DU CONTRAT SOCIAL
par Jean-Jacques Rousseau
Relazione a cura di Olivier Sirello
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INDICE
1. Introduzione
2. Elementi fondamentali
a. Concetto di “alienare”
b. Maître, Souverain e sujets
3. Teoria Contrattualistica
4. Patto Sociale
a. Dallo Stato di Natura allo Stato Civile (excursus 1)
b. Condizioni di validità del Patto Sociale
c. Il Patto
5. La Sovranità e la volontà generale
a. Sovranità
1a. Definizione
2a. Caratteri e attributi
b. Volontà Generale
c. La rappresentanza e i deputati (foglio 9)
[Excursus] Sulla legge e sul legislatore [C.S., II, capp. 6-7]
6. Governo
a. Definizione
b. Subordinazione dellʼesecutivo al legislativo
1b. Vedere punto 2a e critiche
c. Diverse forme di Governo
1c. Aristocrazia
2c. Monarchia (appr. C.S. III, 6)
3c. Democrazia(Come e dove si realizza la democrazia)
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[Excursus] De la Démocratie [C.S., III, 4]
d. Conclusioni sul Governo (cit. R. Derathé)
7. Democrazia Diretta (concetto)
8. Conclusioni
9. Abstract concettuale
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INTRODUZIONE
Il Contratto Sociale è alla base della nascita della società, cioè quella forma di vita
comune che sostituisce lo Stato alla Natura, in cui gli esseri umani vivono in una
condizione di instabilità per la mancanza di regole e di diritti e doveri.
La critica alla società contemporanea è il punto di partenza della riflessione politica di
Rousseau.
Il pessimismo di Rousseau nei confronti della società borghese era senz'altro più legittimo
dell'ottimismo degli illuministi.
D'altra parte questi non avrebbero potuto superare i limiti del feudalesimo con un
atteggiamento scettico.
Rousseau però sembrava che vedesse più in là di tutti.
Non si faceva illusioni sull'uso borghese della ragione.
Da questo punto di vista è stato grande il suo contributo in direzione della scoperta del
valore delle società pre-classiste.
La civiltà non stava tanto nella scienza o nella tecnica, cioè nel progresso materiale,
quanto nell'umanesimo.
Per Rousseau il benessere dell'uomo primitivo era esclusivamente legato alla sua vita
individuale, autosufficiente; i problemi sorsero nel momento stesso in cui l'uomo ebbe
bisogno dell'aiuto di un altro uomo.
Qui vi sono due errori fondamentali:
1) che lo stato di natura fosse una condizione di dispersione e isolamento;
2) che il bisogno di superare i limiti dell'individualismo porti automaticamente all'ingiustizia.
La nascita delle società classiste è invece avvenuta per motivi opposti: alla vita
comunitaria della società primitiva si è sostituita, progressivamente, l'interesse privato del
singolo o di taluni gruppi sociali, per i quali la proprietà privata era diventata il mezzo per
emanciparsi dal collettivo.
Egli ha contrapposto in qualche modo all'antagonismo della società civile borghese il
pacifismo dell'individualismo primitivo.
Probabilmente Rousseau voleva dimostrare che l'individuo singolo, estraneo ai giochi di
potere, agli interessi economici, ai salotti culturali, è, nella società borghese, migliore
dell'individuo "socializzato", del citoyen.
Rousseau credeva di poter superare, attraverso il Contratto sociale, sia il limite di un
individualismo "buono" che però non riesce a imporsi sull'antagonismo della società
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borghese, sia il limite della "cattiva" socializzazione che si verifica nella stessa società
borghese, allorché in nome della proprietà si vuole affermare l'ineguaglianza.
Il Contratto sociale è una soluzione utopica, per la semplice ragione che Rousseau chiede
a tutti i cittadini di fare spontaneamente una cosa che la società borghese, proprio perché
divisa in classi, rende impossibile.
Come si può infatti pensare che ogni individuo si renda cosciente che la democrazia è il
miglior governo, quando i cittadini che dispongono di proprietà privata ritengono che
l'assenza della democrazia li favorisca?
Rousseau non ha compreso l'essenza della lotta di classe, della rivoluzione politica delle
masse oppresse, ed ha voluto affidare la realizzazione della democrazia allo sviluppo di
due strumenti non politici: l'educazione civile, pedagogica e nazionale da un lato, e la
religione "civile" dall'altro.
Interessante però il fatto che Rousseau abbia capito quanto fosse indispensabile, per
realizzare la democrazia, puntare su un territorio limitato, in cui la sovranità popolare
potesse manifestarsi con maggiore pienezza.
Il problema che Rousseau affronterà nel Contratto Sociale sarà: come lʼuomo nato libero
può essere allo stesso tempo soggetto alle leggi?
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Il Contratto Sociale
Il Contratto Sociale si apre con le celebre frase:
Lʼuomo è nato libero, ma ovunque in catene
Il concetto qui espresso da Rousseau è: lʼuomo che per natura è un essere libero si ritrova
ad essere parte di una società e quindi soggetto ad essa.
In unʼanalisi più dettagliata:
il termine Liberté assume in questo contesto due significati:
1. la libertà dellʼuomo nella natura, cioè che è absolutus da legami con i suoi simili e quindi
vive da solo e con i bisogni naturali, forza e risorse naturali e in qualche sorta
dipendente dalla natura, ma questa dipendenza non danneggia affatto la sua libertà
intesa come autarchia (cioè una forma di autosufficienza o autogoverno)
2. la libertà civile o morale dellʼuomo che si ottiene sottostando alle leggi che gli uomini si
sono prescritte (libertà di autonomia secondo Kant)
Lʼespressione “ovunque in catene“ significa allora dipendenza dalla vita sociale, la quale
dipendenza si è data dagli stessi uomini.
Lʼuomo che nasce è autarchico, ma non appena si eleva alla condizione sociale diventa in
qualche sorta schiavo di questʼultima.
[C.S., I, 8] [Excursus] Il passaggio dallo Stato di Natura allo stato civile ha
prodotto negli uomini effetti rimarchevoli:
1. ha sostituito allʼistinto la giustizia;
2. ha conferito moralità alle azioni;
3. ha sostituito il dovere agli impulsi fisici;
4. lʼanima diventa più nobile.
