SPORT E BELLEZZA: LA NEUROESTETICA ED IL

annuncio pubblicitario
SPORT E BELLEZZA: LA NEUROESTETICA ED IL GOLF
Emilia Costa – Sapienza Università di Roma
“Se vedi qualcuno senza sorriso: dagli il tuo”
Nello sport l’estetica della figura in azione, immersa nella natura, che rappresenta la
bellezza in tutti i suoi aspetti, ci riconduce all’essenza della bellezza stessa, descritta
nei secoli da filosofi e pensatori e più recentemente dalla Neuroestetica. Disciplina
iniziata con un primo articolo di S. Zeki e M. Lamb nel 1994: “The neurology of
Kinetic Art” ed un successivo libro di Zeki del 1995: La visione dall’interno: arte e
cervello” ed in seguito sviluppatasi nel 2001 presso l’University College di Londra e
la Bercley University in California. Quasi contemporaneamente altri autori V. S.
Ramachandran nel 1999 pubblica un articolo: “A Neurological Theory of Aesthetic
Experience”, e nel 2003 il volume “The emerging mind, tradotto in italiano nel 2004,
dove c’é un capitolo dedicato al cervello artistico “The artful brain” in cui vengono
presentate le 10 leggi universali dell’arte. E gli italiani L. Maffei ed A. Fiorentini nel
1995 scrivono un libro dedicato alla relazione tra arte e cervello: “Arte e cervello”.
Ma per capire meglio l’aspetto artistico, l’estetica della natura, la bellezza del corpo
umano in movimento, in azione, dobbiamo necessariamente riferirci da un lato alla
filosofia dall’altro alle neuroscienze, da cui è nato il termine neuroestetica.
Originariamente la parola aesthetica, che deriva dal greco, significa sensazione, e
indicava la parte della conoscenza relativa all’uso dei sensi; successivamente divenne
una parte della Filosofia che tratta della conoscenza del bello naturale, artistico e
scientifico e del relativo giudizio.
Già Kant nella “Critica della ragion pura” tratta dell’estetica trascendentale come
dottrina della percezione sensibile; e nel 1790 nella “Critica del giudizio”, a proposito
del giudizio estetico, esprime il suo pensiero sul bello soggettivo ed il bello oggettivo
(naturale), facendo confluire nell’estetica l’antico filone di pensiero sulla sensibilità
e quello del 700 sull’arte ed il sentimento del bello, in pratica anticipando l’estetica
moderna.
F. Schilling supera la premessa di Kant sull’estetica, ponendola come una vera e
propria filosofia dell’arte, del bello. In seguito Heghel nel suo trattato “Estetica”
svilupperà maggiormente la riflessione tra bellezza dell’arte e pensiero filosofico,
predicendo anche lo svilimento dell’arte, poi avvenuto nel secolo successivo.
Va comunque ricordato che fu la civiltà greca a promuovere la bellezza degli oggetti
artistici, indicati genericamente sotto il nome di techné, operazione dell’uomo per
trasformare le cose della natura, in seguito un fare, fuori dal quotidiano, poiesis,
l’attività artistica in generale, distinguendo così l’arte dalle altre attività della vita
sociale. Successivamente tutte le forme espressive concernenti le arti visive
(architettura, scultura, pittura, scrittura, spettacolo) vennero comprese all’interno
delle technai eleutherioi, per cui professionisti e dilettanti potevano cimentarsi nelle
Olimpiadi, non più riservate solo agli sportivi.
Per Platone arte e scienza vanno valutate sullo stesso piano in quanto rappresentano
l’idea del bello e l’idea della verità, ma dato che l’arte sembra un tentativo di
imitazione della natura ed incita alla passione invece di disciplinarla, non potrebbe
essere insegnata tra le discipline sociali.
Aristotile invece nel suo trattato “Poetica” asserì che l’uomo può trarre dall’attività
artistica insegnamento e piacere; e che la creazione dell’opera d’arte permette la
materializzazione e manifestazione dell’Idea, che comunque scaturendo dalla mente
dell’artista non può essere paragonata alla bellezza assoluta di Platone.
Fu Plotino che ristabilì il collegamento tra opera d’arte e regno dell’idea, postulando
una visione interiore che permette all’artista di attingere dalla forma ideale del bello;
anche se la bellezza assoluta non può essere contaminata dalla materia del
procedimento artistico.
La nascita dell’Estetica si fa risalire a A. G. Baumgarten nel 750 con il libro
Aesthetica, scienza del bello, delle arti, sorella della logica o gnoseologia inferiore,
cioè studio delle percezioni sensibili definite artistiche, ottenibili attraverso i sensi e
quindi inferiori rispetto allo studio delle attività della mente.
Diderot, durante l’illuminismo ipotizzò che il senso estetico e la bellezza riguardano
il rapporto tra l’oggetto artistico e l’artista che lo percepisce con la sua sensibilità
individuale, quindi è il rapporto a fondare il bello in generale, mentre il bello
individuale non è riferibile ad alcun schema di bellezza.
Dopo la fenomenologia, la storia dell’estetica supera i paradigmi del 700 ed 800 e
grazie ai contributi di Heidegger e Gadamer si divide in due scuole di pensiero:
l’estetica analitica americana, che si basa sulle condizioni di esistenza dell’arte, e
l’estetica continentale, che ne tratteggia i presupposti storico culturali e si pone come
scienza della percezione.
Solo con lo sviluppo delle Neuroscienze nasce la Neuroestetica, disciplina di confine
che si avvale delle tecniche di Brain Immagin (fMTR).
