Costruzioni con riga e compasso Fabio Stumbo Dipartimento di Matematica Università di Ferrara Ferrara, I [email protected] INDICE 2 Indice 1 Note storiche 3 2 Costruzioni fondamentali 2.1 Definizione e notazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 Operazioni elementari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3 Operazioni aritmetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 8 11 14 3 Risultati principali 18 4 Proprietà geometriche 23 5 Inversione rispetto ad un cerchio dato 29 6 Costruzioni con il solo compasso 6.1 Costruzioni fondamentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6.2 Teorema di Mascheroni–Mohr . . . . . . . . . . . . . . . . . 6.3 Dimostrazione alternativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 38 45 49 7 Il problema di Apollonio 7.1 PRR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7.2 CCC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 52 55 8 Altre costruzioni 60 A Proprietà dell’inversione A.1 Inversione di rette e cerchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A.2 Invarianza degli angoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A.3 Inversioni varie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 67 68 70 Riferimenti bibliografici 73 Indice analitico 74 1 NOTE STORICHE 1 3 Note storiche I problemi di costruzioni con riga e compasso sono stati un argomento chiave nella matematica greca, e quindi in tutta la matematica fino a tempi recenti: la soluzione di alcuni problemi classici, tramandatici dai greci, ha dato un forte impulso per lo sviluppo di nuove discipline della matematica moderna come, ad esempio, la teoria dei campi. Eseguire una costruzione con riga e compasso vuol dire, in parole povere, determinare oggetti geometrici a partire da altri oggetti dati, utilizzando come unici strumenti la riga ed il compasso. Naturalmente, ciò già richiede un primo livello di astrazione: le figure che noi possiamo tracciare sono inevitabilmente approssimative. Si pensi, ad esempio, allo spessore del tratto lasciato dalla matita: una retta, o un segmento, secondo i greci deve essere formato da “punti” che sono, per definizione stessa, indivisibili. Quel che però è importante, non è il disegno in sè quanto la correttezza del procedimento che descriveremo: se diremo che un tale segmento è lungo 5 unità, all’interno della nostra costruzione ciò avrà un valore esatto, anche se nella pratica il segno tracciato sarà 5 più o meno qualcosa. Un’altra precisazione necessaria riguarda gli strumenti da utilizzare. Con riga non si intende uno strumento per misurare o segnare distanze, ma sempre e soltanto un’asta rigida che permetta solo di tracciare una retta, che sarà sempre determinata da due punti che le appartengono. Un’osservazione più delicata, e spesso sorvolata, riguarda il compasso. Si tende ad utilizzare il compasso, tacitamente, come uno strumento “rigido” mentre invece, almeno in principio, è da considerarsi “molle”. Spieghiamo meglio questa sottile, ma delicata, differenza. Il compasso è utilizzato per disegnare delle circonferenze. Una circonferenza è determinata dal suo centro e da un punto su di essa: si punta il compasso nel centro, si apre fino a raggiungere con la matita del compasso il punto della circonferenza e si traccia la circonferenza. Questo è il compasso “molle”. Più spesso, però, la circonferenza è determinata assegnandone il centro ed il raggio. Il problema è allora di andare a rilevare tale lunghezza con il compasso (ricordiamo che la riga non permette di misurare le distanze) e poi trasportare il compasso fino a poter puntare nel centro e tracciare con l’apertura determinata. In questo procedimento si presuppone che il compasso sia “rigido”, vale a dire che sia in grado di mantenere inalterata, in modo perfetto, l’apertura impostata. È evidente come questa sia una restrizione rispetto all’uso del compasso nel modo più abituale. Se quindi si vuole restare nella massima generalità possibile, bisogna solo considerare il compasso “molle”; ad ogni modo, il problema si aggira facilmente dimostrando come prima cosa che utilizzando riga e compasso “molle” è possibile costruire una circonferenza una volta che siano assegnati il centro ed un segmento qualsiasi del piano 1 NOTE STORICHE 4 che funga da raggio, autorizzando in questo modo un utilizzo accettabile all’interno della teoria del compasso “rigido”. Fra i vari problemi considerati dai greci ve ne sono alcuni che si distinguono per la brillantezza e l’abilità necessaria per arrivare alla soluzione e altri per la difficoltà della soluzione stessa, fino ad arrivare a quelli che hanno impegnato per secoli, se non millenni, generazioni di matematici, portando a soluzioni talvolta sorprendenti. Un problema classico è il cosiddetto problema di contatto di Apollonio (circa 250 a.C.): sono date nel piano tre circonferenze arbitrarie e si chiede di tracciare una quarta circonferenza tangente a tutte e tre. Di questo problema, poi, esistono parecchie varianti, perché si ammette che una o più delle circonferenze date possa degenerare ad un punto o ad una retta. Per esempio, nel caso in cui tutte e tre le circonferenza degenerano ad un punto si deve determinare una circonferenza passante per tre punti dati: questo è, naturalmente, il caso più facile tra tutti. I casi particolari sono in genere non troppo difficili, ma il caso generale è notevolmente più difficile. Altri problemi classici e famosissimi (anzi, in un certo senso, “i” problemi classici) tramandatici dai greci, sono la duplicazione del cubo, la trisezione dell’angolo e la quadratura del cerchio. A questi possiamo senz’altro aggiungere il problema di determinare una costruzione del poligono regolare di n lati, dove n è un intero maggiore o uguale a 3. Per quest’ultimo problema la soluzione era nota fin dall’antichità per alcuni valori particolari, come per esempio n = 3, 4, 5, 6. Come già sottolineato, la soluzione di tali problemi ammette solo l’uso della riga e del compasso: includendo l’uso di altri strumenti si allarga notevolmente il campo delle figure costruibili. Del resto, è naturale aspettarsi che l’insieme delle figure costruibili aumenti all’aumentare degli strumenti ammissibili: già i greci, per esempio, avevano risolto il problema della duplicazione del cubo in più modi diversi, usando vari strumenti. Per contro, come ha sorprendentemente dimostrato Mascheroni, ogni costruzione eseguibile con riga e compasso può essere eseguita col solo compasso. Naturalmente, non sarà possibile tracciare materialmente una retta, ma la si dovrà considerare nota tramite due suoi punti. Osserviamo, per amor di precisione, che questo risultato comunemente attribuito a Mascheroni è stato dimostrato in realtà per la prima volta dal matematico danese Georg Mohr che lo pubblicò nel libro Euclides Danicus nel 1672. Tale libro però venne pubblicato solo in danese ed olandese e rimase sostanzialmente sconosciuto alla comunità fino al 1928, quando uno studente di matematica ne trovò una copia in un negozio di libri usati e venne divulgato. Se invece si cerca un “analogo” del risultato di Mascheroni-Mohr relativamente all’uso della sola riga, ci si convince subito che ciò non è possibile: usando solo la riga si possono costruire solo curve lineari (i.e., rette) e, col linguaggio che useremo nella dimostrazione del teorema, le intersezioni 1 NOTE STORICHE 5 restano all’interno del campo di definizione delle curve. Ciò che invece è possibile, come ha dimostrato Jacob Steiner nel 1833, è che tutte le costruzioni con riga e compasso sono effettuabili con la sola riga a patto che sia data anche una circonferenza (fissa) con il suo centro. Non è però possibile prescindere dal centro: se è data solo la circonferenza senza il centro, non si possono più effettuare tutte le costruzioni. I problemi classici sono stati accanitamente studiati per secoli, e senza risultati, al punto da entrare addirittura nel lessico quotidiano: basti pensare che quando si dice che si affronta qualcosa di difficilissimo si dice che si sta cercando di “quadrare il cerchio” (ciò, in realtà, ha anche originato delle incomprensioni tra i matematici e i non matematici, come vedremo). Dopo lungo tempo di tentativi infruttuosi, ha iniziato ad insinuarsi l’idea, tra i matematici, che tali problemi fossero irrisolubili. Si affacciò dunque un problema diverso: come si può dimostrare che una data costruzione non possa essere eseguita? Per arrivare a studiare la risolubilità o meno dei problemi classici fu però necessario aspettare che venissero gettate le fondamenta per l’algebra moderna. Anche in algebra vi era, in particolare, un problema antico che attirava l’attenzione degli studiosi: si trattava di determinare le soluzioni di un polinomio utilizzando solo espressioni che contenessero dei radicali. La soluzione di questo problema era ben nota da lungo tempo per le equazioni di grado 2 e nel XVI secolo si era scoperto che esiste una soluzione per le equazioni di terzo e quarto grado. Ciò aveva dato nuovo vigore alle ricerche finché i lavori di Ruffini (1765-1822), Abel (1802-29) (per le equazioni di quinto grado), e Galois (1811-32) (per la teoria generale relativa alle equazioni di grado superiore al quinto) non conclusero la questione dimostrando che, in generale, non è possibile determinare un’espressione che contenga solo radicali e che dia tutte le radici di un polinomio avente grado fissato, se questo grado è maggiore o uguale a 5. Ciò comunque non vuol dire che il polinomio non abbia radici: Gauss aveva già dimostrato, nella sua tesi di laurea nel 1799, che ogni polinomio di grado n ha esattamente n radici nel campo dei numeri complessi. Tali radici possono essere determinate con un grado arbitrario di precisione mediante metodi di approssimazione opportuni, e ciò ha grande importanza nelle applicazioni, ma non possono essere determinate in modo esatto tramite radicali. La teoria utilizzata per ottenere questo risultato risultò molto efficace anche per studiare i problemi con riga e compasso. Efficace al punto tale che, in colpo solo, quasi tutti i problemi principali furono risolti!!! Questo, tra l’altro, è un bellissimo esempio dell’interdipendenza che hanno tra loro le varie discipline matematiche (algebra, geometria, analisi, ecc.): spesso i problemi sollevati nell’ambito di una disciplina trovano soluzione in un’altra disciplina, oppure servono da motivazione per lo sviluppo di discipline completamente nuove (nella matematica moderna, un esempio mirabile di 1 NOTE STORICHE 6 ciò lo si ha con il Teorema di Fermat, che ha dato impulso, negli ultimi decenni, allo sviluppo di settori completamente nuovi). Tornando alle costruzioni con riga e compasso, iniziamo col considerare il problema di costruire il poligono regolare con n lati. I greci sapevano già costruire i poligoni regolari con 3, 4 e 5 lati. Dato che era noto come bisecare un angolo, a partire da questi era possibile costruire i poligoni regolari con un numero di lato pari a 2n , 3 · 2n e 5 · 2n . Inoltre, dato che 24 = 2 · 12 = 2 · (72 − 60), si potevano anche costruire tutti i poligoni regolari con 15 · 2n lati. A parte questi valori ben noti ai greci, nessun altro risultato era stato raggiunto nel corso dei secoli. Fu Gauss il primo a dare un nuovo esempio: a 18 anni dimostrò la costruibilità, con riga e compasso, del poligono regolare di 17 lati, e si dice che questa scoperta lo convinse che la matematica avrebbe dovuto essere il suo mestiere. Dopo la sua morte a Gottinga gli fu eretta una statua avente, come base, un poligono regolare di 17 lati. In seguito, Gauss dimostrò che un poligono regolare con p lati, con p numero primo dispari, è costruibile se p è un primo di Fermat, vale m a dire n = 22 + 1 per qualche intero m. Gauss affermò anche il viceversa, ma non si trovò tra le sue carte una dimostrazione di ciò, dimostrazione che fu data da Wantzel. Infine, utilizzando i risultati di Galois, fu possibile dimostrare che il poligono regolare di n lati (con n primo) è costruibile se, e solo se, n = 2m p1 . . . ps , con pi primi di Fermat distinti. I “primi di Fermat” son chiamati in questo modo in quanto Fermat notò che per m = 0, 1, 2, 3, 4 tale intero è un primo e congetturò che fosse primo per ogni valore di m; ma già nel 1732 Eulero si accorse che n = 5 22 + 1 = 6416700417 non è primo. Di più, tutti