Approfondimento La geologia nell’architettura e nella storia dell’arte Sì come per levar, donna, si pone in pietra alpestra e dura una viva figura, che là più cresce u’ più la pietra scema; tal alcun’opre buone, per l’alma che pur trema, cela il superchio della propria carne co’ l’inculta sua cruda e dura scorza. Tu pur dalle mie streme parti puo’ sol levarne, ch’in me non è di me voler né forza. Michelangelo Buonarroti – Rime Fin dalle più antiche civiltà, l’uomo ha sempre cercato di costruire monumenti che si mantenessero intatti nel tempo. Per questo, molte tra le opere più grandiose sono state costruite utilizzando la pietra naturale. Spesso sono state cavate le rocce presenti in loco, ma a volte i blocchi tagliati sono stati trasportati anche per lunghe distanze. Le pietre naturali non sono tutte uguali: la loro diversa origine le rende molto diverse per resistenza agli agenti esterni, come il calore, l’acqua e il ghiaccio, e all’usura meccanica. Anche la capacità di reggere il peso dei materiali soprastanti (si parla in questo caso di resistenza a compressione), pur essendo abbastanza elevata per tutte le rocce, varia a seconda della litologia. Un carattere molto importante ai fini della resistenza della roccia è la porosità, cioè la quantità di pori presente in un volume unitario di roccia. Più porosa è la roccia, più facilmente assorbe l’acqua. L’acqua può depositare nei pori dei sali (per esempio, carbonato di calcio) che possono modificare le caratteristiche della roccia, oppure può trasformarsi in ghiaccio, espandendo il suo volume e provocando delle fratture nella roccia. Tra le rocce più porose, utilizzate nelle costruzioni e nelle pavimentazioni, ricordiamo il travertino, una roccia calcarea che si forma per precipitazione chimica di carbonato di calcio. Anche la presenza di fratture, aperte o cementate, costituisce un fattore di de- © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 1 bolezza nella roccia. Le rocce più adatte alle costruzioni sono quindi quelle poco porose, massive, poco fratturate e molto resistenti. Molte rocce metamorfiche (marmi e gneiss) e molte rocce magmatiche, intrusive (graniti, granodioriti, dioriti) ed alcune effusive (rioliti e basalti), presentano queste caratteristiche. Le rocce sedimentarie, come le arenarie e i calcari, solitamente presentano una minore resistenza alla compressione e agli agenti meteorici. La roccia di gran lunga più pregiata, per il caratteristico colore bianco, è il marmo. In Italia esistono due località tipiche famose in tutto il mondo per il marmo: Carrara, nelle Alpi Apuane e Lasa, in Alto Adige. Va detto che nel gergo dei cavatori e commercianti molte pietre naturali, massive e resistenti, vengono indicate come “marmi”, pur essendo in realtà delle rocce magmatiche intrusive (per esempio, graniti o sieniti) o metamorfiche. Spesso, l’uomo si è trovato a dover costruire con i materiali locali, soprattutto nelle isole o nelle valli più remote, e si è quindi adattato a utilizzare rocce piroclastiche molto tenere, come i tufi, o rocce sedimentarie solubili, come i gessi. Per esempio, in molte valli alpine e liguri nel corso dei secoli è stata utilizzata l’ardesia, una roccia metamorfica di basso grado, che presenta fitti piani di scistosità; questa roccia ha una bassa resistenza alla compressione, soprattutto in direzione parallela ai piani di scistosità, e non può quindi essere tagliata in blocchi ed utilizzata come pietra da costruzione. Però, se tagliata in lastre sottili, può essere utilizzata sui tetti al posto delle tegole, poiché è molto poco porosa e quindi resiste molto bene agli agenti meteorici. Di seguito si propone una breve rassegna, sicuramente e volutamente non esaustiva, delle pietre naturali utilizzate nella costruzione di alcuni monumenti significativi nella storia delle civiltà nei diversi continenti. Approfondimento 1 Fig. 1. a. Il Piccolo Budda e, c. (a sinistra), il grande Budda di Bamiyan. Le immagini, rispettivamente b. e c. (a destra), ne documentano la totale distruzione mediante cariche di esplosivo, avvenuta nel 