Lo studio biologico del cervello coinvolge oggi un campo multidisciplinare ed
interdisciplinare con diversi livelli, quello cellulare e quello neuronale, dai sistemi
neuronali estremamente piccoli a quelli maggiori, come le colonne corticali che
mediano la percezione visiva, fino ai grandi sistemi più complessi, come il cervello
istintivo, quello limbico (affettivo – emotivo), il cervelletto e la corteccia cerebrale
nel suo complesso, con gli emisferi ed il corpo calloso. Inoltre il sistema nervoso
vegetativo che comprende i vari cervelli, del cuore, della pelle, dei visceri. Cioè le
Neuroscienze oggi studiano ed osservano struttura, funzione e sviluppo del sistema
nervoso centrale e periferico, attraverso la comunicazione meccanica, biochimica,
fisiologica, elettromagnetica.
Ed è dalla comunicazione a tutti questi quattro livelli che dipende il nostro benessere
e la nostra felicità; ma come comunica il nostro corpo-mente quando nuotiamo o
giochiamo a tennis o a Golf, i nostri muscoli sono rilassati e compatti, si da
permetterci una posizione corretta ed equilibrata, sono in sintonia con la psiche che
invia i comandi, con l’ambiente che invia segnali variopinti, con il mondo dell’anima
che spinge ad esempio nel golf per volare con un colpo bellissimo, altissimo e
lunghissimo?
Ebbene la Neuroestetica ci insegna che ogni movimento dovrebbe essere facile,
fluido, semplice, morbido senza tensione o sforzo, basta pensare al movimento
richiesto al livello cinestesico, secondo la personale abilità di provare sensazioni, se
appartenete al Tipo Sensazione (C.G. Jung) non vi dovrebbe essere difficile, così
come se appartenete al Tipo Pensiero potrete farlo con l’immaginazione; e se ancora
non vi riesce con una delle tecniche di miglioramento delle performances, quale ad
esempio “il Training Autogeno di Shultz o l’Immaginazione Pilotata di Costa”.
Comunque, si può imparare anche facendo il meno possibile e procedendo
lentamente, tanto da permettere al cervello che organizza l’azione di cogliere quello
che abbiamo programmato. Quindi perché alle volte quei colpi da golf rapidi, bruschi,
duri? Sembrate molto arrabbiati, amici golfisti, come se vorreste picchiare qualcuno!
Fare i movimenti troppo rapidamente significa correre, come forse nel mondo
abituale di oggi, spesso in automatismo senza presenza attenta e consapevole;
rallentando il movimento invece si può ottenere il cambiamento che si desidera se
davvero si vuole migliorare il proprio gioco e se vi volete veramente divertire,
perché se non c’è piacere e gioia è meglio fermarsi. Lo stile nel movimento, come la
logica delle successioni è essenziale per l’evoluzione dell’apprendimento, come il
prestare attenzione e sperimentare nuove sensazioni, nuove esperienze, che portano
ad una maggior comprensione, a fare in modo diverso quello che già conosciamo,
infine all’agognato cambiamento. E’ anche importante la direzione del movimento,
perché è relativo al nostro corpo ed alle figure che con esso componiamo,
fondamentalmente triangolo e cerchio, che come è noto dal simbolismo sacro, non
hanno valore solo dal punto di vista muscolare, ma anche per i moti dell’anima che
rivela e dispiega il suo equilibrio interiore. Il movimento del golf attraverso
l’estrinsecazione delle sue forme geometriche è una simbolica rappresentazione dello
spirito umano, dell’interiorità dell’essere umano, del suo funzionamento e raffina la
sensibilità e la consapevolezza del suo agire. I due triangoli che il corpo compone nel
movimento della divaricazione delle gambe costruiscono l’esperienza e
l’organizzazione dell’agire, il braccio che si alza a squadra con il corpo costruisce il
quadrato che unifica mente e corpo, ed il cerchio che va a snodarsi nella torsione dei
fianchi – braccia verso dx e subito dopo verso sn. costruendo un grande arco che
spiega l’armonizzazione dei vari livelli delle funzioni umane, motorie, sensitive,
emotive e cognitive, in una visione di integrazione della globalità della persona, della
persona inserita nel gruppo, nell’ambiente, nel pianeta, nell’Universo intero. Il
movimento preciso e creativo ad un tempo, diventa il fondamento del sentire, del
pensare, dell’agire; la capacità di sintesi degli opposti, di sintesi interiore, che
costantemente vi fa apprende, migliorare ed evolvere.
Il movimento del golf ritmico ed armonico, che da una bellissima sensazione
muscolare di completezza ed interezza diventa un sistema di educazione somatica,
ma che sviluppa anche l’intelligenza creativa, l’empatia con la natura che ci circonda,
l’armonia e la consapevolezza della bellezza del corpo e della mente in movimento
sincrono ed estetico. Ed ancora potenzia le prestazioni della vita quotidiana e della
vita lavorativa insegnando a sviluppare le proprie risorse, acquisendo una piena
maturità e diventando più armonioso, più capace, più forte, promuovendo l’immagine
di sé con aumentata sensibilità e consapevolezza.
Allora perché non avvicinarsi al Golf come ad un viaggio alla scoperta di noi stessi,
ascoltando il nostro maestro interiore, cogliendo il ritmo, lo stile, il movimento da
coltivare e praticare, invece di passeggiare, calpestando malamente erba e rugiada,
senza sentire il profumo della natura, i sapori della terra, la poesia del movimento,
lanciano il bastone come una mazza da baseball, colpendo in testa la povera pallina,
squartando il terreno e così via?
Scarica