Corsi ECM FAD UTIFAR 2013 Reattività individuale agli alimenti e alle sostanze chimiche (Rivisitazione del concetto di intolleranze alimentari) Docente: Prof. Rocco Carbone PARTE PRIMA Introduzione epistemologica delle intolleranze alimentari Concetti di immunologia dell’intestino Generalità Cenni di anatomia del sistema immunitario Linfonodi La milza Lume intestinale-placche del Peyer Le proteine MHC LGS (leaky gut syndrome) Immunità umorale, cellulare e specifica Funzionalità dell’intestino Ecosistema intestinale Funzione neuroendocrina Funzione digestiva Funzione di trasporto e propulsione intraluminale Assimilazione Eliminazione Sistema linfatico intestinale Disbiosi e flora batterica intestinale Allergie, intolleranze e reattività individuale Allergie, intolleranze e reattività individuale Classificazione delle reazioni avverse agli alimenti EAACI 1995 Allergia alimentare IgE-mediata Allergie alimentari non-IgE-mediate Intolleranze alimentari enzimatiche Reazioni non immunologiche Reazioni pseudo allergiche da alimenti (PAR) istaminiche Reazioni pseudo allergiche da alimenti (PAR) tiraminiche Reazioni pseudo allergiche da farmaci - PARda farmaci Cross-reazioni Reazioni crociate tra alimenti e allergeni Tabella Cross-reazioni tra allergeni e alimenti Gruppi di alimenti per classi e famiglie botaniche Alimentazione, ambiente e tossine Tossine ambientali Tossine endogene Tossine geopatiche Omeostasi e bilancio emuntoriale L'acidità degli alimenti I sovraccarichi Sovraccarico mucoso o di sostanze colloidali Sovraccarico acidosico o di sostanze cristalloidi Il sistema emuntoriale epato-gastro-intestinale Balance emuntoriale Detossicazione e drenaggio Possibili disturbi correlabili alle reattività individuali PARTE SECONDA Metodi di ricerca delle reattività individuali Test bio-elettromagnetici Test ematici Test kinesiologici Esame iridologico Test di astinenza a rotazione Trattamenti naturali delle reattività individuali Il protocollo con lecure naturali Fitoterapia Gemmoterapia Oligoterapia Omeopatia Ricostruzione della flora batterica intestinale Le diete ad eliminazione Esecuzione della dieta ad eliminazione Dieta priva di grano e derivati Dieta priva di latte e derivati Dieta priva di olio di oliva e derivati Dieta priva di solanacee Dieta priva di uova e derivati Dieta priva di caffè e sostanze nervine PARTE TERZA Correlazioni degli organi digestivi in psicosomatica Simbolismo dell’apparato digestivo Simbolismo dello stomaco Correlazioni tra funzioni, simboli e segni. Simbolismo del fegato Simbolismo della cistifellea Simbolismo dell’instino tenue Simbolismo dell’intestino crasso Aspetti psicosomatici e uso di alcuni Fiori di Bach nei disturbi correlati alle reattività individuali Beech, Centaury, Chestnut Bud, Clematis, Crab Apple, Heather, Holly, Impatients, Mimulus, Olive, Scleranthus, Star of Bethlehem, Sweet Chestnut, Vine, Water Violet, White Chestnut, Willow. PARTE QUARTA Le diete ad eliminazione Esecuzione della dieta ad eliminazione Dieta priva di grano e derivati Dieta priva di latte e derivati Dieta priva di olio di oliva e derivati Dieta priva di solanacee Dieta priva di uova e derivati Dieta priva di caffè e sostanze nervine APPENDICE Additivi alimentari: conservanti, coloranti, addensanti, antiossidanti Sostanze coloranti da E100 a E199. Sostanze conservanti da E200 a E299. Sostanze antiossidanti e regolatori di acidità da E300 a E399. Sostanze addensanti, stabilizzanti e emulsionanti da E 400 a E499. Sostanze regolatori di acidità e anti-agglomeranti da E500 a E599. Sostanze esaltatori di sapidità da E600 a E699. Sostanze varie da E900 a E999. Altre sostanze da E1000 a E1999. Alimenti, piante e sostanze chimiche coinvolte nelle reattività individuali Repertorio delle sostanze chimiche coinvolte nelle reattività individuali Acesulfame (E950) Acido etanoico (E260-263) Acido l-ascorbico (E301,302,303) Acido benzoico (E210) - Benzoati (E 211,212,213) Acido citrico, Citrati (E331,332,333) Acido cinnamico Acido etilendiamminotetracetico (EDTA – E385) Acido malico Acido lattico (E270) - Lattati sodici (E325) - Lattati potassici (E326) Lattati di calcio(da E327 a E330) Acido propionico (E280) Acido salicilico (ASA, salicilati) Acido sorbico e sorbato di potassio (E200-E203), sorbitani Acido triclorofenossiacetico Alcool benzilico Alcool etilico Alcool metilico Aldeide benzoica (Benzaldeide) Aldeide cinnamica (Cinnamaldeide) Alginato di sodio (E400-E401) Alluminio (Al) Amaranto (E 123, CI 16185) Aminotriazolo (Amitrol) Anetolo Anilina Annatto, caroteni, capsaicina - (E160) Antimonio (Sb) Antociani (E163) Arsenico (As) Aspartame Atrazina Azorubina (E122) Azulene Balsamo del Perù Balsamo del Tolù Benzalconio cloruro Benzile benzoato Benzile cinnamato Benzoato di sodio - (E211) Benzoile perossido Benzopirene Bromo (Br) Bromophos Butilato di idrossianisolo-BHA (E320) Butilato di idrossitoluolo - BHT (E321) Cadmio (Cd) Caffeina Calciocianammide Camfene cloruro – Campheclor Captan Caramello (E150) Carbamati Carragenina (E407) Chinolina giallo - (E104) Chlormequat (Cyol-halm) Cloro (Cl) Clorofilla e Clorofillina (E140) Cobalto (Co) Cobalto cloruro (CoCl2) Cocciniglia - (E120), Rosso cocciniglia - (E124) Colofonia Curcumina (E100) Dazomet Deiquat Diclorvos Dietanolamina Dieldrin Difenile – (E230-233), (v. fenili e fenilfenolati) Dimetil-amino-azobenzolo (Buttergelb) Dinitrocresolo (DNOC) Diossina Dodecilmercaptano Dorfosina (MPCA) EDTA(v. Acido etilendiamminotetracetico) Endosulfan Eptacloro - Heptachlor Eritrosina (CI 45430, acido rosso 51, (E127) Esaclorobenzene, HCB Esametilentetramina - (E239) Etilene ossido Eugenolo Farina di semi di carrube (E410) Farina di semi di guar - (E412) Fenil mercurio acetato Fenil mercurio nitrato Fenoli e Fenil-fenolati (E230fino a E233) Ferro (Fe) Fluoro (F) Formaldeide (E240) Formiati (E237, E238) - Acido formico (E236) Fosfati (E339, 340, 341) - [Fosfato di ammonio (E422) - Acido fosforico (E338) - Difosfati (E450) - Trifosfati (E451)] Fosforo sesquisolfuro Fruttosio Gallati (E 310, 311, 312) Lauril Gallati - Propil Gallati - Dodecil Gallati Geraniolo Giallo arancio S (CI 15985, sunset yellow, (E110) Giallo tartrazina (CI 19140, E102) Glicole polietilenico Glutammati Gomma adragante (E413) Gomma arabica o d’acacia (E440) Indigotina (E132) Iodio (I) Iodoformio Kathon C.G. (cis-metil-isotiazolinone, Euxil K100, Grotan K, Kathon 886) Lattice Lattosio Lecitina di soia (E322) Lievito Limonene Lindano Litolrubina BK-E180 Malathion Maltitolo (E965) Malto Maneb Mannitolo (E421) Mentolo Mercurio (Hg) 6-Metilcumarina Metilen-butirrolattone Metossicloro (Methoxyclor) Morfolinici Nero brillante BN (E151): Nickel solfato Nitrati (E251,E252) e Nitriti (E249,E250) Olio essenziale di arancio Olio essenziale di bergamotto Olio essenziale di chiodi di garofano Olio essenziale di lauro Olio essenziale di legno di cedro Olio essenziale di limone Olio essenziale di neroli Parabeni mix (E214 fino a E219) Paraffina Paraquat Parathion (E605) Pectine (E440) Penicilli Pentaclorofenolo (PCP) Piombo (Pb) Piretro e piretroidi Policlorobifenile (PCB) Poliestere Polifosfati (E450) - Pirofosfati (E540a) Potassio bicromato Potassio metabisolfito (E224) Potassio persolfato Rame (Cu) Riboflavina – vit.B2 - (E101) Rosso di barbabietola (E162) Sesquiterpene lattone Sodio benzoato (E211) Solfiti, metabisolfiti (E221 fino a E228) e anidride solforosa (E220) Sorbitolo (E420) Stagno (Sn) Sudan III (CI 26100) e Sudan IV (CI 26105) Sulfolano Tartrati (E334 fino a E337) Tetracloruro di carbonio Tiabendazolo (E233) Timerosal Tioacetamide Tiourea (Thioharnstoff) Titanio (Ti) Tiurami o Tirami Tocoferoli (E306-E307-E308-E309) Trementina, trementina veneta Tricloroetilene Trietanolamina Vanillina ed Etilvanillina Verde S- E142 Xilolo Xilitolo (E967) Zinco (Zn) Repertoriodi piante e polveri coinvolte nelle reattività individuali Acari Betulaceae Chenopodiaceae Compositae Cruciferae Cucurbitaceae Graminaceae Labiatae Lauraceae Leguminose Liliaceae Musaceae Palmaceae Rosaceae Rutaceae Solanaceae Umbrelliferae Urticaeae Vitaceae Repertorio degli alimenti coinvolti nelle reattività individuali Bevande con derivati xantinici Carne di maiale e derivati Carni rosse Glutine Grano e derivati Grassi vegetali Gruppo delle solanacee Latte e derivati Lieviti e derivati Mais Orzo Uova e derivati Patate Propoli Riso Sale Zucchero e derivati Bibliografia Riferimenti autobiografici dell’autore PARTE PRIMA Reattività individuale agli alimenti e alle sostanze chimiche (Rivisitazione del concetto di intolleranze alimentari) Docente: Prof. Rocco Carbone Corsi ECM FAD UTIFAR PRIMA PARTE Introduzione epistemologica delle intolleranze alimentari Il mio primo impatto con le intolleranze alimentari risale agli anni ’80, in quel periodo mi occupavo di fitoterapia: la medicina naturale è stata sempre una mia passione e un hobby che nel tempo mi ha portato alla realizzazione del progetto In Natura Felicitas 1. In quel periodo, ad occuparsi delle intolleranze alimentari, erano soprattutto i naturopati. Questa definizione ha suscitato da sempre confusione, poiché, in medicinavenivano contemplate tra le intolleranze alimentari le sindromi inerenti i deficit enzimatici, pertanto da una parte avevamo la compagine medica che difronte a questa definizione classificava le intolleranze alimentari, errori metabolici, deficit enzimatici (al glutine, al lattosio, fenichelchetonuria, ecc.) dall’altra parte della barricata vi era tutto il movimento naturalistico e della naturopatia che considerava le intolleranze alimentari legate ad una risposta dell’organismo ad una intossicazione e ad una insufficienza emuntoriale. Ma l’argomento non era così settorialmente definito. Le continue diatribe tra la classe medica e il mondo naturopatico hanno snaturato e sminuito la reale importanza di tale sindrome. Personalmente in quel periodo ero affetto da una dermatite atopica diffusa e localizzata al fronte anteriore delle gambe e al petto, infatti l’uso delle cinture automobilistiche, introdotte proprio in quel tempo, non riuscivo a sopportarle per via dell’attrito tra cintura e pelle che veniva a crearsi. Inoltre, ero sovrappeso e mi sentivo gonfio. In quel periodo la mia curiosità e il desiderioinnato verso le cure naturali mi indussero a iscrivermi ad un corso di naturopatia, e devo dire che da allora la mia vita ha avuto un cambiamento totale e il mio modo di 1In Natura Felicitas: progetto per la formazione e la diffusione delle discipline olistiche, analogiche e della naturopatia. Http//www.Innaturafelicitas. pensare si è allargato e arricchito fino a condurmi verso la visione globale dell’universo e dell’uomo, scoprendo l’olismo e le pratiche olistiche 2. Durante questi corsi studiando la nutrizione in naturopatia venni a conoscenza della dieta ad eliminazione scalare (v. capitolo dedicato alla dieta ad eliminazione scalare) che subito applicai su me stesso, e, con mia grande meraviglia, notai che durante l’eliminazione delle solanacee dalla dieta quotidiana la dermatite si attenuava e fisicamente mi sentivo meno gonfio. Allora, seguii la dieta eliminando le solanacee e derivati e nel giro di due mesi la dermatite era completamente scomparsa ed ero sceso di quindici chili. Portai a compimento il diploma di naturopata, e mi dedicai ad approfondire con corsi e master tutti gli aspetti inerenti questi argomenti legati alle cure naturali in naturopatia e gli aspetti psicosomatici 3. Intanto, durante l’esercizio della mia professione di farmacista e naturopata, il contatto continuo e giornaliero con le sofferenze della gente mi portarono ad osservare che spesso alcune patologie croniche a carattere epidemiologico pur non presentando un oggettivo malessere e dolore fisico, si manifestavano quasi in modo asintomatico (diabete, ipertensione, disturbi cardiovascolari, disturbi endocrini) e riscontrai che in questi soggetti, la sofferenza percepita non era relativa ai sintomi della patologia, ma molto spesso era identificata nella privazione. Infatti, spesso questi pazienti identificavano i loro disturbi nella privazione; sono ridotto a mangiare senza sale, devo privarmi del dolce, non posso partecipare alle feste, per me le feste non hanno senso, ecc. Inoltre, osservando l’aspetto comunicazionale di queste persone mi resi conto che quasi tutte presentavano disturbi associati di carattere emozionali basati sulla paura, sul senso di abbondano, sul bisogno di 2Carbone R. Naturopatia – Principi e concetti fondamentali. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2010. 3Carbone R. Lettura del corpo psicosomatica in chiave olistica. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2009. affetto e di protezione. Quindi intrapresi lo studio e l’approfondimento della floriterapia (Fiori di Bach) 4. Intanto si diffondevanosempre di più i test ematici e bioelettronici rivolti a scoprire l’alimento che creava intolleranze. Nelle farmacie e negli studi di naturopatia EAV e VEGA,entravano a far parte delle novità del momento, come proposte innovative, per la soluzione del benessere attraverso il riconoscimento delle intolleranze alimentari. Non mancavano, di contro, articoli e trasmissioni televisive in cui mettevano alla gogna i naturopati e questi sistemi diagnostici. Intanto, fortunatamente, al mondo esiste oltre ai farmacologi-chimici, con le loro visioni stereotipiche, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che con la giusta e dovuta lungimiranza ha pubblicato con codice ISBN 978 92 15996 5 8 le linee guida di riferimento per la formazione in naturopatia “Benchmarks for training in naturopaty”. 5 In questa pubblicazione sono indicate le materie di insegnamento e le ore di formazione per il conseguimento del diploma in naturopatia e l’esercizio professionale. Quindi, ho sentito il bisogno, la necessità, oltre al dovere, di approfondire quest’argomento affrontando tutti gli aspetti connessi a questa sindrome da un punto di vista scientifico e naturopatico. La parte sicuramente più importante, ma che susciterà perplessità e risentimenti nei diversi operatori, alla luce degli studi acclarati, riguarda la definizione semantica e semiologica delle intolleranze alimentari, che per definizione storica individua le sindromi causate da deficit enzimatico o errori metabolici, mentre come proposto dall’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), descritto nel grafico rivisto e modificato (Allergie, intolleranze e reattività individuale),tutte le manifestazioni non 4 Carbone R Fiori di Bach, Capire l’essenza delle emozioni per vivere meglio. Edizione ED srl, Roma, 2006. Edizione esaurita non in commercio. -Carbone R. Monografie delle tipologie dei fiori di Bach. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2009. http://www.who.int/medicines/areas/traditional/BenchmarksforTraininginNaturopathy.pdf 5 rientranti nelle risposte tossiche o non tossiche possono essere definite: reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. L'esistenza di un legame tra ciò che si mangia, lo stato di salute e lo sviluppo di alcune malattie è riconosciuta fin dall'antichità. Ippocrate (460-370 a.C.), osservò per primo l’esistenza di una correlazione tra l’assunzione di cibo e alcune manifestazioni patologiche come l'orticaria, la cefalea e l’importanza di una sana e corretta alimentazione che descrisse col seguente aforisma: "Lascia che il cibo sia la tua medicina, e la medicina sia il tuo cibo". Anassagora (475 a.C.) sosteneva che l’uomo, attraverso il cibo assorbiva dei “principi generativi" necessari al funzionamento del corpo umano; quest’osservazione fu la prima intuizione dell’esistenza dei principi nutritivi e della biochimica. Successivamente, Galeno (131-210 d.C.) introdusse alcune formule per la cura di malati che manifestavano reazioni avverse agli alimenti. Porfirio (232 - 305 d. C.) racconta nella “Vita di Pitagora” che il matematico ammoniva i suoi discepoli a non mangiare fave e ad escluderle dalla dieta. Infatti, il favismo è un deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PDH), enzima chiave della via dei pentoso fosfati. La carenza di enzima G6PDH costituisce il difetto enzimatico più comune nella specie umana, provocando l’anemia emolitica. Dei periodi successivi si conosce ben poco e poco è stato documentato, fino agli studi e sperimentazioni di Theophrast Bombast von Hohenheim (detto Paracelso) (1493-1541 d.C.), medico, naturalista e filosofo svizzero. Paracelso, vissuto in un’epoca cruciale e di notevoli cambiamenti nella storia del mondo occidentale, quando il Rinascimento iniziava a collocare l’uomo al centro di ogni interesse, studiò i segreti dell’uomo in rapporto al cosmo e fu il creatore della filosofia dell’uomo integrale, latente in ogni persona. Scrisse undici trattati sull’origine, le cause, i segni e la cura delle singole malattie. Egli attribuiva a cinque cause principali l’insorgenza della malattia: Ens Astrale, Ens Venenale, Ens Naturale, Ens Spirituale, Ens Deale. Per restare nel tema delle tossine secondo Paracelso l’Ens Venenale è causata dalle impurità. Infatti, Paracelso descrive che vi sono impurità che entrano nel nostro corpo sotto forma di cibo solido e chenon seguono il naturale processo di estromissione dal sistema che seguono le parti non utilizzabili dal processo individuale. Lo stesso può avvenire anche per i cibi liquidi, per ciò che è inalato con l'aria che respiriamo, ciò che è assorbito dalla pelle. È stupefacente leggere questa definizione in cui, ai tempi della sua definizione, non vi era conoscenza del metabolismo e della biochimica, quindi, possiamo definire Paracelso il padre, oltre che della farmacologia, riconosciuto con i suoi lavori e l’aforisma sola dosis facit venenum, anche il precursore del concetto di intolleranze alimentari e reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Lo sviluppo delle conoscenze sulle intolleranze alimentari vanno di pari passo con le conoscenze più generali dell'allergia e dell'immunologia che si sviluppò alla fine dell'Ottocento, con lo studio delle malattie infettive e delle relative vaccinazioni. La correlazione tra cibo e salute ricompare nella medicina, soprattutto nell'area anglosassone, con la pubblicazione di F.W. HareThe Food factor in disease, del 1905, in cui sostiene l’ipotesi che molte malattie potevano essere causate dalla presenza di intolleranze alimentari. Nel 1906 fu utilizzata per la prima volta la parola allergia dal pediatra viennese Von Pirquet, definendola: un'alterata capacità acquisita e specifica dell'organismo a reagire a sostanze estranee presenti nei tessuti cutanei. Descrivendo le ipersensibilità (allergie) ai vaccini dei virus, ai pollini, alla polvere ecc., ma nulla dal punto di vista alimentare. Nel 1922 W.R. Shannon pubblicò su riviste di pediatria alcuni casi di manifestazioni neuropatiche, compresa l'epilessia, in bambini che presentavano intolleranze alimentari. Nel 1925 W.W. Duke pubblicò le casistiche su casi di asma e riniti causate da intolleranze alimentari, e sempre nel 1925 G. Piness e H. Miller pubblicarono altri studi su casistiche pediatriche legate alle intolleranze alimentari. Nel 1926 Albert Rowe, pubblicò le sue prime osservazioni sulle diete ad eliminazione come terapia per le allergie alimentari, diffondendo la sua teoria, attraverso conferenze e seminari, alla classe medica degli Stati Uniti, dando impulso alla ricerca e allo studio di questi problemi. Nel 1951 fu introdotto il termine di Ecologia Clinica usato per la prima volta dal Dott. Theron G. Randolph nel suo libro “Food Allergy”. L'ipotesi di Randolph era quella di evidenziare come, accanto ai classici processi allergici, ci potesse essere tutta una serie di fenomeni che non rientravano nel meccanismo tradizionale allergico-immunologico, ma che era legato a fenomeni di "intolleranza"; tali fenomeni si manifestavano con delle vere e proprie assuefazioni a sostanze comuni quali gli alimenti. Nel 1964 Il Dr. George J. Goodheart Jr. osservò la relazione tra l’assunzione di determinati cibi e la variazione della risposta della forza muscolare, sviluppando i test kinesiologici. Il Dr. George J. Goodheart Jr. è unanimemente considerato il Padre della Kinesiologia e grazie alla sua costante attività di ricerca la steessa si è sviluppata come disciplina autonoma ed originale. Goodheart introdusse ufficialmente la Kinesiologia all'interno dei Giochi Olimpici nel 1980, alle Olimpiadi di Lake Placid, quale Membro Ufficiale del Comitato Medico Statunitense per gli Sport Olimpici. Nel 1998 l'International College of Applied Kinesiology, in considerazione dei successi da lui conseguiti in oltre sessant'anni di carriera, gli ha conferito il riconoscimento Lifetime Achievement Award. Nel 1991, l'allergologo Allen P. Kaplan 6, descriveva la differenza tra le allergie tradizionali e le intolleranze alimentari, evidenziando che in queste manifestazioni cliniche non si rilevava una produzione di immunoglobuline di tipo E (IgE), da questa osservazione prende origine la definizione di intolleranze alimentari, meglio definite: allergie non allergiche. Quindi, l’intolleranza alimentare si può definire: reazione tossica all'ingestione di un determinato cibo non mediata da sistemi immunitari. Nel 1993, l’Accademia Americana di Allergologia (AAAA) classifica le reazioni avverse ai cibi come: 6Allen P. Kaplan. Allergy. Editore: Churchill Livingstone. Ottobre 1985. 1) reazioni allergiche propriamente dette dovute a meccanismi immunologici e dose-indipendenti (mediate dalle IgE ed IgG); 2) pseudoallergie da deficit enzimatici (es. deficit di lattasi con intolleranza al latte, favismo); 3) reazioni pseudoallergiche dovute a meccanismi extra-immunologici e dose-dipendenti (farmaci e alimenti liberatori di istamina), reazioni tossiche agli alimenti, ossia avvelenamento da funghi, da botulino; 4) intolleranze, in cui eliminando completamente un alimento, si verifica la scomparsa del sintomo. Nel 1995 l’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), per evitare equivoci di definizione e terminologia tra le allergie e le intolleranze alimentari, propose un grafico e glossario dal nome: Position Paper Adverse Reactions to Food, classificazione delle reazioni avverse da ingestione di alimenti. Il costante dilagare di questo fenomeno 7 richiede un chiarimento e approfondimento della tematica suffragata da conoscenze acquisite e documentate, secondo canoni comprovati e validati. Il termine intolleranze alimentari è usato negli ultimi decenni impropriamente, già l’EAACI nel 1995 classificava con tale termine le reazioni allergiche agli alimenti non immuno-mediate e derivanti da un deficit enzimatico. Sempre di più negli ultimi anni, anche per gli effetti indotti dalla globalizzazione, sono stati inseriti nell’alimentazione sostanze e alimenti nuovi che spesso l’organismo umano non riconosce, pertanto, non essendo dotato di sistemi enzimatici specifici, non possono essere correttamente metabolizzati dal sistema digestivo, assimilati ed eliminati. Poiché, gli alimenti spesso per problemi legati alla produzione, coltivazione, conservazione e dispensazione subiscono trattamenti Agenzia ANSA del 08 05 2010. Il problema delle allergie alimentari, specie in età pediatrica, in Italia è molto serio; infatti si hanno: 40 morti per shock anafilattico (stima); 570.000 allergici < 18 anni; 270.000 allergici tra 0-5 anni; 150.000 allergici tra 10-18 anni; 80.000 allergici alle uova; 40-50.000 allergici a grano, pomodoro, soia, crostacei, frutta e verdura, noci e arachidi; 100.000 bambini devono usare latti ipoallergenici per un costo di 50 milioni di euro ogni anno che grava esclusivamente sulle famiglie; 1.500.000 gli adulti con allergia agli alimenti.http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/05/08/visualizza_new.html _1790249961.html 7 chimici con diserbanti, disinfestanti, conservanti, antiossidanti, lievitanti, stabilizzanti, coloranti, aromatizzanti il problema si complica, in quanto difronte ad una reattività seguita all’ingestione di un alimento, è necessario discernere la componente che ha indotto la risposta reattiva. Le reattività individuali si manifestano con più frequenze delle allergie, esse rappresentano un problema diagnostico discutibile e di difficile accettazione dal mondo scientifico, anche se questi metodi diagnostici esistono e sono in piena diffusione, non hanno una validazione e accreditamento scientifico. Non possono essere dimostrati, non vi è accordo tra gli operatori e studiosi, alcuni negano l’esistenza, altri invece enfatizzano i metodi. Le intolleranze-allergia seguono un trend in aumento e le modalità delle reazioni ai vari alimenti si stanno modificando di pari passo con i cambiamenti che vengono apportati nell’alimentazione; inoltre, probabilmente l’introduzione di alimenti geneticamente modificati (OGM), nel prossimo futuro ci metterà difronte a nuove forme di reattività individuali e complessi quadri sintomatologici. Possiamo concludere che le reattività individuali, possono derivare da varie cause, si manifestano in seguito ad un meccanismo di accumulo di tossine o metaboli, provocando una reazione tossica all'ingestione di un cibo o sostanze non dovuta a fenomeni immunitari. Si manifestano su organi e apparati a carattere soggettivo spesso confondendosi e associandosi ad altre sindromi rendendo difficile la reale interpretazione dei sintomi. Le reattività individuali possono insorgere da cause esterne o interne all’organismo, e si verificano inseguito all’azione di agenti: infettivi (batteri, virus), chimici (additivi, conservanti, farmaci), fisici (traumi, meteoropatie), ormonali (menopausa, malattie), intestinali (alterazioni della flora batterica, infiammazione della mucosa), psichici (ansia, stress, conflitti), ambientali (inquinamento, rumori, geopatie e metereopatie). Mentre l’allergia alimentare può essere diagnosticata con relativa facilità;quando la reazione non è mediata da un meccanismo immunologico, ma da reattività individuale, la diagnosi si presenta più complessa, nonostante sia più frequente dell’allergia (solo il 5 % delle reazioni avverse agli alimenti possono essere definite di natura allergica) 8. Le casistiche 9 fanno rilevare che l’individuo adulto percepisce le reazioni avverse agli alimenti come il principale problema della propria salute, tanto che circa un terzo della popolazione americana tende a modifica la propria alimentazione nella convinzione di avere un’allergia alimentare, atteggiamento condiviso anche in altri paesi: in Inghilterra (20% della popolazione)e in Olanda (10% della popolazione). In Italia il fenomeno è in continuo aumento e sempre una maggiore parte della popolazione viene interessata da problematiche relative alle intolleranze agli alimenti. Con questo lavoro, voluto fortemente dall’autore Rocco Carbone, che da tempo dibatte e divulga attraverso seminari e corsi i principi e le ragioni che animano questo disturbo, si creano le basi per un approfondimento della materia in ordine interdisciplinare. Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina - Roma - Ambulatorio per lo studio delle Intolleranze Alimentari. ResponsabileDr. Marco Visconti. 9 http://www.wikipedia.org/wiki/Allergia_alimentare. 8 Concetti di immunologia dell’intestino Generalità L’organismo umano ha sviluppato un efficace sistema verso agenti aggressori infettivi e sostanze tossiche, attraverso la formazione di anticorpi umorali o lo sviluppo di immunità cellulare. Dallo studio dei meccanismi molecolari si rileva che l’organismo è capace di distinguere le sostanze proprie (self) da sostanze non-proprie (nonself) e, attraverso l’attivazione del Sistema Immunitario, si può produrre un'enorme varietà di cellule e molecole in grado di riconoscere ed eliminare un'infinità di agenti invasori. All'interno del Sistema Immunitario vengono distinte due unità funzionali: L'Immunità congenita: è la resistenza di base alle malattie acquisita con la nascita; rappresenta una prima linea di difesa. Essa include una serie di barriere difensive ad infezioni ed aggressioni esterne: la pelle, le mucose e la temperatura corporea. L'Immunità acquisita: denominata pure Immunità specifica, mette in atto una reazione specifica nei confronti di ciascun agente infettivo che viene poi "memorizzata" dal Sistema Immunitario, attraverso la formazione di anticorpi. La risposta immunitaria acquisita viene attivata quando il Sistema Immunitario congenito non riesce a debellare un agente patogeno. Il riconoscimento di agenti avversi avviene ad opera dei linfociti, mentre l’azione di difesa e neutralizzazione del patogeno avviene sia tramite i linfociti e sia tramite altre cellule specializzate come i macrofagi e le cellule neutrofile. Il Sistema Immunitario svolge le sue azioni difensive attraverso una serie di mediatori che intervengono nei processi allergici, essi sono: i globuli bianchi, le interleuchine, le proteine del Complementoe l'interferone che fungono da anticorpi, mentre batteri, virus e tossine costituiscono gli antigeni. I globuli bianchi sono le cellule che hanno propriamente il compito di difendere l'organismo dalle infezioni. Si dividono in tre categorie: 1. monociti, che al momento dell'infezione diventano macrofagi; 2. granulociti, a loro volta divisi in neutrofili, acidofili e basofili; 3. linfociti, a loro volta divisi in linfociti T e B. I linfociti T si dividono in tre gruppi: I linfociti T citotossici sono i responsabili dell'immunità cellulare. Utilizzando il riconoscimento della proteina MHC 10, essi riconoscono una cellula self da una non-self. In quest'ultimo caso, attraversano la membrana cellulare con una proteina, detta perforina, causandone la lisi (rottura) e quindi la morte. I linfociti T helper (Th1 e Th2) sono importantissimi, poiché attirano e attivano gli altri tipi di linfociti. Viaggiano a stretto contatto con i macrofagi. I linfociti T helper quando sono attivati secernono delle proteine chiamate linfochine che presentano recettori specifici verso la membrana delle cellule bersaglio. Esistono diversi tipi di linfochine, di cui, la famiglia più importante è rappresentata dalle interleuchine, che stimolano la crescita delle cellule T e la produzione di anticorpi da parte dei linfociti B. Le linfochine vengono attivate durante alcune reazioni di ipersensibilità dell’organismo. I macrofagi dopo aver fagocitato un agente estraneo (cellula, batterio, virus, tossine, ecc.), espongono nella proteina MHC un frammento ditale agente; in seguito a tale presenza si attiva la produzione di una proteina detta interleuchina 1, la quale, attira il linfocita T helper e gli trasmette l'informazione sul tipo di cellula estranea penetrata nell'organismo. Il linfocita T helper, in seguito a questa informazione produce due sostanze: l'interleuchina 2 e l'interleuchina 4, 10 Le proteine MHC di classe I sono presenti in tutte le cellule nucleate e servono come mezzo di riconoscimento per le cellule del sistema immunitario che, vedendo queste molecole sulla superficie delle cellule, le classificano come "self" e quindi non le attaccano. Le proteine MHC di classe II, invece, derivano da degradazione cellulare operata dai lisosomi e sono esogene, quindi "non self"; pertanto, se espresse sulla superficie delle cellule, attivano le cellule presentanti l'antigene (cellule dendritiche, macrofagi...) e di conseguenza la risposta immunitaria. che stimolano la riproduzione rispettivamente dei linfociti T citotossici e dei linfociti B. I linfociti natural killer (NK) hanno funzione analoga ai linfociti T citotossici, ma non utilizzano il riconoscimento dell'MHC. Il ruolo "attivo" della difesa specifica è quindi svolto dai linfociti T citotossici, dai linfociti NK e dagli anticorpi. Le interleuchine sono specifiche sostanze di natura proteica secrete da cellule del sistema immunitario durante la risposta immunitaria: linfociti, cellule NK, fagociti, cellule dendritiche. Gli anticorpi o immunoglobulinesonodelle proteine specifiche per ogni antigene con una peculiare struttura quaternaria che le conferisce una forma a "Y". Gli anticorpi hanno la funzione, nell'ambito del sistema immunitario, di neutralizzare corpi estranei come virus e batteri, riconoscendo ogni determinante antigenico o epitopo legato al corpo come un bersaglio. In maniera schematica e semplificata si può dire che ciò avviene perché al