FRONESIS Revista de Filosofía Jurídica, Social y Política Instituto de Filosofía del Derecho Dr. J.M. Delgado Ocando Universidad del Zulia. ISSN 1315-6268 - Dep. legal pp 199402ZU33 Vol. 19, No. 1, 2012: 96 - 109 Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política Gennaro Giuseppe Curcio Carmen Caramuta Instituto Internacional Jacques Maritain Roma – Italia [email protected] Resumen Maritain describe la naturaleza y la fuente de los derechos humanos dando explicaciones exhaustivas de la persona humana y de las relaciones éticas argumentando que la organización de la economía debe apoyarse sobre un principio fundamental que vaya desde abajo hacia arriba, según los principios de la democracia personalista. En síntesis, contra cualquier dictadura de un Estado corporativista, paternalista o colectivista, la libertad de los grupos y de las asociaciones de rango inferior respecto al Estado y la cualidad de la persona moral deben ser siempre el dato primordial para poder pasar a un régimen humanista. El Estado no puede eliminar la libertad entre las personas como organismo soberano, sino que puede solamente coordinar y controlar. Se concluye que la organización política del Estado debe reconocer los derechos a la vida política de la persona humana y debe basarse sobre los derechos y las libertades políticas de los ciudadanos. La vida política del Estado debe expresar el pensamiento y la voluntad de los ciudadanos respecto al bien común. Palabras clave: democracia personalista, dictadura, libertad, persona humana, ciudadanos. Recibido: 11-04-2011 · Aceptado: 17-07-2011 Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 97 Jacques Maritain e i diritti economici e sociali. Una riflessione etico-politica Riassunto Maritain descrisse la natura e la fonte dei diritti umani fornendo spiegazioni esaustive della persona umana e delle relazioni etiche spiegando che l’organizzazione dell’economia deve poggiarsi su un principio fondamentale che vada dal basso verso l’alto, secondo i principi della democrazia personalistica. In sintesi contro ogni dittatura di un Stato corporativistico, paternalistico o collettivistico, la libertà dei gruppi e delle associazioni di rango inferiore rispetto allo Stato e la qualità di persona morale devono essere sempre il dato primordiale per poter passare ad un regime umanistico. Lo Stato non può eliminare la libertà tra le persone come organismo sovrano, ma può solamente coordinare e controllare. Si conclude che l’organizzazione politica dello Stato deve riconoscere i diritti alla vita politica della persona umana e deve basarsi sui diritti e le libertà politiche dei cittadini. La vita politica dello Stato deve esprimere il pensiero e la volontà dei cittadini riguardo al bene comune. Parole chiavi: Democrazia personalistica, dittatura, libertà, persona umana, cittadini. Jacques Maritain and Economic and Social Rights. An Ethical-Political Reflection Abstract Maritain describes the nature and source of human rights giving exhaustive explanations about the human person and ethical relations, arguing that organization of the economy should be based on a fundamental principle that goes from below to above, according to the principles of personalistic democracy. In synthesis, against any dictatorship by a corporative, paternalist or collective State, the freedom of groups and associations of an inferior rank with regard to the State and the quality of the moral person should always be the primary points that enable passing on to a humanist regime. As a sovereign organism, the State cannot eliminate freedom among people, it can only coordinate and control. Conclusions are that the Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 98 political organization of the State ought to recognize the human person’s rights to political life and base itself on the political rights and liberties of its citizens. The political life of the State should express the thought and the will of the citizens with regard to the common good. Keywords: personalistic democracy, dictatorship, liberty, human person, citizens. 