Determinazione costo
• Di un artigiano
• Di una azienda metalmeccanica con
tre centri di costo produttivi e due
indiretti
• Break Even Point: punto di pareggio
Artigiano impiantista
+ N°giorni all’anno
365 gg
- N°giorni (Sabato+ Domenica)
+ ½ 30 Sabati mattina
-104 gg
+15
- N°giorni di festività
-5 gg
- N°giorni di malattia
-5 gg
- N°giorni di ferie
-15 gg
TOTALE
251 gg
Si ipotizza di lavorare mediamente 9 ore, ma
1,5 ore vengono “perdute” come tempi morti
e quindi non remunerate (9-1,5= 7,5)
7,5 ore
N°ore remunerate
7,5x251=
1882,5 ore
1
Cosa sono i tempi morti?
Parlando di tempi morti con gli imprenditori artigiani, e non solo
artigiani, si rileva come la stragrande maggioranza di essi sia
convinta di non sostenere tempi morti in quanto:
<< si lavora tantissimo, non sono mai fermo neanche un minuto, nè
io nè i miei dipendenti >>
Ebbene, è da precisare subito che a generare ricavi non sono le ore
lavorate, ma sono le ore lavorate purché vendute e incassate.Essi
possono essere generati da:
tempo comunque perso senza
produrre (pulizia dell'officina,
sistemazione del materiale,
carico e scarico del materiale,
eccetera);
tempo comunque lavorato ma
sfuggito nel preventivo;
tempo lavorato e venduto però ad
un prezzo troppo basso;
tempo per collaudi interni e assistenze non previsto nel preventivo.
Artigiano impiantista
+ affitto locali
+ spese riscaldamento
+ consulenza contabile
+ gestione buste paga
+ manutenzione / riparazione PC automezzi
+ cancelleria
= Costi fissi
12.000
euro
+ reddito lordo annuo previsto
30.000
euro
= costo complessivo
42.000
euro
Costo orario ( 42.000:1.882,5 ore retribuite)
22,31
euro
2
Artigiano impiantista
COSTO COMMESSA
+ COSTO DOVUTOAL MATERIALE
UTILIZZATO (TUBI, RUBINETTERIA, ..)
750 euro
+ N°ORE DI LAVORO= 16
16 x 22,31 (costo orario) =
357 euro
= PREVENTIVO MINIMO
1.107 euro
Costo industriale di una azienda
metalmeccanica
Che ha tre reparti di produzione:
• Tornitura
• Fresatura
• Rettifica
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Determinazione costo: metodo tradizionale
L’azienda metalmeccanica è composta da:
• 25 operai diretti;
• 6 impiegati.
Ogni operaio lavora mediamente 220 ggx8= 1.760 ore
Ore complessive paria 1.760x25= 44.000
Spese complessive per:
• Materie prime/ semilavorati
1.000.000 euro
• Spese per manodopera diretta
800.000 euro
• Spese generali
400.000 euro
Il costo orario della manodopera diretta sarà pari a
800.000/44.000= 18,18 euro/ora
Come si determina il costo?
Supponiamo di dover produrre il
prodotto X il quale necessita
di:
• Materia prima pari ad un costo
di 50 euro;
• Ore dirette di produzione pari
a 5 (5x18,18 = 90 euro)
Come vengono ad incidere le
spese generali?
Come si può notare, a seconda
del metodo utilizzato ho ottenuto
dei costi molto diversi tra di loro.
Il sistema non è equo in quanto
sovraccarica di spese generali
alcuni prodotti a vantaggio di
altri
1°
Metodo
Ripartizio Materia
ne per
prima
2°
Metodo
3°
Metodo
Manodop Mat.P.+M
era
anod.
400/1000 400/800
=40%
=50%
400/1800
=22,2%
Materia
Prima
50
50
50
Manodop
era
90
90
90
Spese
generali
20
45
31
160
185
171
Totale
4
5
Questo metodo è sicuramente analitico ma non
è operativo.
