Pillole e pasti

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Autore: Micol Rindone
Pillole e pasti: insieme o da soli
“Ne prenda una compressa ogni otto ore, per sette giorni”: quante volte abbiamo
sentito il nostro medico darci una prescrizione simile a questa mentre ci porge la
ricetta con il nome di un antibiotico? Poi, arrivati a casa ne prendiamo subito la prima
dose (per guarire prima!) senza pensare se stiamo andando a tavola o se siamo digiuni.
Sbagliato. Infatti, anche se non sempre noto o rilevante, non va sottovalutato il
rapporto che esiste tra gli alimenti e le medicine. Esistono molte interferenze
reciproche, anche complesse, tra farmaci e cibo, ma fortunatamente nella maggior
parte dei casi queste non sono tali da compromettere totalmente l’efficacia della cura o
da rappresentare un pericolo per la salute.
Ma perché l’assunzione di pasti può interferire con un trattamento farmacologico?
Innanzitutto va ricordato che l’azione dei cibi può influenzare sia la velocità di
assorbimento, metabolismo ed eliminazione delle sostanze (farmacocinetica) sia la
quantità di farmaco presente nel sangue e di conseguenza il suo effetto terapeutico che
potrà aumentare o diminuire (farmacodinamica).
A stomaco pieno
E’ abbastanza intuitivo che se si ingerisce una compressa a stomaco pieno il suo
assorbimento, che avviene nel primo tratto dell’intestino tenue, verrà ritardato a
seconda dalla lunghezza dello svuotamento gastrico. I pasti abbondanti e ricchi di
grassi, ad esempio, richiedono tempi più lunghi e ritarderanno particolarmente
l’entrata in circolo delle sostanze medicinali. Se perciò si deve assumere una medicina
a stomaco pieno, meglio associarla a pasti leggeri, con pochi grassi e a base di
proteine, la cui digestione richiama una maggior produzione di succhi gastrici,
facilitando così la dissoluzione del farmaco. Sembra che i farmaci beta-bloccanti si
avvantaggino dei pasti proteici raggiungendo una più rapida concentrazione
sanguigna, al contrario della levodopa.
Anche l’eccesso di sale provoca degli effetti: oltre ad aumentare la ritenzione idrica
data dai cortisonici, aumenta l’escrezione di litio, mentre poco sodio ne causa la
ritenzione.
Antinfiammatori
Una classe di medicinali che è consigliabile prendere sempre a stomaco pieno è quella
degli antidolorifici-antinfiammatori, tra cui i Fans. I Fans sono gastrolesivi poiché
inibiscono la produzione delle prostaglandine protettive della parete gastrica. Ingerirli
a stomaco pieno presenta l’inconveniente di ritardarne l’effetto terapeutico che, in
caso di attacchi dolorosi (emicranie, mal di denti ecc.), deve essere rapido. Un
compromesso può essere quello di assumere la prima dose a stomaco vuoto per avere
il risultato desiderato, avendo la cautela di proteggere lo stomaco prima delle
somministrazioni successive. Non c’è bisogno necessariamente di un pranzo
completo: un frutto o un bicchiere di latte o di frullato sono sufficienti.
Lo stesso consiglio vale per i corticosteroidi. A stomaco vuoto non vanno mai assunti
perché possono irritare la mucosa gastrica. Giacché non si verifica alcuna interferenza
con il cibo, se ne consiglia l’ingestione subito dopo i pasti.
A digiuno con gli antibiotici
Alcuni antibiotici risentono fortemente del ritardo dell’assorbimento dovuto alla
presenza di cibo, che purtroppo si ripercuote sull’attività terapeutica. Ad esempio le
tetracicline vengono chelate, cioè sottratte all’assorbimento, dai sali minerali presenti
negli alimenti quali calcio, ferro, alluminio e magnesio. Tutto ciò può far diminuire la
concentrazione della tetraciclina nel sangue anche del 50%.
Altri antibiotici che è meglio prendere lontano dai pasti sono i chinoloni come la
norfloxacina e la ciprofloxacina, oltre a molecole come la penicillamina e
l’azitromicina.