2001. © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS Asia 2 Budda di Bamiyan, afghanistan Iniziamo la nostra rassegna con un’opera d’arte che purtroppo che non esiste più: i due grandi Budda in pietra della località afghana di Bamiyan, situata a nord-est di Kabul, a una quota di 2500 m lungo l’antica via della seta. I monasteri buddisti si erano diffusi in tutta questa zona, tra il II e il IX secolo d.C. e i monaci vivevano in grotte, scavate nella roccia, e abbellivano i loro monasteri con statue. Nel IX secolo, l’area cadde sotto la dominazione degli islamici. Le due statue di Bamiyan rappresentavano Budda in piedi; erano alte rispettivamente 55 e 37 metri ed erano scavate direttamente nelle pareti verticali di arenaria di colore ocra chiaro. L’arenaria è una roccia sedimentaria, abbastanza tenera da poter essere facilmente scavata e scolpita. La più piccola delle due statue fu realizzata tra il 544 e il 595 (fig. 1a), la più grande tra il 591 e il 644 (fig. 1c a sinistra). I particolari delle statue, come il volto e le mani, erano modellati in una miscela di fango e paglia, ricoperta da stucco che veniva dipinto. La più grande delle due statue era dipinta in rosso carminio, mentre la seconda in vari colori. Nel 2001 il movimento integralista dei talebani dichiararò le statue idoli e per questo ne decretò la distruzione; le statue furono dapprima colpite e danneggiate con l’artiglieria antiaerea e successivamente vennero completamente distrutte con cariche di dinamite, opera che, vista la grandezza delle statue, durò diverse settimane (fig. 1b e 1c a destra). petra, giordania La città di Petra, dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1985, si trova in Giordania tra il Mar Morto e il Golfo di Aqaba a circa 900 m di quota. Le prime testimonianze di abitazioni nella zona di Petra risalgono al X secolo a.C., ma i primi insediamenti stabili delle tribù edomite (tribù semitiche che la tradizione vuole discendenti da Esaù), sono collocabili tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C. Nel VI secolo a.C. i Nabatei, popolazione nomade araba, si installarono a Petra, scacciando gli Edomiti e sotto il loro dominio la città divenne un prospero centro commerciale. Il regno nabateo rimase indipendente fino alla conquista della città da parte dei romani nel 106 d.C. Con la conversione al cristianesimo degli imperatori romani, sorsero a Petra anche alcune chiese. La città fu in seguito danneggiata da alcuni terremoti e cadde nell’oblio fino al 1812, quando fu “riscoperta” e rivelata al mondo occidentale dal viaggiatore ed esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt.La principale via d’accesso a Petra è costituita da uno stretto canyon, lungo 1,5 km e profondo fino circa 200 m (fig. 2a, alla pagina seguente). Alla fine di questo si staglia la sorprendente facciata del monumento Approfondimento più famoso di tutto il complesso archeologico, noto come Il Tesoro (Al Khaznec, in arabo) (fig. 2b): si tratta di un monumento funerario in stile ellenistico, risalente I sec. a. C, direttamente scolpito nella roccia sul posto (come altri analoghi monumenti presenti nel sito). La roccia dominante a Petra è un’arenaria policroma, caratterizzata da strati dai caratteristici colori che variano dal giallo ocra la rosso fuoco al bianco, in funzione della concentrazione di ossidi. Le arenarie sono costituite da granelli di sabbia cementati tra loro: in particolare l’arenaria di Petra è il deposito di un antico delta fluviale, di età Cambriano-Ordoviciana (circa 500 milioni di anni). Si tratta quindi di una roccia abbastanza tenera e facile da scavare. Gli strati di diversi colori creano effetti spettacolari (fig. 2c), visibili in particolare sui soffitti degli ipogei. Petra è famosa anche per il suo sistema di raccolta e distribuzione delle acque piovane, particolarmente efficiente. Nella città e nei dintorni sono state scavate numerose cisterne, a cielo aperto e sotterranee; l’acqua veniva distribuita attraverso 2 un sistema di canali, scavati nell’arenaria, che venivano impermeabilizzati utilizzando un cemento siliceo, estratto dalle rocce silicee