazione cross-sectional e studiati ad un singolo time point durante il trattamento), in 10 pazienti con SM non in trattamento ed in 24 donatori sani, effettuando FACS analisi. Successivamente sono state valutate anche possibili correlazioni tra mobilizzazione di HSC e risposta clinica al trattamento nonché tra livello di mobilizzazione di HSC e riarrangiamenti nella proporzione dei diversi sottogruppi di cellule immunitarie B e T mature. Il nostro studio ha evidenziato un generale aumento del numero di HSC circolanti indotto da NTZ ma ha anche dimostrato, in modo totalmente innovativo, la presenza di chiare differenze inter-individuali tra i pazienti trattati riportando per la prima volta un’ampia distribuzione della frequenza di HSC circolanti, che è risultata essere indipendente dal numero di infusioni ricevuto. L’aumento del numero di HSC circolanti è risultato significativo rispetto ai valori basali solo nella metà della popolazione prospettica analizzata dopo due infusioni di NTZ. Inoltre, dallo studio di ciclo cellulare, le HSC circolanti sono risultate essere prevalentemente in stato quiescente nei pazienti trattati rispetto ai non trattati; la stessa analisi ha anche dimostrato che la proporzione di HSC in fase quiescente aumenta in modo significativo durante il trattamento. Stratificando poi la popolazione di persone con SM in studio, in base alla risposta di mobilizzazione di HSC, abbiamo definito “non-mobilizer” quei pazienti in cui la conta assoluta di HSC circolanti dopo 2 infusioni di NTZ era risultata inferiore a 2 volte i valori basali. Abbiamo anche osservato che la proporzione di cellule T CD4 e CD8 totali aumenta transitoriamente nella circolazione periferica dei pazienti trattati con NTZ durante il primo anno di terapia e che la proporzione di RTE sia nel compartimento CD4 che CD8 non si modifica in modo significativo. La proporzione delle cellule B CD19 + aumenta invece gradualmente ed in modo persistente così come la percentuale di cellule T CD8+ CD103+, descritte da diversi studi come re- 120 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS golatorie. In particolare, la proporzione delle cellule B totali e delle T regolatorie CD103+ CD8+ aumenta in misura più significativa nei pazienti “mobilizer”, in cui inoltre la sottopopolazione di cellule B di memoria aumenta in modo preferenziale mentre le cellule B naive risultano predominanti nei pazienti “non-mobilizer”. Di particolare interesse è il risultato dello studio che ha evidenziato come una maggiore attività alla risonanza magnetica basale e una persistente attività clinica della malattia durante il trattamento (occorrenza di ricadute e attività in risonanza) siano associate allo stato “non-mobilizer”. Per valutare in modo più’ approfondito la funzionalità delle HSC circolanti indotte dal NTZ abbiamo reclutato nello studio in questione un nuovo gruppo di pazienti con SM, al fine di confermare la risposta variabile di mobilizzazione di HSC che abbiamo riportato nella popolazione SM precedentemente analizzata. Abbiamo eseguito conta FACS delle HSC circolanti su tutti i campioni finora raccolti e ottimizzato il protocollo di separazione delle stesse tramite magnetic labeling. Le HSC separate dai campioni dei pazienti con SM in trattamento con NTZ verranno utilizzate per eseguire test di unità formante colonie (CFU) che è stato nel contempo ottimizzato su campioni dei controlli. CONCLUSIONI Lo studio dimostra come l’aumento indotto da NTZ del numero di HSC circolanti, peraltro risultate essere prevalentemente quiescenti, sia la conseguenza di un vero e proprio processo di mobilizzazione dal midollo osseo e che tale effetto ha notevole rilevanza funzionale (immunologica e clinica). La risposta di mobilizzazione varia significativamente tra pazienti con SM in trattamento con NTZ: la mancata mobilizzazione di HSC è associata al fallimento di risposta al trattamento mentre l’effettiva mobilizzazione di HSC correla con un aumento più significativo di linfociti B circolanti, in particolare di memoria, ed anche di cellule T regolatorie suggerendo un’implicazione di tali popolazioni cellulari nell’attività anti-infiammatoria del farmaco. Riguardo la popolazione RTE è ben noto essa rappresenti una porzione molto piccola dei linfociti totali in un soggetto non linfo-penico per cui possibili modifiche numeriche potrebbero essere risultate troppo piccole per essere rilevate. Di particolare interesse risulta la dimostrazione, da parte, dello studio di una specifica redistribuzione delle popolazioni B naive e di memoria nei due gruppi di pazienti con SM identificati in base alla risposta di mobilizzazione delle HSC: la predominanza di cellule B di memoria nella coorte mobilizer e di cellule B naive nella coorte non-mobilizer suggerisce che in quest’ultimo gruppo di pazienti le cellule B di memoria potrebbero essere ancora in grado di uscire dalla circolazione periferica e attraversare la barriera emato-encefalica per accedere al sistema nervoso centrale, contribuendo potenzialmente alla persistenza della’ attività di malattia. Se validata nel corso di ulteriori studi, la conta delle HSC circolanti potrebbe rappresentare un marcatore biologico precoce della risposta clinica al NTZ. NTZ-HSC: functional relevance of haematopoietic stem cell mobilisation following therapeutic alpha 4-integrin blockade in multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Natalizumab (NTZ), has been shown to induce increase of peripheral hematopoietic stem cells (HSC). This single-centre, non-interventional, laboratory research study wanted to address whether such effect is the result of true mobilization from the bone marrow to the peripheral blood (PB) or of impaired migration to target organs and tissues, and whether it has potential functional relevance. To address this question we aimed to evaluate HSC frequency by FACS (fluorocytometric) enumeration of CD34+ cells on whole PB. Direct measures of the circulating HSC functionality were planned to include cell cycle (CC) analysis by FACS as well as some proliferation assays. All the experiments mentioned above were designed to be performed on magnetically sorted CD34+HSC. To assess the ability of HSC peripheralization to promote T cell neogenesis, as an indirect measure of NTZ-mobilised HSCs functionality, we wanted to look at thymopoiesis, which we also expect to be increased, at T cell repertoire (expected increased diversity) and at mature T and B cell compartment subpopulations potential rearrangements (possible increase in naive and regulatory B/T cells population, decrease in memory and pro-inflammatory subsets). Therefore we wanted to evaluate surrogate markers of thymopoiesis and mature T/B cell compartments immunophenotype at pre- and post-treatment time points by FACS enumeration of CD4 and CD8 Recent Thymic Emigrant (RTEs), naive/memory T and B cells, pro-inflammatory T- and regulatory B-cells. We also originally planned to eventually measure the T cell repertoire diver- 121 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS sity by analysis of the TCR at molecular level utilising CDR3 spectratyping, in the case RTEs proportion were found to be significantly increased during NTZ. Moreover, we thought to measure ex vivo expansion and clonogenicity of the sortesd natalizumab-induced circulating HSC performing CFU assays on coltured mono-nuclear cells isolated from PB by gradient separation, expecting evidence of fully functional differentiation capacity. The study aimed at enrolling 50 subjects with RRMS undertaking treatment with NTZ at Charing Cross Hospital who meet inclusion/exclusion criteria and 30 healthy controls. In clinical practice, functional improvements of disability in MS patients after treatment with NTZ have been observed, sometime beyond what would be expected from immune modulation only. This study aimed at exploring the biological mechanisms underlying these observations. CD103+CD8 regulatory T cells proportions increase more significantly in “Mobilizer” patients who also showed a preferential increase of the B memory subset whereas B naive cells are predominant in Non-Mobilizer subjects. Of particular interest, higher MRI and clinical disease activity during treatment was found to be associated with Non-Mobilizer status. To further assess the functional capacity of the NTZ-induced circulating HSC, we have been more recently recruiting new MS patients who were started on NTZ treatment, aiming to confirm the variable HSC mobilization response which we reported among the MS population analyzed previously. We have performed HSC enumeration on all the collected MS patients samples as well as HSC sorting by magnetic labeling technique. The HSC sorted samples will be used to perform Colony Forming Units assay that has been set up on HD. RESULTS CONCLUSIONS We evaluated circulating HSC frequency, CC status and immune cell-subsets by FACS in 29 NTZtreated MS patients (12 prospectively-followed, 17 cross-sectional), 10 untreated MS patients and 24 healthy donors (HD). We also enumerated by FACS mature T and B lymphocytes populations and CD4/ CD8 RTEs. Possible correlations between HSC-mobilization status and both anti-inflammatory response to treatment and changes in immune cell-subsets were then assessed. We showed a NTZ-induced increase of circulating HSC also describing, for the first time to our knowledge, clear inter-individual differences among treated patients. Indeed we reported a wide distribution of circulating CD34+HSC frequency regardless the number of infusion received in the cross-sectional group of patients. Moreover we showed that peripheral HSC increase in only half of our prospective population after two NTZ infusions compared to baseline. Notably, HSC were predominantly quiescent in NTZ-treated patients compared to the untreated ones and the proportion of quiescent HSC was found to increase significantly during the treatment. According to the HSC mobilization response we then decided to call “Non-Mobilizer” those patients whom circulating HSC absolute count increased less than 2-fold after 2 NTZ infusions compared to baseline. We also observed that CD4 and CD8 T cells proportion increases transiently during the first year of NTZ in the total treated population and that within this compartment, RTE do not significantly vary in proportion. Very interestingly, CD19+B cells proportion gradually but persistently increases as well as the proportion of CD103+CD8 T cells, described by several studies as regulatory. Notably, B cells and the These data provide evidence that NTZ-induced increase of circulating HSC, also proven to be predominantly quiescent, is the result of true mobilization from the BM and it has functional (immunological and clinical) relevance. There are widely different HSC-mobilization responses among NTZ-treated patients; also HSC-mobilization failure is associated with lack of treatment response while HSC-mobilization correlates with a more significant increase in circulating B cells and CD8 T regulatory cells than in all other lymphocyte subsets suggesting an implication in the anti-inflammatory effect of the drug. On the other hand the RTE population, that we haven’t found to increase significantly during NTZ treatment, has a very small proportion in a non-lymphopenic host and potential changes might have been too small to detect. Very interestingly we demonstrate a specific profile of naive/memory phenotype redistribution in accordance to the HSC-mobilization response showing a predominance of early memory B cells in the Mobilizer cohort and of naive B cells in the Non-Mobilizer cohort, suggesting that memory B cells might still able to exit the blood stream and cross the bloodbrain barrier to access the CNS in the latter patient group, potentially contributing to persistence of disease activity. If validated in further studies, HSC-mobilization could represent an early biomarker of clinical response to NTZ. 122 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Mattoscio M, Nicholas R, Malik O, Dazzi F and Muraro P. Hematopoietic stem cell mobilization and re-arrangement of immune cell subsets following therapeutic alpha 4-integrin blockade in multiple sclerosis: prospective study and preliminary clinical correlation. 63rd Annual Meeting of the American Academy of Neurology, April 2011 (oral presentation). The fellowship recipient has been awarded with the 2011 International Scholarship Award. Mattoscio M, Nicholas R, Malik O, Lee J, Waldman A, Dazzi F and. Muraro P. Differential increase of circulating hematopoietic stem cells (HSC) following therapeutic alpha 4-integrin blockade in multiple sclerosis: correlation between HSC mobilization status and response to treatment. Multiple Sclerosis, October 2011, Vol. 17 No. 10 Suppl S53-S276; Immunomodulation 1; P453. Abstract has been selected for poster presentation at ECTRIMS Conference, October 2011. Mattoscio M, Nicholas R, Malik O, Lee J, Waldman A, Dazzi F and. Muraro P. Differential Increase of Circulating hematopoietic stem cells (HSC) Following Therapeutic alpha 4-Integrin Blockade in Multiple Sclerosis: updated on correlation between HSC Mobilization Status and Response to Treatment(IN8-1.006) Neurology April 22, 2012 78:IN8-1.006. Abstract has been selected for dual presentation, poster and Stem CellsIntegrated Neuroscience Session, at the 64th Annual Meeting of the American Academy of Neurology, April 2012. Mattoscio M, Nicholas R, Malik O, Lee J, Waldman A, Dazzi F and. Muraro P. Hematopoietic stem cell increase and response to natalizumab in patients with multiple sclerosis. Submitted for pubblication Borsa di studio finanziata con il Bando 2010 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 50.000 € .............................................................................................................................................. 