1. Introduzione “Apri gli occhi e ti guardi intorno, come se fosse la prima volta: che vedi? Il cielo dove splende il sole o fluttuano le nuvole, gli alberi, le montagne, i fiumi, gli animali, il vasto mare…? No, ti si offrirà prima un’altra immagine, quella più vicina a te, la più familiare di tutte (nel senso proprio del termine): la presenza umana. […] Venire al mondo significa venire al nostro mondo, al mondo degli umani. Stare al mondo significa stare fra gli umani, vivere, nel bene e nel male, in società” (Savater, 2005:3). La società è una rete di legami sottili che ci circonda e ci pervade di se stessa. Aristotele afferma che l’uomo è naturalmente politico per esigenza di vita e che la politica è una delle sue caratteristiche specifiche, la sua differenza rispetto agli animali e agli dèi. «Noi non possiamo essere uomini e divenire uomini senza andare in mezzo agli uomini; non possiamo accrescere in noi la vita e l’attività senza respirare coi nostri simili» (Maritain, 1991:7). Ma la politica, con il tempo, ha trasformato l’uomo naturale in cittadino dello Stato. Il potere statale, con la sua politica, fonda e plasma le relazioni fondamentali tra gli uomini: concede e toglie diritti, organizza l’assistenza, la sicurezza e stabilisce lo sfruttamento delle risorse. Ogni pratica rinvia a disposizioni ed esigenze statali. L’etica, intesa quale valore personale e sociale, che si realizza per eccellenza nel faccia a faccia, nel rapporto con l’Altro, è stata accantonata per dare sempre più spazio al potere delle leggi dello Stato a cui i cittadini devono attenersi in quanto potere coercitivo. L’organizzazione sociale è strutturalmente basata su norme (1), regole che devono essere rappresentate, apprese, ricordate, applicate. Le norme tecniche, giuridiche, economiche, sanitarie, sono norme sociali che tendono a creare unità nella collettività. La normalizzazione è l’espressione della regolarità continuamente ricercata. Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 99 Anche quando si parla di diritti umani e di diritti economici e sociali si pensa quasi esclusivamente ai trattati internazionali. Ma i diritti umani non sono un dato assoluto: essi sono figli di un lungo processo storico e prima di diventare norme giuridiche, rappresentano principi etici. Oggi la nostra società avrebbe bisogno, e invero se ne avverte la necessità, di un ritorno all’etica e alla riflessione filosofica etico-morale, cioè alla riflessione teorica e alla prassi etico-politica intorno alle problematiche dell’organizzazione e della realizzazione di condizioni di vera libertà del corpo sociale, in vista di una piena attuazione del modello democratico. Il progresso culturale ed economico, il reale sviluppo della società in senso democratico, infatti, si realizzano soltanto mediante un reale consenso della società e non mediante la capacità di imposizione coattiva da parte dello Stato. In altre parole, la dignità di un corpo sociale non si ottiene mediante l’imposizione del più potente dei legislatori ma dovrebbe essere il frutto di un reale consenso nel contesto sociale, di una condivisione di principi etici. Nella società in cui viviamo servirebbe, dunque, più che una regolamentazione “forte”, una forza dell’etica (Lingua, 2002:136) che fosse in grado di tradurre i suoi principi nella reale azione degli uomini. 1. Jacques Maritain: una filosofia politica umanista Una delle questioni decisive del nostro tempo è la tutela dei diritti dell’uomo: problema etico prima che politico. L’etica precede e alimenta la politica e il diritto: essa va intesa come ciò che deve ricomporre l’orizzonte ideologico e che si radica nel cuore della nostra responsabilità. L’etica non dice cosa si deve o non si deve fare, ma si interroga sul senso dell’azione. Le domande dell’etica, sono le stesse da sempre: «Che cosa sto facendo? Come lo sto facendo? Spinto da quale istanza? E poi ancora: Che debbo fare? Perché lo faccio o lo debbo fare? Che senso ha il mio agire?» (Fabris, 2006:15). Queste domande hanno valenza universale: l’etica riguarda ogni uomo e quindi tutti gli uomini in quanto uomini, al di là della loro cultura o dell’epoca storica