gli altri valori di m fino ad ora calcolati hanno dato numeri non primi, al punto che adesso la congettura è esattamente opposta: si pensa che tali numeri siano primi solo per m = 0, 1, 2, 3, 4. Ad ogni modo, il problema geometrico è risolto: sono completamente caratterizzati quegli interi per cui il poligono regolare è costruibile anche se, di fatto, questi interi non sono completamente noti. Passiamo ora ai tre problemi classici dei greci. Il problema della duplicazione del cubo chiede di costruire un cubo che abbia volume doppio rispetto ad un cubo dato. La leggenda vuole che in occasione di una grande epidemia la peste si era diffusa a Delo e i cittadini, non trovando altro rimedio, si rivolsero all’oracolo di Delfi. La sentenza fu che per far cessare la peste si doveva costruire un altare grande il doppio di quello consacrato ad Apollo nell’isola di Delo. Tale altare era, per l’appunto, di forma cubica. Naturalmente tutti i tentativi fatti dai greci furono vani, a partire da quelli più ingenui come costruire un cubo di lato doppio (che dava un cubo con un volume uguale a 8 volte il volume originale) o come costruire un altare di volume effettivamente doppio di quello originale ma che non era più di forma cubica, essendo un parallelepipedo in cui un lato era lungo due volte quello originale e gli altri lati invece erano invariati. Il problema 1 NOTE STORICHE 7 della duplicazione del cubo si√riduce, numericamente, alla costruzione con riga e compasso del numero 3 2: grazie alla teoria dei campi sappiamo che ciò è impossibile. Per quel che riguarda la trisezione dell’angolo, bisogna osservare che la risolubilità o meno del problema dipende dall’angolo considerato: effettivamente, in alcuni casi particolari trisecare l’angolo dato è possibile, se non addirittura semplice, come per esempio nel caso degli angoli di 180 e 90 gradi. D’altra parte, risolvere in generale il problema vuol dire che dato un qualsiasi angolo si deve avere una costruzione con riga e compasso che come risultato dia un angolo pari ad un terzo dell’angolo dato. Sempre utilizzando la teoria dei campi, si può dimostrare che nel caso dell’angolo di 60 gradi non è possibile effettuare la trisezione usando solo riga e compasso. Infine, il problema più famoso: la quadratura del cerchio, vale a dire, dato un cerchio determinare un quadrato che abbia la sua stessa area. È evidente come √ ciò si riduca immediatamente a costruire con riga e compasso il numero π. Per poter dimostrare che ciò è impossibile è stato necessario attendere che Lindemann nel 1882, riadattando la dimostrazione della trascendenza di e di Hermite, dimostrasse la trascendenza di π. Concludiamo con un’osservazione sul concetto di “impossibilità” di una dimostrazione. Spesso, nel linguaggio comune, si dice che qualcosa è “impossibile” intendendo con ciò dire che sia “estremamente difficile”, se non, addirittura, che sia cosı̀ difficile che nessuno sappia come fare. Quindi cercare di fare qualcosa etichettata in tal modo come “impossibile” può essere considerato come una sfida per il proprio ingegno, tramite la quale dimostrare la propria superiorità nei confronti degli altri. Tale era la soluzione del problema della quadratura del cerchio prima della dimostrazione di Lindemann. Dopo tale dimostrazione, tuttavia, il termine “impossibile” ha preso il suo significato matematico: all’interno della teoria assiomatica che presupponiamo valere, dire che qualcosa è impossibile vuol dire che è stata dimostrata la falsità di una proposizione o, se si preferisce, la verità della sua negazione. Se quindi si riuscisse anche a dimostrare la verità della proposizione ciò vorrebbe dire che nella nostra teoria sarebbe possibile dimostrare sia una proposizione che la sua negazione: una catastrofe! Nonostante tutto questo, a tutt’oggi esistono ancora persone che si ingegnano di scovare costruzioni della quadratura del cerchio che si rivelano, ovviamente, invariabilmente errate: spesso sono delle ottime, anzi eccellenti, approssimazioni, ma mai costruzioni esatte, naturalmente. Per trovare l’errore può essere necessario anche molto tempo, per cui può capitare che quando un aspirante “quadratore” sottopone alla comunità matematica internazionale una presunta quadratura del cerchio, la sua soluzione venga direttamente inoltrata al... cestino! E a nulla valgono, né possono valere, le vibranti proteste dell’aspirante quadratore contro la “lobby” dei matematici ufficiali che non vuole riconoscere il suo genio! 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI 2 8 Costruzioni fondamentali Iniziamo con individuare quelle che sono le operazioni di base: le regole fondamentali che si usano per qualunque altra costruzione e che verranno poi sempre utilizzate senza ulteriori riferimenti. Alla base di queste costruzioni ci sono le più elementari definizioni e proprietà geometriche come, ad esempio, il fatto che il luogo dei punti equidistanti da due punti dati è la retta passante per il punto medio del segmento individuato dai due punti e ad esso perpendicolare (il cosiddetto asse del segmento). Oppure, il fatto che la bisettrice di un angolo è il luogo dei punti equidistanti da due semirette (uscenti da uno stesso punto) date. E cosı̀ via, senza dimenticare i teoremi fondamentali sui triangoli: proporzioni, similitudini, Euclide, Pitagora. . . 2.1 Definizione e notazioni Inizieremo, come già osservato, supponendo che il compasso sia molle, vale a dire che non sia in grado di mantenere inalterata la sua apertura quando lo si trasporta a zonzo per il piano. Con esso è quindi possibile costruire una circonferenza solo una volta che ne siano dati il centro ed un suo punto. Appena possibile vedremo che, in realtà, usando il compasso molle e la riga è possibile “simulare” il compasso rigido e quindi, a partire da quel punto in poi, faremo un uso libero del compasso: per definire una circonferenza andrà bene sia il centro ed un suo punto, che il centro ed un segmento qualsiasi che ne sia il raggio. Per prima cosa, cerchiamo di capire come si può passare a codificare in termini algebrici il concetto di “costruzione con riga e compasso”, in modo da poter tradurre un problema geometrico in uno algebrico, e viceversa. Per effettuare una costruzione con riga e compasso si effettua una successione di operazioni scelte tra quattro operazioni fondamentali. Le operazioni sono: 1. congiungere due punti (già costruiti) con una retta; 2. trovare il punto di intersezione di due rette (già costruite); 3. tracciare una circonferenza, dato il centro ed un suo punto; 4. trovare i punti di intersezione di una circonferenza con un’altra circonferenza (già costruita) o con una retta (già costruita). Una figura sarà determinata nel piano dai punti necessari a definirla: due punti per un segmento, 5 punti per un pentagono, i due fuochi ed i due assi per un’ellissi, eccetera. Una costruzione C è, per definizione, una successione di punti, rette e circonferenza {Γ0 = (0, 0), Γ1 = (1, 0), Γ2 , . . . , Γm ; Γm+1 , . . . , Γn } in cui gli 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI 9 elementi Γi , i ≤ m, sono dati mentre per ogni Γi , i > m, vale una delle seguenti condizioni: a. se Γi è un punto esso o è un punto già presente nella costruzione (uno dei Γh , con h < i) oppure esistono due curve distinte Γh , Γk , con h, k < i, tali che Γi sia uno dei loro punti di intersezione; b. se Γi è una retta esistono due punti distinti Γh , Γk , con h, k < i, tali che Γi sia la retta che li unisce; c. se Γi è una circonferenza esistono due punti Γh , Γk , con h, k < i, tali che Γi sia la circonferenza con centro Γh e raggio Γh Γk (questo, si osservi, è il compasso molle). Un punto P = (α, β) del piano è detto costruibile a partire da C = {Γ0 , . . . , Γm } se esiste una costruzione C ′ = {Γ0 , . . . , Γm ; Γm+1 , . . . , Γn } in cui esso compaia. P è semplicemente detto costruibile nel caso in cui C sia formata solo dal segmento unitario: C = {(0, 0), (1, 0)}. Il numero complesso z = α + iβ si dice costruibile se è costruibile il punto (α, β) oppure equivalentemente (come vedremo) se lo sono i punti (α, 0) e (0, β). Osserviamo che i numeri reali vengono considerati come caso particolare dei complessi: a = a + i · 0 è quindi costruibile se è costruibile il punto (a, 0), essendo (0,0) costruibile per ipotesi. Abbiamo quindi dato una definizione soddisfacente dal punto di vista matematico del concetto intuitivo di “costruibilità”. Il problema è ora capire quali siano le figure costruibili. Notazione 2.1. In questi appunti, useremo la seguente notazione: • AB: retta passante per A e B; • AB: lunghezza del segmento avente come estremi A e B; • O(A) (oppure anche OA ): cerchio di centro O e passante per A; • O(AB) (oppure anche OAB ): cerchio di centro O e raggio AB; Un accorgimento che può semplificare la lettura di una costruzione è quello di indicare i punti in ordine alfabetico via via che vengono costruiti: in questo modo diventa più agevole, anche solo guardando una figura, capire quali sono, ed in quale sequenza, le operazioni fatte. Dato che in una costruzione si costruiscono punti successivi come intersezioni di curve passanti per punti precedenti, una convenzione che può rendere più compatta e schematica una costruzione altrimenti prolissa da descrivere è quella di usare una tabella in cui sulla prima riga si mettono i 10 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI punti dati e nella seconda i (nuovi) punti risultanti come intersezione delle curve determinati dai punti dati. Per esempio, la tabella A(BC), DF E, G indica che i punti E, G sono l’intersezione del cerchio di centro A e raggio BC con la retta DF. Useremo la prima colonna per indicare i punti dati della costruzione, da cui si parte, mentre nell’ultima colonna indicheremo i punti che individuano la soluzione al problema. Con questa notazione, la costruzione dell’esagono regolare data nella figura E C B F A G D può essere schematizzata con A, B AB , BA C, D CA , A C B, E EA , AE C, F FA , A F E, G BCEF GD Il significato dovrebbe essere chiaro: si parte dai punti A, B e con i vari passaggi descritti si arrivano a costruire i punti B, C, E, F, G, D che determinano i vertici dell’esagono regolare avente B come uno dei vertici ed inscritto nel cerchio di centro A e passante per B. 11 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI 2.2 Operazioni elementari • Asse di un segmento. Dato il segmento AB, costruire A(B) e B(A). I due punti C e D di intersezione delle due circonferenze individuano una retta che è l’asse del segmento dato. A D C B • Cerchio passante per tre punti. Dati i 3 punti (non allineati) A, B e C, costruire come nel punto precedente gli assi dei segmenti AB e BC. L’intersezione D di queste due rette è il centro della circonferenza cercata. A B D C • Perpendicolare ad una retta per un punto della retta stessa. Data la retta a ed il punto A su di essa, centrare il compasso in A. Sia B un punto dato su a diverso da A e costruire A(B). Sia C l’altro punto di intersezione di intersezione della circonferenza con la retta; la perpendicolare cercata è l’asse DE del segmento BC. 12 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI D a B A C E • Perpendicolare ad una retta per un punto esterno (o, anche, simmetrico di un punto rispetto ad una retta). Dati una retta a ed un punto A ad essa esterno, sia B un punto dato della retta. Costruire A(B). Se A(B) ∩ a = {B}, allora A(B) è tangente ad a e AB è perpendicolare ad a. Altrimenti, sia C l’ulteriore punto di intersezione: la retta cercata è l’asse del segmento BC. Pertanto, costruire B(A) e C(A); tali circonferenze si intersecheranno in A ed in un ulteriore punto D, che è simmetrico di D rispetto ad a. La retta AD è la perpendicolare richiesta. A a C B D • Parallela ad un retta per un punto esterno. Siano dati una retta a ed un punto A ad essa esterno. Una prima costruzione è quella che prevede di costruire la perpendicolare b ad a passante per A e, successivamente, la perpendicolare a b in A. 13 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI Per una costruzione più rapida ed elegante, scegliere un qualsiasi punto dato B su a. Costruire B(A). Sia C un punto di intersezione con a. Costruire A(B) e C(B). L’ulteriore intersezione D di queste ultime due circonferenze è tale che il quadrilatero ABCD ha tutti i lati di lunghezza