E le stelle ci stanno a guardare Eccomi, dopo parecchi giorni, a ritrovare il filo di una serata di parole poetiche e di divagazioni metafisiche. Quello che mi piacerebbe condividere con le persone che si siedono nel cerchio di parole e pensieri “sotto le stelle che ci stanno a guardare” , a casa di Silvia, è una vibrazione, una consonanza che raccolga fili di emozione e di sapienza del cuore. Una comprensione assieme e uno sguardo a quell’oltre che sempre ci chiama, mentre accompagna i nostri giorni, e che i poeti raccolgono sulla soglia di ogni possibile luogo facendolo divenire una sorta di “ valle del fare anima”. La mia proposta è semplicemente una possibilità di incontro. Amo la poesia (tutta l’arte) e vi ritrovo tante ragioni di bellezza e perfino di salvezza. La poesia redime e illumina le mie parti oscure in modo diverso da quanto si fa normalmente nella vita; inventa un ordine per poi scardinarlo, graffiarlo, spettinarlo e al tempo stesso lo illumina e me lo pone a fianco. La parte oscura cammina con me e non mi fa paura. Conosco la sua grandezza, la sua (mia) debolezza, attraverso le parole poetiche. Nella prima serata passata assieme, ho immaginato che noi ci trovassimo, anzi fossimo il margine, il bordo tra gli universi. Guardiamo il cielo, le stelle, l’infinito mentre dentro di noi, altrettanto grande, un universo si crea ed esiste. Ogni volta che penso al cielo, che lo guardo, lo amo, il cielo è dentro di me. La stessa cosa mi accade col mare, con le montagne, col deserto e il ghiacciaio. Non si tratta di conoscere il cielo ma di sentirlo da questa e dall’altra parte del margine che siamo. Con un approccio poetico alle infinite costellazioni, alle catastrofi come alle luci. Le poesie ci avvicinano ai cieli, ai miei, ai nostri. Alcune poesie e poeti che abbiamo letto: - Mariangela Gualtieri, poetessa amatissima (vivente) Annunciare le stelle accogliere quel loro pane nella mente, farsi nutrire dondolare la mente fino alla pulizia totale Tendere all’insù, come dettano le cime delle piante. ( da Fuoco centrale Einaudi editore) da Bestia di gioia, Einaudi editore “Hanno detto che è stata una cometa…) - Josè Saramago, meraviglioso scrittore, ci ha lasciato da un paio d’anni. “Sull’isola a volte abitata” da Poesie, Einaudi - Lawrence Ferlinghetti, irridente, estremo e corrosivo poeta della Beat generation, per me anche dolcissimo e sognatore, ancora vivente “Quando i sensi si destano” da Un luna park del cuore, Mondadori - Renato Sclaunich, poeta visivo contemporaneo, musicista anche nella scrittura e nella composizione poetica Della Giovinezza da LUSORS (Bagliori) edizioni la Maddalena - Wislawa Szymborska, sembra la casalinga della porta accanto e parla delle cose di ogni giorno. Ma le trapassa in senso profondissimo. Poetessa, filologa, traduttrice, premio Nobel per la letteratura, ci ha lasciati da poco più di un anno, nel febbraio del 2012. “Come una miniaturista della parola, guarda il reale, osserva il quotidiano ma non lo trasforma per sopportarne le fattezze; semmai alza quel velo apparente che ricopre tutte el cose, per ri-vederle con rinnovato ottimismo, messe a fuoco da una luce più vera e feconda.” Eccola qui: W. SZYMBORSKA, LA GIOIA DI SCRIVERE, ED. ADELPHI - “Nella moltitudine” Sono quella che sono. Un caso inconcepibile come ogni caso. In fondo avrei potuto avere altri antenati; e così avrei preso il volo da un altro nido; così da sotto un altro tronco sarei strisciata fuori in squame. Nel guardaroba della natura c’è un mucchio di costumi: di ragno, gabbiano, topo campagnolo. Ognuno calza subito a pennello e docilmente è indossato finché non si consuma. Anch’io non ho scelto, ma non mi lamento. Potevo essere qualcuno molto meno a parte. Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante, una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento. Qualcuno molto meno fortunato, allevato per farne una pelliccia, per il pranzo della festa, qualcosa che nuota sotto un vetrino. Un albero conficcato nella terra, a cui si avvicina un incendio. Un filo d’erba calpestato dal corso di incomprensibili eventi. Uno nato sotto una cattiva stella, buona per altri. E se nella gente destassi spavento, o solo avversione, o solo pietà? Se al mondo fossi venuta nella tribù sbagliata e avessi tutte le strade precluse? La sorte, finora, mi è stata benigna. Poteva non essermi dato il ricordo dei momenti lieti. Poteva essermi tolta l’inclinazione a confrontare. Potevo essere me stessa – ma senza stupore, e ciò vorrebbe dire qualcuno di totalmente diverso. Allora, ci vediamo il 3 luglio, se volete, per continuare e questa volta vedremo come i cieli che noi siamo, si incontrano. Vi aspetto, assieme a Maurizio e a Silvia Maurizia