proposta pastorale 2016-17 / preadolescenti

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Santi insieme – i passi dell’amore
Il punto del cammino
Nei primi due incontri abbiamo messo a fuoco la grammatica dei sessi e dei legami familiari. Oggi
articoliamo il discorso dell’amore. La prossima sarà la volta della sintassi, ossia le regole morali che
rendono l’amore dell’uomo e della donna veramente umano, felice e fecondo, conforme al
disegno sapiente e amorevole di Dio.
Nel primo incontro abbiamo considerato come l’uomo sia creato a immagine e somiglianza di Dio:
come Dio è Amore, comunione di persone, e perciò è uno e trino, unità che porta in sé la
differenza, così l’uomo esiste sempre e solo come reciprocità feconda dell’uomo e della donna,
come famiglia. In tale disegno, l’uguaglianza di dignità di maschio e femmina non elimina le
rispettive differenze: al contrario, l’unità d’amore richiede le differenze, e le differenze esistono
per l’unità d’amore. L’uomo e la donna sono complementari per essere reciproci, creati ragionevoli
e liberi e per potersi aprire all’altro e creare legami, capaci di intimità con se stessi per realizzare
l’intimità con altri. Qui è urgente maturare come uomini forti e generosi (non per questo rigidi e
insensibili!), come Gesù e i santi, e come donne dolci e accoglienti (non per questo deboli e
ipersensibili!), come Maria e le sante!
Nel secondo incontro abbiamo approfondito la nostra natura familiare, filiale e nuziale:
proveniamo dall’amore e siamo orientati all’amore, riceviamo la vita e siamo chiamati a dare la
vita. Il tentativo attuale di sganciare l’erotismo dall’oggettività dei sessi e dalla soggettività
dell’amore, o il vincolo d’amore dall’apertura alla vita, è impresa diabolica e disperata,
un’autentica minaccia contro l’umanità, totalmente difforme dal disegno originario di Dio. I legami
familiari, per i quali siamo strutturalmente conformi a Dio, sono fortissimi e delicatissimi, perché
determinano la nostra identità. L’onore e l’obbedienza sono gli atteggiamenti che più corrispondo
e favoriscono, nei legami, la stima di sé e la libertà nell’agire. Viceversa, il tentativo di negare il
valore della famiglia e di pensare l’uomo come semplice individuo, sempre soggetto di diritti e mai
di doveri, uccide la nostra umanità. Alla luce del disegno di Dio, diviene chiaro che l’amore uomodonna è sano quando la libertà e il vincolo crescono insieme, quando si è liberamente vincolati e
liberi nel vincolo. È il miracolo dell’amore!
Il cammino dell’amore tra uomo e donna
Oggi ci dedichiamo più da vicino al cammino dell’amore fra uomo e donna, agli aspetti dinamici
della crescita personale, della maturazione affettiva e del cammino di coppia. Qui la parola
d’ordine è “intimità”: impresa grandiosa, per nulla banale! Infatti il matrimonio, cioè l’intima
comunità di vita e di amore fra l’uomo e la donna, è quel livello di “amicizia” che ha i caratteri
stupendi e impegnativi dell’esclusività e dell’unicità, della totalità e dell’intimità. È il legame che
riesce a tenere insieme al meglio “l’istante erotico” e “la durata del legame” (Ricoeur).
Grande impresa, l’intimità! Significa appartenersi, saper dimorare nell’altro ed essere dimora
dell’altro; è lasciar cadere le estraneità, le diffidenze, le paure; è evitare i ricatti affettivi ed
effettivi, è imparare a non giudicare l’altro ma a farsene carico, mantenendo la propria libertà
e promuovendo la libertà dell’altro. Grande impresa, perché c’è da armonizzare molte
differenze, differenze sessuali, familiari, personali, culturali, e per questo ci va coraggio sia nel
comprendere, nel riconoscere, nell’accettare, nel pazientare, sia nell’esporsi, nell’affermarsi,
nel coinvolgersi, nel giocarsi.