123 Valutazione degli effetti protettivi degli steroidi neuroattivi nel modello della encefalomielite autoimmune sperimentale Roberto Cosimo Melcangi Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano, Milano Collaboratori Silvia Giatti, Marzia Pesaresi, Donato Calabrese, Donatella Caruso, Federico Abbiati, Barbara Viviani, Maria Serena Boraso Collaborazioni con altri gruppi Guido Cavaletti, Dipartimento Neuroscienze e Tecnologie Biomediche Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano PREMESSE E OBIETTIVI Studi condotti su pazienti con sclerosi multipla (SM) o in modelli animali di encefalomielite sperimentale autoimmune (ESA) hanno dimostrato la possibile efficacia del trattamento con steroidi. Ciononostante, i risultati fino ad ora ottenuti si sono rivelati contrastanti; infatti, a seconda della sperimentazione il trattamento con progesterone (PROG) o testosterone (T) si è rivelato efficace, inefficace o addirittura peggiorativo della sintomatologia. Fisiologicamente, nel sistema nervoso centrale (SNC), queste molecole possono essere ulteriormente convertite in metaboliti più attivi, i quali possono esercitare il loro effetto con un differente meccanismo d’azione rispetto ai loro precursori. Infatti, il SNC non è solo un organo bersaglio per ormoni sessuali prodotti in periferia, ma viene anche controllato dagli steroidi neuroattivi, una classe di composti steroidei sintetizzati o metabolizzati direttamente nel SNC che esplicano effetti trofici e protettivi. Recentemente, nel nostro laboratorio abbiamo osservato come il metabolismo di questi composti sia sessualmente dimorfico nel SNC di animali indotti con ESA. Infatti, i livelli di tetraidroprogesterone (THP) e 3alfa-diolo (due metaboliti di PROG e T) sono modificati nel midollo spinale di ratti ESA maschi rispetto alle femmine. Sulla base delle differenze nell’impatto, progressione e severità della patologia, osservate nei due sessi, tale osservazione potrebbe essere di estrema rilevanza in quanto permetterebbe di individuare delle terapie sesso-specifiche basate sugli steroidi neuroattivi. Ipotizziamo quindi che, nel modello sperimentale ESA, il trattamento con THP o 3alfa-diolo possa risultare più efficace del trattamento con i suoi precursori. Un’ulteriore strategia terapeutica potrebbe essere quella di aumentare i livelli di tali molecole direttamente nel SNC, evitando così effetti collaterali associati al trattamento sistemico con ormoni. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con la somministrazione di un ligando del traslocatore proteico da 18kDa, TSPO, per il quale è stata dimostrata in altri modelli l’efficacia nell’induzione della steroidogenesi. Gli obiettivi del progetto da noi originariamente propo- sto erano quindi quelli di valutare, durante la fase acuta (cioè dopo 14 giorni dall’induzione) e cronica (cioè dopo 45 giorni dall’induzione) della patologia, i livelli degli steroidi neuroattivi, insieme ad una serie di parametri funzionali, immunologici e molecolari. I dati ottenuti sarebbero stati necessari per la caratterizzazione dell’evoluzione dei meccanismi coinvolti nella progressione della patologia nelle sue diverse fasi. Inoltre, avrebbero anche rappresentato una base per la valutazione successiva dei potenziali effetti terapeutici dei trattamenti con steroidi neuroattivi. In particolare, gli effetti del trattamento con THP, 3alfa-diolo e Ro54864 (un ligando di TSPO) sarebbero stati analizzati in ratti ESA e comparati con quelli osservati a seguito del trattamento con PROG o T. RISULTATI Originariamente il nostro progetto era articolato su due anni, ma essendo stato finanziato solo per un anno, come progetto pilota, si è reso necessario rimodulare il piano sperimentale. La sperimentazione è stata perciò suddivisa in due parti. Nella prima (ovvero nei primi sei mesi di progetto), l’ESA è stata indotta attivamente attraverso inoculazione sottocutanea di un omogenato di midollo spinale in adiuvante incompleto di Freund in ratti maschi Dark Agouti. In questa parte sono stati valutati, in fase acuta e cronica, i livelli degli steroidi neuroattivi, il numero di cellule MHC-II positive, l’infiltrazione di cellule infiammatorie, e parametri molecolari e funzionali, come l’espressione genica di citochine infiammatorie, della proteina basica della mielina (MBP), di quella proteolipidica (PLP) e l’attività della pompa Na+, K+-ATPasica. Durante i successivi sei mesi dei progetto, ratti maschi ESA sono stati trattati con il solo veicolo o con PROG e ci siamo focalizzati sulla fase cronica della patologia, stimando il possibile effetto protettivo della somministrazione dello steroide. Il razionale di questa scelta era basato sul fatto che fino ad ora gli effetti di questo steroide neuroattivo erano stati valutati nella fase acuta della patologia. I dati ottenuti 45 giorni dopo l’induzione della patologia hanno mostrato un effetto protettivo del trattamento con PROG sul punteggio neurologico, confermato successivamente dalle analisi di danno effettua- 124 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS te sul midollo spinale degli animali, e cioè la reattività microgliale, i livelli di citochine, l’espressione di MBP e l’attività della pompa Na+, K+-ATPasica. Inoltre, nel midollo spinale degli animali ESA trattati con PROG, i livelli di diidroprogesterone e isopregnanolone, due metaboliti del PROG, sono risultati significativamente aumentati rispetto al trattamento col solo veicolo. CONCLUSIONI Nel loro insieme, questi dati indicano quindi che il PROG è in grado di ridurre la severità dell’ESA in fase cronica e perciò potrebbe rappresentare un possibile punto di partenza nello sviluppo di terapie per la sclerosi multipla. Evaluation of the protective effects of neuroactive steroids in experimental autoimmune encephalomyelitis model INTRODUCTION AND AIMS Protective effects of sex steroid hormones have been evaluated in experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE) and in human multiple sclerosis (MS). The efficacy of these molecules is promising but in some cases shows also discordant results. Indeed, depending on the studies, the therapy with progesterone (PROG) or testosterone (T) could be effective, ineffective or causing a worsening of symptoms. However physiologically, in the central nervous system (CNS), PROG and T may be further converted in metabolites that are more active and in some cases utilize a different mechanism of action in relation to their parental compound. Moreover, CNS is not only a target for sex steroid hormones release by peripheral steroidogenic tissues, but it is also controlled in a paracrine/ autocrine manner by neuroactive steroids (i.e., steroids directly synthesized or metabolized in CNS) and that can exert trophic and protective effects. Recently, we have observed that steroid metabolism is affected in a sex dimorphic manner in the CNS of EAE animals. Thus, the levels of tetrahydroprogesterone (THP) and 3alpha-diol (i.e., two metabolites of PROG and T), are significantly modified in male but not in female spinal cord (SC). That could be extremely important because of the impact, progression and severity of the MS is different in the two sexes and consequently these results may suggest the possibility to design a sex-specific therapy based on neuroactive steroids. For these reasons we hypothesize that the direct treatment in male animals with THP and 3alpha-diol may improve the efficacy of the protective effects of neuroactive steroids so far observed. Another interesting therapeutic strategy could be to increase the levels of neuroactive steroids directly in the CNS, avoiding endocrine side effects possibly due to the systemic administration of hormones. With this perspective, ligands of translocator protein of 18kDa, TSPO, which have been already demonstrated to be able to induce steroidogenesis, may represent a relevant therapeutic option. The specific aims for this project were to evaluate during the acute (i.e., 14 day post induction) and chronic (i.e., 45 day post induction) phase of the disease the neuroactive steroid levels, within functional, immunological and molecular parameters. Data obtained would be instrumental for characterizing the concomitant evolution of different pathways related to the progression of the disease along its different phases. They also represented an important background to successively evaluate the potential therapeutic effects of neuroactive steroid treatments. In particular, the effects of THP, 3alpha-diol or Ro5-4864 (i.e., a TSPO ligand) treatment would be analyzed in EAE animals and compared to what observed in case of treatments with PROG or T. RESULTS Our original project was planned on two years but granted by FISM like an one year project. Therefore, we have been forced to reduce our experimental planning and, in particular, the number of treatments. Indeed, we planned two series of experiments. During the first part (first six months of this project), EAE was induced by hind footpads subcutaneous inoculation of 100 mg of myelin homogenate suspended in incomplete Freund’s adjuvant in male Dark Agouti rats. We applied a multimodal analysis evaluating, in the acute and chronic phase of the disease, the neuroactive steroid levels, number of MHC-II-positive cells, the infiltration of inflammatory cells, molecular and functional parameters, such as cytokines, myelin basic protein (MBP) and proteolipid protein (PLP) gene expression as well as Na+, K+-ATPase pump activity. During the last six month of the project, EAE rats were treated with vehicle or PROG, and we focus our attention on the chronic phase, evaluating the possible protective effects of steroid administration. Data obtained 45 days after EAE induction show that PROG treatment exerts a beneficial effect on clinical 125 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS score confirming by surrogate parameters on spinal cord damage in chronic EAE (i.e., reactive microglia, cytokine levels, activity of Na+, K+-ATPase pump and myelin basic protein expression). Increased levels of dihydroprogesterone and isopregnanolone (i.e., two PROG metabolites) were also observed in SC after PROG treatment. CONCLUSIONS Altogether these results indicate that PROG is effective in reducing the severity of chronic EAE and subsequently may represent a potential basis for candidate for MS treatment. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni Melcangi RC, Panzica G, Garcia-Segura LM. Neuroactive steroids: focus on human brain. Neuroscience 191:1-5, 2011 Melcangi RC, Giatti S, Pesaresi M, Calabrese D, Mitro N, Caruso D, Garcia-Segura LM. Role of neuroactive steroids in the peripheral nervous system. Frontiers in Endocrinology, 2011 2011;2:104. doi: 10.3389/fendo.2011.00104 Massella A, D’Intino G, Fernandez M, Sivilia S, Lorenzini L, Giatti S, Melcangi RC, Calza L, Giardino L. Gender effect on neurodegeneration and myelin markers in an animal model for multiple sclerosis. BMC Neurosci. 13:12, 2012 Panzica GC, Balthazart J, Frye C.A, Garcia-Segura LM, Herbison AE., Mensah-Nyagan AG, McCarthy MM, Melcangi RC. Milestones on steroids and the nervous system:10 years of basic and translational research. J. Neuroendocrinol. 24:1-15, 2012. Melcangi RC and Garcia-Segura LM. Sex differences in the injured brain. Horm. Biol. Clin. Invest. 7:385-391, 2011 Giatti S, Caruso D, Boraso M, Abbiati F, Ballarini E, Calabrese D, Pesaresi M, Rigolio R, Santos-Galindo M, Viviani B, Cavaletti G, Garcia-Segura LM, Melcangi RC. Neuroprotective effects of progesterone in chronic experimental autoimmune encephalomyelitis. J. Neuroendocrinol. 24: 851-861, 2012. Giatti S, Boraso M, Abbiati F, Ballarini E, Calabrese D, Santos-Galindo M, Rigolio R, Pesaresi M, Caruso D, Viviani B, Cavaletti G, Garcia-Segura LM, Melcangi RC. Multimodal analysis in acute and chronic experimental autoimmune encephalomyelitis. J. Neuroimmune Pharmacol 2012, Jun 30. Doi 10.1007/s11481-012-9385-9 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € .................................................................................................................................................. 