uguale, quindi è un rombo e dunque la retta AD è parallela ad a. D A C a B • Dal compasso molle al compasso rigido. Dati un punto A ed un segmento BC, si deve costruire la circonferenza con centro A e raggio BC. Per far ciò, tracciare la retta AB e costruire le parallele ad AB e BC passanti per C e per A rispettivamente. Il punto D di intersezione tra queste due rette è sul centro cercato. C D B A Quanto appena visto mostra come con l’uso della riga e del compasso “molle” sia possibile simulare un compasso rigido. A partire da ora, quindi, non faremo più distinzione tra compasso rigido e compasso molle, per cui 14 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI una circonferenza per noi sarà data dal centro ed un suo punto oppure, indifferentemente, dal centro ed una lunghezza che determini il raggio. • Bisezione di un angolo. Sia dato l’angolo B ÂC. Costruire A(B) e sia D il suo punto di intersezione con AC. Costruire D(B) e B(D). I punti di intersezione E ed F delle due circonferenze individuano una retta che passa per A ed è la bisettrice dell’angolo dato. C D F E A B • Trasporto di un angolo. Sia dato l’angolo B ÂC e lo si voglia trasportare sul segmento DE, con l’angolo in D. Costruire A(B) e determinare la sua intersezione F con AC. Costruire D(AB) e determinare la sua intersezione G su DE. Costruire G(BF ) e determinare H, intersezione di G(BF ) e D(G). La retta DH è tale che B ÂC = E D̂H. H C F E G A 2.3 B D Operazioni aritmetiche Conoscendo alcune costruzioni elementari, vediamo come fare le operazioni aritmetiche usando la riga ed il compasso. Naturalmente, nel riferirci a costruzioni già esposte non daremo tutti i dettagli, ma diremo solo quale costruzione è usata. Le operazioni aritmetiche possibili con riga e compasso sono solo quelle che definiscono un campo (somma, differenza, prodotto e divisione) e la 15 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI costruzione della radice quadrata di un numero dato: ciò è alla base del teorema di costruibilità e ne spiega, sostanzialmente, il significato. • Somma di due numeri (positivi) dati a e b. Su una retta costruibile scegliere un punto costruibile A e, con centro in tale punto e apertura a, determinare un segmento terminante in B. Con centro in quest’ultimo punto e raggio b, determinare un punto C sulla retta fissata che stia nella semiretta uscente da B opposta rispetto a quella in cui si trova A: il segmento AC ha lunghezza a + b. a b A C B • Differenza di due numeri (positivi) dati a e b (a > b). Su una retta costruibile scegliere un punto costruibile A e, con centro in tale punto e apertura a, determinare un segmento terminante in A. Con centro in quest’ultimo punto e raggio b, determinare un punto B sulla retta fissata all’interno del segmento AC: il segmento AB ha lunghezza a − b. a b A C B • Prodotto di due numeri (positivi) dati a e b. Su una retta costruibile scegliere un punto costruibile A e costruire B tale che AB = 1. Costruire un’altra semiretta passante per A (per esempio, la perpendicolare in A). Sulla prima trovare C e sulla seconda D tali che AC = a e AD = b. Tracciare la retta passante per C parallela ad BD : il punto E di intersezione di tale retta con la retta AD è tale che AE = ab. E ab D b A a 1 B C 16 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI • Divisione fra due numeri (positivi) dati a e b. Come nella costruzione precedente, fissare due semirette uscenti da A e, su una di essa, individuare tramite il compasso due punti B, C tali che AB = 1 e AC = a. Sulla seconda retta fissare un punto D a distanza b da A. Tracciare la retta passante per B parallela a CD : il punto E di intersezione di tale retta con la retta AD è tale che AE = a/b. D b a b E a 1 A B C Osserviamo che se in queste operazioni almeno uno dei numeri dati è negativo, bisogna modificare le costruzioni di conseguenza cambiando l’orientazione sulla relativa semiretta. • Costruzione della radice di a. Sia AB = a, un segmento dato; aggiungere 1 e costruire la semicirconferenza di diametro a + 1 = BC. Nel punto A dove si è aggiunto il segmento unitario costruire la perpendicolare che intersecherà la semicirconferenza nel punto D: il segmento AD ha √ lunghezza a. D √ a 1 C a A B Osservazione 2.2. Da quanto visto, segue che tutti i punti P di coordinate P = (a, b) dove a, b ∈ Q sono punti costruibili. Tali punti formano un insieme denso nel piano; questo permette di giustificare un’apparente imprecisione che capita di trovare sovente nelle costruzioni: a volte si può vedere una costruzione che richieda, per la soluzione, la costruzione di una 2 COSTRUZIONI FONDAMENTALI 17 retta o di una circonferenza caratterizzata da una qualche proprietà ma che, a parte, ciò, può essere in una posizione “generica”. Per esempio, “dato il segmento [A,B] ed un punto P fuori dalla retta AB, tracciare una retta passante per P che intersechi il segmento in un punto interno”. Secondo la definizione 2.1, ciò non è necessariamente possibile: se nella costruzione sono dati solo i punti A, B, P , seguendo la definizione non si sa dove prendere un altro punto per cui far passare la retta richiesta. La soluzione sta nel fatto che la definizione sottointende la costruibilità dei punti (0, 0) e (1, 0) e quindi, grazie alle costruzioni elementari viste, di tutti i punti a coordinate razionali, per cui diventa facile integrare i punti di partenza A, B, P con altri punti costruibili che soddisfino le proprietà richieste. A volte, cercheremo di far vedere come anche a partire dai punti dati nella costruzione stessa si possano costruire altri punti che permettono di procedere secondo le proprietà richieste. 18 3 RISULTATI PRINCIPALI 3 Risultati principali In virtù delle costruzioni elementari viste, dati due numeri a, b è possibile costruire a ± b, a · b e a/b (quando b 6= 0). Questo già ci dice che tutto il campo dei numeri razionali Q è costruibile. Inoltre, dato a è possibile √ costruire anche a. Introduciamo alcune notazioni utili nel teorema che vedremo. Se K è un sottocampo di C e P = (α, β) è un punto del piano, diremo che P è definito su K se α, β ∈ K. La retta di equazione ax + by + c = 0 si dice definita su K se a, b, c ∈ K e lo stesso dicasi per il cerchio di equazione x2 + y 2 + ax + by + c = 0. Adesso siamo pronti per enunciare il teorema di costruibilità: Teorema 3.1. Un numero complesso z = α + iβ ∈ C è costruibile se, e solo se, esiste un campo K ⊂ R tale che: 1. α, β ∈ K; 2. esiste una catena finita di campi compresa tra Q e K Q = K0 ⊂ K1 ⊂ · · · ⊂ K n = K tale che [Ki : Ki−1 ] = 2 1 ≤ i ≤ n. Prima di vedere la dimostrazione di questo teorema facciamo alcune osservazioni che aiutano a comprenderne il significato. Come è noto, una retta nel piano si rappresenta tramite un’equazione di primo grado mentre per una circonferenza è necessaria un’equazione di secondo grado in cui i coefficienti di x2 e y 2 sono entrambi 1. Ciò vuol dire che per determinare il punto di intersezione di due rette è necessario risolvere un sistema formato da due equazioni lineari in due incognite, mentre il punto di intersezione tra una circonferenza ed una retta è dato da un sistema ancora di due equazioni con due incognite ma in cui un’equazione ha grado 1 e l’altra ha grado 2. Infine, l’intersezione di due circonferenza è data dalla soluzione di un sistema di due equazioni di secondo grado con due incognite: mediante un semplice passaggio, ciò si può ridurre ad un sistema due equazioni una avente grado 1 e l’altra grado 2. Un sistema del primo tipo (equazioni di grado 1), si risolve semplicemente con operazioni di somme, moltiplicazioni e divisioni: la soluzione apparterrà allo stesso campo al quale appartengono i coefficienti delle due equazioni. Un sistema del secondo tipo (in cui un’equazione ha grado 2) alla fine si riduce a risolvere un’equazione di secondo grado e quindi è necessario estrarre una radice quadrata. Quindi se i coefficienti appartengono ad un dato campo H, non è detto che anche la √ soluzione sia in H ma, più generalmente, apparterrà ad un’estensione H( α) di grado 2 di H. Ciò spiega il motivo per cui compare 3 RISULTATI PRINCIPALI 19 una catena di estensioni di grado 2 nel teorema: si ha un’estensione non banale ogni volta che si interseca una circonferenza con un’altra curva e l’intersezione non può essere determinata nel campo in cui ci si trova in quel dato momento. Dimostrazione. (⇒) Supponiamo che il numero complesso z = α + iβ sia costruibile e sia C = {Γ0 ≡ (0, 0), Γ1 ≡ (1, 0), . . . , Γh } una costruzione con riga e compasso del punto Γh ≡ (α, β). Nella costruzione C compare un numero positivo s di punti. Per ogni j, 1 ≤ j ≤ h, consideriamo la costruzione euclidea (parziale) Cj = {Γ0 , . . . , Γj }: in essa comparirà un numero t di punti, con t ≤ s. Indichiamo tali punti con Γj1 ≡ (α1 , β1 ), . . . , Γjt ≡ (αt , βt ) e definiamo il campo Kj = Q(α1 , β1 , . . . , αt , βt ). Definiamo anche K0 = Q. Otteniamo cosı̀ una catena di campi K0 ⊂ K1 ⊂ · · · ⊂ Kh . Dimostriamo che a. se Γj è una curva, essa è definita su Kj−1 ; b. [Kj : Kj−1 ] ≤ 2. Dopo aver dimostrato ciò, sopprimendo i campi intermedi in cui la dimensione resta invariata si ottiene la tesi. Dimostriamo la a. Se Γj è una retta passante per i punti Γk ≡ (α1 , β1 ) e Γr ≡ (α2 , β2 ) allora la sua equazione è x(β2 − β1 ) + y(α1 − α2 ) + β1 α2 − α1 β2 = 0 e tutti i coefficienti appartengono a Kj−1 . Analogamente, se Γj è un cerchio di centro Γk ≡ (α1 , β1 ) e passante per il punto Γr ≡ (α2 , β2 ) allora la sua equazione è (x − α1 )2 + (y − β1 )2 = (α2 − α1 )2 + (β2 − β1 )2 che, quindi, è definito su Kj−1 . Passiamo ora alla b. Se Γj non è un punto, allora Kj = Kj−1 e non c’è niente da dimostrare. Supponiamo dunque che Γj sia un punto, intersezione delle due curve Γr , Γs con r, s < j. Supponiamo che entrambe le curve siano due cerchi. Per trovare le intersezioni tra i due cerchi bisogna risolvere il sistema ( 2 x + y 2 + a1 x + b1 y + c1 = 0 x2 + y 2 + a2 x + b2 y + c2 = 0 dove le due equazioni sono, rispettivamente, le equazioni di Γr e Γs . Dato che r, s < j, entrambe le curve sono definite su Kj−1 e quindi a1 , b1 , c1 e 3 RISULTATI PRINCIPALI 20 a2 , b2 , c2 appartengono tutti a Kj−1 , per il punto a. Sottraendo, il sistema diventa ( x2 + y 2 + a1 x + b1 y + c1 = 0 (a1 − a2 )x + (b1 − b2 )y + c1 − c2 = 0 Per risolvere, si ricava dunque x oppure y dalla seconda equazione e si sostituisce nella prima, ottenendo cosı̀ un’equazione in un’incognita di secondo grado. Le sue radici si trovano in un’estenzione di grado minore od uguale a 2 di Kj−1 e nello stesso campo si trova l’altra incognita, dato che poi resta da risolvere un’equazione lineare. È evidente che nello stesso modo si studia il caso in cui una delle due curve è una retta: si parte direttamente da un sistema simile al secondo. Ancora più banale è il caso di due rette: stavolta il sistema è formato da due equazioni lineari e quindi le soluzioni restano all’interno del campo. (⇐) Siano z = α + iβ ∈ C e K = Kn un campo verificante le ipotesi del teorema. Dobbiamo dimostrare che il punto P ≡ (α, β) è costruibile. Lo faremo per induzione su n. n = 0: in questo caso, α, β ∈ K0 = Q ed in base alle costruzioni elementari viste z è costruibile. (n − 1) ⇒ n: possiamo supporre che α 6∈ Kn−1 , di modo che Kn−1 (α) 6= Kn−1 . Per il teorema della torre [Kn : Kn−1 (α)][Kn−1 (α) : Kn−1 ] = [Kn : Kn−1 ] = 2 e quindi Kn = Kn−1 (α), pertanto α è algebrico di grado 2 su Kn−1 . Sia x2 + ax + b il suo polinomio minimo (a, b ∈ Kn−1 ). In virtù della costruibilità della radice quadrata di un numero costruibile, le radici del polinomio sono costruibili su Kn−1 . Per ipotesi induttiva tutti i numeri di Kn−1 sono costruibili e quindi anche α è costruibile. Analogamente si ragiona per β. Per concludere, vediamo come tutto ciò si applichi alla soluzione dei problemi classici. Dal teorema otteniamo subito il Corollario 3.2. Se z ∈ C è costruibile, allora esso è algebrico su Q e il suo grado è una potenza di due. Dimostrazione. Sia z = α + iβ costruibile e sia K ⊂ R tale che α, β ∈ K. z è radice del polinomio x2 − 2αx + α2 + β 2 a coefficienti in K, pertanto [K(z) : K] ≤ 2. Per il teorema della torre, [K(z) : Q] = [K(z) : K][K : Q] e quindi anche [K(z) : Q] è una potenza di 2. Dato che Q(z) ⊂ K(z), ancora per il teorema della torre otteniamo che [Q(z) : Q] è una potenza di due. Spesso si usa quest’ultimo corollario, però nella sua forma negata: 3 RISULTATI PRINCIPALI 21 Corollario 3.3. Se il polinomio minimo su Q di z ∈ C ha grado che non è una potenza di due, allora z non è costruibile. Teorema 3.4. Non è possibile duplicare il cubo con riga e compasso. √ Dimostrazione. Per duplicare il cubo, bisogna costruire il numero 3 2. Tale numero è soluzione su Q del polinomio x3 − 2, che è irriducibile. Infatti, se fosse riducibile, essendo di grado 3 dovrebbe avere (almeno) un fattore di grado 1, cioè dovrebbe avere una radice in Q. Sia ab una radice, con a, b ∈ Z e MCD(a, b) = 1: ( ab )3 = 2. Allora 2b3 = a3 pertanto 2|a3 , quindi 2|a che implica 23 |a3 e da ciò si ricava 2|b, contro l’ipotesi che a e b siano primi tra loro. √ √ Pertanto x3 −2 è il polinomio minimo di 3 2 su Q e [Q( 3 2) : Q] = 3. Teorema 3.5. Non è possibile trisecare l’angolo di 60◦ . Dimostrazione. Scegliendo in modo opportuno il sistema di riferimento nel piano, si tratta di costruire il numero complesso cos( π9 ) + i sin( π9 ) o, equivalentemente, una qualsiasi delle sue coordinate. Sia α = cos( π9 ). Cerchiamo il polinomio minimo di α. Naturalmente si ha π 1 = cos 2 3π = cos 3 9 π π = cos 2 + 9 9 π π π π = cos 2 cos − sin 2 sin 9 9 9 9 π π 2 π π π π 2 cos − sin − 2 sin cos sin = cos 9 9 9 9 9 9 π π 2 π 2 π π 2 cos − sin − 2 sin cos = cos 9 9 9 9 9 2 2 2 = α − (1 − α ) α − 2(1 − α )α = 4α3 − 3α e pertanto α è radice del polinomio 8x3 − 6x − 1. Dimostriamo che tale polinomio è irriducibile su Q. Altrimenti, come prima, sia ab una radice con MCD(a, b) = 1, a ∈ Z e b ∈ N \ {0}. Allora 8a3 − 6ab2 − b3 = 0, da cui b2 |8a3 e a|b3 . Dal fatto che a e b sono primi tra loro, si ricava b2 |8 e a = ±1, cioè b = 1, 2 e a = ±1, e a 1 quindi b ∈ ± 1, ± 2 . Nessuno di questi due numeri però è una radice del polinomio. 