“Lʼuomo da animale stupido e limitato diventa un
essere intelligente e uomo”
Da questo passaggio lʼUomo perde:
1. la sua libertà naturale e il diritto limitato a tutto ciò
che lo tenta e desidera di fare.
[Excursus] Differenza tra Libertà naturale e Civile:
1. La libertà naturale ha come limite la forza
dellʼindividuo;
2. La libertà Civile ha come limite la Volontà
generale.
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Tuttavia, la libertà morale rende lʼUomo sovrano di
se stesso, poiché lʼimpulso è schiavitù, mentre
lʼobbedienza alla legge che si ci è prescritti è libertà.
LIBERTÀ è obbedienza alle leggi che si ci è prescritte.
Quindi, allorché gli uomini sono liberi per natura, poiché autarchici, essi si ritrovano sudditi
della loro stessa forma di associazione.
Lʼintenzione del Contratto Sociale non è quello di rimediare a questa situazione, ma
definire le condizioni per le quali si potrebbe rimediare a questa situazione, cioè i
parametri attraverso i quali gli uomini potranno accedere alla loro autonomia, il cui senso è
assicurare lʼuguaglianza nella vita civile, autarchica, alla vita di natura (pag.62).
Detto in parole più semplici: Come può lʼUomo, libero per natura, ritrovare la sua Libertà
allʼinterno della Società alla quale è subordinato?
Ma, da dove deriva il bisogno di associarsi e vivere in comunità?
[Excursus] Il Contrattualismo
Il Contrattualismo comprende teorie politiche che vedono
lʼorigine della società in un contratto tra governati e
governanti.
In questa concezione il potere politico si fonda su un
contratto sociale che pone fine allo stato di natura,
segnando lʼinizio dello stato.
Gli uomini, che accettano tale impegno, si assicurano una
maggiore tranquillità e sicurezza sociale.
Fra i maggiori contrattualisti vanno annoverati Thomas
Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau.
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ARISTOTELE considerava lo Stato come lʼunico luogo in cui
lʼuomo, considerato come Zoon Politikon fosse in grado di
manifestare la propria superiorità rispetto al resto del mondo
animale mediante la repressione della ferinità.
Nel periodo romano vennero a tale proposito rielaborate
teorie precedenti:
SENECA ripropose la teoria stoica della degenerazione dello
sviluppo umano sostenendo che la nascita dello Stato fu
imposta dalla necessità di contenere il ciclo distruttivo della
violenza reciproca.
CICERONE afferma che: “Eʼ per istinto naturale che ci siamo
uniti e associati in una comunità politica”
[Cicerone, De Finibus, III, XIX, 64-66]
La filosofia scolastica affermò che lʼaccordo tra lo
spontaneismo aristotelico e volontarismo contrattualista
fu trovato nella considerazione che la Natura fosse la causa
impulsiva dellʼaggregazione sociale e fosse necessario
lʼaccordo tra gli uomini.
RICHARD HOOKER1 , influenzato dal pensiero di John
Locke, enunciò le due fondamenta che sorreggono uno
Stato:
1. Lʼinclinazione naturale per cui tutti gli uomini desiderano
la vita sociale e la compagnia;
2. La disposizione su cui si è convenuto espressamente o
segretamente relativa alla modalità della loro unione
nella convivenza.
Infatti gli uomini, resi consci della insostenibilità di una
convivenza anarchica, giunsero ad un secondo accordo, il
contratto di governo attraverso il quale posero sopra di loro
le istituzioni.
1
Richard Hooker, pensatore inglese (XVI sec. d.C.) e seguace di John Locke.
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GROZIO 2: gli uomini si associano per due motivi:
a) Volontariamente perché si rendono conto che lʼunione fa
la forza (experience quʼils avaient faite de lʼimpuissance
où étaient les familles separées) [pag.13 v.4-5] perché il
popolo ha diritto di alienare la propria Libertà;
b) Necessariamente perché il Contratto può essere
imposto con la forza a seguito di una sconfitta e quindi
esso è necessario, dal momento che la sola forza non
crea nessun diritto e gli sconfitti devono sottostare ai
vincitori, che trasformano la forza in diritto.
HOBBES 3: Gli uomini sono per natura eguali, ma la stessa
eguaglianza sfocia in sfida e quindi in guerra
“LʼUomo è lupo per lʼUomo”
LʼUomo deve uscire dallo Stato di Natura che
causa disordine tra gli uomini e devono accordarsi
tra di loro: “Autorizzo costui o questʼassemblea e
gli permetto di governarmi e custodirmi a
condizione che anche gli altri facciano ciò”.
[T. Hobbes, Leviatano, II, 17]
LOCKE4: Gli uomini si uniscono fra di loro perché hanno
paura di perdere i loro diritti (vita, libertà e
proprietà privata).
Il sovrano è quindi giudice degli uomini e bada ai
loro litigi.
ALTHUSIUS individua cinque tipi di associazione: la famiglia,
la confraternita, la comunità locale, la provincia e lo Stato.
Da ciò che è stato detto, si saprà per certo che i rapporti tra gli uomini vengono gestiti
dal diritto, cioè “lʼinsieme delle leggi e delle regole”.
2
Grozio, giurista olandese (XVI-XVII sec. d.C.);
3
Thomas Hobbes, filosofo inglese (XVI-XVII sec. d.C.) De Jure (1642), Leviatano (1651);
4
John Locke, filosofo inlgese (1632-1704) Epistola sulla Tolleranza, Due trattai sul Governo;
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Ma da dove deriva il diritto?
Tre sono state le correnti di pensiero che si sono interrogate sullʼorigine del diritto:
1. Origine divina: cioè prescritto da un essere trascendente o supremo (posizione
dominane nel Medioevo e con SantʼAgostino, riflessioni che si sono sviluppate alla luce
del conflitto tra Chiesa e potere secolare;
“Non esiste alcuna autorità che non provenga dalla Volontà di Dio, e le autorità che
esistono sono state istituite da Dio”.