126 FK866 e fluridone: nuovi agenti immunosoppressivi e anti-infiammatori per la sclerosi multipla? Alessio Nencioni Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Università di Genova, Genova Collaboratori Denise Lasigliè, Debora Soncini, Irene Caffa, Inga Bauer, Santina Bruzzone, Mirko Magnone, Laura Sturla, Elena Zocchi Collaborazioni con altri gruppi Antonio Uccelli, Sara Morando, DINOG, Università di Genova PREMESSE E OBIETTIVI Questo progetto ha mirato alla valutazione del ruolo del NAD, in particolare dei due enzimi NAD+ dipendenti, Sirt6 e CD38, nella risposta immunitaria che media la sclerosi multipla (SM). Questo obiettivo è stato perseguito tramite l’uso di topi CD38-/- e Sirt6-/- ottenuti rispettivamente dalla dottoressa Frances Lund (University of Rochester, Rochester, NY), e dal dottor Raul Mostoslavsky (MGH Cancer Center, Boston, MA USA). L’intento è stato quello di caratterizzare questi animali dal punto di vista immunologico e di usarli successivamente in esperimenti di encefalite sperimentale autoimmune, ESA. In aggiunta, il progetto ha mirato a investigare i meccanismi attraverso cui queste due proteine (CD38 e Sirt6) influenzano l’attività delle cellule del sistema immunitario al fine di permettere uno sfruttamento razionale di questi target nel trattamento della sclerosi multipla. Inizialmente il progetto prevedeva anche di studiare il ruolo di nuovi agenti immunosoppressivi e anti-infiammatori come FK866 e fluoridone nella SM, ma, seguendo le indicazioni del Comitato Scientifico, dopo rimodulazione a progetto pilota, ci siamo focalizzati solo sugli obiettivi qui descritti. RISULTATI I topi CD38-/- e Sirt6-/- sono stati ottenuti, genotipizzati e le rispettive colonie sono state generate e mantenute. Gli esperimenti di ESA con topi CD38-/hanno dimostrato un ritardo nella comparsa della malattia rispetto agli animali controllo. Questi ritrovamenti sono ora nella fase di essere approfonditi dal punto di vista del sottostante meccanismo immunologico. Esperimenti in vitro condotti dalla dottoressa Bruzzone e dal suo gruppo (unità Prof. Zocchi) hanno valutato il ruolo del CD38 e del NAD+ intracellulare nelle risposte mediate dal Ca2+ (Magnone M at al. J Biol Chem. 2012;287:21067-81). Gli esperimenti di ESA in topi Sirt6-/- sono stati resi impossibili dal fatto che questi animali muoiono spontaneamente poco dopo lo svezzamento. Comunque, questi animali sono andati incontro ad una estensiva caratterizzazione dal punto di vista immunologico che ha permesso di confermare una ridotta produzione di citochine (TNF, Cxcl1, Cxcl2) da parte di cellule immunitarie Sirt6-deficienti. Inoltre, un probabile ruolo per Sirt6 nell’omeostasi dei linfociti B è anche emerso come sottolineato da una significativa carenza di cellule B220+ nella milza di topi Sirt6-/-. Anche questi ritrovamenti sono tuttora oggetto di ulteriori valutazioni. Infine, in collaborazione con il dottor Alberto Del Rio (Università di Bologna) sono stati identificati inibitori di Sirt6 potenti e specifici che riducono la produzione di TNF in cellule umane. CONCLUSIONI Gli studi effettuati suggeriscono un ruolo per il NAD+ intracellulare e per il CD38 nella cascate del segnale che controllano l’attivazione dei linfociti T. Un ruolo per Sirt6 nella risposta immunitaria appare probabile, anche se il suo valore come target nel trattamento della sclerosi multipla richiede ulteriori conferme. A questo fine, gli inibitori di Sirt6 sviluppati nel corso dello studio appaiono come uno strumento di grande valore e utilità per questo tipo di valutazioni. Nel complesso, il progetto ha raggiunto i suoi obiettivi e applicazioni cliniche per il trattamento della sclerosi multipla sono prevedibili, specialmente una volta che inibitori di CD38 e di Sirt6 per uso clinico saranno stati identificati e validati. 127 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS FK866 and fluridone: new NAD+-related immunosuppressive and anti-inflammatory therapeutics in MS? INTRODUCTION AND AIMS This project aimed to the evaluation of the role of NAD+, namely of the NAD+-dependent enzymes Sirt6 and CD38 in the immune response that leads to multiple sclerosis. This goal was pursued through the use of CD38-/- and Sirt6-/- mice which have been obtained from Dr. Frances Lund (University of Rochester, Rochester, NY), and Dr. Raul Mostoslavsky (MGH Cancer Center, Boston, MA USA), respectively. CD38-/- and Sirt6-/- mice, as well as their wild type controls, should be characterized from an immunological viewpoint and subsequently used in experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE) experiments. In addition, the mechanism by which these two NAD+dependent enzymes affect immune cell function should be investigated in human and in mouse cells. This type of investigations were meant to allow to assess the potential of CD38 and of Sirt6 as targets for the treatment of multiple sclerosis. Initially, one of the aim of the project was to study the role of new immunosuppressive agents and anti-inflammatory drugs such as FK866 and fluoridone in MS, but, following the indications of the Scientific Committee for a pilot project, we focused only on the aims described herein. RESULTS CD38-/- and Sirt6-/- mice were obtained, genotyped and mouse colonies were established and maintained. EAE experiments were performed with CD38-/- mice vs. wild type animals showing a slight delay in EAE onset in CD38 mice (ongoing experiments aim to assess the underlying mechanism for this effect). In vitro experi- ments conducted by Dr. Bruzzone and colleagues (from the Prof. Zocchi Unit) have also assessed CD38 role in Ca2+-dependent responses in human T cells. EAE experiments with Sirt6-/- mice were prevented by the spontaneous death of these animals which typically occurs after weaning. However, these mice underwent extensive immunological phenotyping and a role for Sirt6 in the promotion of cytokine secretion (TNF, Cxcl1, Cxcl2) by mouse CD4+ T cell could be confirmed (Bauer I, et al. J Biol Chem. 2012;287:40924-37). A role for Sirt6 in B cell homeostasis also appears likely based on the studies that were conducted since a significant reduction in spleen B220+ cells in Sirt6KO mice could be documented. Also these findings are now in the process of being further developed. Finally, in collaboration with Dr. Alberto Del Rio (Department of Experimental Pathology) several Sirt6 inhibitors with considerable specificity (the most active leads have IC50 values in the low-micromolar range) that were found to reduce TNF production. CONCLUSIONS These findings suggest a role for intracellular NAD+ and for CD38 in activatory signaling cascades in T cells. A role for Sirt6 in immunity seems likely, although its potential as a therapeutic target needs confirmation. The Sirt6 inhibitors that have been developed during the project appear as a viable tool for this type of assessments. Overall, the project goals have been achieved and clinical applications for the treatment of multiple sclerosis are envisaged, especially upon identification and validation of Sirt6 and CD38 inhibitors for clinical use. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Magnone M, Bauer I, Poggi A, Mannino E, Sturla L, Brini M, Zocchi E, De Flora A, Nencioni A, Bruzzone S. J Biol Chem. 2012;287:21067-81 Bauer I, Grozio A, Lasigliè D, Basile G, Sturla L, Magnone M, Sociali G, Soncini D, Caffa I, Poggi A, Zoppoli G, Cea M, Feldmann G, Mostoslavsky R, Ballestrero A, Patrone F, Bruzzone S, Nencioni A. J Biol Chem. 2012;287:40924-37 Lasigliè D, Morando S, Bauer I, Bruzzone S, Poggi A, Patrone F, Ballestrero A, Mostoslavsky C, Uccelli A, Nencioni A. Catastrophic NAD + depletion in activated T lymphocytes through NAMPT inhibition reduced demyelination and disability in EAE. 5th International Conference on Autoimmunity: Mechanism and novel treatments., Heraklion, Creta, Greece. September 2011 Lasigliè D, Morando S, Bauer I, Bruzzone S, Poggi A, Patrone F Ballestrero A Mostoslavsky C, Uccelli A, Nencioni A. NAD+-dependent histone deacetylase SIRT6 regulates immune cell function and homeostasis 11th International Conference of Neuroimmunology, Boston, November 2012 Nencioni A, NAD+biosynthesis inhibitors: applications in cancer treatment and inflammatory disorders”. Opening conference of University of Trento’s CIBIO 2011”, seminar. Nencioni A, Pharmacological inhibition of nicotinamide phosphoribosyl-transferase (Nampt) reduces neutrophilmediated injury in a mouse model of myocardial ischemia/reperfusion, FASEB Summer Conference NAD metabolism & signaling, Lucca Italy 2011 Nencioni A, NAD+ biosynthesis inhibitors: applications in cancer treatment and inflammatory disorders. Department Pharmazie, Zentrum für Pharmaforschung, Ludwig-Maximilians-Universität München, Germania, 2011.Seminar Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1 anno e l’ammontare di 30.000 € 128 Potenziali terapeutici di antagonisti del recettore istaminergico H4 nel trattamento di neuropatologie autoimmuni Maria Beatrice Passani Dipartimento NEUROFARBA, Sezione Farmacologia e Tossicologia, Università di Firenze, Firenze Collaboratori Clara Ballerini, Alessandra Aldinucci, Emanuela Masini, Patrizio Blandina Collaborazioni con altri gruppi Paul L Chazot, School of Biological and Biomedical Sciences Durham University, UK PREMESSE E OBIETTIVI L’attività allergica, le reazioni infiammatorie e l’autoimmunità possono avere effettori comuni. Negli ultimi anni è stato dimostrato che sia l’istamina che i recettori istaminergici possono costituire un bersaglio per approcci terapeutici anche in patologie autoimmuni come la sclerosi multipla. Per esempio, l’azione farmacologica specifica sul recettore istaminergico H1 determina un miglioramento della encefalomielite sperimentale allergica, ESA, modello animale per la sclerosi multipla. Fra i recettori istaminergici il più recente ad essere stato clonato e caratterizzato è il recettore H4, che è espresso principalmente nelle cellule coinvolte nelle risposte immunitaria ed infiammatoria e su cellule del sistema nervoso periferico e centrale. Quindi, la funzione molteplice di questo recettore può essere associata a patologie di origine immune e autoimmune. Infatti, osservazioni precliniche indicano una potenziale efficacia di antagonisti di questo recettore nel trattamento di malattie allergiche ed autoimmuni quali l’asma, la dermatite atopica ed il morbo di Sjögren. Per questo la comunità scientifica e le industrie farmaceutiche stanno dimostrando grande interesse per i potenziali terapeutici di antagonisti H4 per il trattamento dell’asma e del prurito, nonostante non sia ancora ben chiaro il meccanismo d’azione del recettore H4. Nel nostro progetto ci siamo proposti di verificare il ruolo del recettore H4 sullo sviluppo e sulla progressione dell’ESA utilizzando un farmaco antagonista selettivo, il JNJ7777120 che è in fase di studio clinico. RISULTATI Le nostre recenti osservazioni hanno dimostrano un inaspettato peggioramento del decorso e dei segni immunopatologici dell’ESA in seguito alla somministrazione giornaliera per 10 giorni dell’antagonista selettivo del recettore H4, JNJ7777120, in topi affetti da ESA. Infatti, abbiamo osservato aumentati segni d’infiammazione e demielinizzazione nel midollo di animali affetti da ESA e trattati con JNJ7777120 rispetto ai controlli, insieme all’aumentata produzione di citochine pro-infiammatorie e diminuita produzione di fattori antiinfiammatori. CONCLUSIONI In conclusione, i nostri dati hanno dimostrato che il blocco dei recettori istaminergici H4, che in altre patologie infiammatorie come l’asma comporta un miglioramento della patologia, peggiora il quadro di una malattia autoimmune come la ESA. Riteniamo che con i nostri esperimenti abbiamo contribuito ad approfondire le conoscenze dei meccanismi complessi ed eterogenei che la determinano. Inoltre, è nostra opinione che lo studio di un ampio spettro di fattori coinvolti nella patogenesi della sclerosi multipla possa contribuire a capire i potenziali benefici clinici e a predire possibili effetti indesiderati degli antagonisti H4 nel trattamento di malattie autoimmuni e infiammatorie. The histaminergic H4 receptor as a novel therapeutic target for the treatment of autoimmune neuropathologies INTRODUCTION AND AIMS The recent discovery of histamine H4 receptors (H4R) expressed mainly on immune and inflammatory cells suggested a new potential for H4R antagonists in tre- ating allergy and autoimmune diseases. Preclinical studies though, are revealing intriguing and at times unexpected effects of H4R activation or blockade, depending on the parameters of the immune response 129 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS that are being analysed. Despite the uncertainties regarding the mechanisms of action, the scientific community is displaying great excitement for the therapeutic potentials of H4R antagonists for the treatment of asthma and refractory inflammation. Therefore, we believed that exploring a full range of parameters in experimental allergic encephalomyelitis (EAE), using antagonists of the H4R will help to anticipate clinical benefits and predict possible detrimental effects in the treatment of autoimmune and inflammatory diseases. Clinical studies are currently ongoing to validate the effect of H4R antagonists as antipruritic and anti-asthmatic treatment is expected to be available in the near future RESULTS The results we obtained indicate clearly that treatment of EAE mice with JNJ7777120 a selective H4R antagonist worsens the severity of the disease. We described a full range of physiopathological and immu- nological parameters characteristic of EAE which are affected by the chronic treatment with the H4 receptor antagonist using the funds made available by AISM. CONCLUSIONS With our study we explored new pathogenic mechanisms of EAE related to the activation of the histamine H4R. We demonstrated that blocking the H4R has detrimental effects on EAE. As often the case, translation of preclinical results to the clinics is not foreseeable in the immediate future. MS is not fully reproduced in EAE, but our studies will hopefully indicate the utility of H4R ligands in the treatment of multiple sclerosis. Indeed, given the interest in the development of H4R antagonists as anti-inflammatory, anti-asthma and anti-pruritus compounds, it is important to understand the role of the H4R in immune diseases to anticipate clinical benefits and also predict possible detrimental effects. