ANTROPOMETRIA H=Height of standing subject 0.130H 0.186H 0.146H 0.108H H 0.52 0H 0.129H 0.93 6H 0.259H 0.53 0H 0.28 5H 0.37 7H 0.48 5H 0.63 0H 0.81 8H 0.191H 0.039H Foot Breadth 0.055H 0.152H Modified from Drillis and Contini, 1966 Foot Length 0.72 0H 0.87 0H 0.174H IPOTESI DI LAVORO SCOPO: conoscere le forze che si esercitano nelle varie parti del corpo umano per diverse posture, in condizioni statiche. Cioè saper rispondere a domande del tipo: qual’ `e la forza che i muscoli estensori del collo devono esercitare sulla testa per sostenerla in una certa posizione? Quando una persona si flette, qual’ `e la forza esercitata sulle vertebre? Come varia la forza esercitata sulla testa del femore al variale dei carichi portati in una mano? Come varia la forza esercitata sull’articolazione del gomi to (del ginocchio) al variare della posizione del braccio (delle gambe) e delle forze applicate? ! studiare le forze che nascono nella zona articolare (reazioni dell’articolazione e forze muscolari) per assicurare l’equilibrio di una parte del corpo VINCOLI Articolazioni e muscoli • Ipotesi e limitazioni • Meccanica del gomito • Meccanica della spalla • Meccanica della colonna vertebrale • Meccanica dell’anca • Meccanica del ginocchio • Meccanica della caviglia ARTICOLAZIONI assicurano mobilità e stabilità a diversi livelli (es. spalla/gomito). Classificazione in base a struttura - funzione: • sinartrosi: ogni tipo di articolazione che si realizza per continuità dei segmenti ossei, tipicamente con l’interposizione di connettivo fibroso (suture e indesmosi), con la presenza di cartilagine ialina (sincondrosi) o di tessuto osseo (sinostosi). Si tratta di una categoria di articolazioni che non consentono apprezzabili movimenti (es. cranio). • anfiartrosi: articolazione nella quale le superfici o i margini ossei adiacenti sono uniti da cartilagine fibrosa, in modo tale che i movimenti siano limitati e non vi sia contatto tra le ossa (es. vertebre). A. DIARTRODIALI • diartrosi: tipo di articolazione in cui i capi ossei sono separati da una cavità articolare (6). Gli estremi scheletrici, che tipo hanno una forma non in rigorosamente • diartrosi: di articolazione cui i capi ossei sono separati complementare, sono rivestiti di cartilagine articolare (5) da una cavità articolare (6). Gli estremi scheletrici, che hanno una (di regola cartilagine ialina). I capi articolari sono avvolti e tenuti da una capsula complementare, fibrosa (2). Questa si formainsieme non rigorosamente sono rivestiti di inserisce lungo il perimetro della cartilagine a guisa di cartilagine articolare (5) (di regola cartilagine ialina). I capi manicotto, e presenta la superficie interna rivestita da una articolari avvolti insiemeil da una capsula fibrosa (2). membrana sono sinoviale (3), lae tenuti quale secerne liquido omonimo (4), adatto a lubrificare superfici a contatto Questa si inserisce lungo leil perimetro della ecartilagine a guisa di a nutrire la cartilagine articolare, che `e priva di vasi. manicotto, e presenta la superficie interna rivestita da una La guaina `e esternamente rinforzata da legamenti membrana sinoviale la quale periarticolari, inseriti sulle (3), superfici ossee secerne contigue. il In liquido omonimo (4), alcune situazioni si ha lale presenza di una disco articolare adatto a lubrificare superfici contatto e a nutrire la cartilagine fibrocartilagineo o menisco, inserito perifericamente alla articolare, che è priva di vasi. parete della capsula. La guaina è esternamente rinforzata da legamenti periarticolari, inseriti sulle superfici ossee contigue. DEFINIZIONE DEL PROBLEMA Vogliamo risolvere con gli strumenti della statica del corpo rigido un problema di equilibrio le cui incognite sono la trazione nei muscoli e le forze di reazione sulle articolazioni (forze interne), mentre sono note la forza di gravità, i carichi applicati durante esercizi, i carichi applicati da protesi (forze esterne). La