[Paolo, Ai Romani, XIII, 1]
2. Origine naturale: cioè il diritto è già iscritto nella natura dellʼuomo, per cui lʼautorità
politica è un fatto naturale del quale la comunità ha bisogno (concezione Aristotelica,
Ciceroniana e Stoica)
Origine naturale-divina
CICERONE: “Come la morale anche il diritto è fondato
sulla natura e non sulla volontà arbitraria di un Sovrano”
[Cicerone, De Finibus, III, XIX, 64-66]
Gli stoici descrivono il diritto naturale come partecipazione
degli esseri viventi allʼordine razionale cosmico, il quale si
identifica con la divinità [...].
Il giusnaturalismo stoico verrà divulgato da Cicerone e da
Seneca e ad esso si collegherà il giusnaturalismo cristiano
dei Padri della Chiesa e della Scolastica
[N. Abbagnano, G. Fornero, Protagonisti e testi della
Filosofia. Vol. A, Tomo 1, cap.13, pagg. 404-405-406]
Contro questo “miscuglio” tra legge naturale e divina si
muovono Grozio e Pufendorf che fondano una nuova
concezione del diritto naturale:
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Origine naturale
GROZIO e PUFENDORF5: “Le leggi di natura avrebbero
pieno potere ad obbligare gli uomini, anche se le stesse
non fossero state proclamate da Dio”.
[Grozio, De Jure belli ac pacis]
3. Origine civile o umana: diritto come insieme di leggi alle quali i membri di una società
si impegnano a sottostare e che sottoscrivono in modo libero.
PUFENDORF: Attraverso il Pactum Societatis (costituzione della
società) e il Patto Subjectionis (il popolo confida
una parte della propria volontà al Sovrano).
“Ne consegue che il patto dà vita al potere
Sovrano”.
[Pufendorf, Droit de la nature et des gens, VIII,
Chap. III, v.4]
HOBBES 6: Da qui secondo Hobbes nasce lo Stato.
Hobbes elimina i due patti (pactum societats e
subjectionis) e ne crea uno solo attraverso il
quale gli uomini dallo Stato di Natura si
riconoscono in un “maître absolu” e si uniscono
sotto la sua autorità.
LOCKE7:
a) Pactum Unionis (gli uomini si associano),
b) Pactum Subjectionis (si sottomettono ad un Sovrano
(Monarchia) o a un gruppo (Res Publica) che
garantiscono i tre diritti Vita, Libertà, Proprietà
Privata).
5
Ugo Grozio, giurista olandese (XVI-XVII sec. d.C.); Samuel von Pufendorf, teorico del diritto naturale e del
contrattualismo (XVII sec. d.C.); Pufendorf ha teorizzato Grozio ed è contro Machiavelli e Bodin che fondano
il potere sulla volontà divina.
6
Thomas Hobbes, filosofo inglese (XVI-XVII sec. d.C.) De Jure (1642), Leviatano (1651);
7
John Locke, filosofo inglese (1632-1704) Epistola sulla Tolleranza, Due trattati sul Governo
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ROUSSEAU
“Cependant ce droit ne vient pas de la nature; il est donc fondé sur des conventions”
[C.S., I, 1 vl.35-36]
(vedere anche pag 12, capp. De lʼescavage [...])
[excursus] Convenzione è un accordo tra due o più
soggetti con il quale gli stessi regolano questioni di
comune interesse e in pratica è un patto o un
accordo.
In questi versi Rousseau afferma che lʼordine sociale non deriva dalla Natura, bensì da
convenzioni fatte dagli stessi uomini e quindi aderisce a questʼultima corrente.
Egli infatti aggiunge che è chiaro che lʼesigenza di associarsi sprona gli uomini a unirsi, ma
questa condizione non sarebbe sufficiente a creare una società civile né conferire a
qualcuno il potere politico, che trova le sue origine nelle convezioni: (Rousseau riprende
la teoria di Grozio)
“Gli uomini infatti si sono uniti, non per volontà di Dio, ma perché si sono resi conto che
lʼUnione fa la forza”.
[Grozio, De Jure belli ac pacis, Libro I, chap. IV, l.7]
Allʼorigine della Sovranità poi Rousseau distingue il suo
esercizio (che può essere di quattro tipi:
1. il popolo aliena completamente se stesso;
2. il popolo partecipa all'esercizio della sovranità;
3. il popolo si aliena con determinate condizioni;
4. il popolo non partecipa alla Sovranità).
Rousseau rifiuta il Pactum Subjectionis (a differenza di Locke, Hobbes, Pufendorf e
Grozio, che sostengono che “la forza di uno Stato consiste anche nellʼopposizione ad una
molteplicità di Sovrani”
[Grozio, Trattato sul potere del magistrato politico sulle cose sacre, chap. I, l.3]):
“Poiché nessun Uomo detiene unʼautorità naturale sui suoi simili, e poiché la forza non
produce nessun diritto, rimangono le convenzioni come base di unʼautorità legittima tra gli
uomini”.
[C.S., I, 4]
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[excursus] Differenze tra società famiglia - convenzioni
Consideriamo qui lʼimpiego della parola “convenzione”. Eʼ da
notare che ogni potere che sia considerato legittimo deve
essere fondato sul consenso di chi lo fonda, e quindi ha come
base una convenzione (o accordo, patto).
Una convenzione infatti è un accordo tra due o più soggetti
con il quale gli stessi regolano questioni di comune interesse.
Al contrario, forme di società che non sono fondate sul
consenso sono la famiglia e il potere che è fondato sulla forza
che è destinato a precipitare come quello domestico.
“Il più forte non è mai il più forte per essere sempre il
maître” [C.S., I, 2] perché la forza non è un diritto.
Queste citazione mette in relazione la teoria contrattualistica dello Stato con il
principio dellʼeguaglianza naturale (autorità [...] simili).
Rousseau, a differenza degli altri philosophes, non nega le ineguaglianze, ma le
superiorità naturali (fisiche, intellettuali e morali) che conferiscono unʼautorità legittima che
non sia fondata sulla forza, ma sul diritto.
Rousseau è contro la teoria di Aristotele in base alla quale
uno nato schiavo sarà schiavo.
