I canti della Resistenza I canti della Resistenza rimandano non solo al ricordo della lotta partigiana, ma richiamano anche ad un concetto più ampio di libertà. Nella memoria collettiva degli Italiani, la Resistenza viene identificata con 'Bella ciao'. La circolazione di Bella ciao durante la Resistenza è documentata e sembra circoscritta soprattutto in Emilia, fra l’Appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di Montefiorino (dove si dice sia stata composta da un anonimo medico partigiano). Considerando il testo, la melodia, il battito delle mani che accompagna il ritornello, si notano questi fattori: • il testo appare molto simile a un’antica canzone dal titolo 'Fiore di tomba' che ha però una musica diversa. • la musica presenta un motivo quasi identico a quello di un’altra canzone dal titolo 'Bevanda sonnifero'; viene fatta risalire anche alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane. • Quanto al battito delle mani, sono stati scoperti dei canti per bambini, diffusi prima della seconda guerra mondiale, che ci offrono la chiave per capire questo aspetto della canzone. Quei canti servivano per educare i bambini piccoli a coordinare i movimenti. Una seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone a una ballata francese del Cinquecento che sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di 'La daré d’cola montagna', poi in quella trentina con 'Il fiore di Teresina', poi in quella veneta con 'Stamattina mi sono alzata', successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani. La popolarità di 'Bella ciao' ebbe inizio a metà del Novecento, in occasione dei numerosi “Festival della gioventù comunista” che si tennero in varie città tra cui Berlino, dove fu cantata con successo dai delegati italiani e quindi tradotta in tutte le lingue del mondo dai delegati stranieri. Questo canto raggiunse una grandissima diffusione di massa negli anni Sessanta, soprattutto durante le manifestazioni operaie-studentesche del Sessantotto. La prima incisione di questa versione partigiana si deve alla cantastorie italiana di origine emiliana Giovanna Daffini. La prima volta che venne eseguita in televisione si fa risalire alla trasmissione il Canzoniere nel 1963 dove venne eseguita da Gaber che la registrò poi in un 45 giri nel 1965. Un notevole impatto ha avuto l’esecuzione della canzone dei Modena City Ramblers in versione “combat folk” durante il concerto del Primo Maggio a Roma nel 2004. La canzone era stata registrata sul loro primo album “Riportando tutto a casa” nel 1994. Inoltre è stata rifatta più volte dal gruppo ska Banda Bassotti in maniera più allegra e con ritmo più veloce. Durante le proteste dell’ottobre 2011 il movimento degli “Indignados” statunitensi ha intonato il nostro canto popolare scelto anche da Hollande per concludere un suo discorso durante le presidenziali francesi del 2012. Oggi 'Bella Ciao' è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, ad esempio in molte comunità zapatiste in Chiapas dove è cantata in lingue spagnola, e a Cuba dove si trova la parola "guerrillero" al posto di "partigiano". Ancora oggi ispira autori italiani e stranieri ed è utilizzata in numerose occasioni anche non direttamente collegate alla Resistenza. Il canto più popolare tra i combattenti partigiani è 'Fischia il vento' Beppe Fenoglio nel “Partigiano Johnny” definisce questa canzone travolgente, ricordandola come una vera e propria arma contro i Fascisti. La canzone fu composta nel 1943 nell’entroterra d’Imperia dove era accampata la banda partigiana di Felice Cascione, giovane medico ligure. Dopo l’8 settembre alla banda si aggiunse Giacomo Sibilla, nome di battaglia Ivan, reduce dalla campagna di Russia dove fece la conoscenza di prigionieri e ragazze del posto da cui imparò la canzone 'Katjusa' del musicista Blanter. Quando nel gruppo partigiano iniziò a strimpellare sulla chitarra la melodia russa, Cascione con altri compagni ne composero i versi. Il testo amoroso della melodia russa, che parlava del lontano amore di un soldato impegnato a difendere la sua patria e la sua terra, non si conserva nella versione italiana. 'Fischia il vento' è definita come la canzone più nota ed importante nella lotta di Liberazione, tra l’altro inno ufficiale delle Brigate Garibaldi. Un altro canto della Resistenza italiana è la 'Canzone dell’otto settembre', ricavato sull’aria di un’antica ballata diffusa in tutto l’Appennino dal titolo 'Un bel giorno andando in Francia'. Può essere considerato un canto di prigionia (“mi hanno fatto prigioniero” nella seconda strofa), anche se riproduce il lamento in prima persona di un soldato (“mi credevo congedato e dalla mamma ritornar”). Esiste anche una versione della canzone del 1945 giunta in Italia attraverso prigionieri politici di ritorno dalla Germania.