risoluzione di questo problema è generalmente molto complicata. Si debbono conoscere: • le direzioni di azione delle forze muscolari coinvolte • i punti di applicazione dei gruppi muscolari coinvolti • il peso delle parti di corpo interessate • la posizione del baricentro delle parti di corpo interessate • gli assi di rotazione delle articolazioni LINEE DI FORZA VALUTAZIONE DELLE FORZE IN GIOCO si scelgono muscoli principali responsabili del controllo sull’articolazione • si suppongono noti i punti di applicazione dei muscoli • si suppongono note le direzioni di applicazione delle forze muscolari • si suppongono noti gli assi di rotazione delle articolazioni • si suppongono noti i pesi e i baricentri delle parti di corpo in studio • si trascura l’attrito nelle articolazioni • si trascura l’aspetto dinamico del problema • si considerano problemi bidimensionali Applicazione della statica: Modello meccanico del sistema biologico in considerazione Applicazione delle equazioni cardinali della statica STRUMENTI DI LAVORO - Forze e Momenti Gradi di libertà Spostamento velocità accelerazioni Inerzia Leggi di equilibrio Prima legge di newton • o legge dell’inerzia: Ogni corpo conserva il suo stato di quiete o di moto uniforme e lineare fintanto che le forze esterne applicate non variano questo stato. Seconda legge di Newton O legge della accelerazione • La forza applicata ad un corpo causa una accelerazione di quel corpo di una grandezza proporzionale alla forza nella direzione della forza ed inversamente proporzionale alla massa del corpo. F = ma CURVA FORZA-VELOCITA’ MOMENTO DELLA FORZA • Se una forza passa attraverso il centro di gravità di un oggetto,ci sarà uno spostamento lineare di quell’oggetto. • Se una forza non passerà attraverso il centro di gravità si creerà un momento della forza. • E’ definibile come il prodotto della forza per la distanza perpendicolare dalla linea di azione di quella forza all’asse di rotazione. APP. MUSCO-SCHELETRICO Che fare -Valutare forze esercitate dai muscoli -Valutare forze di reazione e i momenti Come: -Leggi fisiche di equilibrio tra forze e momenti - Metodi matematici per ridurre la complessità (ottimizzazione e riduzione). - Considerare condizioni particolari DIRETTO Doppia Integrazione F(t) Misura delle Forze SF= m(d2r/dt2) Equazione del moto r(t) Spostamento VALUTAZIONE FORZA Scelte di lavoro: Per talune applicazioni la deformazione che subisce il sistema m-s vengono trascurate Le forze interne sono di difficilissima misura Processo della stima delle F.I. Le variazioni di moto sono più accessibili Utilizzo di METODI INVERSI: - Forze - Momenti DIRETTO vs INVERSO Doppia Integrazione SF= m(d2r/dt2) F(t) Equazione del moto Misura delle Forze r(t) Spostamento Doppia Differenziazzione r(t) Misura degli spostamenti (lineari e/o angolari) d2/dt2 SF= m(d2r/dr2) Equazione del Moto F(t) Forze Corso di Biomeccanica AA 2009-10 TIPI DI FORZE INTERNE: - Generate dall’attivazione muscolare - Ottenute dalla reazione di tendini e legamenti ESTERNE: - inerziali causate da cambi di accelerazione su massa -Carichi esterni Per calcolare bene le forze interne: - Descrizione completa del movimento - Dati Antropometrici - Conoscenza delle forze esterne FJy O FJx SMO STIMA DELLA FORZA -Conoscendo la Area di sezione trasversa del muscolo - (Physiological Cross Sectional Area) Relazione Lunghezza-Forza La lunghezza iniziale definisce il n° siti di legame acto-miosinici Relazione Carico-Velocità La velocità di accorciamento dipende dal carico - Relazione Forza-Tempo La forza esercitata è funzione dei tempi di attivazione ANCORA Pre-stretching, temperatura, fatica MASSE MUSCOLARI Ci sono vari metodi. Alcuni misurano “elementi” metabolizzati solo dal tessuto muscolare. Metodo della creatinina. La creatina è contenuto per il 98% dal m. Metodi per la stima del K attraverso l’emissione di raggi dal suo radioisotopo. Il K+ è contenuto per il 90% nel tessuto