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Ballerini C, Aldinucci A, Luccarini I, Galant A, Manuelli C, Blandina P, Katebe M, Chazot PL, Masini E and Passani MB. Antagonism of histamine H4 receptor exacerbates clinical and pathological signs of experimental autoimmune encephalomyelitis.. Submitted for publication to Br. J Pharmacol. Passani MB, Ballerini C Histamine and neuroinflammation: insights from murine experimental autoimmune encephalomyelitis. Front. Syst. Neurosci (2012) 6:32 Passani MB. H4R and neuroinflammation: insights from mouse experimental autoimmune encephalomyelitis (Plenary Lecture). 42st Annual Meeting of the European Histamine Research Society, Belfast (UK), 5-9 May 2012 Passani MB, Aldinucci A, Masini E, Blandina P, Bani D, Chazot PL, Ballerini C. Antagonism of the histaminergic H4 receptor exacerbates clinical and pathological signs of EAE. 41st Annual Meeting of the Society for Neuroscience, Washington (USA), 15-19 November 2011 Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2010 per il periodo di 1anno e l’ammontare di 20.000 € .................................................................................................................................................. 130 MyD88: un nuovo bersaglio molecolare per la terapia della sclerosi multipla Claudio Sette Laboratorio di Neuroembriologia, Fondazione Santa Lucia, Roma Collaboratori Maria Loiarro, Elisabetta Volpe, Mario Picozza Collaborazioni con altri gruppi Giuseppe Matarese, Istituto di Endocrinologia e Oncologia Sperimentale, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Napoli PREMESSE E OBIETTIVI La sclerosi multipla (SM) è una patologia neurologica che coinvolge l’infiammazione e la neurodegenerazione. I sintomi sono causati da focolai infiammatori che promuovono una reazione autoimmunitaria contro la proteina basica della mielina presente sull’assone. Questa risposta infiammatoria coinvolge sia l’immunità innata che acquisita, ed è amplificata dalla comunicazione tra le cellule coinvolte in queste due risposte. È stato recentemente dimostrato che la proteina MyD88 svolge un ruolo essenziale per la risposta infiammatoria in modelli animali di SM. MyD88 è un regolatore chiave della risposta infiammatoria sia innata che acquisita, grazie al suo ruolo di trasduttore dei segnali attivati dalle famiglie dei recettori Toll (TLR) e dei recettori per la Interleuchina 1 (IL1R). Quindi, è altamente probabile che farmaci in grado di bloccare la funzione di MyD88 avranno un effetto sulla progressione dei sintomi della SM. Questo progetto si prefigge di identificare le regioni critiche di MyD88 necessarie per la sua funzione e di sviluppare molecole che possano selettivamente bloccare l’interazione di MyD88 con i recettori TLR/IL-1R o con le proteine di segnale a valle, le quali potrebbero essere espresse o funzionanti in modo aberrante nelle cellule con rilevanza per la SM. RISULTATI L’unità di ricerca 1 (Prof. Sette) ha svolto un’analisi struttura-funzione del dominio TIR di MyD88 mediante mutagenesi sito-specifica. Questo studio ha consentito di identificare alcune nuove parti della proteina che sono essenziali per la sua funzione. Abbiamo poi utilizzato queste informazioni per produrre delle mini-proteine “decoy” di MyD88 che possano competere con la proteina endogena nella cellula. L’espressione di queste proteine in cellule sperimentali ha confermato la loro capacità di interferire con le funzioni di MyD88. In particolare, abbiamo mostrato che l’espressione di due di queste proteine interferisce con la risposta infiammatoria mediata dall’attivazione di TLR2 e TLR4 nella linea cellulare promonocitaria THP1. Questi risultati identificano una nuova regione all’interno del dominio TIR di MyD88 che è cruciale per la sua attività e suggeriscono che questa regione possa essere utilizzata come stampo per la produzione di piccole molecole inibitorie per il segnale della via TLR/MyD88 da testare nel contesto della SM. Abbiamo anche studiato il coinvolgimento delle risposte mediate dai recettori TLR e da MyD88 nelle cellule presentanti l’antigene (APC) ottenute da pazienti SM. L’espressione di MyD88 e dei TLR è stata analizzata in sottopopolazioni APC nelle PBMC di pazienti SM e queste cellule sono state caratterizzate fenotipicamente e funzionalmente rispetto a quelle ottenute da donatori sani (HD). Abbiamo riscontrato che le cellule dendritiche mieloidi (mDCs) sono aumentate nella fase acuta di SM, mentre la frequenza delle cellule dendritiche plasmacitoidi (pDCs) è diminuita nella fase stabile di SM rispetto agli HD. Tuttavia, non abbiamo osservato differenze nella espressione di MyD88 e dei TLR tra HD e pazienti SM. Inoltre, abbiamo osservato che la polarizzazione delle cellule Th mediate dalle DC è paragonabile nei pazienti SM e gli HD e che le mDC stimolano una risposta Th17, mentre le pDC promuovono risposte Th1 e Treg. Dato il noto ruolo patologico delle cellule Th17 nella SM, abbiamo deciso di utilizzare le mDC come bersaglio per modulare la risposta infiammatoria nella SM con le mini-proteine MyD88 “decoy” descritte sopra. L’espressione di queste proteine inibitorie di MyD88 nelle mDC è stata capace di ridurre la frequenza di cellule che producono IL-1b e TNF-a in risposta alla stimolazione con agonisti di TLR4 e TLR7/8. Questi risultati confermano la potente azione delle proteine inibitorie di MyD88 in cellule con una rilevanza diretta per la SM. La ricerca della Unità 2 (Dott. Matarese) si è focalizzata sui recenti collegamenti osservati tra l’espressione dell’ormone adipocitario leptina, lo stato nutrizionale, il tessuto adiposo e le risposte autoimmuni. Questi studi hanno mostrato che questi processi regolano la sopravvivenza e la proliferazione delle cellule autoreattive ed effettrici T CD4+ nel contesto dell’encefalomielite sperimentale autoimmune (ESA). In particolare, è stato dimostrato che l’espressione della leptina è necessaria per consentire alle cellule T CD4+ attivate di indurre la ESA quando vengono trapiantate in un animale ricevente. Questo studio ha, inoltre, identifi- 131 compendio 2013 compendio 2013 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS-PATHWAYS cato la proteina chinasi mTOR, un trasduttore fondamentale dei segnali nutrizionali nella cellula, come un mediatore chiave della via di segnale della leptina sia in vitro che in vivo. CONCLUSIONI I nostri studi hanno caratterizzato due regolatori chiave dell’inizio e della progressione della SM: MyD88 e mTOR. Abbiamo dimostrato che le vie di segnale stimolate da queste proteine hanno una rilevanza di- retta per l’attivazione di processi coinvolti nella SM. I nostri studi identificano anche una regione limitata di MyD88 che potrà essere utilizzata come stampo per generare piccole molecole farmacologiche in grado di bloccare la sua attività nelle cellule. Poiché gli inibitori di mTOR sono già in uso nella pratica clinica e gli inibitori di MyD88 possono ora essere prodotti, è ragionevole pensare che i nostri studi possano rappresentare la base per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per la SM. MyD88: a novel therapeutic molecular target for the treatment of multiple sclerosis INTRODUCTION AND AIMS Multiple sclerosis (MS) is a neurological disease that involves inflammation and neurodegeneration. The symptoms of MS are due to inflammatory foci in which the immune system promotes an autoimmune reaction against the myelin protein present in the axon outer sheath. This inflammatory response involves both innate and adaptive immune response and it is amplified by a crosstalk between cells involved in these responses. Recent evidence has shown that the adaptor protein MyD88 is essential for the onset of the inflammatory response in animal models of MS. MyD88 is a central player in the inflammatory response of cells involved in both innate and adaptive immunity, by transducing the signal emanated by Toll-like family (TLR) and Interleukin 1 family (IL-1R) receptors. Thus, it is likely that compounds that specifically block MyD88 function will have an effect on the progression of the symptoms of MS. The aims of this project were oriented at further elucidating the regions of MyD88 that are essential for its function and at developing compounds that can selectively block the interaction of MyD88 with either TLR/IL-1R or with the downstream signalling proteins, which might be differentially expressed or functionally involved in cells with relevance for MS. RESULTS Research unit 1 (Prof. Sette) performed a structure-function analysis of MyD88 TIR domain by site-directed mutagenesis. This study has allowed us to identify several new portions of the protein that are essential for its function in the cell. We have used this information to produce decoy MyD88 recombinant mini-proteins that may compete with the function of the endogenous protein in live cells. Expression of these proteins in experimental cells has confirmed their ability to interfere with MyD88 functions. In particular, we showed that expression of two of these MyD88 decoy proteins interfered with TLR2-and TLR4-mediated activation of the inflammatory response in the promonocytic THP1 cell line. These results identify a new region within the TIR domain of MyD88 that is crucial for protein activity and strongly suggest that this region could be used as template to generate small inhibitory molecules for the TLR/MyD88 pathway to be tested in the context of MS. We have also investigated the involvement of TLRs and MyD88-mediated responses in antigen presenting cells (APCs) obtained from MS patients. The expression of MyD88 and TLRs was analyzed in APCs subpopulations in PBMCs of MS patients and characterized these cells phenotypically and functionally in comparison to cells obtained from healthy donors (HD). We found that frequency of myeloid dendritic cells (mDCs) is increased in acute phase of MS, while the frequency of plasmacytoid dendritic cells (pDCs) is decreased in stable phase of MS compared to HD. However, no differences in the expression of MyD88 and TLRs were found between HD and MS patients. Moreover, we observed that DC-mediated Th polarization is comparable in MS patients and HD and that mDCs stimulate a Th17 response, while pDCs promote Th1 and Treg responses. Given the known pathogenic role of Th17 cells in MS, we set out to use mDCs as target to modulate the inflammatory response in MS with the MyD88 inhibitory decoy mini-proteins described above. Expression of these MyD88 inhibitory proteins in mDCs was capable to reduce the frequency of IL-1b or TNFa producing cells in response to stimulation with TLR4 and TLR7/8 agonists. These results confirm the potent action of MyD88 inhibitory proteins in cells with direct relevance to MS. The research of Unit 2 (Dr. Matarese) has focused on the recently emerged links between adipocyte- 132 derived hormone leptin, nutritional status, adipose tissue and autoimmune responses. They have shown that these processes regulate the survival and proliferation of autoreactive and effector CD4+ T cells in the context of EAE. In particular, they have demonstrated that expression of leptin is required for the ability of activated CD4+ T cells to induce experimental autoimmune encephalomyelitis (EAE) when transplanted in a recipient animal. In addition, this study has identified mTOR, a kinase that is fundamental to transducer nutritional signals in the cell, as a key effector of the leptin pathway both in vitro and in vivo. CONCLUSIONS Our studies have characterized two key players in the onset and progression of MS: MyD88 and mTOR. We provide evidence that the pathways triggered by these proteins have direct relevance for the activation of processes involved in MS. Moreover, our studies identify a small region of MyD88 that can be used as template to generate small molecule drugs to block its activity in live cells. Since mTOR inhibitors are already currently used in clinic and MyD88 inhibitory drugs can now be produced, it is conceivable that these results will pave the way for novel therapeutic approaches to MS. ................................................................................................................................................... Pubblicazioni e Comunicazioni a Congressi Loiarro M, Ruggiero V, Sette C. Targeting TLR/IL-1R signalling in human diseases. Mediators Inflamm. 2010;2010:674363-74. Loiarro M, Gallo G, Fantò N, De Santis R, Carminati P, Ruggiero V, Sette C. Identification of critical residues of the MyD88 death domain involved in the recruitment of downstream kinases. J Biol Chem. 2009 Oct 9;284(41):28093-103. Matarese G, De Rosa V. Ob-stopping obesity, metabolic and immune-mediated disorders. Structure. 