Infatti: “Decidere che il figlio di uno schiavo nasce schiavo,
è decidere che non sia un Uomo”
[C.S., IV, 2] vs [Aristotele, Politica, Libro I, 1, 1254a]
“Lʼassociazione civile è lʼatto del mondo il più volontario: ogni uomo, essendo nato libero e
maître di se stesso, niente può affermare, sotto alcun pretesto, che sia subordinato senza
il suo esplicito consenso”.
[C.S., IV, 2]
Il Patto Sociale è quindi lo strumento concettuale che permette a Rousseau di unire
queste due affermazioni:
1. Tutti gli Uomini sono uguali e nessuno di loro per natura può comandare sugli altri;
2. Lʼautorità nella vita sociale è necessaria.
Il Contratto Sociale è lʼatto di volontà che stabilisce tra gli uomini unʼautorità legittima.
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Le condizioni di validità del Patto sociale
a) il contratto, o patto sociale, presuppone delle obbligazioni reciproche;
un impegno invece preso unilateralmente secondo il quale gli impegni stanno tutti da
una parte non costituisce un patto (ad esempio “Faccio con voi una convenzione che è
tutta vostro carico e tutto a mio profitto”) [C.S., I, 4].
Questo esempio che Rousseau fornisce nel [C.S., I, 4] gli permette di rifiutare il
patto di schiavitù e di subordinazione (teorizzato da Grozio e da Hobbes).
Infatti, secondo questʼultimi il maître si impegna à rien verso il suo schiavo, il quale
invece, gli confida tutti i diritti.
Così vale per il patto di sottomissione di un popolo, per il quale il popolo conferisce al
sovrano il proprio potere.
Infatti, il popolo conferisce sì i suoi diritti al re e il re si impegna a custodirli, ma questa è
demagogia - sostiene Rousseau - perché il re solo è maître dellʼapplicazione del
contratto e niente può impedirlo a non tener fede al suo impegno.
“Chi ha la forza nelle mani sarà sempre maître dellʼesecuzione, quindi è preferibile dare
il nome di contratto allʼatto di un uomo che direbbe a un altro: “Vi dò tutto il mio bene, a
condizione che voi mi restituiate ciò che vi piacerà”” [C.S., III, 16].
Come dicevo prima, furono Grozio, Pufendorf e poi Locke a teorizzare il pactum
subjectionis e pactum associationis.
Rousseau elimina il patto subjectionis nei capp. 4 (Libro I) De lʼesclavage; 10 (Libro III)
Que lʼinstitution du gouvernement nʼest point un contrat.
[Excursus] De lʼesclavage
Se un particolare si rende schiavo a un
maître alienando 8 la sua libertà, perché il
popolo non può fare altrettanto e rendersi
sujet a un Roi?
Se è così, le persone si danno loro stesse e i
loro beni, e che cosa hanno in cambio?
Nulla.
“Rinunciare alla Libertà è rinunciare alla
propria qualità di Uomo, ai diritti
dellʼUmanità, anche ai propri doveri” pertanto
una tale rinuncia (ai propri beni dovuta
8
Alieno dal lat. significa cedere ad un altro il proprio diritto di proprietà (lett. trasferire)
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allʼalienamento della propria proprietà
privata) è incompatibile con la natura
dellʼuomo, poiché esso è nato libero [C.S., I,
1].
Per questo motivo, conclude Rousseau, il
diritto di essere schiavo è vano e illegittimo e
assurdo9.
Ricapitolando, Rousseau rifiuta il Pactum Subjectionis perché:
1. Gli uomini sono tutti eguali;
2. Alienare i propri beni è incompatibile con la natura dellʼuomo, perché egli è nato
libero [C.S., I, 1].
b) La seconda condizione per assicurare la validità di un contratto è lʼassenso di coloro
che si impegnano.
Assenso che non può essere né taciuto né dato sotto minaccia.
Il solo vero contratto è quindi un impegno mutuale [C.S., I, 4], volontario che
determini delle obbligazioni reciproche dei sottoscriventi, che devono affidare al
patto un assenso veritiero.
Stipulato il contratto, è necessario esaminare il suo contenuto: niente che può far sì che
ci si dia la morte; lasciarsi imprigionare o maltrattare (pag. 41 v. 32-33), perché questi
costituirebbero degli impegni vani (Rousseau prende spunto da Hobbes).
“Sarebbe infatti un rinuncio alla vita, alla libertà e quindi alla propria qualità di uomo;
pertanto costituirebbe un atto di sottomissione e non un patto sociale”.
La Libertà invece è un diritto inalienabile; questa è una condizione essenziale per stipulare
un contratto valido e attraverso il quale preservare la propria Libertà.
“Lʼessenza del corpo politico, intesa nel significato Aristotelico, dimora nellʼaccordo di
obbedienza e libertà”.
[C.S., III, 13]
Ecco che qui, Rousseau pone in modo esplicito il problema fondamentale del Contratto
Sociale:
Come ubbidire senza cessare di essere libero?
9
Insensé, cioè che non soddisfa lʼesigenza di reciprocità dellʼimpegno veritiero.
- 15 -
Il Patto Sociale
Il problema è quindi quello di “trovare una forma di associazione che difenda e protegga
contemporaneamente dalla forza comune la persona e i suoi beni di colui che è associato,
e che nello stesso tempo questo obbedisca da solo a se stesso rimanendo libero come
prima”
[C.S., I, 6]
Adesso si possono distinguere sue elementi:
1. Lo scopo, cioè la protezione e salvaguardia della libertà individuale
2. la modalità unione
Attraverso il patto ognuno si unisce a tutti, ma attenzione: nessuno si impegna verso
gli altri, ma verso tutti e quindi anche se stesso.
Come dice Halbwachs10, il patto sociale è “un impegno reciproco del pubblico con i
particolari” quindi, in una monarchia, “poiché il Re è formato dai sudditi, esso è un
suddito”.
“I sujets e il Souverain non sono altro che gli stessi Uomini considerati unicamente sotto
diversi aspetti”.