affioranti nelle vicinanze. Esisteva anche una seconda rete idrica che captava le sorgenti più lontane e riforniva d’acqua i quartieri posti topograficamente più in alto. Nel suo complesso la rete idrica portava a Petra 40 milioni di metri cubi d’acqua al giorno. taj mahal, agra, india Tra le pietre da costruzione il marmo occupa una posizione privilegiata, poiché è stato usato fin dai tempi antichi per costruire templi, palazzi e moschee.Uno dei monumenti più pregiati in marmo è sicuramente il Taj Mahal, nella città di Agra, in India. Proprio l’utilizzo del marmo segna una netta discontinuità con la tipica architettura Moghul dell’epoca, che si avvaleva quasi esclusivamente dell’arenaria rossa come pietra da costruzione. Il Taj Mahal è un monumento funebre eretto dall’imperatore Shah Jahan in memoria della seconda moglie, Arjumand Banu Begum, morta prematuramente di parto. Si narra che l’inconsolabile impe- Fig. 2. a. La parte terminale, molto stretta, del canyon di accesso (detto Siq) al Tesoro di Petra. b. Il Tesoro di Petra, la cui facciata è larga 30 m e alta 40. Il nome gli fu attribuito nel IX secolo dai beduini che abitavano nella zona, i quali credevano che l’urna posta in cima alla facciata contenesse il tesoro di un faraone. c. Un esempio degli straordinari effetti cromatici creati sulle pareti di roccia dalla sovrapposizione di strati di arenaria di differente tonalità (Pietro Ballardini). © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 3 Approfondimento ratore abbia voluto far costruire qualcosa di straordinario, mai visto prima, per ricordare l’inseparabile compagna. Sebbene alcuni attribuiscano questa costruzione a Geronimo Verroneo, un italiano al servizio dei Moghul, le evidenze suggeriscono che sia stato disegnato dal persiano Ustad Isa Khan Effendi. La costruzione dello straordinario edificio iniziò nel 1630 e durò 22 anni, impegnando 22000 operai, tra i quali scultori, calligrafi, tagliatori di pietre, reclutati in tutta l’India. Il monumento funebre è alto 76 m ed è sormontato da una cupola a cipolla alta a sua volta 35 m; agli angoli svettano quattro minareti alti 40 m (fig. 3a). Il mausoleo è interamente realizzato in marmo bianco (in India il colore del lutto) proveniente dalla cava di Makrana, nello stato indiano del Rajasthan. Il marmo di Makrana, di età precambriana, fa parte della catena a pieghe di Delhi, un importante Fig. 3. a. Il mausoleo del Taj Mahal realizzato nella prima metà del XVII secolo e (b), particolare dei fini intarsi, realizzati con pietre dure, che ne adornano le pareti. Fig. 4. a. Panoramica della piana di Giza, alla periferia del Cairo. b. Le tre piramidi che dominano la piana di Giza: da sinistra, la piramide di Mykerinos, quella di Chefren e quella di Cheope. livello ricco di metalli e altri minerali. Questo marmo, estremamente puro, è costituito quasi esclusivamente da calcite; presenta delle sottovarietà a bande grigie che sono state anch’esse utilizzate nel monumento. Il marmo di Makrana è traslucido e questo lo rende spettacolare, poiché assume tonalità differenti nel corso del giorno e della notte: all’alba sembra rosato, sotto il pieno sole del giorno è bianco, mentre al tramonto diventa rossastro o arancione e di notte tende al blu. Altre pietre dure vennero portate da tutto il subcontinente indiano per realizzare gli intarsi colorati, a disegni astratti, nel tipico stile islamico (fig. 3b): il diaspro proveniva dal Punjab, il calcedonio dallo Sri Lanka, i lapislazzuli, dal tipico colore blu, dall’Hindu Kush. Le porte di ingresso al mausoleo e la moschea vennero realizzate in arenaria rossa secondo lo stile Moghul tradizionale. 