Perché le colpe e le omissioni non vengano dimenticate. Prima iterazione, a grandi linee: 1923- Hitler dichiara le sue intenzioni di purificazione razziale nel Mein kampf: gli ebrei vanno annientati. 1933- Hitler diventa cancelliere del Reich, sostenuto dal potere economico e da ampi strati di opinione pubblica. 1938- invade l’Austria e i Sudeti, e instaura un governo a lui favorevole in Ungheria. 1939- invade la Cechia e la Polonia. e instaura un governo a lui favorevole in Slovacchia. All’invasione della Polonia Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania. 1940- invade la Danimarca, La Norvegia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, la Francia settentrionale, e instaura un governo a lui favorevole in Romania e nella Francia meridionale. 1941- invade la Russia, i paesi baltici, la Yugoslavia, la Grecia. Alla fine del 1941 dichiara guerra agli Stati Uniti, in tutto seguito dal pedissequo megalomane Mussolini. Seconda iterazione, come in una fotografia proviamo a ingrandire alcuni dettagli: 1924- John Foster Dulles, capo del potente studio legale americano Sullivan and Cromwell guida la ristrutturazione del debito tedesco fissato nel trattato di Versaille, facendo della Germania un enorme mercato per le banche americane: nei sette anni che seguono esse prestano circa $ 1 miliardo alla Germania (circa 15 m.di di dollari attuali - pre-crisi). 1931- John Foster Dulles, in qualità di agente di un consorzio di banche americane convince il governo tedesco ad accettare un prestito di $ 500 milioni per prevenire un rischio fallimento. Foster Dulles era un fervente ammiratore di Hitler. Lui e suo fratello Allen erano noti antisemiti. 1933- Hitler prende il potere in Germania. Aziende americane investono fortune in Germania. Qualche nome: Ford, General Motors, Standard Oil, International Telephone & Telegraph (ITT), General Electric, Coca Cola, IBM, Texaco. Con esse le aziende tedesche che costruivano armi (Krupp, A.E.G. [la General Electric in Germania], I.G. Farben, Fritz Thyssen, Westrick, per dirne alcune) avevano rapporti stabili. Molte le aziende tedesche e americane che avevano costituito società oltre oceano (Deutsche-Amerikanische Petroleum A.G., Baron Kurt von Schröder e la I.T.T., Westrick con Texaco e I.T.T. ecc.) 1933- Quando Hitler sale al potere, attraverso i suoi rappresentanti Hjalmar Schacht e Rudolf Hess, riceve forti contributi dagli industriali tedeschi. Il punto critico sta nel fatto che quasi tutti gli industriali tedeschi sono direttori di cartelli in cui le loro imprese sono associate con società americane attraverso azioni, associazioni, partecipazioni. Queste multinazionali erano state costituite coi prestiti americani negli anni ’20 e ’30. All’inizio degli anni ’30 le finanziarie USA avevano in esse forti partecipazioni e le filiali tedesche erano guidate da direttori americani. 1933- Il cosiddetto Circolo Keppler, o “Inner circle”, o degli amici di Hitler, comprende parecchi rappresentanti dell’industria e delle banche. Fra di essi IG Farben e Dresdner Bank, Allianz Versicherungs A.G. e la General Electric tedesca (A.E.G.). I legami fra di esse e Wall Street erano assai stretti, al punto che si parla di rapporti diretti fra Wall Street e il cosiddetto circolo S.S. Le maggiori multinazionali americane (fra cui ITT) sono ben rappresentate nell’ultimo “Circolo di Heinrich Himmler”, e continuano ad inviare contributi in denaro alle S.S. fino al 1944, quando la seconda guerra mondiale è già al quinto anno. Terza iterazione: analisi e riflessione. Ora è chiaro perché Churchill e Roosevelt trovarono tante difficoltà a far entrare in guerra gli Stati Uniti (11 dicembre 1941), e fu infine la Germania a dichiararla. Combinazione