[Lettre à dʼAlembert]
Le clausole del patto quindi si riassumono in una sola: “Lʼalienazione totale di ogni
associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunità” [C.S., I, 4], tenendo conto che, secondo
Rousseau (per evitare in incomprensioni che potrebbero portare ad una dottrina
totalitaria):
1. Poiché ognuno si aliena interamente, la condizione è uguale per tutti;
2. Poiché lʼalienazione si fa senza una riserva, lʼunione è perfetta;
3. “Chacun se donnat à tous ne se donne à personne”(e fornendo una risposta al
problema centra del Contratto Sociale)
aggiunge:
“I particolare essendosi sottomessi ad un Sovrano, e poiché lʼautorità sovrana non è altro
che la volontà generale, vedremo che ogni uomo che obbedisce al Sovrano, obbedisce a
se stesso”.
[Emile, V]
10
Maurice Halbwachs, sociologo francese (XIX-XX sec d.C.)
- 16 -
La Sovranità e la Volontà Generale
La Sovranità
a) Sintetizzando tutto ciò che dirò di seguito, riportando le fonti, “la Sovranità è lʼesercizio
della volontà generale” [C.S., II, 1, v. 11-12].
Nel Manoscritto di Ginevra Rousseau fornisce il concetto di Sovranità:
“In uno Stato cʼè una forza comune che lo regge, e questa forza è sorretta dalla volontà
generale che è lʼapplicazione di ciò che costituisce la Sovranità”
[C.S., I, 4; pag. 43 v. 14-15-16-17]
La Sovranità è quindi composta da due elementi:
1. La forza pubblica, benefica per proteggere lo Stato;
2. La volontà che dirige questa forza.
Il problema è: a chi confidare la direzione di questa volontà?
I. Di sicuro non può essere a un particolare, poiché lʼaccorso tra la volontà del
particolare e la volontà generale può essere che fortuito (per le ragioni che prima ho
detto);
II.La direzione di questa volontà verrà quindi confidata alla volontà generale che “può
da sola dirigere le forze dello Stato in base al fine della sua stessa istituzione che è il
bene comune” [C.S., II, 1].
Quindi la sovranità sarà la volontà generale che dirige la forza pubblica.
I caratteri della Sovranità:
1. La Sovranità è INALIENABILE [C.S., II, 1].
Il popolo che abbandona la sovranità a un maître che può essere monarca o
unʼassemblea, obbedisce necessariamente a un altro che se stesso e quindi la
sovranità non è più esercizio della volontà generale.
Il popolo si dissolve con questo atto e il contratto cessa di esistere.
2. La Sovranità è INDIVISIBILE [C.S., II, 2, v. 38] perché è semplice (simple) e una e
non è possibile dividerla senza distruggerla, per lo stesso motivo che è inalienabile.
“La Sovranità delibera sullʼinteresse generale e la materia su cui delibera è
generale come la volontà che la delibera. Questo si chiama legge”.
[C.S., II, 6]
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[Excursus] “La legge è una dichiarazione pubblica e solenne
della volontà generale su un oggetto di interesse comune”.
[J.J. Rousseau, Lettres écrites de la Montagne, 1764]
e poiché il Souverain non può agire in modo diverso con le leggi, la Sovranità
consiste nellʼesercizio del fare le leggi, che sono quindi lʼespressione della volontà
generale. e quindi la Sovranità consiste unicamente nel potere legislativo.
[Excursus] Critica rivolta non tanto allʼEsprit des lois di
Montesquieu, dove la Sovranità viene suddivisa in
tre poteri (giudiziario, esecutivo, legislativo),
quanto a tutti gli intellettuali del XVII sec.
sostenenti la tesi della divisibilità del potere.
3. La Sovranità non è RAPPRESENTABILE [C.S., II, 1; III, 15], dove precisa che il
governo rappresentativo è un altro modo di sostituire una volontà particolare alla
volontà generale.
[Excursus] La Rappresentanza e i Deputati
“In uno Stato davvero libero i cittadini fanno tutto
con le loro braccia e niente per i soldi”.
Infatti non appena il servizio pubblico diventa un
affare economico per i cittadini, lo Stato è vicino
alla sua Rovina.
Come i soldati vengono remunerati e restano a
casa, così i deputati pagati non vanno in
Assemblea.
Infatti lʼinteresse pubblico viene tramutato in
interesse comune e si perde la nozione di volontà
generale.
La Sovranità non può essere rappresentata per
lo stesso motivo che è inalienabile.
I deputati del popolo allora non possono essere
rappresentati, ma solo commissari.
I Greci erano rappresentati da loro stessi.
I Romani avevano i tribuni che mai si erano
permessi di usurpare le funzioni del popolo.
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Lʼidea di rappresentanza deriva dal sistema
feudale, dove coesisteva il rapporto vassallosignore.
4. La Sovranità è LIMITATA (bornes, così chiamate da Rousseau) da regole che sono
state stabilite dallʼinteresse generale.
In particolare:
Si sa che lʼesercizio del potere supremo non ha limiti costituzionali né alcuna legge che
ne impedisce lʼesercizio.
Ma, poiché il Sovrano non può far altro che agire secondo la legge e che la stessa
legge si esercita sullʼinsieme dei cittadini, nessun atto di sovranità può favorire o
sfavorire (rispettivamente avvantaggiare o non avvantaggiare) un cittadino più che
un altro.
Attraverso lʼégalité la legge non può essere oppressiva per nessuno.
Infatti la legge è:
“una dichiarazione pubblica e solenne della volontà generale su un oggetto di interesse
comune”.
[J.J. Rousseau, Lettres écrites de la Montagne (1764),
pag. 246 texte]
Rousseau risponde nuovamente al problema: (come obbedire senza perdere la libertà
personale?) poiché la teoria della volontà generale assicura la salvezza della libertà
generale.
b) Rousseau parla poi di “sovranità popolare o del popolo”: in due sensi potrebbe essere
intesa:
1. La Sovranità trova le sue origini nel popolo;
2. “Lo stesso popolo deve conservare per se stesso lʼesercizio della sovranità”.
La prima definizione di sovranità popolare è antica:
Jurieu11 diceva: “Lʼesercizio della sovranità che dipende dal sovrano non impedisce alla
sovranità che non sia nel popolo come nelle sue origini”, secondo il quale “I Re tengono
il loro potere nel popolo” (e cioè che il potere del Re deriva dallo steso popolo [Diderot,
Encyclopédie, t1, art. Autorité politique]; [Costituzione Italiana, art. 1, comma 2 “La
sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione”].