3 4 Africa le piramidi di giza, egitto Il sito archeologico di Giza, situato alle porte del Cairo, è costituito da due gruppi principali di monumenti, separati da uno wadi (un fiume temporaneo, tipico delle aree desertiche). Al primo gruppo appartengono le tre grandi piramidi di Cheope, Chefren e Mykerinos e la notissima Sfinge (fig. 4a); al secondo gruppo appartiene una serie di tombe di nobili, scavate direttamente nella pietra locale. La piramide di Cheope, costruita attorno al 2500 a.C, è la più grande, sebbene la piramide di Chefren sembri più alta, poiché è posta su un basamento roccioso più elevato. Si stima che per la piramide di Cheope siano stati utilizzati 2,3 milioni di blocchi di calcare. Gli egizi tagliavano i blocchi con cunei di legno, che venivano martellati nella roccia, quindi imbevuti d’acqua, in modo tale che il legno, espandendosi, rompesse la roccia stessa. Questa tecnica consentiva di cavare © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 4 Approfondimento 4 Fig. 4. c. La Sfinge e, sullo sfondo, la piramide di Chefren. d. L’immagine dà un’idea dell’impressionante quantità di blocchi di calcare perfettamente squadrati, messi in opera per edificare la piramide di Cheope. solo rocce relativamente tenere, come i calcari. I blocchi venivano poi trasportati e posti in opera sulle piramidi con un complesso sistema di slitte e binari in legno e corde. Dal punto di vista geologico, nella zona di Giza affiora la formazione di Mokattan, costituita da calcari, calcari a nummuliti (organismi marini unicellulari a guscio calcareo, estinti, appartenenti al genere dei foraminiferi) e dolomie dell’Eocene Medio. Verso sud affiora la formazione di Maadi, più recente (Eocene Superiore), costituita da marne e sabbie marnose. La grande Sfinge è stata scolpita direttamente nella roccia calcarea della formazione di Mokattam. Le piramidi, invece, hanno un nucleo costituito dai calcari a nummuliti locali, di colore ocra, ma erano interamente rivestite da un calcare più pregiato, di colore bianco, il calcare di Tura, che veniva cavato sull’altra sponda del Nilo. Il calcare di Tura non affiora e veniva cavato in sotterraneo, scavando profondi cunicoli. Un forte terremoto, verificatosi nel 1300, Fig. 5. L’insediamento noto come Cliff Palace è il più grande dei 600 villaggi nella roccia presenti nell’area di Mesa Verde. Si trova in una rientranza della parete rocciosa profonda 27 m e alta 18 m ed è costituito da 220 ambienti. Americhe america settentrionale mesa Verde, Colorado La località di Mesa Verde (in spagnolo “tavola verde”), nello stato del Colorado, U.S.A., offre uno spaccato spettacolare nella vita degli “Ancestral Pueblo”, la popolazione che vi abitò dal 600 al 1300 d.C. Qui si trovano più di © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 5 fece cadere molte delle pietre del rivestimento delle piramidi, che vennero successivamente utilizzate, proprio perché bianche e pregiate, per la costruzione di moschee e palazzi al Cairo. Alcune pietre di rivestimento superstiti possono essere osservate ancora oggi ai piedi della piramide di Cheope (fig. 4d). Da queste pietre è possibile ricostruire la grande precisione con cui venivano tagliate e poste in opera: non vi era alcuno spazio tra le pietre del rivestimento e per questo l’effetto visivo, delle tre piramidi bianchissime, doveva essere straordinario. Nella camera dei Re, all’interno della piramide di Cheope, e nella camera mortuaria all’interno della più piccola piramide di Mykerinos, sono stati utilizzati dei blocchi di granito, di colore rosa, di età Precambriana, provenienti da Assuan, che, dopo essere stati cavati, venivano trasportati lungo il Nilo. Il taglio del granito, che è una delle rocce più dure, è possibile solo utilizzando strumenti di ferro; questo presuppone un’evoluzione delle tecniche degli antichi egizi. 5 Approfondimento 4000 siti archeologici, 600 dei quali sono villaggi costituiti da abitazioni rupestri (cliff dwelling), raggiungibili solo con scale. Le formazioni geologiche dell’area risalgono al tardo Cretaceo (90-78 milioni di anni) e consistono prevalentemente in arenarie e argilliti; sono presenti anche alcuni dicchi e rocce magmatiche intrusive. I villaggi Pueblo sono costruiti nelle arenarie geologicamente più recenti. Da un punto di vista morfologico, Mesa Verde è una cuesta, cioè un’ampia zona pianeggiante, costituita da un cappello di rocce più resistenti all’erosione, che proteggono le sottostanti rocce più tenere; la cuesta di Mesa Verde presenta una leggera inclinazione verso sud. È