2012 Mar 7;20(3):385-7. Matarese G, Procaccini C, De Rosa V. At the crossroad of T cells, adipose tissue and diabetes. Immunol Rev 2012 Sep;249(1):116-34. Carbone F, La Rocca C, Matarese G. Immunological functions of leptin and adiponectin. Biochimie 2012 Oct;94(10):2082-8. Procaccini C, Matarese G. Regulatory T Cells, mTOR Kinase and metabolic activity. Cell Mol Life Sci. 2012 Jul 4. [Epub ahead of print] Procaccini C, De Rosa V, Galgani M, Carbone F, Cassano S, Greco D, Qian K, Auvinen P, Calì G, Stallone G, Formisano L, La Cava A, Matarese G. Leptin-induced mTOR activation defines a specific molecular and transcriptional signature controlling CD4+ effector T cell responses. J Immunol. 2012 Sep 15;189(6):2941-53. Progetto di ricerca finanziato con il Bando 2009 per il periodo di 2 anni e l’ammontare di 44.000 € .............................................................................................................................................. 133 2012 PROGETTI DI RICERCA E BORSE DI STUDIO FINANZIATI DALLA FISM BANDO DI RICERCA FISM 2012 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Francesca BOSCIA Università di Napoli “Federico II” Facoltà di Medicina Dipartimento di Neuroscienze, NAPOLI Studio del ruolo dell’isoforma dello scambiatore Na+/Ca+2 NCX3 nelle cellule oligodendrocitiche per individuare nuove strategie terapeutiche per il controllo della demielinizzazione e rimielinizzazione nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Roberta BRAMBILLA University of Miami, Miller School of Medicine, The Miami Project To Cure Paralysis, Deptartment of Neurological Surgery, MIAMI, FLORIDA, USA L’effetto di rimielinizzazione del Tumor Necrosis Factor di membrana: studio specifico del ruolo del Tumor Necrosis Factor Receptor 2 Progetto di ricerca € 236.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Claudia CANTONI Washington University School of Medicine Neurology, ST. LOUIS, MISSOURI, USA Ruolo di miR-223 nella sclerosi multipla e nel suo modello animale Borsa di ricerca € 85.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Andrea COSSARIZZA Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Scienze Biomediche, MODENA Fenotipo e polifunzionalità delle cellule iNKT periferiche come marcatore immunologico delle diverse forme di sclerosi multipla e dopo diverse terapie immunomodulatorie Progetto di ricerca € 172.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Marika Maria Caterina FALCONE Ospedale San Raffaele, Divisione di Immunologia, Trapianti e Malattie Infettive, MILANO Ruolo dei meccanismi immunoregolatori intestinali nella patogenesi della sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Cinthia FARINA Ospedale San Raffaele, Department of Neuroscience, Lab of Immunobiology of Neurological Disorders, MILANO Un ruolo per gli astrociti nell’infiammazione e demielinizzazione del sistema nervoso centrale Progetto di ricerca € 155.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Diego FRESEGNA Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (CERC), Fondazione Santa Lucia, ROMA Il potenziale coinvolgimendo dell’interleuchina-1beta nelle alterazioni dell’umore in un modello animale di sclerosi multipla Borsa di addestramento € 41.500,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Fabrizia Claudia GUARNIERI Ospedale San Raffaele, Divisione di Neuroscienze, MILANO Effetti modulatori di citochine pro- e anti-infiammatorie sulle vie di trasduzione e sulla composizione molecolare delle terminazioni nervose Borsa di addestramento € 38.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Liliana Elisa LUCCA Centre de Physiopathologie de Toulouse-Purpan, Inserm UMR 1043, Team 5: Inflammatory diseases of the Central Nervous System: mechanisms and therapy, TOULOUSE, FRANCE Linfociti T che co-riconoscono antigeni mielinici e neuronali: tolleranza immunologica e contributo relativo all’autoimmunità del Sistema Nervoso Centrale Borsa di addestramento € 56.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Giuseppe MATARESE Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, BARONISSI, SALERNO Paradossi nella biologia delle cellule T regolatorie: la base molecolare per uno “switch” metabolico oscillatorio mTOR-dipendente nel controllo della tolleranza immunologica nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 300.000,00 - 3 anni 135 BANDO DI RICERCA FISM 2012 Claudia MINICI Ospedale San Raffaele, DIBIT, Divisione di Immunologia, Trapianti e Malattie Infettive, laboratorio di Biocristallografia, MILANO Caratterizzazione strutturale e biochimica della peptidil-arginina deiminasi 2, una proteina coinvolta nella destabilizzazione della guaina mielinica nella sclerosi multipla Borsa di ricerca € 53.100,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Linda OTTOBONI Ospedale San Raffaele, Istituto di Neurologia Sperimentale INSpe, Laboratorio di Neuroimmunologia, MILANO Approccio traslazionale per studiare il ruolo del gene ZFP36L1 nella sclerosi multipla: nesso tra stomaco e cervello borsa di ricerca senior € 72.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Simone PATERGNANI Università di Ferrara, Dipartimento di medicina sperimentale e diagnosica - Sezione di patologia generale, FERRARA Analisi della funzionalità e dell’energetica mitocondriale come caratteristiche principali del differenziamento oligodendrocitario Borsa di ricerca € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Silvia RAVERA Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Farmacia, GENOVA Valutazione del danno al metabolismo aerobio della guaina mielinica nel topo EAE, un modello murino di sclerosi multipla Borsa di ricerca € 24.000,00 - 1 anno QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Eleonora COCCO Università di Cagliari, Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Clinica e Molecolare, Centro Sclerosi Multipla, Ospedale Binaghi, CAGLIARI Geoepidemiologia della sclerosi multipla: I fattori ambientali Progetto di ricerca € 220.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Roberto D’AMICO Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Oncologia, Ematologia e Patologie dell’Apparato Respiratorio, Unità di Statistica Medica, MODENA Migliorare la sintesi dei risultati della ricerca sui trattamenti nella sclerosi multipla per il loro utilizzo nella pratica clinica e per influenzare l’agenda della ricerca futura Progetto di ricerca € 200.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Letizia LEOCANI Ospedale San Raffaele, Dipartimento Neurologico, MILANO Effetto della stimolazione magnetica ripetitiva sulla deambulazione nella SM: studio di fase III controllato, randomizzato, in doppio cieco Progetto di ricerca € 178.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Patrizia PANTANO Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, ROMA Plasticità strutturale in pazienti con SM e atassia: variazioni longitudinali della microarchitettura della sostanza bianca associate con il training propriocettivo Progetto di ricerca € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Maria Assunta ROCCA Ospedale San Raffaele, Neuroimaging Research Unit, Institute of Experimental Neurology, MILANO Effetti della action observation therapy sulla riabilitazione dei deficit motori dell’arto superiore destro dominante nei pazienti con SM: uno studio esplorativo con RM strutturale e funzionale Progetto di ricerca € 183.200,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Domenico Antonio RESTIVO Unità Operativa di Neurologia, Dipartimento di Medicina, CATANIA Valutazione dell’efficacia della stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS) nella disfagia associata a sclerosi multipla Progetto di ricerca € 35.000,00 - 1 anno 136 BANDO DI RICERCA FISM 2012 Giorgio SANDRINI IRCCS Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino e Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Sanità Pubblica, Neuroscienze, Medicina Sperimentale e Forense, Sezione di Scienze Neurologiche, PAVIA Effetto della stimolazione spinale a corrente continua sul dolore nella sclerosi multipla: valutazione clinica, neurofisiologica e dell’attività del sistema endocannabinoide Progetto di ricerca € 54.000,00 - 2 anni VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS/PATHWAYS Sabina LUCHETTI Netherlands Institute for Neuroscience (NIN), Department of Neuroimmunology, Amsterdam, THE NETHERLANDS Neurosteroidi come agenti neuroprotettivi, pro-mielinizzanti e anti-infiammatori nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 140.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Serena MARTIRE Istituto di Neuroscienze della Fondazione Cavalieri Ottolenghi, Unità di Neurobiologia Clinica, ORBASSANO, TORINO La deregolazione di microRNAs e dei loro mRNAs bersaglio causa un difetto nel circuito di retroazione negativa che sopprime l’infiammazione in pazienti con sclerosi multipla Borsa di addestramento € 22.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Miriam MATTOSCIO Imperial College London, Division of Brain Sciences, Centre for Neuroscience, LONDON UK Rilevanza clinica del diverso effetto della terapia con anticorpo monoclonale anti alfa-4 integrina sulla mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche in pazienti affetti da sclerosi multipla Borsa di ricerca € 78.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Rosetta PEDOTTI Fondazione Istituto Neurologico IRCCS Carlo Besta, Neuroimmunology and Muscolar Pathology Unit, MILANO Le prokineticine nelle malattie demielinizzanti autoimmuni del sistema nervoso centrale: possibili nuovi target di terapia per la sclerosi multipla Progetto di ricerca € 87.000,00 - 2 anni NUOVI METODI DIAGNOSTICI Maria DI IOIA Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di Scienze Biomediche, Ce.SI (Centro Scienze dell’invecchiamento), Fondazione Universitaria, Laboratori dell’Unità di Biochimica Analitica e Proteomica, CHIETI Sviluppo di metodi di estrazione dei lipidi liquorali ed applicazione di tecniche di spettrometria di massa per la caratterizzazione del profilo lipidico e dei livelli di neurosteroidi nei pazienti SM Borsa di addestramento € 40.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Massimo FILIPPI Università Vita-Salute San Raffaele, Ospedale San Raffaele, Divisione di Neuroscienze, Istituto di Neurologia Sperimentale, Unità di Neuroimaging Quantitativo, MILANO Mappatura regionale della struttura e delle funzioni dell’ippocampo nella sclerosi multipla: correlazioni con le forme cliniche della malattia e con il deficit cognitivo Progetto di ricerca € 97.500,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Costanza GIANNI’ Massachussets General Hospital (MGH), Harvard Medical School (HMS), MGH/MIT/HMS Athinoula A. Martinos Center for Biomedical Imaging, BOSTON, MASSACHUSSETS, USA Tecniche multimodali di neuro-immagini per lo studio della patologia corticale nella sclerosi multipla Borsa di addestramento € 56.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Claudia VERDERIO Istituto CNR di Neuroscienze, Dipartimento di Farmacologia Medica, MILANO Potenziale patogenico e diagnostico delle microvescicole rilasciate dalla microglia nella sclerosi multipla Progetto di ricerca €170.000,00 - 3 anni 137 BANDO DI RICERCA FISM 2012 PROGETTI SPECIALI 2012 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Giancarlo COMI e Gianluigi MANCARDI On behalf of CoSMo Collaborative Study Group Estensione “Studio di prevalenza della CCSVI nella sclerosi multipla e in altre malattie neurodegenerative (CoSMo)” Progetto speciale € 100.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA Alessandra SOLARI Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Unità di Neuroepidemiologia, MILANO Cure palliative domiciliari per le persone con forme gravi di sclerosi multipla: studio PeNSAMI (Palliative Network for Severely Affected Adult with MS in Italy) Progetto speciale € 60.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... VALIDAZIONE DI NUOVE TERAPIE CLINICHE Antonio UCCELLI CBA, Laboratorio di Neuroimmunobiologia, GENOVA Studio immunologico ancillare al protocollo: Cellule staminali mesenchimali per la terapia della sclerosi multipla-Progetto MESEMS Progetto speciale € 170.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... RICERCA SOCIO-SANITARIA Michela PONZIO Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, GENOVA Famiglia e persona di fronte alla disabilità: il caso della sclerosi multipla (analisi stakeholder) Progetto speciale € 114.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... RIABILITAZIONE Giampaolo BRICHETTO Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, GENOVA Outcome di riabilitazione nella sclerosi multipla Progetto speciale € 380.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... RIABILITAZIONE Maria Laura LOPES DE CARVALHO Associazione Italiana Sclerosi Multipla, GENOVA Disturbi dell’equilibrio nella sclerosi multipla Progetto speciale € 320.000,00 - 2 anni 138 2011 PROGETTI DI RICERCA E BORSE DI STUDIO FINANZIATI DALLA FISM BANDO DI RICERCA FISM 2011 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Cristina AGRESTI Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze, ROMA Studio del ruolo dei recettori del TNF durante i processi di demielinizzazione e rimielinizzazione Progetto di ricerca € 117.600,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Francesca ALOISI Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze, ROMA Analisi dell’infezione con virus di Esptein-Barr e della risposta immunitaria nel fluido cerebrospinale e nel sangue di pazienti con sclerosi multipla mediante tecniche altamente sensibili di PCR Progetto di ricerca € 97.