11
Pierre Jurieu (XVII sec d.C.), protestante francese, La Politique du clergé de France
- 19 -
Nella visione di Rousseau, la sovranità non può essere alienata, né delegata “negando
quindi la sovranità ai Re”.
Eʼ anche per questo motivo che parlare di ispirazione democratica, nel Contratto
Sociale, è equivoca, poiché, nella democrazia, di fatto, si può domandare se il popolo
esercita la sovranità.
Ricapitolando, la Sovranità è INALIENABILE, IRRAPRESENTABILE, INDIVISIBILE e
LIMITATA.
La Volontà Generale
Ciò di cui tutti noi sappiamo è che la volontà generale si oppone alla volontà particolare, la
quale ha come unico interesse quello privato e si differenzia dalla volontà di tutti.
A proposito, “Cʼè un enorme differenza tra la volontà generale e la volontà di tutti” sottolinea Rousseau nel [C.S., II, 3, 101] - “la volontà generale mira allʼinteresse comune,
mentre la volontà di tutti riguarda lʼinteresse privato e non è altro che una somma delle
volontà particolari”.
E affinché la volontà sia generale è necessario che essa sostenga un oggetto di interesse
comune.
Ma in quale modo questa volontà può rilasciarsi?
Halbwachs afferma: “Se cʼè un elevato numero di volontà, così grande che tutte le
combinazioni dʼinfluenza si realizzeranno secondo le loro probabilità, non cʼè quindi motivo
che lʼinteresse particolare si opponga a quello comune, poiché, essendo pari, si
annulleranno. Ciò che invece prevarrà, sarà lʼinteresse comune sullʼinteresse particolare.
Si potrebbe dire allora che la somma delle differenze darà la volontà generale”.
La volontà generale sarà sempre giusta: infatti, come abbiamo vista prima, in virtù del
patto sociale, la condizione è uguale per tutti e quindi lʼinteresse di uno coincide
con quello dellʼaltro e nessun cittadino potrà vedere alcuna cosa che sarà un male per
se stesso e quindi un male per gli altri e viceversa.
- 20 -
Grazie allʼalienazione totale, la stessa alienazione sostituisce allʼopposizione costituita
dagli interessi individuali un interesse comune: “ciò che generalizza la volontà non è il
numero di voti, ma lʼinteresse comune che li unisce, poiché ognuno si sottomette
inconsapevolmente alle stesse condizioni che impone agli altri” [C.S., II, 4 - 190-191].
“I particolare essendosi sottomessi ad un Sovrano, e poiché lʼautorità sovrana non è altro
che la volontà generale, vedremo che ogni uomo che obbedisce al Sovrano, obbedisce a
se stesso”.
[Emile, V]
[Excursus] Sulla legge e sul legislatore [C.S., II, 6-7]
La guida della volontà generale è il legislatore: infatti la
Volontà Generale vuole sempre il bene, ma a volte non
lo vede e quindi il legislatore deve essere la sua guida.
Mentre il principe è lʼoperaio che fa muovere la
macchina della società, il legislatore è colui che la crea.
Egli, dovendo scoprire le migliori regole di società,
dovrebbe avere unʼintelligenza superiore che vedesse
tutte le passioni senza provarne alcuna.
“Il faudrait des Dieux pour donner des lois aux
hommes”.
[C.S., II, 7, 107-108]
Il legislatore deve quindi farsi interprete dellʼautorità
divina, le cui decisioni dovranno essere messe in bocca
degli immortali.
Non bisogna dunque concludere che la politica e la
religione abbiano nel nostro mondo un oggetto comune,
ma che una serve di strumento allʼaltra
- 21 -
Il Governo
a) Poiché la legge, che ha come oggetto un interesse comune (quello della Volontà
Generale), viene applicata al particolare o al singolo (ad esempio al singolo ladro) ci
vuole un potere che riduca la legge in atti individuali (non come il potere legislativo del
Sovrano che ha come oggetto lʼinteresse comune).
ATTENZIONE: questo non significa dividere i poteri perché come si vedrà
successivamente il potere esecutivo è subordinato al legislativo.
[Excursus] “la potenza legislativa appartiene al popolo,
ma non può appartenere alla generalità poiché questa
potenza consiste unicamente in atti particolari che per
questo motivo non hanno niente a che vedere con la
legge, né con il Sovrano, di cui tutti gli atti sono legge”
[C.S., III, 1]
il governo sarà il corpo di magistrati incaricati dalla Sovranità per lʼesecuzione delle leggi.
“Un corpo intermediario tra sujets e sovrano per una mutuale corrispondenza, incaricato
dellʼesecuzione delle leggi e del mantenimento della Libertà, tanto civile quanto politico”.
[C.S., III, 1, v.46]
Si viene quindi a stabilire questa architettura:
Sovrano (Sovranità)
Governo (corpo di magistrati)
Sujets (volontà generale)
b) Subordinazione dellʼesecutivo al legislativo
Il potere legislativo ha quindi due funzioni:
1. fare le leggi;
2. mantenere le leggi.
Il suo fine è quindi implicitamente quello di controllare lʼesecutivo (pag. 46-b).
- 22 -
Rousseau allora dice che è inutile dividere esecutivo e legislativo, perché tale divisione
indebolirebbe solamente il legislativo.
Per assicurare lʼispezione del legislativo invece bisogna cambiare periodicamente il
governo e riunire più spesso lʼAssemblea [Considerations sur le gouvernement de
Pologne, cap. VII].
[C.S., III, XVII] Lʼatto di istituzione del governo è composto da
due atti:
1. istituzione della legge, cioè che il corpo sovrano stabilisce
che vi sarà un corpo di governo;
2. il popolo (Sovranità) nomina i capi che saranno incaricati dal
governo costituito.
c) Diverse forme di governo
Dopo averne stabilito i comportamenti e le funzioni Rousseau ne stabilisce le forme:
1. DEMOCRATICO: quando il governo è dato “a tutto il popolo o alla maggior parte del
popolo” [Emile, V].
