MAURO SALINO Dislessia… un falso problema? Al Convegno di aprile presso la “Città Studi” di Biella Durante la scorsa primavera sono stato ad un Convegno dedicato ai “disturbi specifici dell’apprendimento”. Il documento che segue è già stato pubblicato nella rete interna della scuola e ora viene messo a disposizione di tutti, con l’obiettivo di fornire elementi utili a chi desidera approcciarsi al problema. *** Sabato 17 aprile, presso l’Auditorium della Città Studi di Biella, si è tenuto il convegno dal titolo “Dislessia… un falso problema?”, al quale ho partecipato in rappresentanza del nostro Istituto. Una zona del Centro Congressi è stata dedicata all’esposizione di software didattico, a cura della Anastasis, e agli stand delle case editrici di settore. Gli interessati sappiano che ho a disposizione una copia del catalogo Erickson 2009/2010 completo, più le versioni ridotte con le novità gennaio e marzo 2010, il pieghevole del nuovo lettore vocale Alfa Reader e il demo-software autunno 2009. La giornata è stata aperta dalla presentazione di Costanza Di Gaetano, presidente della sezione A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia) per le zone di Vercelli-Ivrea-Biella, la quale ha ricordato i dati che recentemente hanno attestato un 5% della popolazione scolastica e 1 milione e 500 mila persone in Italia, con disturbi riconducibili alla dislessia e forme associate. Ha preso quindi la parola Cristiano Termine, neuropsichiatra infantile e ricercatore presso l’Università Insubria di Varese. Al di là dell’inquadramento generale del tema (necessario ai non addetti ai lavori, vista la discreta presenza di genitori interessati), gli spunti di lavoro sono stati numerosi. Ad esempio si chiede di discriminare bene la “disgrafia”, caratterizzata da lentezza nell’esecuzione, rispetto alla “disortografia”. Il disgrafico non sempre presenta una calligrafia poco leggibile, ma sono i tempi richiesti mediamente dalla scuola che lo spiazzano. Infatti viene spesso considerato “disattento”, perché nonostante l’impegno si deve dedicare a decifrare un messaggio senza l’aiuto di automatismi. È perciò fondamentale che l’insegnante adatti la situazione di apprendimento, per evitare che la disabilità diventi handicap. Il dott. Termine ha poi presentato il nuovo manuale di classificazione ICF-CY. La dislessia è determinata biologicamente, quindi la famiglia e la scuola non sono inizialmente determinanti; però la familiarità a volte ha condizionato una posizione sociale pregressa, che “blocca” di fatto il piacere per la parola corretta, la lettura, allontanando dagli studi e le professioni che sviluppano queste abilità. Basti pensare ai risultati nelle ricerche sulla lettura giornaliera: fra chi si dedica pochi minuti e chi legge per trenta, con il tempo si sviluppa una differenza in progressione geometrica nell'aumento del lessico. Nel caso di linguaggio orale particolarmente impreciso, non si deve temere di intervenire già nell’ingresso alla scuola dell’infanzia con la logopedia e, per quanto riguarda i suoi trattamenti, si ritorna al concetto che senza un parallelo adattamento dell’ambiente scolastico, essa non dà effetti. Se per un Q.I. sotto 70 c’è un ritardo mentale, fino al punteggio di 85 non si può comunque parlare di dislessia come fatto “specifico”, perché i disturbi sono multipli. Il vantaggio/svantaggio, per la scuola, risiede nel fatto che il tipo di intervento non cambia. Un dato interessante: gli insegnanti tendono a considerare più alto il disturbo nei maschi, rispetto alla realtà; viceversa per le femmine, che quindi proseguendo con difficoltà negli studi sviluppano ansia. Dare autonomia nelle strategie “compensative” previene la necessità di tutoraggio continuo ed evita anche le chiusure successive nell’impegno per la scarsa riuscita. Durante la seconda parte della mattinata, è stata la volta dell’intervento di Lorenzo Calligaris, pedagogista clinico, docente presso l’Università Bicocca di Milano e consulente per DSA allo sportello dell’Ospedale Niguarda. Calligaris si è occupato in particolare dei problemi temi legati all’area matematica. Ha subito chiarito che la discalculia non riguarda la logica nella risoluzione di problemi, mentre investe le procedure di calcolo. L’uso del test specifico AC-MT ha fatto emergere, come costanti, le difficoltà nei tempi di esecuzione. Gli automatismi, proprio per definizione, devono possedere la caratteristica della rapidità (scrivere sotto dettatura, recitare la tavola pitagorica, leggere…); la scuola punta invece più sull’accuratezza. Questo è il motivo principale per cui, in molti casi, gli insegnanti concludono “Ha impiegato tanto tempo, ma alla fine il risultato era giusto…”, con un parametro che incentiva l’alunno in difficoltà ma non fa emergere il pensiero strategico, che invece economizzerebbe i tempi. Le