Non si riesce a rispondere a domande come:
E se compro una macchina nuova, mi conviene?
Se assumo un nuovo operaio, mi conviene?
Qual è il mio Break Even Point a livello di fatturato ?
Per rispondere a queste domande, è necessario
distinguere i vari costi tra Variabili e Fissi….
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Break Even Point: Punto di Pareggio
Costi Fissi:
costi legati alla struttura tecnica organizzativa
dell’azienda e non variano con la produzione
Costi Variabili:
Costi che mutano quando si modifica la quantità
prodotta
Questa classificazione può fornirci utili informazioni
circa la rigidità della struttura e la profittabilità
dell’impresa
COSTI FISSI
Affitto locali
Spese riscaldamento
Consulenza contabilità
Gestione buste paga
Manutenzioni riparazioni pc automezzi
Cancelleria
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COSTI VARIABILI
Acquisto materie prime
Acquisto di merci
Acquisto materiali di consumo
Personale assunto con contratto atipico
COSTI SEMIVARIABILI
Spese banca
Energia elettrica
Tassa rifiuti
Manutenzioni e riparazioni impianti e
macchinari
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Alcune premesse …
L’analisi che si sta sviluppando si basa su alcune
premesse semplificative che sono:
• il volume di vendita risulta uguale al volume di
produzione (sicchè non si verificano accumuli di giacenze
in magazzino);
• occorre sottolineare la differenza esistente tra Volumi di
Vendite e Ricavi di Vendite. Basta osservare che la
decisione di ridurre i prezzi unitari di vendita di un articolo
può, p.e., incrementare il volume di vendita del 20%, ma
indurre ad un incremento dei ricavi per vendite pari solo al
5%. Per semplicità di trattazione ipotizzeremo che il
prezzo unitario di vendita di ciascun articolo fabbricato
dall’azienda rimanga inalterato.
In tale ipotesi sussisterà una correlazione diretta tra
volumi e ricavi di vendita.
Con riferimento al parametro volume di vendita,
occorre sottolineare che solo nel caso di
aziende che fabbricano un unico articolo, o una
serie di articoli molto simili tra loro, tale
parametro può avere un’identificazione fisica
univoca ed immediata.
Il volume di vendita o di produzione di un
calzaturificio operante nel settore delle
calzature per uomo può essere misurato in
numero di paia di scarpe vendute, ovvero
fabbricate, in un prefissato intervallo di tempo.
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MAC “Margine di Contribuzione” = R – CV
R = Ricavi CV = Costi Variabili
Il MAC rappresenta ciò che rimane dei ricavi all’azienda dopo aver
dedotto da questi i costi dipendenti dai volumi di produzione effettuati
Break Even Point
B.E.P. = CF / (Ru – CVu) = CF / MACu
B.E.P. = 309.800 / (1.110 – 516) =
309.800 / 594 = 521,55
Qualora l’azienda realizzi volumi di produzione inferiori
a BEP, l’ammontare dei corrispondenti ricavi non copre
nemmeno l’ammontare dei costi totali CT.
Solo per volumi di produzione superiori a BEP si
ottiene un utile.
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Un incremento
del volume di
produzione fino
a 800u./anno
indurrà ad un
incremento di
MAC e
dell’utile.
Il limite naturale della quantità che può essere prodotta è dato dalla
capacità produttiva dell’impresa, determinata soprattutto dagli impianti e
dalla struttura produttiva. Il fatto che i costi fissi non vengano influenzati
dalla q.tà prodotta/ venduta, ci indurrà, se possibile, ad aumentarla.
Più alti saranno i costi fissi e maggiore sarà la perdita dovuta ad
un’eventuale interruzione della attività produttiva; queste imprese hanno
un BEP molto alto per cui la loro gestione si presenta piuttosto rigida, in
quanto sono vincolati ad un determinato livello di produzione, se non
vogliono sostenere pesanti perdite.