Rousseau ritiene che la democrazia, presa nel vero
senso della parola sia una realtà politica impossibile da
realizzarsi; infatti dice: “Eʼ chiaro che colui che fa la
legge sa meglio di nessun altro come deve essere
applicata, ma non è sano per uno Stato che colui che fa
le leggi le faccia eseguire, perché vi è una confluenza
di interessi privati negli interessi pubblici”
[C.S., III, 4, v.65-66-67]
Rousseau infatti previene la degenerazione della
democrazia. “Quando le funzioni del governo sono
distribuite on molti tribunali i meno numerosi
acquisiranno prima o poi la più grande autorità
degenerando in tirannide”.
[C.S., III, 4, v.72-73]
- 23 -
Per un governo democratico occorre una piccola
popolazione, poca o nessuna ricchezza (per evitare la
corruzione), eguaglianza.
“Un gouvernement si parfait ne convient pas à des
hommes” conclude [C.S., III, 4, v.105].
2. ARISTOCRATICO: quando è “nelle mani di un numero limitato”
a) Naturale: quando sono i più vecchi a comandare, i padri, per i popoli semplici;
b) Elettiva: per via dellʼineguaglianza sociale, per i popoli migliori;
c) Ereditaria: da padre i figlio, per i popoli peggiori.
3. MONARCHICO: quando è concentrato “nelle mani di un unico magistrato”
Eʼ interessante, come riferisce R. Derathé12 che il governo legittimo è repubblicano “e che
quindi la divisione dei governi è data solo dal numero dei magistrati e proporzionale alla
popolazione”.
In conclusione Derathé sostiene che se un popolo è piccolo, gli si addice un governo
democratico, se questo è grande, una monarchia e se è moyen13, un aristocratico.
[C.S., III, X] Infatti più un popolo è piccolo, più il governo sarà forte e stabile; al contrario
più il popolo è grande, più il governo sarà debole e instabile.
Quando la Volontà particolare agisce senza tregua contro la Volontà Generale, il governo
diventa nemico della stessa Sovranità.
Il governo allora degenera in due modi fondamentali:
1. quando si restringe, cioè quando passa da un numero di cittadini più grande a uno più
piccolo (quindi da un governo democratico a uno aristocratico);
2. quando lo Stato si dissolve, cioè quando precipita in anarchia
La democrazia degenera in oclocrazia (governo della massa), lʼaristocrazia in oligarchia e
la monarchia in tirannide.
[excursus] La tirannide è quando un privato si trova
allʼautorità regia senza averne diritto.
Al fine di prevenire le usurpazioni del governo [C.S., III, VIII] è necessario riunire più
spesso il popolo e farlo deliberare sul governo.
12
Robert Derathé (XX sec. d.C.), studioso francese di Jean-Jacques Rousseau
13
Moyen, fr., significa “medio”
- 24 -
[excursus] Dei suffragi [C.S., IV, II]
Rousseau indica poi che, poiché la volontà generale
è una sola, essa ha un solo interesse, per cui, in
sede di elezioni essa esprimerà un voto unanime.
Quando invece il voto unanime non verrà espresso e
qualora lʼinteresse particolare o individuale prevalga
su quello comune significa che la volontà generale
non è più una sola, ma due o più: poiché la volontà è
indivisibile, il patto sociale è rotto.
Conclusioni
Il filo logico del Contratto Sociale risiede nella distruzione del concetto autocratico di
sovranità (essere sovrani di se stessi) e nella costruzione correlativa di un concetto
democratico di questa, dal momento che gli uomini si accordano tra di loro costituendo
una volontà generale.
Il Contratto Sociale unisce la nozione di libertà e di autorità che coabitano in uno stessa
dimensione.
Infatti lʼUomo è libero perché paradossalmente schiavo delle sue stessi leggi.
- 25 -
ABSTRACT CONCETTUALE
NOTA BIOGRAFICA
Jean-Jacques Rousseau è nato a Ginevra nel 1712 e deceduto a Parigi nel 1778.
J.J Rousseau fu un filosofo e scrittore, le cui idee socio-politiche, espresse soprattutto nel Contratto Sociale
(1762) influenzarono la Rivoluzione Francese (1789) e probabilmente anche lo sviluppo delle dottrine
socialiste e nazionaliste.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Institutions politiques (1751), Discorso sullʼorigine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755), il
romanzo Nouvelle Eloïse (1761), Progetto di Costituzione per la Corsica (1761), Contratto Sociale (1762),
Émile (1762), Confessioni (1771), Considerazioni sul governo di Polonia (1772), e alcuni articoli nella voce
“Economia e politica” dellʼEnciclopedia (1775).
DU CONTRAT SOCIAL (1762)
Riprendendo il Discorso sullʼorigine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini Rousseau afferma nel
Contratto Sociale come gli uomini trovino una legittimazione giuridica nelle proprietà e come essi riunendosi
in uno Stato e di fatto sujets alle loro leggi, riescano a preservare la loro libertà naturale.
Il Contratto Sociale è suddiviso in 4 libri, 48 capitoli in totale.
I. Il problema
Lʼuomo è nato libero, ma ovunque in catene 14
Il concetto qui espresso da Rousseau è: lʼuomo che per natura è un essere libero, cioè autarchico, si ritrova
ad essere parte di una società e quindi soggetto ad essa. Ma come questʼultimo può ritenersi libero se
soggetto alle leggi?
[Excursus] Differenza tra Libertà naturale e Civile:
1. La libertà naturale ha come limite la forza dellʼindividuo;
2. La libertà Civile ha come limite la Volontà generale.
Grazie alla libertà civile, il cittadino riesce a preservare la sua libertà naturale perché “Libertà è obbedienza
alle leggi che si ci è prescritte” 15:infatti, lʼinsieme degli uomini che si uniscono attraverso il contratto
roussoniano, costituiscono la Volontà Generale che, mediante la figura del Sovrano, si vedrà che ha il potere
legislativo.
II. Perché gli uomini si associano?
1) Eʼ per istinto che essi devono vivere in comunità16 ;
2) Volontariamente (unione è forza) e necessariamente (atto di sottomissione)17;
3) Gli uomini si uniscono perché homo homini lupus18 ;
[Excursus]Il Contrattualismo comprende teorie politiche che vedono
lʼorigine della società in un contratto tra governati e governanti.