non adiposo Spettroscopia. Analisi frequenziale della risposta del tessuto ad una sollecitazione magnetica Altri invece utilizzano tecniche di imaging Tomografia computerizzata. Risonanza magnetica LUNGHEZZA-FORZA CARICO -VELOCITA’ FORZA - TEMPO NELLA REALTÀ Le forze che agiscono su muscoli e articolazioni sono maggiori di quelle esercitati dai carichi. momenti azione stabilizzatrice Spesso, la formulazione per la determinazione di forze e momenti è un sistema indeterminato. Riduzione Ottimizzazione. DIRETTO Doppia Integrazione F(t) Misura delle Forze SF= m(d2r/dt2) Equazione del moto r(t) Spostamento RIDUZIONE SCOPO: aumentare la conoscenza degli elementi in gioco, così da ridurre I gradi di possibilità Trascurando effetti di alcuni muscoli Raggruppando contributo di muscoli sinergici OPPURE Incrementare il numero di equazioni che descrivono il sistema p.e. definendo contributi percentuali N.B: tutto ciò possibile SOLO compatibilmente con ANATOMIA E FISIOLOGIA! La semplificazione può portare a risultati improbabili. OTTIMIZZAZIONE LA FORMULAZIONE DEVE SODDISFARE ALCUNI CRITERI DI MERITO - Minimizzare la spesa energetica - Massimizzare la velocità - Minimizzare il trasferimento energetico tra muscolo e tendini nelle catene articolari (minimization of pain) I risultati dell’ottimizzazione sono testati a verificare vche siano compatibili COME OTTIMIZZARE - Definire la funzione da minimizzare (obiettivo dello studio; p.e. spesa energetica, forze muscolari) - Vincoli (equazione di equilibrio forze e/o momenti) - Definizione delle incognite (forze) - Definizione dei range di validità della soluzione Statistica Informatica e……. MINIMIZZARE LE FORZE Linear Approach (Total Muscle Force) Per come siamo “congegnati”, saranno applicate le forze necessarie e sufficienti (ma niente di più) di quelle che servono al movimento Tipicamente, tale approccio tende a massimizzare contributo di muscoli agenti sulle leve più lunghe INCONSISTENZA con fisiologia MASSIMO STRESS Metodo lineare con vincoli Ciascun muscolo ha un suo massimo carico. Assunzione: - Un muscolo inizia a attivarsi solo quando muscoli sinergici hanno raggiunto massimo stress - Il reclutamento dei muscoli è funzione della PCSA CONSISTENTE con la fisiologia APPROCCI NON-LINEARI -Minimizzazione del quadrato delle forze (i.e. Potenza) Min(SFi2) - Massimizzazione del tempo di resistenza alla fatica tale tempo legato a (1/F)n n costante ma non standardizzata LINEARE vs NON-LINEARE Approcci LINEARI convergenza assicurano la Approcci NON-LINEARI possono avere più soluzioni compatibili (più di una soluzione) CRITERI DI OTTIMIZZAZIONE - Forze e momenti sono bilanciati per soddisfare equazioni di equilibrio. - I muscoli esercitano solo forze unidirezionali di tensione - Le forze sui tendini sono compressive - Le forze in gioco limitate (see fisiologia) - Le articolazioni sono modellizzate come cerniere che si muovono su un piano (2D) CRITERI DI OTTIMIZZAZIONE • In condizioni quasi-stazionarie, le forze inerziali ed I momenti sono trascurabili Bilancio completo tra IN-EXT • I momenti generati sulle articolazioni sono in accordo con l’anatomia Ci si rifà a misure su cadavere ELASTICITÀ • La risposta meccanica dei materiali può essre limitata alla risposta dei materiali elastici, in particolare a quella dei materiali elastici lineari. • La maggior parte dei metalli mostrano un comportamento elastico lineare quando sono soggetti a sforzi relativamente bassi a temperatura ambiente. • Essi subiscono deformazioni anelastiche a livelli alti di sforzo. • Per un materiale elastico, la relazione tra sforzo e deformazione può essere espressa nella seguente formula generale: σ = σ(ε) ELASTICITÀ vs TEMPO • Nella risposta di un materiale elastico, il concetto di tempo non entra in discussione. • I materiali elastici mostrano un comportamento indipendente dal tempo. • I materiali elastici si deformano istantaneamente quando sono soggetti a carichi