Il cielo è di tutti

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Il cielo
è di tutti
gli occhi 2
Indice
II cielo è di tutti gli occhi
ed ogni occhio, se vuole
si prende la Luna intera
le stelle comete, il Sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente
....
Gianni Rodari
3
Un corteggiatore
troppo insistente
4
Le gemme
del cielo invernale
6
Quante belle figlie
Madama Doré
8
Il cielo d’estate
10
Un amico fedele
12
Il cielo a braccia tese
14
Vederci doppio
15
Polvere di stelle
16
Che fai tu, luna in ciel?
18
Luna stelle e... bandiere
20
Astri quotidiani
21
Il cruciverba delle stelle
22
Le parole
sono strumenti
23
Bibliografia
Un corteggiatore
troppo insistente
a vicinanza fra Orione e
Pleiadi, particolarmente evidente nel cielo
tardo invernale e primaverile, trova la sua giustificazione nel mito.
Il gigante Orione, che era un
valente cacciatore al seguito
della dea Diana, non inseguiva soltanto le bestie feroci, ma anche le belle fanciulle. Per ben cinque anni egli
corteggiò, ma invano, le
figlie di Atlante e di Pleione,
le sette sorelle chiamate
Pleiadi che, per sottrarsi alla
sua persecuzione amorosa,
decisero di tramutarsi in
colombe. In seguito Giove
volle addirittura trasfor-
L
marle in stelle e concesse lo
stesso privilegio alla madre
Pleione, che le accompagna
tuttora nel cielo. Sia in vita
sia in morte, Orione fu un
vero “mattatore”. Si racconta, infatti, che egli morì per
la puntura di uno scorpione
che gli era stato mandato
proprio dalla dea Diana, per
punirlo forse, di una ferita
che il gigante le aveva involontariamente inferto.
Lo scorpione fu ricompensato per il servizio reso alla dea
con la metamorfosi nella
costellazione dello Zodiaco
che porta il suo nome.
Anche nella sua forma celeste tuttavia, egli continua a
inseguire Orione: i due antichi nemici, infatti, non si trovano mai contemporaneamente al di sopra dell’orizzonte, perché quando uno
sorge, l’altro tramonta.
Per sfuggire al corteggiamento di Orione, le Pleiadi
volano via come bianche
colombe e, in seguito,
saranno trasformate definitivamente nelle stelle che
portano il loro nome.
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terzo apuntamento con il cielo
4
Le gemme del
cielo invernale
e calde notti d’estate
e il clima rilassato
delle vacanze sembrano offrire condizioni ideali
per osservare il firmamento. Le cose, però, non
stanno esattamente così,
soprattutto per “colpa”
della luce solare che d’estate indugia nel cielo in lunghi crepuscoli anche quando l’astro è già tramontato.
Una limpida notte invernale può invece riservare la
sorpresa di un firmamento
risplendente di stelle luminose: Sirio, Orione, le Pleiadi ed altre ancora.
Per localizzarle correttamente sarà utile, ancora
una volta, il metodo degli
allineamenti. Cominciamo
con l’individuare la più
bella costellazione dal
cielo invernale, quella di
L
Orione, che è visibile in
pieno Sud ed ha l’aspetto
di un grande quadrilatero.
Al suo centro scintillano tre
stelle ben allineate, note
nella tradizione popolare
come i “Re Magi”. Molte
culture contadine, però, le
chiamano “il rastrello”,
mentre i Greci le vedevano
come gemme incastonate
nella cintura del gigantesco
cacciatore Orione.
L’allineamento che parte
delle tre stelle ci conduce,
una volta prolungato verso
Sud, alla stella Sirio, vero
diamante del cielo, talmente luminosa che, se si sa in
quale direzione rivolgersi,
la si può localizzare anche
in pieno giorno. Il medesimo allineamento, con partenza delle tre stelle ci permette, se prolungato verso
l’alto per 5 - 6 volte la loro
distanza, di incontrare
Aldebaran, “l’occhio” della
costellazione del Toro.
Nelle vicinanze, all’interno
di questa stessa costellazione, si trova il piccolo
ammasso di stelle delle Iadi
e poi, ancora in direzione
dell’allineamento,
ecco
comparire un gruppo di
stelle, assai più luminose:
sono le Pleiadi.
