La Grande Guerra
Lo scoppio della prima guerra mondiale
chiude la Belle Epoque.
Il manifesto, che prima
spingeva all’acquisto,
ora deve spingere
al sacrificio:
è la propaganda bellica
che chiama tutti,
in Europa e negli USA,
ad intervenire in
qualche modo
1917
La Grande Guerra
In tutti i paesi
coinvolti nel conflitto
troviamo forme
molto simili
di propaganda:
uno degli elementi
più caratteristici
è il dito puntato
(in senso orario, manifesto
americano, italiano,
sovietico e tedesco)
La Grande Guerra
ancora il dito puntato
(manifesto inglese
per l’arruolamento
e sovietico
per l’adesione
alle cooperative)
La Grande Guerra
L’induzione del senso di colpa
e l’appello all’orgoglio maschile
Manifesto
inglese,1915
Manifesto inglese,
pubblicato all’inizio della guerra
La Grande Guerra
Ancora per l’arruolamento
e la partecipazione di tutti
“Ai vostri posti”,
manifesto inglese, 1915
La Grande Guerra
In Italia e negli altri paesi, la chiamata
è anche alla sottoscrizione
1917
Manifesto
di L. Mauzan,1917
La Grande Guerra
1918
1920
Anni ‘20 e ‘30
In tutta Europa, negli anni tra le due guerre,
si sviluppa un rapporto fecondo
della pubblicità
e della grafica
con le avanguardie
artistiche.
Alcuni artisti si occupano
di pubblicità, ma più in generale
il linguaggio visivo delle avanguardie
entra nella comunicazione
di tipo commerciale e la influenza
(come in questo manifesto di M. Nizzoli).
Anni ‘20 e ‘30
In Italia, Depero e il Futurismo
Definiscono la pubblicità “arte gioconda-spavalda-esilarante-ottimista”
F. T. Marinetti,
Parole in libertà, 1914 e Zang Tumb Tumb, 1912
F. Depero, Manifesto per il Nuovo teatro Futurista, 1924
Anni ‘20 e ‘30
ancora Depero
Alla Biennale d’Arte
di Venezia del 1926,
Depero espone
Squisito al seltz, un
quadro dedicato
a Davide Campari,
il suo principale
committente
di pubblicità.
L’influenza tra arte
e pubblicità,
in questi anni,
è reciproca.
Anni ‘20 e ‘30
ancora Depero
E’ l’autore di vari manifesti
per gli spettacoli
del teatro futurista.
Lavora inoltre
per la Campari
con moltissimi
progetti e annunci
per pubblicizzare
questa azienda,
tra gli anni ‘20 e i ‘30.
Bitter Campari l’Aperitivo, 1928
Anni ‘20 e ‘30
ancora Depero
Dopo aver fondato,
nel 1919, la Casa
d’Arte Futurista,
alla fine degli anni ‘20
apre uno studio
pubblicitario anche
a New York,
dove lavora
per alcuni anni.
Anni ‘20 e ‘30
ancora Depero
Ha anche disegnato
la bottiglietta,
tuttora in uso,
del Campari.
Se la pioggia fosse di Bitter Campari, 1926-27
Anni ‘20 e ‘30
In Francia, Cassandre è influenzato dal Cubismo
(in particolare dal Cubismo Sintetico di Fernand Leger)
Nord Express, 1927
1925
Anni ‘20 e ‘30
ancora Cassandre
nel 1937 inventa un
carattere, il Peignot,
che è ancora usato
1930
Anni ‘20 e ‘30
ancora Cassandre
Dubonnet, 1932
Anni ‘20 e ‘30
In Germania, nella scuola del Bauhaus
c’è la sezione di Grafica,
Tipografia e Pubblicità.
Schlemmer, Schmidt,
Bayer e Moholy Nagy
sono i protagonisti
in questi settori
O. Schlemmer,
marchio del Bauhaus, 1922
Anni ‘20 e ‘30
il Bauhaus
Fondata dall’architetto
Walter Gropius nel 1919,
la scuola verrà chiusa
nel 1933 dal Nazismo,
che la riteneva troppo
antiautoritaria, avanzata,
sperimentale e progressista.
Alcuni docenti emigrarono
negli Stati Uniti, dove
portarono e diffusero le idee
del Bauhaus influenzando
molto la grafica e il design.
L. Moholy-Nagy, Stampato sulla Scuola, 1923
Anni ‘20 e ‘30
il Bauhaus
Tutta la comunicazione
e la grafica prodotte
all’interno del Bauhaus
hanno un impianto
geometrico rigoroso,
in cui spesso prevale
l’elemento alfabetico
e tipografico
H. Bayer, manifesto per la Mostra
di Arti Applicate Europee, 1927
Anni ‘20 e ‘30
il Bauhaus
In molti manifesti
la composizione
delle forme è legata
alla linea diagonale,
che conferisce
dinamismo al messaggio
O. Schlemmer, Die Oper, 1929
Anni ‘20 e ‘30
il Bauhaus
Nel “laboratorio per la stampa
e la pubblicità” si iniziò a trattare
la pagina come una struttura
architettonica nella quale
comporre testi, forme e poi
anche immagini fotografiche,
studiando l’interazione
tra grafica e fotografia.
Qui, un altro esempio di uso
della costruzione diagonale.
J. Schmidt, Manifesto per una mostra, 1923
Anni ‘20 e ‘30
il Bauhaus e lo studio del carattere
J. Albers, carattere Stencil, 1931
H. Bayer, Alfabeto Universale, 1925