3 RISULTATI PRINCIPALI 22 Per quello che riguarda la quadratura del cerchio, abbiamo già osservato che il problema si risolve utilizzando il Teorema di Lindemann, che afferma la trascendenza di π: non essendo algebrico, non è possibile costruirlo con riga e compasso. Il teorema di costruibilità non risolve invece in modo diretto la costruzione del poligono regolare con n lati: per ciò è necessario utilizzare, congiuntamente al teorema, anche la teoria di Galois e la struttura dei gruppi abeliani finiti, e ciò trascende i limiti di queste note. Citiamo, comunque, per completezza, i risultati relativi, a cominciare dal Teorema di Gauss–Wantzel. Indichiamo con ϕ(n) la funzione di Eulero. Teorema 3.6. Il poligono regolare con n lati è costruibile se, e solo se, ϕ(n) = 2k . Relativamente alla condizione imposta da questo teorema, le due seguenti proposizioni spiegano quando può verificarsi. Proposizione 3.7. ϕ(n) = 2k se, e solo se, m = 2h m1 · m2 · . . . · ms dove gli mi sono primi della forma mi = 2ji + 1. Proposizione 3.8. Se m ≥ 2 e mj + 1 è primo, allora m è pari e j = 2l . La dimostrazione di queste due proposizioni è un facile esercizio. 23 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE 4 Proprietà geometriche In questa sezione vediamo le costruzioni relative ad alcune proprietà geometriche molto importanti che ricorrono spesso nella soluzione di svariati problemi. • Tangenti per un punto ad un cerchio. Dato un cerchio γ di centro O ed un punto P, tracciare le tangenti a γ per P. Bisogna distinguere tre casi: 1. P è interno a γ. In tal caso, ovviamente non ci sono soluzioni. 2. P è su γ. In tal caso, c’è un’unica tangente ed è la perpendicolare in P al raggio OP. 3. P è esterno a γ. In questo caso, si osservi che se si traccia una tangente, allora l’angolo che questa forma nel punto di tangenza con il relativo raggio è π/2, pertanto il punto di tangenza si trova sulla circonferenza avente come diametro OP. Pertanto, per trovare i punti di tangenza è sufficiente tracciare quest’ultima circonferenza e i due punti di intersezione con il cerchio dato sono i punti di tangenza delle due tangenti a γ per P. γ O P • Tangenti comuni a due cerchi. Dati due cerchi γ, γ ′ di centro, rispettivamente, O, O ′ , e raggi r, r ′ tracciare le tangenti comuni ai due cerchi. Anche qui bisogna trattare alcuni casi distinti. Separiamo i vari casi a seconda del numero di punti le due circonferenze hanno in comune. Chiaramente, l’intersezione di due circonferenze può essere formata da 0,1 oppure 2 punti. 24 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE Studiamo prima il caso in cui γ ∩ γ ′ = ∅. All’interno di questo caso, è necessario distinguere due sottocasi: quando i due cerchi sono uno interno all’altro e quando invece non lo sono. Il fatto che i cerchi siano uno interno all’altro, matematicamente è rappresentato dalla condizione OO ′ < r + r ′ . In tal caso, ovviamente, non ci sono tangenti comuni. Quando non sono uno interno all’altro, vale a dire quando OO ′ > r + r ′ , allora ci sono quattro tangenti comuni. Vi sono vari modi per costruire queste quattro tangenti. Vediamo due modi basati su due costruzioni distinte. Supponiamo r ≥ r ′ . Osserviamo che se a è una tangente comune, allora anche la retta a′ simmetrica di a rispetto ad OO ′ è anch’essa una tangente comune alle due circonferenze. Inoltre, la retta parallela ad a passante per O ′ è tangente alla circonferenza di centro O e raggio r ′ . In questo modo si costruiscono le prime due tangenti. a γ γ′ O′ O a′ In modo simile, per costruire altre due tangenti b e b′ , si costruisca la circonferenza di centro O e raggio r + r ′ . A questa, si conducano le tangenti per O ′ (ricordare che OO ′ > r + r ′ ). Infine, si traslino le due rette di una distanza r ′ per ottenere le rette cercate b e b′ . γ b γ′ O′ O b′ 25 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE Un’altra costruzione delle tangenti comuni si basa sulla seguente osservazione. Sia a una tangente comune. Tale tangente incontra la retta OO ′ in un punto P (con la possibile degenerazione di P = ∞, nel caso in cui r = r ′ e a parallela ad OO ′ ). P, insieme ai centri ed ai punti di tangenza, determina due triangoli rettangoli simili. γ a O P O′ γ′ Nel caso in cui P sia esterno al segmento OO ′ , si ha r OP = ′ r O ′ P = OP − OO ′ da cui r r − r′ che determina univocamente P. Determinato P, basta poi tracciare una tangente per P ad un cerchio e questa retta sarà tangente anche all’altro cerchio. Nel caso in cui P sia interno al segmento OO ′ , allora si ha OP = OO ′ OO ′ − OP r = ′ r OP da cui r r + r′ ed anche in questo caso P risulta univocamente determinato. Si osservi che questa costruzione dimostra anche che le quattro rette trovate sono le uniche soluzioni del problema. Restano ora da studiare i casi i cui γ ∩ γ ′ 6= ∅. Se γ ∩ γ ′ = {A}, allora le due circonferenze sono tangenti. Se OO ′ = r + r ′ , allora le circonferenze sono tangenti ed esterne. In questo caso, vale la stessa costruzione di prima con la considerazione che le due tangenti che intersecano il segmento OO ′ degenerano alla stessa retta perpendicolare a tale segmento nel punto di tangenza dei due cerchi. OP = OO ′ 26 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE Se invece OO ′ = r − r ′ , allora le due circonferenze sono tangenti internamente e vi è un’unica retta tangente ad entrambe. Infine, se γ ∩ γ ′ = {A, B}, allora le due circonferenze sono secanti, nel qual caso si può ripetere ancora la costruzione del primo punto però solo per le due rette tangenti che si intersecano al di fuori del segmento OO ′ . • Cerchio ortogonale ad un cerchio dato α ed avente centro in un punto B esterno ad α. Basta tracciare le tangenti ad α passanti per B: se C, D sono i due punti di tangenza, allora BC è ortogonale ad α. α C A B D • Centri di omotetia di due cerchi. Un punto si dice di omotetia di due cerchi se esiste una omotetia per tale punto che trasforma un cerchio nell’altro. Evidentemente, un tale punto deve stare sulla retta congiungente i centri dei cerchi. Inoltre, se si prende una coppia di rette parallele passanti ognuna per un centro, le due rette devono essere trasformate l’una nell’altra. Pertanto i centri di omotetia si individuano tracciando due rette parallele passanti per i centri, considerando le rette passanti per le intersezioni con i cerchi e prendendo le intersezioni di queste ultime rette con la retta passante per i centri. 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE 27 Di centri di omotetia ve ne sono due, tranne nel caso in cui i raggi sono uguali. Un centro è relativo ad una omotetia di fattore positivo e l’altro è relativo ad una omotetia di fattore negativo. Nel caso di raggi uguali, c’è solo l’omotetia di fattore -1, tranne nel caso particolarissimo in cui i cerchi sono uguali, in cui c’è naturalmente solo l’identità. Se i cerchi sono esterni, i centri di omotetia coincidono con le intersezioni delle parallele comuni viste in precedenza con la retta per i centri. • Asse radicale di due cerchi. Il Teorema delle Secanti dice che se P è un punto ed A, B sono i due punti di intersezioni di una retta s passante per P ed intersecante (o tangente) un cerchio dato γ di centro O e raggio r allora il prodotto AP · BP è costante al variare della retta s per P. La 2 costante P O − r 2 si chiama potenza di P (relativamente a γ). L’asse radicale di due cerchi è, per definizione, il luogo dei punti che hanno la stessa potenza relativamente ai due cerchi dati. Tale luogo è una retta, perpendicolare alla retta passante per i centri dei cerchi dati. Se i due cerchi si intersecano, l’asse radicale è la retta passante per i punti di intersezione dei due cerchi o, nel caso in cui siano tangenti, è la retta passante per il punto di tangenza e perpendicolare alla retta passante per i centri. Grazie a questa osservazione, è facile costruire l’asse radicale di due cerchi: si inizia col costruire un terzo cerchio che li intersechi entrambi. Per esempio, si può costruire un punto che con i centri dei cerchi forma 28 4 PROPRIETÀ GEOMETRICHE un triangolo equilatero e poi costruire il cerchio con centro quest’ultimo punto e passante per i centri dati. Poi si costruiscono i due assi radicali del terzo cerchio con i cerchi dati. I due assi si incontreranno in un punto che sta sull’asse radicale dei due cerchi dati: costruendo la perpendicolare per questo punto alla retta congiungente i centri dei cerchi dati si ottiene l’asse cercato. L B D I G C A H E F M Il Teorema dell’Asse Radicale afferma che gli assi radicali di tre cerchi dati (che non siano concentrici a due a due) si intersecano in un punto, detto punto radicale dei tre cerchi, oppure sono paralleli. 