Sotto assedio dello spam

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Investire nella Qualità della vita
n n Internet Nonostante i rimedi tecnici, aumentano finestre web e messaggi e-mail indesiderati
Sotto assedio dello spam
Il ruolo di società senza scrupoli. Ma anche di motori di ricerca come Google
di Davide Fumagalli
B
ill Gates lo aveva indicato come uno dei principali problemi
da risolvere con il contributo dei protagonisti dell’It come
degli stessi governi, gli unici in grado di predisporre sanzioni
penali per i responsabili dello spam, che ha ormai assunto
le proporzioni di una vera e propria invasione elettronica. Nonostante
i molti artifici tecnici messi a punto dai produttori software, le finestre
con messaggio pubblicitario non desiderati appaiono
molto spesso sugli schermi dei navigatori Internet,
facendo perdere tempo e infastidendo la vittima nella
migliore delle ipotesi, ma causando anche situazioni
imbarazzanti nel caso le immagini visualizzate involontariamente sullo schermo riguardino per esempio servizi
per adulti. Lo spam si concretizza però anche nelle
decine di mail-spazzatura che ogni giorno intasano le
caselle di posta elettronica aziendali e private, costringendo le società di ogni tipo a sostenere spese inutili
per acquistare server di posta elettronica
adeguati a recepire un numero
di messaggi superiori a quelli
realmente necessari. Secondo gli
ultimi dati dell’osservatorio mondiale
sullo Spam di Symantec, una delle principali società
mondiali nell’ambito della sicurezza informatica, nel mese di dicembre 2008 il volume dei messaggi di spam inviati a livello mondiale si è
attestato al 58% del totale, un dato estremamente elevato ma inferiore
al massimo storico dell’82% toccato nel dicembre del 2007. Seguendo
lo stesso trend dei virus e delle altre minacce informatiche, però, anche
lo spam sta abbandonando le immagini e i servizi a luci rosse in favore
di contenuti ancora più insidiosi, ossia l’offerta di medicinali di dubbia
fonte e di servizi di scommesse online.
Se gli effetti dello spam sono ben noti a tutti i navigatori web, le cause
sono più complesse da analizzare, dal momento che coinvolgono
soggetti molto differenti. Da una parte, infatti, vi sono organizzazioni
senza scrupoli che vendono online per poche decine o centinaia di
dollari interi database di centinaia di migliaia di indirizzi di posta
elettronica di potenziali bersagli per l’invio di messaggi di pubblicità
di ogni tipo, che vengono poi utilizzati da società e privati per l’invio
delle mail spazzatura. Dall’altra vi sono invece vari sistemi che permettono di far comparire sullo schermo dei navigatori immagini di vario
tipo e dimensione, che vanno cioè dal classico pop-up che occupa
solo parte del display del pc a vere e proprie intrusioni composte da
molte schermate delle dimensioni dell’intero
schermo che si aprono a raffica costringendo
in pratica a dover riavviare il computer. I
responsabili di quest’ultima e più fastidiosa
forma di invasione elettronica possono essere
sia delle forme di virus presenti sul pc, sia
codici Java inseriti nel sito web visitato, che
possono essere venduti dal proprietario anche
a soggetti diversi tra cui gli stessi motori di
ricerca. Proprio il ruolo dei motori di ricerca,
e di Google in particolare, è sempre più al
centro dell’attenzione degli addetti ai lavoro
e degli stessi legislatori, preoccupati dalla
mole enorme di informazioni che società come
Google raccolgono sulle abitudini di navigazione e
le relative preferenze, che vengono poi vendute agli inserzionisti pubblicitari per veicolare agli utenti offerte mirate. Un
business miliardario per Google, sempre più leader incontrastato in
questo mercato dopo il declino di Yahoo e il faticoso inseguimento di
Microsoft, anche grazie al particolare modello di business adottato
capace di monetizzare investimenti e spese sostenute da altri soggetti, a partire proprio dai creatori di contenuti originali che attraggono
i navigatori analizzati dal motore di ricerca. In questo modo, mentre
Google genera miliardi di dollari di utili, milioni di utenti sono bersagliati di pubblicità sempre più invadenti e singoli individui e società
devono dotarsi, a spese proprie, di software e dispositivi in grado di
bloccare gli odiosi messaggi. (riproduzione riservata)
nn Società Ad Harrow si smascherano così i truffatori. E per gli onesti le pratiche sono più veloci
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In Uk per ottenere il sussidio
bisogna superare il lie detector
di Galeazzo Santini
I
n Inghilterra 25 comuni fra
i quali Harrow, città di 200
mila abitanti situata a nord di
Londra, hanno accettato di sperimentare un sistema basato su
un rivelatore telefonico di bugie
per accertare la validità delle richieste di sussidi per ottenere
alloggi gestiti a livello municipale. Il funzionario del comune di
Harrow, che ogni giorno riceve
in media una dozzina di queste
richieste, le sottopone al controllo
del lie-detector. Una successione di bip rivela l’interlocutore
probabilmente sta mentendo e
sullo schermo del pc
collegato al telefono
appare la dicitura:
risk indicated. Il sistema è semplice:
la conversazione telefonica è collegata
a un calcolatore che, all’inizio
della chiamata, ossia prima che
il funzionario ponga domande
precise relative alla validità della
concessione del sussidio, analiz-
za la voce del richiedente. Se in
seguito, quando vengono poste le
domande, l’interlocutore tentenna, impiega troppo
tempo a rispondere
o muta involontariamente la frequenza
della voce, il software elaborato dalla
società Capita rivela
la possibile menzogna. In media
il 10% di chi richiede l’indennità
di alloggio viene così scoperto
e scartato. Di converso, l’altro
90% ottiene una accelerazione
della pratica della concessione del
sussidio. Sembra poi che il solo
conoscere l’esistenza di questo rivelatore di bugie abbia già ridotto
in partenza il numero di chi intendeva chiedere un sussidio senza
averne diritto. Da maggio 2007 il
Comune di Harrow ha risparmiato
circa 780 mila euro grazie soprattutto alla riduzione dell’importo
complessivo del sussidio erogato.
(riproduzione riservata)
Lampi
nel buio
La cortesia è accortezza,
e per conseguenza
la scortesia è stupidità
Arthur Schopenhauer
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