abilità oggetto di diagnosi specifica, in conclusione, non possono essere valutate direttamente nel quotidiano lavoro scolastico. Il momento ideale per la diagnosi si colloca all’inizio dalla quarta classe, quando il programma di matematica ha affrontato gli elementi fondamentali della materia. Le modalità di intervento in caso di discalculia devono ripercorrere le fasi dell’apprendimento fin dai primi stadi: “subitizing”= automatismo precoce, pre-verbale, che consente di discriminare fino a 4 elementi istantaneamente; “stima”= determinazione approssimativa immediata; “conteggio” = attraverso il gioco, le filastrocche, lavoro tipico nell’età della scuola dell’infanzia; “cardinalità” = all’ingresso nella primaria, quando si comprende che il numero contiene la quantità (non devo sempre ricontare tutti gli elementi); “strategie” = alla domanda “Hai contato?”, la risposta deve essere “No”. (Da intendersi, nel caso di 40 x 12: “Ho pensato che 40 per 10 fa 400, poi so che 4 x 2 dà 8, cioè 80, quindi insieme 480”. La scuola tende ad attivare subito il valore posizionale delle cifre, utilizzare griglie grafiche; la procedura però può bloccare la strategia, mentre l’alunno in difficoltà potrebbe compensare proprio in tale senso. Fra gli aneddoti ricavati dalle ricerche, significativo è il caso del bambino di fronte alla somma 12+25: “Scrivo prima in alto unità – decine – centinaia”; “Prova subito a dare la risposta…”; (dopo qualche minuto di perplessità) “Preferisco scrivere i simboli sopra”; “Sei sicuro che ti servano le centinaia?”; (dopo altro tempo trascorso inutilmente) “Io scrivo anche le centinaia, perché non si sa mai…”. Per Calligaris siamo qui di fronte allo scollamento fra l’impostazione di una procedura ordinata e l’obiettivo finale del ragionamento. L’affermazione forte, lanciata come stimolo alla scuola, è stata quindi la seguente: attenti quando il calcolo scritto è la rinuncia alla visione strategica della quantità. La costruzione di strategie ha maggior efficacia quando è socialmente condivisa, nel lavoro didattico; nel contempo l’insegnante è più comodo nell’individuare le difficoltà. Per una rassegna degli ausili informatici o standard, il docente ha consigliato una visita al sito www.campustore.it Nel pomeriggio sono poi ripresi gli interventi con Claudia Destefanis, psicologa e mediatrice familiare. Il suo ragionamento è partito dalla considerazione che le emozioni creano una risposta fisiologica, anche molto coinvolgente, e se penso di essere capace di fare una cosa è più probabile che io riesca. L’alunno con DSA si trova preso fra le richieste degli insegnanti, le aspettative dei genitori e la propria incapacità “specifica”, settoriale, spettatore e protagonista delle reazioni degli altri che lo condizioneranno da più punti di vista. Quando entra a scuola, ogni bambino deve imparare a costruire “relazioni”, più che imparare materie; a maggior ragione il dislessico dovrà anche integrare quel pezzo della sua identità, costituita da difetti e pregi, per saperla accettare. Per quanto riguarda l’uso di “facilitatori”, la Destefanis ha ricordato la definizione di Winnicott, che considera positiva la madre quando è figura “sufficientemente buona”, che sa rendere autonomo il figlio, oltre ad offrirgli le dovute attenzioni. La tentazione di porsi come “facilitatore umano”, rimandando sempre il momento in cui gli ausili esterni verranno utilizzati in modo produttivo, tende a vincolare il rapporto di dipendenza madre/figlio; quindi, in una riflessione con la famiglia su questi temi, la scuola si gioca un ruolo importante. La “condivisione del mondo” è ancora alta nella primaria e si deve sfruttare per un legame positivo, ma per evidenziare le competenze accessorie e rendere indipendente il soggetto. Ha preso quindi la parola Guido Fusaro, direttore dell’Area materno-infantile e Neuropsichiatria, presso il Distretto 1 dell’ASL di Biella. È stata ripercorsa la strada normativa che ha portato le maggiori novità nel campo delle disabilità, con il riconoscimento dell’attestazione di “persona handicappata”, “handicappata in situazione di gravità” (L. 104/92), la concessione della “indennità di frequenza” (ora in capo all’INPS), la definizione di “alunno handicappato” (art 12 e 13 della 104/92) e infine di “alunno con esigenze educative speciali”, in base alla L.R. 28/2007. Proprio quest’ultima fa da riferimento per le iniziative nel campo della dislessia, anche se dovranno uscire ulteriori regolamenti a supporto delle recenti “Linee di indirizzo regionali”, approvate dalla Giunta in data 1/02/2010. Intanto lo stesso organismo aveva deliberato (il 9/02/2009) l’adozione del protocollo ICF, per uniformare le condizioni di accesso ai servizi; si tratta di un “ordinatore/filtro” che attraversa i vari aspetti del concetto di salute. I suoi grandi capitoli