di riferimento. È un valore supremo che ogni uomo esprime e che ognuno condivide con gli altri, in quanto con gli altri condivide l’esperienza di essere un “essere umano”. Jacques Maritain, nel volume L’uomo e lo Stato (1951), l’ultimo scritto di filosofia politica, propone una filosofia umanista e più precisamente personalista-comunitaria esaltando la necessità dell’etica per conseguire una razionalizzazione morale della politica. Maritain è preoccupato per la sorte 100 Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 del mondo e sente necessario il bisogno di affrontare due temi in particolare, che analizza nel testo I diritti dell’uomo e la legge naturale: le relazioni tra la persona e la società e come i diritti dell’uomo si fondino sulla legge naturale. Queste due riflessioni nascono dalle varie problematiche del tempo. In primis, il disprezzo dell’uomo avvenuto attraverso i vari totalitarismi: il nazismo, il fascismo e il comunismo. In queste correnti l’uomo diveniva una cosa da utilizzare a proprio piacimento, da gettare via o da consumare per altro. A questo riguardo è molto interessante la riflessione di M. Foucault: «A tutti coloro che vogliono ancora parlare dell’uomo, del suo regno e della sua liberazione, a tutti coloro che pongono ancora delle domande su ciò che l’uomo è nella sua essenza, a tutti coloro che vogliono partire da lui per avere accesso alla verità, […] a tutte queste forme di riflessione […] non si può opporre che un riso» (1967:368). In polemica con questi vari modelli politici, Maritain, delinea quattro caratteri importanti per un società fatta di uomini liberi. In questo senso la città politica autentica è personalista, comunitaria, pluralista e teista. L’idea di Maritain era la formazione di una società con grandi valori, ma senza nessun particolare privilegio per la Chiesa. Una società laica che non riconosca situazioni privilegiate nello Stato ai fedeli di alcuna confessione religiosa. Un secondo problema che emerge nell’età vissuta dal filosofo francese è la distinzione e divisione tra produzione e consumo da una parte e bene dell’uomo dall’altra. Maritain è convinto che la città politica è fatta di persone umane e il suo stesso bene è integralmente umano, che non rifiuta lo sviluppo della base materiale e produttiva, ma non lo considera neppure suo fine esclusivo. Il bene materiale, dunque anche quello del progresso, deve condurre verso un fine più alto: la conquista della pienezza della vita etica per il raggiungimento della verità, vertice del bene della città politica. Un’altra preoccupazione fondamentale, dopo i vari totalitarismi, era la concessione dei diritti dell’uomo allo Stato. Infatti, essi non sono dati né dall’uomo, né dallo Stato, né da qualsiasi altra autorità, poiché essi sono antecedenti ad ogni disposizione umana. Far nascere i diritti dell’uomo da una suprema volontà o libertà, significa far prevalere un diritto sull’altro creando una vera e propria battaglia dei diritti. In questa maniera vincerebbe l’idea del più forte. Queste preoccupazioni precedenti portano Maritain a riflettere sull’azione economica e sociale della società. I diritti della persona operaia si possono avere solo superando le teorie socialiste, ormai, troppo ferme su un’eccessiva fiducia nella tecnica economica. In questo emergono le tentazioni cristiane: il Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 101 paternalismo nei confronti della classe operaia e il corporativismo che, secondo il filosofo d’oltralpe, vuole essere un mezzo per abolire le lotte delle classi senza abbandonare l’idea dell’economia capitalistica. Tra questi due ultimi problemi nascono in Maritain i diritti sociali ed economici. In sintesi, Maritain conosce bene il mondo che vive ed è proprio da quest’azione pratica che pone le basi per la riflessione sui diritti universali dell’uomo, fino a raggiungere una certa soluzione dei problemi emersi anche nella commissione dei “saggi” del 1947 a città del Mexico. 