Colonialismo italiano (1882-1960) 1 INTRODUZIONE Colonialismo

Colonialismo italiano (1882-1960)
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INTRODUZIONE
Colonialismo italiano Politica di espansione territoriale al di fuori dei confini nazionali che l’Italia, a
imitazione delle grandi potenze europee e in gara con esse, avviò in Africa nell’ultimo ventennio
del XIX secolo e che culminò nella formazione dell’impero dell’Africa Orientale Italiana sotto il
regime fascista, per concludersi alla fine della seconda guerra mondiale.
Il quadro internazionale che fece da sfondo all’impresa coloniale italiana si evidenziò alla
conferenza di Berlino (1884-1885), nel cui ambito i paesi già titolari di colonie definirono le
reciproche aree di influenza e stabilirono per il futuro alcuni criteri di concertazione. Pur assente
dalla conferenza, l'Italia partecipò alla spartizione dell'Africa mossa da ragioni di prestigio,
divenute più consistenti dopo che la Francia si era insediata in Tunisia (dichiarata protettorato
francese nel 1881 in virtù del trattato del Bardo) ignorando analoghe ambizioni italiane. Nella
scelta coloniale contarono anche ragioni di politica interna: le future colonie potevano
rappresentare una valvola di sfogo per assorbire l'eccesso di manodopera.
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LA CONQUISTA DELL’ERITREA
(con Agostino Depretis)[Sconfitta di Dogali (1887)]
Le mire espansionistiche del governo italiano si indirizzarono verso una zona dell'Africa orientale
nella quale l'insediamento coloniale appariva più agevole, sia perché esploratori e missionari
avevano per così dire aperto un varco in quella regione, sia perché la concorrenza degli altri paesi
europei nella zona era meno agguerrita. Dopo avere acquistato dalla società di navigazione
Rubattino nel giugno del 1882 la baia di Assab, sulla costa meridionale del Mar Rosso, nel
febbraio del 1885 il governo italiano, presieduto da Agostino Depretis, inviò i primi contingenti
dell'esercito, che sbarcarono a Massaua e di lì assicurarono il controllo sulla vicina zona costiera,
che avrebbe formato la futura colonia di Eritrea, stanziandosi poi in Somalia e ponendo le basi per
la successiva avanzata in Abissinia (ora Etiopia).
Questa prima fase dell’espansione coloniale italiana fu però segnata dal grave episodio di Dogali,
località nei pressi di Massaua dove il 26 gennaio 1887 una colonna di circa 500 soldati italiani fu
massacrata dalle truppe abissine del ras Alula; il presidente del Consiglio Depretis fu costretto a
dimettersi e fu sostituito da Francesco Crispi.
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LA CONQUISTA DELL’ABISSINIA (oggi ETIOPIA)
(con Francesco Crispi) [Sconfitta di Adua (1896)]
Francesco Crispi, nel 1889 concluse con il negus Menelik, imperatore d’Abissinia, il trattato di
Uccialli, in virtù del quale l’Italia si vedeva riconosciute le conquiste in Eritrea, eretta a colonia nel
1890.
Nella versione italiana il trattato di Uccialli stabiliva di fatto il protettorato sull’Abissinia e venne
perciò rinnegato dall’imperatore etiope; il governo italiano rispose con l’invio di un forte
contingente militare, comandato dal generale Oreste Baratieri, che aprì le ostilità occupando il
territorio del Tigrè. La pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa i due
presidi italiani insediati sull’Amba Alagi e a Macallè, rispettivamente nel dicembre 1895 e nel
gennaio 1896; dopo questa prima sconfitta l’Italia subì, il 1° marzo 1896, la pesante disfatta di
Adua, nella quale caddero sul campo circa 7000 uomini, tra ascari e soldati italiani. Il 26 ottobre
1896 fu conclusa la pace di Addis Abeba, con la quale l’Italia rinunciava alle sue mire
espansionistiche in Abissinia e si ritirava dal Tigrè.
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L’OCCUPAZIONE DELLA LIBIA (Tripolitania e Cirenaica)
(Con Giovanni Giolitti) [1911]
Il disegno coloniale riprese nel 1911, allorché il governo italiano, presieduto da Giovanni Giolitti,
dichiarò guerra alla Turchia e procedette a occupare i principali centri della Tripolitania e della
Cirenaica, regioni libiche che furono annesse al Regno d’Italia (vedi Guerra italo-turca). Dopo il
1923, con l’avvento del regime fascista, fu intrapresa una sistematica occupazione del territorio e
fu avviata contemporaneamente una campagna di colonizzazione che portò migliaia di italiani a
insediarsi in Libia.
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LA GUERRA D’ETIOPIA
(con Benito Mussolini) [1935]
Il periodo tra le due guerre vide quindi l'Italia protagonista di una nuova espansione in Africa,
frutto di uno spirito nazionalistico alimentato dall’aggressiva propaganda del regime. Le velleità
imperialistiche di Mussolini impegnarono l’Italia in un nuovo conflitto in Etiopia: prendendo a
pretesto un incidente avvenuto ai pozzi di Ual-Ual, località somala dove il 5 dicembre 1934 il
presidio italiano era stato attaccato da bande armate abissine, il 3 ottobre 1935 ebbe inizio
l’invasione dell’Abissinia.
5.1
La colonia dell’Africa Orientale Italiana: Etiopia,Eritrea,Somalia
Nonostante le proteste della comunità internazionale e le sanzioni economiche decise dalla
Società delle Nazioni contro l’Italia, le forze italiane al comando del maresciallo Pietro Badoglio e
del generale Rodolfo Graziani, in una breve campagna durante la quale gli invasori fecero uso di
bombardamenti indiscriminati e in qualche caso anche di gas asfissianti, messi al bando dalle
convenzioni internazionali, sconfissero l’esercito abissino, entrando ad Addis Abeba il 5 maggio
1936; l’imperatore Hailé Selassié I fu costretto a fuggire, trovando riparo a Londra. L’Etiopia fu
unita ad Eritrea e Somalia formando l’impero coloniale dell’Africa Orientale Italiana, proclamato il
9 maggio sotto la corona di Vittorio Emanuele III.
L'amministrazione italiana, che abolì la schiavitù, avviò vaste opere pubbliche e ridusse il potere
dei ras locali, durò comunque per un periodo troppo breve per essere valutata in giusta misura
rispetto alle altre dominazioni europee in Africa. Lo scoppio della seconda guerra mondiale,
infatti, trasformò l'Africa Orientale Italiana in un teatro di scontri che si conclusero con
l'occupazione inglese del 1941. La perdita definitiva delle colonie africane fu sancita dal trattato di
Parigi del 10 febbraio 1947; la Somalia sarebbe stata affidata dall'ONU per dieci anni (19501960) all'Italia in amministrazione fiduciaria.
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L’INVASIONE DELL’ALBANIA
(con Benito Mussolini) [1939]
L'avvicinamento alla Germania nazista divenne totale nel 1938, anno in cui furono emanate
le leggi "per la difesa della razza" (1° settembre e 10 novembre): gli ebrei italiani (circa
70.000 persone) si videro messi al bando dalla pubblica amministrazione, dalla scuola,
dall'esercito. Nello stesso anno fu avviata una campagna di militarizzazione, che portò
all'invasione dell'Albania (1939).