La riuscita dell’impresa è subordinata a un tirocinio di vittoria contro l’orgoglio e l’egoismo e di
crescita nell’apertura all’altro e nel dono di sé. Non si può evitare questo tirocinio: nelle cose
dell’amore bruciare le tappe è mortale. Qui l’obiettivo personale e culturale più qualificante è
onorare i valori della verginità e della castità come la naturale premessa del dono di sé nel
matrimonio, nella vita consacrata e nella vita sacerdotale. Ed è riconoscere che, al contrario,
ogni usurpazione dei beni coniugali è sempre in qualche modo dannosa: quando l’intimità
sessuale anticipa la libertà personale, è sempre un guaio, tanto che gli stessi gesti dell’amore
ne restano fraintesi e impoveriti. Si pensi alla differenza fra una cosa e un dono, o fra un gesto
mimato, recitato e un gesto autentico, deciso! Ascoltiamo un paio di testimonianze, la prima di
Gandhi, la seconda di J. Vanier:
Quando io guardo indietro, mi sento pieno di gioia e di meraviglia. La libertà e la gioia che mi
riempirono dopo aver fatto il voto di castità, non l’avevo mai sperimentata prima. Prima di fare il voto
io ero in balìa di ogni tentazione impura a ogni momento. Il voto diventò per me uno scudo sicuro
contro la tentazione. La castità è una protezione del corpo, della mente, dell’anima… a un certo punto
vidi con chiarezza che uno che aspira a servire gli altri in modo totale non può fare a meno di fare il
voto di castità.
I giovani oggi sono profondamente destrutturati, confusionali a livello interiore. Questa
destrutturazione è aumentata con l’esperienza precoce di relazioni sessuali. Ora, ascoltando i giovani,
mi sono convinto che esiste un legame intimo tra la nascita della speranza e il fatto di saper aspettare
un’esperienza sessuale. Il cuore umano può intuire l’importanza dell’unione dell’uomo e della donna;
può anche aver sete di questa unione, perché avverte i legami tra la sessualità e il bisogno di essere
amato totalmente. Quando però un giovane non accetta di aspettare, quando rifiuta di vedere nelle
relazioni sessuali un’attività sacra, un dono di Dio, può fare l’esperienza superficiale di alcuni piaceri,
ma prova ben presto una certa tristezza interiore. Nel giovane che ha vissuto un’esperienza sessuale in
età precoce qualcosa viene distrutto, viene compromesso tutto un processo di iniziazione e
d’approfondimento…
Occorre comprendere che i passi devono essere concreti. E oggi non è facile, perché la cultura
occidentale, come numerosi studiosi hanno messo ampiamente in luce, dimenticando l’amore
divino, è scivolata dall’amor cortese, all’amore romantico, alla relazione pura, dove il comune
denominatore è il puro sentimento, rispettivamente quello amoroso, quello dell’infinito, quello
dell’emozione, dove in ogni caso “si ama l’amore, non l’amato”. Fino alla deriva di oggi, dove si
esalta un amore erotico ma non sessuale, una amore passionale ma non sponsale Si perde il
senso del legame, della responsabilità. Tutto si appiattisce, diventa tragico: come diceva C.S.
Lewis, “l’amore diventa un demone quando cessa di essere un Dio”. E infatti il ‘900, di cui i
giovani portano l’eredità, è stato l’epoca della “morte del padre”, dell’“io minimo”, della
“famiglia affettiva”, della “società narcisistica”…
Non è in realtà possibile vivere l’amore tagliando fuori Colui che è l’Amore e la fonte
dell’amore: “innamorato dell’amore più che dell’amante, l’uomo di oggi dimentica il
principio che può salvarlo: “in questo consiste l’amore, non nel fatto che noi abbiamo
amato Dio, bensì nel fatto che Egli ci ha amati e ci ha inviato il suo Figlio come espiazione
per i nostri peccati (1Gv 4,10)” (Perez-Soba).
Ed ecco, in maniera schematica, gli immancabili passi della maturazione affettiva. La prima
intimità da guadagnare è l’intimità con se stessi, la capacità di dire “io”, di raggiungere
un’identità solida; poi occorre imparare a riconoscere l’intimità dell’altro, la capacità di dire
“tu”, di riconoscere l’altro come persona senza idealizzazioni o dipendenze; infine l’intimità
con l’altro, il passaggio dall’altro in sé all’altro per me, la costituzione del “noi” di coppia, fino a
quel “noi” reale che è lo splendore di un figlio/a! il tutto nell’abbraccio dell’intimità con Dio,
che sta a fondamento, accompagnamento e coronamento di ogni altra intimità. In questa linea
tutto l’itinerario di coppia, dall’attrazione alla decisione, dall’innamoramento al matrimonio,
dalla sorpresa di stare bene insieme al progetto di farsi santi insieme.
Vogliamo essere liberi, ma lo siamo davvero?
Dire io !
…vincolo e svincolo, libertà e obbedienza coi genitori
…costruzione di un’immagine di sé e peso del giudizio degli altri
…coraggio delle proprie idee e bisogno di approvazione
…desiderio di compagnia e valore della solitudine
Vogliamo avere amici, ma sappiamo essere amici?
saper ascoltare e parlare, coraggio di dire e umiltà di lasciarsi dire…
vedere in superficie e guardare in profondità…
manipolazione e soggezione, violenza e debolezza…
amicizia o connivenza, generosità o avarizia …
gelosie e invidie, confronti o evitamenti…
Dire tu!