termine dei bracci della "Y" (v. figura struttura degli anticorpi) vi è una struttura in grado di "chiudere" i segmenti del corpo da riconoscere. Ogni chiusura ha una chiave diversa, costituita dal proprio determinante antigenico; quando la "chiave" (l'antigene) è inserita, l'anticorpo si attiva. Dal punto di vista funzionale sono distinguibili due componenti fondamentali: a) una regione costante (C), che media l’interazione dell’anticorpo con il complemento o con cellule dell’ immunità innata; b) una regione variabile (V), che contiene il sito di combinazione con l'antigene e che è quindi variabile a seconda della specificità dell'anticorpo per un dato antigene. Le Immunoglobuline (Ig) sonoglicoproteine presenti nel sangue e nei fluidi dei tessuti, costituite da due catene pesanti (H, dall'inglese "heavy"), di circa 400 aminoacidi, e da due leggere (L, dall'inglese "light"), di circa 200 aminoacidi, tenute insieme da legami chimici. Le immunoglobuline umane sono suddivise in 5 classi principali, elencate in ordine decrescente di concentrazione serica: IgA, IgD, IgE, IgG, IgM. IgA: costituiscono circa il 20% delle immunoglobuline seriche (e ben il 60-70% delle totali) e sono presenti principalmente nelle secrezioni esterne, quali saliva, colostro, lacrime, muco delle vie respiratorie e del tubo digerente. Le IgA rappresentano un importante mezzo di difesa contro le infezioni locali; stimolano la reazione del complemento solo attraverso una via di attivazione alternativa e intervengono nella risposta immunitaria secondaria. IgD: rappresentano lo 0,2% delle immunoglobuline circolanti. Sono presenti sulla membrana cellulare dei linfociti B dove, legato l'antigene verso cui sono specifiche, inducono l'attivazione della cellula a proliferare, maturare a plasmacellula e a produrre, in forma solubile, anticorpi in grado di riconoscere gli stessi antigeni della Ig di membrana. IgE: sono presenti nel siero in concentrazione bassissima, inducono la liberazione da parte delle stesse cellule dei mediatori responsabili delle reazioni allergiche di tipo I. IgG: sono la classe di anticorpi maggiormente presenti nel siero, rappresentando circa il 75% delle immunoglobuline circolanti. Attraversano la barriera placentare e, quindi, si trovano a concentrazione elevata già alla nascita, conferendo al neonato una certa protezione durante i primi mesi di vita. IgM: costituiscono circa il 5-10% delle Ig totali. Le IgM costituiscono la classe di anticorpi che vengono sviluppati al primo contatto con un nuovo antigene e sono quindi parte della risposta immunitaria primaria. Stimolano la reazione del complemento e non passano la barriera placentare. Il Complesso Maggiore di Istocompatibilità o Major Histocompatibility Complex (MHC). Ogni cellula del nostro corpo ha sulla sua superficie una proteina chiamata MHC (complesso maggiore di istocompatibilità), differente da organismo a organismo. Esso è, in pratica, un sistema di controllo per distinguere le proprie cellule (self) dalle cellule estranee (non-self). Se vi è una modifica nel materiale genetico di una cellula (a seguito di un'infezione virale o nel caso di una cellula tumorale) l'MHC prodotto non sarà quello originale ma avrà dei difetti; questa cellula, pertanto, viene classificata come "agente estraneo" dal sistema immunitario e viene distrutto. Esistono due tipi di MHC: MHC di classe I, presente in tutte le cellule; MHC di classe II, presente solo sulla superficie dei macrofagi, dei linfociti B e di alcune cellule linfatiche (ad esempio nel timo). Gliinterferoni (IFN) sono una classe di proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario (globuli bianchi, fibroblasti) in risposta all'attacco di agenti esterni come virus, batteri, parassiti e cellule tumorali. Gli interferoni appartengono alla vasta classe di glicoproteine note come citochine. La loro funzione specifica è quella di: 1. inibire la replicazione di virus all'interno delle cellule infette; 2. impedire la diffusione virale ad altre cellule; 3. rafforzare l'attività delle cellule preposte alle difese immunitarie, come i linfociti T e i macrofagi; 4. inibire la crescita di alcune cellule tumorali. Esistono due tipi di interferoni il Tipo I [INF alfa (α) e INF beta (β)] e il Tipo II [INF gamma (γ)]; agiscono legandosi alla membrana delle cellule e stimolando la produzione di enzimi antivirali. Quando un virus attacca una cellula attivata dall'interferone, non riesce a moltiplicarsi a causa degli enzimi antivirali e si verifica quindi un arresto o un'attenuazione dell'infezione. Cenni di anatomia del sistema immunitario Gli organi del sistema immunitario si distinguono in primari e secondari: 1) gli organi primari sono la sede di origine delle cellule del sistema immunitario (nell’uomo midollo osseo e timo). Si sottolinea che negli organi primari si trovano i veri precursori delle cellule T e B, ovvero quelle cellule in cui il DNA si trova in configurazione germinale, stato in cui non è ancora avvenuta la disposizione e la forma dei geni delle immunoglobuline o del recettore dei linfociti T. 2) gli organi secondari sono i linfonodi, la milza, le placche del Peyer. Il sistema immunitario è costituito da un eterogeneo insieme di popolazioni cellulari anatomicamente e/o funzionalmente interdipendenti, che hanno il compito di assicurare il riconoscimento dell’antigene e la sua inattivazione. L’antigene viene riconosciuto dalle cellule dotate di specifico recettore, le cellule dell’immunità specifica, cioè i linfociti B e linfociti T. Linfonodi Il linfonodo ha una forma di fagiolo, con grandezza di alcuni millimetri e si può suddividere in tre zone: 1) zona corticale o corteccia (timo-indipendente, dove sono presenti i linfociti B, a livello dei follicoli); 2) zona paracorticale, dove si trovano le cellule T; 3) zona midollare, situata a livello centrale, dove si trovano linfociti T attivati e plasmacellule. Il linfonodo è una delle sedi in cui avviene l’incontro tra i linfociti vergini e gli antigeni. I linfociti T e B giungono al linfonodo tramite i vasi linfatici afferenti, e si vanno a collocare, rispettivamente, nell’area paracorticale e nei follicoli. Qui i linfociti che riconoscono il proprio antigene (trasportato da cellule APC dendritiche, che giungono dal vaso linfatico afferente) si fermano e vengono attivati, andando incontro a un processo proliferativo; i linfociti attivati lasciano il linfonodo dopo alcuni giorni come cellule effettrici. Quelli che invece non incontrano il proprio antigene ritornano in circolo tramite il vaso linfatico afferente. La milza Localizzata nell’ipocondrio sinistro, del peso di circa cento grammi; è composta da una capsula di tessuto connettivo da cui si dipartono trabecole che ne suddividono il parenchima. Quest’ultimo è costituito da sostanza rossa e sostanza bianca: la prima è formata da un ammasso di globuli rossi che nella milza vanno incontro a eliminazione da parte di macrofagi splenici, mentre la seconda è sede di riconoscimento dell’antigene. Qui è presente un’arteria trabecolare dalla quale origina l’arteriola centrale (ai cui lati ci sono i tessuti linfoidi peri-arteriolari, composti da linfociti T). Dall’arteriola centrale si forma il seno venoso e infine la vena. I linfociti B, con centri germinativi, formano una corona intorno all’area peri-arteriolare, detta PALS. Una differenza tra linfonodi e milza è che in quest’ultima gli antigeni arrivano direttamente tramite il sangue e affluiscono dal sistema arteriolare, mentre nei linfonodi arrivano dai vasi linfatici. MALT (Mucosa Associated Lymphoid Tissue) . I precursori delle cellule del sistema immunitario sono localizzati negli organi linfoidi primari e secondari. Gli organi linfoidi primari sono il midollo osseo e il timo, mentre gli organi linfoidi secondari oltre a linfonodi e la milza, sono il sistema linfoide associato alle mucose che si sviluppa sulle superficie della pelle e delle mucose intestinali, bronchiali, del naso e vasi. Il sistema linfoide associato alle mucose definito MALT (Mucosa-Associated Lymphoid Tissue) svolge un ruolo di risposta immunitaria sia umorale (mediante il rilascio di linfociti B) che cellulare (mediante il rilascio di linfociti T). In riferimento alla loro localizzazione i tessuti MALT sono classificati: c) BALT (bronchial-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato alle mucose bronchiali; d) LALT(larynx-associated lymphoid tissue)tessuto linfoide associato alle mucose della laringe. e) GALT (gut-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato all’intestino, in particolare, all’appendice ileo-cecale e placche di Pever; f) NALT (nose-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato alle mucose del naso; g) SALT (skin-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato allo strato ipodermico cutaneo; h) VALT (vascular-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato ai vasi sanguigni. Questi sistemi tissulari interagiscono continuamente con gli antigeni e modulano la risposta antigene-anticorpo, il grado di reattività della risposta costituisce la tolleranza immunitaria chevaria da soggetto a soggetto. Lume intestinale - placche di Peyer Le placche del Peyer, localizzate tra i villi dell’intestino tenue, sono costituite da cellule epiteliali, denominate cellule M (Multifolder o micropliche) e da una placca formata da un centro germinativo di linfociti B circondato da linfociti T che si trovano nella sottomucosa dell’intestino tenue. Le cellule M sono specializzate nel consentire il passaggio di alcune cellule e non di altre, hanno una funzione discriminante per gli antigeni Self dai Non Self, determinando la tolleranza immunitaria. Sono una sottopopolazione del MALT (Tessuto Linfoide Associato alle Mucose) e costituiscono il 10% delle cellule della mucosa intestinale. Una peculiarità di questo tessuto linfoide è che gli antigeni che vi giungono, in condizioni alterate dell’intestino, non vengono processati (controllati) ma, possono crearsi un varco fra le cellule M. Questa modalità di comportamento delle cellule M, durante i processi infiammatori della mucosa dell’intestino tenue, consente il passaggio di metaboliti che si riversano nel torrente ematico, provocando reattività individuali che costituiscono l’innesco delle intolleranze alimentari e verso sostanze chimiche. Questo comportamento è stato studiato in USA e definito col nome di LGS (Leaky Gut Syndrome). LGS (leaky gut syndrome ) 11 Per Leaky Gut Syndrome (Sindrome dell'intestino microperforato) si intende un’espressione di alterata permeabilità della mucosa intestinale nei confronti di sostanze ed agenti non completamente digeriti e non riconosciuti dal sistema immunitario intestinale (MALT E GULT). In condizioni di normalità gli alimenti digeriti dai succhi acidi gastrici, pancreatici e dagli enzimi digestivi vengono trasformate in nutrienti semplici (amminoacidi, oligopeptidi, glucosio, oligosaccaridi, ecc.) riconosciuti self e convogliati verso le cellule con orletto a spazzola per diffondersi nel torrente ematico ed essere utilizzati per le funzioni organiche plastiche ed energetiche. Un regolare funzionamento di riconoscimento e di processamento dei micronutrienti a livello intestinale, richiede un’azione sinergica tra le cellule M, le IgA, i fermenti lattici, i linfociti Th2, l' Interleuchina 10 e le condizioni generali di impermeabilità intestinale (Tight Junction). Le Tight junction (giunzioni serrate, zonula occludens o fasci occludenti) costituiscono una cintura continua intorno alle cellule che rivestono le cavità corporee, hanno il compito di impedire il passaggio dei liquidi tra la cavità corporea e le cellule sottostanti. Sono presenti in modo particolare negli epiteli di rivestimento dell’apparato digerente, compresi gli epiteli che 11leaky gut syndrome, letteralmente tradotto in sindrome dell’intestino perforato. Groschwitz, KR. (Jul 2009). Intestinal barrier function: molecular regulation and disease pathogenesis. Ventura, MT.(Oct 2006).Intestinal permeability in patients with adverse reactions to food. Dig Liver Dis 732-6. Heyman, M. (Dec 2005).Gut barrier dysfunction in food allergy.Eur J Gastroenterol Hepatol 127985. Fasano, A. (Sep 2005). Mechanisms of disease: the role of intestinal barrier function in the pathogenesis of gastrointestinal autoimmune diseases. Nat Clin Pract Gastroenterol Hepatol 416-22. http://www.omotossicologia.blogspot.com/2010/10/intolleranza-sensibilitaalimentare.html#ixzz1Hz5cHfs3. http://www.procaduceo.org/it_ricerche/anat_fisio/anat_fisio06.htm. http:// www.afpafitness.com/articles/LEAKGUT4.HTM. rivestono i dotti e le cavità del tratto digerente, costituiscono delle membrane semipermeabiliresponsab ili del mantenimento delle differenze di concentrazioni ioniche tra i contenuti delle cavità corporee ed i tessuti circostanti. Costituiscono un sistema di collegamenti tra cellule con funzioni impermeabili e discriminanti il passaggio di sostanze nel distretto intestinale, per cui i componenti di alimenti digeriti son convogliati e "costretti" a passare attraverso vie fisiologiche (Cellule orletto a spazzola e cellule M). Queste condizioni di virtuale impermeabilità dell'intestino è dovuto alla sinergia tra fermenti lattici, IgA secretorie e Tight Junction. Quando il sistema digerente funziona bene solo alcune sostanze, accuratamente selezionate, possano attraversare la mucosa dell'intestino per pinocitosi 12ed affluire nel flusso sanguigno. In presenza di un'infiammazione della mucosa intestinale, specialmente del tenue e del 12 Processo attivo di assunzione di fluidi da parte della cellula vivente, che si esplica mediante l’invaginazione di un tratto della membrana plasmatica fino a formare piccole vescicole contenenti il fluido. Costituisce la modalità di penetrazione delle macromolecole in soluzione (soprattutto proteine) nell’interno della cellula. colon, si ha una diminuzione della capacità di permeabilità selettiva, di conseguenza l'alterazione della permeabilità intestinale consente ai nutrienti non completamente digeriti, tossine, batteri, funghi e parassiti, di attraversare la parete intestinale e diffondersi in circolo. Questa alterazione è causata anche dall'alimentazione moderna che impiega cibi poveri di nutrienti essenziali (vitamine, minerali, acidi grassi) che costituiscono i fattori protettivi della mucosa intestinale, da uno squilibrio della flora batterica (disiosi) e dalla carenza di enzimi contenuti negli alimenti e prodotti dagli organi dell’apparato digerente ipofunzionanti. Un intestino disbiotico inoltre, cioè con una flora batterica alterata e insufficiente, diventa sede di varie sostanze tossiche che sovraccaricano continuamente il sistema immunitario, il quale col tempo può perdere la sua efficienza e causare varie disfunzioni e malattie. Per ristabilire la corretta permeabilità intestinale, è necessario ridurre i cibi eccessivamente raffinati, zucchero, alcolici, farmaci non strettamente necessari, dolciumi, caffè, fumo e introdurre più vegetali, verdura fresca e alimenti ricchi di fattori probiotici, enzimatici e nutrienti vitali. Immunità umorale, cellulare e specifica Esistono tre tipi di immunità: immunità umorale, immunità cellulare e immunità specifica. L’immunità umoraleè costituita da molecole in soluzione. Queste sono chiamate immunoglobuline o anticorpi e costituiscono il 20% delle proteine del sangue; fa parte della difesa immunitaria umorale anche il complemento che è rappresentato da una serie di proteine che aiutano gli anticorpi a neutralizzare i batteri e che agisce in maniera non specifica. L’immunità cellulare è rappresentata dalle cellule intere, come i fagociti che sono in grado di ingerire e distruggere materiale estraneo; fanno parte di questa famiglia i neutrofili e i macrofagi. Uno dei ruoli fondamentali degli anticorpi è quello di aiutare i fagociti a riconoscere sostanze estranee. Esiste anche un tipo di cellule che presenta sulla sua superficie alcune proteine che hanno le stesse caratteristiche degli anticorpi e, inoltre, un altro tipo di cellule che secernono le linfochine, proteine con la funzione di stimolare i processi di guarigione dell’infezione. La prima risposta immunitaria dell’organismo è, per un breve periodo, non specifica. I fagociti si attivano quando incontrano un batterio, mentre le cellule che vengono infettate da un virus producono molecole che si chiamano interferoni, i quali interagiscono con recettori esposti da altre cellule e le rendono meno vulnerabili all’infezione virale. L’immunità specifica è sviluppata dai linfociti, i quali vengono attivati sia dal contatto diretto con la sostanza patogena sia in maniera indiretta da proteine o frammenti di esse che vengono digerite e presentate sulla superficie dai macrofagi. Questo evento fa riconoscere come estranee queste risposte e il linfocita inizia la produzione di anticorpi. L’anticorpo riconosce una parte della struttura estranea chiamata epitopo 13 e ogni proteina ha la potenzialità di avere molti epitopi che possono essere riconosciuti dagli anticorpi. La caratteristica principale di questi ultimi è costituita dalla loro specificità; infatti il nostro organismo è capace di produrre un numero molto elevato di anticorpi diversi in grado di riconoscere altrettante strutture diverse. La presenza di epitopi comuni di determinate proteine presenti su alimenti di diversa natura costituiscono la fonte per le cosiddette reazioni crociate (cross-reazioni) tra alimenti e allergeni di alcuni pollini (v. capitolo cross-reazioni). Si definisce epitopo o determinante antigenico la zona di antigene che si lega all'anticorpo specifico. L’antigene può contenere diversi epitopi riconosciuti da differenti anticorpi. Si distinguono, in linea di massima, due tipi di epitopi: a) epitopi sequenziali, caratterizzati da una specifica sequenza lineare degli aminoacidi (ad esempio Arg-Glu-Ser); b) epitopi conformazionali, sono caratterizzati dalla conformazione sterochimica e riconosciuti dal sistema immunitario come complessi tridimensionali. 