2. Città del Messico Sorta dalle rovine della guerra, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata da 48 Stati il 10 dicembre 1948, rappresenta la prima pietra di quella complessa costituzione giuridica che oggi tutela i diritti umani: la riflessione maritainiana portò il suo utile contributo. Nel gennaio del 1947 fu chiesto all’Unesco di appoggiare la Commissione preposta per la dichiarazione al fine di affrontare uno dei temi più ostici e cioè l’universalità dei diritti umani. Come poter stabilire diritti comuni alle diverse tradizioni culturali, religiose e politiche? La domanda venne posta a molti saggi del tempo, con diverse risposte, il più delle volte lontane da una certa universalità. Infatti, ognuno cercava di rispondere a questo quesito attraverso i propri principi di appartenenza corrispondenti a “razza”, cultura e religione. Sicuramente un accordo difficile da trovare, una crisi profonda da cui era quasi impossibile uscire. J. Maritain, allora ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, fu chiamato all’ultimo momento per sostituire Léon Blum, come capo della delegazione francese alla seconda Conferenza generale a città del Mexico, nel novembre del 1947. Il filosofo francese si pose subito in polemica con il direttore generale dell’UNESCO, Julian Huxley. Questi sosteneva che solo l’elaborazione di una superfilosofia, fondata sullo scientismo e sull’evoluzionismo potesse sbloccare la situazione in cui si erano venuti a trovare tutti i membri della commissione. J. Maritain dall’altra parte proponeva non tanto una superfilosofia, ma l’azione pratica, una risoluzione che partisse dalla vita e dai problemi reali. Eliminando ogni sorta di problema metafisico, su cui sicuramente non si potevano trovare accordi, Maritain durante il suo discorso ammette che nonostante le differenze culturali, è possibile la cooperazione tra gli uomini per la comune natura. Secondo il filosofo francese, si possono defi- 102 Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 nire “principi pratici” (essenzialmente i diritti umani) comuni alle diverse tradizioni e correnti di pensiero, a condizione però di mettere da parte le giustificazioni teoriche. Trasferendo la problematica su una vera e propria azione pratica, la commissione riuscì a sbloccarsi. I vari delegati delle Nazioni cominciarono a mettere da parte le proprie tradizioni, culture e religioni, per poter discutere sui problemi reali e concreti che continuavano a corrompere e distruggere il mondo. 3. I diritti umani: la tutela della dignità della persona La riflessione pratica sui diritti umani condotta da Maritain non è oltre o senza il fondamento della persona, ma è imperniata su questa. Nel piccolo ma fondamentale saggio I diritti dell’uomo e la legge naturale, Maritain mette in luce non tanto la costituzione dell’essere persona a livello metafisico, ritornando sulle due componenti essenziali dell’uomo: individualità e personalità, ma le relazioni che la persona ha con la società e la politica senza occultare, tuttavia, alcuni riferimenti fondamentali come la libertà e la responsabilità ritornando inevitabilmente sul divenire ontologico dell’essere persona. Libertà ha una doppia radice etimologica leuth o leudh, da cui provengono la eleuthería greca, la libertas latina e il radicale sanscrito frya, cui fanno invece capo l’inglese freedom e il tedesco freiheit. Entrambe rimandano al concetto di crescita. Dalla radice di libertà, inoltre, si dirama una doppia catena semantica: quella dell’amore (lieben, lief, love, nonché libet e libido) e quella dell’amicizia (friend, freund) che hanno connotazione affermativa e valenza comunitaria. La libertà è dunque una potenza connettiva che cresce e si sviluppa accomunando i membri di una società in una dimensione condivisa (Cfr. Cortelazzo, Zolli: 672-673) (Cfr. Esposito, 2004:66-67). «Gli esseri umani hanno bisogno di libertà e benessere per poter essere “agenti morali”, vale a dire per essere capaci di agire in maniera razionale, volontaria e propositiva per un qualche bene» (Sweet, 2008:68). La responsabilità, anch’essa strettamente connessa al ruolo dei diritti umani nella società, può essere intesa come l’autocontrollo che l’uomo esercita sul proprio “potere”. Si tratta di una riflessione sull’agire e, dunque, di una riflessione etica poiché in relazione ai diritti umani, l’uomo è chiamato a compiere azioni. Agire nel mondo significa produrre conseguenze, uscire fuori dalla dimensione individuale, “venir fuori” da noi stessi coinvolgendo tanto la sfera sociale quanto quella individuale. Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 103 L’uomo può essere in relazione con la società e con il mondo che lo circonda solo se riesce, (oltre a vivere la sua individualità), a divenire persona. Ciò significa, secondo il filosofo francese, lasciarsi guidare dall’intelligenza e dalla volontà, giungendo così ad un’esistenza più elevata che si concretizza nella conoscenza e nell’amore. Quest’aspetto più spirituale, che sicuramente innalza l’essere umano rispetto a tutti gli altri esseri, non elimina l’individualità, ma essa stessa viene arricchita dalla potenza dell’amore e della conoscenza, non solo nella sua concezione di parte, ma nell’universo tutt’intero. In questa maniera «la nozione di personalità implica così quella di totalità e di indipendenza; per povera e oppressa che essa possa essere, una persona è, come tale, un tutto e, in quanto è persona, sussiste in maniera indipendente. Dire che l’uomo è una persona, è dire che nel fondo del suo essere esso è un tutto più che una parte, e più indipendente che servo» (Maritain, 1991:5). Questo piccolo accenno alla persona, diviene la base su cui Maritain poggia la relazione dell’individuo con la società. Questo individuo che diviene persona si apre alla relazionalità, vuole comunicare con l’altro, non secondo un bisogno solamente materiale, ma «a causa della radicale generosità iscritta nell’essere stesso della persona, a causa di quella attitudine alle comunicazioni dell’intelligenza e dell’amore, propria dello spirito, che esige di mettersi in relazione con altre persone. Parlando in senso assoluto, la persona umana non può essere sola» (Ibid:7). La società, dunque, si forma come qualcosa di naturale, qualcosa che la natura stessa chiede ed esige. L’essere umano “è un animale politico, cioè la persona umana richiede la vita politica, la vita in società, non soltanto familiare, ma anche civile. E la civitas merita questo nome, in quanto è una società di persone umane. Essa è un tutto di tutti, poiché, come tale, la persona è un tutto. Un tutto di libertà poiché, come tale, la persona significa dominio di sé o indipendenza (non dico indipendenza assoluta, che è la caratteristica di Dio). La società è un tutto in cui le parti sono ciascuna un tutto; un organismo fatto di libertà, non di semplici cellule vegetative. Ha un suo proprio bene, una sua propria opera da compiere, distinti dal bene e dall’opera degli individui che la compongono” (Ibid:8). Il bene della società, dunque, è il bene comune non individualista, esso “non è né la semplice collezione dei beni privati, né il bene proprio di un tutto che (come la specie, per esempio, riguardo alle api) frutti soltanto per sé e sacrifichi a sé le parti; è la buona vita umana della 104 Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 moltitudine, di una moltitudine di persone, ossia delle totalità carnali e spirituali insieme, e principalmente spirituali, benché accada loro di vivere più sovente nella carne che nello spirito” (Ibid:9). Il passaggio dall’individuo alla persona diviene fondamentale per poter cogliere l’azione libera da parte dell’essere umano e poter costruire una società di persone umane in relazione tra loro per la ricerca continua del bene comune. 