Ad occhio nudo si possono
distinguere, nel gruppo
delle Pleiadi, 6-7 stelle, ma
un occhio molto acuto può
arrivare a identificare fino a
dieci. Tutto il gruppo è
avvolto da una tenue luminosità, che appare come
una nebbiolina, perché la
luce delle singole stelle
viene diffusa tutt’intorno
dalle numerose particelle
Capella
PERSEO
ANDROMEDA
CASSIOPEA
Polare
ORSA
MINORE
ORSA
MAGGIORE
CEFEO
Deneb
PEGASO
CIGNO
DRAGO
CHIOMA DI
BERENICE
Un allineamento che, partendo dalla costellazione
invernale di Orione, permette di trovare, da una
parte Sirio e, dall’altra,
Aldebaran, le Iadi
e le Pleiadi
5
Castore
Polluce
GEMELLI
Pleiadi
TORO
Aldebaran
Iadi
Bellatrix
ORIONE
Equatore celeste
Rigel
Sirio
ERIDANO
LEPRE
CANE MAGGIORE
di polvere cosmica che la
circondano. Per questo il
poeta inglese A. Tennyson
descriveva le Pleiadi come
“uno sciame di lucciole
impigliate in una treccia
Per un osservatore che
guardi verso Nord, in
inverno, il cielo stellato
avrà questo aspetto
d’argento”. Non si può
escludere, tuttavia, ad
essere realisti, che Tennyson fosse un po’ miope o,
forse, astigmatico.
L’individuazione delle sin-
gole stelle delle Pleiadi può,
infatti, costituire un buon
test di acutezza visiva per
l’astronomo dilettante.
6
Quante
belle figlie
madama Dorè
ull’allineamento che
parte da Orione, si
possono incontrare,
l’uno di fronte all’altro, i
due ammassi stellari delle
Iadi e delle Pleiadi.
La vicinanza, a dar retta al
mito, non è casuale: nella
loro forma terrena, infatti,
Iadi e Pleiadi erano tutte
figlie di una stessa madre,
Pleione, e facevano quindi parte di quella che, in
linguaggio moderno, si
potrebbe definire una
“famiglia allargata”.
Per buona misura, le Iadi
avevano anche un fratello
chiamato Iante, che perì
S
durante un incidente di
caccia. Le sorelle, addolorate per la sua perdita,
piansero tanto a lungo da
morirne e furono compensate, per questo straordinario amore fraterno, con
la trasformazione in stelle.
Il nome delle Iadi, che in
greco significa “piovose”,
deriva
probabilmente
proprio dal fiume di lacrime versato dalle affettuose sorelle; per questo,
affermavano gli antichi, il
loro sorgere nel cielo coincide con l’inizio delle piogge primaverili, tanto attese
dagli agricoltori.
I nomi delle stelle più
importanti del raggruppamento delle Pleiadi non
ricordano soltanto le sette
sorelle, ma anche il padre
Atlante e la madre Pleione.
N
Asterope
Tajgeta
Maia
E
Celaeno
Alcione
Pleione
Electra
Atlante
Merope
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Le Pleiadi, tuttavia, sono
state sempre considerate
le “sorelle maggiori” delle
Iadi e la loro luminosità
azzurrina ha colpito la fantasia di astronomi di ogni
tempo; già nel terzo millennio a.C. esse erano citate nelle annotazioni degli
astronomi cinesi e nella
Bibbia è scritto: “Puoi tu
legare le catene delle Pleiadi?”
In epoca greca e romana,
poi, il momento in cui
Pleiadi e Sole sorgevano
vicini nel cielo segnava per
i contadini il ritorno alle
attività agricole e per i
naviganti la ripresa dei
viaggi per mare, dopo la
pausa forzata dei mesi
invernali.
Ancora oggi la tradizione
contadina delle nostre
campagne guarda alle
Pleiadi con la stessa attenzione affettuosa. Il gruppo
viene, infatti, familiarmente chiamato “la chioccetta”
per la presenza di alcune
stelle più grandi e di altre
più piccole che sembrano
accompagnarle,
proprio
come fanno i pulcini con la
chioccia.
Ce lo ricorda Pascoli quando, nella sua poesia “Il gel-
somino notturno” parla del
“pigolio di stelle” delle
Pleiadi, con una splendida
immagine, in cui il “pio
pio” incerto e intermittente dei pulcini si identifica
con la luminosità tremula
delle stelle, che vanno per
“l’aia azzurra” del cielo.