volle che gli “America Firsters”, la corrente politica USA che si opponeva all’intervento, era quasi interamente Repubblicana, anche se non pochi Democratici, come il sen. Burton Wheeler, erano pure contrari all’intervento. Gli “America Firsters” erano espressione politica degli interessi delle multinazionali USA e di Wall Street. Tuttavia Churchill non dichiarò guerra alla Germania per difendere gli ebrei, ma per salvare la democrazia e il Regno Unito. Anche Roosevelt non fece la guerra contro la Germania per salvare gli ebrei ma per impedire a Hitler di impadronirsi del petrolio, delle vie di comunicazione, della Terra. Inoltre temeva, e non a torto, che se fosse intervenuto a favore degli ebrei la finanza e l’opinione pubblica lo avrebbe abbandonato, e questo non se lo poteva permettere. Hollywood tacque sul pericolo tedesco fino al 1939, quando un coraggioso Edward G. Robinson e il regista Anatole Litvak girarono “Confessioni di una spia nazista”, un film cardine, basato su un fatto di spionaggio realmente avvenuto l’anno precedente. Quel film venne contestato come opera di un regista ebreo con attori ebrei basato su una calunnia ebrea nei confronti della Germania ariana, ma disse molto meno del dovuto sull’accanimento antisemita, nel timore che l’opinione pubblica americana, scaldata dall’antisemitismo dominante, affossasse la pellicola. Non meraviglia quindi che l’America rifiutasse di ospitare i 930 ebrei fuggiti dalla Germania a bordo della St. Louis, dopo che la Notte dei cristalli del 9 novembre 1938 aveva tolto ogni speranza agli “Juden”. Il viaggio iniziò il 13 maggio 1939 da Amburgo e si concluse il 17 giugno ad Anversa dopo avere tentato invano di sbarcare i “dannati” a Cuba, USA e Canada. Tornati in Europa vennero spartiti fra Olanda, Francia, Gran Bretagna e Belgio. Quando Pio XI morì il 10 febbraio 1939, il giorno successivo avrebbe dovuto pronunciare un discorso ai vescovi italiani contro il razzismo, cosa fortemente temuta da Mussolini e Hitler per le ripercussioni che avrebbe potuto causare all’interno dei rispettivi paesi, e avversata dal card. Pacelli, fautore della linea morbida col nazifascismo. L’anno precedente il gesuita americano John LaFarge, autore di “Intrerracial Justice” era stato incaricato da Pio XI di scrivere un’enciclica che condannasse esplicitamente il razzismo. LaFarge fece l’errore di consegnarla a Wlodzimierz Ledòchowski, superiore generale dei gesuiti, buon amico del card. Pacelli e soprannominato il “Papa nero”. Costui la imboscò in attesa che Pio XI morisse. È opinione comune che, se pubblicata, quell’enciclica avrebbe perlomeno costretto i nazisti sulla difensiva, e avrebbe limitato la grande mattanza. Il giorno stesso della morte di Pio XI Pacelli entrò nell’appartamento del papa e prelevò tutti i suoi scritti sul razzismo facendoli distruggere, compresi il discorso ai vescovi e il testo dell’enciclica, che non venne mai pubblicata. Quando Pacelli divenne papa rassicurò Ciano e l’ambasciatore tedesco che da quel momento in poi i rapporti con la santa Sede sarebbero migliorati. Fino al 1942 il mondo libero non conosceva gli orrori dei campi di sterminio. Hitler e Mussolini temevano che si sapesse ciò che stava accadendo in Germania, e la Chiesa cattolica era l’unica realtà ancora in grado di convogliare informazione fino all’interno dell’impero nazifascista. Se Pio XI fosse sopravvissuto ancora qualche mese forse Hitler non sarebbe riuscito a far fuori 6 milioni di ebrei. Pio XII invece preferì il silenzio. Dal canto suo Stalin, a partire dal 1935, aveva cominciato a purgare partito e forze armate dagli elementi che riteneva ostili, a questo indotto anche da una trentina di documenti falsi che documentavano il tradimento