Sogniamo di fare l’amore, ma sappiamo cos’è l’amore?
…avere cose in comune
…definirsi nello sguardo di un altro
…scegliere di essere scelti
…esclusività, unicità, totalità, intimità, ma senza egoismo
…altro è prendere qualcosa a una donna, altro è donarsi a lei
…altro è concedersi a un uomo, altro è appartenergli nell’amore
Vogliamo sapere chi siamo, ma chi sa dire il nostro nome?
riconoscere il Creatore e avere Dio come Padre…
Dire Dio!
riconoscersi creature e sentirsi figli…
Dio non è qualcosa o qualcuno: o Dio è tutto o non è nulla…
saper pregare, saper amare…
la vita come vocazione e missione…
Ed ecco 10 spunti per maturare nell’amore:
1. La verità dell’amore richiede l’amore per la verità: quando il piacere,
l’erotismo, l’affetto non hanno cornici di senso, obiettivi, fini, impazziscono e
fanno impazzire!
2. Non è vero che al cuore non si comanda: l’amore non è irrazionale e fatale, ma
è ragione e decisione. L’esperienza richiede l’intelligenza. Il dono di sé richiede il
dominio di sé!
3. Di buone intenzioni sono piene le fosse: non basta sentire amore, occorre
verificare che sia amore. L’amore vero è incanto e durata, è attimo e per
sempre!
4. Fissare i problemi è il modo peggiore per risolverli. Affrontare le grandi
questioni senza grandi risorse è ingenuità e presunzione, è far violenza a se stessi
e alla realtà!
5. L’ozio è il padre dei vizi. La maturazione del cuore richiede la custodia del
cuore: vivere di nostalgie e di sogni, di passioni e tristezze, essere pigri e curiosi,
perdere tempo e disattendere i propri doveri è corruzione del cuore
6. In amore, saper attendere è saper ottenere: l’amore matura nella castità e si
attua nella generosità, matura in forma verginale e si compie in forma nuziale.
Quando l’intimità precede la libertà, i danni sono sicuri. Invece i no di oggi sono i
sì di domani.
7. L’uomo nella prosperità non comprende: il diritto al godimento rende
immaturi, e la ricerca dell’appagamento rende viziosi. Il cuore matura quando è
messo alla prova. Cercare le comodità ed evitare i sacrifici è rimanere incapaci di
amare. In questo mondo non c’è amore senza dolore.
8. Quando sono debole, allora sono forte: riconoscere i propri limiti e la propria
debolezza è atto di forza. Il primo compito di ogni cammino spirituale è la lotta
all’orgoglio e la crescita nell’umiltà!
9. Rimanete in me, perché senza di me non potete fare nulla: senza Dio non c'è
l’io, senza l’Amore non c’è amore, senza la Grazia la vita è fatica! Credere in Dio
non è sapere che esiste, ma vivere alla sua presenza!
10. Ricominciare è credere all’amore: mai scoraggiarsi, mai darla vinta al male.
No alle illusioni e al cinismo. È meglio soffrire che smettere di amare!
Bibliografia
T. ANATRELLA, Felici e sposati. Coppia, convivenza, matrimonio, ESD, Roma 2007; D. ANGE, Il tuo corpo creato
per l’amore. Sessualità e fede cristiana, Città Nuova, Roma 1996; G. CHAPMAN, I 5 linguaggi dell’amore,
Elledici, Leuman 2001; G. CHAPMAN, Il matrimonio che avete sempre desiderato, Elledici, Leumann 2010; S. e
K. HAHN, Roma dolce casa. Il nostro viaggio verso il cattolicesimo, Ares, Milano 1998; G. MARINI, L’amore: un
nome, un volto, Porziuncola, Assisi 2006; M. e R. SCOTTO, Uomo Donna, Città Nuova, Roma 2011; E.
TUMBIOLO, Il rospo che c’è in lui. Manuale femminile di manutenzione della coppia, San Paolo, Cinisello 2011,
S.TROISI – C.PACCINI, Siamo nati e non moriremo mai più. Storia di Chiara Corbella Petrillo, Porziuncola, Assisi
2013;
Per approfondire
Imparare ad amare. Dagli scritti di T. Anatrella, vescovo e psichiatra
1. Le tappe evolutive dell’amore
IL PRIMO PASSO NELL’AMORE È SUPERARE LA POSIZIONE NARCISISTA, centrata sul proprio bisogno di
essere amato, appagato e riconosciuto. Molto dipende dal modo con cui i genitori si
guardano: è in questo gioco di sguardi che il bambino potrà differenziarsi e identificarsi,
differenziare e identificare!