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 5 29 Inversione rispetto ad un cerchio dato L’inversione rispetto ad un cerchio è una costruzione introdotta da J. Steiner nel 1803 circa che risulta utilissima nella soluzione di molti problemi. La definizione è molto semplice: sia dato un cerchio α di centro A e raggio a (il raggio del cerchio può essere dato sia tramite un punto dato sulla circonferenza, sia tramite due punti dati nel piano). Preso un punto B diverso da A, l’inverso di B rispetto ad α è definito come quel punto B ′ sulla retta AB tale che AB · AB ′ = a2 . In queste note diamo per scontati i principali risultati relativi alla geometria euclidea, essendo generalmente ben noti; per contro, le proprietà di base relative all’inversione non sempre sono altrettanto conosciute, pertanto ne diamo alcuni cenni nell’Appendice: a quest’ultima rimandiamo per chiarimenti sulle proprietà che interverranno nelle seguenti costruzioni. • Inverso di un punto. Basandosi sulla definizione, è possibile costruire B ′ in molti modi diversi. Vediamone alcuni. Una via, per esempio, è di usare i triangoli simili: sia C intersezione di AB con α e sia D un qualsiasi altro punto costruibile su α, diverso dal simmetrico di C rispetto ad A (per esempio, si può prendere D come l’intersezione di α e della perpendicolare ad AB in A). Si tracci allora la parallela a BD passante per C, che intersecherà AD in E. Dalle proprietà a2 dei triangoli simili, AE = AB pertanto è sufficiente riportare E su AB con il compasso per determinare F = B ′ . D α E A F C B Una seconda costruzione, nel caso in cui B sia esterno ad α, è data dalla figura 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 30 C α A E B D Questa costruzione usa solo il compasso: la analizzeremo quando dimostreremo il teorema di Mascheroni-Mohr. Un’altra costruzione, sempre nel caso in cui B sia esterno al cerchio, la si ottiene osservando che se si costruisce il cerchio di diametro AB allora tale cerchio incontra α in due punti C, D tali che AĈB = AD̂B = π/2 e, pertanto, il punto di intersezione dei segmenti AB e CD è l’inverso di B per il primo teorema di Euclide. C α A B D Osserviamo che tutte le costruzioni dell’inversione di un punto B definite solo quando il punto si trova fuori dal cerchio di inversione con centro in A possono essere usate anche quando il punto si trova all’interno del cerchio di inversione: basta moltiplicare la lunghezza AB un numero sufficiente n di volte in modo da ottenere C fuori dal cerchio, calcolare l’inverso di C e poi rimoltiplicare quest’ultimo punto per lo stesso fattore n usato per trovare 31 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO C: il punto cosı̀ trovato sarà l’inverso di B. Infatti, se B ′ e C ′ sono gli inversi di B e C rispettivamente, si ha a2 = AB · AB ′ = nAB · n1 AB ′ = AC · AC ′ . Per esempio, vediamo nel dettaglio la tabella della costruzione, la descrizione di ogni passaggio ed i vari passi relativi alla costruione geometrica dell’inverso di un punto interno al cerchio di inversione. Nella tabella, il numero tra parentesi quadre indica il numero della figura dove viene effettuata la relativa costruzione. Nella costruzione, le figure di sinistra (1,3 e 5) sono i dati iniziali di ogni tabella, mentre le figure di destra (2,4 e 6) sono le costruzioni. La figura 7 è il risultato finale. Sono dunque dati un cerchio α di centro A e raggio a ed un punto B interno al cerchio. Per prima cosa, si moltiplica AB per un intero opportuno, in questo caso 5, per ottenere un punto fuori da α: BA , AB α, B A, B 2 BB , AB 2 B, B 3 BB , AB 2 3 2 B ,B 4 BB 3 , AB 4 3 B ,B B5 5 [2] Adesso si costruisce l’inverso di B 5 . La via più veloce sarebbe usando la costruzione con il solo compasso: α, B 5 5 BA ,α C, D CA , DA A, E E Nella figura, invece, effettuiamo la costruzione che sfrutta il cerchio di diametro AB 5 . Per costruire questo cerchio, dobbiamo prima trovare il punto medio del segmento. Costruito il cerchio, la corda determinata dai due punti di intersezione con α incotrerà AB 5 nel punto inverso di B 5 : α, B 5 5 BA , AB 5 C, D CD, AB E EA , α F, G F G, AB H H [4] Adesso, è sufficiente moltiplicare H per 5 e otteniamo cosı̀ il punto B ′ inverso di B rispetto ad α: α, H HA , AH 2 HH , AH 3 HH , AH 2 4 HH 3 , AH A, H 2 H, H 3 H 2, H 4 H 3, H 5 H 5 = B′ [6] 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 1 2 3 4 5 6 32 7 • Cerchio ortogonale ad α passante per due punti B, C. Se B e C sono l’uno l’inverso dell’altro, ogni cerchio che passa per i due punti è ortogonale ad α. Altrimenti, è sufficiente costruire l’inverso B ′ di B: ogni cerchio per B, B ′ è ortogonale ad α, per cui il cerchio cercato è il cerchio per B, B ′ , C. B α B′ C A 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 33 • Cerchio per un punto e ortogonale a due cerchi dati. Siano α, β i cerchi dati di centro rispettivamente A, B e sia C il punto dato. Possiamo supporre che C non sia nè A nè B, altrimenti non vi sono soluzioni. Se C appartiene ad entrambi i cerchi, ci sono infinite soluzioni se i due α e β sono ortogonali, altrimenti non vi sono soluzioni. Se C appartiene ad un solo cerchio, diciamo β, allora sia C ′ il suo inverso rispetto ad α: il cerchio avente centro sull’intersezione dell’asse di CC ′ e sulla tangente a β in C è soluzione. Infatti è ortogonale ad α dato che passa per due punti inversi l’uno dell’altro ed è ortogonale a β per costruzione. Il caso generale è quando C non appartiene a nessuno dei cerchi dati. In tal caso, comunque, è sufficiente costruire i due inversi C ′ , C ′′ di C rispetto ad α e β: il cerchio per C, C ′ , C ′′ è la soluzione cercata. C α C′ C ′′ A B β • Due cerchi disgiunti possono essere invertiti in due cerchi concentrici. Per un’analisi della soluzione, rimandiamo all’appendice: adesso ci concentriamo sulla costruzione. Siano α e β i due cerchi dati, di centro A e B. Per costruire la soluzione, bisogna innanzi tutto costruire l’asse radicale di α e β. α, β AB , BA C, D CA , α E, F CA , β G, H EF, GH I AI , BI I, J 34 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO C E H J α F A B G β I D Ora scegliamo un qualsiasi punto sull’asse radicale, per esempio un’intersezione K tra IJ e AB , e costruiamo il cerchio per K ed ortogonale ad α e β. IJ, AB K, L KA , α M, N MA , NA A, O KB , β P, Q PB , QB B, R S OK , KO S, T K U M Q T O R α A P N B β L KL, ST U 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 35 Per trovare i punti limite del fascio cui appartengono α e β, dovremmo trovare un altro cerchio ortogonale ai cerchi dati, ripetendo la costruzione precedente partendo, per esempio con L. Con questa scelta, osserviamo che tutta la costruzione è simmetrica rispetto alla retta AB, pertanto l’altro cerchio lo possiamo trovare costruendo il simmetrico di UK rispetto ad AB. Si può procedere ancora più semplicemente: la retta AB stessa passa per i punti limite, pertanto i due punti limite del fascio sono l’intersezione di UK e AB: UK , AB V, W α V W B A β Infine, non resta altro da fare che costruire il cerchio ζ di centro V ed ortogonale a β: rispetto a tale cerchio, β si inverte in se stesso ed α si inverte in un cerchio concentrico a β. Se invece avessimo usato il cerchio con centro W ed ortogonale ad α, avremmo ottenuto un’inversione che fissa α e che manda β in un cerchio concentrico ad α. VB , BV X, Y XY, BV Z ZB , β Ã, B̃ VÃ = ζ X Ã α Z A V W B̃ ζ Y B β 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO 36 Infine, invertiamo α rispetto a ζ, per ottenere i due cerchi concentrici richiesti. Per invertire α sarebbe necessario invertire tre punti e poi costruire il cerchio passante per i tre punti. Dato che sappiamo che il risultato dell’inversione deve avere centro in B, in realtà è necessario invertire un punto solo. In questo caso particolare, poi, in cui α interseca ζ non sarebbe necessario fare niente: il cerchio di centro B e passante per le intersezioni di α e ζ deve essere l’inverso di α. Diamo comunque la costruzione nel caso generale: invertiamo un punto già costruito di α, per esempio E. EV , ζ C̃, D̃ C̃V , D̃V V, Ẽ BẼ D̃ E Ẽ α A V B β C̃ ζ Abbiamo visto la costruzione svolta passo per passo: ecco quello che risulterebbe se l’avessimo fatta tutta a mano su un foglio. . . 5 INVERSIONE RISPETTO AD UN CERCHIO DATO S C K X D̃ U Ã E M Ẽ α A V Z P W G F N B̃ I C̃ ζ Y L D H T L O R B β Q 37 38 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO 6 Costruzioni con il solo compasso Abbiamo già accennato al risultato di Mascheroni-Mohr per cui ogni costruzione eseguibile con riga e compasso può essere eseguita anche con il solo compasso: vogliamo dimostrare tale teorema. 6.1 Costruzioni fondamentali Prima del teorema, vediamo come fare col solo compasso alcune costruzioni elementari. Sottolineiamo che per compasso è da intendersi il compasso molle. Osserviamo inoltre che ci sono due costruzioni che rivestono un ruolo fondamentale nelle costruzioni con il solo compasso: la simmetria rispetto ad una retta, che permette di trovare la perpendicolare ad una retta rispetto ad un punto esterno, e l’inversione rispetto ad un cerchio, grazie alla proprietà di trasformare rette in cerchi e viceversa. • Asse del segmento AB. È di costruzione immediata: due punti C e D sulla retta cercata sono le intersezioni dei due cerchi A(B) e B(A). A C D B • Perpendicolare ad una retta per un punto esterno o, anche, simmetrico di un punto rispetto ad una retta. Data la retta AB ed un punto C fuori di essa, si punti in B con raggio BC e poi in A con raggio AC. Se D è l’ulteriore punto di intersezione dei due cerchi oltre a C, allora AB è l’asse del segmento CD, pertanto le due rette sono perpendicolari. È chiaro anche che D è il simmetrico di C rispetto alla retta AB. C A B D 39 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Eliminiamo ora la complicazione data dal compasso molle. • Dal compasso molle al compasso rigido. Sia dato un punto A ed un segmento BC. Dobbiamo determinare P tale che AP = BC e quindi A(P ) = A(BC). Costruire A(B) e B(A). Siano D ed E i due punti di intersezione. Osserviamo che DE è l’asse del segmento AB e quindi questi due punti sono scambiati tra loro mediante la riflessione rispetto alla retta DE. Costruire D(C) e E(C) ed individuare l’ulteriore punto di intersezione F. Allora F è il simmetrico di C tramite la stessa riflessione e quindi AF = BC. C B E D A F Questo è un esempio fondamentale di come sfruttare la simmetria rispetto ad una retta nelle costruzioni con il solo compasso. Naturalmente tale costruzione, molto semplice ed elegante, poteva anche essere fatta subito direttamente nella sezione relativa alle costruzioni che ammettono anche la riga. . . . • Doppio di un segmento AB. Per fare ciò, è sufficiente costruire il cerchio di B(A). Poi, partendo da A, si riporta su questo cerchio il raggio per 3 volte: il terzo punto C cosı̀ ottenuto è tale che AC = 2AB. A B C 40 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Un’altra costruzione è la seguente: costruire A(B) e B(A). Siano C, D i due punti di intersezione. Costruire C(D) e D(C) Siano E, F i due punti di intersezione. Si ha EB = AF = 2AB. C E A B F D Osserviamo che aggiungendo altri due punti si costruisce un esagono regolare inscritto nel cerchio di diametro AC e prendendo un vertice sı̀ ed uno no si costruisce un triangolo equilatero inscritto nello stesso cerchio. • Multipli interi di un segmento AB. Si ottengono dalla costruzione precedente ripetuta più volte. In particolare, otteniamo tutti i numeri interi. A B • Perpendicolare ad una retta per un punto della retta stessa. Data la retta AB, per trovare la perpendicolare in B sarà sufficiente trovare C che duplica AB, di modo che B sia il punto medio del segmento AC. L’asse di tale segmento è la perpendicolare cercata. • Parallela ad una retta per un punto. Data la retta AB ed il punto C, basta costruire la perpendicolare ad AB in C e poi la perpendicolare in C a quest’ultima. • Inverso di un punto rispetto ad un cerchio. Iniziamo con l’invertire un punto B rispetto a α, di raggio a e centro A supponendo che B sia esterno a α. 41 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO C α A E B D Costruire B(A) e trovare le intersezioni C, D con α. Puntando ora sia in C che in D sempre passando per A, l’ulteriore intersezione dei due cerchi è il punto cercato E. Infatti, si ha che E appartiene alla retta AB dato che AB per costruzione è l’asse di CD ed E è equidistante da C e D. Inoltre, i triangoli ABC ed ACE sono simili essendo entrambi isosceli e con l’angolo alla base uguale. Nel caso in cui B è interno, la costruzione continua a valere se il cerchio di centro B e raggio AB ha due intersezioni con α. Ciò si verifica se AB > 1 2 a. Se di intersezione ce n’è una sola, allora AB = 12 a, pertanto AE = 2a = 4AB ed E è costruibile per quanto già visto. Se, infine, AB < 21 a, allora si costruisce C tale che AC = n · AB, C interno a α e AC > 21 a. Con la costruzione precedente si inverte C, trovando a2 a2 = n·AB e, pertanto, l’inverso E di B sarà dato da D. Si avrà AD = AC AE = a2 AB = n · AD. α A B C D E 42 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Osserviamo che la costruzione effettuata utilizza solo il compasso molle. • Reciproci dei numeri naturali. Dato n, il suo reciproco lo si trova tramite l’inversione rispetto alla circonferenza unitaria. • Centro del cerchio passante per tre punti. Siano A, B, C i tre punti dati. Iniziamo con il caso particolare in cui un punto è equidistante dagli altri due: AB = AC. Tracciare il cerchio α = A(B). Poi tracciare i cerchi B(A) e C(A). Sia D l’ulteriore punto di intersezione di questi due cerchi. Allora, dalla costruzione dell’inverso di un punto, risulta che l’inverso P di D rispetto ad α è il centro del cerchio β passante per A, B e C. B α β A D P C Per costruire il centro, pertanto, trovato D come sopra siano E ed F le intersezioni di D(A) e A(B) (nel caso D(A) non intersechi A(B) bisogna procedere come già indicato per costruire l’inverso di D). L’ulteriore intersezione di E(A) ed F (A) è il centro G del cerchio passante per A, B, C. B α E A D F C G 43 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Passiamo ora la caso generale. Supponiamo AB < BC. L’idea è di invertire, rispetto al cerchio A(B), il cerchio passante per i punti dati: in questo modo si determina un altro punto sul cerchio cercato avente da A la stessa distanza di B e ci si riduce al caso precedente. Siano D, E le intersezioni di A(B) e C(A) e sia F l’ulteriore intersezione di D(A) ed E(A). Risulta pertanto che F è l’inverso di C rispetto al cerchio A(B). Tramite quest’inversione, il cerchio cercato viene trasformato in una retta passante per F, inverso di C, e B, che è l’inverso di se stesso. Sia adesso G l’ulteriore intersezione di F (A) e B(A); la retta F B è l’asse del segmento AG e quindi il punto H determinato dall’ulteriore intersezione di G(B) e A(B) è anch’esso su tale asse. Riassumendo: H è sulla retta F B e sul cerchio A(B) pertanto il suo inverso, che coincide con H stesso, è sul cerchio cercato passante per A, B, C ma anche sul cerchio A(B), per cui AH = AB e siamo ridotti al caso precedente. E B A F G C H D Osserviamo che l’idea alla base di questa costruzione è il fatto che il punto H che stiamo cercando e che ci permette di ridurci al caso precedente è il punto d’intersezione tra la retta BF ed il cerchio A(B); per trovare H si sfrutta il fatto che BH è una corda del cerchio A(B) e pertanto se G è il simmetrico di A rispetto a BF, allora H è il simmetrico di B rispetto ad AG, da cui la costruzione. 