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Vincenzo BARNABA Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, ROMA Immunoattivazione cronica nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 100.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Luca BATTISTINI Fondazione Santa Lucia, Neuroscienze Sperimentali, ROMA Ruolo delle cellule MAIT nella sclerosi multipla: come la flora intestinale influenza le risposte autoimmuni? Progetto di ricerca € 50.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Laura BERGAMASCHI Duke University - Medical Center, Center for Human Genetics, Durham, NC Analisi molecolare dell’espressione allele specifica di IL-7Ralpha e il suo effetto sul segnale mediato da IL-7 in cellule: mDC, CD4+ e CD8+ isolate da pazienti con sclerosi multipla e controlli sani Borsa di ricerca € 37.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Paola CAIAFA Sapienza Università di Roma, Facoltà di Farmacia e Medicina, Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, ROMA Riprogrammazione epigenetica nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 40.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Paolo CALABRESI Università di Perugia, Clinica Neurologica, Laboratori di Neurologia Sperimentale, Dipartimento Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica, Ospedale S Maria della Misericordia, PERUGIA Uno studio elettrofisiologico dei meccanismi di alterata plasticità sinaptica in modelli sperimentali di sclerosi multipla Progetto di ricerca € 35.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Giuseppe CHIAPPETTA Istituto Superiore di Sanità, Reparto di Malattie infiammatorie e demielinizzanti del sistema nervoso, Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze, ROMA Ricerca di interazioni patogeneticamente rilevanti tra EBV e il retrovirus endogeno della famiglia W MSRV nel cervello con sclerosi multipla Borsa di addestramento € 22.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Annalisa CHIOCCHETTI IRCAD & Università del Piemonte Orientale, Dipartimento Scienze Mediche, NOVARA Ruolo di Osteopontina e degli anticorpi anti-Osteopontina nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 70.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Sandra D’ALFONSO Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Dipartimento di Scienze Mediche, NOVARA Mappatura fine dei loci di suscettibilita’ alla SM nella popolazione dell’Italia continentale: dai marcatori genetici identificati attraverso studi di associazione genome-wide alla varianti causali Progetto di ricerca € 150.000,00 - 2 anni 140 BANDO DI RICERCA FISM 2011 Dario DI LUCA Università degli Studi di Ferrara, Sezione di Microbiologia, Dipartimento di Medicina Diagnostica e Sperimentale, FERRARA Studio delle alterazioni nelle risposte antivirali dell’immunità innata in pazienti con SM Progetto di ricerca € 100.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Diletta DI MITRI Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Fondazione Santa Lucia, Unità di Neuroimmunologia, ROMA Ruolo svolto dall’immunosenescenza nell’insorgenza e nella progressione della sclerosi multipla Borsa di Ricerca Senior € 64.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Anna FALCO Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, Istituto Scientifico, Divisione di Neuroscienze, MILANO Regolazione degli interneuroni cerebrali e spinali da parte delle GTPasi Rac Borsa di addestramento € 37.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Bruno GRAN University of Nottingham, Division of Clinical Neurology, NOTTINGHAM, UK Modulazione dell’ equilibrio tra cellule T regolatrici e T helper 17 da parte di recettori Toll-like: implicazioni per la sclerosi multipla Progetto di ricerca € 28.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................. Roberta MAGLIOZZI Istituto Superiore di Sanità, Biologia Cellulare e Neuroscienze, ROMA Studio neuropatologico e molecolare mirato a comprendere la relazione tra processo infiammatorio nelle meningi e danno cerebrale corticale nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 69.300,00 - 2 anni ................................................................................................................................................. Mara MARONGIU CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche, IRGB Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica, Cittadella Universitaria Monserrato, Monserrato (CA) Studio del meccanismo funzionale alla base dell’associazione di CBLB con la scerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................. Stefano MORARA Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Neuroscienze, MILANO Ruolo protettivo di Calcitonin Gene-Related Peptide (CGRP) nella patogenesi dell’EAE Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ............................................................................................................................................... Silvia MUSIO IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Immunologia e Patologia Muscolare, MILANO Il ruolo dei basofili nella encefalite autoimmune sperimentale, un modello animale di sclerosi multipla Borsa di ricerca € 52.000,00 - 2 anni ............................................................................................................................................... Francesco NOVELLI Università di Torino, Dipartimento Medicina e Oncologia Sperimentale, Centro Ricerche Medicina Sperimentale, AOU San Giovanni Battista, TORINO Regolazione interferone-dipendente dei linfociti Th17 e Th22 nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 40.000,00 - 1 anno ............................................................................................................................................... Stefano PREVITALI Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, INSPE, Divisione di Neuroscienze, MILANO Ruolo di COP5/Jab1 nella mielinizzazione e nella rimielinizzazione del Sistema Nervoso Centrale (CNS) Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Marco SALVETTI Sapienza Università di Roma, Neurologia e Centro Neurologico Terapie Sperimentali, Dipartimento di Neuroscienze, Salute Mentale e Organi di Senso, ROMA Caratterizzazione dei genoptipi del virus di Epstein-Barr nella sclerosi multipla attraverso approcci di sequenziamento massivo Progetto di ricerca € 150.000,00 - 2 anni 141 BANDO DI RICERCA FISM 2011 Antonio UCCELLI Università di Genova, Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica, GENOVA Studio di un modello murino transgenico per la caratterizzazione del proteoglicano NG2/CSPG4 nella patogenesi della sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Flavia VALTORTA Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, Divisione di Neuroscienze, Laboratorio di Neuropsicofarmacologia Sperimentale, MILANO Ruolo delle citochine pro- e anti-infiammatorie nella modulazione dell’attività e della composizione presinaptica: nuove prospettive nella ricerca sulla sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Jonathan VINET Department of Neuroscience, section Medical Physiology, University Medical Center Groningen, Groningen, THE NETHERLANDS Caratterizzazione di un fenotipo microgliale favorevole alla rimielinizzazione Borsa di ricerca € 55.000,00 - 2 anni QUALITÀ DELLA VITA E RIABILITAZIONE Marta BASSI Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Cliniche, MILANO Il sistema della cura: promozione del benessere tra persone con sclerosi multipla, caregiver ed operatori sanitari Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Marco BOVE Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sezione di Fisiologia Umana, GENOVA L’impatto della riabilitazione motoria e cognitiva sulle proprietà dinamiche della struttura cerebrale: verso la personalizzazione di interventi terapeutici in pazienti affetti da sclerosi multipla Progetto di ricerca € 146.000,00 - 2anni ................................................................................................................................................... Flavia MATTIOLI Spedali Civili di Brescia, UO Riabilitazione Specialistica, BRESCIA L’efficacia della stimolazione tramite tDCS (transcranial Direct Current Stimulation) nella riabilitazione cognitiva della sclerosi multipla: studio clinico controllato Progetto di ricerca € 50.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Franca TECCHIO Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ISTC, LET’S, Dip. di Neuroscienze, Ospedale Fatebenefratelli, ROMA Alleviare la Fatica nella sclerosi multipla mediante stimolazione transcranica in corrente continua (tDCS): è possibile differenziare target di stimolazione entro le cortecce primarie sensorimotorie? Progetto di ricerca € 24.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Valentina TOMASSINI University of Oxford, Nuffield Department of Clinical Neurosciences, (FMRIB Centre and Clinical Neurology), FMRIB Centre, John Radcliffe Hospital, Headington, OXFORD CARDIFF, UK Valutazione delle capacità di immaginazione motoria e degli effetti della pratica mentale di un compito motorio in pazienti affetti da sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Carlo TROMPETTO Istituto di Neurologia, Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica, Università di Genova, GENOVA Effetto delle onde d’urto sulla rigidità della caviglia in pazienti con sclerosi multipla Progetto di ricerca € 41.300,00 - 2 anni 142 BANDO DI RICERCA FISM 2011 VALIDAZIONE DI NUOVI TARGET/PATHWAYS Pasquale ANNUNZIATA Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neurochirurgiche e del Comportameno, SIENA Studio degli effetti immunomodulatori di un nuovo cannabinoide agonista selettivo per il recettore CB2 su cellule immunocompetenti nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 40.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Francesco CUCCA IRGB “Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica” of CNR, Dipartimento di Biomedicina del CNRIRGB, Cittadella Universitaria di Monserrato, Monserrato (CA) Approccio razionale per la ricerca di composti per la cura della sclerosi multipla basato sull’analisi dei target biologici individuati dagli studi di associazione sull’intero genoma in Sardegna Progetto di ricerca € 100.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Roberta DE SIMONE Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze, Istituto Superiore di Sanità, ROMA I mitocondri come bersagli e mediatori degli effetti benefici degli agonisti PPARG nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 61.000,00 - 2 anni ............................................................................................................................................... Massimo DEGANO Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, Divisione di Immunologia, Trapianti e Malattie Infettive, MILANO Comprendere il meccanismo ed aumentare l’efficacia del composto FTY720 (Fingolimod) nella terapia della sclerosi multipla tramite un approccio di biologia strutturale Progetto di ricerca € 70.000,00 - 1 anno ............................................................................................................................................... Letizia LEOCANI IRCCS university Hospital San Raffaele, Neurological Dep.t; INSPE-Experimental Neurophysiology, MILANO Stimolazione cerebrale transcranica a corrente diretta come terapia immunomodulante nella SM: studio pilota in modelli murini Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ............................................................................................................................................... Rosetta PEDOTTI Neurological Institute Foundation IRCCS Carlo Besta, Neuroimmunology and Muscolar Pathology Unit, MILANO Il sistema delle prokineticine nelle malattie demielinizzanti autoimmuni del sistema nervoso centrale: meccanismi patogenetici e possibili nuovi bersagli di terapia per la sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Paola TIRASSA Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Biologia Cellulare & Neurobiologia, ROMA Il nerve growth Factor dato in forma di collirio in un modello animale di sclerosi multipla: uno studio prospettico sul trattamento durante le fasi precoci della malattia Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Loretta TUOSTO Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, ROMA Caratterizzazione delle vie di segnalazione del CD28 come bersagli terapeutici nella regolazione della tolleranza immunologica nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 100.000,00 - 2 anni NUOVI METODI DIAGNOSTICI Laura BONZANO Università degli Studi di Genova, DINOG - Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica, GENOVA Performance motoria della mano come nuovo endpoint clinico quantitativo nella SM: valutazione longitudinale su pazienti CIS e correlazione con accumulo di disabilità e integrità tissutale alla RM Progetto di ricerca € 50.400,00 - 1 anno 143 BANDO DI RICERCA FISM 2011 Andrea COSSARIZZA Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Patologia Generale, MODENA Polifunzionalità delle cellule iNKT periferiche come marcatore immunologico delle differenti forme di sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Franca DERIU Università di Sassari, Dipartimento di Scienze Biomediche, Lab di Fisiologia e Bioingegneria dell’Uomo, SASSARI Studio neurofisiologico, neuroradiologico e clinico del tronco encefalico in pazienti con sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Massimo FILIPPI Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, Neuroimaging Research Unit, INSPE, Divisione di Neuroscienze, MILANO Definizione della rete di connettività strutturale e funzionale nella sclerosi multipla tramite l’applicazione dell’approccio “graph theory” Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Pasquina MARZOLA Università di Verona, Dipartimento di Informatica, VERONA Imaging funzionale nello studio della plasticità neuronale in un modello sperimentale di sclerosi multipla su ratto Progetto di ricerca € 50.