proprio questa inclinazione, che favorisce il drenaggio delle acque, ad avere reso questi posti invitanti per gli insediamenti. I villaggi nella roccia sono stati costruiti sfruttando le alcove, ampie rientranze a forma di arco nelle formazioni di arenaria, che si sono formate per l’azione erosiva dell’acqua (fig.5). I blocchi di arenaria tenera, caduti dal soffitto delle alcove, sono stati lavorati e utilizzati come pietre da costruzione per le abitazioni. Inoltre, l’acqua si infiltra nell’arenaria, che è una roccia permeabile, fino a che incontra uno strato impermeabile di argilliti; al contatto tra la due diverse litologie l’acqua fuoriesce in sorgente o stillicidio. Proprio quest’ultimo fenomeno è stato sfruttato dagli indiani Pueblo per avere un rifornimento costante di acqua nei loro villaggi nella roccia. 6 Fig. 6. La piramide a gradoni nota come El Castillo o anche come Tempio di Kukulkàn domina il sito archeologico maya di Chichen Itza. AMERICA CENTRALE EL CASTILLO, MEXICO Con il nome spagnolo di el Castillo è conosciuta una delle più famose piramidi Maya, dedicata al dio Kukulkàn, il serpente piumato, comune ad altre civiltà precolombiane, come gli Aztechi. Questa piramide, che si trova nel sito archeologico di Chichen Itza, nella penisola dello Yucatan (Messico), è stata costruita tra il IX e il XII secolo d.C. È alta 24 m e ha una pianta quadrata, con lato di 55 m © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 6 (fig. 6). La struttura è costituita da una serie di terrazzi con una ripida scalinata, composta da 91 gradini, su ogni lato del quadrato. La scalinata posta sul lato settentrionale è fiancheggiata da sculture del dio Kukulkan. L’inclinazione della scalinata è di 45°, mentre i fianchi della piramide presentano un’inclinazione di 53°. La sommità della piramide costituisce la base per un tempio a due piani, anch’esso a pianta quadrata, alto 6 m. Un aspetto sorprendente della civiltà maya era la totale mancanza di alcune tecnologie: i Maya infatti non conoscevano la ruota, non avevano animali da tiro adatti al trasporto di materiali pesanti, non sapevano forgiare utensili di metallo. Senza queste conoscenze, la costruzione delle piramidi maya ha richiesto un notevole impiego di manodopera. Forse per le suaccennate linitazioni, i materiali utilizzati dai Maya per la costruzione delle piramidi erano facilmente reperibili e venivano estratti da cave locali. La pietra naturale più utilizzata era il calcare, che è sufficientemente tenero da essere cavato e lavorato con utensili di pietra. Frammenti di calcare macinati e cotti costituivano una miscela simile al cemento, che veniva utilizzata sia come malta sia come finitura simile allo stucco. Il calcare utilizzato nella costruzione del Castillo appartiene alla formazione che affiora più estesamente nella penisola dello Yucatan, cioè la formazione di Carrillo Puerto, di età Mio-Pliocenica (23 – 1, 8 milioni di anni fa). Già dal Cretaceo (circa 100 milioni di anni fa), la zona dell’attuale Yucatan era sommersa da acque marine tropicali. La formazione di Carrillo Puerto rappresenta un’antica barriera corallina, ricca di coralli e conchiglie fossili, che si è formata in queste acqua calde. AMERICA MERIDIONALE I MOAI DELL’ISOLA DI PASQUA, CILE I grandi busti, detti moai; dell’isola di Pasqua, sperduta in mezzo all’oceano Pacifico, sono noti in tutto il mondo. Ne sono presenti circa 600, alti da 2,5 a 10 metri, con il volto rivolto verso il mare, quasi fossero dei guardiani dell’isola. Il loro significato non è chiaro; forse si trattava di statue augurali di benessere e prosperità. I moai più piccoli probabilmente rappresentavano gli antenati defunti. Si ritiene che i moai siano stati scolpiti Approfondimento dagli abitanti polinesiani a partire dal 1000 d.C. Si tratta di monoliti, cioè sculture scolpite da un unico blocco di roccia. L’isola di Pasqua è un’isola vulcanica, costituita dalla coalescenza di tre vulcani, caratterizzati prevalentemente da vulcanismo effusivo di tipo hawaiano. La maggior parte dei moai sono stati scolpiti nel tufo nero, costituito da cenere e scorie