dei suoi generali, abilmente infiltrati dal nazista Reinhard Heydrich, noto come il macellaio di Praga. Non contento di aver privato dello stato maggiore il suo esercito alla vigilia della guerra, nel ’39 Stalin sottoscrisse il patto Ribbentrop-Molotov, condannando la Polonia e i milioni di ebrei che vi abitavano. Non bastava, verso la fine del 1940 chiese addirittura di aderire all’Asse, richiesta cui Hitler non rispose mai. I sindacati comunisti americani boicottarono la produzione di aiuti che Roosevelt inviava in Gran Bretagna per aiutarla a resistere all’aggressione hitleriana, accusando gli inglesi di attuare una politica guerrafondaia nei confronti della “povera” Germania, e continuarono a farlo fino alla sera del 21 giugno 1941. La mattina del 22 giugno Hitler diede inizio all’invasione dell’URSS (Operazione Barbarossa). Quel giorno il mondo assistette al famoso “contrordine compagni”: ora la Germania era il nemico e l’Inghilterra l’amico, e gli operai comunisti cominciarono di lena a produrre aiuti per gli inglesi. Tutti conoscevano le patologie criminali di Hitler, compresi Stalin e Pio XII, ma sottovalutarono volutamente le sue pericolose inclinazioni. Roosevelt morì il 12 aprile 1945, la guerra in Europa finì all’inizio di maggio e Churchill perse le elezioni il 5 luglio. Stalin invece sopravvisse politicamente. Gli esecutori dei crimini nazisti vennero processati a Norimberga nel 1946, ma coloro che misero in sella Hitler non vennero processati. Mai. Wall Street, come al solito, non pagò il conto. Nessuno accusò il tempio della finanza mondiale del sostegno dato ai criminali nazisti, fino a quando il prof. Anthony Sutton non documentò in modo inoppugnabile le sue responsabilità, come pure quelle dei pesi massimi dell’economia e della finanza americana nell’ascesa al potere di uno psicopatico criminale che avrebbe causato all’America innumerevoli vittime fra i suoi figli. Negli Stati Uniti coloro che avevano perorato l’amicizia con la Germania nazista tornarono a far capolino. Nel 1953 l’ex filonazista John Foster Dulles divenne segretario di stato USA. Nello stesso anno suo fratello, l’ex filonazista Allan Dulles, divenne direttore della CIA, e fu la mente dei colpi di stato che seguirono un po’ ovunque (Iran, Guatemala, Baia dei porci). Dello sterminio degli ebrei non si parlò per decenni. Su 8,9 milioni di ebrei europei 5,9 milioni erano stati uccisi. Finita la mattanza gli ebrei sopravvissuti si nascondevano. Avevano paura persino a mostrarsi, a far sapere che erano ancora vivi. Come il sublime canto di David Maria Turoldo riesce mirabilmente a far rivivere. TORNAVAMO DAI LAGER Tornavamo dai lager come torrenti in piena verso la terra del sole. Tutti i volti erano in pianto e il cuore impazziva nella «paura» di sentirci liberi. Un nembo solo di cenere avvolgeva morti e vivi in cammino sulle strade d’Europa. Ma non sapevamo, Signore, quanto è difficile essere liberi. Era bene che pure i vincitori fossero uccisi, libertà non sopporta vittorie. Ritorna, Signore, e disperdi quanti hanno nuovamente ucciso milioni di morti: anch’essi sono divenuti assassini, hanno superato l’infamia dei vinti. Ritorna, Signore, e uccidi tutti i potenti: maledetti che usano perfino il tuo nome! Almeno gli ultimi poveri del mondo conoscano solo inni di pace. Le informazioni sopra riportate sono prese da varie fonti, in particolare cito “Wall Street and the rise of Hitler” di Anthony Sutton. Molta documentazione è reperibile in Internet. Le informazioni sull’enciclica mancata di Pio XI sono sul libro di Peter Eisner “Quando il papa cercò di fermare Hitler”, ed. Fertrinelli La lirica di David Turoldo si può trovare sul libro dei Salmi “Lungo il fiumi...”, ed. Servitium.