Lo choc amoroso dell'innamoramento non è innocente, e inizialmente il desiderio di amare è
molto spesso solo un desiderio di essere amati… Il bambino è attaccato a quelli che si
occupano di lui, più che amarli veramente. È, in effetti, un egoista; non ama i suoi genitori, e,
in ogni caso, non sa amare. Deve imparare ad amare… Ma esiste anche il rifiuto di essere
amati. Anche il rifiuto di essere amati si osserva a partire dall'infanzia. Il bambino teme di
essere toccato, abbracciato, o che ci si interessi a lui. Se manifesta delle difficoltà a investire
nelle relazioni, è perché non si fida di se stesso, delle sue emozioni, che però sono stimolate
dagli altri. Se il ricordo di questo periodo è troppo doloroso, la vita sentimentale e sessuale
del bambino divenuto adulto potrà risentirne. Egli non si fiderà dei sentimenti altrui e, pur
desiderando di amare, non riuscirà a manifestarlo con gesti e espressioni sessuali spontanee.
Bisognerà prima togliere il peso degli affetti del passato, se il soggetto vorrà iniziare una vita
affettiva più aperta e libera dalla paura dell'altro.
I primi gesti d'affetto, le carezze del padre e della madre, sono comportamenti che fanno
intuire al bambino che si tiene molto a lui e che lui conta per i suoi. Il bambino non ha ancora
coscienza dell'interazione che si attua tra i suoi genitori e lui. Sente se stesso e si sente amato:
solo questo doppio sentimento conta per lui… Il bambino è dunque oggetto di numerosi gesti
d'attenzione d'affetto da parte dei genitori. Ma ciò non basta ancora a dargli la certezza di
essere amato. La moltiplicazione delle coccole non è, di per sé, una dimostrazione d'amore.
Può anche rivelare il contrario, soprattutto quando uno dei genitori si rivolge al bambino per
compensare le proprie carenze… Bisogna che egli riceva altrove, in modo oggettivo e
decentrato dal proprio narcisismo, la prova di essere amato. E non può trovarla che nella
relazione che i genitori hanno tra loro. Il bambino non ha bisogno di grandi discorsi, né di
sentirsi dire in continuazione che è amato: una parola o un atteggiamento spontaneo
bastano, di tanto in tanto, a ricordarglielo. Forte di questo sostegno, sarà certo del proprio
ruolo e non sarà alla perenne ricerca di riconoscimento come alcune persone che spesso si
lamentano di non sentirsi accettate dagli altri.
NELLA COSTITUZIONE AFFETTIVA DELLA COPPIA DISTINGUIAMO QUATTRO TIPI DI RELAZIONE: l'attaccamento,
la coppia sentimentale, alla seduzione sessuale e la relazione d'amore
1. L'ATTACCAMENTO. La relazione di attaccamento si caratterizza per il bisogno più o meno
irresistibile di dipendere da una persona, senza che ciò faccia scattare un investimento
affettivo reciproco o un desiderio dell'altro veramente solido. Viene spesso interpretata a
torto come relazione amorosa. L'educazione contemporanea, che spinge all'emancipazione e
all'autonomia, produce, paradossalmente, delle personalità dipendenti. I bambini si ritrovano
troppo spesso abbandonati a se stessi e devono fare affidamento sulle proprie risorse anziché
appoggiarsi genitori, la società e ai diversi educatori che intervengono nella loro vita.
Purtroppo è proprio nel momento in cui gli adolescenti dovrebbero poter diventare autonomi
che sviluppano le dipendenze più svariate; e questo perché faticano a effettuare le diverse
operazioni psichiche necessarie per la differenziazione dai genitori. Le risonanze sulla vita
affettiva sono numerose. L'idea di impegnarsi con qualcuno, anche se alcuni lo desiderano,
diviene angosciante. Il giovane ha l'impressione di essere prigioniero di un altro perché non
ha mai imparato essere veramente autonomo. Bisogna invece scoprire che è nel momento
della scelta che entra in gioco la sua libertà. In altre parole, l'impegno è un primo atto di
libertà: è proprio perché volete impegnarvi che siete liberi! Viceversa, se il giovane teme di
esercitare la propria libertà rischia di stringere delle relazioni di attaccamento senza entrare
mai in una relazione di alleanza.