13 Funzionalità dell’intestino Un buon equilibrio e funzionalità dell’intestino dipendono dal mantenimento del suo ecosistema che è il risultato del mantenimento delle condizioni ambientali e dell’interazione tra i microrganismi che compongono la microflora secondo meccanismi di indifferenza, simbiosi, antibiosi, competizione di substrato, motilità intestinale, secrezioni gastroduodenali (barriera gastrica, formata dall’acido cloridrico e modificazioni del pH indotto dagli enzimi pancreatici), effetto dei sali biliari deconiugati che costituiscono un fattore di autocontrollo (la deconiugazione viene effettuata dai costituenti della microflora), fenomeni immunitari sia locali (IgA secreti dalla mucosa intestinale) che generali, meccanismi di difesa (lattoferrina, lisozima, ecc.). Contribuiscono a creare uno stato di instabilità delle funzioni intestinali cause fisiologiche, patologiche e iatrogene. Le cause fisiologiche sono dovute ad alimentazione non idonea ed all’età. Quest’ultimo fattore può indurre importanti modificazioni di tipo qualitativo: nel giovane, ad esempio, i lattobatteri raggiungono concentrazioni elevate, mentre nell’anziano si osserva una riduzione significativa dei bifidobatteri ed un aumento dei coliformi e dei miceti. Le cause patologiche si manifestano in seguito a malattie intestinali acute e croniche: patologie sistemiche, alterazioni ormonali, stress, malattie immunologiche, epatopatie. Le cause iatrogene si verificano in seguito ad interventi chirurgici, antibiotico terapia, analgesici e antiflogistici di sintesi, additivi chimici (da tenere presente che nel caso di antibiotici e di altri farmaci citati, non è solo la somministrazione di essi a provocare il danno intestinale, ma anche la loro assunzione attraverso prodotti organici quali per esempio la carne animale, trattate con queste sostanze). Per una corretta comprensione della funzionalità dell’intestino e del suo ecosistema è necessario prendere in considerazione l’ecosistema intestinale, la funzione neuroendocrina, la funzione digestiva, la funzione di trasporto e propulsione intraluminale, l’assimilazione, l’eliminazione e la microflora intestinale. Funzione neuroendocrina L’intestino può essere definito un vero e proprio organo a funzione neuroendocrina. I principali neurormoni che l’intestino secerne sono: serotonina, somatostatina, encefaline, gastrina, bombesina, vip, istamina, neurotensina, sostanza P, secretina, motilina, enteroglucagone, colecistochinina, gip (polipeptide gastro-inibitore). Alcuni di questi svolgono funzione di neurotrasmettitori non adrenergici e non colinergici (NANC). L’intestino secerne ormoni attraverso i quali regola la funzione di numerosi organi: la gastrina stimola la tiroide a secernere la calcitonina, il pancreas a secernere insulina, inoltre stimola la secrezione acida dello stomaco, che a sua volta viene inibita dal Gip (polipeptide gastroinibitore) e dal Vip (polipeptide vasoattivo); quest’ultimo regola la secrezione idrica ed elettrolitica dell’intestino. La colecistochinina e la pancreozimina regolano la contrazione e lo svuotamento della colecisti e la secrezione esterna del pancreas insieme alla secretina. Quest’ultima, insieme all’enterogastrone e il Gip, stimola anche la secrezione interna del pancreas. La somatostatina modula la costellazione ormonale dell’intestino e stimola la produzione del fattore intrinseco di Castle 14. 14 Il fattore intrinseco di Castle è una glicoproteina sintetizzata dalle cellule parietali della mucosa dello stomaco, è determinante per il corretto assorbimento della vitamina B12, che avviene nell’ileo,tratto finale dell'intestino tenue. Funzione digestiva La funzione digestiva dell’intestino è rappresentata da una serie di trasformazioni fisiche e chimiche a cui viene sottoposto il cibo: le molecole complesse vengono convertite in unità sufficientemente piccole e a struttura chimica ben definita in modo da poter essere assorbite a livello intestinale ed essere utilizzate dall’intero organismo. Queste operazioni avvengono ad opera degli enzimi: proteine complesse capaci di indurre trasformazioni chimiche in altre sostanze in presenza di minerali e/o vitamine. Ogni enzima ha la capacità di scomporre una sola e specifica sostanza. Inoltre, i vari nutrienti, per essere digeriti, hanno bisogno di un ambiente adeguato: ad esempio, i carboidrati necessitano di un ambiente alcalino, mentre le proteine richiedono un ambiente acido. Le sedi principali, dove avviene la secrezione di enzimi specifici della digestione dei carboidrati, sono il cavo orale e l’orletto a spazzola dell’intestino tenue. Invece, le sedi di secrezione degli enzimi ad azione proteolitica sono lo stomaco ed il pancreas. Funzione di trasporto e propulsione intraluminale ’immissione in circolo dei nutrienti è assicurato dall’attività motoria intestinale fondamentalmente regolata dal plesso mioenterico di Meissner e Auerbach, e dall’ormone motilina. Il movimento a livello del tenue si manifesta con contrazioni segmentarie, che favoriscono il rimescolamento del chimo, e contrazioni peristaltiche, che contribuiscono allo spostamento e progressione dello stesso. A livello del colon, l’attività motoria è di tipo propulsiva peristaltica regolata. Il controllo nervoso dell’attività motoria intestinale può essere estrinseco, regolato dal sistema nervoso parasimpatico con funzione eccitatoria e simpatico con funzione inibitoria, oppure intrinseco regolato dal plesso nervoso intramurale. Il controllo estrinseco avrebbe solo un ruolo regolatorio mentre quello intrinseco è sicuramente il più importante. Infatti, la simpatectomia non provoca significative variazioni dell’alvo.Alcuni fattori endocrini possono influenzare la motilità intestinale, anche se, in condizioni normali, il loro ruolo non è predominante. Gli ormoni e i neurotrasmettitori che stimolano la motilità gastrointestinale sono: acetilcolina, serotonina, istamina, colecistochinina, angiotensina, motilina, gastrina. Al contrario, quelli che hanno un effetto inibente sono: dopamina, noradrenalina, glucagone, VIP, somatostatina, encefaline. L’attività motoria dell’intestino segue un preciso ritmo biologico. L’attività funzionale inizia durante il sonno, all’incirca alle ore 03.00 del mattino, raggiunge un picco nella tarda mattinata, si riduce verso le ore 14.00. La minima attività, invece, è alle ore 19.00. Con il rallentare dell’attività motoria il contenuto intestinale si blocca. A causa di questa stasi, se il pasto serale è troppo abbondante e/o viene assunto tardi, si verifica una decomposizione intestinale per fermentazione (per degradazione degli zuccheri presenti nella verdura, frutta, cereali, cibi e bevande zuccherine) o per putrefazione (per decomposizione di cibi ad elevato contenuto proteico). I prodotti metabolici di questi processi possono alterare la mucosa intestinale. Questa, che normalmente costituisce una barriera insuperabile per molte tossine, viene intensamente sollecitata da questi metaboliti (particolarmente da quelli derivanti dalla putrefazione) subendo processi di rigonfiamento e di infiammazione con alterazione della permeabilità e conseguente passaggio nel circolo linfatico di sostanze normalmente non assorbibili (macromolecole, tossine, antigeni ecc.) con intuibili ripercussioni su tutto l’organismo. Assimilazione La fase di assimilazione costituisce il processo grazie al quale le sostanze nutritive, sotto forma di glucosio (proveniente dai carboidrati), di aminoacidi (provenienti dalle proteine), di acidi grassi e di glicerolo (provenienti dai grassi animali, trigliceridi in particolare) vengono assorbiti dall’intestino e defluiti nel torrente ematico. Il nutriente, superata la barriera intestinale, viene trasportato in circolo legato a carriers per raggiungere gli organi per la sua utilizzazione. La sede principale è il fegato ove avviene, ad opera di enzimi, la metabolizzazione (catabolica o anabolica) dei nutrienti. Eliminazione La fase di eliminazione avviene quando gli alimenti assunti col cibo, trasformati in nutrienti utili, vengono utilizzati dalle cellule dei vari tessuti, per la funzione plastica ed energetica, e successivamente eliminati. A livello cellulare l’eliminazione di sostanze non utili all’economia metabolica avviene ad opera di sistemi enzimatici e non, denominati scavengers o spazzini. Fenomeni di fermentazione e di putrefazione sono dannosi all’integrità dell’epitelio di rivestimento della mucosa intestinale che, insieme alla flora batterica, al sistema linfatico e neuroendocrino, contribuiscono alla regolazione e mantenimento dell’ecosistema intestinale. Un’importantissima spia della condizione della mucosa intestinale è l’aspetto della mucosa linguale e dell’iride. Quando l’ecosistema intestinale si altera, la mucosa diviene sede di flogosi, la digestione è deficitaria, l’igiene intestinale diviene precaria, il sistema immunitario insufficiente e la produzione di ormoni viene compromessa, manifestando fessurazioni e un induito patinoso biancastro sulla lingua. Le cause, che più frequentemente possono determinare uno squilibrio dell’ecosistema intestinale, sono rappresentate dall’uso improprio di farmaci (in particolare FANS ed antibiotici), eccessivo consumo di cibi raffinati, prodotti e derivati animali, zuccheri raffinati, alcool, fumo ecc. Sistema linfatico intestinale Il sistema linfatico intestinale è il più sviluppato dell’intero organismo, in quanto, la superficie intestinale è di circa 300 mq, rispetto a quella della pelle (di circa 2 mq) e a quella polmonare (di circa 80 mq). La maggiore superficie comporterà, una maggiore possibilità di contatto e interazione con gli antigeni. Gli antigeni esogeni assunti con il cibo (tossine, parassiti, metaboliti digestivi) sottopongono la mucosa intestinale ad un forte stress antigenico, pertanto, il sistema immunitario intestinale è molto sviluppato ed in grado, tra l’altro, di reagire indipendentemente dal sistema immunitario sistemico. Schematicamente, il sistema immunitario intestinale si compone di linfociti sparsi a livello dell’epitelio, nella lamina propria e raccolti in follicoli linfatici solitari, quindi di plasmacellule, macrofagi, placche di Peyer e, infine, nodi linfatici mesenterici. I punti di contatto immunologico sono in modo particolare le placche di Peyer, l’appendice vermiforme e i follicoli linfatici solitari della mucosa intestinale. I follicoli linfatici sono diffusi in tutto il tratto intestinale ma, in particolar modo, sono presenti a livello del colon. La mucosa, nonostante il notevole stress antigenico cui è sottoposta, in condizioni normali, non riporta danni grazie alla protezione esercitata dalle IgA secretorie locali che abbondano nel muco che copre e protegge la mucosa come un gel elastico. Le IgA secretorie sono in grado di regolare il contatto con la mucosa e modulare l’assorbimento di antigeni presenti nel lume intestinale, in modo tale che la formazione del complesso antigene-anticorpo ostacoli l’adesione di microrganismi e tossine sulla superficie della mucosa. La mucosa intestinale è la prima barriera al passaggio di composti e metaboliti tossici. Disbiosi e flora batterica intestinale La disbiosi è un’alterazione dello stato di equilibrio della flora microbica (ecologia microbica) presente nella cavità orale, gastrointestinale e vaginale. La flora microbica fisiologica in simbiosi con l'organismo è definita eubiosi. Le cause della disbiosi sono legate solitamente allo stile di vita: alimentazione non equilibrata o priva di fibre, stress, mancanza di attività fisica, uso di farmaci (es. antibiotici, lassativi, anticoncezionali, vaccini) e assunzione di metalli pesanti attraverso la catena alimentare (alluminio, mercurio, presente in alcuni vaccini, ed altri metalli tossici). Si manifesta con i seguenti sintomi: cattiva digestione, stanchezza cronica, dolore e gonfiore addominale, meteorismo, stitichezza alternata a diarrea, dissenteria, cambiamenti dell'umore, disturbi del sonno, candidosi orale e vaginale. La flora intestinale o microflora è costituita da una notevole quantità di microrganismi formata da oltre 100 diverse specie. In condizioni normali di eubiosi, la microflora è rappresentata principalmente da batteroidi, bifidobatteri (microrganismi anaerobi), clostridi, enterobatteri, Escherichia coli, enterococchi, lattobacilli e stafilococchi (microrganismi aerobi), alcuni virus, miceti (lieviti e funghi filamentosi) e protozoi. La microflora è soggetta a diversi meccanismi di regolazione che mantengono costante l’equilibrio tra i vari microrganismi saprofiti e la presenza di microrganismi patogeni e sostanze inquinanti ingerite con l’alimentazione. I fattori che alterano la microflora sono dovuti alla quantità di ossigeno presente nello stomaco e nell’intestino, dal valore del pH e dalla peristalsi intestinale. I germi presenti nel tubo digerente, costituenti la microflora, producono le batteriocine, sostanze antibatteriche considerate gli antibiotici naturali, che agiscono nei confronti di specie diverse da quella del produttore. A livello intestinale, si attua una sorta di difesa immunitaria organizzata nelle placche del Peyer, localizzate tra i villi dell’intestino tenue, e rappresenta circa il 40% del sistema immunitario del corpo umano. Questo sistema di difesa viene modulato dal tipo di microflora presente e da antigeni i quali, a livello intestinale, non vengono riconosciuti dal sistema immunitario, attivando quindi il sistema MALT (mucose-associated lymphoid tissue) tessuto linfoide associato alla mucosa e GALT (gut-associated lymphoid tissue), tessuto linfoide associato all'intestino.Il ruolo del MALT è di assicurare una risposta immunitaria completa sia umorale (mediante linfociti Banticorpi) che cellulare (mediante linfociti T) in seguito a stimoli antigenici locali. La cura della disbiosi intestinale si basa principalmente sul ripristino dell’equilibrio della microflora. Pertanto è consigliabile l’uso di alimenti e integratori alimentari contenenti probiotici 15 (fermenti lattici), prebiotici e vitamine del gruppo B. I prebiotici sono sostanze di origine alimentare che promuovono la crescita dei fermenti lattici. I prebiotici più conosciuti sono: oligofruttosio, inulina, galatto-oligosaccaridi, lattulosio. Gli integratori alimentari contenenti probiotici e prebiotici, sono denominati simbiotici. I probiotici, secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio salutistico all’ospite”. 