Gli uomini, che accettano tale impegno, si assicurano una maggiore
tranquillità e sicurezza sociale.
I rapporti tra gli uomini vengono gestiti dal diritto, cioè “lʼinsieme delle leggi e delle regole”, che secondo
Rousseau, nasce da convenzioni, cioè accordi tra gli uomini19.
Inoltre, Rousseau, rifiutando il Pactum Subjectionis, riesce a mettere in relazione la teoria contrattualistica
dello Stato con il principio dellʼeguaglianza naturale20:
1. Tutti gli Uomini sono uguali e nessuno di loro per natura può comandare sugli altri;
2. Lʼautorità nella vita sociale è necessaria.
14
[Contratto Sociale, Libro I, Cap. 1]
15
[Contratto Sociale, Libro I, Cap. 6]
16
Aristotele (ζῷον πολιτικόν), Cicerone, Seneca, Hooker,
17
Grozio, Pufendorf, Locke
18
Hobbes, Leviatano (1651) [Plauto, Asinaria, v.495]
19
“Cependant ce droit ne vient pas de la nature; il est donc fondé sur des conventions” [C.S., I, 1 vl.35-36]
20
“Poiché nessun Uomo detiene unʼautorità naturale sui suoi simili, e poiché la forza non produce nessun diritto, rimangono le
convenzioni come base di unʼautorità legittima tra gli uomini”. [C.S., I, 4]
- 26 -
Il Contratto Sociale è lʼatto di volontà che stabilisce tra gli uomini unʼautorità legittima.
III. Le condizioni di validità del Patto sociale
a) il contratto, o patto sociale, presuppone delle obbligazioni reciproche 21;
b) La seconda condizione per assicurare la validità di un contratto è lʼassenso di coloro che si impegnano;
c) il contratto non deve contenere clausole per le quali ci si dia la morte o ci lasci imprigionare o
maltrattare22;
IV. Il Patto Sociale
Attraverso il patto ognuno si unisce a tutti, ma attenzione: nessuno si impegna verso gli altri, ma verso tutti e
quindi anche se stesso23.
il patto sociale è “un impegno reciproco del pubblico con i particolari” quindi, in una monarchia, “poiché il Re
è formato dai sudditi, esso è un suddito”.
Le clausole del patto quindi si riassumono in una sola24 : “Lʼalienazione totale di ogni associato con tutti i suoi
diritti a tutta la comunità” [C.S., I, 4].
V. La Sovranità
a) la Sovranità è lʼesercizio della volontà generale [C.S., II, 1, v. 11-12].
b) la sovranità sarà la volontà generale, cioè lʼinsieme dei citoyens, che dirige la forza pubblica.
La Sovranità è: 1) inalienabile, cioè non può essere alienata a una persona o assemblea per il motivo che la
libertà inalienabile; 2) indivisibile poiché è semplice; 3) non è rappresentabile; limitata dalle leggi e dai limiti
imposti dalla Volontà generale.
La legge è “una dichiarazione pubblica e solenne della volontà generale
su un oggetto di interesse comune” 25.
VI. La Volontà Generale
“Cʼè un enorme differenza tra la volontà generale e la volontà di tutti la volontà generale mira allʼinteresse
comune, mentre la volontà di tutti riguarda lʼinteresse privato e non è altro che una somma delle volontà
particolari” 26.
La volontà generale è sempre giusta: infatti, in virtù del patto sociale, la condizione è uguale per tutti e quindi
lʼinteresse di uno coincide con quello dellʼaltro e nessun cittadino potrà vedere alcuna cosa che sarà un male
per se stesso e quindi un male per gli altri e viceversa.
VII. Il Governo
Il governo è il corpo di magistrati incaricati dalla Sovranità per lʼesecuzione delle leggi.
La struttura sociale è quindi Volontà Generale, Governo e Sovrano.
Diverse forme di governo:
1) Democratico, quando il governo è dato “a tutto il popolo o alla maggior parte del popolo” 27;
2) Aristocratico, quando è “nelle mani di un numero limitato” (naturale, elettivo e ereditario);
3) Monarchico, quando è concentrato “nelle mani di un unico magistrato”
21 “Faccio con voi una convenzione che è tutta vostro carico e tutto a mio profitto” (Rousseau rifiuta il pactum di sottomissione)[C.S., I,
4]
22 La libertà è un diritto inalienabile. “Rinunciare alla Libertà è rinunciare alla propria qualità di Uomo, ai diritti dellʼUmanità, anche ai
propri doveri” [C.S., I, 4]
23 Il patto deve essere una forma di associazione che difenda e protegga contemporaneamente dalla forza comune la persona e i suoi
beni associata, e che nello stesso tempo questa obbedisca a se stessa rimanendo libera come prima” [C.S., I, 6]
24
“Chacun se donnat à tous ne se donne à personne” [C.S., I, 6]
25
[J.J. Rousseau, Lettres écrites de la Montagne (1764), pag. 246 texte]
26
[C.S., II, 3, 101]
27 [Emile, V]
- 27 -
Lʼunico governo legittimo è quello repubblicano “e che la divisione dei governi è data solo dal numero dei
magistrati e proporzionale alla popolazione”. (popolo piccolo, democratico; popolo medio, aristocratico,
popolo grande, monarchico)28
Quando la Volontà particolare agisce senza tregua contro la Volontà Generale, il governo diventa nemico
della stessa Sovranità.
La democrazia degenera in oclocrazia (governo della massa), lʼaristocrazia in oligarchia e la monarchia in
tirannide 29.
VIII. Conclusioni
Il Contratto Sociale unisce la nozione di libertà e di autorità che coabitano in uno stessa dimensione.
Infatti, con le definizioni di Volontà Generale e Sovranità, lʼUomo è libero perché paradossalmente schiavo
delle sue stessi leggi.
28 “Infatti più un popolo è piccolo, più il governo sarà forte e stabile; al contrario più il popolo è grande, più il governo sarà debole e
instabile” [C.S., III,X]
29 “Al fine di prevenire le usurpazioni del governo è necessario riunire più spesso il popolo e farlo deliberare sul governo” [C.S., III, VIII]
- 28 -