2. LA COPPIA SENTIMENTALE. Si caratterizza per un'attitudine interiore a diventare più liberi per
lasciare circolare al proprio interno le emozioni affettivo-sessuali e il desiderio elettivo
dell'altro. Tale stato precede, di solito, l'esperienza della relazione amorosa. Il soggetto si
prepara a ricevere e a dare all'interno di una relazione che, abitualmente, si ispira al passato
infantile per costruire una vita affettivo-sessuale inedita, che deve dare un taglio netto al
funzionamento passato. Quest'operazione è difficile perché esige che il soggetto sia giunta la
maturità della sessualità, la quale integra l'accostamento di genitali tra affettività. Essa
implica l'aver superato la ricerca delle gratificazioni infantili ed essersi liberati
dall'autoerotismo… Agli esordi dell'esperienza amorosa, il desiderio d'amore maschera spesso
il bisogno di essere amati e di sentire se stessi attraverso l'altro, piuttosto che di incontrarlo.
In questo tipo di relazione i due non cercano la prova del loro amore: bastano loro i
sentimenti provati. Formano una coppia più con le loro emozioni che con il partner.
Manifestano il bisogno di stare in una relazione speculare ed essere in una risonanza
emozionale. La maggior parte del tempo è chiusa nell'idealizzazione del vissuto e nella
proiezione delle percezioni sull'altro… Molte coppie si costituiscono su questa base
narcisistica e funzionale della vita sentimentale. Spesso si stupiscono poi dell'impasse in cui si
trovano: pensavano di amare l'altro mentre avevano come solo desiderio quello di
rispecchiarsi in lui. All'improvviso non riescono più a resistere ai contrasti, alle prove e al
tempo, perché hanno vissuto le variazioni dei sentimenti come la fine dell'amore.
3. LA SEDUZIONE SESSUALE. Il passaggio dallo stato sentimentale allo stato amoroso è
attraversato dall’attrazione sessuale. Essa non si situa al di fuori della vita psichica e razionale.
È proprio all'interno di questa vita, invece, che si elabora e si controlla la vita pulsionale.
Troppe persone non lo sanno: credono che sia sufficiente abbandonarsi alle proprie
rappresentazioni sessuali anziché lavorarle interiormente… Vivere una relazione passeggera,
un legame da vacanza non è mai, in nessun caso, "fare l'amore": è semplicemente vivere delle
esperienze sessuali attraverso le quali ogni partner cerca di sperimentarsi nell'interesse di ciò
che prova. Quest'atteggiamento pragmatico denota in molti giovani adulti la carenza di
educazione sentimentale, e contribuisce a far pensare che sia l'esperienza a creare lo stato
amoroso. Se la seduzione sessuale diventa il fattore dominante, esso contribuisce a plasmare
un tipo di coppia ancora più aleatorio della coppia sentimentale. Quando l'attrazione per
l'altro fa scattare una passione fisica, tutti i gesti, le espressioni e le parole assume un
significato che rafforza l’erotizzazione della relazione. Il bisogno di esprimersi sessualmente
diventa primario. Non si tratta più di condividere alcune realtà della vita, o addirittura di fare
progetti. La sessualità è vissuta allora come una libertà di godimento al di fuori di qualsiasi
dimensione relazionale: il piacere sessuale è dissociato dall'amore.
4. LA RELAZIONE D'AMORE. Dire all'altro: "ti amo", significa letteralmente: "non voglio che tu
muoia", per estensione, suppone di voler condividere la propria vita con lui. Lo stato
amoroso, che si assesta psicologicamente prima ancora che le sue opere si compiono
attraverso la persona dell'essere amato, inclina a una maggior apertura nei confronti di se
stessi e degli altri. L'amore è una questione di libertà interiore, di unificazione dell'affettività e
della sessualità, e di desiderio di essere creatori di legami di manifestarsi fecondi nella realtà.
Gli resta da trovare una persona di propria scelta, e a questo punto può presentarsi un altro
problema, dato che il frazionamento del legame sociale non offre sempre luoghi naturali in
cui i membri di una stessa dichiarazione possono incontrarsi e preparare la loro scelta
amorosa.
2. L’itinerario della maturazione affettiva
Cos'è la maturità. L'operazione più decisiva per maturare nell’amore implica la capacità di
autonomia personale: essere in grado di assumersi la propria parte di solitudine interiore,
essere se stesso senza annoiarsi o dover perdersi in attività inutili o in relazioni insignificanti.
Essere maturi significa essere capace di valutarsi e stimarsi obiettivamente: saper identificare
la natura delle proprie relazioni, scegliere lo stile di vita più adatto. Curiosamente, la maggior
età legale è stata abbassata nel momento in cui i tempi di maturazione diventavano più
lunghi. Viviamo in un'epoca che fa crescere più in fretta i bambini e li incoraggia poi a restare
adolescenti più a lungo possibile. I bambini si identificano molto presto in pratiche
adolescenziali, ma non hanno ancora le competenze psicologiche per assumere tali
comportamenti. Il periodo della preadolescenza è disturbato da un’erotizzazione eccessiva.