vulcaniche solidificate da fontane di lava, proveniente da una sola località all’interno del vulcano Ranu Raraku. Il tufo veniva scolpito utilizzando utensili di basalto affilato. I moai venivano scolpiti direttamente nelle cave, sdraiati e con la faccia rivolta verso l’alto; in seguito venivano staccati a trasportati fino alla costa, forse tramite slitte. Qui venivano posti in posizione eretta e completati: per gli occhi veniva usato corallo bianco e ossidiana per la pupilla. Solo un quarto dei moai sono stati messi nella loro posizione finale (fig. 7a); gli altri restano ancora oggi nella cava di Ranu Raraku (fig. 7b). EUROPA STONEHENGE, REGNO UNITO stonehenge, in Inghilterra, è uno dei più importanti siti preistorici europei. Attorno al 3100 a.C. fu scavata una serie di pozzi nelle rocce gessose, che vennero utilizzati come tombe. All’incirca nel 2300 a.C. furono portati in sito e successivamente posizionati secondo un cerchio forse 80 blocchi di “pietre blu”, di cui attualmente ne rimangono solo 43 (fig. 8). Il termine “pietre blu” in Inghilterra indica semplicemente pietre non originarie del luogo in cui sono state trovate; si tratta quindi di un’etichetta, non di un termine geologico, che raggruppa circa 20 tipi di rocce diverse. Un dei tipi più comuni a Stonehenge è la dolerite di 7 Fig. 7. a. Un gruppo di Moai tra i meglio conservati. b. Statue incomplete di Moai abbandonate nei pressi della cava situata nel cratere del vulcano Ranu Raraku. Preseli, in Galles. Si tratta di una roccia magmatica ipoabissale o subvulcanica, pesante e dura, di composizione analoga al basalto e al gabbro, contenente plagioclasi e pirosseni. Poiché ogni pietra pesa tra 2 e 4 tonnellate si pone il problema di come siano state portate fino al sito di Stonehenge dalle montagne di Preseli che distano circa 400 km, in un periodo in cui non si conosceva la ruota. Due sono le teorie. Secondo la prima si tratta di massi erratici trasportati nella zona di Stonehenge dai ghiacciai durante le avanzate glaciali oloceniche. La seconda teoria assume invece che i massi siano stati trasportati dagli uomini, seguendo un tragitto che permetteva un trasporto in parte fluviale e in parte tramite slitte. 8 Fig. 8. Il complesso di Stonehenge. © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 7 Approfondimento IL PARTENONE, 9 GRECIA Il Partenone, da Atena Parthenos, è sicuramente il più noto tempio della Grecia antica, progettato nel V secolo dall’architetto Ictino su richiesta del generale ateniese Pericle. La costruzione, che iniziò nel 447 a.C. e terminò nel 438 a.C., fu effettuata sotto la supervisione dello scultore Fidia, che si occupò anche delle sculture e dei fregi. Il Partenone è un tempio dorico ottastilo, cioè caratterizzato da 8 colonne sul lato corto, e da 17 sul lato lungo; le colonne sono alte 10,4 m (fig. 9a). Da un punto di vista architettonico il Partenone è considerato uno dei migliori templi greci per la curvatura dello stilobate e per l’entasi delle colonne. Lo stilobate è la piattaforma di base, che ha dimensioni di 60,5 e 30,9 m, ed è costruito leggermente convesso verso l’alto in modo che all’occhio sembri perfettamente piano; l’entasi è un leggero rigonfiamento circa a Fig. 9. metà altezza delle colonne che compensa a. Il Partenone; b. veduta aerea dell’Acropoli di Atene; c. schema della sezione geologica dell’altura su cui sorge l’Acropoli. l’effetto ottico nel guardare verso l’apice del tempio. cosiddetta serie degli Scisti di Atene (fig. Il Partenone era decorato con fregi fron9c). I calcari, di colore grigio, sono intali con storie di Atena e sui lati con le teressati da numerose fratture e faglie metope, altorilievi raffiguranti le più normali, lungo le quali l’acqua penetra famose battaglie ateniesi. All’interno, la in profondità. Al contatto con gli Scisti cella era decorata con bassorilievi in stidi Atene, che sono più impermeabili, le ionico, raffiguranti la processione pal’acqua affiora in numerose sorgenti che natenaica. Il Partenone è stato costruito sono state sfruttate fin dalla preistosull’Acropoli, una delle colline di