16 Si cominciò a parlare di probiotici all’inizio del 20° secolo e si ipotizzò che gli effetti benefici derivassero da un miglioramento, operato da questi batteri, dell’equilibrio microbico intestinale tramite inibizione di batteri patogeni. Sono tuttora oggetto di studio le interazioni tra probiotici e sistema immunitario, la malattia infiammatoria intestinale e la sindrome del colon irritabile. 15I ceppi probiotici sono alimenti ottenuti dal latte fermentato disponibili in forma liofilizzata o come integratori alimentari. Gli alimenti probiotici più comuni sono contenuti nello yogurt (Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus), che si ottengono con aggiunta di un ceppo probiotico specifico. I ceppi di probiotici più diffusi sono: Lactobacillus johnsonii La1 (LC1 di Nestlè), Lactobacillus casei Shirota (Yakult), Lactobacillus casei DN-114 001 (Actimel di Danone), Bifidobacterium lactis DN - 173 010 (Activia di Danone), Lactobacillus rhamnosus GG (Yomo Rinforzo). Ceppi comuni nelle categorie integratori alimentari e OTC sono ad esempio Lactobacillus acidophilus LA-5, Bifidobacterium BB-12, Lactobacillus paracasei CRL-431 (Neolactoflorene di Montefarmaco OTC), Lactobacillus rhamnosus GG (Dicoflor di Dicofarm), Lactobacillus casei DG (Enterolactis di Sofar), Saccaromices boulardii (Codex di Zambon). 16Report of a Joint FAO/WHO Expert Consultation on Evaluation of Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food Including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria. (EN) Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria.Ottobre 2001. I probiotici più utilizzati sono: il Lactobacillus acidophilus e il Lactobacillus bulgaricus (producono acidofillina e lactocidina, sostanze attive verso i batteri gram-positivi e gram-negativi con azione antibiotica, che si manifesta soprattutto a livello dell’intestino tenue) e il Bifidobacterium bifidum con azione rivolta principalmente verso batteri del colon. Il dosaggio dei fermenti lattici si esprime in UFC (unità formanti colonie), variabile da 2 miliardi a 20 miliardi di UFC. La microflora è costituita prevalentemente da batteri anaerobi obbligati, batteroidi e bifidobatteri, lattobacilli anaerobi e peptococchi e da aerobi o anaerobi facoltativi, quali coliformi, streptococchi, e alcune specie di lattobacilli. Nell’anziano si assiste ad una riduzione dei bifidobatteri, mentre aumentano i lattobacilli, gli enterobatteri coliformi e i clostridi, in particolare il clostridium perfrigens, quest’ultimo è responsabile dello sviluppo di gas intestinale. A seconda dell’azione catabolica svolta dai costituenti della flora batterica intestinale, si possono classificare in batteri ad azione saccarolitica e proteolitica: a) azione saccarolitica: dovuta a microorganismi che intervengono nel metabolismo, soprattutto del glucosio, con produzione di acido lattico. Essi sono costituiti da streptococchi, lattobacilli aerobi e bifidobatteri anaerobi; b) azione proteolitica: dovuta a microorganismi che intervengono nel metabolismo che utilizzano prevalentemente aminoacidi con produzione di acido acetico, acidi grassi a catena corta, etanolo e anidride carbonica. Essi sono costituiti da e. coli, klebsiella, proteus (aerobi), clostridi e batteroidi (anaerobi). L’equilibrio e il bilanciamento tra questi batteri saprofiti influenzano l’omeostasi corporea e lo stato di salute della persona. Essi svolgono le seguenti funzioni nutrizionali e di difesa: a) sintetizzano alcune vitamine del gruppo B (B5, B8, B9, B12), la vitamina K e intervengono favorendo l’assorbimento di altre vitamine del gruppo B (B2, B3, e B6); b) favoriscono la digestione del lattosio, anche in soggetti che hanno perso la capacità di sintetizzare la lattasi, riducendo la sintomatologia c) d) e) f) g) h) i) j) k) da deficit di lattasi caratterizzata da meteorismo, flatulenza e dolore addominale; intervengono nella fermentazione dei carboidrati, con produzione di acidi organici e di anidride carbonica; producono acido acetico e acido lattico riducendo il pH ambientale; inibiscono la crescita dei batteri potenzialmente patogeni, svolgendo un’azione antimicrobica; tra l’altro, si è riscontrato che l’acido acetico, prodotto dai bifidobatteri, possiede una maggiore attività inibitoria nei confronti dei batteri Gram─ rispetto all’acido lattico prodotto dai lattobacilli; producono sostanze ad attività antibiotica: lattocidine, acidoline, acidolfina, perossido di idrogeno, batteriocidine; svolgono un’azione detossificante verso sostanze ad azione cancerogena, in particolare i bifidobatteri e i lattobacilli degradano alcune N-nitrosamine cancerogene; impediscono la putrefazione delle proteine (ad opera di germi ad azione proteolitica), e la formazione di sostanze tossiche quali ammoniaca, fenoli, scatolo, cresolo, acido solfidrico, indolo, nitriti, nitrati e tossine; tali sostanze, se riassorbite, possono produrre gravi intossicazioni, allergie e alterazioni del metabolismo; intervengono nella sintesi degli acidi grassi a catena corta (acido acetico, butirrico e propionico) dotati di effetto catartico e che rappresentano il principale substrato e fonte di nutrimento della mucosa del colon; formano un’efficace barriera contro la proliferazione di batteri esogeni patogeni, mettendo in atto un meccanismo di competizione per i siti di adesione a livello delle mucose e mediante la produzione di fattori battericidi o batteriostatici; favoriscono l’attività immunomodulante ed immunostimolante dei processi immunologici. La composizione della flora batterica varia a seconda dell’età dell’individuo. Nella vita intrauterina l’intestino del feto è sostanzialmente privo di fermenti intestinali. Infatti, nel neonato la flora batterica si instaura dopo le prime ventiquattro ore dalla nascita ed è rappresentata da batteri di tipo anaerobio. Per i lattanti, il consumo di cibo influenza notevolmente la composizione della flora batterica intestinale. Tale influenza è ancora più evidente in età pediatrica. Il latte materno facilita l’attecchimento e la crescita di bifidobatteri (Bifidobacterium bifidum, longum, infantis, anaerobi, Gram+) dovuto alla presenza di lattulosio che funge da substrato per il loro sviluppo. Mentre il latte vaccino e/o il latte artificiale adattato favoriscono l’attecchimento e la crescita a favore dei batteroidi (anaerobi Gram ─) e dell’Escherichia coli. Di conseguenza, a seconda dell’alimentazione seguita dal lattante, l’ecosistema intestinale avrà caratteristiche completamente differenti: nel neonato allattato al seno, con latte materno, la flora batterica sarà prevalentemente costituita da microrganismi saccarolitici Gram+, mentre nel neonato allattato artificialmente sarà costituita prevalentemente da microrganismi proteolitici Gram ─. Nell’adolescente la composizione della flora batterica è simile a quella dell’adulto con presenza di bifidobatteri, eubatteri e peptococchi, con prevalenza di bifidobatteri. Nell’adulto sano l’intestino costituisce un ambiente favorevole per la crescita dei batteri. Si riscontrano circa 400 ceppi batterici che possono essere isolati. Inoltre, le caratteristiche delle diverse parti dell’intestino condizionano il tipo di batterio che si può sviluppare ed attecchire. Ad esempio, il duodeno e il digiuno sono caratterizzati da movimenti peristaltici molto vivaci per cui i microrganismi che vi trovano dimora devono essere in grado di aderire all’epitelio per non essere eliminati. Un disequilibrio della flora intestinale può alterare il metabolismo proteico, rendendolo incompleto attraverso un processo di decarbossilazione di alcuni aminoacidi che formeranno delle amine tossiche. (v. tabella e schema) Arginina → agmatina, cistina e cisteina → mercaptano, istidina → istamina, lisina → cadaverina, ornitina → putrescina, tirosina → tiramina,triptofano → indolo → scatolo. Allergie, intolleranze e reattività individuali Classificazioni delle reazioni avverse agli alimenti EAACI 1995 Le intolleranze alimentari rappresentano una problematica di grande interesse, è un argomento diffuso e dibattuto sia tra gli addetti ai lavori sia tra la gente comune. Capita spesso di dibattere questo argomento e trovarsi di fronte ad assunzioni di idee ed approcci comuni verso questa problematica e di riscontrare una confusione terminologica, concettuale e clinica. Qualsiasi reazione indesiderata, scatenata dall'ingestione di uno o più alimenti, può essere definita intolleranza alimentare: se la risposta reattiva è riproducibile ed è dose-dipendente; inoltre, a differenza dell'allergia alimentare, non è mediata da meccanismi immunologici. Le reattività individuali e ipersensibilità al cibo sono una sindrome percepita in più di un quinto della popolazione generale. Sintomi come mal di testa, asma, angioedema, vertigini, spossatezza, orticaria, stipsi e diarrea sono sintomi frequenti ed attribuiti a reazioni avverse al cibo. Esiste una difficoltà obiettiva di metodica diagnostica non definita e standardizzata per definire ed acclarare una ipersensibilità agli alimenti; nonostante ciò, questo disturbo investe circa il 20% nella popolazione. Nel 1995 l’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), per evitare equivoci di definizione e terminologia tra le allergie e le intolleranze alimentari, propose un grafico e glossario dal nome: Position Paper Adverse Reactions to Food, classificazione delle reazioni avverse da ingestione di alimenti. Questa classificazione, rivista nel 2003, è basata sui meccanismi patogenetici dell’allergia e dell’intolleranza alimentare, può essere d’aiuto per seguire il percorso di sviluppo di una reazione avversa agli alimenti seguendo le modalità di manifestazioni e la variabilità dei sintomi legati a queste reazioni ma, soprattutto, per avere un tracciato diagnostico utile per formulare una diagnosi differenziale tra allergie alimentari, intolleranze alimentari e reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche.. Secondo la classificazione EAACI si possono definireintolleranze alimentaritutte le forme di reazioni avverse al cibo non tossiche e non immuno-mediate. In questa classificazione le reazioni avverse da alimenti sono distinte in reazioni tossiche e reazioni non tossiche. Le reazioni tossiche si dividono in acute (si manifestano in seguito ad assunzione di cibi avariati e/o contaminati) e croniche (si manifestano in seguito a ripetute assunzioni di alimenti contenenti micotossine e/o contaminanti chimici) e producono forme di intossicazioni e tossicosi alimentari, epatotossicità, nefrotossicità e neurotossicità. Sopraggiungono in qualsiasi individuo esposto ad una dose sufficientemente alta di cibo contenente sostanze tossiche, come l’ingestione di funghi velenosi, oppure di cibo avariato e contaminato da batteri patogeni che producono eso-endotossine. Le reazioni tossiche sono prevedibili, possono coinvolgere tutti, sono dovute alla presenza negli alimenti di sostanze tossiche naturali o di tossine prodotte da batteri o funghi che si sviluppano durante la realizzazione del processo della catena alimentare: produzione, lavorazione, trasporto e conservazione. Queste reazioni sono intimamente correlate sia con la dose sia con l'azione della sostanza stessa. Esempio di queste reazioni sono le intossicazioni da funghi velenosi, le gastroenteriti causate da tossine batteriche contenute in alimenti avariati, oppure le manifestazioni nervose dovute ad intossicazioni di sostanze alcoliche e nervine (caffè, thè, fumo). Le reazioni non tossiche non sono prevedibili, esse interessano solo alcuni soggetti sensibili e sono suddivise in: allergia alimentare e intolleranza alimentare. L'allergia alimentare è mediata immunologicamente e i sintomi si manifestano subito dopo l'assunzione, anche di piccole quantità, dell'alimento responsabile; l'intolleranza alimentare invece, è dosedipendente ed è determinata da molecole particolarmente attive presenti negli alimenti, oppure conseguente ad un disturbo della digestione o dell'assorbimento dei principali costituenti alimentari. Le reazioni non tossiche dipendono dalla sensibilità individuale e, in base alla classificazione EAACI, possono essere suddivise in reazioni immunologiche e reazioni non immunologiche. Le reazioni immunologiche si distinguono in reazioni immunomediate, IgE mediate (allergia alimentare o ipersensibilità alimentare) e reazioni non immunomediate, IgE non mediate (intolleranza alimentare da deficit enzimatico o PAR-reazioni pseudo allergiche). Queste ultime, si distinguono in reazioni pseudo allergiche (PAR) da farmaci, reazioni pseudo allergiche da alimenti e reazioni pseudo allergiche da additivi. Esistono, infine, delle reazioni non inquadrabili nella classificazione EAACI che sono classificate come reazioni indefinite che in questo lavoro vengono definite: reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche, individuate nella parte aggiunta dello schema in tratteggio. Reazioni immunologiche Allergia alimentare IgE-mediata Le immunoglobuline IgE causano una reazione di ipersensibilità di tipo I che si caratterizza per l’attivazione rapida, in presenza dell’allergene, delle mastcellule e dei basofili sensibilizzati. Il risultato è la comparsa nell’arco di pochi minuti della sintomatologia allergica che può coinvolgere uno o più organi e apparati fino ad un interessamento sistemico molto grave, lo shock anafilattico. Tra i sintomi ricorrenti possono comparire la nausea, il vomito, i dolori addominali, la diarrea, l’edema delle labbra e della lingua. A livello respiratorio si può riscontrare rinite, asma ed edema della laringe, mentre a livello cutaneo può comparire orticaria, angioedema, eczema, eritema, dermatite atopica, prurito, congiuntivite. I soggetti allergici hanno una spiccata ipersensibilità dei tessuti della pelle e delle mucose, definita atopia, ed è determinata da una stimolazione inappropriata della produzione di IgE, che conduce al danno tissutale tipico delle reazioni di ipersensibilità di tipo I 17. La diagnosi di allergia alimentare IgE mediata è generalmente basata sulla storia clinica e confermata da test cutanei (Prick test) oppure attraverso la ricerca delle IgE totali (Prist) e delle IgE specifiche (Rast). Il prick test (prove allergiche cutanee), di semplice e facile realizzazione, presenta una buona affidabilità e sensibilità precoce rispetto al Rast. Prist e Rast sono le sigle di due test ematici che hanno lo scopo di individuare la presenza di elevati livelli di IgE totali (Prist) o di IgE specifiche (Rast) verso i vari allergeni. Il livello delle IgE totali può essere influenzato, oltre che dalla presenza di allergia, anche da altri fattori quali alcune infezioni virali. Pertanto il valore delPristè 17 Le reazioni di ipersensibilità di tipo I sono le malattie definite atopiche (rinite allergica, congiuntivite allergica, dermatite atopica, asma allergico, alcuni casi di orticaria e di reazioni ad alimenti). considerato come un elemento generico ed è solo un indice indicativo della presenza o assenza di allergia. Spesso capita che bambini allergici abbiano le IgE totali basse o che bambini sani abbiano le IgE totali elevate. Il Rast è più specifico, ma può essere influenzato da alcuni fattori: assunzione di farmaci cortisonici e antistaminici, che producono un test falsamente negativo o la presenza di elevati livelli di IgE totali superiori a 1000 U.I., rilevando un test falsamente positivo. Allergie alimentari non-IgE-mediate Le allergie alimentari non-IgE-mediate, comunemente chiamate intolleranze alimentari, sono il risultato di varie reazioni immunoallergiche dipendenti. Nel 1963 Gell e Coombs proposero una classificazione di queste reazioni basate sul tipo di risposta immunitaria coinvolta, come di seguito esposto: a) anticorpi di differente isotipo dalle IgE, (cioè di tipo IgG, IgM, IgA); b) immunocomplessi, costituiti dagli allergeni alimentari complessati con gli anticorpi specifici che, andando in circolo, possono depositarsi in qualsiasi organo o tessuto provocandone una lesione e quindi uno specifico sintomo. Può essere coinvolta anche un’attivazione del complemento. c) immunità cellulo-mediata, attraverso reazioni di ipersensibilità ritardata di tipo IV 18, con la presenza di linfociti T sensibilizzati che mediano in vitro una reazione di citotossicità. In funzione della soggettività individuale possono manifestarsi reattività su diversi organi e apparati. A livello del SNCl’ipersensibilità può manifestare cefalee ricorrenti, epilessia, sindrome da iperattività. A livello dell’apparato respiratorio si possono manifestare rinite e asma bronchiale. A livello cutaneo si possono manifestare dermatite atopica o eczema. A livello del sistema genito-urinario si possono manifestare irritazione vescicale con pollachiuria o irritazioni vaginali. 