Questo limita o impedisce i processi di sublimazione per rielaborare la vita pulsionale che,
restando tale, incoraggia personalità impulsive ed eccitabili che genitori ed educatori faticano
a contenere. Inversamente il passaggio all'età adulta - che si caratterizza per la capacità di
prendersi le proprie responsabilità - è sempre più ritardato, e sono numerosi i postadolescenti che faticano a leggersi in profondità.
L'immaturità è un fatto psicologico dell'adolescenza e del periodo giovanile: non è né una
malattia né un handicap per la crescita. Rivela la personalità in formazione, che non dispone
ancora di tutte le attitudini affettive per collocarsi in una autentica vita di coppia. Quando
l'immaturità si prolunga nell'adulto, la sua vita personale e sociale sarà il più delle volte
complicata e insoddisfatta. La vita di coppia potrà essere tumultuosa, caratterizzata da
violenze, rotture provvisorie e inutili riconciliazioni. Numerose coppie si mantengono così in
una dipendenza sado-masochistica e pensano che la loro sofferenza possa essere un segno
d'amore, mentre invece si sfiniscono proiettando i loro problemi personali sull'altro. Troppi
adolescenti, invece di fare esperienza della solitudine e della singolarità per prendere possesso
di se stessi, si trovano a vivere in relazioni di coppia precarie e avvilenti. Queste relazioni,
salvo rare eccezioni, non durano; ma alcuni ne sono segnati durevolmente e tentano di
riprendersi un’autonomia che può confinarli nell'isolamento affettivo (vedi l'aumento
sconcertante degli scapoli). Non è vero che la coppia giovanile adolescenziale sperimenta un
sentimento di libertà, perché passa dalla dipendenza genitoriale alla dipendenza dal partner
senza aver dimostrato la minima capacità di autonomia.
È facile costatare come la coppia giovanile sia narcisistica. Riflette lo stato psicologico di
quest'età della vita. Gli adolescenti e i post adolescenti hanno spesso una visione idealizzata
dell'amore, che deve essere privo di costrizioni e non deve manifestare nessuna esigenza.
L'altro è vissuto come il prolungamento di sé e deve corrispondere al desiderio che si ha di lui:
questo spalanca la porta al sentimento della frustrazione. Il ragazzo ritrova così sua madre,
adottando nei confronti della ragazza gli stessi atteggiamenti di suo padre verso sua madre, e
spera che la sua partner si comporta nello stesso modo di sua madre con suo padre. La
ragazza vive lo stesso meccanismo, ma simmetricamente invertito: le ritrova suo padre
attraverso il ragazzo, e adotta lo stesso comportamento di sua madre verso suo padre. Si
aspetta che il ragazzo le dia le stesse risposte affettive formulate da suo padre nei confronti
della madre. Evidentemente si tratta di una rappresentazione inconscia, ma operante. In
questo schema l'adolescenza occulta la presenza dei figli nella relazione padre-madre.
Bisognerà che l'adolescenza si liberi dalla propria superbia narcisistica per poter intravedere il
terzo elemento della relazione amorosa, affettiva e sessuale: il bambino. Una volta superato
questo scoglio, comprenderà che la madre ama il figlio attraverso il padre, e che il padre,
attraverso il desiderio che ha del proprio figlio, desidera pienamente la madre. La madre volge
il figlio verso il padre, e il padre mostra al bambino che lui esiste per se stesso. La madre dà la
vita e il padre del bambino una realtà diversa da quella del mondo fusionale madre-figlio. Il
ruolo del padre consiste nell'introdurre il figlio nel reale, favorendo così l'accesso alla diversità
sessuale, il risveglio della razionalità, il senso delle relazioni e l'iniziazione alla cultura.
La coppia giovanile vive, di fatto, fuori dal tempo. Ora, quando manca il senso del tempo, è
difficile avere il senso dell'impegno. Impegnarsi significa voler entrare di più nel tempo e
costruire una storia comune in nome di una relazione amorosa. Una vita di coppia che si basi
unicamente sui sentimenti - cosa assolutamente insufficiente - porta adolescenti e postadolescenti a vivere nella ridondanza sentimentale. Il tempo è vissuto nel bisogno di fare eco
ai sentimenti dell'altro o dell'altra. E il tempo si ferma, per il solo fatto di comunicarsi questi
sentimenti e di vivere al di fuori di ogni realtà. L'educazione contemporanea, rivolta
principalmente alla soddisfazione dei desideri del bambino e delle sue esigenze soggettive,
non prepara i giovani alla relazione amorosa intesa come dono e libertà d'impegno.