44 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO • Punto medio di un segmento. Dato AB, basta raddoppiare il segmento in C e trovare l’inverso D di C. A D B C • Bisezione di un arco. Per la costruzione, useremo il compasso rigido. Se BC è un arco di un cerchio con centro in A, costruire B(A) e C(A). Su tali cerchi riportare due archi AD ed AE uguali a BC. Costruire D(C) ed E(B), ottenendo come intersezione F. Costruire D(AF ) oppure, equivalentemente, E(AF ). Il punto G di intersezione con l’arco BC è il punto medio dell’arco stesso. F G X D B W Y A C E Z Per dimostrare ciò, introduciamo alcuni punti che non fanno parte della costruzione. Sia X l’intersezione di AF con l’arco BC. È evidente che X biseca l’arco. Siano inoltre Y, W e Z, rispettivamente, i punti medi dei segmenti BC, DA e AE, come in figura. 45 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Per ottenere la correttezza della costruzione, è sufficiente dimostrare che DX = AF , in modo che G = X. Osserviamo innanzi tutto che DW = W A = AZ = ZE = BY = Y C. Usando più volte il Teorema di Pitagora, si ha 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 DX = DA + AX = DA + AC = DA + AZ + ZC = DA + AZ + DC − DZ = DC + AZ + DA − DZ 2 = DC + AZ + 4AZ − 9AZ 2 = DC − 4AZ 2 = DC − DA 2 2 2 2 = AF . 6.2 Teorema di Mascheroni–Mohr Siamo pronti per dimostrare il risultato principale. Teorema 6.1. Ogni costruzione eseguibile con riga e compasso è eseguibile con il solo compasso. Dimostrazione. La definizione che abbiamo dato di costruzione con riga e compasso prevede una successione di quattro operazioni fondamentali, a partire dai due punti dati (0, 0) e (1, 0): 1. congiungere due punti (già costruiti) con una retta; 2. trovare il punto di intersezione di due rette (già costruite); 3. tracciare una circonferenza, dato il centro ed un suo punto; 4. trovare i punti di intersezione di una circonferenza con un’altra circonferenza (già costruita) o con una retta (già costruita). Per dimostrare il teorema, bisogna mostrare che ognuna di queste costruzioni può essere eseguita con il solo compasso. La prima operazione perde di significato nel momento in cui ammettiamo l’uso del solo compasso: una retta si intenderà nota tramite due suoi punti. 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO 46 La terza operazione, naturalmente, è effettuabile, cosı̀ come trovare i punti di intersezione tra due circonferenze. Ci resta quindi da trovare i punti di intersezione date a. una retta ed una circonferenza; b. due rette. Il caso a. lo divideremo in due sottocasi: i. la retta non passa per il centro della circonferenza; ii. la retta passa per il centro della circonferenza. a.i.: intersezione tra un cerchio ed una retta non passante per il centro. Siano dati una retta AB ed un cerchio α di raggio a con il suo centro C. Tracciare A(C) e B(C). Sia D l’ulteriore punto in comune di queste due circonferenze. Osserviamo che D esiste sempre ed è diverso da C perché si sta supponendo che AB non passi per C. AB è l’asse del segmento CD e quindi la distanza della retta AB dal centro del cerchio C è pari a CD 2 . I vari casi che si possono avere sono i seguenti: 1. CD > 2a: è il caso in cui la retta ed il cerchio non hanno intersezione. 2. CD = 2a: la retta AB è tangente ad α. 3. CD < 2a: la retta ed il cerchio sono secanti. Per trovare i due punti di intersezione (coincidenti nel secondo caso), costruiremo l’inverso di D rispetto a α. Si veda la costruzione dell’inverso di un punto rispetto ad un cerchio per i dettagli e la discussione dei vari casi: per semplicità, mostreremo solo il caso più significativo dell’inversione di un punto. Se {E, F } = α ∩ D(C), allora l’inverso cercato è G, dove {C, G} = E(C) ∩ F (C). Tracciare G(C) e siano H, I i due punti di intersezione con α. H ed I sono i punti di intersezione tra la retta AB e α. 47 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO G E A D H F I C B α Infatti, essendo AB l’asse del segmento CD, è sufficiente far vedere che H ed I sono anch’essi su quest’asse. Questo segue dal fatto che G è l’inverso di D e quindi D è l’inverso di G. Riprendendo la costruzione dell’inverso di G, si vede che D è l’intersezione del cerchio di centro H e raggio HC col cerchio di centro I e raggio IC, pertanto HC = HD e IC = ID. Osserviamo che il cerchio passante per H, I e C è il cerchio inverso della retta AB rispetto ad α. a.ii.: intersezioni tra un cerchio ed una retta passante per il suo centro. Se α è il cerchio dato di centro C e AB è la retta passante per C, tracciando un cerchio di centro A e raggio AC le intersezioni di questo cerchio con α sono due punti che dividono α stesso in due archi. Bisecando questi due archi si trovano due punti che stanno sulla retta AB e su α. Questa costruzione non funziona in due casi: il primo è quando A = C. In tal caso, effettuarla scegliendo B. Il secondo è quando sia A che B si trovano all’interno del cerchio di centro C e raggio uguale alla metà del raggio di α. In tal caso, moltiplicare AB per un opportuno numero intero fino a trovare un punto fuori da quest’ultimo cerchio. 48 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO α C A B b.: intersezione tra due rette. Siano AB e CD due rette. Sia E un qualsiasi altro punto costruibile del piano non appartenente alle rette date (se non ci sono altri punti già costruiti oltre ai quattro dati si può, per esempio, costruire l’esagono regolare inscritto in A(B) avente un vertice in B: uno degli altri 4 vertici, escludendo anche il simmetrico di B rispetto ad A, deve essere necessariamente fuori dalla retta CD). Puntando in E tracciamo un cerchio α passante per un qualsiasi altro punto costruibile. Invertendo i quattro punti dati ed usando la costruzione del cerchio passante per tre punti, costruiamo i due cerchi β e γ inversi, relativamente ad α, alle rette AB e CD rispettivamente. Sia J l’ulteriore punto di intersezione, se esiste, dei cerchi β e γ. L’inverso K rispetto a α di J è l’intersezione di AB e CD. Naturalmente, quando se β e γ si incontrano solo in E, J non esiste e ciò vuol dire che le due rette sono parallele. 49 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO β G α B F A E J C K D γ I H 6.3 Dimostrazione alternativa Come già osservato, le costruzioni con il solo compasso si basano spesso su due costruzioni fondamentali: l’inversione rispetto ad un cerchio e la simmetria rispetto ad una retta. Nella dimostrazione che abbiamo dato del teorema di Mascheroni–Mohr le costruzioni relative ai punti a.i e b usano l’inversione, mentre la costruzione relativa al punto a.ii usa, anche se in modo non del tutto evidente, le proprietà della simmetria. Per vedere altri esempi di costruzioni con il solo compasso effettuate usando le proprietà della simmetria, ridimostriamo i punti a.i e b con questa tecnica. Dimostrazione. a.i.: intersezione tra un cerchio ed una retta non passante per il centro. Sono dati la retta AB ed il cerchio C(D) (nella tabella preferiamo usare la notazione CD per i cerchi). Diamo subito la costruzione tramite la tabella: AB, CD AC , BC AD , BD CD , E F C, E D, F G, H G, H 50 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO Si ha che E è il simmetrico di C rispetto ad AB e nello stesso modo F è il simmetrico di D. Ne segue che il cerchio E(F ) è il simmetrico di C(D) e pertanto le due intersezioni G, H di questi due cerchi devono stare sull’asse della simmetria, che è AB. E F A B G H C D In questo caso, la costruzione effettuata tramite le proprietà delle simmetrie risulta più semplice ed elegante di quella effettuata tramite le proprietà dell’inversione. Lo stesso non si può certamente dire della prossima costruzione. b.: intersezione tra due rette. Sono date le due rette (non parallele) AB e CD. Dobbiamo trovare il punto X di intersezione tra le due rette. La costruzione è schematizzata nella tabella AB, CD CA , DA A, E HA , A E I, J AE , BE E, F IA , JA A, K E A , FA A, G KA LA = n · KA GA HA = n · GA X=L Iniziamo col supporre che X non sia nessuno dei quattro punti dati, altrimenti non c’è nulla da fare. Nella costruzione data, E è il simmetrico di A rispetto a CD. Se le due rette sono perpendicolari, il punto d’intersezione è il punto medio del segmento AE. Possiamo pertanto supporre che non siano perpendicolari. F è il simmetrico di E rispetto alla retta AB e G è il simmetrico di A rispetto ad EF. Osserviamo che G è sulla retta AB. H, che nella nostra figura coincide con G, si trova nel seguente modo: si vogliono determinare le intersezioni di G(A) ed A(E). Non è però detto che 51 6 COSTRUZIONI CON IL SOLO COMPASSO questi due cerchi si intersechino: dipende dalla posizione relativa dei punti di partenza. Nel caso in cui non si intersecano, moltiplichiamo il segmento ←− GA per un oportuno n ottenendo H (sulla semiretta GA) in modo che i due cerchi H(A) ed A(E) abbiano due intersezioni. Siano I e J queste due intersezioni e costruiamo i cerchi I(A) e J(A). Sia K l’ulteriore punto di intersezione di questi ultimi due cerchi; moltiplicare il segmento KA per il numero n precedentemente determinato in modo da trovare L. Il punto cercato X coincide con L. Vediamo perché. I triangoli AXE e AEG sono simili essendo entrambi 2 isosceli e con l’angolo alla base in comune. Pertanto AX = AE AG . Nello stesso modo, i triangoli AIK e AHI sono simili, per cui AK = 2 AI . Da ciò, otteniamo AH 2 " AI AL = nAK = n AH # # 2 2 AE AE =n = = AX nAG AG " e dato che X ed L sono entrambi sulla retta AB, otteniamo X = L. F I B A G=H X C J K=L E D 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO 7 52 Il problema di Apollonio Problema 7.1. Dati tre cerchi distinti e possibilmente degeneri nel piano, dire se esiste, ed eventualmente costruire, un cerchio tangente a tutti e tre i cerchi dati. Il problema di Apollonio è uno dei problemi classici nelle costruzioni con riga e compasso. La sua trattazione completa è complessa e lunga dato che si ammette che ognuno dei tre cerchi dati possa degenerare ad un punto od una retta: vi sono quindi 10 casi principali, ognuno dei quali va suddiviso in sottocasi a seconda delle relazioni intercorrenti tra le figure. Il numero totale delle soluzioni varia da caso a caso e può essere compreso tra 0 ed 8, eccettuato il caso di tre cerchi tutti e tre tangenti nello stesso punto, che ha infinite soluzioni. Per capire come affrontare il problema, esaminiamo alcuni casi. 7.1 PRR Innanzi tutto, studiamo in modo completo il caso di un punto P e due rette s, t. Sia γ di centro O e raggio r una eventuale soluzione. I casi da distinguere sono i seguenti: 1. rette incidenti e (a) punto su entrambe le rette; (b) punto su una sola retta; (c) punto fuori dalle rette; 2. rette parallele e (a) punto su una retta; (b) punto fuori dalle rette e i. esterno alla striscia delimitata dalle rette; ii. interno alla striscia delimitata dalle rette. Come si vede, solo questo caso prevede ben 6 sottocasi. Si capisce quindi che la trattazione completa del problema non può non essere che molto voluminosa, anche se molti casi sono di facile soluzione. Esaminiamo i vari sottocasi. 