Ma cosa si intende quando sul foglietto illustrativo troviamo la dizione “a digiuno” o
“lontano dai pasti”? Normalmente si intende almeno un’ora prima o due ore dopo i
pasti: lo stomaco deve essere effettivamente vuoto.
Attenzione a cosa si beve
L’acqua a temperatura ambiente è senza dubbio il liquido ideale col quale ingerire i
medicinali. Tra l’altro assumere farmaci senza bere è un errore poiché i liquidi
svolgono varie azioni utili: impediscono l’eventuale adesione tra il farmaco e le
mucose di esofago o stomaco e facilitano il suo dissolvimento e il passaggio
all’intestino. Meglio inoltre evitare acqua o bevande troppo calde o fredde, in quanto
alterano la velocità di transito gastrico (calde lo rallentano, fredde lo accelerano). Le
bevande che al contrario dell’acqua creano più problemi sono quelle alcoliche.
L’accoppiata alcol-farmaci è imprevedibile, e di conseguenza può essere molto
pericolosa: meglio evitarla. Questo consiglio diventa però un divieto quando si
assumono farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale: tranquillanti,
antidepressivi, ipnotici, perché l’alcol ne potenzia gli effetti sedativi. Inoltre, è provata
anche l’interazione farmacodinamina tra alcol e farmaci anticoagulanti orali come il
warfarin. Tra l’altro, anche porzioni abbondanti di alimenti ricchi di vitamina K
(verdure a foglia verde, fegato, avocado) riducono l’efficacia del trattamento
anticoagulante e perciò se ne sconsiglia il consumo.
Abbastanza recentemente, dal 2000, è stata scoperta l’interazione tra succo di
pompelmo e farmaci. Questo agrume contiene delle sostanze che potenziano l’effetto
del farmaco ed è meglio non assumerlo con molte categorie di farmaci (vedi box).
Inoltre, per varie ragioni sono sconsigliabili: tutte le bevande acide (succhi di frutta,
pomodoro, bevande gassate tipo cola), specie se si assumono penicilline; il latte in
caso di assunzione di antibiotici, thè o tisane e infusi per il loro contenuto di tannini in
caso si assumano integratori minerali che possono legarsi ai sali e impedirne
l’assorbimento. Restando in tema di tisane, è utile concludere con una precisazione.
Spesso si tende a trascurare l’interferenza tra piante medicinali e farmaci, con
riferimento non solo ai prodotti fitoterapici titolati con una certa attività terapeutica,
ma anche a tisane o infusi, che contengono molecole capaci di interferire con vari
farmaci. Ricordiamo, ad esempio, l’interferenza dell’iperico con gli antidepressivi di
sintesi o quella tra le piante ansiolitiche o favorenti il sonno (biancospino, kawa-kawa)
con gli ipnotici di sintesi. Per non correre rischi, è sempre bene chiedere consiglio al
medico.
QUANDO MANDAR GIU’ LA PILLOLA?
Classe di farmaci
Ai pasti
A digiuno
Antibiotici
Solo se specificato sul foglietto
illustrativo
La maggioranza
Antinfiammatori
e antidolorifici (Fans,
cortisonici)
Dopo i pasti per evitare
effetto-gastrolesivo
Antidiabetici orali
A seconda del tipo, poco prima
o subito dopo i pasti
l’alcol può aumentare troppo la
Ace-inibitori (ipertensione)
Meglio lontano dai pasti
vasodilatazione
Beta-bloccanti
(ipertensione
e problemi cardiaci)
Sono più efficaci dopo pasti proteici
Calcio-antagonisti
(antipertensivi
e problemi cardiaci)
Attenzione succo di pompelmo
Farmaci per la tiroide
Sempre al mattino,
almeno 30 minuti prima
di colazione
Farmaci ormonali
per l’osteoporosi
Almeno 30 minuti, un’ora
prima dei pasti
Farmaci per il
colesterolo
Subito dopo i pasti (cena), meglio
e trigliceridi
evitare l’alcol e l’eccesso di
fibre
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