Probabilmente fabbrichiamo essere generosi, gentili e teneri, ma che vivono solo momento
dopo momento, che compiono gesti senza valutarne le conseguenze sugli altri e sulla società.
Il prolungamento dell’adolescenza genera la paura di sposarsi, e questa manifesta la paura di
se stessi e il timore dei cambiamenti dell'economia affettiva, ossia l’abbandono della modalità
di gratificazione infantile. Il matrimonio evoca anche la perdita di libertà, il timore di non
poter più disporre di sé. È infine legato all'idea di sbagliare persona. Certo, c’è anche la paura
di annoiarsi e vedere la coppia logorarsi e limitante. Ma, in quel caso, non c'è nessuna fatalità.
Secondo la prospettiva più rosea, più i partner invecchiano insieme e più le loro relazioni, i
sentimenti, le emozioni si affinano. La noia, nella coppia, deriva stesso dal fatto che la
relazione non è sostenuta da segni d'interesse, da progetti concepiti e condotti insieme. Più la
coppia invecchia e più ha la sensazione che non avrà mai abbastanza tempo per fare insieme
ciò che ha progettato di intraprendere. Non ci sarà mai abbastanza tempo per dirsi tutto ciò
che ci si vuol dire. Non ci sarà mai abbastanza tempo per scoprirsi l'un l'altro e arricchirsi. Non
ci sarà mai abbastanza tempo per dire all'altro tutto l'affetto che si prova per lui. La noia nella
coppia non deriva dal tempo trascorso: è già presente fin dall'inizio ed è spesso il segno che i
partner non si trovano in un sodalizio duraturo. Infine, la paura di impegnarsi deriva anche dal
fatto che numerosi giovani hanno preso l'abitudine di vivere soli e faticano a unirsi con
qualcuno nella vita quotidiana, a sopportare la sua presenza permanente. Hanno spesso la
sensazione di soffocare e manifestano il bisogno di restare da soli. In realtà, il problema è
altrove. Questi giovani, relativamente rinchiusi su se stessi, pur avendo una vita professionale
e sociale attiva, non sanno scoprirsi l’un l'altra. Le difficoltà sessuali che incontrano in misura
maggiore della media rimandano alla loro chiusura e alla mancanza di interiorizzazione della
loro fisicità. La paura del proprio corpo e di quello del partner può anche accompagnarsi a un
timore di abbandonarsi alle emozioni. Il soggetto vuole resistere, proteggersi, per non essere
sopraffatto sessualmente da ciò che la presenza dell'altro provoca in lui. In altre parole, la vita
sessuale è stata totalmente vissuta in modo solitario, tanto che il soggetto è incapace di
condividere sensazioni ed emozioni. Difficile, in queste condizioni, creare un'intimità di
coppia… Per rimediare in qualche modo a questa carenza, i due pensano spesso che si debba
dirsi tutto. Questa messa a nudo della vita psichica produce l'inverso di quanto sperato:
confondendo l'intimità personale, i partner intraprendono una relazione fusionale che diverrà
presto soffocante e aggressiva e condurrà rigorosamente al bisogno di restare soli o, peggio,
di separarsi. La creazione di un'autentica intimità di coppia non deriva da una somma delle
due intimità, ma dall'elaborazione di un intimo comune ai partner.
3. Il timore dei legami nelle ragazze e nei ragazzi
DUE UNIVERSI DISTINTI. Se gli uomini sono possessivi, le donne sono spesso desiderose di entrare
nella psicologia dell'altro, col rischio di essere troppo intrusive. Il fenomeno è massiccio nelle
coppie più giovani, in un'età in cui i ragazzi sono ancora nettamente meno “disposti a parlare”
rispetto alle donne. L'unione di un uomo e una donna, quindi, corrisponde più a una messa in
relazione i due universi distinti che ha una semplice complementarietà.