Atene, ria. Inoltre, l’acqua percolante provoca ritenuta sacra nell’antichità (fig. 9b). fenomeni carsici, soprattutto la formaDa un punto di vista geologico l’Acropoli zione di grotte, all’interno dei calcari. è costituita dall’affioramento di calcari Il terreno della collina è stato livellato del Cretaceo superiore, che si appoggiaartificialmente utilizzando materiale di no su marne, argilliti e arenarie della riporto. fig 8: fig 8a e b allegate internet Dida Il complesso di Stonehenge. © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 8 Approfondimento La rocca sacra dell’Acropoli non è mai stata profanata da cave; il calcare utilizzato per le fondazioni di molti edifici dell’Acropoli proveniva da altre colline della zona, in particolare dal Pireo. Il materiale utilizzato per la costruzione dei templi, tra i quali il Partenone, è il marmo del Monte Pentelikon, in Attica, pochi chilometri a nord est di Atene. È uno dei marmi più pregiati dell’antichità ed è stato utilizzato da Fidia e Prassitele per le loro statue. È un marmo bianco, a grana fine, con sfumature dorate, dovute ad inclusioni di ossidi di ferro, grafite, mica o pirite. Il marmo del Pentelikon appartiene alla serie degli Scisti di Atene. Anche in Grecia l’orogenesi alpina ha provocato la sovrapposizione di diverse falde tettoniche, che hanno dato luogo a fenomeni di metamorfismo regionale; i calcari, largamente diffusi in queste zone dell’antico oceano della Tetide, si sono così metamorfosati in marmi, che oggi affiorano in diverse zone dell’Attica. Attualmente le cave del Monte Pentelikon sono esaurite e per le opere di restauro del Partenone viene utilizzato il marmo del Monte Dioniso, anch’esso in Attica, dal momento che i geologi hanno stabilito che le caratteristiche tecniche dei due marmi sono molto simili. 10 Fig. 10. a. Il Patio dei Leoni (al centro la Fontana dei Leoni). b. Particolare delle splendide decorazioni che si osservano dall’interno di ciascuno dei due padiglioni. IL PATIO DEI LEONI, SPAGNA Il Patio dei Leoni è una delle opere d’arte più straordinarie dell’Alhambra, nella città di Granada (Spagna). L’Alhambra è costituita da una fortezza e da palazzi edificati senza un piano preciso a partire da una cittadella fortificata del IX secolo. Il periodo di maggiore splendore è quello dei Mori attorno al XIV secolo e per questo l’Alhambra è il più famoso monumento di architettura musulmana in Europa, caratterizzata dai tipici arabeschi e disegni vegetali e animali. Il Patio dei Leoni (fig. 10a e b) ha pianta rettangolare ed è sormontato da una galleria, che ricorda lo stile dei chiostri cristiani. La galleria è sorretta da 124 colonne di marmo bianco, sormontate da capitelli cubici, decorati con motivi vegetali. A metà di ogni lato corto è presente un padiglione, nello stesso stile del patio, mentre a metà di ogni lato lungo c’è un arco semicircolare più ampio, che conduce ai quartieri inter- © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 9 ni. Al centro del patio si trova una delle opere più pregevoli dell’arte musulmana, la Fontana dei Leoni, interamente in marmo bianco. Essa ha la forma di un dodecagono regolare; la vasca si appoggia sulla schiena di dodici leoni che lanciano getti d’acqua. Il marmo utilizzato per il Patio e la Fontana dei Leoni è uno dei più pregiati di Spagna, noto con il nome commerciale di Macaél Bianco (Macaél è il nome della località presso la quale viene cavato). Nella sua varietà più pregiata, è un marmo bianco, ma può avere anche una varietà grigia (Macaél Grigio) altrettanto utilizzata come materiale da costruzione. Da un punto di vista geologico è un marmo Triassico, derivante da metamorfismo regionale delle formazioni carbonatiche che si sono deposte sul margine dell’antico oceano della Tetide. La sua genesi è quindi molto simile a quella del notissimo marmo di Carrara italiano. Approfondimento LA CATTEDRALE DI CHARTRES, FRANCIA Nell’Europa cristiana l’architettura conosce un periodo di innovazioni costruttive nel medioevo, con l’architettura gotica. Le cattedrali gotiche, in particolare, si distinguono per lo slancio verso