18Sono reazioni di tipo cellule-mediate, riguardano principalmente le dermatiti da contatto. A livello gastrointestinale si possono manifestare meteorismo, aerofagia, nausea e sintomi riferibili alla sindrome dell’intestino irritabile. Questo elenco rappresenta la dimostrazione di come il fenomeno delle allergie alimentari sia molto eterogeneo e possa investire molte strutture del corpo umano, rendendo difficile lo studio di questo tipo di manifestazioni. Intolleranze alimentari enzimatiche Le intolleranze enzimatiche sono causate da deficit enzimatico che determinano l'incapacità dell'organismo di metabolizzare alcune sostanze presenti negli alimenti. Questo deficit degli enzimi deputati al metabolismo di determinate sostanze generalmente è congenito, ma talvolta può essere acquisito nel tempo. Le intolleranze alimentari su base enzimatica sono numerose e comprendono un certo numero di malattie che riguardano il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi. Tra le varie forme di intolleranze alimentari enzimatiche più comuni ricordiamo: 1. l’intolleranza al glutine (nota anche come celiachia, enteropatia glutine-sensibile o sprue celiaca) è una condizione dell’intestino tenue causata da una complessa reazione immunologica provocata dalla gliadina, frazione alcool-solubile del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell'orzo, nella segale, nel farro e nel kamut. Le transglutaminasi tissutali catalizzano la modifica strutturale di queste proteine, che vengono così riconosciute come anomale dal sistema immunitario; 2. la fenilchetonuria è una malattia rara (1 caso su 10.000 nati), genetica, causata da mutazioni del gene responsabile della biosintesi della fenilalanina idrossilasi, un enzima coinvolto nel metabolismo dell’amminoacido fenilalanina; 3. il favismo è una malattia genetica caratterizzata da alterazioni nel gene responsabile della biosintesi dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi(G6PDH), le fave ed altri legumi, in soggetti sensibili, possono scatenare emolisi; 4. l’intolleranza al lattosio, si manifesta con deficit degli enzimi deputati alla digestione del lattosio, presenti nell' orletto a spazzola delle cellule intestinali e chiamati lattasi, deputati alla scissione del lattosio in galattosio e glucosio. I sintomi clinici da difetto di disaccaridasi sono: flatulenza, distensione addominale, borborigmi, dolori, diarrea e anche difetti nutrizionali e dipendono sia dalla quantità di zucchero ingerito sia dall'entità del difetto enzimatico. Piuttosto comune tra i difetti di disaccaridasi è il deficit di lattasi nell'adulto. L'enzima generalmente è presente in modo normale alla nascita e nei primi anni di vita, ma dopo i 3 anni la sua attività incomincia a diminuire. Nei Paesi occidentali questo difetto enzimatico si manifesta sovente durante l'adolescenza ed è quindi distinguibile dalla forma congenita, evidente già alla nascita, e da quella tardiva e secondaria a malattie gastroenteriche. Reazioni non immunologiche Le reazioni non immunologiche si manifestano attraverso una risposta reattiva non IgE-mediata e non cellulo-mediata, vengono definite reazioni pseudo allergiche, in sigla PAR e possono essere causate dagli alimenti e dalle sostanze chimiche. Le PAR da alimenti, a seconda del mediatore chimico attivato, si distinguono in PAR-istaminiche e PAR-tiraminiche, mentre le PAR causate da sostanze chimiche si distinguono in PAR da farmaci e PAR da additivi. Reazioni pseudo allergiche da alimenti – PAR istaminiche In queste reazioni il mediatore chimico è l'istamina, presente normalmente nel lume intestinale. L'istamina intestinale può essere di origine esogena o endogena. L'istamina di origine esogena si acquisisce in seguito all'ingestione di alimenti che la contengono: formaggi, birra, vino, cioccolato, patate, aringhe, tonno. L'istamina di origine endogena è prodotta dalle cellule del tratto gastrointestinale per l'intervento dei batteri della flora intestinale. Alcuni alimenti ad alto contenuto di amidi e cellulosa, come i farinacei, i legumi, le patate, intervengono sull'equilibrio della flora intestinale stimolando lo sviluppo di batteri capaci di operare la trasformazione dell'istamina. Nel nostro corpo esistono potenti sistemi enzimatici di difesa che determinano la trasformazione dell'istamina in metaboliti inattivi, ma in alcuni soggetti, a causa di una carenza di questi meccanismi, l'ingestione di alimenti ricchi di istamina può indurre una PAR istaminica. Alimenti ricchi di istamina sono: alcuni formaggi stagionati, gli insaccati, i pomodori, il fegato suino, pesci come le aringhe, il tonno, il salmone e le sardine. Clinicamente la PAR istaminica si manifesta con sintomi simili a quelli presenti nelle allergie alimentari IgE mediate: prurito, rash cutanei, orticaria; raramente rinite, asma, shock anafilattico. Possono essere causate da stimoli esogenio endogeni come da schema seguente. Causa esogena Istamina introdotta con gli alimenti: formaggio, birra, vino, cioccolato, patate, aringhe, tonno, ecc. Causa endogena a) Istamina rilasciata dalle cellule del tratto gastrointestinale b) Produzione di istamina per azione dei batteri della flora intestinale Tipo di reattività a) Ingestione di alimenti ricchi di istamina b) Carenza enzimatica Sintomi Reazioni di tipo IgE mediate: pruriti, manifestazioni cutanee, orticaria, rinite, asma, shock anafilattico. Reazioni pseudo allergiche da alimenti - PAR tiraminiche La tiramina deriva dalla tirosina che viene degradata a metabolita inattivo in seguito all'intervento dell’enzima monoamino ossidasi (MAO). La tiramina intestinale può essere di origine esogena o endogena. La tiramina intestinale di origine esogena viene introdotta attraverso l'ingestione di alimenti ricchi di tiramina: formaggi, banane, avocado. La tiramina intestinale di origine endogena si forma dalla trasformazione della tirosina presente nei cibi ingeriti con l'intervento dell’enzima TDC, tirosina decarbossilasi microbica. Nei soggetti normali la tiramina intestinale viene degradata dall’enzima MAO, monoaminoossidasi dell'intestino e del fegato senza nessuna modificazione del suo livello plasmatico, ma in individui in cui esiste una condizione di insufficienza primaria delle MAO o per l'ingestione di farmaci anti monoaminoossidasi o di altre molecole capaci di interferire con l'attività di questi enzimi, per esempio i pesci avariati, la tiramina non viene degradata in modo corretto e passa in circolo in quantità eccessiva. A livello clinico le PAR da tiramina si manifestano con sintomi dovuti all'azione che la sostanza ha sui vasi e sulle terminazioni nervose. Si possono avere tachicardia, ipertensione, cefalea del tipo pulsante, febbre e vampate al volto ed anche sintomi cutanei come l'orticaria. Causa esogena Tiramina introdotta con gli alimenti: Formaggio e derivati, banane, avocado. Causa endogena Tiramina prodotta a livello intestinale per trasformazione della tirosina introdotta con gli alimenti in tiramina, ad opera dell’enzima TDC tirosina decarbossilasi microbica TIROSINA TDC TIRAMINA Tipo di reattività a) Ingestione alimenti ricchi in tiramina b) Deficit di MAO a livello intestinale e del fegato che impedisce la trasformazione della tiramina in tirosina c) Farmaci e additivi anti-MAO TIRAMINA MAO TIROSINA Sintomi Sintomi simpaticomimetici: tachicardia, ipertensione, cefalee pulsanti, febbre,vampate di calore al volto, manifestazioni cutanee, tensione addominale,meteorismo, alterazione dell’alvo Reazioni pseudo allergiche da farmaci - PAR da farmaci Le PAR da farmaci, o intolleranze farmacologiche, si manifestano con una sintomatologia simile a quella delle allergie alimentari IgE mediate ma, se si eseguono esami di laboratorio e la ricerca di anticorpi specifici per alimenti, i risultati sono negativi. Non è necessaria una sensibilizzazione pregressa; generalmente esiste una relazione stretta tra la dose e l'effetto e manca una specificità evidente; infatti anche sostanze diverse possono causare lo stesso quadro clinico. Generalmente tracce di farmaci possono essere assunti con gli alimenti che hanno subito un trattamento farmacologico. In genere l’assunzione è inconsapevole e può avvenire attraverso l’assunzione di carni trattate con antibiotici, antinfiammatori, anabolizzanti e sostanze ormonali; oppure con l’assunzione di vegetali, frutta, verdura che hanno subìto un trattamento con diserbanti e disinfestanti. Si possono svilupparereazioni crociate tra additivi alimentari e farmaci antinfiammatori. Reazioni pseudo allergiche da additivi - PAR da additivi Gli additivi sono molecole naturali o di sintesi usate nell'industria alimentare per migliorare l'aspetto e il gusto degli alimenti e per la loro conservazione. Sono consentiti dalla legge. Gli additivi comunemente utilizzati sono: il glutammato, i nitriti, i nitrati, i solfati, coloranti, preservanti e addensanti. Alcune di queste molecole, particolarmente usate, sono responsabili di allergie. Le PAR da additivi si manifestano con prurito, orticaria, rinite, asma, cefalea ed emicrania. Sono sostenute da meccanismi non immunologici ancora da definire. Cross-reazioni Reazioni crociate tra alimenti e allergeni Una reazione crociata è un’allergia di gruppo a proteine simili, con sequenze di aminoacidi uguali e/o con la stessa configurazione stereochimica (v. epitopi). Spesso si tratta di un’allergia alimentare scatenata in soggetti allergici ai pollini o al lattice. Durante l’assunzione di un alimento crociante, le reazioni crociate, si manifestano in soggetti allergici ai pollini e lattice con prurito al palato, bruciore e prurito in bocca, alle labbra o gonfiore al viso. Questi effetti possono essere evitati se si assumono alimenti specifici ben cotti, conservati in scatola, pastorizzati o congelati. Infatti, con la cottura o il riscaldamento, molte proteine termolabili vengono distrutte, quindi, perdono la specificità sequenziale proteica rendendo l’alimento innocuo. Il 60 % di reazioni allergiche attribuite al cibo possono essere legate a cross-reazioni tra l'alimento e un allergene inalato dall'individuo. Il contatto con alcuni alimenti vegetali, in pazienti allergici ad alcune famiglie di pollini, può determinare una sindrome orale allergica (SOA) con fenomeni irritativi delle labbra e del cavo orale: il sintomo più comune è rappresentato dal prurito al palato, ma può comparire anche gonfiore delle labbra, edema della glottide, difficoltà alla deglutizione, vomito, diarrea. I sintomi possono coinvolgere una vasta sintomatologia respiratoria e/o sistemica fino, nei casi estremi, allo shock anafilattico. Per esempio, si può verificare chesoggetti sensibili al polline di graminacee possono andare incontro a reazioni allergiche dopo ingestione di banane, prugne, pesche, albicocche, ciliege, kiwi, anguria, arance, mele, meloni, menta, carote, arachidi, noci, nocciole, sedano, patate, perché la proteina del polline delle graminacee è strutturalmente simile a quella contenuta in vari alimenti. Pertanto, gli anticorpi che reagiscono alle graminacee si possono legare anche a quelle alimentari strutturalmente simili e provocare una reazione crociata. Questa risposta è definita sindrome orale allergica (SOA) ed è classificata come una forma di allergia polline-alimento scatenata da assunzione di frutta fresca, frutta secca e verdure. Nelle reazioni crociate si verifica che gli anticorpi IgE, inizialmente prodotti come risposta ad un certo allergene presente in una fonte specifica (allergene primario), riconoscano quelle parti di molecola affini presenti su fonti allergeniche diverse. Questo fenomeno si osserva in varie condizioni sia nel campo delle allergie respiratorie sia di quelle alimentari. Inizialmente queste manifestazioni allergiche venivano identificate attraverso il test prick by prick utilizzando alimenti freschi di provenienza vegetale. Grazie allo sviluppo delle nanotecnologie e della biologia molecolare è stato possibile identificare e clonare un numero crescente di proteine allergeniche fornendo la disponibilità di rilevanti quantità di molecole allergeniche. Tutto questo ha consentito lo studio della loro reattività allergenica e lo sviluppo di nuovi strumenti ad uso diagnostico che si fondano sull’impiego delle singole componenti molecolari, definita “proteomica allergologica”. La sensibilità verso determinate reazioni crociate si può diagnosticare con un test specifico di dosaggio molecolare delle IgE specifiche, su 103 molecole allergeniche chiamato ISAC (Immuno Solid-phase Allergen Chip) 19. Nella tabella seguente sono riportati le classi di allergeni e le rispettive reazioni crociate che possono sviluppare con alcuni alimenti (Cross reazioni tra allergeni e alimenti). Segue un elenco dei gruppi di alimenti e famiglie di piante che possono sviluppare e indurre reazioni allergiche. Claudia Alessandri C., ScalaE., Zennaro D., Ferrara R., Maria Livia Bernardi M.L., Mari A.La diagnostica molecolare in allergologia. Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica. (11-20). 