Cellule staminali mesenchimali in pazienti in stato di coma vegetativo

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Numero 7/8 del 31 luglio 2012
Cellule staminali mesenchimali
in pazienti in stato di coma vegetativo
Una conferenza stampa promossa da
“Sicilia risvegli onlus” in collaborazione con
l‟Asp Catania ha affrontato il 28 giugno sc.
il tema: “Cellule staminali mesenchimali in
pazienti in stato di coma vegetativo”.
Presenti Giuseppe Spampinato, direttore
dell‟UO di Assistenza domiciliare integrata dell‟Asp, Marino Andolina, studioso e
pioniere dell‟applicazione di dette cellule, familiari di pazienti in stato vegetativo
sono state dibattute le questioni connesse al loro uso.
E‟ stata, tra l‟altro,
l‟occasione per il Marino Andolina per raccontare la sua esperienza e le sue
battaglie. (approfondisci)
Una vicenda umana e professionale cominciata quasi trent‟anni addietro
quando, primo pediatra in Italia in questo campo, cominciò, nell‟ospedale di
Trieste, a fare trapianti di midollo. Poi la terapia cellulare, cioè con cellule diverse
di quelle che si usano per il trapianto di midollo e, quindi, nell‟86-87 il primo
trapianto di cellule staminali per una malattia genetica. Successivamente, anche
in seguito ad una spiacevole vicenda, la ripresa di trapianti di midollo.
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Negli anni Duemila su un paziente con una malattia genetica, la malattia di
Niemann Pick tipo A, effettua un trapianto di midollo sperimentale, che fallisce. Si
tratta di un trapianto di midollo da padre: il midollo funziona ma il paziente
continua a evolvere e ad avvicinarsi alla morte. La conferma che bisognava
esplorare altre strade.
La fondazione Niemann Pick, presidente Luigi Bonavita lo mette in contatto col
prof. Davide Vannoni della Fondazione Stamina, che a San Marino curava
pazienti con le cellule staminali. Data l‟ormai ragionevolmente prossima fine del
bambino decide di provare e porta lui stesso il piccolo paziente a praticare
questa terapia. Il decorso, pur con alti e bassi, si è rivelato sostanzialmente positivo
e così Andolina si associa a questa attività. Comincia a portare pazienti della
Stamina a Trieste, nel suo reparto, dove lavora di domenica per non disturbare
l‟attività dei trapianti tradizionali e per utilizzare al meglio gli spazi. …e si becca un
avviso di garanzia, perché uno dei pazienti, dopo un anno dalla sospensione delle
cure per volontà della famiglia, muore di vecchiaia aggravata da una polmonite
curata in un modo piuttosto –diciamo- sfortunato L‟incriminazione non produce
effetti, perché l‟accusa si era rivelata infondata. Ma era servita a scatenare una
battaglia giornalistica “contro”, e, di conseguenza, tutta l‟attività sulle staminali
viene indagata come irregolare.
L‟ospedale, il „Burlo Garofolo‟ di Trieste, lo ferma e nell‟aprile 2010, cambiando il
direttore generale, cerca di ripartire in seguito alla promessa di ricominciare
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secondo i crismi della „legge Turco‟ del 2006 e con il conforto di un giurista che
argomenta non solo la liceità dell‟azione ma l‟obbligo a farla.
Ma …arrivano i Nas che trovano elementi da rappresentare conseguenze penali.
Conseguenti divergenze con l‟ospedale lo consigliano di lasciare ed andare in
pensione ma a proseguire la propria ricerca a Brescia che ha tutti i crismi, l‟unico
altro ospedale in Italia, al pari del precedente di Trieste ad avere i crismi per
potere utilizzare il „decreto Turco‟.
Si apre questo nuovo capitolo. Un paziente viene inviato dal direttore generale del
Ministero, più di altri 10 vengono curati, con risultati notevoli e nessun effetto
tossico.
Arrivano i Nas e… l‟ospedale ne prende atto. Poi anche una commissione
ministeriale che conferma gravi irregolarità, ma con alcuni componenti che si
rifiutano di firmare il verbale perché in disaccordo.
Così
pazienti che
avevano cominciato le cure
e registrato
significativi
miglioramenti certificati da neurologi indipendenti, al di fuori del progetto, (come
nel caso di Smeralda e dell‟ospedale „Garibaldi‟ di Catania) si vedono bloccate
le cure. Alcuni genitori denunciano la vicenda alla Procura di Brescia e vengono
fatti ricorsi al Ministero che, ancora, non hanno prodotto effetti.
In questo momento, vige il divieto dell‟Aifa, l‟agenzia del farmaco, che motiva
gravi irregolarità, che ad Andolina ed altri non sembrato giustificare la posizione
assunta. Anche perché le esperienze fin qui condotte incoraggiano a ritenere che
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in alcune situazioni relative all‟atrofia muscolare spinale, al Parkinson, alla sindrome
di Kennedy, alla Sla i risultati di queste sperimentazioni sono più che incoraggianti
e, soprattutto, forniscono risposte che i farmaci in uso non consentono. Purtuttavia
–ma, forse, proprio per questo, perché grandi interessi economici di multinazionali
del farmaco potrebbero essere messi in discussione- la sperimentazione, secondo
Andolina, continua ad essere avversata.
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