l’alto dei campanili, all’esterno, e delle navate, all’interno; gli ampi archi ad ogiva, le navate, le bifore e le trifore sono delimitati da sottili colonne e nervature. La struttura veniva alleggerita il più possibile e per fare questo si studiarono nuove soluzioni costruttive, come i contrafforti, che consentirono di edificare strutture molto alte e leggere, contrastando gli effetti del vento. Il Gotico ha il suo massimo splendore in Europa centrale, in Francia, Inghilterra e Germania. Una delle cattedrali gotiche meglio conservate è l’antica cattedrale di Notre Dame di Chartres (fig. 11a), cittadina a sud ovest di Parigi. La cattedrale è stata costruita nel 1200, ha una lunghezza totale di 12 Fig. 12. Lo Schiavo che si ridesta (Galleria dell’Accademia, Firenze): è una delle sei statue di Prigioni scolpite da Michelangelo, forse negli anni 1525-1530, destinate a decorare i pilastri della tomba di Giulio II in San Pietro, che non fu mai realizzata. © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS 10 130 m e un’altezza interna delle navate di 37 m; l’esterno si caratterizza per le due torri diverse, quella sud, più antica e tipicamente gotica e quella nord, più recente e più complessa. Le facciate e l’interno sono riccamente scolpite Fig. 11. a. La cattedrale di Chartres e (b.) particolre delle sculture che con storie sacre e le statue sono adornano la facciata. particolarmente ben conservate (fig. 11b). La cattedrale di Chartres, come il bacino di Parigi era caratterizzato altre in Francia settentrionale, è stada lagune poco profonde, caratterizta costruita utilizzando il calcare zate dalla deposizione di organismi Luteziano (una delle suddivisioni calcarei. La roccia calcarea che ne è temporali dell’Eocene) del bacino di derivata può essere anche piuttosto Parigi. A partire dal Cretaceo, infatti, diversa da località a località, per pola zona di Parigi era occupata da un rosità e caratteristiche tecniche. È mare caldo nel quale si depositavacomunque una roccia generalmente no i gusci calcarei degli organismi adatta alle costruzioni e per questo marini. In particolare, nell’Eocene, è stata cavata fin dall’antichità. LE STATUE DI MICHELANGELO, ITALIA Non possiamo chiudere questa rassegna, senza parlare di colui che, con il suo talento espressivo, ha dato vita e sentimenti alla pietra, lo scultore, pittore e poeta toscano Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Ricordiamo solo alcune delle stupende statue di Michalangelo: l’armonia del corpo di Gesù abbandonato tra le braccia della madre nella Pietà di San Pietro a Roma, l’espressione malinconica dell’Alba sulla tomba dei Medici, la forza serena del David, a Firenze. Alcune delle statue di Michelangelo sono, forse volutamente, incompiute come quella nota come Schiavo che si ridesta (fig. 12) che sembra proprio un uomo che lotta per uscire dalla pietra. Secondo Michelangelo, infatti, le figure umane sono semplicemente imprigionate nei blocchi di pietra e l’artista deve solo togliere la pietra in eccesso per farle uscire. Per questo motivo lo scultore sceglieva personalmente i blocchi da scolpire nelle cave di marmo di Carrara, nelle Alpi Apuane. Il marmo di Carrara è famoso nel mondo per la sua purezza e per il suo colore bianco privo di venature. Esso deriva dal metamorfismo regionale delle successioni carbonatiche mesozoiche, che si sono deposte ai margini dell’antico oceano della Tetide. La catena appenninica è caratterizzata da successioni sedimentarie, prevalentemente calcaree, di età mesozoica. Nel Triassico si depositano formazioni calcaree in un mare caldo e poco profondo; nel Giurassico, con l’apertura dell’oceano della Tetide, il mare diventa via via più profondo. Nel Cretaceo ha inizio l’orogenesi alpina, caratterizzata da ampie falde, che sovrascorrono l’una sull’altra. In Italia solo nelle Alpi Apuane il peso delle falde è stato tale da provocare pressioni e temperature sufficientemente elevate, che hanno causto la ricristallizzazione delle rocce carbonatiche mesozoiche. È per questo motivo che il marmo è una roccia non molto comune sul territorio italiano. 11