19 Tabella Cross-reazioni tra allergeni e alimenti Allergeni Reazioni crociate Acari Lumache, molluschi, gamberi, granchi. Ambrosia Melone, banana. Artemisia Sedano, carote, finocchi, carciofi, cipolle, aglio, camomilla, pepe, paprica, peperoni, alloro, senape, aneto, prezzemolo, coriandolo, cumino, anice, semi di girasole. Betulla Banana, kiwi, fragola, lampone, mela, arancia, pera, pesca, susina, prugna, ciliegia, albicocca, carota, finocchio, patata, nocciola, noce, arachide, mandorla mais, prezzemolo, sedano. Composite Anguria, mela, melone, banana, pesca, noce, nocciola, albicocca, prugna, ciliegia, castagna, kiwi, arachide, zucca, zucchina, cetriolo, sedano, carota, prezzemolo, pomodoro, anice, finocchio, cumino, coriandolo. Graminacee Banane, prugne, pesche, albicocche, ciliege, kiwi, anguria, arance, mele, meloni, menta, carote, arachidi, noci, nocciole, sedano, patate, frumento. Lattice Avocado, castagna, papaya, fico, mango, banana, pera, kiwi, melone, mela, frutto della passione, ananas, pesca, uva, albicocca, arancia, patata, pomodoro, origano, finocchio, salvia. carota, sedano, peperone, grano saraceno. Nocciolo Mela, pesca, ciliegia, carota, limone Parietaria Basilico, ciliegie, melone, more, gelso. Gruppi di alimenti per classi e famiglie botaniche Chenopodiacee:barbabietola da zucchero, bieta, bietolone rosso, spinacio, porro. Composite: camomilla, carciofo, cicoria, girasole, lattuga, radicchio. Crucifere: cavolobroccolo, cavolo cappuccio, cavolo di Bruxelles, cavolfiore, cavolo verza, crescione, mostarda, rapa, ravanello, rucola, senape bianca. Cucurbitacee: cetriolo, cocomero, melone, zucca, zucchina. Graminacee: avena, bambù, kamut*, canna da zucchero, farro*, gramigna, grano, grano saraceno, mais, malto, miglio, orzo, riso*, segale. Gruppo acari:molluschi, crostacei, granchi, lumache. Gruppo carne di maiale: maiale, lardo, strutto, salumi, prosciutto, piada. Gruppo dei lieviti: aceto, funghi, lievito di birra, lievito per pane, muffe, alcuni formaggi (fermentati), yoghurt, birra, vini, specie frizzanti. Gruppo del latte: latte, latticini, bovini, agnello, salumi, salse. Gruppo delle bevande: caffè, tè, cola, cacao, karkadè, guaranà, rosa canina, matè. Gruppo uovo: uova, pollo, galletto, faraona, salse, creme, paste all’uovo, pasticceria e biscotteria varia, liquori all’uovo. Labiate:basilico, maggiorana, origano, rosmarino, timo. Lauracee: alloro, avocado, cannella. Leguminose:arachidi, ceci, carrube, fagioli, fave, lenticchie, liquirizia, lupini, piselli, soia-lecitina di soia, tamarindo. Liliacee: aglio, asparago, cipolla, scalogno. Musacee: banane. Palme: cocco, datteri, sagù. Cross reazione con emulsionanti industriali come tegobetaina. Rosacee:albicocche, cachi, ciliegie, cotogne, fragole, lamponi, mandorle, mele, more, nespole, pesche, prugne, susine, pere**. Rutacee: arancio, bergamotto, cedro, chinotto, lime, limone, mandarino, pompelmo. Solanacee:cayenna, melanzana, paprica, patata, peperoncino, peperone, pomodoro, tabacco. Umbrellifere: anice, carota, coriandolo, cumino, finocchio, pastinaca, prezzemolo, sedano. Vitacee: ribes rosso, ribes nero, uva spina, uva (vino). Alimentazione, ambiente e tossine Molte malattie possono essere causate da sovralimentazione, intossicazione, carenze, sedentarietà, mancanza di riposo, sonno insufficiente ed irregolare. Lo stato di salute di una persona dipende, in gran parte, da quante tossine sono accumulate nel suo organismo ed in modo particolare nella linfa, nel sangue e nel sistema nervoso. Un affaticamento, di carattere mentale o fisico, riduce l'energia nervosa al punto in cui l'organismo non riesce più ad eliminare le tossine (rifiuti organici) che vi sono accumulate. Un accumulo di tali rifiuti nel sangue genera una tossicosi chiamata "tossiemia", invece se avviene a carico della linfa si ha una “tossilinfemia”. Il corpo, non tollerando tale condizione, cerca di liberarsi dalle tossine generandouna "crisi" che si esprime in un lavoro di pulizia e creando una disfunzione a carattere centrifugo-essudativa ed espulsiva che investe i vari emuntori; in particolare: la pelle con formazione di eczema, e dermatite, l’intestino con scariche diarroiche e il rene con aumento della diuresi. Secondo questa teoria, ogni malattia può generare una crisi in cui l'organismo cerca di liberarsi dall’ eccesso di tossine accumulate. Le malattie rappresentano un tentativo dell’organismo di eliminare accumuli tossici e di ripristinare il normale fluire dei liquidi organici. Definizione di tossine Le tossine possono essere di origine metabolica o di origine emozionale. Esse rappresentano entità non completamente elaborate che si sviluppano durante stress fisico o emozionale. Le tossine di origine metabolica, da un punto di vista biochimico, sono residui o intermedi, non completamente elaborati,provenienti dalla tre catene metaboliche degli zuccheri, proteine e grassi, oppure provenienti dal sistema immunitario come complessi non neutralizzati. In ogni caso la formazione di queste tossine è addebitabile ad un deficit enzimatico, ad un’ipofunzione del sistema metabolico, ad un eccesso di alimentazione o ad esposizione a sostanze inquinanti. Le tossine di origine emozionale, hanno un tropismo versotessuti e cellule del sistema nervoso e possono incidere sulle funzioni delle ghiandole endocrine e quindi, per via indiretta, sulla funzionalità degli organi connessi. Queste tossine prendono consistenza dalle nostre emozioni vissute in seguito ad avvenimenti non graditi, ma anche per atteggiamenti o pensieri negativi. Infatti, è stato dimostrato 20 che le emozioni possono cambiare la chimica dei fluidi vitali, modificando alcuni parametri chimico-fisici del sangue. Tossiemia e Tossilinfemia In naturopatia il termine tossiemia,introdottodalla scuola igienista, si riferisce al binomio stress e tossina. Essi rappresentano gli elementi perturbanti che riducono la forza vitale, manifestandosi con un sovraccarico di tossine a livello delle cellule e tessuti degli organi del sistema emuntoriale, diminuendo o rallentando l’attività funzionale di questi organi. Il concetto di tossilinfemia, è stato introdotto dalla scuola di naturopatia americana e francese. In particolare si riferisce alle tossine mucoidi (di natura colloidale) e acidosiche (di natura cristalloidale) che si riversano nel distretto sanguigno e linfatico provocando un rallentamento dei flussi vitali con alterazioni dell’omeostasi corporea e conseguenti disturbi legati alla ritenzione idrica e ai processi di clivaggio tossinico. Di conseguenza si avrà uno stato di intossicazione, (stato di sovraccarico di tossine provenienti dagli alimenti non completamente metabolizzati) o di intossinazione (stato di sovraccarico di tossine provenienti dai processi di fermentazione dei residui nutrizionali riassorbiti a livello intestinale e riversati nel torrente ematico); entrambi sono conseguenza di una ipofunzione e rallentamento delle funzioni dell’apparato digerente. Bottaccioli, Carosella. Meditazione psiche e cervello. Tecniche nuove edizioni, p. 114, 120, Milano, 2003. 20 Secondo questi concetti, ogni intervento che intralci il lavoro di eliminazione delle tossine, ostacola il processo di autoguarigione. Se queste crisi organiche durano solo pochi giorni andranno a determinare le "malattie acute"; se invece perdurano nel tempo favoriranno processi di "malattie croniche". Da quanto esposto appare evidente l’importanza del carico tossinico della linfa, (plasma vitale che porta il nutrimento alle cellule e le libera dai rifiuti accumulati con il loro lavoro), del sangue e del sistema nervoso che permette agli stimoli sensoriali di afferire al cervello ed agli stimoli nervosi di propagarsi nel corpo. La natura delle tossine ha diverse origini. Di seguito sono descritte le fonti che sono all’origine della formazione di tossine (tossine esogene ambientali, tossine endogene, tossine geopatiche), ed i comportamenti errati diffusi nella società attuale (alimentazione sbagliata, disturbi naturali dell'ambiente, disturbi creati dall'uomo). Tossine esogene ambientali La produzione di tossine esogene ambientali provengono dall'ambiente esterno e si trasmettono all’uomo per assunzione, ingestione, inspirazione e contatto, di cui il seguente elenco riporta le varie possibilità di inquinamento. Metalli pesanti: Mercurio (le amalgame color argento ne contengono almeno il 52%), piombo, argento, oro, zinco, rame, stagno, alluminio (da uso di recipienti alimentari in alluminio). Stress: l'affaticamento generale prolungato conduce facilmente a condizioni pre-patologiche e ad invecchiamento precoce. Uso di cibi contenenti coloranti, conservanti, pesticidi, ormoni steroidei, Uso di bevande gassate. Sovralimentazione di zuccheri e grassi. Associazioni errate: pasta e pomodoro, caffè e latte. Uso indiscriminato di antiacidi, lassativi, antibiotici. Utilizzo di farmaci corticosteroidi ed estroprogestinici. Trasfusioni di sangue: creano anticorpi a livello delle gamma globuline, e alterano il terreno biologico. Vaccini: alterano il terreno biologico. Radioterapia e chemioterapia. Cosmetici: attraverso la pelle assorbiamo tutto ciò che sulla stessa viene applicato. Fare molta attenzione ai prodotti che li costituiscono ed alla serietà delle fabbriche che li producono. Condizioni di affaticamento causate da rumori, vibrazioni, ultrasuoni, ecc. Variazioni climatiche. Influenze climatiche: vento, pioggia, freddo e caldo. Tossine endogene La fonte principale delle tossine endogene è rappresentata dai prodotti intermedi del metabolismo, in particolare dalla fase catabolica finale. Queste tossine tendono a raggrupparsi in tessuti specifici e in particolare nelle vicinanze dei vasi sanguigni, delle articolazioni, dei legamenti, dei tessuti muscolari, delle ghiandole e del cervello. Sono spesso in grado di provocare irritazioni locali, infiammazioni e reazioni allergiche. L'accumulo di tossine di natura endogena e di altri tipi di tossine nell'organismo determina un fattore di predisposizione per l'insorgenza di malattie e spesso rappresentano gli indicatori di una patologia incombente. Tale status, in naturopatia, è riscontrabile attraverso un esame dell’iride ed in particolare dal tipo di colorazione della trama iridea (patocromia). Alimentazione sbagliata Il ritmo di vita dell’attuale società occidentale ha inciso sui comportamenti e abitudini alimentari orientati verso un uso rapido di cibi pre-conservati, freddi e di facile allestimento, come dal seguente elenco: 1. si consumano pochi cibi biodinamici (frutta, verdure di stagione); 2. errato accostamento dei cibi (pane, pasta o riso con proteine); 3. 4. 5. 6. eccesso di zuccheri (specie zucchero bianco e cioccolata); eccesso di proteine (carne, pesce, pollame, uova, latticini); eccesso di grassi (olio, burro, margarina); eccesso di cibi congelati e da frigorifero (introducono poca energia nell’organismo e raffreddano i sistemi organo-viscere); 7. uso sregolato di cereali (riso, avena, orzo, grano saraceno, miglio ecc.): se pochi non nutrono, se troppi acidificano; 8. uso di latticini di mucca (latte, formaggi) che acidificano; quelli di capra e pecora sono tollerabili in modiche quantità; 9. uso di salumi e insaccati. Tossine geopatiche Le perturbazioni energetiche (onde, radiazioni, ecc.), possono causare una diminuzione degli scambi tra il nucleo e la membrana cellulare, riducendo poco a poco la differenza di potenziale elettrico della cellula, causando così un malfunzionamento che può generare disfunzioni e malattie. Le tossine geopatiche possono essere naturali dell’ambiente o create dall’uomo. Disturbi geopatici naturali dell'ambiente I disturbi naturali dell’ambiente sono provocati da corsi d'acqua sotterranei, falde d'acqua, paludi, falde geologiche, pozzi artesiani (specialmente quando occlusi), radioattività naturale, falde di petrolio, alcuni minerali, sacche di gas (radon), cavità sotterranee e gallerie, modificazioni dei campi magnetici terrestri, interferenze astrologiche, particelle cosmiche, nodi della rete di Hartmann. Disturbi geopatici creati dall'uomo I disturbi creati dall’uomo sono i veicoli sotto la camera da letto (garage sotterranei), canalizzazioni di acqua e gas, inquinamenti elettrici, alte e basse frequenze (trasformatori, linee ad alta tensione), qualsiasi materiale elettrico ed elettronico (anche schermi informatici), forni a microonde, onde di forma di alcuni oggetti (quadri, specchi, lampade a gocce di cristallo, gioielli ecc..), onde di forma di alcune costruzioni edili, inquinamenti ed emanazioni chimiche, orologi e sveglie a cristalli liquidi (quarzo), collant femminili, indumenti sintetici. http://vicenza.anisn.it/articoli/torinosc/hartmann.pdf Omeostasi e bilancio emuntoriale L'omeostasi 21 è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi. Il termine omeostasi definisce la capacità di autoregolazione degli esseri viventi; importantissima per mantenere costante l’equilibrio dell'ambiente interno in relazione alle variazioni dell'ambiente esterno (concetto di equilibrio dinamico) Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios, simile e stasis, posizione". Padre di questo neologismo fu Walter Cannon, che riprese i concetti di Claude Bernard 22, secondo cui "tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l'unità delle condizioni di vita dell'ambiente interno". L’omeostasi corporea è un indice soggettivo di equilibrio dinamico e rappresenta tutte le variabili chimiche e fisiche, termiche, elettromagnetiche ed osmotiche che caratterizzano tutti i liquidi organici: intra ed extra-cellulari, del tessuto linfatico e del torrente sanguigno. Le condizioni chimico-fisiche di questi liquidi determinano il funzionamento delle reazioni del metabolismo corporeo. Per esempio, la temperatura centrale del nostro organismo viene mantenuta su valori costanti di circa 37°C nonostante le variazioni ambientali, il pH del sangue deve essere lievemente alcalino (7,4); 21Walter Cannon (1871-1945). fisiologo statunitense. Gli si devono importanti studi sulla fisiologia dell'apparato digerente (fu anche il primo a interpretarne radiograficamente la fisiopatologia), e in particolare sull'attività motoria (omeostasi) dello stomaco e dell'intestino (Mechanical Factors of Digestion, 1911). Studiò inoltre il meccanismo delle emozioni, ipotizzando per primo l'esistenza di un “centro delle emozioni” nell'ipotalamo. 22Claude Bernard (1813 –1878) fisiologo francese. oscillazioni troppo ampie, quando superano ± 0,4 punti, possono determinare patologie anche gravi (coma acidosico e tetania alcalosica). Il mantenimento dell'omeostasi avviene attraverso un sistema di circuito a retrazione o feedback che, in risposta alla variazione iniziale, producono reazioni omeostatiche, ovvero eventi biologici, generalmente opposti (feedback negativo), atti a mantenere l'equilibrio interno. Per un buon funzionamento dei meccanismi di retroazione, sono necessarie tre componenti: a) un recettore in grado di captare le variazioni del mezzo interno; b) un centro di integrazione e controllo che interpreta i segnali dei recettori e regola le risposte; c) un meccanismo effettore cui è affidato il compito di produrre le risposte (azioni) necessarie al ripristino delle condizioni ottimali tipiche dell'omeostasi. I principali processi vitali che regolano l’omeostasi corporea dell’organismo sono legati al valore del pH. Il pH dei fluidi corporei deve essere stabile e leggermente basico. Se il pH è costantemente acido, significa che l’organismo non è più in grado di compensare e autocompensarsi, con il conseguente accumulo di tossine acide e con perdita di sostanze basiche: sodio, magnesio e calcio, minerali fondamentali per il metabolismo corporeo e per il mantenimento dei rapporti fisiologici dell’omeostasi corporea. L’alterazione acida del pH corporeo si manifesta con sintomi più o meno gravi e più o meno dolorosi, causati dallo sviluppo di tossine acide. Il mantenimento dei valori del pH fisiologico, leggermente alcalino, è la condizione basilare per un funzionamento fisiologico regolare dell’organismo favorito da un’appropriata alimentazione con l’apporto di sostanze basiche (sali tampone) tipo i carbonati, bicarbonati, citrati e fosfati ecc. e con il riordino della flora batterica intestinale. L'eccesso di equivalenti acidi nella dieta e nel metabolismo è regolato dai reni ed eliminato con urine più acide. L'acidità degli alimenti Vi sono bevande e alimenti che non sono affatto acidi mentre altre, ad esempio gli agrumi, lo sono in modo notevole, si pensi che il succo di limone presenta un pH uguale a 2,0-2,6. Altri alimenti, pur non essendo acidi, creano con la loro digestione una notevole produzione di acido urico in quanto contengono molte purine, sostanza base per la formazione degli acidi nucleici. L’acidità o alcalinità di un alimento si può determinare esaminando le ceneri residue dopo la sua digestione. Se i minerali alcalini (calcio, potassio, sodio e magnesio), predominano sui minerali acidi (cloro, azoto, zolfo e fosforo), quell'alimento sarà classificato come alcalino e viceversa. L'organismo di una persona sana e non affaticata è normalmente in grado di trasformare gli acidi naturali di molti alimenti crudi (ad es. limoni, pompelmi, pomodori, acetosa, frutti aciduli) in carbonati alcalini, che sono basici ed utili all'economia dell'organismo. Quando, invece, la persona è stanca o stressata, l'energia nervosa necessaria per una completa digestione e assimilazione non è sufficiente, pertanto l'organismo non è in grado di operare le dovute trasformazioni e gli acidi degli alimenti entrano nella circolazione sanguigna. Bevande: quasi tutte le bevande gassate, acqua esclusa, tendono ad essere molto acide. I vari tipi di Cola, ad es., hanno un pH che si aggira intorno a 2,4, mentre limonate e aranciate vanno da 2,9 a 3,2. Cereali: tutti i cereali, ad eccezione del miglio, lasciano delle ceneri acide. Frumento (pane, pasta, ecc.) ed avena sono i più acidi di tutti. Latticini: i latticini di mucca sono generatori di molta acidità ed andrebbero sostituiti con quelli di capra o di pecora. Carni: la digestione dei prodotti carnei crea una notevole quantità di acido urico. Il fegato di un animale carnivoro (ma non l'uomo) è in grado di trasformare l'acido urico causato dall'alimentazione in una sostanza più semplice, l'allantoina, che viene espulsa con l'urina. Prodotti conservati: tra i prodotti conservati risultano molto acidi tutti i succhi di frutta ed i vari tipi di "latte" derivato dai cereali: latte di soia, avena, riso, ecc. Dunque, la funzionalità degli emuntori è regolata dal meccanismo a retroazione dell’omeostasi corporea e si basa principalmente sulla conoscenza della funzionalità degli umori, ossia dei liquidi organici quali il sangue, la linfa, il liquido intra ed extracellulare. Il volume totale degli umori (liquidi organici) rappresenta all’incirca il 60-70% del nostro corpo: le cellule animali sono immerse in questi liquidi da cui traggono nutrimento e in cui riversano scarti e tossine. Anche in questo caso vale il discorso del flusso energetico; ossia, se i liquidi circolano liberamente abbiamo uno stato di salute, se invece sono rallentati, perché si è troppo sedentari, si utilizzano abiti troppo stretti, si vive insomma in uno stato di stress psicofisico, si avranno gli ingorghi ganglionari e conseguentemente le malattie. Al contrario dell’allopatia, che tenderà a sopprimerli, la naturopatia tenderà a stimolare il drenaggio tossinico tenendo presente che la crisi di eliminazione è salutare. Nell’umorismo (teoria degli umori, regolazione dei liquidi) entra un concetto fondamentale per la naturopatia, il drenaggio, vale a dire il tentativo di utilizzare il flusso liquido per escludere dall’organismo scarti metabolici e tossine. A questo scopo sono adibiti gli organi emuntori, quali la pelle, il fegato, i reni, l’ intestino, i polmoni. I sovraccarichi 23 Si definiscono sovraccarichi gli scarti metabolici che vengono riversati nel sangue e nella linfa e sono di due tipi, definiti: 1. mucosi, sostanze di natura colloidale o colle; 2. acidosi, sostanze cristalloidi. 