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Morena MARTUCCI Charitè Medical University, Institute of Biochemistry, BERLIN (GERMANY) Identificazione di marcatori infiammatori e dei relativi meccanismi specific per la sclerosi multipla Borsa di addestramento € 58.000,00 - 2 anni PROGETTI SPECIALI 2011 NUOVI TRATTAMENTI SINTOMATICI Diego CENTONZE Dipartimento di Neuroscienze, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Tor Vergata, ROMA Trattamento sintomatico con procedure di neurostimolazione centrale e periferica per persone con sclerosi multipla Progetto speciale € 382.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... MIELINIZZAZIONE Carla TAVEGGIA Istituto di Neurologia Sperimentale, Ospedale San Raffaele, MILANO Laboratorio Interazioni Axo-Gliali Progetto speciale € 240.000,00 - 3 anni 144 2010 PROGETTI DI RICERCA E BORSE DI STUDIO FINANZIATI DALLA FISM BANDO DI RICERCA FISM 2010 CONOSCERE LE CAUSE DELLA MALATTIA Cosima BALDARI Università di Siena, Dipartimento di Biologia Evolutiva, SIENA La proteina adattatrice Rai in differenziamento, attività e chemiotassi dei linfociti Th17 e nella patogenesi della sclerosi multipla Progetto di ricerca € 100.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Antonio BERTOLOTTO Azienda Ospedaliero Universitaria (AOU) S. Luigi Gonzaga, SCDO Neurologia 2 - Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CReSM), Orbassano, TORINO Correlazione tra neurodegenerazione e infiammazione nella sclerosi multipla: NR4A2 come modulatore di infiammazione Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Angela BONONI Università di Ferrara, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Diagnostica, Sezione di Patologia Generale, FERRARA Ruolo di proteine mitocondriali nella patogenesi della sclerosi multipla Borsa di ricerca € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Paolo CALABRESI Università degli Studi di Perugia, Clinica Neurologica, Dipartimento Specialità Medico-Chirurgiche, PERUGIA Uno studio elettrofisiologico sulla plasticità sinaptica in modelli sperimentali di sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Matteo COEN University of Geneva, Faculty of Medicine, Department of Pathology and Immunology, GENEVA (Switzerland) Caratterizzazione della parete venosa nella sclerosi multipla Borsa di addestramento € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Gabriela CONSTANTIN Università degli Studi di Verona, Dipartimento di Patologia, VERONA Ruolo della mucina e immunoglobulina TIM-1 nella migrazione dei linfociti nel sistema nervoso centrale infiammato Progetto di ricerca € 50.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Giulio DISANTO University of Oxford Department of Neurology, Wellcome Trust Centre for Human Genetics, Prof. Ebers group, OXFORD, UK Caratterizzazione funzionale delle varianti dei geni KIF coinvolti nella patogenesi della sclerosi multipla Borsa di ricerca € 20.700,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Antonina DOLEI Universita di Sassari, Centro di Eccellenza per lo sviluppo della ricerca biotecnologica e per lo studio della biodiversità della Sardegna e dell’area mediterranea, SASSARI Studio del retrovirus associato alla sclerosi multipla (MSRV)/HERV-W come marcatore prognostico di progressione e del suo contributo alla patogenesi Progetto di ricerca € 110.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Chiara FRESIA Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Medicina Sperimentale (DIMES), Sezione Biochimica, GENOVA Ruolo dell’acido abscissico nella sclerosi multipla: studio dei livelli in vivo nei pazienti e degli effetti in vitro su oligodendrociti e neuroni Borsa di ricerca € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Paolo GIANNETTI Imperial College London, Multiple Sclerosis Trial Collaboration, LONDON UK Il ruolo della microglia attivata nella sclerosi multipla e nelle Sindromi Clinicamente Isolate: studio di imaging immunologico Borsa di addestramento € 50.000,00 - 2 anni 146 BANDO DI RICERCA FISM 2010 Gianluca MENICHETTI Fondazione Cavalieri Ottolenghi. Istituto di Neuroscienze, Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Fisiologia, Università di Torino, TORINO Effetto dell’interazione oligondendrocita-assone sulla regolazione delle proprietà intrinseche di crescita assonale e maturazione oligondendrocitaria Borsa di ricerca € 36.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Simone PATERGNANI Università di Ferrara, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Diagnostica, Sezione di Patologia Generale, FERRARA Analisi di parametri mitocondriali in oligodendrociti durante condizioni pro-infiammatorie Borsa di addestramento € 37.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Simona PERGA AOU S. Luigi Gonzaga, Centro di Riferimento Regionale Sclerosi Multipla, Orbassano, TORINO Analisi delle variazioni di singoli nucleotidi polimorfi in TNFAIP3 associati alla sclerosi multipla Progetto di ricerca € 40.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Marzia PERLUIGI Sapienza Università di Roma, Facoltà di Medicina, Dipartimento di Scienze Biochimiche, ROMA Ruolo dello stress ossidativo nella sclerosi multipla. Un’analisi proteomica e red-ox proteomica Progetto di ricerca € 25.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Francesco RIA Università Cattolica, Istituto di Patologia Generale, ROMA Meccanismi molecolari del trasferimento delle informazioni ambientali alle cellule T nella patogenesi della EAE: ruolo del TLR2 Progetto di ricerca € 120.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Elisabetta VOLPE Fondazione Santa Lucia, Unità di Neuroimmunologia, ROMA Meccanismi molecolari coinvolti nella regolazione dell’apoptosi di cellule Th17 nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno QUALITÀ DELLA VITA RIABILITAZIONE Nino BASAGLIA Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, UO Medicina Riabilitativa, Dipartimento di Neuroscienze/Riabilitazione, FERRARA Gli effetti della terapia robotica del cammino sulla capacità deambulatoria e sull’attivazione delle unità motorie in soggetti con sclerosi multipla. Uno studio randomizzato controllato Progetto di ricerca € 85.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Antonio CERASA Istituto di Scienze Neurologiche-CNR, Unità di Ricerca Neuroimmagini, Germaneto, CATANZARO I correlati di neuroimmagine della riabilitazione cognitiva nei pazienti con sclerosi multipla con sintomi cerebellari Progetto di ricerca € 20.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Nicola DE STEFANO Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neurochirurgiche e del Comportamento, SIENA Modifiche nell’arco di 10 anni della sostanza bianca e grigia cerebrale in pazienti con sclerosi multipla in rapporto a disabilità fisica e disfunzione cognitiva Progetto di ricerca € 100.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Graziella FILIPPINI Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta, Unità Neuroepidemiologia, MILANO Integrare le esperienze e le preferenze dei pazienti con sclerosi multipla con i risultati della ricerca scientifica per sviluppare informazioni sulla salute utili per decisioni informate e condivise Progetto di ricerca € 110.680,00 - 3 anni 147 BANDO DI RICERCA FISM 2010 Patrizia PANTANO Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Neurologiche, ROMA Plasticità strutturale in pazienti con SM e atassia: variazioni longitudinali della microarchitettura della sostanza bianca associate con il training propriocettivo Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Domenico RESTIVO Unità Operativa di Neurologia, Ospedale “Nuovo Garibaldi”, CATANIA Valutazione del trattamento della disfagia associata a sclerosi multipla, con stimolazione elettrica periferica del faringe. Studio pilota Progetto di ricerca € 20.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Paolo RICCIO Università della Basilicata, Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, POTENZA Le basi molecolari per un intervento nutrizionale nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 60.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Alessandra SOLARI Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Unità di Neuroepidemiologia, MILANO Preferenze di ruolo, conoscenza del rischio e decision-making nelle persone con sclerosi multipla (AutoMS) Progetto di ricerca € 130.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Franca TECCHIO Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, ROMA Alleviare la Fatica nella sclerosi multipla: un intervento con stimolazione transcranica in corrente continua (tDCS) Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno VALIDAZIONE DI NUOVI TARGETS/PATHWAYS Maria Pia ABBRACCHIO Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Laboratorio di Famacologia Cellulare e Molecolare della Trasmissione Purinergica, MILANO Strategie rimielinizzanti innovative per la sclerosi multipla: focus su GPR17, nuovo recettore coinvolto nel differenziamento oligodendrocitario Progetto di ricerca € 100.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Carlo AVOLIO Università degli Studi di Foggia, Sezione di Clinica delle Malattie del Sistema Nervoso, Dipartimento di Scienze Mediche e del Lavoro, FOGGIA Recettore purinergico P2X7 su monociti di pazienti con sclerosi multipla ed effetti degli attuali trattamenti immunomodulanti per la malattia Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Alessandra BOLINO Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, INSPE-Division of Neuroscience, MILANO Un possibile ruolo per la chinesina kif13B nella mielinizzazione e rimielinizzazione del sistema nervoso centrale Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Ovidio BUSSOLATI Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Medicina Sperimentale, PARMA L’induzione dei trasportatori per il glutamato EAAT da parte dei retinoidi: un approccio per la prevenzione del danno eccitotossico degli oligodendrociti e dei loro precursori Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Simona CASAZZA Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Neurologia, Oftalmologia e Genetica, GENOVA Le cellule mesenchimali staminali influenzano l’ambiente microgliale? Implicazioni per il trattamento della sclerosi multipla Borsa di ricerca senior € 64.000,00 - 2 anni 148 BANDO DI RICERCA FISM 2010 Annalisa CHIOCCHETTI Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Scienze Mediche, NOVARA Mappatura funzionale dell’attività di Osteopontina nell’encefalomielite autoimmune sperimentale e nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Ivan de CURTIS Università Vita-Salute San Raffaele, Divisione di Neuroscienze, Laboratorio di Adesione cellulare, MILANO Regolazione degli interneuroni GABAergici da parte delle GTPasi Rac: implicazioni per la sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Francesca FALLARINO Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche - Sezione di Farmacologia, PERUGIA Induzione di immunità protettiva in un modello murino sperimentale di sclerosi multipla mediante agonisti dei recettori TLR7 e TLR9 Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Roberto FURLAN Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor Divisione di Neuroscienze, Istituto di Neurologia Sperimentale, Unità di Neuroimmunologia Clinica, MILANO IL-27 e IL 35 nella encefalomielite autoimmune sperimentale: un affare di famiglia Progetto di ricerca € 120.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Laura LOVATO Università degli Studi di Genova Dipartimento di Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, GENOVA Identificzione mediante marcatura isotopica di proteine coinvolte nell’azione immunomodulante e neuroprotettiva delle cellule staminali mesenchimali Borsa di ricerca senior € 64.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Mauro MACCARRONE Università degli Studi di Teramo, Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate, TERAMO Ruolo del Sistema Endocannabinoide nel Processo Neurodegenerativo della sclerosi multipla sperimentale Progetto di ricerca € 130.