Il pianto delle Iadi per
la morte del fratello sarà
premiato dagli dei con la
loro trasformazione in un
gruppo di stelle dette,
significativamente,
“le piovose”.
quarto apuntamento con il cielo
8
Il cielo
d’estate
è alta nel cielo una
via, che si vede
quando è sereno: lattea si chiama e spicca proprio per il suo candore ... Gli
dei potenti e illustri hanno
stabilito qui il loro domicilio
...”. Così scrive Ovidio all’inizio del I libro delle Metamorfosi, parlando della
nostra Galassia, la cui origine divina è confermata dal
mito; sarebbero state, infatti, le gocce di latte sgorgate
dal seno della dea Giunone
mentre nutriva il piccolo
Ercole, a lasciare in cielo
questa traccia brillante.
Nel periodo estivo (inquinamento luminoso permettendo), la lunga “sciarpa” della
Via Lattea dispiegata in
diagonale attraverso il cielo
da Nord Est a Sud Ovest,
appare in tutta la sua eterea
C’
luminosità.
Sul suo sfondo si possono
identificare facilmente le tre
costellazioni del Cigno, dell’Aquila e della Lira (antico
strumento a corde). Le stelle più brillanti di ognuna di
queste costellazioni, le “tre
belle d’estate”, formano il
cosiddetto “triangolo estivo”, ai cui vertici si trovano Deneb del Cigno, Altair
dell’Aquila e Vega della
Lira: quest’ultima è la stella
destinata a sostituire fra
circa 12.000 anni la Stella
Polare nel suo ruolo di indicatrice del Polo Nord celeste.
Tutte queste stelle si presentano all’appuntamento
degli astrofili con il cielo
d’estate soltanto a notte
inoltrata, a causa del prolungato crepuscolo estivo.
A luglio, quindi, sarà bene
cominciare a cercarle non
prima di mezzanotte, mentre in agosto si potrà cominciare a scrutare il cielo
anche un paio di ore prima.
Tra tutte le stelle del cielo
estivo spicca, particolarmente bella e luminosa, la
costellazione del Cigno, che
sembra disegnare sullo
sfondo celeste un uccello ad
ali spiegate, oppure una
croce; per questo alcuni
astronomi hanno suggerito
di cambiare il nome della
costellazione in quello di
Croce del Nord, per analogia con la Croce del Sud,
che domina l’emisfero
australe.
A noi sembra, però, che il
Cigno si trovi in ottima compagnia nel grande “bestiario” del firmamento!
DRAGO
Deneb
ORSA
MAGGIORE
ORSA
MINORE
CEFEO
Polare
CHIOMA DI
BERENICE
PEGASO
CASSIOPEA
ANDROMEDA
LEONE
Capella
PERSEO
Le tre stelle più luminose
delimitano il cosiddetto
triangolo estivo visibile
ad un osservatore che
guardi il cielo verso Sud
Deneb
Vega
CIGNO
LIRA
DELFINO
Altair
AQUILA
Per un osservatore che
guardi verso Nord, in
estate, il cielo stellato
avrà questo aspetto
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Un
amico
fedele
a costellazione del
Cigno è legata, nel
mito, a una storia di
amicizia e fedeltà che
riguarda Cicno, re dei Liguri, e il giovane Fetonte, figlio
del Sole.
Un giorno Fetonte, dopo
aver lungamente supplicato
il padre, riuscì ad ottenere il
permesso di guidare, almeno una volta, il grande carro
di fuoco. Il Sole gli aveva
tracciato la rotta da seguire
sulla volta del cielo, ma
Fetonte, troppo inesperto,
non riuscì a seguirla. Si spaventò davanti agli animali
dello Zodiaco, scese troppo
in basso e bruciò i campi,
salì troppo in alto ed urtò le
stelle; esse se ne lamentarono con il sommo Giove, il
quale non ebbe altra scelta,
per fermarlo, che colpirlo
con la sua folgore. Fetonte
precipitò sulla terra inabissandosi nel fiume Po, e l’amico Cicno, addolorato, ne
L
pianse così a lungo la
morte che gli dei, commossi, gli concessero un posto
nel firmamento.
Trasformato dapprima nel
candido uccello che porta il
suo nome, egli si immobilizzò nel cielo ad ali stese.
Diede poi origine ad una
costellazione ricca di stelle,
attraversata in pieno dalla
Via Lattea, la cicatrice eterea, ma eterna, del terribile
incendio provocato dall’incauto Fetonte.
La costellazione del Cigno
ricorda una bella storia di
amicizia fra il re che portava questo nome e lo sfortunato Fetonte, precipitato
insieme al carro del Sole
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