applicati dall’esterno. • Essi recuperano la loro forma originale (a riposo) quasi istantaneamente quando i carichi applicati sono rimossi. ELASTICITÀ ? • C’è un differente gruppo di materiali – i metalli alle alte temperature – le plastiche polimeriche – quasi tutti i materiali biologici • che manifestano una deformazione e un recupero graduali quando sono soggetti a carico e scarico. • La risposta di questi materiali dipende da quanto rapidamente il carico è applicato o rimosso, l’entità della deformazione essendo dipendente dalla velocità alla quale sono applicati i carichi che quella deformazione provocano. • Questo comportamento del materiale dipendente dal tempo è detto viscoleasticità. VISCOELASTICITÀ viscosità e elasticità. • La viscosità è una proprietà dei fluidi ed è una misura della resistenza al flusso. • L’elasticità, dall’altra parte, è una proprietà dei materiali solidi. • Pertanto, un materiale viscoelastico è un materiale che possiede proprietà tipiche sia dei fluidi sia dei solidi. ViscoElasticità • Per i materiali viscoelastici, la relazione tra sforzo e deformazione stabilisce che lo sforzo è funzione non soltanto della deformazione ma anche della velocità di deformazione. • Il diagramma sforzo-deformazione di un materiale viscoelastico non è unico. s =sˆ (e ,ë) MOLLA • Un materiale elastico si deforma, immagazzina energia potenziale, e recupera le deformazioni secondo modalità simili a quelle di una molla. • Il modulo elastico E per un materiale elastico lineare mette in relazione sforzi e deformazioni, • mentre la costante k per una molla lineare mette in relazione le forze applicate e le corrispondenti variazioni di lunghezza. SMORZATORE • Il dispositivo meccanico smorzatore è usato per simulare il comportamento di un fluido. • Uno smorzatore è costituito da sistema pistone-cilindro o da una siringa. • Una forza applicata al pistone spinge il pistone nella direzione della forza applicata. Modello di Kelvin-Voigth • Una molla e uno smorzatore sono collegati in parallelo. • Lo sforzo totale applicato al sistema sarà ripartito tra la molla e lo smorzatore: σ = σs + σd • La molla e lo smorzatore si deformano di una stessa quantità. Pertanto, la deformazione totale è ε = εs = εd Modello di Maxwell • Costruito collegando una molla e uno smorzatore in serie. • Uno sforzo σ applicato all’intero sistema agisce nella stessa misura sia sulla molla sia sullo smorzatore: σ = σs = σd • e la deformazione risultante ε è la somma delle d. nella molla e nello smorzatore: ε = εs + εd MODELLO DI HILL RELAZIONE ACTINA-MIOSINA MATEMATICA Tensione totale esercitata dal modello è la somma del ramo serie e ramo parallelo A questo punto è possile calcolare le variazioni nel tempo nei i due rami: A riposo T(s) = 0 CRITICITA’ DEL MODELLO • Nel modello i parametri del ramo serie e di quello parallelo sono indipendenti tra loro • Le caratteristiche componente elastica e viscosa lineare con lo stress • Modello funziona per muscolo tetanizzato STRUTTURA Zona “compatta” Zona “spugnosa” La parte più esterna. Particolarmente presente su ossa lunghe La parte s. da consistenza all’osso rendendolo resistente ma leggero MICROSTRUTTURA SEM of the trabeculae of spongy bone. x40 Spongy or cancellous bone consists of a lattice of thin threads of bone called trabeculae and is less dense than compact bone. The orientation of the trabeculae is affected by the mechanical stress to which the bone is exposed. In this photo spongy bone can be seen filling the distal end of the femur. LEGGE DI WOLF ADATTAMENTO FUNZIONALE Wolf (1870): “la forma dell’osso e funzione dagli stress su questo (ISOSTATICS)...” Structure Isostatics Wolf Law of Functional Adaptation (b) FRATTURA PROPRIETÀ BIOMECCANICHE PROPRIERTÀ OSSA RISPOSTA ALLO STRESS Cortical Bone (Femoral Shaft) TIPI DI STRESS TEORIA DELLE FRATTURE DA STRESS EFFETTO ETÀ OSTEOPOROSI Normal Trabecular Structure Osteoporotic Trabecular Structure