1.a. Nessuna soluzione: se P ∈ t, γ deve essere tangente in P ad t. Dato che s incontra t in P, s non può essere tangente a γ. 53 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO P t s 1.b. Due soluzioni: se P ∈ t, γ deve essere tangente in P ad t e quindi O si deve trovare sulla retta perpendicolare a t in P. Inoltre, O deve comunque stare sulla bisettrice dell’angolo all’interno del quale si trova γ. P t s 1.c. Due soluzioni: O deve stare sulla bisettrice dell’angolo all’interno del quale si trova P. Si tracci una qualsiasi circonferenza δ di centro Q in quest’angolo che sia tangente alle due rette e si consideri la retta U P. Essa incontrerà δ in due punti A e B. Se γ di centro O è soluzione, allora si deve UP = UP oppure UO = UB . Si hanno quindi due possibili soluzioni avere UO UQ UA UQ e i centri si trovano mediante una semplice proporzione. 54 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO γ δ O Q B γ O t P A U s In tutti i casi 2.∗, ogni centro tangente alle due rette deve avere centro sulla retta u che divide in due parti uguali la striscia compresa tra le rette s e t. 2.a. Una soluzione: O deve stare anche sulla perpendicolare in P ad s. P s O γ u t 2.b.i. Nessuna soluzione: ovvio. P s t 2.b.ii Due soluzioni: se P deve stare su γ, il centro O di quest’ultimo deve distare da P la metà della distanza tra le rette, perché sappiamo già che questo è il raggio di γ. 55 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO s γ P O γ O u t 7.2 CCC Vediamo adesso il caso di tre cerchi in posizione generale. Con ciò, intendiamo il caso in cui i tre cerchi sono non degeneri, esterni l’uno all’altro, non intersecanti, con raggi diversi e con i tre centri non allineati. Insomma, è quello che potrebbe essere considerato come “il” problema di Apollonio: ogni altro caso può essere considerato “degenere”, nel senso che si verifica quando almeno una delle precenti condizioni non è soddisfatta. In questo caso, il problema ammette 8 soluzioni. Esistono varie costruzioni che risolvono il problema di Apollonio: ne mostreremo una dovuta a Gergonne. Per prima cosa, si deve determinare il centro radicale dei tre cerchi dati. Esso è, per definizione, l’intersezione dei tre assi radicali dei cerchi presi a 2 a 2: per un teorema già citato, tali assi si intersecano in un punto. La costruzione dell’asse radicale di due cerchi è già stata vista in precedenza. Il secondo passo verso la soluzione è quello di determinare i 6 punti di omotetia: 2 per ogni coppia di cerchi. Anche in questo caso la costruzione è già stata vista. Si può dimostare che questi 6 punti appartengono a 4 rette, su ognuna di queste rette vi sono tre punti e per ogni punto passano 2 rette, come si vede dalla figura. 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO 56 A questo punto, si sceglie una di queste quattro rette e, con la costruzione che segue, si ottengono due cerchi tangenti ai cerchi dati. Come esempio, scegliamo la retta che lascia i tre cerchi nello stesso semipiano. Il primo passaggio è determinare il polo di inversione della retta rispetto ad ogni cerchio. Per polo di inversione intendiamo il punto inverso, rispetto al cerchio, del punto di intersezione della retta con la perpendicolare alla retta stessa passante per il centro del cerchio. Da un altro punto di vista, invertendo la retta rispetto al cerchio si ottiene un cerchio passante per il centro del cerchio dato: il polo di inversione è l’altro estremo del diametro del cerchio inverso della retta. Adesso si congiunge ogni polo di inversione con il centro radicale. Ogni retta cosı̀ trovata determina due punti su ogni cerchio. 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO 57 Scegliendo uno dei due punti su ogni cerchio, si determina un cerchio tangente ai tre cerchi dati. Ripetendo la costruzione per ogni retta determinata dai centri di omotetia, si determinano tutte e otto le soluzioni. 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO 58 7 IL PROBLEMA DI APOLLONIO 59 Mostriamo, infine, tutte le curve necessarie per determinare la soluzione del problema, per avere un’idea della difficoltà che si doveva affrontare, tecnicamente, quando i disegni si facevano a mano. . . 60 8 ALTRE COSTRUZIONI 8 Altre costruzioni In questa sezione vedremo alcune costruzioni, prese da varie fonti, esemplificative di problematiche e tecniche che intervengono in questa disciplina. Fino ad ora abbiamo cercato di porre la massima attenzione nell’aderire alla definizione data di costruzione, che richiede che ogni nuova figura sia costruita a partire da punti dati o già costruiti. Adesso, invece, ci concentreremo soprattutto sulle costruzioni geometriche, prendendoci qualche libertà sul formalismo, come già segnalato nell’osservazione 2.2: una frase del tipo “costruire un cerchio in P di raggio qualsiasi” non aderisce alla definizione, poiché il raggio del cerchio è determinato dal fatto che la circonferenza dovrebbe passare per un punto già costruito; ma se nella costruzione serve solo il cerchio ed il suo raggio non ha importanza, si può sempre trovare un altro punto già costruito per il quale far passare il cerchio. • In un triangolo dato, tracciare una parallela alla base di modo che, tracciando dall’intersezione di tale retta con i due lati del triangolo due parallele ai lati stessi, la somma dei segmenti individuati da tali rette con la base sia uguale al segmento del lato parallelo alla base [2], n. 17 . Dato il triangolo ABC, si chiede di determinare P su AC e Q su BC tale che la retta P Q sia parallela ad AB e indicando con E ed F due punti su AB tali che P E e QF siano parallele, rispettivamente, a BC e AC. si abbia P E + QF = P Q. C P A R Q E F B Per prima cosa convinciamoci che ciò sia effettivamente possibile. Quando P tende ad A (e, di conseguenza, Q tende a B), la somma richiesta tende a 0, mentre P Q tende ad AB. Per contro, quando P e Q tendono a C, la somma tende a AC + BC mentre P Q tende a 0. La funzione P E + QF è 61 8 ALTRE COSTRUZIONI continua e strettamente crescente, per cui ci sarà una ed una sola soluzione al nostro problema. Cerchiamo di capire dalla figura quali proprietà necessarie deve avere la soluzione, in modo da vedere se tramite tali proprietà sono anche sufficienti. Evidentemente P E = QB e QF = P A, per cui basta cercare P e Q di modo che si abbia AP + BQ = P Q. Supponiamo dunque di aver già determinato la soluzione: AP + BQ = P Q e sia R su P Q tale che P R = P A (e, di conseguenza, RQ = QB ). Dato che P Q è parallela ad AB, gli angoli P R̂A e RÂB sono sempre uguali, per un qualsiasi punto R su P Q. Dal fatto che P R = AP , segue che il triangolo P AR è isoscele. Pertanto P ÂR = P R̂A = RÂB e quindi R deve essere sulla bisettrice di P ÂB = C ÂB. In modo analogo, R deve stare anche sulla bisettrice dell’angolo C B̂A. Se vi è una soluzione, questa condizione la determina univocamente. È semplice, a questo punto, verificare che tale condizione è anche sufficiente: si scelga R come l’intersezione delle bisettrici dei due angoli C ÂB e C B̂A. Si tracci la parallela ad AB per R e siano P, Q le intersezioni con, rispettivamente, AC, BC. Con le stesse considerazioni già fatte, la retta P Q risolve il problema. • In un triangolo tracciare una parallela alla base di modo che la somma dei segmenti dei lati compresi tra la base e tale parallela sia uguale alla base stessa [2], n. 2 . Sia ABC il triangolo dato, di base AB. Siano P su AC e Q su BC tali che P Q sia parallela ad AB e AP + BQ = AB. Si scelga R su AB di modo che AR = AP e, di conseguenza, BR = BQ. Tracciare la retta CR e le perpendicolari per R ad AC, P Q, BC e siano S, T, U i rispettivi punti di intersezione. C P T Q U S A R B Da AP = AR segue che AP R è un triangolo isoscele, per cui AP̂ R = AR̂P = RP̂ Q e quindi la retta P R biseca l’angolo AP̂ Q. In modo analogo, 62 8 ALTRE COSTRUZIONI RQ biseca B Q̂P. Questo implica che SR = T R = U R e quindi CR biseca l’angolo in C. Da quanto visto, segue la costruzione: dato il triangolo di base AB si tracci la bisettrice dell’angolo in C e sia R il punto di intersezione con AB. In R si traccino la perpendicolare per R ad AC (oppure, indifferentemente, a BC), e la perpendicolare ad AB. Su quest’ultima retta si riporti la distanza di R da AC e, in questo punto, si tracci la parallela ad AB. Questa è la retta cercata. Infatti, nominando i punti come in figura, RS = RU = RT , quindi R è equidistante da AP e P Q, cioè P R biseca AP̂ Q. Ma allora RP̂ A = QP̂ R = P R̂A e quindi il triangolo AP R è isoscele ed in modo simile si ragiona per il triangolo RBQ. • Dati un punto O, due rette parallele u e v ed un punto A su u, tracciare una retta passante per O tale che, dette X ed Y le intersezioni di tale retta con u ed v, A sia equidistante da X ed Y. [1], 1907.2 . Sia r una retta che verifica la proprietà richiesta e sia s la retta equidistante da u e v. γ u A O r X H Y s Indichiamo con H l’intersezione di r ed s. Dato che H è il punto medio di XY, e dato che il triangolo AXY è isoscele, AH è perpendicolare ad r. Pertanto il triangolo AHO è rettangolo in H e dunque H appartiene alla circonferenza γ di diametro AO. In definitiva, le soluzioni del problema sono le rette r passanti per O e per le (eventuali) intersezioni di γ con s; pertanto, vi possono essere nessuna, una o due soluzioni. 63 8 ALTRE COSTRUZIONI • Date tre rette parallele, trovare un triangolo equilatero avente un vertice so ogni retta [1], 1967.2 . Siano a, b, c le tre rette, con b interna alle altre due. Osserviamo che se si effettua una rotazione di 60◦ con centro in un vertice di un triangolo equilatero, uno dei due restanti vertici viene trasformato nel terzo. Possiamo allora procedere cosı̀: fissiamo ad arbitrio un punto A sulla retta a. Sia b′ la retta trasformata di b mediante la rotazione di 60◦ con centro in A e sia C l’intersezione b′ ∩ c. Per determinare adesso il terzo vertice B su b del triangolo equilatero, basta intersecare b con il cerchio di centro A e raggio AC, avendo cura di scegliere l’intersezione che sta nello stesso semipiano di A rispetto a b′ . Osserviamo che, dato che di rotazioni di 60◦ rispetto ad A se ne possono fare due, fissato A ci sono esattamente due soluzioni al problema. b′ c C b B a A Seconda costruzione. Fissato nuovamente A, tracciare per A una delle due rette che intersecano le parallele con un angolo di 30◦ e sia D l’intersezione di tale retta con c. Sia B l’intersezione di b con l’asse del segmento AD. Allora il secondo punto di intersezione della retta c col cerchio con centro in B e raggio BD è il punto C che completa il triangolo equilatero ABC. Infatti AB̂C = 2 · AD̂C dato che i due angoli sono rispettivamente l’angolo al centro e l’angolo alla circonferenza insistenti sulla corda AC e quindi AB̂C = 2 · 30◦ = 60◦ . Inoltre, il triangolo ABC è isoscele per costruzione e quindi è equilatero. D C c B b a A 64 8 ALTRE COSTRUZIONI • La sezione aurea. La sezione aurea è la parte di un segmento media proporzionale tra tutto il segmento e la parte rimanente. AP Detto in formule, su AB si cerca P tale che AB AP = P B . Supponendo x che AB = 1 e chiamando AP = x, allora si deve avere x1 = 1−x da cui √ x = −1+2 5 . La costruzione di x è dunque molto semplice usando le costruzioni già viste di somma, prodotto, divisione e radice quadrata. Ad ogni modo, una costruzione più semplice ed elegante è la seguente: tracciare la perpendicolare in B, su di essa scegliere Q tale che 2 · BQ = AB, riportare B in R su AQ ed infine riportare R in P su AB. Il Teorema di Pitagora ci assicura che AP ha la lunghezza giusta. Q R A P B Un’altra costruzione della sezione aurea di AB è la seguente. A B Quest’ultima costruzione ha il vantaggio che permette una rapida costruzione del pentagono inscritto nel cerchio di raggio AB. 65 8 ALTRE COSTRUZIONI La sezione aurea ha una storia molto antica. Essa fu studiata dai Pitagorici, i quali scoprirono che il lato del decagono regolare inscritto in una circonferenza di raggio r è la sezione aurea del raggio e costruirono anche il pentagono regolare intrecciato o stellato, o stella a 5 punte, che i chiamarono pentagramma e considerandolo simbolo dell’armonia lo assunsero loro segno di riconoscimento. Tale figura è ottenuta dal decagono regolare congiungendo un vertice sı̀ ed uno no