1. Sovraccarico mucoso o di sostanze colloidali In particolare le sostanze colloidali, mucose, sono residui del metabolismo proteico e lipidico (v. fig. 1), sono costituiti da sostanze aromatiche derivanti dal metabolismo delle proteine. Sono sostanze insolubili nei liquidi organici e nel sangue e provocano una iperviscosità sanguigna. Vengono drenate da emuntori specifici come il fegato e l’intestino. Il sovraccarico di mucosi o colloidale non si manifesta con disturbi dolorosi e infiammatori, ma con disturbi caratterizzati da una sintomatologia escretiva: catarro bronchiale, bronchite, leucorrea, eczema. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico roso-marrone sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello. 2. Sovraccarico acidosico o di sostanze cristalloidi Sono residui del metabolismo dei carboidrati e proteine. Sono costituiti da acido ossalico, acido piruvico e acido urico (v. fig 1). In caso di disequilibrio omeostatico, l’organismo tende a ripristinare i valori che determinano l’omeostasi e il suo gradiente di acidità corporea, producendo sostanze tamponanti (p. es. fosfato di calcio e fosfato acido di calcio), prelevando dal tessuto osseo e cartilagineo i componenti di calcio e fosfato, determinando, quindi, un depauperamento del tessuto osseo. Nel sovraccarico di acidosi da acido urico, prevale un’alimentazione ricca di carni e proteine animali, con conseguente aumento dell’acido I sovraccarichi mucosi colloidali e acidosi cristalloidi sono definizioni utilizzate in naturopatia ed in particolare per definire alcuni stati patognonomici dell’iride in iridologia. 23 urico ematico con tropismo articolare e conseguenti disturbi dolorosi infiammatori con gotta, artrosi articolare. Il sovraccarico colloidale da acido piruvico si ha quando prevale un’alimentazione ricca di grassi che produrrà un eccesso di acido piruvico nel sangue, conseguente anche ad una carenza di enzimi, vit. B1 e Mg. In questo tipo di sovraccarico, si avrà un tropismo specifico per i componenti del sistema nervoso, nervi e guaina mielinica, con spasmofilia, tremori, irritabilità e nervosismo. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico giallo-rossastro sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello. Il sovraccarico colloidale da acido ossalico si ha quando prevale un’alimentazione ricca di carboidrati, in particolare di zucchero raffinato, la cui fermentazione produce acido ossalico. In particolare questo sovraccarico produrrà, disbiosi intestinale con malassorbimento e disturbi gastro-intestinali, digestivi e diarrea. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico giallo.arancio sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello. Il sistema emuntoriale Gli emuntori, oltre alle funzioni metaboliche e di eliminazione, sono deputati al mantenimento dell’omeostasi corporea, mediante la regolazione dell’equilibrio acido-basico dei liquidi organici, intra ed extra cellulari. Gli emuntori, si dividono in principali e secondari (v. fig. 2), essi intervengono nella regolazione dell’omeostasi corporea dei liquidi organici all’eliminazione di scarti mucosi o colloidali. Emuntori principali sono: fegato, cistifellea, intestino, rene e vescica. Svolgono funzioni fondamentali del metabolismo legate alle funzioni di digestione, separazione e assimilazione degli alimenti. Emuntori secondari sono: le vie respiratorie, le mucose dell’apparato ORL, il polmone, la pelle, le ghiandole sudoripare e sebacee e, nella donna, la mucosa uterina. Hanno funzioni di regolazione e integrazione del sistema emuntoriale principale e contribuiscono alle funzioni di eliminazione di superficie (bronchi e pelle) e di metaboliti volatili. La pelle fra tutti gli emuntori è polivalente, in quanto è indicata per la eliminazione di acidi con la sudorazione e di muco o sebo attraverso le ghiandole sebacee. I polmoni eliminano muco, catarri e polveri, mentre i reni, che rappresentano i filtri del corpo umano, eliminano l’eccesso di acidi e cristalli. L’apparato digestivo elimina le tossine mucose, attraverso le secrezioni liquide come la saliva, la bile e i succhi digestivi. Il fegato è l’ emuntorio principale: filtra il sangue alla velocità di un litro al minuto, che afferisce attraverso il ciclo entero-epatico. Le tossine prodotte a livello intestinale giungono al fegato per essere rielaborate ed escrete come cataboliti. Per finire, la mucosa uterina, nella donna, costituisce un emuntorio secondario ed interviene a compensare eventuali insufficienze dell’emuntorio intestinale. Durante la malattia, spesso, gli emuntori sono chiamati a sopperire eventuali disfunzioni e, quindi, sollecitati ad un iperfunzionamento, quindi: se l’emuntorio interessato è l’intestino provocherà una diarrea, se è la pelle si avrà una ipersudorazione. Successivamente si manifesterà, una fase di ipofunzionamento stabilizzante, nel senso che i residui catabolici, creando un ingorgo nell’ emuntorio, cercano una via alternativa per fuoriuscire dall’organismo. Quando tutti gli emuntori principali sono saturi si passerà ai secondari che, a loro volta, si sovraccaricheranno; tale sovraccarico verrà compensato da disturbi delle mucose a carattere espulsivo: leucorrea, rino-sinusiti, tonsilliti, vaginiti o una eccessiva lacrimazione. Successivamente, quando anche gli emuntori secondari sono eccessivamente impegnati, si riattivano gli emuntori primari favorendo conseguenti patologie del tipo: colite, enterite, cistite, eczema essudativo, bronchite. Se la patologia avrà un decorso prolungato, il corpo chiederà agli stessi emuntori ipofunzionanti un lavoro che non potranno sopportare e, di conseguenza potrebbero lesionarsi, cronicizzando la sintomatologia: le bronchiti diventeranno croniche, le coliti diventeranno ulcerose, generalmente accompagnate da perdita di sangue. Infine, quando gli emuntori non hanno sufficiente capacità di eliminazione, le tossine e metaboliti non eliminati si depositeranno nel tessuto linfatico e connettivo creando formazioni di ascessi, cisti, e fistole, in tal caso sarà utile intervenire col drenaggio e l’impiego di gemmo-derivati. Balance emuntoriale Nella fig. n. 3 è rappresentata la funzionalità degli emuntori, in funzione della produzione di scarti (PS) e dell’eliminazione di scarti (ES). La linea tratteggiata rappresenta il livello ideale dell’omeostasi corporea. Nella I fase si ha una produzione normale di scarti (PNS) e una eliminazione normale di scarti (ENS), quindi sostanzialmente avremo una normale funzionalità degli organi emuntori e uno stato di equilibrio. Il soggetto si troverà in uno stato miasmatico di psora stenica. Nella II fase è rappresentata una produzione in eccesso di scarti (P>S) e una eliminazione normale di scarti (ENS), quindi questa condizione rappresenta un soggetto che abusa in alimenti, introduce una quantità superiore al proprio fabbisogno o mangia in eccesso determinati alimenti. Questo soggetto svilupperà disturbi a carico della pelle e di natura gastro-intestinali. Il soggetto si troverà in uno stato miasmatico di psora astenica. Nella III fase è rappresentata una produzione normale di scarti (PNS) e una eliminazione insufficiente di scarti (E<S). In questo soggetto si ha una insufficienza dell’attività emuntoriale, quindi svilupperà disturbi da ipofunzione d’organo o viscere: insufficienza digestiva, insufficienza epatica, calcolosi biliare, insufficienza renale, calcolosi renale, insufficienza respiratoria. Il soggetto si troverà in uno stato di miasma sicotico. Nella IV fase è rappresentata una produzione in eccesso di scarti (P>S) e una eliminazione insufficiente di scarti (E<S). Questo soggetto presenterà un sovraccarico tossinico e una insufficienza della funzionalità degli organi; in particolare siamo di fronte a disturbi causati da lesione degli organi: ulcerazioni, dismetabolismi epatici e pancreatici, insufficienza renale cronica, insufficienza respiratoria cronica e dermatosi. Il soggetto si troverà in uno stato di miasma luesinico. Fig. 3 Detossicazione e drenaggio Il drenaggio consiste in una stimolazione lieve e prolungata nel tempo degli organi emuntori per favorire l’eliminazione di tossine o residui catabolici che si accumulano nel nostro organismo, ripristinando l’omeostasi interna dopo abusi nell’alimentazione, assunzione di farmaci e tossine provenienti dall'inquinamento atmosferico. Inoltre,provvede ad eliminare i metaboliti che si liberano per il continuo ricambio cellulare, svolgendo un’azione stimolante sul Sistema Reticolo Endoteliale (SRE), deputato a fagocitare e neutralizzare tossine e sostanze estranee all’organismo umano. Un buon drenaggio deve prevedere una eliminazione di tossine accumulate nel liquido intracellulare, liquido extracellulare, tessuto linfatico e nel torrente ematico, seguendo il percorso come nella figura n. 3. Il drenaggio è pertanto una particolare metodica che si avvale di rimedi fito-gemmo-terapici, o dell’idroterapia. Inizialmente venivano utilizzate per il drenaggio le Tinture Madri a basso dosaggio; successivamente, con l’avvento della Gemmoterapia 24, considerata la specificità di azione dei gemmoderivati o macerati glicerici verso il Sistema Reticolo Endoteliale (SRE) di determinate cellule, di determinati organi e di determinati tessuti, è stato possibile introdurre un dettagliato repertorio gemmoterapico che qualsiasi terapeuta può utilizzare in maniera semplice e mirata verso determinati emuntori. Essi comprendono: 1) reni e vie urinarie → piante ad azioni diuretiche; 2) fegato e vie biliari → piante ad azioni colagoghe e coleretiche; 3) intestino → piante ad azioni catartiche e lassative; 4) polmoni e mucose ORL → piante ad azioni balsamiche mucolitiche; 5) pelle e ghiandole sudoripare e sebacee → piante ad azioni diaforetiche eudermiche. Carbone R. Planta medicamentum naturae – Aromaterapia, gemmoterapia e fitoterapia, Dibuono edizioni, Villa d’Agri(PZ), nuova edizione 2008. 24 I rimedi fitoterapici ad azione drenante hanno, quindi, la funzione di regolarizzare e stimolare l'attività escretoria degli organi emuntori. Nei trattamenti di drenaggio viene inoltre stimolato il sistema linfatico, che è deputato alla mobilizzazione delle tossine accumulate a livello del tessuto connettivo, delimitato negli spazi intercellulari, dove vengono "scaricate" in prima istanza le tossine che si formano all'interno delle cellule. Quando i nostri organi emuntori sono in uno stato ottimale, le tossine prodotte vengono adeguatamente eliminate e l'organismo si mantiene in equilibrio e in salute. Quando, o per un eccessivo carico di tossine o perché i sistemi di drenaggio non sono sufficienti, si crea un sovraccarico di sostanze dannose, questo equilibrio viene meno e si manifesta la malattia. Secondo questa visione, la malattia non sarebbe altro che l'espressione della lotta che l'organismo compie per compensare i danni provocati dalle tossine, per neutralizzarle ed espellerle. Il drenaggio, in naturopatia, si sviluppa secondo tre fasi: I fase Si basa sull’autolisi, con l’alimentazione a monodiete, ottenendo un recupero nutrizionale, inteso come pulizia biologica, per cui, in alcuni casi, è previsto anche il digiuno. II fase In questa fase è utile lavorare sulla psiche, per cui si propone di liberare i centri nervosi bloccati da pensieri e ossessioni; sono utili tutte le pratiche di rilassamento: yoga, massaggi rilassanti, Qi gong . III fase Fase caratterizzata dalla attivazione degli emuntori, per eliminare tossine colloidali e cristalli; si potranno insegnare esercizi di respirazione per facilitare l’eliminazione per via polmonare, usare piante lassative per liberare l’intestino, piante diuretiche per i reni, esercizi per facilitare la circolazione sanguigna. Possibili disturbi correlabili alle reattività individuali Le reattività individuali possono provocare in modo diretto o indiretto alterazioni a carico di qualsiasi organo e viscere degli apparati e sistema dell’organismo umano. I primi sintomi di reattività si manifestano in età neonatale con crosta lattea, coliche gassose, vomito con rigurgito durante la lattazione, dermatiti. Le manifestazioni delle reattività individuali si sviluppano nel tempo e non si manifestano come una risposta immediata, se non in soggetti già fortemente compromessi e in una fase limite di intossinazione e di esaurimento delle difese immunitarie. Nella fase iniziale le reattività individuali si manifestano con sintomi indicativi, indizi che sono i segnalipremonitori della presenza di intolleranza; i sintomi principalmente ricorrenti sono: astenia persistente, stanchezza psicofisica, torpore mentale, vertigini, sonnolenza post prandium, palpitazioni dopo i pasti, iper-sudorazione, crampi agli arti inferiori ricorrenti, alitosi, aerofagia, meteorismo, ecc. Le tossine che si sviluppano nei soggetti reattivi hanno una loro specificità e tropismo cellulo-tissulare a livello di organi e visceri dei vari apparati.. I possibili disturbi correlabili alle reattività individuali agli alimenti e sostanze chimiche, sullabase di quanto esposto, si possono sviluppare su tutti gli apparati del corpo umano. Sono elencati di seguito i disturbi associabili e conseguenti alle reattività individuali. Sintomi generali: stanchezza cronica, sonnolenza, ritenzione idrica, aumento della sudorazione, linfo-adenopatia tonsillare, obesità. Apparato cardio-circolatorio: alterazione della pressione arteriosa, tachicardie, palpitazioni, extrasistole. Apparato cutaneo: orticaria, acne, eczema, dermatite, disidrosi, psoriasi, cellulite. Apparo gastro-enterico: difficoltà digestive, dispepsie, gonfiore addominale, meteorismo, senso di nausea, dolore e crampi addominali,esofagite, flatulenza, eruttazione, aerofagia, iperacidità gastrica, gastrite, ulcera gastro-duodenale, colite, diarrea, stitichezza, emorroidi. Apparato genitale: disturbi della libido, impotenza erettiva, disturbi del ciclo, dismenorrea, leucorrea, vampate di calore e sudorazioni. Apparatomuscolo-scheletrico: crampi, spasmi, tremori muscolari, debolezza muscolare, dolori articolari e muscolari, infiammazioni muscolo-tendinee. Apparatorespiratorio: difficoltà respiratoria, asma, tosse, raucedine, eccesso di muco, rino-faringite, sinusite, bronchite ricorrente. Apparatourinario: infiammazioni e infezioni uro-genitali, disturbi della minzione, uretriti, cistiti. Sistema nervoso: cefalea, emicrania, alterazione dell’equilibrio, ansia, depressione, irritabilità, torpore mentale, carenza di memoria, difficoltà di concentrazione.