4. Diritto naturale e legge naturale Nella ricerca continua del bene comune emergono alcuni punti essenziali che ci conducono all’incontro con i diritti umani della persona: l’uguaglianza umana, l’autorità in una comunità di uomini, l’organizzazione pluralistica. Punti che se da una parte ci portano alla riflessione sui diritti dell’uomo, dall’altra espongono domande fondanti nel comprendere quale sia la base su cui sono poggiati. Su questa linea emergono il diritto e la legge naturale. L’idea di diritto naturale rimanda alla legge naturale, la legge non scritta e alla natura umana, «la stessa presso tutti gli uomini» (Ibid:56). Maritain percepisce che nel tempo c’è stata una errata interpretazione del diritto naturale, riportandolo ad un’invenzione dell’Indipendenza americana o della Rivoluzione Francese (Ibid:55) e per questo opportunamente spiega che l’idea di diritto naturale è ereditata dal pensiero cristiano e classico e cioè da «Grotius e prima che a lui a Suarez e a Francesco de Vittoria; e più oltre a San Tommaso d’Aquino e più oltre a S. Agostino e ai Padri della Chiesa, e a S. Paolo; e più oltre ancora a Cicerone, agli Stoici, ai grandi moralisti dell’antichità e ai suoi grandi poeti, a Sofocle in particolare» (Ibid). Ma «l’eterna eroina del diritto naturale» (Ibid) per Maritain, rimane Antigone che ponendo la famosa distinzione tra “legge scritta” e “legge non scritta” considerò di fatto quest’ultima come diritto naturale. Da questo emerge come ci sia una natura umana identica per tutti gli uomini: ogni uomo è un essere dotato d’intelligenza e, dunque, quando agisce comprende quello che fa e allo stesso tempo ha il potere di determinare se stesso ai fini che egli persegue. Secondo Maritain, ogni essere umano è in grado di scoprire il fine che deve perseguire: «…vi è, per virtù stessa della natura umana, un ordine o una disposizione che la ragione umana può scoprire e secondo la quale la volontà umana deve agire per accordarsi ai fini necessari dell’essere umano. La legge non scritta o il diritto naturale non è altro che questo» (Ibid). Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 105 Basta credere nella natura umana per ammettere che dentro ogni uomo è presente una legge non scritta di ordine naturale ed etico così come le leggi di crescenza e di invecchiamento nell’ordine fisico. Tuttavia, bisogna sottolineare che la legge e la conoscenza della legge sono due cose differenti: la legge naturale essendo una legge non scritta, è conosciuta dagli uomini in modi differenti e secondo gradi diversi per cui si possono commettere degli errori. Una sola conoscenza pratica, ammette Maritain, è comune: si tratta del principio per cui bisogna “fare il bene ed evitare il male”. Questo principio conduce verso la legge naturale, ma ancora non lo è. La conoscenza che l’uomo ha di questa legge non scritta aumenta pian piano la coscienza morale, ma quest’ultima sarà sempre imperfetta poiché si svilupperà e si perfezionerà sempre di più attraverso l’umanità e fino a quando saremo in questo mondo (Secondo Maritain, solo quando il Vangelo sarà penetrato fino in fondo nella sostanza umana allora il diritto naturale sarà completato e perfetto). 5. I diritti della persona umana e i diritti della persona civica La legge naturale e la coscienza morale non prescrivono solamente cose da fare o non fare, ma riconoscono anche dei diritti, quei diritti legati alla natura stessa dell’uomo: la persona umana in quanto persona è soggetto di diritti che devono essere rispettati. Secondo Maritain, l’espressione “dignità della persona umana” rimanda alla legge naturale: «la vera filosofia dei diritti della persona umana si fonda dunque sull’idea della legge naturale» (Ibid:60). Maritain fa nascere i diritti della persona umana da un’importanza data in modo assoluto alla persona, mettendo in evidenza come la persona in quanto tale superi di gran lunga l’azione dello Stato. La persona trascende naturalmente lo Stato poiché va verso un destino superiore. L’intelligenza umana supera di gran lunga la comunità politica e nasce da qualcosa di più elevato: “Lo Stato può in circostanze definite domandare ad un matematico di insegnare le matematiche, a un filosofo di insegnare filosofia: sono esse delle funzioni del corpo sociale. Ma lo Stato non può obbligare un filosofo o un matematico ad adottare una dottrina filosofica, o una dottrina matematica perché queste cose dipendono solamente e d esclusivamente dalla verità. Il segreto dei cuori e l‘atto libero come tale, l‘universo delle leggi morali, il diritto della coscienza ad ascoltare Dio e a fare il suo cammino verso di lui, tutte queste cose, nel- Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 106 l‘ordine