Media Education e cittadinanza digitale Orvieto Winter School Una proposta di mappa tematica La rivoluzione digitale accompagna da qualche anno le trasformazioni postindustriali della società dell’informazione e della conoscenza; nel dibattito pubblico questo tema ha alimentato nuovi percorsi di riflessione critica, analisi sociale ed educativa sui vettori del cambiamento, chiamando in causa anzitutto il mondo dell’educazione. L’innesto di logiche e dinamiche prevalentemente reticolari sia nei sistemi organizzativi delle istituzioni, sia nei meccanismi di ragionamento e di esperienza di vita dei soggetti, ha stimolato una serie di focus tematici sui nuovi comportamenti sociali e culturali delle persone e sugli stili espressivi e comunicativi che entrano progressivamente in gioco con i digital media. Entro questo scenario, l’interrogativo ineludibile è questo: come l’esperienza sociale e culturale del mondo digitale si ibrida con la socializzazione intrecciandosi con la condizione di crisi tipica della modernità? Come l’era digitalizzata incide sullo scollamento dei valori sociali e sulla perdita di punti di riferimento “tradizionali”, da sempre baluardi di identificazione, riconoscimento e integrazione socioculturale per il soggetto? L’istanza digitale si innesta in un panorama sociale già precario, instabile e poco rassicurante per i cittadini del tardomoderno, tanto che diventa sempre più urgente attivare tattiche e strategie di resistenza alle nuove o acutizzate forme di disuguaglianza socioculturale. È ormai noto quanto i media contribuiscano a compensare lo scollamento dei valori moderni e il senso di vuoto interiore nei soggetti che, non trovando sostegno in strutture e sistemi sociali (quali scuola e famiglia), scoprono nelle tecnologie quel sistema di competenze e rassicurazioni culturali per costruire nuovi percorsi di soggettivismo e identificazione, di relazione e condivisione culturale, modificando percezioni e processi di rappresentazione della realtà e trasformando anche le modalità di apprendimento e sviluppo cognitivo. Ma come risolvere l’overload informativo che proviene dai diversi media? Come sviluppare capacità di autorientamento per un’attività preventiva di scelta consapevole e selezione degli input informativi? Come immunizzare gli individui rispetto ai rischi di dipendenza informativa che possono incrementarsi con la digitalizzazione mediale? Il tema della cittadinanza digitale pone inevitabilmente al centro del dibattito alcune problematiche relative all’accesso all’informazione e alle competenze tecniche indispensabili per orientarsi nel digital mediascape. Competenze che spesso si pongono alla base di ulteriori gap di socializzazione, come ad esempio quelli intergenerazionali, di natura espressiva, fruitiva e valoriale. La questione tuttavia non si riduce a una conoscenza tecnico-strumentale, capace di garantire un efficace funzionamento contestualizzato del medium, bensì si riferisce alla consapevolezza fruitiva e produttiva dei media che interpella competenze critico-culturali, restituisce autonomia e creatività produttiva e senso di responsabilità autoriale, spesso alla base del senso critico interpretativo del testo. 1 Da qui deriva una nuova questione da sottoporre all’attenzione dei critici: la qualificazione dell’accesso ai media digitali e, dunque, la tendenza a sviluppare competenze, abilità critiche, capacità di ragionamento che contestualizzino e integrino le competenze tecnologiche nell’ambiente di vita del soggetto, tanto da diventare “critico” della comunicazione o almeno fruitore più consapevole delle opportunità integrative polisemiche di un testo o di uno strumento mediale. In questo quadro, l’educazione riveste un ruolo fondamentale perché ha il compito di garantire al soggetto l’appropriazione critica dei meccanismi organizzativi della nuova società digitalizzata. Non si tratta soltanto di fornire competenze per un equo accesso alle tecnologie, ma anche di incentivare l’acquisizione di capacità riflessive in grado di ricontestualizzare il sapere in modo significativo rispetto alle esperienze/esigenze degli attori sociali, e rispetto alla loro capacità di partecipare attivamente alla vita pubblica. Attraverso l’educazione, è possibile definire le condizioni indispensabili affinché gli individui possano accedere in maniera riflessiva e responsabile alle informazioni mediate dalla tecnologia. La Media education rappresenta una forma di investimento pubblico per garantire una partecipazione dei soggetti alla vita pubblica, sostenendo un ruolo attivo nel rispetto di norme di convivenza civile e l’impegno etico per lo sviluppo, l’interiorizzazione e la diffusione del senso di cittadinanza attraverso l’uso dei linguaggi mediali. L’educazione ai media infatti consentirebbe di sviluppare una sorta di meta-competenza per lo sviluppo di consapevolezza critica rispetto ai rischi e alle diverse possibilità mediali, offrendo ai soggetti l’opportunità di orientarsi con diverse abilità e competenze nel mondo circostante. Le diverse forme di gap intergenerazionale - fruitivo rispetto alla tastiera multimediale, espressivo e culturale - spesso determinano situazioni di incomunicabilità e indisponibilità al dialogo fra adulti e giovani e potrebbero essere compensate attraverso percorsi di educazione mediale, che riducono le barriere comunicative, generano opportunità di scambio conoscitivo, esperienziale, inaugurando diverse strategie educative, fondate sulla logica del network, sulla circolarità dei diversi saperi e delle esperienze soggettive, pur mantenendo l’autorevolezza dei ruoli. 2