rispondono alle domande: - A quali condizioni si può parlare di salute/non salute? - I sistemi corporei sono integri? - Cosa sarebbe in grado di fare il soggetto e cosa realmente fa? - Il suo ambiente influisce sui comportamenti? Il “profilo di funzionamento” ICF per le disabilità verrà stilato in collaborazione tra famiglia, scuola e distretto sanitario, e per le richieste di provvidenze sarà validato da specifico “organo collegiale”. La relazione si è chiusa con alcuni propositi, condivisi anche dalle componenti presenti in platea: si spera che le procedure prevedano il trasferimento dei documenti, più che lo spostamento delle famiglie tra gli uffici; si vada verso l’unificazione delle procedure per la richiesta di provvidenze; si arrivi alla cessione in comodato delle attrezzature informatiche; si risolva il problema della mancanza dei PIN per l’accesso ai moduli on-line nel caso dell’indennità di frequenza. Il fatto deriva dal passaggio dall’Asl all’INPS, con il 2010; il dott. Fusaro intende riunire i pediatri biellesi, per valutare la possibilità di dotarsi di PIN a livello centrale, con la Neuropsichiatria che redige la relazione al posto del medico di base. Nel suo intervento Laura Landi, psicologa e formatrice A.I.D., ha definito gli strumenti informatici non tanto come ausili ma come risorse, che ci aiutano a risparmiare tempo e riducono lo stress mentale nel soggetto con difficoltà. Per quanto riguarda gli audiolibri (una rassegna è disponibile in www.libroparlato.org), essi stimolano curiosità, lessico, strutture morfosintattiche corrette. Quando necessita la trasformazione di materiale scritto in formato audio, è meglio orientarsi sull’acquisto di software OCR (riconoscimento di carattere) che sia affidabile, in accoppiata a scanner di qualità. Le “sintesi vocali” di lettura da parte del computer sono definite dallo standard SAPI 4 (gratuite), ora perfezionate in SAPI 5. È bene verificare che i frammenti si possano rallentare, risentire, legare rapidamente allo scritto. Invece rispetto ai libri digitali, che le case editrici forniscono già predisposti per la sintesi vocale, si può far riferimento al link http://aid-bo.iav.it; esistono inoltre programmi pienamente compatibili per il lavoro con questi formati, quali “Super Quaderno” e “Super Mappe” della ditta Anastasis. Il metodo che essi impostano permette di apprendere strategie basate sugli indici testuali (didascalie – titoli – paragrafi); visto sotto altra prospettiva, in contemporanea si creano delle strutture che diventano poi mappe concettuali di verifica. Nei casi più gravi, l’integrazione in classe è da intendersi con una lettura del libro digitale mediante cuffie, mentre gli altri si impegnano sul cartaceo. Se la “sequenzialità” della pagina scritta può essere un problema, per i bambini con DSA, la mappa restituisce loro la globalità della trattazione e i collegamenti a livello grafico. Ha chiuso gli interventi Costanza Di Gaetano, presidente delegato A.I.D. (che si è costituita come “Associazione di Promozione Sociale”), con un richiamo alle forme di ausilio che devono essere concesse ai dislessici, ovvero la tabella dei mesi, tabella dell’alfabeto nei diversi caratteri, uso del egistratore, computer con correttore ortografico. La circ. 5/12/2004 parla di dispensa dalla lettura ad alta voce, scrittura veloce su dettatura, lingua straniera scritta, oltre alla previsione di tempi più lunghi per le verifiche e interrogazioni programmate. Altro tassello è stato posto dalla circ. 5/1/2005, che ha equiparato la diagnosi specialistica al pari della diagnosi ASL. Nel DPR 122 del 22/6/2009 si chiarisce che il percorso differenziato non deve comparire nei documenti di valutazione, mentre è necessaria la compilazione della “scheda tecnica” a cura del consiglio di classe, all’inizio del primo quadrimestre, da condividere con l’alunno. Rispetto ai test per il cosiddetto “Patentino”, è stata prevista la forma in digitale, con il tutor che legge le domande. Alle famiglie ha poi consigliato di richiedere la “Certificazione per esigenze educative speciali”, all’interno del bando regionale su base ISEE che viene emanato annualmente. Cito infine gli Istituti che hanno condotto sperimentazioni presentate all’interno del convegno. L’Istituto Comprensivo di Sandigliano ha condotto uno screening nell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e 2^ classe della primaria, ha creato sportelli per genitori, con o senza presenza dei docenti; sono stati organizzati un paio di corsi per gli insegnanti, con il contributo derivante da un progetto ministeriale. La sede staccata di Cavaglià dell’IPSSAR “E. Zegna” ha invece istituito uno “Sportello didattico” nel 2008, con screening per l’anno successivo 2009-2010 L’I.T.I.S. “Q. Sella” di Biella ha istituito il “Campus informatica e dislessia”, nell’anno 2009.