naturale come nell‘ordine soprannaturale, non possono essere toccate dallo Stato né cadere in suo potere” (Ibid:70). Lo Stato non può essere la regola della coscienza, anche se può obbligare nel momento in cui qualcosa diviene legge, poiché promulgata da un’autorità legittima. Ogni persona in quanto tale ha il diritto di decidere della propria vita, del proprio destino, del proprio lavoro, della propria vocazione, solo in caso di estremo pericolo e per la salvezza della comunità può intervenire lo Stato per richiedere con la forza il servizio a ciascuno. Maritain effettua una catalogazione dei diritti della persona: diritti della persona umana in quanto tale, diritti della persona civica e diritti della persona sociale o operaia. I diritti della persona umana in quanto tale «sono radicati nella vocazione della persona, agente spirituale e libero» (Ibid: 73). Si tratta sostanzialmente dei diritti presentati nella Dichiarazione Francese ma con un carattere originalmente cristiano: il diritto all’esistenza e alla vita, all’integrità corporale, alla libertà personale e alla direzione della propria vita; il diritto a perseguire la perfezione della vita umana razionale e morale; il diritto a perseguire la vita eterna attraverso il libero esercizio delle attività spirituali; il diritto a sposarsi; il diritto alla proprietà privata (Ibid: 100). I diritti della persona civica o diritti politici sono per Maritain «la radice di una vera democrazia politica» (Ibid:79): il diritto di associazione, libera ricerca e discussione; il diritto di partecipare alla vita politica e di decidere la forma di governo; il diritto alla sicurezza e alle libertà nello Stato; il diritto al libero accesso alle professioni (Cfr. Ibid:101). Maritain riprendendo la celebre sentenza di Aristotele secondo la quale «l’uomo è un animale politico» (Ibid: 76-77), sottolinea che questo «non significa soltanto che l’uomo è naturalmente fatto per vivere in società, significa anche che l’uomo domanda naturalmente di condurre una vita politica e di partecipare attivamente alla vita della comunità politica» (Ibid). Su questi diritti della persona civica dell’individuo umano come cittadino, Maritain ha insistito poiché qui vede la radice della vera democrazia politica. 6. I diritti economici e sociali Solo dopo aver parlato dei diritti della persona umana e dei diritti politici, Maritain pone una terza categoria di diritti: i diritti della persona sociale o operaia, non perché siano ultimi e meno importanti, ma perché sono quelli più vicini all’azione pratica dei lavoratori. Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 107 Maritain percepisce che bisogna prendere coscienza di una dignità umana non sempre tenuta in considerazione e cioè il mondo operaio: il popolo operaio sarà in grado di organizzarsi ed educarsi solo prendendo coscienza delle sue responsabilità nella comunità, deciso a lavorare per la libertà; certamente non con la dittatura imposta dal marxismo. Tra i diritti della persona sociale o operaia, troviamo quelli relativi alla libera scelta del proprio lavoro; il diritto a raggrupparsi in unioni sindacali e professionali; il diritto al giusto salario, poiché il lavoro dell’uomo non può essere considerato come mercanzia sottomessa alla semplice legge dell’offerta e della domanda. Di fondamentale importanza sarà anche il diritto al titolo di lavoro. Questi assicura all’uomo che il suo impegno gli appartiene ed è vincolato alla sua persona da un legame giuridico e ammette che l’attività operativa potrà progredire. Infine, il diritto all’assistenza nella miseria e nella disoccupazione, nella malattia e nella vecchiaia e il diritto ad avere parte gratuitamente ai beni elementari, materiali e spirituali della civiltà (Ibid:102). Scrive Maritain: “Il progresso contrastato dell’umanità va nel senso della emancipazione umana, non soltanto nell’ordine politico, ma anche nell’ordine economico e sociale in maniera che le diverse forme di servitù, per le quali un uomo è al servizio di un altro uomo per il bene particolare di questo, e come un organo di questo, siano a poco a poco abolite a misura che