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Inserimento dati in excel di una ditta che produce solo una famiglia
Conteggi
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Supponiamo di avere due aziende ([A] e [B]) che producono
lo stesso prodotto, solo che l’azienda [B] ha investito
maggiormente sui macchinari e quindi ha un Costo Fisso
maggiore da ammortizzare e, di contro, un Margine di
Contribuzione maggiore.
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Se aumentano le vendite ….
Ciò significa che per l’azienda [B], una volta raggiunto il B.E.P., conseguirà un
utile per unità venduta superiore a quello conseguito dall’azienda [A]
Se le vendite diminuiscono …
Un alto valore di MAC cui faccia corrispondenza un elevato valore dei
costifissi CF, fa sì che il sistema produttivo risulti molto sensibile a
variazioni negative che intervengano nei ricavi
Sistemi produttivi caratterizzati da un elevato valore degli investimenti fissi, come
ad esempio le aziende automobilistiche o siderurgiche, si trovano generalmente ad
operare in condizioni di limitatissimo margine di sicurezza, anche se gli utili
possono crescere rapidamente qualora il mercato consente un aumento delle
vendite
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Supponiamo che da analisi di mercato si può prevedere che, con una diminuzione del
prezzo per unità pari al 5,4% (1.110 1.050), si ha un aumento di 50 unità vendute.
Conviene ?
NO !
NO !
Supponiamo che da analisi di mercato si può prevedere che, con una diminuzione del
prezzo per unità pari a 10% (1.110 1.000), si ha un aumento di 150 unità vendute.
Conviene ?
NO !
Sì !
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Nella maggior parte dei casi le aziende trattano
articoli differenti per i quali è necessario
adottare unità di misura diverse ed in tal senso
ovviamente non addizzionabili tra di loro.
In questo caso è conveniente suddividere
l’intero insieme di articoli in famiglie di prodotti
simili per ognuna delle quali si stabilisce
un’opportuna unità di misura.
E’ opportuno ricordare che, durante il periodo preso a
riferimento, le principali ipotesi sulle quali si fonda il
BEP:
1. La struttura dei costi rimane inalterata e l’andamento
dei costi fissi, variabili e semivariabili risulta inalterato.
Affinchè tale ipotesi sia veritiera, la struttura
organizzativa aziendale rimane sostanzialmente uguale
e non vengono apportate variazioni significative nel
ciclo produttivo e nellepolitiche commerciali di vendita;
2. Il prezzo unitario di vendita di ogni prodotto rimane
costante anche al variare del volume di vendite;
3. Il costo unitario di acquisizione di ciascuna risorsa
produttiva (materie prime,manodopera, energia ,..)
rimane inalterato;
16
4.
5.
Il mixing produttivo dell’azienda è sempre lo stesso;
Le giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti
finiti non variano notevolmente.
Queste ipotesi potrebbero indurre a giudicare l’impiego
dell’analisi BEP scarsamente proficuo.
Per contro, utilizzando un opportuno strumento
informatico, compreso anche solo il Foglio
elettronico, si può:
•
analizzare i dati storici dei costi e ricavi;
•
con relativa facilità e con maggior profitto, analizzare
i dati previsionali
In tal senso l’analisi è in grado di fornire non solo una
cronistoria economica dell’azienda, ma anche una
interessantissima mappa delle possibili situazioni
economiche in cui l’azienda potrà ritrovarsi a secondo
delle diverse combinazioni di eventi che possono
intervenire a modificare i parametri di interesse del
problema.
L’analisi BEP è quindi particolarmente utile se applicata
in sede previsionale secondo il ben noto criterio
What …?... If …
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Supponiamo che una ipotetica azienda produce
4 “famiglie” A, B, C, D per:
• un fatturato complessivo pari a 825.000 euro.
A= 270.000
B= 300.000
C= 150.000
D= 105.000
• i costi variabili per prodotto sono:
A= 350 B= 400 C= 45 D= 20
• costi fissi complessivi pari a 216.000 euro.