o, equivalentemente, congiungendo tra loro tutti i vertici di un pentagono regolare. A questa figura è stata attribuita per millenni un’importanza misteriosa. I suoi lati si intersecano sempre secondo la sezione aurea: B P A 66 8 ALTRE COSTRUZIONI La sezione aurea interviene insistentemente, in modo addirittura quasi mistico, in varie discipline. In architettura, per esempio, molti ritengono che un rettangolo avente i lati in proporzione aurea sia particolarmente gradevole da vedere rispetto agli altri. Per questo motivo, molti edifici, monumenti e costruzioni, dell’antichità e non, hanno i lati in proporzione aurea. Del resto, è anche molto semplice costruire un rettangolo, partendo da un quadrato ABCD, che abbia base ed altezza nella proporzione aurea: puntando nel punto medio P di AB con raggio P C, il punto Q intersezione del cerchio con il prolungamento di AB determina la base AQ del rettangolo cercato, la cui altezza è AD. D A C P B Q Tale figura serve anche come punto di partenza per costruire, usando il compasso, una figura che è un’ottima approssimazione della spirale logaritmica e ben rappresenta, per esempio, la forma di alcune conchiglie: A 67 PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE A Proprietà dell’inversione In questa Appendice, studiamo alcune proprietà notevoli dell’inversione, utili per poter giustificare alcune costruzioni che abbiamo visto. Non siamo quindi interessati alla costruzione delle figure che incontreremo, ammesso che esista. Ricordiamo la definizione: dato un cerchio α di centro A e raggio a ed un punto B diverso da A, l’inverso di B rispetto ad α è definito come quel punto B ′ sulla retta AB tale che AB · AB ′ = a2 . A.1 Inversione di rette e cerchi Naturalmente, una retta per A viene invertita in se stessa, con l’eccezione di A il cui inverso non è definito (problema che si risolve con l’introduzione, volendo, del punto ∞). Usando la seguente figura dovrebbe essere un facile esercizio il fatto che invertendo una retta non passante per A si ottiene un cerchio passante per A, e viceversa (con la solita eccezione di A che va nel punto all’infinito). A Inoltre, il cerchio ha come diametro il punto inverso della perpendicolare per A alla retta data. Un po’ piu’ di attenzione è necessaria per i cerchi non passanti per A: in questo caso, usando il teorema della tangente e delle secanti vediamo che essi vengono trasformati in cerchi non passanti per A: α C β C′ B P A E′ D′ D E A 68 PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE siano r, r ′ i raggi, rispettivamente, di α, β. Si scelgano tre punti C, D, E su β, con C tale che AC sia tangente a β e D, E punti di intersezione di una secante per A e siano C ′ , D′ , E ′ i rispettivi punti inversi. Indichiamo con b, c, d, e, c′ , d′ , e′ le distanze, rispettivamente, AB, AC, AD, AE, AC ′ , AD′ , AE ′ . Si ha dd′ = ee′ = r 2 per definizione di inversione e de = c2 per il teorema della tangente e delle secanti. Dividendo la prima per la seconda d′ e′ r2 = = 2 e d c che è costante. Sia P il punto di intersezione della parallela per D′ a BE con la retta AB e sia p = AP e q = D′ P. Si ha p/b = d′ /e = q/r ′ e quindi p= bd′ r2 = b 2, e c q= d′ r ′ r2 = r′ 2 . e c Questo implica che il punto P è costante, cosı̀ come la sua distanza da E ′ e pertanto l’inverso del cerchio di centro B e raggio r ′ è il cerchio di centro P e raggio q. Osserviamo che il centro del cerchio inverso non è l’inverso del centro del cerchio. A.2 Invarianza degli angoli L’inversione cambia profondamente l’aspetto di una curva, come abbiamo visto. C’è però una proprietà che si conserva: l’angolo di intersezione di due curve è invariante. Naturalmente, per angolo di intersezione di due curve si deve intendere l’angolo compreso tra le rette tangenti alle due curve nel punto di intersezione. Per dimostrare ciò, iniziamo con l’osservare che è sufficiente considerare il caso in cui una delle due curve sia una retta passante per il centro di inversione O: se P è il punto di intersezione delle due curve, è sufficiente considerare il caso particolare per ogni singola curva e la retta OP. Sia dunque O il centro del cerchio γ di raggio r rispetto al quale si inverte, α una curva e P un suo punto. Scegliamo un altro punto Q su α e indichiamo con r la retta OP e con P ′ , Q′ , α′ gli inversi, rispettivamente, di P, Q, α. A 69 PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE α γ Q α′ Q′ P P′ O r Per definizione di inversione, r 2 = OP · OP ′ = OQ · OQ′ da cui OP OQ = ′ OQ OP ′ e quindi i triangoli OP Q ed OP ′ Q′ sono simili; in definitiva, per ogni scelta di Q, ed ogni corrispondente Q, l’angolo O Pˆ′ Q′ è uguale al corrispondente angolo in Q. Quando il punto Q tende a P, la retta P Q tende alla retta tangente ad α nel punto P e contemporaneamente, Q′ tende a P ′ e la retta P ′ Q′ tende alla retta tangente ad α′ in P ′ , pertanto l’angolo in Q tende all’angolo di incidenza in P , mentre Q′ tende a P ′ e O Pˆ′ Q′ tende all’angolo di incidenza in P ′ . Se si considerano solo le rette di tangenza, senza cioè preoccuparsi del fatto che l’inverso della tangente è la tangente, allora la dimostrazione può essere svolta in modo più “geometrico”: supponiamo che le rette r, s si intersechino in P con angolo α e siano P ′ , ρ, σ gli inversi di P, r, s. Tracciando le rette parallele ad r, s passanti per O, si ha che queste due rette sono tangenti a ρ, σ e, pertanto, i due cerchi si intersecano con lo stesso angolo in P ′. r γ ρ P P α O s ′ σ α A 70 PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE A.3 Inversioni varie Elenchiamo alcune semplici conseguenze delle proprietà viste dell’inversione. Indichiamo con γ il cerchio di centro O e raggio r rispetto al quale invertiamo. 1. L’inverso di un triangolo ABC è un triangolo A′ B ′ C ′ simile al triangolo di partenza. Ciò è conseguenza dell’invarianza degli angoli, ma si può ottenere anche direttamente partendo dal caso particolare in cui uno degli angoli del triangolo coincide con O. 2. Un’altra semplice conseguenza dell’invarianza degli angoli è il fatto che un cerchio si inverte in se stesso se, e solo se, è ortogonale a γ. Inoltre, ogni cerchio passante per due punti inversi l’uno dell’altro è ortogonale a γ. 3. Dal punto precedente, l’inverso di un punto è il secondo punto di intersezione di due qualsiasi cerchi passanti per il punto dato e ortogonali a γ. 4. L’inverso rispetto a γ di un cerchio α (non passante per O) e di due punti P, Q inversi l’uno dell’altro relativamente ad α, sono un cerchio α′ e due punti P ′ , Q′ inversi l’uno dell’altro rispetto ad α′ . γ α′ α P′ P O Q Q′ La dimostrazione è molto semplice: Q per ipotesi e quanto visto, è la seconda intersezione di due cerchi passanti per P ed ortogonali ad α. Tali cerchi vengono invertiti, rispetto a γ, in due cerchi passanti per P ′ e Q′ ed ortogonali ad α′ , pertanto P ′ e Q′ sono l’uno l’inverso dell’altro rispetto a α′ . Caso particolare molto importante è quello in cui Q = O: allora si ottiene che l’inverso di O tramite α viene invertito, tramite γ, nel centro del cerchio α′ inverso di α. Detto in altri termini, l’inverso del centro di un cerchio, è l’inverso del centro di inversione rispetto all’inverso del cerchio. A 71 PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE 5. Invertendo un fascio di rette passanti per un punto si ottiene un fascio di cerchi passanti per O e l’inverso del punto dato. Invertendo un fascio di cerchi concentrici si ottiene un fascio di cerchi coassiali (cioè, con lo stesso asse radicale), non intersecantisi, aventi come punti limite O e l’inverso del centro del fascio e come asse radicale l’asse del segmento determinato dai punti limite. I due fasci inversi sono ortogonali tra loro. Dalla proprietà precedente, segue che il punto limite diverso da O coincide con l’inverso del centro del fascio di cerchi concentrici. 6. La proprietà precedente permette di dimostrare un’importante proposizione: dati due cerchi senza punti comune α, β di centro, rispettivamente, A, B esiste un cerchio ζ di centro O tale che gli inversi di α e β rispetto a ζ sono concentrici. α′ C γ α β C′ C ′′ O P A ζ cerchio inverso dell’asse radicale B A PROPRIETÀ DELL’INVERSIONE 72 Per ciò, consideriamo l’asse radicale r di α e β. È facile verificare che r non interseca i due cerchi dati. Sia adesso C un punto su r e C ′ , C ′′ gli inversi di C rispetto ad α e β. Il cerchio γ passante per C, C ′ , C ′′ è, per le proprietà viste, ortogonale ai cerchi dati. Sia D il suo centro. Le rette uscenti per D e passanti per i punti di intersezione di γ con α e β devono essere le tangenti per D ai cerchi dati, essendo γ ortogonale ad α e β. Da questo segue che il centro di γ è sull’asse radicale. Ragionando in modo simile, si può anche ottenere il viceversa: ogni cerchio ortogonale ad uno dei cerchi dati ed avente il centro sull’asse radicale è ortogonale anche all’altro cerchio dato. Sia quindi γ un cerchio ortogonale ad α e β e siano O, P le intersezioni di γ con la retta AB: dato che γ è ortogonale ad α, per esempio, ed il suo centro è sull’asse radicale che è ortogonale ad AB, i due punti di intersezione di α e γ devono trovarsi in due semipiani differenti rispetto ad A e B, pertanto O e P esistono sempre. Dato che O e P sono intersezione di una retta ed un cerchio ortogonali a β, e quindi autoinversi rispetto a quest’ultimo, ne segue che O e P sono l’uno inverso dell’altro sempre rispetto a β. Analogamente, O e P sono l’uno inverso dell’altro rispetto ad α. Sia ora ζ il cerchio di centro O ed ortogonale a β. Da quanto detto e dalle proprietà viste, segue che gli inversi di α e β rispetto ad O sono due cerchi aventi entrambi per centro l’inverso di P rispetto a ζ. Osserviamo che, di fatto, l’inverso di β rispetto a ζ è β stesso, dato che i due cerchi sono ortogonali. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 73 Riferimenti bibliografici [1] Autori vari, I problemi di matematica della Scuola Normale Superiore Boringhieri, 1985 [2] L. Carroll, Pillow-Probles Macmillan and Co., 1895 [3] R. Courant e H. Robbins, Che cos’è la matematica?, Universale Scientifica Boringhieri (Celum Stellatum) 65/66/67, 1971 [4] H. S. M. Coxeter e S. L. Greitzer, Geometry rivisited, AMS, 1967 [5] I. Ghersi, Matematica dilettevole e curiosa Hoepli, 1978 [6] M. Girardi e G. Israel, Teoria dei campi, Feltrinelli, 1976 [7] G. E. Martin, Geometric Constructions, Springer, 1998 Indice analitico esterno, 12 interno, 11 tangenti a due cerchi, 23 ad un cerchio, 23 trasporto di un angolo, 14 Abel, 5 Apollonio problema di, 4, 52–59 tre cerchi, 55 un punto e due rette, 52 cerchio definito su un campo, 18 compasso molle, 3, 8, 13, 39 rigido, 3, 8, 13, 39 costruzioni col solo compasso, 38 asse di un segmento, 38 bisezione di un arco, 44 cerchio per tre punti, 42 compasso rigido, 39 doppio di un segmento, 39 inversione di un punto, 40 multipli di un segmento, 40 parallela per un punto, 40 perpendicolare per un punto esterno, 38 interno, 40 punto medio di un segmento, 44 reciproci di interi, 42 costruzioni con riga e compasso asse di un segmento, 11 asse radicale di due cerchi, 27 bisezione di un angolo, 14 cerchio per tre punti, 11 compasso rigido, 13 definizione, 8 omotetie di due cerchi, 26 operazioni sui numeri differenza, 15 divisione, 16 prodotto, 15 radice, 16 somma, 15 parallela per un punto, 12 perpendicolare per un punto duplicazione del cubo, 4, 6, 21 Eulero, 6, 22 ϕ di, 22 Fermat, primi di, 6 Galois, 5, 22 Gauss, 5, 6 Hermite, 7 inversione, 29–36, 42, 49, 67–72 centro del cerchio inverso, 68, 70 cerchi autoinversi, 70 cerchi concentrici, 33–36, 71 cerchi e punti inversi, 70 cerchi ortogonali, 26, 32, 33 definizione, 29, 67 di un cerchio, 67 di una retta, 67 fascio di cerchi per un punto, 71 fascio di rette per un punto, 71 invarianza degli angoli, 68 inverso di un punto, 29–31, 40, 70 triangoli, 70 Lindemann, 7, 22 Mascheroni, 4, 45 Mohr, 4, 45 numero (complesso) costruibile, 9 74 INDICE ANALITICO operazioni fondamentali, 8 poligono regolare, 4, 6, 22 con 17 lati, 6 costruibilità, 6 punto costruibile, 9 punto definito su un campo, 18 quadratura del cerchio, 4, 7, 22 retta definita su un campo, 18 Ruffini, 5 sezione aurea, 64–66 simmetria, 39, 49 Steiner, 5, 29 tabella di una costruzione, 9 Teorema di costruibilità, 18 di Gauss–Wantzel, 22 di Mascheroni–Mohr, 45 trisezione dell’angolo, 4, 7, 21 Wantzel, 6 75