la storia umana si avvicina al suo termine. Il che suppone non soltanto il passaggio a stati di organizzazione migliore, ma anche il passaggio a una coscienza migliore della dignità della persona umana in ciascuno di noi e del primato dell’amore fraterno fra tutti i valori della nostra vita. Così avanziamo verso la conquista della libertà” (Ibid:98-99). I diritti umani assumono, in tale prospettiva, forma storica e naturale allo stesso tempo poiché tutto deriva dal concetto imprescindibile di “persona”. Maritain «inscrive i diritti (al plurale) nella legge, necessariamente al singolare, e inscrive la persona nella società, ma facendo della società soltanto un tutto di tutti, non già una complessiva realtà autonoma, allo stesso modo in cui Teilhard de Chardin parlava nella stessa epoca di “centro dei 108 Gennaro Giuseppe Curcio y Carmen Caramuta Frónesis Vol. 19, No. 1 (2012) 96 - 109 centri” e di una socializzazione che era equivalente a personalizzazione» (Calvez, 2005:111). Conclusione Maritain descrisse la natura e la fonte dei diritti umani fornendo spiegazioni esaustive della persona umana e delle relazioni etiche spiegando che l’organizzazione dell’economia deve poggiarsi su un principio fondamentale che vada dal basso verso l’alto, secondo i principi della democrazia personalistica. In sintesi contro ogni dittatura di un Stato corporativistico, paternalistico o collettivistico, la libertà dei gruppi e delle associazioni di rango inferiore rispetto allo Stato e la qualità di persona morale devono essere sempre il dato primordiale per poter passare ad un regime umanistico. Lo Stato non può eliminare la libertà tra le persone come organismo sovrano, ma può solamente coordinare e controllare. In questo senso si deve fare una distinzione fondamentale tra l’ordine politico e l’ordine economico, tra la struttura politica dello Stato e l’organizzazione economica della società. Pensare ad uno Stato economico è una vera mostruosità. I gruppi economici e professionali sono organi della comunità civile, non organi dello Stato. La vita e l’organizzazione politiche, invece pongono in relazione le persone umane e la loro direzione verso un’opera comune, che suppone la forza, la pace e l’armonia del corpo sociale. L’organizzazione politica dello Stato deve riconoscere i diritti alla vita politica della persona umana e deve basarsi sui diritti e le libertà politiche dei cittadini. La vita politica dello Stato deve esprimere il pensiero e la volontà dei cittadini riguardo al bene comune. In opposizione al principio totalitario e a tutte le varie perversioni, la concezione maritainiana si sofferma sul valore fondamentale del principio pluralistico. Un principio che lo stesso filosofo francese vede presente in tutti gli ambiti della vita sociale e politica. Solo in esso si può trovare la soluzione di ogni problema rispetto alla comunità temporale. Nell’ordine economico tale principio è il fondamento non solo dell’autonomia dei gruppi e delle associazioni, ma anche della diversità dei vari regimi e delle organizzazioni che si riscontrano nella vita economica e soprattutto in quella industriale e agricola. Fondamentale è il rispetto per l’altro e la pluralità come una vera filosofia e non come una semplice metodologia filosofica (Curcio, 2010:42). Jacques Maritain y los derechos económicos y sociales. Una reflexión ético-política 109 Nota 1. Il termine latino norma (norma(m) ‘squadra, ciò che non pende né a destra né a sinistra, dunque ciò che si mantiene entro un giusto mezzo’) sostiene, etimologicamente, il peso del senso iniziale dell’agg. der. normale (normâle(m) ‘conforme a una certa regola o all’andamento consueto di un determinato processo’). Cfr. M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, 2004, p. 806-807. La normalizzazione di tutto ciò che attiene la vita collettiva definisce la struttura della nostra società: una società che tende a riassorbire, riunificare, ricomporre le differenze e le controversie. Lista di Riferimento CALVEZ, J. (2005). I diritti dell’uomo secondo Maritain. In: AUCANTE V. e R. 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