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Miriam MATTOSCIO Imperial College London, Centre for Neuroscience, Division of Experimental Medicine, LONDON, UK Mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche in pazienti affetti da sclerosi multipla in terapia con anticorpo monoclonale anti alfa-4 integrina: rilevanza funzionale e possibili applicazioni Borsa di addestramento € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Katia MANGANO Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Scienze Biomediche, CATANIA Trattamento epigenetico con il composto ipometilante 5-aza-2-deossicitidina in modelli animali di sclerosi multipla Borsa di ricerca € 48.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Roberto Cosimo MELCANGI Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Endocrinologia, Fisiopatologia e Biologia Applicata (DEFIB), MILANO Valutazione degli effetti protettivi degli steroidi neuroattivi nel modello della encefalomielite autoimmune sperimentale Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Paolo MURARO Imperial College London, Division of Experimental Medicine, Centre for Neuroscience, LONDON, UK Rilevanza funzionale della mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche a seguito di trattamento con anticorpo contro integrina alpha4 in pazienti con sclerosi multipla Progetto di ricerca € 67.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Alessio NENCIONI Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, GENOVA FK866 e fluridone: nuovi farmaci NAD-correlati contro la sclerosi multipla? Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno 149 BANDO DI RICERCA FISM 2010 Marilena PALMISANO Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, Dipartimento di Genetica e Biologia Cellulare, Laboratorio di Neuro Glia, MILANO Ruolo delle MAP chinasi p38 nella mielinizzazione Borsa di addestramento € 50.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Maria Beatrice PASSANI Università di Firenze, Dipartimento Farmacologia Preclinica e Clinica, FIRENZE Potenziali terapeutici di antagonisti del recettore istaminergico H4 nel trattamento di neuropatologie autoimmuni Progetto di ricerca € 20.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Stefano PLUCHINO Cambridge Centre for Brain Repair, Department of Clinical Neurosciences, CAMBRIDGE, UK RNA non codificanti e plasticità terapeutica delle cellule staminali neurali Progetto di ricerca € 150.000,00 - 3 anni ................................................................................................................................................... Riccardo SACCARDI Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze, SODc Ematologia, Dipartimento di Area Critica Medico Chirurgica, Università di Firenze, FIRENZE Valutazione immunologica del midollo osseo in pazienti affetti da sclerosi multipla severa sottoposti ad autotrapianto di cellule staminali ematopoietiche Progetto di ricerca € 184.000,00 - 2 anni NUOVI METODI DIAGNOSTICI Gian Carlo AVANZI Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Dipartimento di Medicina Traslazionale, NOVARA Il ruolo di Gas6 e dei suoi recettori nella sclerosi multipla: studio clinico e biologico Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Massimo FILIPPI Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, Unità di Neuroimaging Quantitativo, Istituto di Neurologia Sperimentale, MILANO Definizione delle misure RM predittive dell’accumulo di disabilità e compromissione cognitiva a lungo termine in pazienti con SM e un esordio a ricadute della malattia: studio longitudinale a 13 anni Progetto di ricerca € 60.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Vittorio MARTINELLI Istituto Scientifico San Raffaele, Dipartimento di Neurologia, MILANO Caratterizzazione di profili di espressione di geni e di microRNA da cellule di sangue perifierico di pazienti affetti da sclerosi multipla Progetto di ricerca € 60.000,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... Damiana PIERAGOSTINO Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di Scienze Biomediche, laboratori del Ce.S.I. Centro Studi sull’Invecchiamento, Fondazione universitaria, CHIETI Strategie di Proteomica nella sclerosi multipla: studi strutturali e funzionali delle isoforme ossidate della transtiretina, un possibile biomarcatore di malattia Borsa di ricerca € 48.000,00 - 2 anni ................................................................................................................................................... Claudia VERDERIO Istituto CNR di Neuroscienze-Milano, Dipartimento di Farmacologia Medica, MILANO Microvescicole microgliali nel liquido cerebrospinale: un potenziale marcatore nella sclerosi multipla Progetto di ricerca € 30.000,00 - 1 anno 150 BANDO DI RICERCA FISM 2010 PROGETTI SPECIALI 2010 SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA Andrea GIORDANO Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Unità di Neuroepidemiologia, MILANO Impiego del supplemento informativo “Sapere Migliora” per i pazienti con SM di nuova diagnosi nella pratica clinica corrente (SIMSPractice) Progetto speciale € 43.500,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... CCSV I Giovanni MALFERRARI Dipartimento Neuromotorio, S.C. Neurologia, S.S., Patologia Cerebrovascolare, Arcispedale Santa Maria Nuova, REGGIO EMILIA Confronto fra studio neurosonologico con valutazione in real time (Virtual Navigator) e RMN nell’analisi dell’emodinamica venosa cerebrale in pazienti con SM e controlli Progetto speciale € 99.850,00 - 1 anno ................................................................................................................................................... SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA Alessandra SOLARI Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Unità di Neuroepidemiologia, MILANO La versione italiana del “Motherhood Choice”: un ausilio decisionale sulla maternita’ per le donne con SM Progetto speciale € 48.000,00 - 1 anno 151 2012 COMITATO SCIENTIFICO E SEGRETERIA FISM COMITATO SCIENTIFICO FISM 2012 BIOMEDICAL RESEARCH FISM SCIENTIFIC COMMITTEE Antonio Bertolotto AOU S. Luigi Gonzaga, Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CReSM) - Orbassano, TORINO Luca Battistini IRCCS S. Lucia, Neuroimmunology Unit, European Centre for Brain Research - ROMA Diego Centonze Fondazione Santa Lucia IRCCS e Università di Tor Vergata, Clinica Neurologica, Dipartimento di Neuroscienze - ROMA Gabriela Constantin Dipartimento di Patologia e Diagnostica, Università degli Studi di Verona - VERONA Francesco Cucca Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Sassari - SASSARI Roberto Furlan Unità di Neuroimmunologia Clinica, Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Peter Goodfellow Visiting Professor in Biosciences at the University of Kent - UK Matilde Inglese Mount Sinai School of Medicine - NEW YORK, USA Paolo Muraro Division of Experimental Medicine, Centre for Neuroscience, Imperial College London - LONDON, UK Stefano Pluchino Department of Clinical Neurosciences, Centre for Brain Repair and Wellcome Trust-MRC Cambridge Stem Cell Institute, University of Cambridge - CAMBRIDGE, UK Nicolò Rizzuto Dipartimento di Scienze Neurologiche e della Visione, Sezione di Neurologia Università degli Studi di Verona, Policlinico Borgo Roma - VERONA Lawrence Wrabetz Hunter James Kelly Research Institute (HJKRI), University at Buffalo - Buffalo NY, USA 153 COMITATO SCIENTIFICO FISM 2012 SOCIAL & BEHAVIOURAL SCIENCE RESEARCH FISM SCIENTIFIC COMMITTEE Olga Ciccarelli Department Brain Repair and Rehabilitation, University College London, Institute of Neurology - LONDON, UK Monica Falautano Dipartimento di Neurologia, Servizio di Psicologia, Ospedale San Raffaele - MILANO Peter Feys Department of Physical Medicine and Rehabilitation, AZ Sint-Blasius - DENDERMONDE, BELGIUM Franco Franchignoni Fondazione Salvatore Maugeri, Istituto Scientifico di Riabilitazione - Veruno, NOVARA Maura Pugliatti Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Sassari, Clinica Neurologica - SASSARI Marco Rovaris Fondazione Don Gnocchi, Unità Sclerosi Multipla, IRCCS Santa Maria Nascente - MILANO Jean-Louis Thonnard Université catholique de Louvain, Institute of NeuroScience (IoNS) - BRUXELLES, BELGIQUE SEGRETERIA SCIENTIFICA FISM 2012 Umberto Dianzani Dipartimento di Scienze Mediche, I.R.C.A.D., Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” - NOVARA Massimo Filippi Neuroimaging Research Unit , INSPE, Divisione di Neuroscienze, Fondazione Centro San Raffaele - MILANO Gianvito Martino Unità di Neuroimmunologia, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Vito Pistoia Laboratorio di Oncologia, I.R.C.C.S. G. Gaslini - GENOVA Marco Salvetti Università “La Sapienza” - Neurologia e Centro Neurologico Terapie Sperimentali (CENTERS) - ROMA Alessandra Solari Unità di Neuroepidemiologia, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta - MILANO Bernard Zalc Bâtiment ICM, Centre de Recherche de l’Institut du Cerveau et de la Moelle épinière, Hôpital de la Salpêtrière - PARIS, FRANCE DIRETTORE RICERCA SCIENTIFICA Paola Zaratin Associazione Italiana Sclerosi Multipla - Fondazione Italiana Sclerosi Multipla - GENOVA 154 2011 2010 COMITATO SCIENTIFICO FISM COMITATO SCIENTIFICO FISM 2011 Francesca Bagnato Department of Radiology and Radiological Sciences, Institute of Imaging Science; Vanderbilt University - Nashville, USA Luca Battistini IRCCS S. Lucia Neuroimmunology Unit European Centre for Brain Research - ROMA Antonio Bertolotto ASO S. Luigi Gonzaga, Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CReSM) - Orbassano, TORINO Diego Centonze Fondazione Santa Lucia IRCCS e Università di Tor Vergata, Clinica Neurologica, Dipartimento di Neuroscienze - ROMA Gabriela Constantin Dipartimento di Patologia e Diagnostica, Università degli Studi di Verona- VERONA Francesco Cucca Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Sassari - SASSARI Umberto Dianzani Dipartimento di Scienze Mediche, I.R.C.A.D., Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - NOVARA Roberto Furlan Unità di Neuroimmunologia Clinica, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Maria Grazia Grasso IRCCS Fondazione Santa Lucia - ROMA Matilde Inglese Mount Sinai School of Medicine - NEW YORK, USA Gianvito Martino Unità di Neuroimmunologia, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Paolo Muraro Division of Experimental Medicine, Centre for Neuroscience, Imperial College London - LONDON, UK Vito Pistoia Laboratorio di Oncologia, I.R.C.C.S. G. Gaslini - GENOVA Paolo Riccio Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, Università della Basilicata - POTENZA Marco Salvetti Sapienza Università di Roma, Neurologia e Centro Neurologico Terapie Sperimentali (CENTERS) - ROMA Alessandra Solari Unità di Neuroepidemiologia, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta - MILANO Jean-Louis Thonnard Université catholique de Louvain, Institute of NeuroScience (IoNS) - BRUXELLES, BELGIQUE Bernard Zalc Bâtiment ICM, Centre de Recherche de l’Institut du Cerveau et de la Moelle épinière, Hôpital de la Salpêtrière - PARIS, FRANCE 156 COMITATO SCIENTIFICO FISM 2011 CHAIRMAN COMITATO SCIENTIFICO FISM Giulio Levi Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio Fisiopatologia di Organo e Sistema - ROMA COMITATO SCIENTIFICO FISM 2010 Francesca Bagnato Department of Radiology and Radiological Sciences, Institute of Imaging Science, Vanderbilt University - NASHVILLE USA Luca Battistini IRCCS S. Lucia Neuroimmunology Unit European Centre for Brain Research - ROMA Antonio Bertolotto ASO S. Luigi Gonzaga, Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CReSM) - Orbassano, TORINO Diego Centonze Fondazione Santa Lucia IRCCS e Università di Tor Vergata, Clinica Neurologica, Dipartimento di Neuroscienze - ROMA Francesco Cucca Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Sassari - SASSARI Umberto Dianzani Dipartimento di Scienze Mediche, I.R.C.A.D., Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - NOVARA Roberto Furlan Unità di Neuroimmunologia Clinica, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Enrico Granieri Istituto di Clinica Neurologica, Università di Ferrara, Arcispedale Sant’Anna - FERRARA Maria Grazia Grasso IRCCS Fondazione Santa Lucia - ROMA Matilde Ingelse Mount Sinai School of Medicine - NEW YORK, USA Gianvito Martino Unità di Neuroimmunologia, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Paolo Muraro Division of Experimental Medicine, Centre for Neuroscience, Imperial College London - LONDON, UK Vito Pistoia Laboratorio di Oncologia, I.R.C.C.S. G. Gaslini - GENOVA Marco Salvetti Università La Sapienza, Neurologia e Centro Neurologico Terapie Sperimentali (CENTERS) - ROMA 157 COMITATO SCIENTIFICO FISM 2010 Alessandra Solari Unità di Neuroepidemiologia, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta - MILANO Jean-Louis Thonnard Université catholique de Louvain, Institute of NeuroScience (IoNS) - BRUXELLES, BELGIQUE Lawrence Wrabetz Laboratorio di Biologia della Mielina, IRCCS Ospedale San Raffaele, DIBIT - MILANO Bernard Zalc Bâtiment de la Pharmacie, Centre de Recherche de l’Institut du Cerveau et de la Moelle épinière, Hôpital de la Salpêtrière - PARIS, FRANCE COORDINATORE DELLA RICERCA FISM Giulio Levi Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio Fisiopatologia di Organo e Sistema - ROMA 158 Finito di stampare nel mese di maggio 2013 Arti Grafiche Giuseppe Lang - Genova 160