Questi vengono ripartiti per i vari prodotti quando
ciò è possibile, mentre la quota rimasta lo si fa in
base alla % del ricavo
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Utile/ perdita per prodotto è pari a:
A= 30.500
B= 18.000
C= 28.500
D= - 3.000
Da questa “fotografia” dell’azienda si potrebbe pensare di
non produrre il prodotto D visto che ho una perdita.
A questa considerazione bisogna tenere presente che:
• forse “bisogna” produrre D, in quanto i clienti se lo
“aspettano”…
• comunque esso mi assorbe un costo fisso di 38.000 euro
• la sua “non produzione” mi libera delle risorse ? E se sì,
dove posso indirizzarle?
Per es. posso produrre un 15% in più di A e un 10% in più di
B. Ma per vendere e quindi produrre di più, devo abbassare”
il prezzo rispettivamente di un 6% e di un 5%. Mi conviene?
Come si può vedere, questa
scelta non è appropriata, in
quanto l’utile complessivo
della mia azienda diminuisce
da 74.000 a 64.852, senza
tener conto che una quota di
“fisso” di 38.000 non
attribuibile direttamente a D,
DEVO recuperarla…
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Limiti del B.E.P.
L’analisi del Break Even è assai diffusa e utilizzata, soprattutto per
decidere se un prodotto debba essere fabbricato o venduto
dall’impresa, per confrontare varie alternative di prezzo.
Tuttavia presenta alcuni limiti da considerare:
1.
Le curve dei costi e dei ricavi sono rappresentati con linee
rette; in realtà sia i costi che i ricavi non variano in proporzione
diretta.
Per esempio, la domanda può essere influenzata sia dal
prezzo che dai volumi. L’aumento della produzione infatti potrà
essere venduto solo abbassando il prezzo, influenzando a sua
volta l’andamento della curva dei ricavi.
2.
Non è corretto affermare che al massimo di produzione si
ottiene il massimo del profitto. In questi casi, infatti, la curva
dei costi totali potrebbe avere dei picchi in riferimento ad un
eventuale aumento della manodopera (per incremento del
personale o per lavoro straordinario) necessario per sfruttare il
più possibile la capacità produttiva.
3.
4.
5.
Per produzioni miste sarebbe opportuno fare l’analisi Break Even
per ciascuna produzione, per evitare risultati distorti in relazione
a cambiamenti intervenuti nei prodotti. Molti costi variabili
possono essere comuni a più prodotti.
Il modello non considera il costo del capitale investito e pertanto
fornisce informazioni poco significative dal punto di vista
economico: esso consente di determinare l’entità del reddito che
si può prevedere a diversi volumi di fatturato, ma non la
creazione di valore corrispondente.
Il BEP corrisponde in realtà ad un punto di perdita, in quanto il
pareggio vero, dal punto di vista economico, si può considerare
conseguito solo a condizione che i ricavi coprano anche il costo
del capitale.
La separazione dei costi variabili dai costi fissi è difficile.
Molti elementi di costo sono influenzati da variazioni riferite a
variabili diverse dai volumi di fabbricazione/ vendita dei prodotti.
Per esempio, i costi di attrezzaggio delle macchine che variano
al variare del numero dei lotti di prodotti diversi messi in
produzione; oppure i costi amministrativi per la gestione ordini
che possono essere legati al numero degli ordini da trattare a al
loro numero di elementi da inserire.
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6.
Alcuni costi “variabili” come la materia prima,
in realtà possono non esserlo del tutto.
Il prezzo- costo dell’unità di fattore produttivo
non rimane costante all’aumentare dei volumi
acquistati, bensì diminuisce dato che
aumenta il potere contrattuale nei confronti
del fornitore.
Tuttavia si potrebbe anche arrivare ad un
volume tale per cui si determina una scarsità
della materia prima stessa per eccesso di
domanda e questo potrebbe determinare un
aumento del prezzo- costo unitario (vedi
energia elettrica, petrolio, acciaio ,,,)
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