NELLA RAGAZZA, la paura del matrimonio è influenzata dall'attaccamento inconscio
all'immagine del padre. La ragazza paragona spesso il ragazzo al padre e si preoccupa di
sapere se l'uomo che ha scelto sarà simile al padre che lei ha idealizzato. Spesso esso
rappresenta la protezione e il potere di intuire soddisfare tutti i desideri della figlia. Ecco
perché la ragazza non capisce che l'uomo non percepisca immediatamente le sue aspettative:
alcune rimprovereranno il partner per questo, pur volendo affermare la propria autonomia
nei suoi confronti… Il timore di sposarsi è nella donna anche connesso alla relazione materna,
soprattutto quando il legame madre-figlia è rimasto a una forma omo-sessuata. La ragazza è
spesso più difficoltà a trasformare l'identificazione omosessuale con la madre rispetto al
ragazzo con il padre. ciò si trasforma in una relazione idealizzata e diffidente nei confronti
dell'uomo e nello stesso tempo in un attaccamento-repulsione verso la donna: si spiegano
così le seduzioni e i conflitti incessanti tra madre e figlia una volta che la figlia sposata…
Succede anche che la madre sia piuttosto distaccata nei confronti della figlia: in questo caso
ella tenderà a sollecitarla per riallacciare la sua primitiva relazione. A ragione la madre
chiarirà alla figlia che ciò che lei immagina circa le sue aspettative è pura fantasia: ognuno ha
la propria vita, e lei rifiuta di essere il bersaglio o, peggio, la causa delle frustrazione della
figlia. Non è raro, infatti, che alcune figlie possono accusare la madre di tutti i loro mali e le
rimproveri non le proprie difficoltà personali: non sono consapevoli di essere dipendenti dal
sistema di identificazione nel quale si sono arroccate. Immaginano di essere prigioniere e
condizionate dalla madre, mentre si sono messe da sole in questa impasse. Ciò può sfociare in
comportamenti reattivi: dipendenza dalla madre, rifiuto di qualsiasi relazione con lei, paura
degli uomini, diffidenza verso una presunta dominazione maschile, o ancora lesbismo nel
quale la ragazza ricrea un legame madre-figlia dominando o essendo dominata dalla partner
dello stesso sesso.
NEL RAGAZZO la paura del matrimonio si basa soprattutto sul timore di sbagliare persona. Stima
la donna con la quale progetto di sposarsi ma, allo stesso tempo, si domanda se non ne
incontra un'altra che potrebbe interessarlo di più. In altre parole, ha la sensazione di potersi
innamorare della maggior parte delle donne che incontra e non riesce a fissare il suo
desiderio sulla persona con la quale si prepara a impegnarsi. Arriva persino a chiedersi se non
può amare più donne contemporaneamente. Confonde così l'attrazione sentimentale, che si
può provare per diverse persone, con lo stato amoroso, che implica invece l'esclusività
monogamica… Durante il periodo giovanile, infatti, il ragazzo si trova spesso in una grande
confusione di affetti. Non è sempre in grado di distinguere una voglia sessuale da un
attaccamento, un'esperienza sentimentale da uno stato amoroso. Non appena sente
un'emozione pensa di essere innamorato, ma non lo è. Quest'inquietudine rivela un
attaccamento inconscio all'immagine materna, definibile in poche parole: "poiché mia madre
mi appartiene, tutte le donne mi appartengono". Scegliendo una donna, gli è difficile
rinunciare alle altre, accettare di non regnare su tutte le donne, lui che ha creduto di essere il
preferito e il privilegiato dalla madre. Accetta di lasciare la madre alla sola condizione di
essere certo di arrivare su un terreno sicuro presso altre donne. Reagendo così, è ancora
nell'orbita materna. Non stupisce che il desiderio di dominio sulle donne assuma l'aspetto di
una certa qual timidezza. Il ragazzo si domanda come abbordare le ragazze e teme di essere
incapace di corrispondere alle loro aspettative. È un modo per lui di lottare contro l'angoscia
di castrazione, contro la paura di non disporre di tutti i propri attributi maschili. La paura di
dover comunicare con una donna o di impegnarsi con lei suscita, talvolta, nel ragazzo, delle
preoccupazioni sulla propria identità sessuale. Avendo delle difficoltà a legarsi a una donna,
egli teme, pur rifiutando l'idea, di essere omosessuale… Si osservano, oggi più ancora che in
passato, uomini incapaci di decidersi per una donna, che non esitano a risposarsi più volte,
anche in età avanzata. Con donne che potrebbero esser loro figlie… Il tutto proclamando che
l'amore non ha età! Ci si può sempre giustificare, ma ciò non toglie che la loro donna ideale
sia un derivato dell'immagine materna stereotipata in un sentimento di appropriazione
irrisolto. Per separarsi dal personaggio centrale che ha dominato la sua vita affettiva del
bambino, che si riassume nell'immagine materna, l'uomo deve rinunciare al fatto che tutte le
donne siano possibili per lui. In caso contrario, egli sarà perseguitato nella vita affettiva da
abbozzi di relazione senza sbocco che cozzano, incompiuti, contro il modello di un riferimento
interiore che lui non è in grado di rielaborare. Può dar prova di grande vivacità e disponibilità
di spirito, essendo largamente aperto a qualsiasi relazione, ma non riesce a raggiungere
niente di definitivo. Si adatta a tutte le situazioni, eppure la sua instabilità gli impedisce di
impegnarsi.
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