Il Sacro Romano Impero Germanico e lo scontro con la Chiesa L’Europa dopo la fine della dinastia carolingia Dopo la morte di Carlo Magno una grave crisi colpì l’impero carolingio. Essa divenne ancora più grave, quando, alla morte di Ludovico il Pio, il regno fu diviso tra i suoi tre figli (Trattato di Verdun ) e raggiunse il suo culmine nell’ 887, quando Carlo il Grosso fu deposto da un’assemblea di aristocratici e grandi feudatari. Questo grave atto di insubordinazione dell’aristocrazia determinò la completa disgregazione dell’impero carolingio, lasciando l’Europa in balìa di una nuova ondata di invasioni barbariche e aprendo la strada all’avvento dell’anarchia feudale. Infatti il potere centrale non era più in grado di garantire il controllo politico del territorio. In FRANCIA, con la deposizione di Carlo il Grosso, si aprì un periodo di disordine interno, in cui il trono fu conteso tra i conti di Parigi e gli eredi diretti dei Carolingi. Tra essi emerse per un breve periodo Carlo III il Semplice (898), poi ci fu Ugo di Capeto, che diede origine alla dinastia Capetingia , che pose fine ad un periodo di lotte. In ITALIA la situazione si rivelò molto più complicata per l’elevato numero dei contendenti. Si affermarono potenti autonomie locali, che sfuggivano a qualsiasi tentativo di organizzazione unitaria. (Completa anarchia). Piuttosto unito si mantenne, invece, il regno di GERMANIA, soprattutto per far fronte alla pressione degli UNGARI . Il primo sovrano, fondatore della dinastia sassone, fu Enrico l’Uccellatore (919-936) . Egli adottò una politica espansionistica, riorganizzò l’esercito, rafforzò l’autorità regia, pur rispettando l’autonomia e le prerogative dei singoli ducati). Si creò così una specie di Stato federale sotto la giurisdizione del sovrano sassone. Prima di morire designò, come suo successore, il figlio primogenito, OTTONE, stabilendo il principio dell’eredità dinastica per diritto di sangue. Ottone I proseguì la politica del padre. In politica interna: -tenne sotto controllo la feudalità; -sostituì i duchi con i propri parenti; -trasformò l’episcopato germanico nel suo più forte alleato; -conferì ai vescovi il titolo di conti . Si creò, in tal modo una nuova feudalità, quella dei vescovi-conti, che assicurò all’imperatore un duplice vantaggio: 1. ritornare in possesso del feudo alla morte del titolare, dal momento che non avendo figli, non lasciavano eredi legittimi 2. indebolire il potere della feudalità nelle campagne Inoltre la creazione dei vescovi-conti ebbe come conseguenze: la nascita di due centri di potere: quello rurale del castello del conte e quello urbano del palazzo vescovile ogni feudatario era controllato dal vescovo conte più vicino alla sua residenza. In politica estera: volse il suo impegno a estendere la sfera d’influenza della Germania sul resto d’Europa. Tentò di porre sotto il proprio controllo il territorio franco, attraverso accordi di carattere diplomatico -2In Italia egli si aspettava un riconoscimento simile a quello che aveva ottenuto Carlo Magno, cioè la legittimazione del suo potere, in qualità di difensore della cristianità. Quindi scese in armi contro BerengatrioII, che deteneva il trono dell’Italia settentrionale e, nel 951, ottenne il titolo di sovrano d’Italia. Pochi anni dopo sconfisse definitivamente Berengario (961). L’anno dopo fu proclamato imperatore da papa Giovanni XII Ai confini orientali della Germania, sconfisse definitivamente gli Ungari Obiettivo fondamentale di tutta la sua politica fu la ricostituzione dell’unità imperiale sul modello carolingio. La sua proclamazione ad imperatore sanciva la nascita del Sacro Romano Impero Germanico. Ma i presupposti di questa rivitalizzazione furono diversi da quelli dell’epoca carolingia, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa. Attraverso una serie di disposizioni denominate Privilegium Othonis (962), il sovrano stabilì che la nomina del papa dovesse essere sottoposta al vaglio e all’approvazione dell’imperatore e che il pontefice eletto dovesse giurare fedeltà al sovrano. Ciò significava una chiara sottomissione del papato all’impero. Ottone ricompensò tale sottomissione con il riconoscimento delle donazioni di territori effettuati dai Carolingi in favore della Chiesa e con la protezione accordata alla Cristianità. Le difficoltà all’impero dopo la morte di Ottone I A Ottone I successe il figlio Ottone II (973-983), il quale dovette affrontare difficoltà si sul piano interno che estero. Infatti la sua salita al potere risvegliò le aspirazioni dei duchi germanici ed inoltre ci fu pure una rivolta dell’aristocrazia a Roma, che fu sedata nel 980. Sul piano estero organizzò una spedizione nel Mezzogiorno d’Italia, per contrastare la presenza araba, ma fu sconfitto. Nel 983 morì ed il trono passò al figlio Ottone III (983-1002). Il suo progetto fu: ridare vita a un impero universale croistiano, in cui il potere del sovrano fosse ispirato ad una logica cesaropapista: cioè l’imperatore avrebbe dovuto essere sia il capo politico che spirituale della comunità cristiana, di cui avrebbe orientato le linee politiche e guidato il rinnovamento morale. Trasferì la capitale dell’impero a Roma, poiché la riteneva l’unica erede della tradizione imperiale cristiana e nominò un papa di sua fiducia, Silvestro II. Questo rinnovamento dell’impero, però, non potè essere attuato per la prematura scomparsa dell’imperatore, ma, comunque, incontrò l’opposizione sia della nobiltà germanica, che non era favorevole a un trasferimento in Italia degli interessi della politica imperiale, sia della popolazione romana, che si vedeva sottratta la prerogativa di orientare la politica della Chiesa. La casa di Sassonia si estinse nel 1024. A essa seguì la dinastia di Franconia, il cui primo sovrano fu l’imperatore Corrado II il Salico. Egli dovette affrontare il conflitto tra i grandi ed i piccoli feudatari: questi ultimi non potevano trasmettere in eredità i propri feudi e reclamavano tale diritto. Nel 1037 Corrado II emanò una Constitutio de feudis, un editto con il quale riconobbe l’ereditarietà dei feudi minori. In tal modo il sovrano si garantiva l’appoggio della piccola aristocrazia e la sottraeva al controllo della grande nobiltà feudale, il cui potere veniva così ridimensionato. Segue la riforma della Chiesa: il suo decadimento morale e la rinnovata spiritualità